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Autore: harinezumi    18/07/2010    3 recensioni
«Tu sei tanto svelto a comprendere tutto di tutti, ma ancora non ti accorgi di quello che gli altri provano nei tuoi confronti. E io voglio che ti sia chiaro». Fay sorrise, senza sapere che risposta dare. Evidentemente era vero, proprio non capiva: perché Kuro-rin lo stava sgridando questa volta?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Mokona, Mokona Modoki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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questo ulteriore capitoletto lo aggiungo solo per dar modo al povero Kuro-wan di concludere la sua dichiarazione (anche se lui non vorrebbe affatto).

l’ispirazione mi è stata data dall’episodio 20 dell’anime di “Kobato”, in cui Kurogane ha entrambe le braccia. la mia testolina ha macchinato l’idea che Fay deve aver trovato un modo per procurargli un altro braccio meccanico, dato che il primo è andato distrutto… così ho ambientato questa seconda parte a Piffle, supponendo che vi siano rimasti abbastanza perché fosse costruito un altro braccio per Kurogane.

to Shyray: grazie mille per la recensione :D a dire il vero sono molto pigra, perché non ho intenzione di protrarre la mia storia oltre ai due capitoli, però voglio lo stesso fare in modo che Kurogane abbia l’occasione di dichiararsi finalmente (mi piace vederlo soffrire u.u)! per rispondere alla tua domanda, sì, continuano a viaggiare come nel manga ^^ c’è chi mi ucciderebbe per questo, ma a me è piaciuto come finale! del resto con le Clamp ho imparato ad accontentarmi :)

 

con questo passo e chiudo, ovviamente sperando di non avervi annoiato troppo! grazie alle persone che hanno letto il mio sclero e poi non sono venute a strozzarmi mentre dormivo :D

harinezumi

 

***

New Stories _ part two

 

Il ninja sospirò, vedendo che il sorriso idiota del mago non accennava a sparire e nemmeno il suo proprietario (nonostante gli fosse stato intimato più di una volta di levarsi di torno), mentre Fay gli porgeva tra le mani un lungo pacco con tanto di nastro. Appoggiò il manga che stava leggendo sul divano accanto a sé, notando con orrore che anche Fay si era seduto, un po’ troppo vicino e senza chiedere il permesso, dall’altro lato.

Kurogane posò gli occhi sul regalo che aveva appena scartato. Conteneva un braccio bionico, un oggetto ormai a lui familiare, dentro un lungo tubo e immerso nel liquido. Questo braccio però, al contrario del primo che aveva ricevuto a Nihon, era rivestito da uno strato di pelle.

«Perdonami, Kuro-sama, per averti fatto aspettare tanto. Ma non posso stare tranquillo sapendo che ho debiti in sospeso con te» mormorò Fay, con un risolino nervoso.

«Cosa diamine hai dato in cambio di…» cominciò Kurogane, già sul punto di arrabbiarsi seriamente dopo nemmeno cinque minuti di conversazione, ma Fay lo spiazzò, interrompendolo con una risata molto più sincera e spontanea della precedente.

«Ma Kuro-pon! Ho dato soltanto dei soldi in cambio del tuo braccio. Dato che siamo a Piffle, nessuno ha dovuto cambiare dimensione per consegnarcelo: l’ho pagato facendo dei lavoretti per Tomoyo e guadagnando abbastanza per ripagarla, anche se sospetto che lei mi abbia abbonato un grosso sconto! Mi hanno aiutato un po’ anche Shaoran-kun e Moko-chan!»

Questo sollevò e al contempo sbalordì Kurogane. Fay ancora una volta sembrava considerare quello l’unico modo per sdebitarsi degnamente del suo sacrificio, mentre non capiva che erano la sua devozione e mille piccole attenzioni nei suoi confronti a renderlo molto più appagato.

«Lo accetto. Ma solo per poterti picchiare con più facilità in futuro» grugnì Kurogane. Lasciò che l’altro, tra le risate e i commenti cretini, lo aiutasse a sistemare il braccio al suo posto, dove si collegò alla spalla tramite i cavi sottopelle dandogli una spiacevole sensazione. Un attimo dopo però, si sentì rinfrancato dal semplice fatto che riusciva a muovere le dita di quel braccio che ancora non si era abituato a non avere.

«Io in verità te l’avrei donato per uno scopo ben preciso» ribatté alla fine Fay con un’aria maliziosa che al ninja non piacque per nulla. «Perché adesso non finisci di dirmi quello di cui mi parlavi a Clow, mh, Kuro-baubau?»

«Non sono un cane!» strillò Kurogane, inquietato dal tono di voce posato dell’altro. Tuttavia si trovò preso alle strette quando vide che Fay continuava a fissarlo con quel suo sorrisino della serie “so già tutto ma voglio sentirlo da te per vedere che faccia fai”. Inoltre nei suoi occhi era ricomparsa quell’emozione che vi aveva scorto a Clow mentre stupidamente diceva sciocchezze al mago, cose che neanche tra centomila anni si sarebbe sognato di ripetere, specialmente se era LUI a chiederlo.

«Se non vuoi continuare dovrò farlo io. Davvero vuoi che parli per primo? Davvero?» domandò con falsa dolcezza Fay e uno dei suoi sorrisi più idioti stampati sul volto.

A Kurogane quella sembrò più che altro una minaccia, così si ritrovò a rispondere molto spontaneamente e quasi urlando: «No!» Tuttavia, stette in ostinato silenzio per un po’, prima di sospirare. «Cosa vuoi sapere?»

«La fine della frase che mi stavi dicendo allora, niente di così impossibile» cinguettò Fay, mentre Kurogane si impegnava a non montare su tutte le furie. Niente di così impossibile?! Ma si rendeva conto che quello che gli stava chiedendo era totalmente inattuabile? «Proprio come io ti…» continuò Fay senza traccia di vergogna nel ripetere le parole del ninja, interrompendosi e attendendo una risposta.

«Tu non hai davvero niente dentro al cervello! Non ho intenzione di continuare questa conversazione, mi sembra che stando con te stia diventando scemo anch’io!» sbottò Kurogane, alzandosi in fretta da divano, ma il mago con uno scatto felino si aggrappò al suo braccio nuovo.

«Kuro-waaaan! Fammi felice, finisci la frase!» si lamentò Fay, lasciandosi trascinare sul pavimento con uno strattone, dato che il ninja stava tentando di liberarsi dalla sua stretta. Era consapevole di sembrare un bambino, ma Kuro-myu non poteva permettersi di sfuggirgli così!

«Neanche per sogno!» gridò Kurogane, cercando di raggiungere la porta con Fay che si aggrappava a peso morto al suo braccio. Riuscì a liberarsi di lui bruscamente quando il mago allentò per errore la presa, cadendo a terra del tutto, e rimanendovi con un’espressione imbronciata a guardare il ninja che gli voltava le spalle.

«Io ti amo» disse senza nessuna esitazione e senza cambiare minimamente atteggiamento quando Kurogane si voltò e abbassò lo sguardo su di lui, a dir poco allarmato e con uno sguardo carico di rabbia omicida. Fay sbuffò per togliersi dei ciuffi biondi dagli occhi e sorrise, mettendosi a sedere a terra a gambe incrociate e rimanendo a fissarlo con aria allegra. «Non è difficile, Kuro-rin! Waaa, guarda cosa mi hai fatto dire però, da quando devo essere io a rimediare ai tuoi errori?»

Kurogane era agghiacciato. Aveva sempre saputo che i sentimenti ai quali si rifiutava di dare una forma precisa erano gli stessi di Fay. Ma in qualche maniera, vivere senza palesare pesantemente attaccamento verso il mago gli sembrava più semplice.

«Non ho intenzione di risponderti» disse alla fine, piccato. Si sentì uno stupido nell’istante in cui vide il sorriso di Fay spegnersi per una frazione di secondo, ma un attimo dopo il mago aveva di nuovo quell’espressione beota di sempre.

«Lo so. Ma va benissimo così».

***

«Ehi».

«Mh?» Fay alzò la testa dal cuscino su cui teneva premuta la faccia fino ad un momento prima, trovandosi a sbattere infastidito gli occhi alla vista della striscia di luce che proveniva dalla porta. Kurogane stava appoggiato allo stipite, a braccia conserte. Chissà da quanto lo stava fissando senza svegliarlo! Fay ebbe il sospetto che il suo sonno fosse stato brutalmente osservato da lui già da un bel po’, ma la cosa non lo mise in imbarazzo come pensava.

«Quello che hai detto, era la fine della frase. E… anche per me è così» tagliò corto Kurogane ringhiando, rimanendo fermo per un momento e lasciando che un assonnato Fay assimilasse la cosa.

Quando il mago cominciò a sorridere un po’ troppo dopo lo stupore iniziale, Kurogane emise uno sbuffo stizzito e socchiuse la porta, borbottando qualcosa come: «Ti aspetto… ti aspettiamo per colazione».

 

-          the end.

  
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