Do I have to cry for you?
Bluff
- Non… non farai sul
serio -
Lui non rispose, continuando
semplicemente a spogliarsi.
In poco meno di dieci minuti
era rimasto con indosso solo i boxer.
Non era mia intenzione,
assolutamente non volevo, eppure tutta la mia attenzione era per quei boxer:
non erano niente di eccezionale, blu, intonati stavo pensando agli occhi che si
trovavano decisamente più in alto. Perché allora io fissavo le sue mutande?
Non è carino fissare le
mutande di qualcuno, mi ripetevo, soprattutto se questo qualcuno le tiene
ancora indosso. Non riuscivo a farne a meno, tuttavia.
Forse, mi ripetevo, è così
perché sono l’ultimo indumento che indossa.
Sì, doveva essere così: il
cretino si era spogliato, rimanendo in boxer. Io quindi gli fissavo i boxer per
evitare di perdermi con lo sguardo su parti decisamente più in vista come il
suo petto.
Era una spiegazione
ragionevole?
No, mi risposi, no che non
lo è! Tu gli stai fissando le mutande, santo Dio!
Ma è colpa sua, sua, sua!
E’ lui, pezzo di
deficiente, surrogato di vampiro che non è altro ad essersi spogliato quando
non doveva! Mica io mi sono spogliata?! No! Lui!
La colpa è sua, tutta,
tutta, sua!
Questo mi stavo ripetendo, a
mo’ di litania per bambini.
Avevo anche cominciato a
canticchiare quasi, sottovoce: sua, sua, solo tutta sua…
- Giugiu? Vuoi per caso
togliermeli tu? -
Sollevai di scatto gli
occhi, incontrando i suoi palesemente divertiti.
Cosa aveva detto?
Se volevo finire di
spogliarlo io?
Sentii il mio piccolo
neurone rimanere basito: non riusciva più nemmeno a respirare. Poi di colpo
prese un respiro lungo e potente e senza che me lo aspettassi cominciò a
gridare nella mia testa come un forsennato appena uscito dal manicomio e
ritrovatosi ad Euro Disney.
Cercai inutilmente di
zittirlo mentre con tutta la voce che aveva mi gridava di farlo.
Lo aveva chiesto lui in
fondo no?
Non bastava quello a
giustificare uno stupro?
Era stato lui, Robert
Pattinson, a chiedere a me, Giulia Montgery, di sfilargli gli slip.
E io lo avrei fatto, santo
Cielo!
Fu un caso se con la coda
dell’occhio notai la mia espressione assatanata riflessa nello specchio.
Dio, sembravo un cieco che
avesse appena rivisto la luce… ma ero messa così male?
Con disapprovazione mi dissi
di no, che non ero certo a quel livello.
Non gli sarei saltata
addosso, non di lì a tre secondi almeno.
Per miracolo ritornai
casualmente in possesso di quel po’ di facoltà mentali che mi vantavo di
avere: riconobbi subito un fondo di divertimento feroce negli occhi azzurri che
mi fissavano, così come il suo sorrisetto furbo non lasciava spazio
all’immaginazione.
Si prendeva gioco di me il
vampiretto?
Benissimo, avrebbe trovato
pane per i suoi denti.
- E se mi unissi a te,
invece? -
Con estrema goduria notai il
sorrisetto scomparire lentamente, mentre a difficoltà recepiva ciò che avevo
appena detto.
Sì, Robert, l’ho
proprio detto.
Aprì la bocca, dischiudendo
appena le labbra ma io, più veloce, mi avvicinai.
- Posso fare la doccia con
te? -
Era stato solo un sussurro
il mio, a mala pena udibile.
- O ti dispiace, forse? -
Era sbiancato.
Con mia somma goduria era
sbiancato.
Volevi giocare o no,
Pattinson?
Lui si allontanò di un
passo, allontanando le dita dalla molla dei suoi boxer.
Mi guardava in silenzio:
sembrava soppesare le mie parole, credendoci a stento.
Mi trattenevo a mala pena
dal ridergli in faccia, euforica per aver vinto quella partita: aveva voluto
bluffare con me. Benissimo, non aveva capito con chi aveva a che fare.
Sentii chiaramente
l’ombra di un sorriso cominciare a farsi strada sul mio viso.
Non ne ebbe il tempo, però.
Fu presto spazzato via.
Come se fosse passato un
vento gelido.
Un vento che era la voce di
Rob.
- Certo che non mi dispiace
-
Si era avvicinato di nuovo,
senza che me ne rendessi minimamente conto.
Era a meno di dieci
centimetri da me: il viso piegato verso il mio, gli occhi bloccati nei miei.
E, per tutti i santi, non mi
sembrava stesse scherzando.
Provai l’impulso
irrefrenabile di togliermi in un sol gesto la maglietta, buttandogli subito
dopo le braccia al collo per prendere e baciarlo.
Così.
Sull’onda del momento.
Eravamo entrambi
consenzienti, no?
Avvicinò ancor di più il
viso, arrivando quasi a sfiorarmi con il mento: notai quella rada barbetta,
incolta, che riuscì a farmi aumentare il battito cardiaco già impazzito.
Il profumo di una colonia
non ben identificata mi investì in pieno, facendomi mancare l’aria.
Dio, ma come diavolo ci
riusciva?
Era lui o semplicemente i
miei ormoni impazziti?
Forse era tutta colpa del
neurone… solo soletto poveretto non vedeva l’ora di cogliere
l’occasione.
Stava già impazzendo per
Byron, ma ora che si era trovato davanti quel figo di un vampiro… come
dargli torto, poverino? Era in crisi di astinenza da quasi tre mesi!
- Rettore, le assicuro che è
in bagno. Non si sentiva bene, poverina. Forse l’aereo -
La voce di Byron mi colpì in
pieno, con la violenza di un manrovescio assestato con convinzione.
Robert si allontanò di
scatto e io mi voltai verso la porta, sentendo che vi si era appena appoggiato.
Byron prese a battere i
pugni sul legno, cercando probabilmente di farsi ascoltare da me.
Forse si era già ripetuto
diverse volte, eppure per me era la prima volta che lo sentivo.
Dove ero stata prima?
In un mondo in cui il sole
erano le labbra di Rob, forse.
- Giulia! Esci, dai! Tuo
padre vuole salutarti! -
Sentii l’urgenza nella
voce di Byron e mi decisi a fare qualcosa: afferrai Robert per la spalla e lo
spinsi nel vano doccia. Lui mi guardò, inarcando un sopracciglio con
sufficienza.
Quando in risposta poggiai
un dito sulle labbra, facendogli segno di stare in silenzio, sorrise.
Con aria di sfida aprì
l’acqua della doccia, lasciandola scorrere divertito: mi bloccai per
qualche attimo, fissando con invidia le goccioline che lente percorrevano il
suo viso, scendendo poi lungo il collo, fino al torace.
Riuscii, non so come, a
smettere di fissarlo.
Con passo sicuro mi diressi
alla porta: all’ultimo momento feci un passo indietro, sorridendo a Rob.
Lui non capì il perché del
mio sorriso e mi guardò incerto.
Sempre sorridendo, tirai lo
scarico del water.
Mentre aprivo la porta
sentii chiaramente il grido soffocato proveniente dal vano doccia.
Se lo era meritato, brutto
fedifrago!
Sollevai lo sguardo,
chiudendomi la porta alle spalle ed incontrai subito quello di papà: meno di un
secondo dopo mi ritrovai stretta fra le sue braccia.
- Giu! Non hai idea di come
sono felice di vederti! Com’è andato il viaggio? E’ stato
l’aereo a farti stare male? Hai una brutta cera, in effetti… non
preoccuparti ci penserà Byron a rimetterti in sesto, non è vero? -
Mi lasciò appena
appena, giusto quel tanto per farmi respirare.
Con la coda
dell’occhio intravidi Byron adagiato sul letto: aveva un’aria
esausta e mi osservava con un pizzico di incredulità. Nonostante tutto, sorrise
subito, rispondendo prontamente:
- Naturalmente, rettore! Non
si deve preoccupare: l’ha affidata in buone mani! -
Papà annuì, dandomi un bacio
sulla fronte e guardando l’orologio d’oro che teneva al polso.
Sorridendo gli indicai con
il capo la porta:
- Puoi anche andare, ora.
Non sparisco di certo. Ci rivediamo entro domani, sai? -
Lui si passò una mano fra i
capelli brizzolati, guardandomi divertito:
- Certo che ci rivediamo,
non hai di che dubitarne. Ora però devo scappare. Fate i bravi, mi raccomando.
E la prossima volta che ti chiamo, cerca di venire, Giulia -
Annuii, osservandolo mentre
spariva nel corridoio.
Quando risposi, lo feci più
che altro a me stessa:
- Ci proverò -
Mi girai, eliminando
rapidamente la punta di risentimento che mi era nata nello sguardo.
Byron si era alzato,
piantandosi i pugni sui fianchi con aria bellicosa.
Quando parlò lo fece con
voce vibrante: si espresse al plurale, sicuro che a sentirlo non sarei stata
solamente io.
- Si può sapere cosa diavolo
combinavate?! -
*
Salve ! ^^
Tanto per cominciare, buon luglio a tutti! E
con questo è inteso anche buone vacanza, buon bagno, buon sole e tutti gli
annessi e connessi!
Mi sembra, sempre che non sbaglio (colpa
del sole) di avervi già parlato del mio confinamento in un paesino sperduto…
Ora come ora, sono ancora lì!
Non andate in ansia per me =D è oltremodo
divertente ritrovarsi a socializzare con quelli del luogo, stando qui però c’è
un lato oscuro della medaglia…
Niente Internet.
Niente connessione sta a significare niente
efp e quindi niente aggiornamenti.
E’ orrendo quello che vi sto facendo
lo so, proprio per questo avendo a disposizione solo pochi minuti mi sono
premurata di aggiornarvi almeno di un capitolo tutte le storie.
Per chi ne segue più di una, spero di aver
fatto bene, di non aver deluso nessuno.
E per chi ne segue solo una in particolare,
bè non so che dire: io di più non posso fare in questo momento… perché
non fate un azzardo allora e finito il capitolo non ne provate qualcun'altra di
storia? C’è la ben remota possibilità che vi vada a genio ^^
Lasciandovi, posso solo assicurarvi che
appena ho un minuto libero lo passo scrivendo.
Un bacione a tutti!