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Autore: miseichan    19/07/2010    6 recensioni
Non sono mai stata il tipo di ragazza che si lascia prendere dall’ansia né tanto meno che viene colta impreparata da una situazione ai limiti dell’inverosimile… bisogna ammettere però che non mi era neppure mai successa una cosa del genere! Lo guardai ancora, respirando con calma, chiusi gli occhi per qualche attimo. Quando li riaprii non riuscii più a trattenermi: “Si può sapere per quale diavolo di motivo tieni Robert Pattinson chiuso nel tuo bagno!?”
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Do I have to cry for you?

 

Bluff

 

- Non… non farai sul serio -

Lui non rispose, continuando semplicemente a spogliarsi.

In poco meno di dieci minuti era rimasto con indosso solo i boxer.

Non era mia intenzione, assolutamente non volevo, eppure tutta la mia attenzione era per quei boxer: non erano niente di eccezionale, blu, intonati stavo pensando agli occhi che si trovavano decisamente più in alto. Perché allora io fissavo le sue mutande?

Non è carino fissare le mutande di qualcuno, mi ripetevo, soprattutto se questo qualcuno le tiene ancora indosso. Non riuscivo a farne a meno, tuttavia.

Forse, mi ripetevo, è così perché sono l’ultimo indumento che indossa.

Sì, doveva essere così: il cretino si era spogliato, rimanendo in boxer. Io quindi gli fissavo i boxer per evitare di perdermi con lo sguardo su parti decisamente più in vista come il suo petto.

Era una spiegazione ragionevole?

No, mi risposi, no che non lo è! Tu gli stai fissando le mutande, santo Dio!

Ma è colpa sua, sua, sua!

E’ lui, pezzo di deficiente, surrogato di vampiro che non è altro ad essersi spogliato quando non doveva! Mica io mi sono spogliata?! No! Lui!

La colpa è sua, tutta, tutta, sua!

Questo mi stavo ripetendo, a mo’ di litania per bambini.

Avevo anche cominciato a canticchiare quasi, sottovoce: sua, sua, solo tutta sua…

- Giugiu? Vuoi per caso togliermeli tu? -

Sollevai di scatto gli occhi, incontrando i suoi palesemente divertiti.

Cosa aveva detto?

Se volevo finire di spogliarlo io?

Sentii il mio piccolo neurone rimanere basito: non riusciva più nemmeno a respirare. Poi di colpo prese un respiro lungo e potente e senza che me lo aspettassi cominciò a gridare nella mia testa come un forsennato appena uscito dal manicomio e ritrovatosi ad Euro Disney.

Cercai inutilmente di zittirlo mentre con tutta la voce che aveva mi gridava di farlo.

Lo aveva chiesto lui in fondo no?

Non bastava quello a giustificare uno stupro?

Era stato lui, Robert Pattinson, a chiedere a me, Giulia Montgery, di sfilargli gli slip.

E io lo avrei fatto, santo Cielo!

Fu un caso se con la coda dell’occhio notai la mia espressione assatanata riflessa nello specchio.

Dio, sembravo un cieco che avesse appena rivisto la luce… ma ero messa così male?

Con disapprovazione mi dissi di no, che non ero certo a quel livello.

Non gli sarei saltata addosso, non di lì a tre secondi almeno.

Per miracolo ritornai casualmente in possesso di quel po’ di facoltà mentali che mi vantavo di avere: riconobbi subito un fondo di divertimento feroce negli occhi azzurri che mi fissavano, così come il suo sorrisetto furbo non lasciava spazio all’immaginazione.

Si prendeva gioco di me il vampiretto?

Benissimo, avrebbe trovato pane per i suoi denti.

- E se mi unissi a te, invece? -

Con estrema goduria notai il sorrisetto scomparire lentamente, mentre a difficoltà recepiva ciò che avevo appena detto.

Sì, Robert, l’ho proprio detto.

Aprì la bocca, dischiudendo appena le labbra ma io, più veloce, mi avvicinai.

- Posso fare la doccia con te? -

Era stato solo un sussurro il mio, a mala pena udibile.

- O ti dispiace, forse? -

Era sbiancato.

Con mia somma goduria era sbiancato.

Volevi giocare o no, Pattinson?

Lui si allontanò di un passo, allontanando le dita dalla molla dei suoi boxer.

Mi guardava in silenzio: sembrava soppesare le mie parole, credendoci a stento.

Mi trattenevo a mala pena dal ridergli in faccia, euforica per aver vinto quella partita: aveva voluto bluffare con me. Benissimo, non aveva capito con chi aveva a che fare.

Sentii chiaramente l’ombra di un sorriso cominciare a farsi strada sul mio viso.

Non ne ebbe il tempo, però. Fu presto spazzato via.

Come se fosse passato un vento gelido.

Un vento che era la voce di Rob.

- Certo che non mi dispiace -

Si era avvicinato di nuovo, senza che me ne rendessi minimamente conto.

Era a meno di dieci centimetri da me: il viso piegato verso il mio, gli occhi bloccati nei miei.

E, per tutti i santi, non mi sembrava stesse scherzando.

Provai l’impulso irrefrenabile di togliermi in un sol gesto la maglietta, buttandogli subito dopo le braccia al collo per prendere e baciarlo.

Così.

Sull’onda del momento.

Eravamo entrambi consenzienti, no?

Avvicinò ancor di più il viso, arrivando quasi a sfiorarmi con il mento: notai quella rada barbetta, incolta, che riuscì a farmi aumentare il battito cardiaco già impazzito.

Il profumo di una colonia non ben identificata mi investì in pieno, facendomi mancare l’aria.

Dio, ma come diavolo ci riusciva?

Era lui o semplicemente i miei ormoni impazziti?

Forse era tutta colpa del neurone… solo soletto poveretto non vedeva l’ora di cogliere l’occasione.

Stava già impazzendo per Byron, ma ora che si era trovato davanti quel figo di un vampiro… come dargli torto, poverino? Era in crisi di astinenza da quasi tre mesi!

- Rettore, le assicuro che è in bagno. Non si sentiva bene, poverina. Forse l’aereo -

La voce di Byron mi colpì in pieno, con la violenza di un manrovescio assestato con convinzione.

Robert si allontanò di scatto e io mi voltai verso la porta, sentendo che vi si era appena appoggiato.

Byron prese a battere i pugni sul legno, cercando probabilmente di farsi ascoltare da me.

Forse si era già ripetuto diverse volte, eppure per me era la prima volta che lo sentivo.

Dove ero stata prima?

In un mondo in cui il sole erano le labbra di Rob, forse.

- Giulia! Esci, dai! Tuo padre vuole salutarti! -

Sentii l’urgenza nella voce di Byron e mi decisi a fare qualcosa: afferrai Robert per la spalla e lo spinsi nel vano doccia. Lui mi guardò, inarcando un sopracciglio con sufficienza.

Quando in risposta poggiai un dito sulle labbra, facendogli segno di stare in silenzio, sorrise.

Con aria di sfida aprì l’acqua della doccia, lasciandola scorrere divertito: mi bloccai per qualche attimo, fissando con invidia le goccioline che lente percorrevano il suo viso, scendendo poi lungo il collo, fino al torace.

Riuscii, non so come, a smettere di fissarlo.

Con passo sicuro mi diressi alla porta: all’ultimo momento feci un passo indietro, sorridendo a Rob.

Lui non capì il perché del mio sorriso e mi guardò incerto.

Sempre sorridendo, tirai lo scarico del water.

Mentre aprivo la porta sentii chiaramente il grido soffocato proveniente dal vano doccia.

Se lo era meritato, brutto fedifrago!

Sollevai lo sguardo, chiudendomi la porta alle spalle ed incontrai subito quello di papà: meno di un secondo dopo mi ritrovai stretta fra le sue braccia.

- Giu! Non hai idea di come sono felice di vederti! Com’è andato il viaggio? E’ stato l’aereo a farti stare male? Hai una brutta cera, in effetti… non preoccuparti ci penserà Byron a rimetterti in sesto, non è vero? -

Mi lasciò appena  appena, giusto quel tanto per farmi respirare.

Con la coda dell’occhio intravidi Byron adagiato sul letto: aveva un’aria esausta e mi osservava con un pizzico di incredulità. Nonostante tutto, sorrise subito, rispondendo prontamente:

- Naturalmente, rettore! Non si deve preoccupare: l’ha affidata in buone mani! -

Papà annuì, dandomi un bacio sulla fronte e guardando l’orologio d’oro che teneva al polso.

Sorridendo gli indicai con il capo la porta:

- Puoi anche andare, ora. Non sparisco di certo. Ci rivediamo entro domani, sai? -

Lui si passò una mano fra i capelli brizzolati, guardandomi divertito:

- Certo che ci rivediamo, non hai di che dubitarne. Ora però devo scappare. Fate i bravi, mi raccomando. E la prossima volta che ti chiamo, cerca di venire, Giulia -

Annuii, osservandolo mentre spariva nel corridoio.

Quando risposi, lo feci più che altro a me stessa:

- Ci proverò -

Mi girai, eliminando rapidamente la punta di risentimento che mi era nata nello sguardo.

Byron si era alzato, piantandosi i pugni sui fianchi con aria bellicosa.

Quando parlò lo fece con voce vibrante: si espresse al plurale, sicuro che a sentirlo non sarei stata solamente io.

- Si può sapere cosa diavolo combinavate?! -

 

*

 

Salve ! ^^

Tanto per cominciare, buon luglio a tutti! E con questo è inteso anche buone vacanza, buon bagno, buon sole e tutti gli annessi e connessi!

Mi sembra, sempre che non sbaglio (colpa del sole) di avervi già parlato del mio confinamento in un paesino sperduto…

Ora come ora, sono ancora lì!

Non andate in ansia per me =D è oltremodo divertente ritrovarsi a socializzare con quelli del luogo, stando qui però c’è un lato oscuro della medaglia…

Niente Internet.

Niente connessione sta a significare niente efp e quindi niente aggiornamenti.

E’ orrendo quello che vi sto facendo lo so, proprio per questo avendo a disposizione solo pochi minuti mi sono premurata di aggiornarvi almeno di un capitolo tutte le storie.

Per chi ne segue più di una, spero di aver fatto bene, di non aver deluso nessuno.

E per chi ne segue solo una in particolare, bè non so che dire: io di più non posso fare in questo momento… perché non fate un azzardo allora e finito il capitolo non ne provate qualcun'altra di storia? C’è la ben remota possibilità che vi vada a genio ^^

Lasciandovi, posso solo assicurarvi che appena ho un minuto libero lo passo scrivendo.

Un bacione a tutti!

   
 
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