Devo dire di essere piacevolmente sorpresa: sono iscritta dal 26 di giugno e ho iniziato a pubblicare questa ff solo il 4 luglio…e a distanza di 15 giorni mi ritrovo ad avere pubblicato 6 capitoli (7 con questo che vi apprestate a leggere) con 44 recensioni ( *___* ), 6 volte preferita, 8 volte ricordata e ben 30 volte ricordata! Sapete, fatico ancora a crederci =) L’unica cosa che posso dirvi è : G-R-A-Z-I-E! Ah, un’altra cosa che posso fare è aggiornare spesso ;) Per quanto riguarda la citazione della canzone del capitolo precedente…la frase era “Stessa gente che vien dentro, consuma poi va” presa da “gli anni” degli 883, una delle mie canzoni preferite :P
Vi lascio alla lettura! Come sempre
spero che vi piaccia e se avete voglia di lasciare una recensioncina per sapere
cosa ne pensate mi fate molto felice u.u
Buona lettura!
Chapter VI:
Quidditch and Occlumency
“I could read your thoughts
Tell you what you saw”
-
Shadow on the Sun,
Audioslave –
Nonostante fossero solo le 9 del mattino, la Sala Grande era già affollata di studenti che facevano colazione. Harry varcò la soglia, ancora addormentato, e si sedette accanto a Ron, la divisa di Quidditch già indossata per il primo allenamento della stagione con tutta la squadra. Fissava il suo piatto, le braccia poggiate sul bordo del tavolo e le mani che torturavano un tovagliolo di carta. Harry lo guardò, soppresse uno sbadiglio e mise nel piatto dell’amico e nel suo una dose abbondante di uova con il bacon.
“Che cos’hai?” Chiese Harry.
Ron spostò lo sguardo dal piatto all’amico, cercò di dire qualcosa ma cambiò idea e scosse semplicemente il capo.
“E’ inutile, non parla da
quando è arrivato.” Intervenne Ginny versando della spremuta d’arancia nel
bicchiere del fratello.
“E’ nervoso per gli
allenamenti.” Chiarì Hermione, seduta davanti al rosso, ripiegando la Gazzetta
del Profeta.
Harry tirò un sospiro di
sollievo, sorrise e diede una pacca sulla schiena all’amico, che iniziò a
tossire a causa del succo che gli era andato di traverso. Strinse il tavolo,
gli occhi spalancati, e tossì, sputando involontariamente del succo addosso a
Hermione.
“S-scusa.” Balbettò
imbarazzato.
La ragazza lo fulminò con
gli occhi, scosse il capo e si alzò.
“Ehy, dove vai?” Le
domandò Harry con la bocca piena.
“A cambiarmi.” Sospirò.
“Non posso mica venire al campo conciata così!”
“Giusto.” Asserì lui,
portandosi alla bocca il bicchiere.
“Ci vediamo dopo allo
stadio.” Li salutò Hermione.
I tre annuirono e
ripresero a mangiare, mentre la ragazza uscì dalla Sala Grande e si diresse
alla propria stanza nella Torre di Grifondoro, dove si fece una rapida doccia
ed indossò una mogliettina nera, un golfino leggero color cioccolato e dei
semplici jeans. Si guardò allo specchio, passò una mano tra i capelli ed uscì
dalla stanza. Percorse velocemente i corridoi del castello e ben presto si
ritrovò all’aperto. Inspirò profondamente l’aria mattutina ad occhi chiusi, li
riaprì e si diresse allo stadio. Una volta arrivata andò a sedersi sulle
tribune.
Gli allenamenti non erano
ancora iniziati, sicuramente Angelina stava facendo un discorso sull’importanza
di essere una squadra unita, che erano i più forti e cose del genere: non
capiva il Quidditch e mai l’avrebbe capito. Non riusciva proprio a capire che
divertimento c’era a passarsi una palla e cercare di fare canestro! O rischiare
di essere disarcionati dalle proprie scope! Scosse il capo. Non capiva il
divertimento di uno sport babbano come il calcio, ancora meno capiva quello
magico!
Si sistemò i capelli,
guardandosi attorno distrattamente: Seamus e Dean erano pochi spalti più sotto,
ridevano e scherzavano, Ginny era in un angolo seduta sulla gambe del suo
ragazzo (ancora si chiedeva come facesse Ron a non sapere nulla di quei due),
altri Grifondoro sparsi qua e là, ma la sua attenzione venne catturata da un
gruppetto di ragazzi alla sua sinistra che , seduti comodamente, fumavano,
parlavano a voce alta e ridevano sguaiatamente. Li riconobbe subito:
Serpeverde. Vide Malfoy, Tiger, Goyle, Zabini, Nott, la squadra di Quidditch al
completo, Eric Heartmann e, accanto a lui, Alistair. Indossava una camicia nera
a mezze maniche con i bottoni slacciati sotto cui aveva una maglietta grigia, i
polsi erano fasciati in due polsini di pelle, le gambe forti e muscolose
strette in un paio di jeans chiari. Tra le mani aveva un pesante libro e lo
stava studiando tutto concentrato, le labbra sottili, la fronte corrugata,
quasi come se così facendo sperasse di assimilare più informazioni. Sollevò il
viso dal libro, guardò dritto davanti a sé, lo sguardo perso nel vuoto, ignorando
completamente i compagni che facevano rumore, scosse il capo, sospirò e si
voltò verso Hermione, come se avesse sempre saputo che era lì. Hermione arrossì
e distolse immediatamente lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore per
l’imbarazzo. Alistair continuò a guardarla, intenerito, e quando finalmente la
ragazza tornò a guardarlo le sorrise e la salutò con un cenno della mano.
Hermione gli regalò un sorriso e ricambiò il saluto, sistemandosi una ciocca
che le era caduta davanti agli occhi. Si guardarono per quella che sembrò
un’infinità, incapaci di interrompere il contatto, fino a quando Eric diede una
gomitata nelle coste all’amico. Alistair scosse il capo, aggrottò la fronte e
tornò al libro, ma pochi istanti dopo si ritrovò a sorridere come un ebete e
cercò di nuovo i suoi occhi, ma la Grifondoro ormai guardava il campo che
improvvisamente si era affollato di sette giocatori vestiti di rosso.
“Ora inizia il
divertimento.” Sorrise perfidamente Adrian.
“Sono messi proprio male
quest’anno, i Grifondoro.” Disse ad alta voce Malfoy, sicuro di farsi sentire
da tutti.
“Già, non bastava lo
Sfregiato, ora hanno preso nella squadra anche i morti di fame!” Rincarò la
dose Claudius.
“Suvvia, non siate così
crudeli!” Esclamò Eric, con la sua espressione più perfida in viso. “Se hanno
solo orfani, traditori del sangue, poveracci e mezzosangue schifosi non è colpa
loro.”
Il gruppetto scoppiò a
ridere mentre si sistemava orgogliosamente i capelli.
“Ehy, che hai?” Domandò
ad Alistair dopo altre battute perfide sulla squadra.
“Guarda, Weasley neanche
riesce a prendere una pluffa semplice come quella!” Draco si alzò in piedi.
“Ehy Weasley, scommetto che uno schifosissimo Elfo Domestico giocherebbe meglio
di te!”
Alistair serrò la
mascella e strinse il pugno, non riusciva proprio a capire che divertimento
provassero nell’insultare i Grifondoro.
“Ehy, che hai?!” Domandò
nuovamente Eric.
“Niente.” Ringhiò.
Fecero un’altra battuta,
Eric gli diede una gomitata, ma Alistair non accennò nemmeno un sorriso.
“Al, si può sapere che
cavolo hai?” Chiese scocciato Eric.
Alistair inspirò
profondamente e scosse il capo.
“Sto parlando con te.”
“Secondo te che cavolo
ho?” Sbottò girandosi verso l’amico.
“Non sono mica nel tuo
cervellino bacato.” Scherzò.
“Sei un idiota.” Ringhiò.
“Senso dell’umorismo zero
eh. Cos’è, la Mezzosangue non te l’ha ancora data?” Si guardò le unghie.
“Ma si può sapere che hai
di sbagliato?!” Esclamò incredulo. “E’ fatta di carne, tessuti, ossa, liquidi,
cellule e magia, esattamente come me e te!”
“No, amico, non è
esattamente come noi due.” Eric si tirò su e gli puntò un dito contro il petto.
“Tu ed io, amico, siamo i veri maghi. Siamo Purosangue. Sono loro…” Indicò con
il capo Hermione. “…che non sono maghi. La magia, loro, l’hanno rubata.” Finì
disgustato.
“E allora, i Maghinò cosa
sono?” Chiese con una smorfia il giovane Piton.
Eric fece per dire
qualcosa, ma non trovò nulla da ridire, poi scosse il capo.
“Sei tu quello sbagliato,
Al.” Incrociò le braccia al petto, sconsolato.
“No, Eric, io sono quello
che usa il cervello.” Ribattè.
Prese il suo libro e si
allontanò di qualche posto, poi si mise a studiare, isolandosi completamente
dal gruppo. Nonostante ciò che stava studiando fosse molto interessante, non
riusciva più a concentrarsi. Continuava a pensare alle parole di Eric, si
chiedeva come potesse pensare seriamente che i Nati Babbani rubassero la magia.
Come poteva un ragazzo così intelligente essere anche così stupido?
Sbuffò, sollevò il viso
dal libro e fece in tempo a vedere i Grifondoro atterrare e sparire dentro gli
spogliatoi. I suo compagni di Casa si alzarono, sistemò le sue cose e si unì a
loro. Si incamminarono insieme verso l’uscita, passando davanti a Hermione.
Quando le furono davanti, Theodore Nott sorrise maleficamente e fece per tirare
un calcio alla sua borsa, ma Alistair lo afferrò per il polso, questi si girò e
vide i fulmini che il Caposcuola lanciava con gli occhi. Si bloccò
immediatamente e superò la ragazza. Uscirono dallo stadio e all’improvviso
Alistair si fermò.
“Che c’è?” Gli domandò
scontrosamente Eric.
“Ho…ho dimenticato una
cosa.” Mentì spudoratamente. “Ci vediamo in Sala Grande, ok?”
“Al…” Si fermò e lo
guardò sconsolato ed incredulo.
“Ho detto che ci vediamo
in Sala Grande.” Sollevò le mani e mostrò i palmi. “Davvero, devo andare.”
Diede le spalle all’amico e corse all’interno dello stadio.
Quando non fu più in
vista si fermò, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Odiava mentire, ma
non poteva certo dire che aveva bisogno di vederla. Non certo ai suoi compagni
di Casa. Eric ancora ancora capiva, anche se non concepiva l’idea, ma gli altri
non l’avrebbero proprio capito! Per di più tornava indietro per la Granger, la
migliore amica di San Potter! La schifosa Mezzosangue per eccellenza!
Aprì gli occhi, non fece
in tempo a salire il primo scalino della rampa per le tribune che la vide
scendere. Si fermò immediatamente e si appoggiò al corrimano.
“Ciao.” La salutò con un
sorriso.
La ragazza si riscosse
dai suoi pensieri, si fermò immediatamente e non appena lo vide sorrise e lo
raggiunse.
“Ciao.” Lo salutò
saltando l’ultimo scalino.
Alistair si staccò dal
corrimano, mentre la ragazza usciva sul campo da Quidditch per aspettare gli
amici.
“Non vieni?” Gli domandò
incerta, fermandosi sulla soglia.
“Oh, si, certo!” Si
riscosse dai suoi pensieri, quasi incredulo. “Arrivo.” Sorrise, fece una
corsetta e la raggiunse.
“Senti…” Iniziò
impacciato. “Io…io volevo…sì, bhè ecco, volevo scusarmi per il comportamento di
quei cretini.” Balbettò imbarazzato. “Sono degli idioti, lasciali perdere.
Hanno un cervello ma non lo usano.” Sorrise a mo’ di scusa. “E forse è anche
peggio che se non lo avessero.”
Hermione sorrise.
“Lo so.” Fece come per
posargli la mano sul braccio ma cambiò idea. “Lo so.” Sorrise. “Grazie per aver
fermato Nott.”
“Di niente.” Si sentiva
meglio sapendo che non ce l’aveva con lui.
“Perché non ti sei unito
a loro?” Sbottò, senza riuscire a controllarsi.
Alistair la guardò
mordersi il labbro inferiore, pentendosi di aver fatto la domanda.
“Non c’era nessun motivo
di insultarli.” Fece spallucce.
Hermione lo guardò
attentamente, quasi incredula che un Serpeverde avesse detto una cosa del
genere.
“Hermione!”
La ragazza si girò e vide
Harry e Ron che la guardavano increduli, come se si stessero domandando: “Ma è
proprio lei? Lei che parla con un Serpeverde? Non un Serpeverde qualsiasi, il
figlio di Piton!”.
“Arrivo!” Esclamò con un
sorriso, divertita dalle loro espressioni. “Devo andare.” Disse poi, rivolta ad
Alistair.
“Si, non ti preoccupare.
Nessun problema.” Si spostò di lato, per farla passare.
“Ci…ci vediamo.” Disse
incerta con un sorriso, poi corse dai due amici ed insieme se ne andarono.
“Ci vediamo.” Sussurrò,
guardandola allontanarsi.
Sospirò sognante ed uscì
dallo stadio. Si fermò e guardò il castello illuminato da un sole settembrino,
sentendo l’arietta sul viso. Mancavano ancora più di due ore al pranzo, così
decise di passeggiare per il parco. Adorava camminare in mezzo ai prati da
solo, in compagnia solo dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, pensieri che
avevano per protagonista la nata babbana più bella che avesse mai visto, dai
capelli boccolosi castani, gli occhi color del miele ed un’intelligenza divina.
Quando finalmente si decise ad incamminarsi verso il Lago Nero, per poi
camminare lungo il perimetro della Foresta Proibita, vide suo padre avvicinarsi
allo stadio. Aggrottò la fronte e lo osservò avvicinarsi.
“Ciao papà.” Lo salutò
quando fu vicino.
“Alistair.” Ricambiò
l’uomo. “Seguimi.”
Aprì la bocca per dire
< Papà, guarda, ho intenzione di andare a fare una passeggiata e chiarirmi
un po’ le idee su una certa persona che sono convinto se tu sapessi quello che
penso e chi è mi cruceresti all’istante >, ma non riuscì neanche ad iniziare
la frase che suo padre gli aveva dato le spalle e si era avviato a grande velocità
verso il castello.
Scosse il capo, fece una
corsa e raggiunse il padre. Insieme varcarono la soglia del castello. Appena
entrato, Alistair ci mise qualche istante per abituarsi alla penombra che
regnava. Camminarono velocemente ed in men che non si dica furono nell’ufficio
di Severus.
“Chiudi la porta.” Ordinò
imperioso non appena il figlio fu entrato.
Alistair lo guardò con un
sopracciglio inarcato, chiedendosi da dove arrivasse tutto questo malumore, poi
fece spallucce ed eseguì l’ordine.
“Siediti.”
“Papà, che sta
succedendo?” Chiese iniziando a preoccuparsi.
Severus aprì un cassetto
della scrivania, estrasse un rotolo di stoffa, lo posò sulla scrivania, lo aprì
e lo srotolò sotto gli occhi increduli del figlio.
“Ecco, ora mi preoccupi
seriamente.” Borbottò.
“Il preside ritiene che
sia necessario che studi una materia supplementare.” Prese la bacchetta,
l’appoggiò sulla scrivania e mise al suo posto il rotolo di stoffa.
“Una materia in più?”
Strinse gli occhi. “Non che mi pesi, ma seguo già Difesa Contro le Arti Oscure,
Pozioni, Trasfigurazione, Storia della Magia, Erbologia, Incantesimi, Antiche
Rune, Aritmanzia e Astronomia…”
“QUESTA non sarà una
materia come le altre.” Lo interruppe quasi irritato il padre. “Non dovrai
parlarne con nessuno, non dirai a nessuno che la stai studiando. Intesi?”
“Ma che…”
“Intesi?”
Ci fu qualche attimo di
silenzio.
“Sì, signore.” Accompagnò
le sue parole con dei cenni del capo. Suo padre non si era mai comportato in
quel modo, non gli aveva mai parlato così. Se lo faceva era per una questione
importante. In più era Silente stesso che voleva seguisse questa nuova materia
di cui non sapeva ancora nulla. Chi era lui per opporsi al Preside?
“Bene.” Inspirò
profondamente.
“Che cosa imparerò?”
“La nuova materia che imparerai
si chiama Occlumanzia.” Rispose scandendo ogni parola, dando importanza
all’ultima.
Alistair spalancò gli
occhi: l’Occlumanzia? Perché Silente voleva che imparasse l’Occlumanzia?
“Dalla tua faccia deduco
che ignori cosa sia.” Fece una pausa. “L’Occlumanzia è la difesa magica della
mente contro la penetrazione esterna, conosciuta come Legilimanzia, per evitare
che qualcuno di indesiderato…” Sottolineò l’ultima parola, le labbra che si
erano assottigliate paurosamente. “…possa estrarre emozioni e ricordi dalla
mente di un’altra persona. E’ una branca poco nota della magia, ma ti si
rivelerà molto utile, se sarai in grado di padroneggiarla.”
“Perché mi sarà utile?”
Intervenne il ragazzo, rapito dalla spiegazione del padre.
“A tempo debito,
Alistair. A tempo debito, lo saprai.” Rispose evasivo, mantenendo il suo tono
autoritario, facendogli capire che non avrebbe ricevuto risposta.
“Ma…”
“Per poter usare
l’Occlumanzia è necessario che svuoti la mente dalle emozioni, devi fare tabula
rasa e rilassarti.”
“Chi sarà il mio
insegnante?” Domandò impaziente ed eccitato: sembrava interessante.
“Io.” Rispose. “Sarò il
tuo professore.”
“Cosa?!” Esclamò
spalancando gli occhi. Occlumanzia lo interessava, ma non ci teneva certo che
suo padre vedesse i suoi pensieri! Soprattutto quelli più intimi e segreti!
Come avrebbe reagito se avesse visto che era interessato ad Hermione? “Non
puoi! Cioè, mi leggeresti il pensiero! Sei mio padre!” Aggiunse quasi
inorridito.
“Non hai ascoltato la
spiegazione? Non è leggere nel pensiero, è la capacità di estrarre emozioni e
ricordi…”
“Si, vabbè! Ma sei mio
padre!” Ripetè.
Severus sorrise
divertito, suo malgrado.
“Lo so, Alistair, ricordo
questo particolare.”
“Appunto! Non puoi…non
puoi estrarre le mie emozioni e i miei ricordi!” Si passò una mano tra i
capelli.
“Hai qualcosa da
nascondere?” Inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
“N-no.” Balbettò,
arrossendo.
L’uomo lo guardò,
chiedendosi cosa avesse da nascondere. Sorrise e si disse che ben presto
l’avrebbe scoperto.
“Dato che queste sono
lezioni come le altre, gradirei di essere chiamato signore o professore.”
“Papà, ma siamo solo io e
te!”
“Signore o professore.”
Gli ricordò.
Alistair roteò gli occhi
al cielo e sbuffò.
“Possiamo iniziare.”
Disse seriamente.
Il ragazzo annuì e attese
istruzioni.
“In piedi.”
Severus aggirò la
scrivania e si mise di fronte al figlio.
“Puoi usare la bacchetta
per tentare di disarmarmi o difenderti in qualunque altro modo.”
“In che senso? Signore?”
Aggiunse frettolosamente.
“Quando cercherò di
penetrare nella tua mente potrai difenderti.” Spiegò con una calma che durante
le sue lezioni non aveva mai. Era pur sempre suo figlio.
“Come cercherai di
entrare nella mia mente?” Lo guardò negli occhi, attento.
“Con un incantesimo.” Gli
mise le mani sulle spalle, varcando la barriera studente insegnante che aveva
costruito. “Ora, Alistair, dovrai impegnarti. E’ molto, molto importante che tu
riesca nell’Occlumanzia, di fondamentale importanza.” Disse quasi disperato.
“Quando cercherò di penetrare nella tua mente dovrai svuotare la mente.
Liberarti da ogni emozione, qualsiasi cosa tu stia provando devi metterla da
parte.” Fece una pausa e guardò intensamente il figlio. “Hai capito?”
“Sì, signore.” Alistair annuì solennemente.
Severus sorrise
tristemente ed abbracciò stretto il figlio, mentre nella sua testa continuava a
dirgli quanto gli dispiaceva.
“Ti voglio bene,
Alistair. Ti voglio bene e te ne vorrò sempre, ricordatelo anche il giorno in
cui mi odierai.” Sussurrò.
Alistair aprì la bocca
incredulo ma soprattutto preoccupato: suo padre non aveva mai detto nulla di
simile. Strinse gli occhi, sentendo le lacrime pizzicargli gli angoli e
ricambiò l’abbraccio.
“Bene.” Severus si liberò
dalla stretta e fece un passo indietro, cercando di riacquistare il suo solito
contegno. “Bene.” Si schiarì la voce. “Sei pronto?”
Il giovane annuì ed
estrasse la sua bacchetta.
“Chiudi gli occhi e
libera completamente la tua mente.” Ordinò imperioso, tornando ai modi da
insegnante severo.
Alistair obbedì. Chiuse
gli occhi e cercò di eliminare qualsiasi emozione provasse: la paura per il
comportamento del padre, l’ansia, l’apprensione, il nervosismo, i sentimenti
per Hermione. Spariti. Spalancò gli occhi ed annuì, preparandosi a ricevere
l’attacco.
Non sentì parlare suo
padre, lo vide semplicemente muoversi e puntargli la bacchetta contro. Subito
l’ufficio svanì, sostituito dalla loro casa di Spinner’s End. Aveva otto anni,
era nascosto in corridoio e sbirciava il padre nell’ufficio che bevevo
avidamente da un bicchiere, stringendo in una mano una foto. Aveva undici anni,
la sua lettera di Hogwarts era appena arrivata e Severus gli diede una leggera
pacca sulla spalla.
Così come era iniziato,
il film dei suoi ricordi si interruppe.
“Alistair!”
Il ragazzo aprì gli occhi
e si guardò attorno spaesato, ancora immerso in quel primo ricordo che nemmeno
sapeva di avere.
“Ti devi concentrare!”
Esclamò frustrato.
“S-sì, scusa.” Balbettò
ancora scosso.
Severus chiuse gli occhi
e scosse il capo, ferito da quanto aveva visto.
“Svuota di nuovo la
mente.”
Alistair inspirò
profondamente e si concentrò.
Senza preavviso, il film
della sua infanzia riprese. Aveva sette anni e stava passeggiando con suo
padre. Aveva undici anni ed insieme erano da Ollivander, tra le mani stringeva
la sua bacchetta. Aveva quindici anni, era una calda sera estiva, era in camera
sua e si stava baciando con una donna visibilmente più vecchia.
“ALISTAIR!” Ringhiò il
padre, questa volta infuriato.
Il ragazzo si ritrovò
nell’ufficio, ma questa volta sorrideva per i ricordi, mentre un po’ di
vergogna si impossessava di lui per l’ultimo.
“Quella era Annette
Hamilton!”
“S-sì.” Balbettò rosso
come un peperone.
Severus chiuse gli occhi
e si passò una mano sul viso.
“Non dirmi che…”
“E’ stata la mia prima
ragazza.” Concluse borbottando, lo sguardo basso. Era decisamente imbarazzante.
Suo padre aveva appena visto il ricordo del momento in cui si stava preparando
a perdere la verginità con una babbana, più vecchia di lui di dieci anni.
“Ragazza?!” Spalancò gli
occhi incredulo. “Come diavolo puoi dire che quella è una ragazza?!” Iniziò a
camminare avanti e indietro. “Per di più è sposata!”
“Mi dispiace
contraddirti, ma a quell’epoca non era sposata.” Precisò Alistair. “E’ successo
una settimana prima che si sposasse.”
“Alistair!”
“Senti papà, è successo!”
Si strinse nelle spalle. “Non è colpa mia, avevo quindici anni e lo sai che a
quell’età non si ragiona tanto! Quando capita l’occasione la si sfrutta.”
Severus scosse il capo
sconsolato ed incredulo.
”Riprendiamo. E PER FAVORE, vedi di non rievocare ricordi simili a questo!” Si
preparò. “Non ci tengo a sapere della tua vita sessuale, per quanto mi faccia
piacere che tu ne abbia una.” Aggiunse borbottando.
Alistair sorrise
divertito, chiuse gli occhi e liberò (o almeno sperò di averlo fatto) la sua
mente. Non appena aprì gli occhi, suo padre lo attaccò e i suoi ricordi
ripresero.
Aveva undici anni, era
seduto sull’Espresso di Hogwarts, si aprì la porta dello scompartimento ed
entrò Eric. Aveva sedici anni, era al Ballo del Ceppo, seduto con Eric
quando…No! Non poteva scoprirlo! Non doveva! Strinse i pugni, si concentrò e
prima che suo padre potesse vedere Hermione entrare nella Sala Grande, i
ricordi svanirono. Aprì gli occhi e vide che suo padre era arretrato fino alla
scrivania.
“Come…come ho fatto?”
Chiese incredulo.
Severus si riavvicinò.
“Mi hai impedito di
accedere ad un tuo particolare ricordo.” Sorrise orgoglioso del risultato. “Che
incantesimo hai usato?”
“Incantesimo?” Lo guardò
incerto, poi spalancò gli occhi. “Un expelliarmus!” Esclamò eccitato.
“Lo immaginavo.” Annuì.
“Di nuovo.”
Alistair annuì, esaltato,
e si preparò.
Severus puntò la sua
bacchetta contro il petto del figlio, inspirò e disse nella propria mente
l’incantesimo e questa volta non vide nessun ricordo. Tentò nuovamente senza
dir nulla, ma non successe niente. Abbassò la bacchetta e guardò il figlio.
“Congratulazioni.” Si
congratulò.
“Ce l’ho fatta?” Esclamò
incredulo, poi acquistò sicurezza. “Ce l’ho fatta!”
“Congratulazioni,
Alistair.” Le sue labbra si incresparono in un sorriso di amara soddisfazione:
aveva preso da lui, sarebbe diventato un grande occlumante. Sarebbe stato
un’altra perfetta spia per Silente, un’altra pedina da comandare.
“Ancora!” Esclamò
esaltato.
“No, Alistair, no.”
Scosse il capo e tornò dietro la scrivania, improvvisamente stanco.
“Ma papà, ce l’ho fatta!
Proviamo di nuovo!” Lo guardò con gli occhi verdi spalancati, proprio come
faceva da bambino.
“Lo so, Alistair.” Si
sedette sulla sua poltrona. “Lo so.” Chiuse gli occhi.
Il giovane Serpeverde
guardò il padre, accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse stanco:
aveva grosse occhiaie, il viso tirato e scavato.
Inspirò profondamente e
si ricompose.
“Va bene.” Mise via la
sua bacchetta e prese la sua borsa. “A quando la prossima lezione?”
“Lunedì.”
Alistair annuì.
“Ci vediamo in Sala
Grande?” Domandò titubante.
“Sì, certo. Ora però è
meglio che tu vada, sono un po’ stanco.” Fece un cenno con la mano.
“Ci vediamo dopo,
allora.” Abbozzò un sorriso, ma Severus non lo guardò.
Alistair lo osservò
qualche istante, poi gli diede le spalle ed uscì dall’ufficio. Pochi istanti
prima di chiudere, nello spiraglio tra lo stipite e la porta, vide suo padre
abbandonato sulla poltrona, stanco e con un espressione disperata, una mano che
gli copriva il viso mentre lo sorreggeva, quasi esattamente come nel ricordo di
tanti anni prima. Rimase a fissarlo per qualche secondo, sicuro che
quell’immagine se la sarebbe ricordata per sempre. Chiuse la porta e se ne
andò.
Severus aspettò di non
sentire più i suoi passi, si alzò di scatto e con rabbia fece cadere tutti gli
oggetti che erano sulla scrivania, il viso trasformato in una maschera di
rabbia e odio che provava per se stesso e per quello a cui stava sottoponendo
il figlio.
Ed ora i consueti ringraziamenti :
-
JuliaSnape: grazie mille, son
contenta che ti piaccia la mia storia! Per quanto riguarda il nome Alistair…lo
adoro anche io *_*
-
ArwenBlack: per vedere quando
Alistair e Harry scoprono di essere fratelli…bhè c’è ancora tempo, tanto tanto
tanto tempo XD Per quanto riguarda il
povero Sevuccio mio, aveva capito già da tempo di aver sbagliato ed ogni giorno
se ne pente sempre di più. Mi sa che dopo questo capitolo i cari amici del
nostro Alistair li odi ancora di più xD E hai assolutamente beccato la citazione
*_*
-
Piperina: grazie cara *_____*
Però non ti svelerò nulla sulle sorti del povero Alistairuccio u.u Hai già
avuto troppe anticipazioni u.u E già qua direi che un assaggio del Serpente
velenoso che c’è in lui l’hai avuto: non è uno che si fa tanti scrupoli, se
vuole una cosa lo ottiene…così come ha fatto con la babbana, fregandosene
bellamente del fatto che fosse sposata xD E non hai idea di quanto mi hai reso
felice con questo tuo “BRAVA”. Quando l’ho letto mi hai fatto sentire veramente
orgogliosa di me stessa! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
-
Symbolique: io adoro i Within
Temptation *_* Adoro “Our farewell” *_* E tra l’altro, questo capitolo che hai
appena letto è stato scritto con in sottofondo il “Black Simphony Live” del
2008 e “Mother Earth” *___* Sisi, mi è tornata la fissa per loro! Per il fatto
dell’Harry odioso…effettivamente un po’ lo è xD Ma tra poco si darà una
calmata, almeno in parte XD E questo te lo posso anticipare: Harry ed Alistair
non faranno mai Occlumanzia insieme u.u
-
Alida: eh si, Severusuccio è
proprio in una brutta situazione! E’ vero, i due ragazzi dovrebbero sapere la
verità…ma i loro destini intraprenderanno due strade un po’ diverse… E la
citazione è proprio quella :D
-
Luna_Lovy: son proprio
contenta che Alistair ti piaccia *_* E’ sempre difficile inserire nuovi
personaggi in storie con personaggi già amati….quindi son proprio contenta che
ti piacciA! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto =)
-
_Rory _: effettivamente sto
postando abbastanza spesso xD Il fatto è che non riesco a fare altro se non
scrivere xD Sev non è freddo col figlio dai! E’ solo un po’ autoritario u.u E
sì, Harry non sopporta i Serpeverde…non si era notato? XD
-
Morghi: Eh avendo deciso di
ripercorrere gli ultimi tre libri della saga per forza di cose Harry deve
pensare a quella-non-dico-cosa di Cho Chang: come vedi anche io la amo molto
u.u La parte di Sev e Silente la adoro anche io *_*
-
Piccola Vero: si, Severus ci
sta veramente tanto male! Povero il mio amore! Non sai quanto mi rendi felice
dicendo che ti sei affezionata ad Alistair *_______* E anche quando dici che
continuerai ad elogiarmi fino alla fine *_* Spero solo di non deludere le tue
aspettative =)
Ringrazio
anche chi mi ha preferita, ricordata, seguita e semplicemente letta <3
A presto,
con il prossimo capitolo!
elyl