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Autore: Vale11    19/07/2010    10 recensioni
La caposcuola Hermione Jane Granger aveva molto ascendente sugli studenti di Hogwarts, soprattutto da quando era finita la guerra. E Draco Lucius Malfoy stava cercando di sopravvivere al suo settimo anno. Non è mai stato da lui prenderle e non ridarle, non è mai stato da lui non reagire, non è mai stato da lui starsene buono e subire. Lo vide voltarsi un momento verso di lei, prima di affrontare le scale che portavano alla torre di astronomia. Lo vide reggersi al corrimano per costringere le gambe ad affrontare gli scalini, il braccio sinistro attaccato al petto. Non lo vide mai abbassare gli occhi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hermione l’aveva medicato, aveva pulito la bruciatura e l’aveva fasciata, lo aveva anche convinto a prendere l’Ossofast per il polso. Glielo aveva steccato e fasciato. Un effettivo tagliando generale. Ma quando rientrò nella stanza di Draco con fra le mani il risultato della piccola razzia nelle cucine –oh, quei poveri elfi- non si aspettava certo uno spettacolo simile.

Blaise le aveva detto che Draco mangiava troppo poco, e lei l’aveva convinto a buttare giù qualcosa. Era uscita, e rientrata dopo pochi minuti, premurandosi di non essere vista. E invece aveva visto lui.

Dormiva.

E fin qui niente di eccezionale.

Sennonché Draco Malfoy riusciva ad essere eccezionale anche quando dormiva.

E mentre dormi, senza respiro, sei così bello che mi ricordi un letto di neve.

 

Sua zia gli teneva le mani. Lui le voleva liberare,ma Bellatrix le teneva così forte che non riusciva a staccarsela di dosso.

E non vedeva niente di quello che stava succedendo dietro di lui.

E sua zia gli teneva le mani.

“Lasciami”

Era convinto che lo facesse perché lo voleva aiutare. Confortare.

Dire che era terrorizzato era un eufemismo.

“Lasciami”

Poi era caduto, e sua zia gli aveva mollato le mani.

E c’era tanto dolore. Tanto dolore…

 

Hermione rischiò l’infarto quando Draco schizzò a sedere sul letto come un indemoniato. Aveva cercato di svegliarlo quando aveva iniziato ad agitarsi, ma era come parlare col muro. E poi era schizzato a sedere in quel modo assurdo, ed era ricrollato nel letto maledicendo il mal di testa, i ragazzini imbecilli, i suoi sogni e sua zia. Il tutto nel giro di venticinque secondi netti.

“Malfoy?”

Poi si era ricordato che Hermione era con lui. Ed aveva maledetto anche se stesso. Ma non ad alta voce, questa volta.

 

Era fradicio. Sudato fradicio. E ingoiava aria come fosse stata acqua fresca in un giorno d’estate. E, soprattutto, non era solo. E si malediceva per questo. Ci provava a smettere di respirare come un asmatico, a impedire al suo cuore di viaggiare come un disperato, ma sia l’apparato respiratorio che il suo muscolo involontario traditore gli avevano risposto picche. E lui era li, ansante, sotto gli occhi di qualcun altro, la cui curiosità era superata solo dalla preoccupazione, probabilmente.

Ottimo. Benissimo. Perfetto.

“Ti ho portato da mangiare”

Draco la fissò come se avesse appena detto che aveva appena visto un Gorgo..coso entrare dalla finestra.

Nessuna domanda? Nessun “Che ti è preso?”

“Riesci a sederti?”

Senza aspettare la sua risposta gli passò le braccia dietro la schiena, aiutandolo a tirarsi su.

“Hai fame?”

Draco scosse la tesa impercettibilmente. Aveva ancora voglia di vomitare, e quel maledetto sogno di sicuro non gli aveva risvegliato l’appetito. E neanche la voglia di parlare.

“Dovresti mangiare qualcosa”

Di nuovo no. Con la testa. Draco sentì la ragazza sospirare.

“Malfoy, sei dimagrito. Blaise dice che spesso non scendi nemmeno in sala grande per mangiare…”

“Tecnicamente non scendo, salgo” Riuscì a raspare, indicando i sotterranei. Hermione si premette le dita sulle tempie.

“D’accordo, non sali in sala grande per mangiare. Per favore. Solo un boccone.”

Draco spalancò gli occhi. Era la prima volta che sentiva Hermione Granger dirgli “per favore” senza suonare sarcastica. Si fissò le mani.

Ok, potrei provarci. Forse.

Gettò un occhiata al vassoio che la Grifondoro si era portata dietro. Era zeppo di cibo. Cibo ottimo.

Ha paura che muoia di fame?

Soppresse un ghigno.

Guardò di nuovo il vassoio. Sentì lo stomaco chiudersi. Guardò Hermione. Sembrava preoccupata sul serio.

Si sentiva diviso in due, il suo stomaco in lotta con quello che vedeva. E sentiva. E voleva. Anche se piuttosto che ammetterlo si sarebbe sparato in un piede.

Diede un morso esitante a un toast, sotto gli occhi preoccupati di Hermione.

Corse in bagno pochi secondi dopo.

 

Stava vomitando tutto quello che non mangiava da settimane. Si sentiva sottosopra, le ondate di acido che lo ribaltavano. Le mani di Hermione sulla fronte.

Una sulla fronte, l’altra sulla schiena, che si muoveva e cercava di confortarlo carezzandolo.

Le mani di sua zia non lo lasciavano andare.

Rischiò di strozzarsi.

 

Draco si lasciò praticamente trascinare fino al letto. Si sentiva meglio, ma si sentiva anche svuotato. Eppure con Hermione vicino si sentiva pure al sicuro. Sentiva un sacco di cose insieme, tutte nello stesso momento. Gli veniva quasi da ridere.

“Scusami, non è esattamente questo il mio concetto di ospitalità, di solito” Hermione sorrise.

“L’avevo immaginato. Sei famoso per essere un gentiluomo quando ti ci metti”

“Solo quando mi ci metto?”

“Vuoi che ti risponda davvero?”

“Potrei considerarmi offeso”

“Considerati come vuoi. Acqua?”

“Volentieri”

“Dovresti cambiarti la camicia”

Draco si dette un’occhiata, e non poté fare altro che convenire: non era esattamente l’immagine della pulizia. C’era sangue, e qualche schizzo di quello che non mangiava da settimane. Non un bello spettacolo.

Soprattutto per un Malfoy. Ok, me la potrei anche togliere.

Armeggiò coi bottoni per un po’, impedito dal polso rotto.

"Lascia stare, faccio io.”

Il famoso pallore di Draco Malfoy lasciò posto al rosso fluorescente. Ma oggettivamente levarsi una camicia con una mano sola poteva restargli difficile. Lasciò che Hermione gli togliesse quello che restava della sua divisa scolastica.

 

“Cos’è questa?”

Sentì le mani di Hermione sulla schiena nuda.

Le mani di sua zia non lo lasciavano andare.

Tremò.

E lui non riusciva a vedere cosa stava succedendo.

“Questa cosa?”

Menti, fai finta di niente.

“Questa cicatrice, Malfoy”

Sentiva le mani di Hermione partire da dalla spalla destra e arrivare al fianco sinistro, e partire dalla spalla sinistra e arrivare al fianco destro.

“Hai una X sulla schiena. Cos’è?”

Sua zia lo tratteneva. Lui era sicuro che lo facesse per confortarlo, che gli tenesse le mani perché lo voleva aiutare.

“Niente”

Lo aveva lasciato andare quando il suo Signore aveva finito di fare quello che stava facendo. Era caduto.

Tremò, di nuovo. Si strinse un po’ nelle ginocchia.

“Come sarebbe a dire niente?”

Aveva guardato i piedi di Bellatrix Lestrange, sua zia, sorella di sua madre, allontanarsi. Senza fermarsi.

Registrò il movimento di Hermione, che dalla sua schiena si spostava a sedere sul letto, seduta davanti a lui. Il materasso cigolò sotto il peso leggero della ragazza. Draco ingoiò saliva.

E poi il dolore. Così tanto dolore…

Voleva vomitare. Ancora. Tutto quello che non riusciva a mangiare da settimane.

“Malfoy”

Sentì una mano della Grifondoro che andava a posarsi sotto il suo mento, tirandogli su il viso.

Non voleva. Non voleva che Hermione vedesse i suoi occhi. Lo fregavano sempre, i suoi occhi. Anche se si teneva sulla faccia la sua solita maschera i suoi occhi non smettevano mai di parlare. Razza di logorroici. Gemette quando entrò in contatto visivo con lei, i suoi occhi castani a leggergli l’anima.

“Cosa c’è? Stai bene?”

Sua zia lo tratteneva, non riusciva a vedere cosa succedeva.

Spalancò le pozze di argento liquido che madre natura gli aveva fornito. Sentì la mano di Hermione farsi strada fra i suoi capelli.

 

Hermione l’aveva visto chiudersi via via, come una specie di riccio. Stava seduta davanti a lui, e si chiedeva addirittura se la vedesse. Gli occhi di Draco erano assenti, come se avesse davanti qualcosa che solo a lui poteva essere svelata.

“Malfoy, stai bene?”

Era la seconda volta che glielo chiedeva, ma lui non rispondeva. E i suoi occhi le facevano paura. Era lo sguardo di un animale braccato, di una bestia in gabbia. Legata. Torturata. Marchiata.

“Malfoy…?”

Draco stava tremando, era rimasto incastrato nel suo cervello.

Per la seconda volta, Hermione allacciò le sua braccia intorno a lui, passandogli le mani sulla schiena ancora nuda.

Cullandolo.

"Draco"

Draco riprese a respirare.

“E’ il mio secondo marchio. La X sulla schiena. È il mio secondo marchio.”

 

“Scusami?” Hermione abbassò la testa per scorgere i capelli biondi del Serpeverde, ancora macchiati di rosso.

Qui serve una doccia.

Si meravigliò di quante strade può seguire il cervello di una persona, contemporaneamente.

Draco teneva la testa appoggiata al suo maglione, la schiena nuda ancora esposta, la X ben visibile.

Il primo marchio doveva essere sicuramente il Marchio Nero. Quella X era il sue secondo marchio?

“Non devi parlarne per forza, se non te la senti”

Glielo disse quasi sottovoce, avvicinando la bocca al suo orecchio. Draco si strinse nelle spalle. Sapeva che c’era qualcosa di sbagliato, che non era da lui fidarsi, lasciarsi andare in quel modo. Ma non riusciva a farne a meno. No, non sbagliato, solo strano. E in un certo modo, rassicurante.

“Posso farcela”

Disse, con la bocca secca.

 

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Di nuovo, scusatemi se non rispondo a tutte le recensioni! Manderò un messaggio di amore universale da qui. Vi amo. Vi adoro. Come la pappa col pomodoro.


No cioè. Cancellate l'ultima parte. Anzi, No. IO AMO LA PAPPA COL POMODORO, E' BUONA. Quindi se vi dico che vi adoro come la pappa col pomodoro è una cosa più che positiva, no?


Scappo al lavoro.

Bau a tutti.

E grazie 10.000, aggiornerò prestissimo!

 

P.S. E MENTRE DORMI, SENZA RESPIRO, SEI COSI' BELLO CHE MI RICORDI UN LETTO DI NEVE è una strofa di "Dio mio" del Teatro degli orrori. Splendida.

  
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