L'incontro
Sarevok e
Nick stavano per giungere alla città di Altaria. Il loro
viaggio di ritorno dal maniero di Lord Dhoul era stato per Nick
estremamente faticoso e decisamente troppo silenzioso. Lui era un
chiacchierone nato, curioso ai limiti dell'invadenza e soprattutto
abituato a essere il centro dell'attenzione, il miele così
gustoso che non se ne poteva fare a meno, né avere mai
abbastanza. Si era perciò aspettato di intavolare molte
conversazioni con quel guerriero dallo sguardo truce e assente che lo
aveva salvato da orribili torture e aveva già pronte
tantissime storie da raccontargli durante i tre giorni del tragitto.
E invece niente di tutto questo era accaduto: alle domande che
poneva, spesso non gli giungeva alcuna risposta e inoltre, quando
cercava di parlare di sé, si accorgeva di stare parlando da
solo, poiché l'altro era sempre due passi avanti a lui e
concedeva misere e laconiche risposte. Perciò rimase stupito
quando, oltrepassate le alte e bianche mura della città,
Sarevok interruppe il suo silenzio.
“Cosa sai
di questi Corvi?” chiese a bruciapelo.
“Un po' di
cose” temporeggiò, volendogli restituire l'asciuttezza. Il
guerriero si girò verso di lui e lo fissò. Un tremito
attraversò le sue membra.
“Dimmi
quello che sai” gli ripeté.
“Va bene,
ma prima raggiungiamo la taverna di mio padre. È meglio
parlarne davanti ad un piatto di carne, no? E sentirai le polpette di
zia Berth! Che bontà, ho già l'acquolina in bocca!
Sapessi come riesce a...” ma poi si interruppe, accortosi che il
compagno non lo stava più a sentire.
Burrich era
ormai al culmine della preoccupazione. Il suo ragazzo mancava da casa
da più di una settimana, non aveva idea di dove potesse essere
e il misero biglietto lasciatogli recava semplicemente scritto:
“Padre vado al villaggio di Wiston per qualche giorno”. Inoltre
non sapevano niente neanche Irv e Claire, i due amici più cari
di Nick, arrivati in taverna da poco, e che anzi erano in ansia quasi
quanto lui. Per far star tranquille le due zie, si era
inventato una commissione per cui aveva dovuto mandare l'amato nipote
in una cittadina vicina. Si diede dello stupido perché avrebbe
dovuto insistere maggiormente nel farsi dare spiegazioni, avendo
intuito che stesse tramando qualcosa, senza
trattenersi, come faceva di solito, per non fare la figura del genitore apprensivo, quale
purtroppo era. Fu quindi enorme il suo sollievo quando, in quella
fredda sera, vide Nick entrare nella Locanda del Gallo, stanco e
provato, ma fortunatamente vivo e vegeto. Con lui era un altro
giovane uomo più alto e prestante, che riconobbe essere colui
che, pochi giorni prima, gli aveva chiesto di Lord Dhoul.
“Figlio
mio!” corse ad abbracciarlo.
“Padre!”
lo salutò raggiante e un po' imbarazzato.
“Ma dove
ti sei cacciato?”
“È
una storia lunga – ammiccò sedendosi ad un tavolo – ora
perché non offri qualcosa da bere e mangiare a me e al mio
amico? Siamo molto stanchi ed affamati!”
“Sì
certo! Berth! - chiamò a gran voce – è tornato Nick!
Prepara le tue polpette!”
Il ragazzo
sorrise al compare guerriero che si era intanto seduto e che non lo
ricambiò minimamente. Stava per rimproverarlo quando una voce
femminile lo prevenne chiamandolo incerta
“Nick
ciao”
Si voltò
e vide il paffuto corpo di Claire avvicinarglisi.
“Claire! -
si alzò per abbracciarla facendola arrossire completamente –
come stai? Cosa fai da queste parti?”
“Ero
preoccupata per te e ho pensato di venire a chiedere informazioni a
Burrich” spiegò lei fissando un punto del pavimento
diventato improvvisamente di estremo interesse.
“Ma non ti
devi preoccupare per me! Sai che niente può nuocermi, sono
invincibile!”
“Sì
beh, comunque, stai bene vero?” gli chiese notando due piccole
ferite sul collo.
“Benissimo!
Ma dov'è tuo fratello? Il bardo più veloce del Reame?”
Irv arrancò
sino al tavolo zoppicando leggermente.
“La
finirai una buona volta di prendermi in giro?”
“Forse –
rispose zoppicando a sua volta verso l'amico – quando tu la finirai
di zoppicare!”
“Non sei
divertente. In che guaio ti sei cacciato?” domandò poi
sottovoce.
“Poi ti
racconto – replicò sullo stesso tono per poi salire su una
sedia e proclamare a gran voce attirando l'attenzione della folla –
Signori, un attimo di attenzione! Ho l'onore di presentarvi un
guerriero potentissimo e invincibile che ha viaggiato con me per
alcuni giorni e che mi ha salvato la vita. Ecco a voi Sarevok!”
Gli
avventori si produssero in un caloroso applauso, ma Sarevok sembrò
infastidito da tutta quell'attenzione e si limitò a scuotere
una mano in gesto di saluto, mentre con l'altra afferrò Nick
per la camicia, facendolo scendere.
“Cosa ti
salta in testa bamboccio?” sibilò tra i denti senza mollare
la presa.
“Volevo
solo presentarti alla gente” si scusò.
“Non mi
interessa essere conosciuto e soprattutto non mi interessa la gente.
Parlami dei Corvi. Questo mi interessa” concluse lasciandolo.
“Va bene,
va bene. Ti farò raccontare da Burrich, che ne sa sicuramente
di più. Eccolo sta arrivando.”
Il gioioso
oste si stava infatti avvicinando con le prelibate pietanze.
“Sarà
meglio che tu vada a salutare le tue zie - ammonì il figlio –
O altrimenti le senti poi.”
“D'accordo.
Dopo mangiato vado”
“Io ho
bisogno di avere delle informazioni” intervenne asciutto Sarevok.
“Sì
ragazzo - rispose l'oste – anch'io ho bisogno di avere delle
informazioni però.”
“Capisco.
Parla allora – disse e, mentre anche Irv e Claire si sedevano al
tavolo, aggiunse squadrandoli - non ho segreti per nessuno.”
“Chi sei?”
domandò.
“Mi chiamo
Sarevok e vengo da Est, dalle montagne del Kaartak. Mi sono
guadagnato da vivere facendo il mercenario. Non sono altro.”
“E cosa
volevi da Lord Dhoul?” incalzò.
“Ucciderlo. Ed è quello che ho fatto”
Calò
un silenzio carico di parole. Nick si guardò intorno allibito
e preoccupato, ma nessuno degli avventori degli altri tavoli sembrava
stesse facendo caso alla loro conversazione. Incrociò poi lo
sguardo di suo padre e chinò il capo colpevolmente.
“Sarà
meglio proseguire quando saremo da soli” sentenziò
meccanicamente Burrich.
E così
avvenne. Attesero che anche l'ultimo cliente fosse uscito e poi Nick
raccontò tutto, omettendo però di rivelare la missione
affidatagli da Ewan e asserendo di essere semplicemente passato di
lì. Mostrò poi le ferite subite al padre e a Irv e
Claire, cui aveva chiesto di fermarsi, tale era la fiducia che
riponeva in loro. Sarevok rimase in silenzio ad ascoltare senza
mostrare alcuna emozione, neppure quando l'altro descrisse la brutale
fine di Dhoul.
“Vi ha
visto qualcuno?” chiese Burrich, la voce tremante per la
preoccupazione.
“Sì,
ma nessuno è sopravvissuto. C'erano persino due soldati dei
Corvi” rispose il giovane.
“E questo
è quello che mi interessa” intervenne Sarevok,
improvvisamente fremente per l'impazienza.
“Cosa vuoi
sapere?” chiese l'oste.
“Chi sono,
chi li comanda e soprattutto dove li posso trovare”
“Non credo
ti convenga trovarli” intervenne timidamente Irv.
“Perché?”
gli domandò sempre più inquieto.
“Hanno
fama di essere guerrieri eccellenti, i migliori scelti tra le fila
dell'esercito reale. Ci sono molte storie su di loro e sul loro
Capitano, Sir Scott Flameny.”
“Storie?”
quasi sputando su quella parola.
“Sì
– continuò il giovane bardo – storie di eroiche gesta e di
battaglie vinte, di villaggi liberati e nemici del Regno sconfitti.
Storie di valore militare, epiche addirittura!” concluse
accalorandosi.
Sarevok
strinse il bicchiere nella mano con tanta forza da farlo rompere. I
vetri gli si conficcarono nella pelle facendolo sanguinare. Burrich
si alzò istintivamente percependo il pericolo provenire da
quel ragazzo, così simile a una bestia inferocita pronta ad
attaccare.
“Eroiche
gesta - sibilò a denti stretti – Sono dei bastardi senza
onore! Ecco cosa sono!”
“Tu cosa
ne sai?” chiese Nick.
“Molto più
di voi evidentemente” replicò l'altro alzandosi.
“Non ti
conviene uscire a quest'ora. C'è il coprifuoco” gli disse
Burrich mentre stava aprendo la porta della taverna.
“Eviterò
di fare incontri spiacevoli allora” rispose uscendo.
“Quel
ragazzo è pericoloso - sentenziò Claire – Mi dà
i brividi!”
“È
come una bestia spaventata - rifletté Burrich - “È
vero che ti ha salvato la vita?” domandò poi al figlio,
che
annuì, sebbene sapesse che Sarevok molto
probabilmente non lo avrebbe aiutato in alcun modo, se non fosse stato
interessato, per qualche motivo ancora ignoto, ai Corvi. Eppure sentiva
che era nato un legame con quel taciturno ragazzo, senza avere
però
un'idea precisa di quale base esso potesse avere. Ma non era stato
proprio il suo maestro Ewan a insegnargli che era nei rapporti umani
che un ladro poteva davvero fare la differenza?
“Tornerà.
Diamogli tempo - affermò il bonario oste quasi intercettando i
pensieri dei tre giovani – Intanto per stanotte voi vi fermerete
qui. È troppo tardi e pericoloso uscire adesso” concluse
rivolto a Irv e Claire. I due fratelli furono estremamente contenti
per l'invito e, una volta salutato il loro ospite, tempestarono di
domande il povero Nick, che alla fine cedette e raccontò tutta
la storia, missione di Ewan compresa.
Sarevok passò la notte lungo il fiume, contemplandone il lento scorrere in uno spossante dormiveglia. Nella sua mente le immagini di quel giorno lontano si affollavano caotiche e pulsanti come lava dal vulcano. Il sonno tentava di coglierlo mentre ancora riusciva a sentire vivide le grida di sua madre invocare pietà, una pietà mai giunta. Si alzò di scatto e si incamminò nervoso verso la città. Non era quella la luna che poteva donargli la pace del riposo.