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Autore: Lady Memory    21/07/2010    3 recensioni
Un prologo e nove frammenti della vita di Severus Snape legati da un filo molto particolare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le parole che non mi hai detto

Le parole che non mi hai detto

by Lady Memory


Disclaimer: è tutto suo, nel caso ci fossero dubbi.


Ancora grazie infinite alla mia previewer Tearsofphoenix, e a tutti coloro che vorranno lasciarmi un messaggio.


... 2 ...


La bambina lo guardava sorridendo, e Severus sentì vibrare in petto qualcosa di immenso. Nessuno l'aveva mai guardato con tanta fiducia, nessuno gli aveva mai fatto capire che valeva davvero qualcosa. Per un attimo, sorrise anche lui, ricambiando sinceramente ciò che sinceramente gli veniva offerto. E sperò, con tutta la forza della sua mente infantile, che quel che aveva sognato si avverasse.


Poi aprì la mano e presentò il suo dono. Era una foto, ma la sua peculiarità era data dal fatto che le persone al suo interno si muovevano.


La ragazzina la guardò incuriosita. "Oh!" disse poi con un sospiro di sorpresa ed arrossì lievemente, emozionata. "Ma... ma queste figure si muovono, sono vive!"


Lui sorrise ancora di più, sentendosi molto importante. Quante cose ancora non sapeva Lily! Gliele avrebbe insegnate tutte lui, prima di andare ad Hogwarts, così lei gliene sarebbe stata grata e avrebbe continuato a sorridergli e ad essergli amica.


Al pensiero, il petto gli si dilatò in un ampio respiro di gioia. Hogwarts! Non era incredibile?


Eppure lui e Lily sarebbero andati lì insieme. Tutti i giorni Severus riviveva con la mente il momento in cui le aveva svelato il segreto che li accomunava, loro due così diversi eppure così unici e speciali. E ogni giorno Severus ringraziava il destino che li aveva resi simili, incredulo e riconoscente di fronte a tanta fortuna. Come avrebbe altrimenti osato lui accostarsi a quella meravigliosa bambina, come avrebbe potuto anche solo pensare di parlarle?


Sentì le piccole dita calde sfiorare le sue per prendere la foto. Stava accadendo adesso.


L'emozione di quel tocco gli mozzò il respiro. Non capiva bene perchè, ma la forza dei suoi sentimenti era qualcosa di dolcissimo e, allo stesso tempo, di inesorabile. Non poteva più sfuggirle. Da quando l'aveva vista la prima volta, Lily era diventata tutto il suo mondo. Non cercava altri che lei, non desiderava che stare con lei, voleva solo che lei gli parlasse e lo guardasse con quei suoi occhi ridenti e affettuosi, così incredibilmente sereni. Il sole non faceva mai capolino negli inverni a Spinner's End, e il cielo era perennemente grigio come le brutte case scure appiattite sotto di lui. Ma quando Lily sorrideva, a lui sembrava che la luce si diffondesse magicamente ovunque, fino ad arrivargli nel cuore.


Ora la bambina aggrottava la fronte nello sforzo di interpretare il mistero che aveva tra le mani.


"E' magia questa, vero?" disse poi con un altro sospiro, riconoscendo la superiorità del ragazzo che le stava di fronte. "Ma come si fa a farle muovere? Possono parlare? Possono... vedermi?"


Lui sorrise, divertito e felice di essere lui a spiegarle, orgoglioso di essere diventato piano piano più importante dei genitori di lei, che in fin dei conti, con tutti i loro soldi, non erano che miserabili Babbani come suo padre. Lui invece era un mago. Come sua madre. Come i suoi nonni materni, che peraltro non aveva mai conosciuto e non avrebbe conosciuto mai; scomparsi da tempo, lasciando figlia e nipote soli a districarsi nei guai di quella loro piccola, meschina esistenza.


Ma... c'era un unico "ma", in tutta questa faccenda della foto. Lui non aveva una spiegazione effettiva. Lui non sapeva cosa facesse muovere e agitare le mani e sorridere tutta quella gente rinchiusa in quella cornice bianca e lucida. Sapeva solo che era così, doveva essere così, perciò mantenne quella sua irritante aria di superiorità per impedirle di indagare troppo.


"Sì, è una foto magica. Imparerai a farle anche tu, quando saremo a scuola," disse, e inclinò la testa, mordicchiandosi il labbro, finchè decise che il momento era arrivato. Cautamente, pronunciò la frase. "Non so se loro ci vedono veramente, però. Io preferirei di no."


"Perchè?" chiese subito lei, curiosa come lui aveva sperato.


"Non vorrei che ci vedessero adesso... sai, tu e io... da soli."


Il viso gli si imporporò. Ecco, l'aveva detto, molto maldestramente, ma le aveva offerto un pezzetto di sè, qualcosa di segretissimo che pure premeva per uscire. La guardò, speranzoso e intimidito. Quella bambina così bella, così solare, così potente e così inconsapevole del suo potere, così... così "magica". Lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, se solo lei gliel'avesse fatto capire... qualsiasi cosa.


Aspettò, tremando dentro di sè. Lei guardò di nuovo la foto e scoppiò a ridere. "Scusami, non volevo offenderti," disse subito dopo, con aria contrita. "E' tuo padre questo signore, vero? Ha un'aria così buffa qui, con questo vestito... Anche tua mamma..."


Lui si vergognò immediatamente. Ecco, aveva sbagliato tutto di nuovo, e anche quell'occasione era andata sprecata. Ma lui aveva solo quello di magico, una stupida foto di famiglia che avevano fatto un paio di anni prima, quando erano venuti in visita i lontani cugini di sua madre. Erano persone importanti, potevano essere d'aiuto, e suo padre aveva voluto riceverli con tutti gli onori, sperando forse di far loro buona impressione. Dopo, finita la festa, avevano posato tutti insieme per una foto, per avere un ricordo di quell'incontro; almeno così avevano detto i parenti... ma poi non si erano più fatti sentire. Disgustati o delusi anche loro, sicuramente. O forse era stata una velata canzonatura, o una bugia compassionevole, come quella che avrebbe detto Lily adesso. Si irrigidì, aspettando il peggio, perchè, spontanea e impetuosa com'era, la bambina non sapeva trattenersi dal commentare.


"Anche tu hai una faccia strana, qui..."


Lui abbassò la testa, sentendo montare le lacrime. Perchè piangeva così facilmente di fronte a lei? Perchè si sentiva così inadeguato? Eppure era un mago, e un giorno... sì, un giorno sarebbe diventato potente e famoso!


La fronte gli si increspò nello sforzo di controllarsi. Lei lo guardò in silenzio. Poi mormorò, "Severus..."


Lui rialzò il viso con aria di sfida e mise le mani in tasca, alzando le spalle come se non fosse successo niente, come se non gli importasse nulla. Poi diede un calcio alla polvere, perchè sassi lì non ce n'erano, per sfogare la sua amarezza.


Lentamente, gli occhi di Lily si fecero tristi e comprensivi, irradiando di nuovo quel potere così forte e così incredibilmente ammaliante.


"Mi spiace," mormorò lei, stringendogli il braccio, e il ragazzo si irrigidì di nuovo nella gioia di quel contatto, sentendosi morire in un vortice di tenerezza. Lei lo guardò sorpresa.


"Spero che tu non ti sia offeso," disse poi, stupita nel vedere come prodigiosamente il sangue gli affluiva al viso pallido, accendendolo di vita. Troppo emozionato per potersi esprimere coerentemente, lui scrollò la testa per farle capire che era tutto a posto.


Allora, con un gesto esitante, lei gli restituì la foto.


"Meglio che vada, adesso. Petunia mi starà aspettando, e non voglio che dica alla mamma che ero in ritardo," disse in tono pratico, ravviandosi i capelli.


Lui annuì in silenzio e lei arrossì.


"Sai, tu... tu sei simpatico," concluse imbarazzata. Poi si girò e scappò via.


Con in mano la foto ancora calda delle dita di lei, Severus la guardò correre e allontanarsi per il sentiero, così adorabile nella grazia dei lunghi capelli rossi che le ondeggiavano sulle spalle.


"No", sussurrò poi, e lacrime amare fecero nuovamente capolino, in tempo per essere ricacciate giù con forza. "Non sono queste le parole."

                                                                                                                                                                                                                   (continua)


  
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