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Autore: funkia    21/07/2010    21 recensioni
Stavo seduta sull’incavo della finestra fissando il paesaggio attorno alla casa dei nonni. Per ettari ed ettari si vedevano solo campi arsi e colline, il lago dove papà ci portava sempre quando eravamo piccoli e il ripostiglio dove il nonno teneva i suoi attrezzi Babbani. Era estate e avrei dovuto sentirmi euforica. Euforica di stare in vacanza, di non dover andare a scuola e di poter passare i pomeriggi all’ombra degli alberi a leggere un buon libro. Ma non mi sentivo affatto felice. Le voci allegre dei miei familiari provenivano dal piano di sotto e io mi sentivo sempre peggio. Avevo fatto un errore. Avevo fatto un enorme errore. E adesso non sapevo come fare a dirlo a papà
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“Possiamo parlare adesso

                                 DON’T TELL DAD

 

                                     35. Just a talk

 

 

 

“Possiamo parlare adesso?”

 

Era la mattina dopo San Valentino e stavo facendo colazione con Al e Vanessa. Avevo già raccontato tutto a Vanessa, che aveva raccontato tutto ad Al, che stava facendo del suo meglio per non alzarsi e prendere a pugni Scorpius. Io lanciai un’occhiata di sbieco a Malfoy, mentre alcuni studenti ci guardavano curiosi.

 

“Non so se ne ho voglia.” Dissi.

 

Scorpius si guardò un attimo attorno e abbassò la voce. “Per favore, Rose, non farmi supplicare.”

 

Io mi scambiai uno sguardo con Vanessa, che scrollò semplicemente le spalle. Mi alzai lentamente, lasciando il mio piatto mezzo pieno. Ero sicura che al mio ritorno Al lo avrebbe già finito. Feci per seguire Scorpius ma la voce di Al mi trattenne.

 

“Malfoy?” disse cupo. Scorpius si voltò. “Spero per te che questo sia un gran malinteso.”

 

Scorpius annuì ma non disse nulla, sembrava imbarazzato. Lo seguii senza nessuna voglia, attraversammo tutta la Sala Grande e mi fece strada fino ad arrivare alla prima aula vuota. Andai a sedermi sulla cattedra senza mai guardarlo in faccia. Lo sentii sospirare.

 

“Mi dispiace.” Disse.

 

Io mi morsi un labbro. “Questo lo hai già detto, possiamo passare al prossimo argomento?”

 

Rimase un attimo in silenzio, poi prese una sedia vicino a lui e la trascinò davanti a se mettendosi a cavalcioni, si appoggiò coi gomiti sulla spalliera e mi fissò per un po’. Io mi sentii un po’ in soggezione. “Quello che ha detto Dylan… insomma noi abbiamo una specie di sistema per…”

 

“Per portarvi a letto le ragazze senza avere nessuno tra i piedi?” Lo aiutai io con una smorfia. “Sì, ci ero arrivata.”

 

Scorpius sospirò. “Beh, d’accordo, sì! Sì, lo scopo era proprio quello e usiamo questo sistema da anni.” Io lo guardai in shock. “Mi dispiace, ma non ti aspettavi davvero che io fossi… insomma…”

 

Io senti la gola stringersi in un nodo. “Certo che no.” Dissi. “Ho sentito tante storie sul tuo conto.”

 

“Già, di cui almeno la metà sono false.” Disse lui guardandomi dritto negli occhi. “In ogni modo, il fatto che ti abbia portato in Sala Comune solo perché era il mio giorno non significa affatto che stessi cercando di… circuirti.”

 

“Sono sicura di no.” Feci sarcastica. “Cercavi solo qualcuno con cui giocare a scacchi.”

 

Scorpius si alzò di scatto dalla sedia, io sobbalzai dallo spavento, e si passò una mano tra i capelli, frustrato. “Maledizione Rose! Ci penso, ok? Ci penso almeno quattro o cinque volte al giorno e ammetto che se potessi ti prenderei su quella cattedra in seduta stante, ma non posso!”

 

Io lo fissai tra lo shockato e il confuso. “Non… puoi?” Chiesi corrucciando la fronte.

 

“Non finché tu non mi darai il via libera.” Si spiegò. “Non voglio forzare le persone a fare cose che non vogliono. Non l’ho mai fatto. L’altra sera volevo solo poter passare un po’ di tempo insieme.”

 

Io mi morsi un labbro. “Cinque volte al giorno non ti sembra un po’ eccessivo?”

 

“Ti sei guardata allo specchio recentemente?” Chiese lui alzando un sopracciglio. “La tua gonna è più corta del solito, la tua camicia più slacciata, le tue labbra sono più morbide e i tuoi capelli più mossi!”

 

Io lo guardai come se fosse scemo. “E i tuoi ormoni più gonfi.” Dissi. “Sono esattamente uguale a prima. Anzi, la mia camicia è più abbottonata perché fa un freddo glaciale e se posso metto anche il golfino.”

 

“Sono io, vero?” Fece lui improvvisamente frustrato. “Sono io che sono disperato.”

 

Io lo guardai seriamente perplessa. “Non pensavo che avessi un problema fino a questo punto, l’astinenza ti crea davvero dei seri disturbi.” Dissi. “Prima di adesso, quanto sei stato al massimo senza…”

 

Scorpius alzò lentamente gli occhi senza dire niente. Io continuai a fissarlo in attesa di una risposta. “Non lo so.” Fece scrollando le spalle. “Una settimana?”

 

“Una…” Lo guardai a bocca aperta. “Ma come diavolo hai fatto?”

 

Sembrò quasi che volesse andarsene, poi si rimise a sedere. “Senti, non ho davvero voglia di parlare di questo con te. Non è proprio il caso.” Disse. “Volevo solo scusarmi per l’altro giorno.”

 

“Ci sono davvero così tante ragazze ad Hogwarts?” Feci io riallacciandomi al discorso di prima. Non volevo essere petulante, ma per me era un bello shock!

 

“Questa è una delle tante cavolate che girano sul mio conto.” Fece lui alzando gli occhi al cielo. “Non è vero che cambio una ragazza al giorno. Alcune sono durante anche qualche mese, sai?”

 

Io lo fissai a bocca aperta. “Ed io cosa sono, una specie di record personale?”

 

“Tu sei il più grosso problema che sia mai entrato nella mia vita, Weasley!” Fece frustrato. “Prima di te, era tutto nella norma. La mia vita era pressoché perfetta, spensierata, come dovrebbe essere. Ed invece tu riesci di fare tutto un problema e non c’è mai verso di stare tranquilli per cinque minuti! Dio, ma ti rilassi mai?”

 

Io gli lanciai un’occhiataccia. “E questo è il tuo modo di scusarti? Se non ti va bene come sono fatta, perché io sono fatta così, lasciami e basta! Me ne saprò fare una ragione!”

 

“Bene, lo farò!”

 

“Bene!”

 

Scorpius cominciò a marciare a passo pesante in direzione della porta. Dovevo averlo fatto proprio arrabbiare. Sospirai e abbassai la testa, aspettando di sentire la porta che sbatteva. I passi si fermarono e la porta non sbatté mai. Quando rialzai la testa, Scorpius aveva appena fatto dietrofront e stava marciando verso di me con lo stesso passo pesante.

 

Mi venne addosso con tanta irruenza che la cattedra si spostò indietro di qualche centimetro, con una mano ferma dietro la mia nuca mi baciò con tale foga che sembrava volesse divorarmi. Io mi lamentai per un po’ dentro la sua bocca, ma poi lo lasciai fare.

 

“Signor Malfoy!”

 

La voce scandalizzata della McGrannitt ci fece sobbalzare entrambi. Scorpius si spostò di lato ed io mi ritrovai a faccia a faccia con la Preside, arrossendo come una pazza.

 

“Miss Weasley!” Fece ancora più scandalizzata. “Siete entrambi in punizione! A partire da questo esatto momento!”

 

Io e Scorpius ci scambiammo un’occhiata ed entrambi dovemmo fare del nostro meglio per non scoppiare a ridere in faccia alla McGrannitt.

 

“Non oso pensare che cosa direbbero i vostri genitori! Dovreste vergognarvi!” disse con una voce talmente acuta che sembrava stesse per strozzarsi. “E cosa ci fate qui prima dell’ora di lezione?”

 

Scorpius si schiarì la gola cercando di restare serio. “Cercavo di scusarmi.”

 

La McGrannitt fece una smorfia. “E pensare che ai miei tempi si usavano i fiori…”

 

 

**

 

 

Al passò a trovarmi il giorno dopo all’ora di pranzo in Sala Trofei. La McGrannitt, dopo quello che aveva visto con i suoi occhi, aveva pensato bene di mettere me a pulire trofei e Scorpius a dare una mano agli Elfi nelle cucine. Immaginavo poi che si fosse rinchiusa nel suo ufficio e seduta in un angolino buio, per dimenticare quelle terribili immagini.

 

“Non posso crederci!” Aveva detto Al in pieno shock quando gli avevo raccontato tutto. “E’ un miracolo che la McGrannitt non vi abbia espulso!”

 

Io risi. “Sai cosa?” dissi scrollando le spalle. “Non m’importa.”

 

Al alzò un sopracciglio sedendosi a terra al mio fianco. “Non t’importa d’essere espulsa? Rose, ma ti senti quando parli?”

 

Io smisi di lucidare un trofeo e mi voltai verso di lui. “Credi che sia l’unica ad essere cambiata, Al? Sei il capitano di Quidditch e stai con Vanessa Miller. Se solo te lo avessi detto qualche anno fa, avresti sicuramente storto la bocca. Sia per l’una che per l’altra.”

 

Al ci pensò un attimo su. “No, forse per quanto riguarda Vanessa…” Io lo guardai male. “D’accordo, sono cambiato. Siamo tutti cambiati, ma permetti che sia un attimo perplesso se proprio tu fra tutti dici che non t’importa niente di essere espulsa.”

 

Io alzai gli occhi al cielo. “Non è che non m’importa di essere espulsa, Al. E’ solo che… è il nostro ultimo anno e in tutti questi anni di scuola non mi sono mai divertita davvero. E’ quest’anno è stato strano, difficile, movimentato… ma è stato un anno diverso. Sai, adesso riesco a capire quello che intendeva dire James.”

 

Al fece per ribattere ma poi scosse la testa e sopirò. “Sai cosa? Hai ragione. Non mi sono mai sentito così vivo da quando ho cominciato a giocare a Quidditch. Ed io odiavo il Quidditch.”

 

“Sì, lo so.” Feci con un sorriso. “E pensi di poterti abituare all’idea di me e Malfoy insieme.”

 

Fece una smorfia. “Non mi piace.”

 

“Beh, non ti piaceva neanche il Quidditch.” Dissi ricominciando a pulire il Trofeo.

 

Al scoppiò a ridere e scosse la testa. “Beh, non è esattamente la stessa cosa. Non vorrai che mi metta a giocare con te e Malfoy, adesso?”

 

Al solo pensiero mi venne da vomitare. “Al! Non… non dirlo mai più, neanche per scherzo!”

 

Lui sorrise appena e scrollò le spalle. “Scusa, penso di star diventando troppo come James e Lily. E Vanessa. Sembra una ragazza così tranquilla ma quando siamo da soli diventa una belva e…”

 

“Frena! Frena, frena!” Feci io alzando le mani in segno di resa. “Davvero Al, non lo voglio sapere! Preferisco rimanere per sempre nell’oblio.”

 

Al rimase un attimo interdetto e corrucciò la fronte. “Oh, pensavo che Vanessa te l’avesse detto?”

 

Io mi voltai allibita verso di lui. “Detto cosa?”

 

“Oh, no, niente.” Fece arrossendo in un modo caratteristicamente da Weasley. “Ehi, te l’ho detto? James e Fred adesso lavorano al negozio dello zio George. Non ci sarebbe stato lavoro più indicato per loro, non trovi?”

 

“Ignorerò il fatto che stai cercando di cambiare improvvisamente discorso.” Dissi facendo una smorfia a cui Al arrossì ancora di più. “Per lo meno mi fa piacere pensare che stiano facendo qualcosa di utile nella loro vita. Zio Harry non voleva che si arruolasse negli Auror.”

 

“Ci ha provato.” Fece Al scrollando le spalle. “Ma con scarsi risultati. A James non interessa.”

 

“Già.” Feci io con mezzo sorriso. “Papà cerca di farmi diventare un avvocato come mamma.”

 

Al smise improvvisamente di sorridere e sembrò nervoso. “Oh Rose, lo hai saputo non è vero?”

 

Io scossi la testa guardando il trofeo che avevo appena finito di pulire. “Cosa devo sapere?”

 

“Ecco… papà e gli zii saranno a scuola domani. Sai, per quella lezione. Credevo che ti fosse arrivata voce.”

 

Io lasciai andare il trofeo, allarmata. “Domani?” Urlai. “Ma non dovevano venire a fine mese?”

 

“Hanno anticipato perché a fine mese papà avrà un incontro col Ministro e… non importa, volevo solo farti sapere che domattina saranno qui. Hai più parlato con lo zio Ron da… insomma, da Natale?”

 

Io scossi la testa e sospirai. “No, ma spero tanto che non sia così arrabbiato. Dovrà pur farsene una ragione, prima o poi.”

 

“Sì.” Fece Al. “O magari potresti lasciare Malfoy.”

 

“Al!”

 

“Beh scusa, io ci ho provato.”

 

 

**

 

 

Neanche a dirlo la mattina dopo ero un fascio di nervi. Non ero mai stata così nervosa prima di entrare in classe da quando mi ero resa conto di essermi presa una cotta per Malfoy. Vanessa ed Al mi accompagnarono a fare colazione ma non fui in grado di buttare giù neanche mezzo boccone.

 

Quando entrai in aula di Storia della Magia fui grata che ancora non fosse arrivato nessuno e ci sedemmo ai nostri soliti posti. Malfoy e Zabini entrarono pochi minuti dopo sedendosi dalla parte opposta dell’aula, come facevano sempre. Io gli feci un cenno con la mano e cercai di dirgli con il labiale che ci sarebbero stati i miei genitori, ma lui scosse la testa facendomi capire che non aveva capito nulla.

 

Solo quando i miei genitori fecero il loro ingresso insieme a zio Harry, Malfoy spalancò gli occhi ed io feci una smorfia.

 

“Bene,” fece Ruf mettendosi comodo alla cattedra. “Come già vi avevo preannunciato oggi avremo qui con noi Harry Potter e i signori Weasley. Abbiamo già studiato tutta la loro storia e quello che successe durante la Grande Battaglia, ma se ci sono ancora dei punti poco chiari o se avete delle curiosità, loro sono qui per rispondervi.”

 

I miei occhi incrociarono quelli di mamma, che mi sorrise. Replicai con un debole sorriso appoggiandomi alla spalla di Al.

 

“Quanto manca alla fine della lezione?” Chiesi.

 

Al guardò l’orologio al polso. “Approssimativamente… un ora e cinquantacinque minuti.”

 

“Grandioso!” Mormorai.

 

Ruf si guardò intorno in Aula. “C’è qualcuno che vuole cominciare con le domande?”

 

Parecchie mani si alzarono in aria. Ruf indicò appena dietro di noi.

 

“Signorina Allison?”

 

Una vocetta sottile arrivò da dietro le mie spalle. “Sì. Volevo sapere quand’è che i signori Weasley avevano capito di essere innamorati.”

 

Diverse ragazzine ridacchiarono tra loro, io roteai gli occhi. Ruf sembrò semplicemente scandalizzato.

 

“Questa è un’aula, signorina, non un salotto…”

 

Zio Harry alzò una mano mezzo ridente. “No, va bene.” Disse. “Purtroppo per tutti noi, molto tardi.”

 

Tutti scoppiarono a ridere, anche io e Al cercammo di trattenere una risatina, ma fu impossibile. Papà arrossì come un peperone, si grattò la nuca e allargò le braccia.

 

“Beh, non ero certo un tipo sveglio.”

 

Zio Harry indicò un altro studente con la mano alzata. “Sì.”

 

“E’ vero che una volta avete cavalcato un drago?” disse il ragazzo con l’eccitazione negli occhi.

 

Zio Harry annuì. “Cercavamo di sfuggire dalla Gringott dopo che eravamo riusciti ad accaparrarci un Horcrux custodito gelosamente. Un’esperienza totalmente da non rifare!”

 

“Nessuno era mai riuscito a rapinare la Gringott.” Disse un ragazzo coi capelli color miele. “Come avete fatto?”

 

Papà e zio Harry si voltarono verso la mamma. “Avevamo il cervello di Hermione.”

 

Mamma arrossì appena. “Troppo gentili.”

 

Le domande andarono avanti un bel po’ e mamma, papà e zio Harry raccontarono un sacco di storie sulla loro adolescenza, sulla guerra, sulla famiglia, su persone che li avevano aiutati lungo la strada. Io ero completamente rilassata contro la spalla di Al, ascoltando sì e no quello che dicevano, dato che per la maggior parte quelle storie facevano già parte della mia cultura personale.

 

Né io, né Al ci saremmo mai sognati di chiedere niente. Vanessa invece sembrava divertita di venire a sapere tutte quelle cose su mamma e papà, ogni tanto la sentivo ridacchiare, a volte invece era totalmente assorta nei racconti.

 

“… Malfoy?”

 

Ero distratta e non avevo sentito la domanda, ma rizzai subito le orecchie e mi voltai verso Vanessa, allarmata.

 

“Che cosa ha chiesto?” Chiesi agitata. “Qual’era la domanda?”

 

Vanessa fece una smorfia e abbassò la voce. “Ha chiesto se è vero che tua madre è stata quasi uccisa dai Malfoy.”

 

Mandai prima un fugace sguardo a mia madre, che sembrava un po’ presa alla sprovvista e come sempre toccava la sua cicatrice sul collo, poi alzai gli occhi su Scorpius. Si era incupito.

 

Mamma si schiarì la gola. “Non… non è esatto.” Disse. “Sono stata torturata in casa Malfoy, che all’epoca era il ritrovo dei Mangiamorte.”

 

“Ma i Malfoy erano Mangiamorte, non vi crea nessun problema pensare che Rose esca con un figlio di un Mangiamorte?”

 

Vidi Scorpius alzarsi in piedi infuriato, ma Zabini lo costrinse a sedere. Io mi voltai per vedere chi avesse parlato, volevo prenderlo a pugni subito dopo la lezione. Per mia sorpresa fu papà a rispondere alla domanda.

 

“Certo che non sono felice che Rose esca con Scorpius… io vorrei che Rose non uscisse con nessuno!” disse scatenando l’ilarità generale. “E posso sapere che lavoro faceva tuo nonno?” Chiese al ragazzo.

 

“Il fornaio.” Disse quello un po’ imbarazzato.

 

Papà sorrise. “E tu vuoi fare il fornaio, quando sarà il tuo momento?”

 

Il ragazzo rise e scosse la testa. “Assolutamente no, io vorrei allevare draghi.”

 

“Bene.” Disse papà. “Credo che questo risponda alla tua domanda.”

 

Io sorrisi e alzai gli occhi su Scorpius, che stava sorridendo appena anche se continuava a tenere la testa china. Probabilmente era in imbarazzo, come sarebbe stato chiunque.

 

“Quello che mio marito vuole dire.” Disse mamma continuando il discorso di prima. “E’ che sono le nostre scelte a portarci ad essere chi siamo in realtà. Nessuno di noi ha un percorso obbligato, nessuno di noi è tenuto a seguire chi ci ha preceduto. E’ per questo che abbiamo lottato: per la libertà.”

 

Ci fu un attimo di silenzio, mamma riusciva sempre a zittire tutti. Per un attimo incrociai gli occhi di papà, lo stesso azzurro intenso di mio fratello Hugo, e sorrisi. Lui mi concesse un debole sorriso.

 

“Bene,” Fece Ruf. “La lezione è finita. Ringraziamo i signori Weasley e Harry Potter per essere stati qui oggi.”

 

Tra i vari lamenti tutti gli studenti si alzarono e cominciarono a lasciare l’aula. Io, Al e Vanessa rimanemmo un po’ indietro, aspettando che quasi tutti fossero usciti dall’aula. Era da Natale che non vedevo i miei genitori, ero un po’ nervosa.

 

“Ben fatto!” disse Al a zio Harry non appena fummo più vicini. “C’è qualcosa della nostra vita che è rimasto segreto?”

 

Zio Harry rise e gli scompigliò i capelli. “Quest’anno è andata bene, James la prese molto peggio.”

 

Io mi avvicinai a mamma, che mi abbracciò, e a papà. “Ciao.” Dissi timidamente.

 

Papà fece un sorriso. “Allora, sono andato bene?” Chiese scherzandoci su.

 

Io annuii. “Sei stato perfetto.” Dissi. “Non avresti potuto fare di meglio.”

 

“Lo penso davvero.” Disse papà facendosi improvvisamente serio. “Mi dispiace di essermi arrabbiato tanto, è solo… non importa. Sappi solo che lo penso davvero, Rose.”

 

“Che cosa, che Scorpius non sia un mangiamorte o che non dovrei uscire con nessuno?” Chiesi io con un sorriso.

 

Papà scoppiò a ridere e annuì. “Tutte e due, Rose.”

 

Mamma sorrise e indicò dietro alle mie spalle. “Adesso va’ Rose, qualcuno ti sta aspettando.”

 

Mi voltai, Scorpius era sulla soglia della porta con Zabini al suo fianco. Gli sorrisi. Mi voltai di nuovo verso mamma e papà e li abbracciai uno alla volta.

 

“Ci vedremo tra qualche mese, suppongo.”

 

Mamma annuì. “Saluta Hugo e copritevi bene. Fa un freddo glaciale.”

 

Papà roteò gli occhi. “Hermione, lasciali in pace per almeno cinque minuti.”

 

Li salutai e mi avviai verso la porta, con Al e Vanessa al seguito. Quando raggiunsi Scorpius gli regalai un sorriso e scrollai le spalle.

 

“Non è andata così male, no?”

 

Lui sorrise appena e scosse la testa. “No. Sarebbe potuta andare molto peggio.” Disse. “Vieni, ti accompagno alla prossima lezione.”

 

Io sorrisi e insieme a Scorpius, Zabini, Al e Vanessa mi incamminai lungo il corridoio pensando che infondo, adesso, il peggio era davvero passato.

 

 

**

 

 

Lo so, lo so, sono in megaritardo ma questa girata devo ringraziare il cielo se sono riuscita a postare, perché mi stanno facendo diventare matta a lavoro!

 

Mi dispiace essere sempre così di fretta, posso solo dirvi che questo era il penultimo capitolo quindi col prossimo metteremo fine a Don’t tell dad… purtroppo prima o poi bisogna arrivare alla fine.

 

Grazie a tutti quelli che hanno recensito, siete meravigliosi, ma non ho proprio il tempo di rispondervi. Prometto che cercherò di fare meglio la prossima volta.

 

Ancora buone ferie a chi fosse già in vacanza e tanti baci

Zia Funkia.

 

P.s._ dimenticavo la vostra sorpresa… eccola qui ^^

   
 
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