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Autore: veronica94    21/07/2010    1 recensioni
questa storia parla di due ragazzi: Dario e Agnese. i loro destini si incontreranno e sta a voi scoprire come si svolgerà la vicenda.
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Agnese
Mi svegliai presto, i miei dormivano ancora, dovevano essere ancora stanchi per il viaggio. Infatti ci eravamo trasferiti a Tricarico per il lavoro di mio padre. Era il nostro ennesimo trasferimento, non mi ero trattenuta in un luogo tanto a lungo per ambientarmi a scuola, conoscere i compagni eccetera.
Mi alzai dal letto non famigliare ma comodo e andai verso gli scatoloni accatastati lungo la parete. Rovistai in quello più vicino alla ricerca del mio zaino dove mettere un block notes, sul quale prendere degli appunti, una matita.
Quando lo trovai me lo gettai sulle spalle e scesi in cucina per mangiare qualcosa.
Appoggiai lo zaino all’entrata e ritornai in camera per vestirmi, cercai nello scatolone con su scritto “vestiti” trovai dei jeans e una semplice maglietta che indossai subito, poi scorsi i miei trucchi e mi avvicinai alla finestra per avere più luce e iniziai a truccarmi in maniera leggera.
Il mio sguardo cadde casualmente sulla strada che si poteva ammirare dalla mia stanza.
Un ragazzo stava osservando il cancello con crescente curiosità.
Forse aveva sentito il mio sguardo addosso visto che alzò il suo verso la mia finestra.
Ci guardammo per qualche istante, il tempo necessario per memorizzare il suo viso.
Poi io mi ritirai per completare ciò che stavo facendo.
Quando terminai i preparativi scesi le scale per andare verso la scuola.
Non avevo idea di dove fosse.
Ma non ci misi molto a trovarla, c’era solo una piazza principale in tutto il paese, quindi la scuola doveva essere nei dintorni.
Una ragazza stava camminando da sola verso una via, ma quando mi passò accanto mi guardò bene, aveva uno zainetto in spalla e forse aveva visto il mio poiché mi disse:
“stai andando a scuola? Ma sei nuova??” domandò curiosissima.
“ehm... sì, cioè... sono nuova, nel senso che sono arrivata ieri sera tardi qua e oggi vorrei andare a scuola, ma non conosco la strada!” dissi imbarazzata, non avrei mai pensato di essere così confidenziale con una persona sconosciuta, però sembrava simpatica e doveva essere poco più grande di me, perché non confidarle i miei pensieri?
“non ti preoccupare! Vieni con me, devo andarci anche io... di certo non avrei mai detto vorrei, non mi è sfuggito sai?! Sei l’unica ragazza che ha affermato di voler andare a scuola! Oddio! Non mi sono ancora presentata! Sono Maria, il cognome non ha importanza, tanto lo verrai presto a sapere.”
“ah... io invece sono Agnese Pietri, non so se andremo nella stessa classe, però mi faresti un favore accompagnandomi a scuola...”
“volentieri! Tanto ce n’è solo una! Vieni, andiamo!” esclamò dopo esserci strette la mano.
Mentre la seguivo le guardavo i capelli, corti e ben curati.
Sulla sinistra  c’era un parco giochi per i bambini. Più avanti era posto un cancello, che rinchiudeva un edificio scolastico piuttosto semplice.
“eccoci qua, la nostra adorata scuola!” esclamò ironica Maria.
Nel giardino antistante all’ingresso erano radunati tutti gli studenti, la maggior parte erano ragazzi normali, già leggermente abbronzati.
Entrai con Maria, chissà qual’era il suo cognome.
Ma al momento smisi di pensare a tutto.
La mia mente era stata rapita dallo sguardo di un ragazzo.
Era quello che mi guardava dalla strada, lo riconobbi subito in mezzo a tutti gli altri ragazzi, era l’unico vestito con abiti pesanti, scuri con l’incarnato molto pallido.
Insomma era il tipico ragazzo dark, mi pareva assurdo trovarlo al sud, da noi, intendo al nord, era più facile vederli in giro.
Il mio sguardo si spostò verso la ragazza che gli stava a fianco. Era molto pallida pure lei, ma non era per niente dark, anzi indossava una camicetta color panna e una gonnellina rosa chiaro, ma ciò che mi era saltato subito all’occhio era il suo fisico, magrissimo in maniera impressionante.
Era anoressica.
Non avevo mai visto una persona in quella condizione, le si potevano vedere le ossa delle gambe.
Una campanella suonò e mi riscosse dai miei pensieri.
“i ragazzi che stavi guardando sono i più strani di tutto il paese, sono fratelli e nessuno parla mai con loro, a meno che non ci siano di mezzo i compiti di scuola.
Si chiamano Dario e Marta. Oh la mia classe! La dirigenza è in fondo al corridoio.”
Eravamo già all’interno dell’edificio, al primo piano.
Mi diressi dove mi aveva indicato Maria.
In quel momento il dirigente scolastico mi si presentò davanti e per poco non gli sbattevo contro ma lui senza badare a questo piccolo dettaglio mi salutò educatamente e mi fece strada nel suo studio.
“bene bene bene... sei la ragazza nuova, vero? La signorina Pietri, se non erro.”
”esatto, signor preside.”
“la conduco nella sua classe. Mi segua, prego.” Detto ciò, con passo sicuro, andò proprio alla classe di Maria.
Quando aprì la porta udii il professore fare l’appello.
“Ercoliano...”
“presente.“ la voce mi era vagamente famigliare e sembrava molto seccata.
“ehm... ragazzi- all’entrata del preside tutti si alzarono in piedi- sedetevi pure. Vi presento la nuova vostra compagna di classe. Agnese Pietri. Datele il benvenuto tra di voi.”
Un coro di benvenuto si alzò dai banchi.
Maria mi sorrise.
Andai verso il posto accanto al suo.
Una volta seduta tutti mi guardavano curiosi.
“ora iniziamo la lezione di diritto, ragazzi.” Annunciò annoiato il professore.
Io intanto guardavo gli sguardi dei miei nuovi compagni che mi fissavano.
Tra di loro notai anche Marta, la sorella del ragazzo che mi guardava dalla strada.
Sembrava interessata a me, ma il suo sguardo era troppo lontano e... distaccato.
L’ora passò abbastanza in fretta. Per poi seguire quella di italiano e matematica.
“non ti preoccupare, ora abbiamo solo due ore e la mattinata di scuola è finita.”
Mi tranquillizzò Maria a ricreazione.
“ah... bene!” esclamai solamente.
Maria mi presentò i suoi migliori amici. Erano solo due persone. Un ragazzo e una ragazza, lui si chiamava Paolo, lei Carla.
Mi sembravano simpatici, ma non vedevo l’ora di tornare a casa dai miei.
Anche la campanella della ricreazione suonò e noi tornammo in aula per le ultime due ore.

Avevo appena salutato Maria, che si stava dirigendo dall’altra parte della piazza principale.
Io mi avviai per la strada che avevo fatto quella mattina.
“Agnese!” mi chiamò una voce alle mie spalle.
Era Marta.
Mi correva in contro, quasi mi stupii che riuscì ad arrivare fino a me senza cadere, era uno scheletro che camminava, praticamente.
Cercai di simulare in un sorriso, l’espressione che probabilmente avevo in faccia.
Dietro di lei c’era Dario, il fratello.
Uno più strano dell’altra.
Lei era vestita sportiva, anche se eccessivamente magra, lui invece era tutto il contrario della sorella. La camminata era più tranquilla, non correva come invece faceva lei, poi indossava pantaloni lunghissimi con sopra degli stivali alti fino al ginocchio; forse per quello che camminava piano, moriva dal caldo?... non sapevo a cosa pensare, per lo meno lui era di costituzione normale, magro, ma non come la sorella.
Mi raggiunsero e Marta mi chiese: “va bene se veniamo con te? Sai abitiamo proprio accanto a te!” parlo con tutto l’entusiasmo che aveva in corpo.
“o-ok...” risposi semplicemente.
“allora te sei nella stessa classe di mia sorella?” mi domandò Dario.
“si, e devo dire che partecipa molto a lezione, ad ogni domanda del prof. lei aveva sempre la mano alzata!” lo informai orgogliosa di avere come compagna di classe una ragazza così studiosa.
“spero bene, a casa non fa altro che studiare.” A questo punto notai nella sua voce una punta di amarezza per ciò che faceva la sorella. Amarezza e dispiacere.
La sua voce era profonda e seria, ed io non trovai niente per sdrammatizzare la situazione.
Che ragazzi seri e tristi dovevano essere, ora capii le parole di Maria, sul fatto che nessuno parlava ma con loro.
Erano proprio strani.
Finimmo in un silenzio imbarazzato e per fortuna arrivai a casa in fretta, Marta camminava molto veloce e noi volevamo stare al suo passo.
“beh, io sono arrivata, ragazzi...” li informai, tutti e due erano assorti nei loro pensieri.
“oh, beh allora ci vediamo domani a scuola, Agnese... oddio!-cosa le sarà mai venuto in mente ora?-non ci siamo neanche presentati!”
“io sono Marta, lui è...”
“Dario” completò lui porgendomi educatamente la mano, io gliela strinsi cordiale, lei fece lo stesso.
Così feci conoscenza dei miei nuovi compagni di scuola per non dire dei miei nuovi vicini di casa.
Ci salutammo e loro andarono verso il loro cancello, io entrai nel mio, sperando di trovarmi, una volta in casa, un bel pranzetto.

  
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