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Autore: _Sihaya    22/07/2010    4 recensioni
Finale alternativo per la saga di Harry Potter!
- Dimenticate l’epilogo di Harry Potter e i doni della morte (Diciannove anni dopo);
- eliminate circa le ultime otto pagine del finale e precisamente fermatevi alle seguenti parole (cito testualmente): “[…] L’alba fu lacerata dalle urla e Neville prese fuoco, immobilizzato. Harry non poté sopportarlo: doveva intervenire… Poi accaddero molte cose contemporaneamente.
- Ora domandatevi: “Quali cose sono accadute? E se fossero state dimenticate?”
[Ai capitoli 13, 19 e 27 trovate un breve riassunto degli eventi!]
Genere: Guerra, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 7 - Lost Memories

Lost Memories

(di Sihaya10)

 

* * *

 

Questo capitolo è molto lungo, non so se sia un scelta felice o infelice, ma non mi andava di spezzarlo, tutto qui. Almeno mi farò perdonare per il precedente, che invece era brevissimo.

Fatemi sapere che ne pensate, please!!

 

* * *

 

Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.

 

Dal film Matrix,

regia di Andy e Larry Wachowski

 

* * *

 

Capitolo 7 – Lost Memories

 

Per la sua terza visita a Villa Malfoy, Hermione non fu costretta ad attendere imbarazzanti minuti in solitudine, ma venne accolta immediatamente dal maggiordomo.

 

« Buonasera Miss Granger, » disse l’uomo, « se vuole lasciarmi il soprabito… »

 

« Non occorre, » replicò lei sbrigativa. Estrasse dalla tasca del cappotto il vecchio taccuino e lo porse al maggiordomo: « Vorrei solo restituire questo al Signor Malfoy. Gli dica che ho fatto quello che mi ha chiesto. »

 

Fece per andarsene, ma una voce strascicata la trattenne: « Perfetto. »

 

Si voltò e vide Draco Malfoy lungo la scalinata che conduceva al piano superiore; come ogni altra volta che si erano incontrati, era impeccabilmente elegante. Scese le scale lentamente; lei pensò che la volesse raggiungere per recuperare il quaderno, invece si fermò all’ultimo gradino.

La guardò con affettata imperturbabilità, ma i suoi occhi tradivano una sincera speranza.

 

Chi sei?

 

In quel momento - senza riuscire a spiegarsene il motivo - Hermione intuì che la sua risposta, data con superficialità e fastidio, lo avrebbe deluso.

Considerò l’ipotesi di prendere tempo e congedarsi senza consegnare il taccuino…

 

Draco si rivolse al maggiordomo: « Non scenderò per cena. »

 

L’uomo annuì tranquillo, come se la cosa accadesse di frequente.

 

Poi Draco si voltò verso Hermione: « Seguimi. »

 

Lei esitò indecisa.

Non aveva ancora del tutto scartato l’idea di andarsene, ma il ragazzo le stava proponendo di salire al piano superiore della Villa e la sua curiosità prese il sopravvento; così intascò il quaderno e s’incamminò salendo le scale dietro di lui.

 

Draco la condusse attraverso le sale che si affacciavano al ballatoio. L’arredamento era ricercato e curato nei minimi dettagli, ma non colpì l’attenzione di Hermione tanto quanto il gelo terribile che regnava dietro ogni porta. Pensò che in nessuna di quelle stanze avrebbe potuto trascorrere più di un’ora senza congelare o, peggio ancora, soccombere all’angoscia della solitudine.

 

Precedendola di un paio di metri, Draco Malfoy la guidò presso l’ultima sala rimasta, alla fine del ballatoio.

 

A Hermione bastò osservare il modo in cui si era fermato davanti alla soglia, per capire che quella era una stanza particolare.

 

La porta a due ante in mogano scuro era più larga e robusta delle altre, gli infissi erano decorati da insoliti simboli; entrambe le ante erano tagliate trasversalmente da listelli in ferro battuto, inchiodati al legno, che si ricongiungevano fra loro a formare un chiavistello.

Quando il ragazzo entrò nella stanza, Hermione rilasciò, con un unico sospiro, l’aria che aveva trattenuto per tutto il tempo in cui lui aveva armeggiato con la serratura, e le sfuggì un’esclamazione di autentico stupore.

 

Era un’immensa biblioteca.

 

Altissimi scaffali colmi di libri erano ancorati lungo tutte e quattro le pareti.

 

Hermione rimase senza parole.

 

Quella stanza non era nemmeno lontanamente paragonabile alle altre. Sembrava calda, viva. C’erano divani e comode poltrone posti intorno a due tavolini di cristallo, su uno di essi c’era un vassoio di biscotti. Nell’aria era diffuso un gradevole profumo di pulito.

Avanzò sulla moquette verde acqua totalmente rapita dall’infinità di libri archiviati sugli scaffali in ebano, decorati con incisioni uguali a quelle riportate sulla porta d’ingresso. Scivolò fra le poltrone e si avvicinò ad un ripiano che esponeva tomi rilegati con spesse copertine, simili a quella del minuscolo quaderno nella tasca del suo cappotto.

 

Dimenticandosi della presenza del padrone di casa, non resistette alla tentazione di estrarre un volume. Sfiorò con le dita quelli disposti all’altezza del proprio viso e, tra tutti, ne scelse uno bello grosso, dall’aria vecchiotta e un po’ trascurata: Dizionario delle rune.

Era pesante e molto più grande di come appariva quand’era affiancato agli altri libri.

Rimanendo in piedi accanto allo scaffale, Hermione sorresse il testo con il braccio sinistro e con la mano destra lo aprì. La carta profuse nell’aria un odore antico e familiare, che le trasmise una curiosa sensazione, molto simile alla nostalgia.

Con massima sorpresa, la giornalista scoprì che le pagine erano piene di simboli illeggibili, identici a quelli sugli stipiti della porta e sugli scaffali della libreria; i fogli erano giallognoli e ruvidi. Esattamente come quelli del taccuino…

 

Per tutto il tempo Draco Malfoy rimase ad osservare in silenzio, in una posa controllata e circospetta, nascondendo l’impazienza che lo attraversava. Vedere Hermione Granger perdersi in uno scaffale di libri, fu come ritrovare un ricordo che credeva perduto per sempre; ma la leggerezza che provò il suo cuore in quel momento, non sarebbe stato capace di descriverla nemmeno a se stesso.

 

Quando lei ripose il libro, non riuscì più ad aspettare.

 

« Che cosa ricordi? » domandò.

 

Hermione si girò verso di lui e rimase a bocca semiaperta, incantata da un paio di occhi grigi che la fissavano, carichi di aspettativa.

 

Non ottenendo risposta, Draco superò il salotto e si avvicinò fino a porsi esattamente di fronte a lei.

 

Li separava un dizionario.

 

Hermione sentì le proprie guance arrossire.

 

« Che cosa ricordi? » chiese lui, di nuovo.

 

Lei sbatté le palpebre, come risvegliandosi da una visione.

 

« Come, prego? »

 

Furono le parole con cui calpestò il maestoso castello che lui aveva costruito in quei pochi secondi.

 

Egli, però, non si scompose. Si concesse soltanto di stringere la mano sinistra in un pugno.

 

* * *

 

Ginny aveva detto “tra un po’ arriviamo” e Harry aveva immaginato di dover camminare ancora per qualche isolato, invece era un quarto d’ora buono che proseguivano con ritmo abbastanza sostenuto. Non che gli dispiacesse passeggiare al fianco di Ginny, ma fu notevolmente sollevato quando svoltarono in uno stretto vicolo della Charing Cross Road e lei esclamò: « Siamo arrivati! ».

 

Harry guardò il pub che Ginny stava indicando: si trattava di un bar moderno, con ampie vetrate che davano sulla strada e un piccolo spazio all’aperto. Un’insegna con il nome, Royal George(*), illuminata a giorno, campeggiava sopra al locale per tutta la sua lunghezza.

 

Harry trovò il posto, tutto sommato, molto anonimo, ma Ginny ne sembrava entusiasta.

 

« Ti piace? » gli chiese dirigendosi ad un piccolo tavolo accanto alla vetrata.

 

Lui annuì non troppo convinto, guardandosi intorno un po’ infastidito dalle numerose lampade a muro che emettevano luce soffusa e rossastra. « Il Butterfly è meglio, » commentò.

 

Ginny sorrise divertita.

Harry le sorrise di rimando, poi si sedette e rimase a guardarla. Lei si tolse il cappotto infilando sciarpa, guanti e cappello nelle tasche, alla rinfusa; con una espressione serena sul volto, scosse i capelli e li ravvivò un poco, infine prese posto di fronte lui. Poiché aveva ancora la giacca indosso, gli chiese se aveva freddo e allungò le mani sul tavolo verso di lui, coi palmi rivolti verso l’alto…

 

Harry pensò che avrebbe voluto dirle la verità: che, sì, aveva freddo e avrebbe volentieri lasciato che lei gli scaldasse le mani… ma non sapeva bene come interpretare quel gesto, che sembrava più che altro senza scopo, dato che ora lei si stava guardando intorno in cerca di un cameriere.

 

« No. Non ho freddo, » mentì sfilandosi il giaccone.

 

* * *

 

Draco Malfoy se l’era ripetuto migliaia di volte che non sarebbe stato facile; ma una sconfitta è sempre indigesta, anche quando è temporanea.

 

« Non hai fatto quello che ti ho detto, vero? » chiese con voce aspra.

 

Era arrabbiato.

 

Hermione trovò ridicolo che tentasse di darsi un tono compassato, il fatto che fosse nervoso era evidente. Non le era del tutto chiaro il motivo, ma di certo lei c’entrava qualcosa…

 

« Non capisco… » disse calma, ma la sua pazienza si stava lentamente logorando.

 

Lui mostrò il palmo della mano destra. « Dammi il diario, » intimò.

 

Hermione sgranò gli occhi. Controvoglia estrasse il quaderno dalla tasca del cappotto e glielo consegnò.

 

« Mi dispiace, » esordì, ripetendo a se stessa che stava facendo la cosa giusta, « non era nelle mie intenzioni violare la sua privacy. »

 

Rimase appositamente sul vago. Era pronta ad ammettere di aver filmato di nascosto la mostra, ma non poteva assolutamente tradire Harry e Ron rivelando che l’aveva fatto per loro.

 

Lui, però, non sembrò per niente interessato alle sue scuse. Si limitò a recuperare il diario e a sfogliarne le pagine.

 

« Non hai risposto, » asserì, e così dicendo le mise davanti agli occhi il libricino aperto sulla snervante domanda.

 

« Invece ho risposto, Signor Malfoy, in una pagina diversa… da qualche parte… » replicò Hermione tra l’imbarazzato e l’infastidito. Se da un lato il buonsenso le imponeva di comportarsi con formalità e educazione, dall’altro l’orgoglio reclamava rispetto e ragione.

 

Lui sfogliò rapidamente il diario; le sue dita affusolate scorsero le pagine con irrequietezza e si fermarono trovando il foglio su cui lei aveva scritto la propria risposta.

 

Forse, rivolgersi a lei era stato un errore. Eppure…

 

Guardò Hermione.

 

Le cose non stavano andando come avrebbe voluto e doveva farle sapere quanto questo lo irritasse: « Non chiamarmi Signor Malfoy. - lo disse come ordine, ma sembrò il capriccio di un ragazzino viziato - Non sono il Signor Malfoy… e nemmeno tu sei una giornalista.»

 

Fu troppo per lei. Offesa nell’orgoglio, difese la propria professionalità: « Con tutto il rispetto, Signor Malfoy, credo che stia esagerando. Io sono un’ottima giornalista e faccio il mio lavoro meglio di chiunque altro! »

 

Eppure… Tutti dicevano che fosse tanto intelligente …

 

Malfoy decise di fare un altro tentativo.

 

Di nuovo le mise davanti agli occhi la pagina del diario, con un dito indicò la domanda.

 

« Dovevi rispondere qui sotto, » la rimproverò.

 

Hermione sbuffò e scosse la testa infastidita: « Oh, è una cosa ridicola! Ci sono decine di pagine bianche! Perché mai dovrei - »

 

« Perché funziona così, Granger! »

 

« “Funziona così”… cosa? » sbottò lei (le sembrava d’avere a che fare con un bambino spocchioso!), « io credo… io credo di averne avuto abbastanza di queste stupidaggini! Se c’è qualcosa che vuol sapere da me, conserveremmo entrambi più dignità se la chiedesse senza giri di parole. »

 

« È quello che sto facendo, » disse lui con l’espressione di chi è determinato a condurre l’avversario allo sfinimento, « voglio che tu scriva il tuo nome. »

 

« Come? »

 

« Scrivi il tuo nome qui sotto. »

 

Lei tacque. Non perché le mancassero le parole per ribattere, ma perché lui le porgeva addirittura una penna, estratta dalla tasca dei pantaloni.

 

Chiuse gli occhi, contò fino a dieci.

 

Hermione, calmati.

 

Era una situazione assurda…

 

Aprì gli occhi, spazientiti, e incontrò i suoi, spavaldi.

 

Un déjà vu. Il cuore le saltò in gola: ricordava quell’espressione come se si conoscessero… da anni!

 

Lei non faceva mai nulla di avventato.

Non prendeva decisioni senza prima aver valutato i pro e i contro.

Metteva sempre razionalità e prudenza davanti a tutto.

 

Ma quella volta…

 

Decisamente, una situazione assurda…

 

Sfilò la penna dalle dita del ragazzo e, con tratto tremolante perché lui reggeva il diario con la sola mano destra, firmò.

 

Mentre l’inchiostro macchiava la carta, un tremito la percorse e udì un sibilo ovattato, che sembrava provenire dal diario stesso.

 

Si ritrasse spaurita e in quel momento vide il suo nome scomparire, come se la pagina lo stesse lentamente fagocitando.

 

Cacciò un grido e fece un passo indietro, portandosi le mani alla bocca. La penna cadde a terra.

 

Una parola, scritta con calligrafia elaborata e pulita, si andava formando sulla carta…

 

Gryffindor

 

Lei smise di respirare.

 

E sul viso di Draco Malfoy si formò un sorriso soddisfatto.

 

* * *

 

Ron sbadigliò e si stiracchiò: cercare indizi esaminando una sequenza di immagini in movimento senza mai perdere la concentrazione non era un compito che faceva per lui. Non era nemmeno adatto a Harry, pensò. Probabilmente l’unica persona in grado di portarlo a termine senza essere divorata dalla noia era Hermione.

 

Soppesò l’idea di far esaminare anche a lei il filmato. Dato che aveva vissuto in prima persona gli eventi, poteva ricostruirli anche nelle parti che risultavano più fumose.

Sia dal punto di vista logico, che visuale…

Piazzare la telecamera fra i capelli di Hermione non era stata, in effetti, un’ottima idea, le immagini erano spesso mascherate da qualche ciocca increspata scivolata davanti all’obiettivo… e lei, di questo, li aveva avvertiti.

 

Tutti i quadri esposti, però, erano stati ripresi alla perfezione, con immagine ferma per diversi secondi. Fu così che Ron poté tranquillamente esaminare il ritratto che occupava il centro della parete nella sala più piccola, e che quel pomeriggio mancava alla collezione di Malfoy. Raffigurava il volto di una donna fredda e affascinante, con lunghi capelli biondi, occhi azzurri ed un’espressione regale di altezzoso distacco.

 

Rifletté su quali ragioni avessero indotto il nobile a rimuoverlo, ma non trovò nessuna spiegazione convincente.

 

Fu allora che il filmato mostrò gli ultimi secondi di ripresa e si bloccò sull’ultimo frame.

Nonostante Ron ricordasse perfettamente quell’immagine, sobbalzò sulla sedia appena comparve l’inquietante primo piano di Draco Malfoy.

Ciò che gli parve un’autentica beffa nei suoi confronti, fu il fatto che il video non si oscurasse dopo il finale, ma mantenesse l’immagine in bella mostra a tutto schermo.

 

Fino a pochi giorni prima, Ron aveva ritenuto Malfoy il classico figlio di papà, tronfio e pieno di sé, ma non certo pericoloso.

Da quando lo aveva conosciuto, invece, aveva cominciato a pensarla come Harry.

Lui aveva già avuto a che fare qualche mese prima con il nobile, per una serie di segnalazioni da parte di una signora che diceva di vederlo ogni notte camminare davanti alla sua casa, lungo la Charing Cross Road. Da allora, quelli che erano solo pettegolezzi sul conto di Malfoy, erano diventati, per Harry, indici veri e propri di attività illecite.

 

Il pensiero di Ron corse con preoccupazione a Hermione.

Harry si sbagliava di grosso: era lei quella che aveva visto camminare al lato opposto di Heath Street, l’avrebbe riconosciuta anche ad un miglio di distanza. Era sicuro che Malfoy la stesse minacciando, o magari ricattando, … altrimenti perché andare alla Villa, quando aveva detto di non volerci più tornare?

 

Colto da nervosismo, lanciò un’ultima occhiata allo schermo prima di spegnere il computer e pensò che, decisamente, Malfoy puzzava.

 

Rimaneva solo da individuare la causa di tanto fetore.

 

* * *

 

Hermione sentì girarle la testa.

 

Per quanto incredibile, l’inchiostro era scomparso e ricomparso, cancellando la sua firma e scrivendo, nel mezzo della pagina, quella parola…

 

Gryffindor

 

…Familiare.

 

Come i libri che aveva sfiorato…

 

Come l’espressione di Draco Malfoy.

 

A fatica, riprese a respirare. « Che diavoleria è…? » mormorò.

 

Il ragazzo le offrì la verità nel modo più semplice possibile: « Magia. »

 

Lei lo scrutò incredula e, suo malgrado, spaventata.

Era convinta con tutta se stessa d’essere presa in giro, eppure sembrava che lui credesse veramente a ciò che aveva appena detto.

Tuttavia, scartò la possibilità di dargli ascolto: non intendeva certo fare la figura dell’idiota.

 

Guardò la penna ai suoi piedi e si chinò a raccoglierla.

 

« È inchiostro simpatico, » ipotizzò.

 

Lui scosse la testa.

 

Ancora un po’ di pazienza...

 

« Scrivi di nuovo, » suggerì, « … solo il tuo cognome. »

 

La bocca di lei si torse nell’espressione di chi ha appena appreso una deludente notizia: Draco Malfoy è pazzo.

 

Ma si diceva che fosse saggio assecondare le richieste di un folle, piuttosto che contestarlo… Così, si chinò sul diario.

 

Mentre lui lo reggeva, scrisse ciò che aveva chiesto:

 

Granger

 

Per la seconda volta le lettere sbiancarono lentamente e nel centro della pagina comparve un’unica parola:

 

Mudblood

 

Arretrò di un passo.

 

« Che scherzo volgare! » deplorò, offesa e indignata.

 

« Non è uno scherzo, è la verità, » disse lui con freddezza, « ti sta dicendo cosa sei. »

 

Sangue

 

Sporco.

 

Qualcosa nelle viscere della ragazza si attorcigliò dolorosamente. L’eco di un grido lontano la raggiunse e prese a rimbalzare nello sterno insieme al battito del cuore.

 

Sempre più forte.

 

Indietreggiò di qualche passo avvicinandosi all’uscita.

 

Adesso, era terrorizzata.

 

« Non puoi andartene, non ho ancora finito, » lui la fermò, la voce decisa e beffarda.

 

Lei mise una mano sulla maniglia. Tremava.

 

« Cosa ricordi… dei tuoi genitori? » chiese.

Lei scosse la testa. « Sono morti che ero una bambina. »

 

In quell’istante un’immagine le passò davanti agli occhi.

 

Alla stazione di King’s Cross, li abbracciava, poi raccoglieva le proprie valige e s’incamminava lungo la banchina continuando a salutarli…

 

« Curioso, » ironizzò lui, « e scommetto che hai studiato in un collegio scozzese… »

 

Lei spalancò la bocca. Il cuore accelerò il battito.

 

Ecco perché era familiare: avevano frequentato la stessa scuola!

 

« Hogwarts, » disse lui, quasi le avesse letto nel pensiero.

 

Pronunciare quel nome fu come sfilare la chiave di volta: l’intera struttura, lentamente, iniziò a crollare.

 

Lei sentì le forze abbandonarla, le gambe cominciarono a vacillare. Si aggrappò alla maniglia, ma la porta appena socchiusa ruotò, facendola barcollare.

Lui l’afferrò per un braccio.

 

Hermione provò a liberarsi: lì, dove le sue dita stringevano, la pelle bruciava.

 

« Non ti lascerò andare, devi aiutarmi, » disse lui. La sua voce determinata faceva paura.

 

« A fare cosa? » lo chiese con un sospiro affaticato, che le era costato tutta l’aria che aveva nei polmoni. La testa continuava a girare mentre immagini su immagini scorrevano davanti ai suoi occhi, gettandola indietro in un passato che ancora non riusciva a credere suo.

 

« A vendicarmi. »

 

Draco Malfoy…

 

Sentì il vuoto sotto ai piedi.

 

« Per cosa? »

 

« Mi ha sfregiato e ha ucciso i miei genitori. Ha umiliato il nome della mia famiglia! …Ma cosa vuoi capirne tu? Sei solo Sangue Sporco! »

 

… Slytherin.

 

Pezzetti di puzzle sparsi in ogni angolo della mente, nascosti ma non perduti, lentamente si ricomposero. Le ginocchia cedettero sotto il peso dei ricordi, i sensi s’affievolirono, gli occhi si chiusero…

 

« Granger… Guardami! »

 

Lei alzò la testa.

 

Dall’odio che intravide nel suo sguardo, Malfoy capì che finalmente ricordava.

 

« Lasciami! » ordinò istericamente e si divincolò, costringendolo a lasciarle il braccio. « Non t’avvicinare! »

 

« Non puoi voltarmi le spalle! » il viso di lui si contrasse in un’espressione oltraggiata.

 

« Tu sei… » era sgomenta e le parole si ghiacciarono in gola. Un’immagine sola dominava la sua mente.

 

Il Marchio Nero.

 

« Chi sono io o cosa sei tu, adesso non ha alcuna importanza! »

 

Anche se Draco era chiaramente fuori di sé, Hermione era sicura che avesse scelto quelle parole con estrema razionalità: sputavano veleno.

 

« Nessuno di noi due appartiene a questo mondo! Questo non puoi negarlo. Se ti piacciono tanto i  babbani, resta con loro. Non me ne frega niente di cosa farai dopo, Granger, ma ora devi aiutarmi!»

 

Draco Malfoy…

 

Appena lui le staccò gli occhi di dosso, lei vide uno spiraglio di libertà.

 

Rapida, gli voltò le spalle e scappò, oltre la porta, giù dalle scale.

 

…Mangiamorte.

 

« Granger! » dietro di lei, Malfoy arrancava a grandi passi, « dove stai andando?! »

 

La voce uscì snaturata e quando lei sbatté la porta d’ingresso dietro le proprie spalle, esplose in un grido furioso.

 

« Dannazione! »

 

Inutile.

 

Sangue.

 

Sporco.

 

Si pentì di ogni cosa che aveva detto e fatto per ottenere la sua attenzione; ciononostante, un’incontrollabile paura gli stava strozzando la gola.

 

Perché sapeva, in fondo, d’aver perso l’unica cosa di cui avesse mai avuto veramente bisogno.

 

* * *

 

 

N.d.A.

 

(*) Il locale esiste davvero; si trova alla fine di un vicolo che dà sulla Charing Cross Road (Goslett Yard). A questo link ci sono le foto e le informazioni che ho utilizzato per descriverlo:  http://www.fancyapint.com/pubs/pub2975.php.

Il motivo per cui ho scelto questo locale lo capirete più avanti (o magari lo intuite già), ma non è fondamentale ai fini della trama. La cosa importante è che si trova sulla Charing Cross Road, strada sulla quale si affaccia l’ingresso del Paiolo Magico… 

 

X PaytonSawyer: fine in sospeso? Beh, credimi, questo è solo l’inizio! Adoro la suspense e, purtroppo per voi lettori, concluderò quasi tutti i capitoli con un cliffhanger… No, non è cattiveria, dai, l’ho messo anche come genere della fic… Almeno una rispostina l’hai avuta, no? Come dice anche la nota, il locale dove Ginny ha portato Harry non ha propriamente a che fare con il mondo magico, però…

Beh, direi che l’avventura della piccola Herm in territorio nemico ha avuto notevoli risvolti in questo capitolo, dico bene? Quel che succederà poi… non penserai che te dica ora? XD

 

X _Jaya: Grazie mille a te! Non ho ancora letto e recensito il tuo ultimo capitolo, ma lo farò a breve, assolutamente prima di partire per le vacanze! Lo scorso capitolo era necessario per non appesantire troppo questo, che già è molto lungo… In effetti mi diverto davvero molto quando devo scrivere di Ginny, specialmente se c’è di mezzo anche Harry!! XD Grazie ancora!

 

 

   
 
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