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Autore: Pattz_Angels    22/07/2010    4 recensioni
Bella ha sempre vissuto a Phoenix, aveva una vita perfetta fino a quando è stata costretta dai suoi genitori, a trasferirsi a Forks. Bella non avrà vita facile, sarà continuamente presa di mira dal gruppo più “in” della scuola... Ma se un giorno succedesse qualcosa che cambiasse le cose? E se tutto dipendesse da una scommessa? E se Bella fosse disposta a tutto pur di far parte del gruppo? Se vi abbiamo incuriosito non vi basta che leggere :P Storia scritta a quattro mani da: shasha5 (Sharon) e _Dreams_ (Elly).
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon pomeriggio a tutti!!! Rieccoci qui a postare il primo capitolo di questa storia...
Anzitutto volevamo ringraziare tutti quelli che hanno letto, siete stai davvero coraggiosi :P
grazie infinite alle 4 persone su preferiti, le 11 su seguite, 1 su storie da ricordare
e le 5 persone che hanno recensito *_* grazie infinite per la fiducia :D
speriamo davvero che la storia vi stimoli, siamo ancora all'inizio ma ne succederanno
delle belle :P quindi attenti!! :D bene ora vi lasciamo leggere in santa pace!
un bacione grande a tutti! già vi adoriamo <3
Le risposte alle recensioni sono alla fine :P








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1° Capitolo




Addii


Pov Bella




Contemplare un addio

Non basterà
Il bisogno di un viaggio
è paura e coraggio
E sto qui
Ancora io ci penso a te… sì!
Non dimenticherò
da ora in poi
i paesaggi del mondo
e le fotografie insieme a te
ma ora salutandoti…affogo…




Mi ero sempre considerata una ragazza fortunata, avevo una splendida famiglia con cui andavo pienamente d’accordo, degli amici fantastici e abitavo a Phoenix. Amavo con tutta me stessa la mia città natale, qui avevo trascorso i momenti più belli della mia vita. Amavo il sole, amavo camminare in riva al mare e sentire i raggi che sfioravano il mio viso, era estremamente rilassante. Mi ridestai dai miei pensieri e lentamente aprii gli occhi; la stanza era completamente illuminata. Guardai la sveglia sul comodino accanto al letto e sgranai gli occhi: era quasi mezzogiorno!

“Bella, stai ancora dormendo?” Non feci in tempo a terminare questo pensiero che sentii la voce di mia madre urlare dal piano di sotto.
“Mamma, sono sveglia. Arrivo subito!” risposi sbadigliando, avevo ancora sonno.

Indossai le ciabatte e a passo lento scesi le scale, rischiando di inciampare nei miei stessi piedi. Maledetta la mia goffaggine! Mi ammonii mentalmente.
Renée era intenta a preparare il pranzo, mentre mio padre se ne stava beatamente sdraiato sul divano, facendo zapping alla televisione.

“Buongiorno” li salutai sorridendo, sedendomi sulla poltrona accanto al tavolo.
“E’ quasi pomeriggio signorina, hai fatto baldoria ieri sera?” domandò Charlie prendendomi in giro. Arrossii violentemente a quell’affermazione, dato che
la sera precedente non avevo fatto altro che leggere il mio libro preferito: Orgoglio e pregiudizio, perdendo completamente la cognizione del tempo.
“No, ma che dici. Sai che non sono quel tipo di ragazza” balbettai a disagio. I miei genitori si guardarono per un attimo, scoppiando poi a ridere sotto il mio sguardo indignato.
“Vedo che vi state divertendo” borbottai a bassa voce, incrociando le braccia al petto.
“No scusaci tesoro, è solo che l’espressione che hai fatto era impagabile” ridacchiò mia madre, portandosi una mano davanti alla bocca.

Borbottai frasi sconnesse e a testa bassa mi diressi in cucina sospirando, certe volte i miei erano proprio dei bambini! Presi posto a tavola e mi sentii improvvisamente affamata, tanto che il mio stomaco brontolò.

“Che fame” dissi a bassa voce, massaggiandomi la pancia.
“Quando mai non hai fame? – mi scimmiottò Renée, raggiungendomi in cucina. – Fortunatamente il pranzo è pronto” sorrise, posando la teglia sul tavolo.

Sentii un profumo di basilico e pomodoro, che avrei riconosciuto anche a chilometri di distanza… lasagne, erano la sua specialità. Esultai mentalmente e senza pens
arci due volte me ne tagliai una grossa fetta, mettendola nel piatto.

“Bella lasciane un po’ a tuo padre” mi ammonì mia madre con un’occhiataccia.
“Non preoccuparti tesoro, dopotutto sappiamo che nostra figlia è un’ingorda” disse Charlie sorridendo malefico.

Misi il broncio e cominciai a mangiare in silenzio la mia bellissima fetta di lasagne.

“Bells...” mi chiamò mio padre.

Mi girai sorridendogli leggermente, d’altronde non riuscivo a tenergli il muso per più di due secondi. Aveva una faccia strana...

“Bells ho ricevuto una promozione... Diventerò sceriffo!” disse fiero sorridendomi a trentadue denti.
“Ah si? Sono contenta papà!” ero felice per lui, era da tanto tempo che agognava quel posto.
“Però c’è un problema...” si bloccò cercando gli occhi di mia madre per poi ricominciare a guardami triste.
“Che problema?” domandai ansiosa.
“Dobbiamo trasferirci, dobbiamo andare a Forks” disse abbassando gli occhi e puntandoli sul piatto pieno.

Spalancai gli occhi facendo cadere la forchetta, dalla mia mano, sul piatto. No.. No! No! No!!!!

“Stai scherzando spero!” sbottai incredula.
“No Bella, tua padre ha detto la verità, dobbiamo
andare a Forks! Vedrai che ti troverai bene lì! Farai nuove amicizie” disse dolcemente mia madre cercando di accarezzarmi un braccio.

La scansai e infuriata mi alzai da tavola, facendo strisciare la sedia sul pavimento.

“I miei amici sono qui! La mia vita è qui!” dissi dura mentre la rabbia cominciava a crescere.
“Bella cerca di capire...” intervenne mio padre.
“No! Non mi interessa! Vi odio!” urlai scappando in camera mia.

Come avevano potuto farmi questo? Come! Li odiavo, li odiavo!! Sbattei violentemente la porta, buttandomi poi sul letto. Affondai il viso nel cuscino, cercando in tutti i modi di riprendere il controllo. Non volevo andarmene, non volevo. Feci dei respiri profondi e con una grande forza di volontà riuscii a cacciare indietro le lacrime, che minacciavano di uscire da un momento all’altro.

“Bella – la voce di mio padre al di là della porta mi destò dai miei pensieri – Posso entrare?” mi domandò dolcemente.
“No, vattene!” risposi bruscamente, senza dargli modo di ribattere.
“Bells…” iniziò, ma nuovamente lo bloccai.
“Voglio stare da sola, lasciatemi in pace” ripetei per l’ennesima volta, coprendomi il volto con il cuscino.

Presi gli auricolari dell’ipod ed alzai la musica al massimo, in modo da non sentire rumori. L’unica cosa che desideravo fare era rilassarmi senza nessuno che mi disturbasse… e avrei tanto voluto addormentarmi e sperare che tutto ciò fosse solo un orribile incubo ch
e sarebbe svanito al mio risveglio.


***


Erano le cinque e mezza del pomeriggio quando mi svegliai. I ricordi di poche ore prima mi investirono in pieno... Dovevamo partire, dovevamo andare via. Angela, Ben... Non li avrei più rivisti! Mi sistemai in fretta e furia e mandai un messaggio ad Angela ed uno a Ben, dicendogli che avevo delle cose importanti da riferirgli. Mi costava una fatica enorme dirgli addio... Presi le chiavi di casa e la borsa, uscii dalla mia camera e veloce scesi le scale facendo finta di non notare i miei che mi avevano chiamato. Poco dopo mi ritrovai al parco di Phoenix con il fiato corto, ebbene sì! Avevo anche corso per arrivare prima di loro e schiarirmi le idee su cosa dirgli. Presi un profondo respiro e cominciai a camminare dirigendomi verso la “nostra panchina”. Era nostra perché era lì che noi avevo passato i momenti più belli e più brutti della nostra vita... Il parco, come ben si può immaginare, era molto grande.
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Avevano da poco piantato nelle aiuole dei fiori bellissimi, erano rossi e già alcuni erano sbocciati!
Mi sedetti sulla panchina e iniziai a guardarmi intorno, gli alberi erano spogli... Ottobre non era il mese adatto per la fioritura, nonostante a Phoenix il caldo non mancasse anche nei mesi freddi.
Voltai lo sguardo a destra e notai qualche coppietta camminare abbracciata... Provai un moto di tristezza, non avrei neanche più
potuto stare con il mio ragazzo... Che ne sarebbe stato di noi? Oliver avrebbe voluto avere un rapporto a distanza? Sarebbe stato tutto così maledettamente orribile... Non osavo pensarci. Alzai la testa, che prima avevo abbassato e nascosto tra le mie gambe, e notai due ragazzi, con precisione un ragazzo e una ragazza correre verso di me. Un sorriso mi spuntò sulle labbra, erano arrivati, i miei migliori amici erano arrivati!


“Bella!” urlarono, sorridendomi dolcemente.
“Angela, Ben sono davvero felice che siate venuti” li abbracciai di slancio, cercando in tutti i modi di cacciare indietro quelle stupide lacrime che minacciavano di uscire da un momento all’altro.
“Scusa il ritardo, ma abbiamo letto solo ora il messaggio” mi spiegò Angela, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Già, la solita imbranata che si dimentica il cellulare nella tasca dei jeans” ridacchiò Ben, ricevendo così un’occhiataccia dalla sua ragazza.

Portai una mano davanti alla bocca per celarle la mia risata, che però non durò a lungo. Il sorriso sparì improvvisamente dalle mie labbra al pensiero che presto momenti come questi non ci sarebbero più stati. Abbassai lo sguardo verso il suolo, celando così loro il mio viso
, che molto probabilmente rispecchiava le emozioni che stavo provando ora.

“Bella? – mi chiamò preoccupata Angela. – Tutto bene?” domandò, posandomi una mano sulla spalla.

Presi un respiro profondo: il momento della verità era arrivato, non potevo continuare a mentire… non a loro.

“Io… vi devo confessare una cosa” mormorai, cercando di dare un tono alla mia voce.
“Bella che cos’hai? Ci stai facendo preoccupare” escl
amò Ben, scrutandomi attentamente.
“Questa mattina mio padre ha ricevuto una promozione, diventerà sceriffo…” iniziai a parlare, ma fui prontamente interrotta da Angela.
“Bella, ma è fantastico! Questa è una grande opportunità per lui, è una cosa magnifica!” esclamò, totalmente entusiasta per Charlie.
Mi torturai il labbro inferiore tra i denti, imponendomi di restare calma.
“Sì è una grande opportunità per lui, ma non per me. – Mormorai, cercando di non piangere. – Dovrò trasferirmi a Forks” spiegai con voce incrinata. Faceva male, maledettamente male.
“Co... Che vuol dire?” domandò Ben spalancando gli occhi.
“Devo andare via! Non ci vedremo più!” sbottai trattenendo a fatica le lacrime, ma ormai era troppo difficile e inoltre inutile fingere che tutta questa situazione era facile per me.
“Bella non ti abbattere, troveremo un modo p
er incontrarci! C’è l’aereo, il treno e anche l’autobus! Inoltre ci potremo sentire per computer e per telefono!!” disse Angela consolandomi.
“Si è vero, i primi tempi sarà così! Ma poi voi che fare
te? Vi stancherete di scrivermi, di venirmi a trovare!”
“Ma questo non accadrà mai Bella, tra un paio di mesi avremo diciotto anni e potremo fare ciò che desideriamo. Non pensare al futuro, pensa al presente! Io e Angela ti vogliamo bene e ci saremo sempre per te! La lontananza non può fare niente alla nostra amicizia! Ti devo ricordare che noi tre ci conosciamo dalle elementari?”
“Ragazzi mi mancherete tantissimo!!” dissi scoppiando in lacrime e perdendomi nel loro abbraccio.

Un abbraccio pieno, affettuoso e nello stesso tempo triste... Sapevo che non li avrei visti facilmente, ma speravo, speravo davvero con tutto il cuore, che tutto quello che avevano detto fosse la verità.

Inspira, espira. Inspira, espira. Era da circa cinque minuti che m’imponevo mentalmente di restare calma, ma senza risultati. Ero terribilmente nervosa e la mia mano non ne voleva sapere di premere quel tasto, quel maledetto tasto che avrebbe avviato la chiamata con lui… il mio ragazzo. Presi un respiro profondo e finalmente riuscii a chiamarlo. L’attesa mi stava uccidendo e l’ansia aumentava sempre di più; serrai gli occhi con forza, ma pochi secondi dopo fui costretta a riaprirli perché sentii il suono della su
a magnifica voce.

Pronto? – rispose Oliver e le parole mi morirono in gola, tanto che trattenni il fiato. – Bella, sei tu?” domandò poco dopo, risvegliandomi dallo stato di semi-incoscienza in cui ero caduta.
Oliver…” mormorai flebilmente con il cuore a mille.
Amore, ciao! – mi salutò calorosamente, molto probabilmente con un sorriso bellissimo sulle labbra. – Che bello sentirti, tutto bene?” mi chiese dolcemente. Tutti i miei buoni propositi di dir lui la verità svanirono immediatamente. Scossi freneticamente la testa, imponendomi di non essere sciocca.
Sì, sto bene – risposi, sorridendo lievemente. – Ma mi piacerebbe vederti. Ti spiace se passo da casa tua?” domandai retoricamente, sperando con tutta me stessa in una risposta affermativa.
Uhm no, puoi venire! Sono solo a casa, ma è successo qualco
sa amore? Sicura di stare bene? Ti sento strana
Come potevo spiegargli che di lì a poco lo avrei dovuto lasciare? Che non ci saremo mai più visti per colpa dei miei??? Sì!! Perché era colpa loro se io adesso dovevo rovinare la mia vita!
Non ho nulla... Sto arrivando, a tra poco” dissi velocemente chiudendo la chiamata.
Avevo sbagliato?? Forse. Ma cosa potevo fare? Chiudergli il telefono in faccia era il primo passo per allontanarmi da lui, per mettere le giuste distanze tra noi. Non volevo che soffrisse per me...


In poco tempo mi ritrovai sotto casa sua, ero in ansia per ciò che avrei dovuto dirgli. Di sicuro questa sarebbe stata la giornata più brutta della mia vita. Bussai alla porta e lui venne ad aprirmi con quel suo sorriso angelico ma lo sguardo triste e pensieroso. Come sempre capiva i miei stati d’animo solo dalle parole.

“Amore” disse prima di stamparmi un bacio sulle
labbra.
“Ciao... Posso entrare?” chiesi titubante.
“Certo! Come ti ho già detto non c’è nessuno! Piuttosto come mai qui? Non dovevamo vederci stasera?” chiese curioso.
Ma quanto era bello? Gli occhi azzurri, quasi grigi, risplendevano sotto la luce che si espandeva nella stanza e i suoi capelli, castani, erano al solito scompigliati, proprio come piacevano a me.
“Oliver...” iniziai titubante.
Cosa potevo dirgli? Dovevo ferirlo?
“Dimmi Bella! Mi stai facendo preoccupare!” disse avvicinandosi e mettendo le mani sulle mie spalle.
Alzai gli occhi per specchiarmi nei suoi e fu in quel momento che le parole mi uscirono di bocca come un fiume in piena ed io, incapace di farlo, le lasciai scorrere ferendo l’a
more della mia vita.
“Devo andarmene da qui, partirò e mi trasferirò a Fo
rks con i miei. Mio padre ha avuto una promozione come sceriffo e... – presi un profondo respiro abbassando la testa – devo andare con lui”
“Amore se è uno scherzo non è divertente!” disse lasciandosi andare a una risata spenta.
“Non è uno scherzo Oliver. Noi non possiamo stare insieme! Non ci vedremo mai più!” sbottai cercando di inghiottire quel grosso groppo che mi si era formato in gola.
“Impossibile! Tu vuoi dirmi che te ne vai e mi vuoi lasciare?” domandò incredulo avvicinandosi al tavolo della cucina.
Lo raggiunsi subito toccandogli una spalla, ma mi scrollò di dosso mandandomi un’occhiata furente. Mi allontanai un poco respirando piano e cercando di ritrovare la calma.
“Non ti vorrei lasciare! Ma non trovo altre soluzioni Oliver... Non credo nei rapporti a distanza lo sai!” dissi affranta.
“No... No! La verità è un’altra!” disse, l’ombra di un sorriso triste sul suo volto.
“E quale sentiamo!” ero arrabbiata! Non volevo che ci lasciassimo così!
“Molto semplice... Tu non hai lottato! Tu non lotti mai per noi! Evidentemente non mi ami quanto ti amo io, non trovo altra spiegazione!”
“Ma che cavolo dici??” sbottai spalancando gli occhi.
“Si Bella! Bè invece di illudermi per un anno, p
otevi benissimo dirmelo prima! Io ti amo! Io al posto tuo mi sarei fatto in quattro per stare con te! Tu invece abbandoni tutto! Mi abbandoni!” urlò disperato.
Era la prima volta che lo vedevo così... triste e arrabbiato. Non riuscivo a sopportarlo. Il dolore sul suo viso mi faceva male.

“Io non ti abbandono.. Solo non posso andare contro i miei! Lo sai che sono come un muro! Specialmente mio padre! Non sono neanche maggiorenne, non posso fare nulla!” dissi disperata.
“Se è così allora per me è finita! Puoi andare...” disse serio voltandosi per andare in camera sua.
“No! Ti prego aspetta!” lo bloccai tirandolo per un braccio.
“Va via Bella, voglio stare solo!” borbottò.
“Come vuoi... Sappi solo che per la tua felicità partirò domani mattina presto, così non dovrai vedermi più” dissi lasciando andare la presa sul suo braccio, mentre le lacrime solcavano il mio viso.
Uscii da quella casa sbattendo la porta e, piangendo, tornai a casa mia.



***


L’amore è qualcosa di imprevedibile, arriva quando meno te lo aspetti. E’ meraviglioso, tanto che non si può descrivere a parole, ma è anche in grado di distruggerti.

Tutto ciò era vero, dannatamente vero. Serrai gli occhi, cercando di mettere a freno quelle stupide lacrime che ormai da ore continuavano a scendere sul mio viso. Ma con scarsi risultati, il dolore che provavo in quel momento era troppo forte da contenere.
Strinsi forte il cuscino tra le braccia – l’unica mia valvola di sfogo in quel momento – e immersi il viso in esso, scoppiando definitivamente in singhiozzi.
Perché dovevo soffrire così tanto? Perché... perché?
Ma purtroppo queste domande non avevano risposta e ciò non fece altro che peggiorare la situazione.
Volevo solamente starmene a Phoenix, con il mio ragazzo e i miei amici. Era chiedere tanto? No, assolutamente no.

Di tanto in tanto guardavo il cellulare sperando di vedere almeno una sua chiamata, ma… niente. Non si era ancora fatto sentire.
Non volevo che finisse così… non volevo. Lui era
la mia vita, la cosa migliore che mi fosse capitata. E lo amavo, con tutta me stessa; ma non avevo mai creduto alle relazioni a distanza. Erano inutili e non durature.

Persa nei miei pensieri non mi resi conto che qualcuno stava bussando alla porta.
“Bells, posso entrare?” domandò mio padre. La sua voce uscii flebile e ovattata, molto probabilmente a causa del cuscino che tenevo ancora premuto sul viso.
Non risposi, mi limitai a sbuffare, infastidita.
La maniglia si abbassò, segno che – seppur senza il mio consenso – era entrato in camera.
“Bells so che l’unica cosa che vuoi è restare sola, ma avrei bisogno di parlarti…” disse, accarezzandomi teneramente i capelli.
Buttai il cuscino di lato e mi misi a sedere, appoggiandomi alla testiera del letto.
“Se fosse per me direi che non voglio ascoltarti perché non c’è nulla da dire, ma dato che sei nella mia camera” sbottai sprezzante, alzando gli occhi al cielo.
“So che sei arrabbiata e ne hai tutte le ragioni… – feci per interromperlo, ma m’invitò a tacere con un gesto della mano. – Però vorrei farti capire quanto sia importante per me questa promozione. E’ un’opportunità eccezionale, se avessi potuto sarei rimasto qui a Phoenix solo per farti felice, ma non posso. Diventerò sceriffo e solo trasferendomi a Forks
ho la possibilità di realizzare il mio sogno” disse, osservandomi in attesa di una mia reazione che non tardò ad arrivare.
“Non posso restare qui? Devo per forza venire con voi? – Domandai retoricamente. – Qui ci sono i miei amici, il mio ragazzo… tutto. La mia vita è qui a Phoenix!”
urlai, gesticolando nervosamente.
“E non pensi a tua madre? A quanto soffrirebbe se tu restassi qui? – chiese bonario e questo bastò a farmi perdere l’uso della parola. - Poi hai ancora diciassette anni e non puoi vivere da sola, non hai ancora la maggiore età” mi ricordò, scrutandomi attentamente.

Annuii lievemente, incrociando le braccia al petto. Era inutile ribattere, d’altronde avevano ragione: non ero ancora maggiorenne e non avrei potuto fare nulla per sistemare la situazione.
“Okay. Preferirei stare da sola ora, così preparo le valigie” mormorai con voce atona, guardando un punto indefinito.
Sospirò pesantemente, ma non disse nulla. Mi diede un bacio sulla fronte e poi uscì dalla camera, lasciandomi finalmente sola.

Chiusi gli occhi, massaggiandomi le tempie e i miei pensieri andarono immediatamente e lui… Oliver.


***

Driin Driiin
La sveglia iniziò a suonare svegliandomi dal mio sonno tormentato. Con una mano spensi l’allarme e dopo mi stropicciai gli occhi, purtroppo gonfi dato il pianto disperato della sera prima.
La mia vita in un giorno era radicalmente cambiata, sarei andata a vivere a Forks, un paesino sperduto e finora sconosciuto per me. Avrei dovuto lasciare i miei amici
e il mio meraviglioso ragazzo... Per cosa poi? Per andare in una stupida cittadina!! Ma sapevo che era inutile ribattere, non volevo litigare ancora con i miei... E forse una cosa che odiavo di me stessa era il mio carattere. Un carattere che molti definirebbero dolce e sensibile, ma io invece lo definirei di merda! Se fossi stata una ragazza con un carattere forte, non sarebbe successo tutto questo... Ma ora era inutile rimuginarci su, io ero così e non potevo mica cam
biare tutto ad un tratto. Mi alzai dal letto e lentamente andai verso il bagno per lavarmi e vestirmi. Oggi era il fatidico giorno della “partenza”... Che felicità...
Quando andai verso l’entrata trascinandomi la valigia dietro, notai i miei genitori in cucina che parlavano sottovoce.
Capii solo qualche
parola come: sarà dura, si ambienterà, è giovane... Oh mio dio! Credevano davvero questo? Credevano che mi sarei abituata? Bè si sbagliavano di grosso! Lasciai cadere di proposito la valigia a terra provocando un rumore sordo. I miei si voltarono spaventati e notarono la mia figura davanti alla porta d’ingresso.

“Ehi Bella sei pronta?” domandò mio padre.
“Se sono qui!” sbottai.
“Bene... Anche noi siamo pronti. Charlie prepara la macchina, io vado a prendere le valige. Isabella aiuta tuo padre a mettere queste due
nel bagagliaio” ordinò mia madre.

Non risposi e silenziosamente prendendo la mia valigia più
una di mia madre, mi avviai verso la macchina parcheggiata nel vialetto.
L’aero
porto non era mai stato un luogo più triste e orribile quel giorno. Ero sola con i
miei genitori, seduta su una panchina di un colore simile al grigio misto all’azzu
rro che mi ricordava gli occhi di Oliver... possibile che dovesse davvero finire così? Era questo
che il destino ci aveva riservato? Sospirai affranta, riguardando, forse per la centesima volta, il cellulare... Nessuna chiamata, nessun messaggio. Chiusi gli occhi cominciando a percorrere con la mente i momenti più belli che avevo trascorso a Phoenix. Potevo quasi sembrare esagerata, ma per me era davvero un dolore troppo forte abbandonare tutto. Una mano mi accarezzò il braccio ridestandomi dai miei pensieri. Era mia madre che mi guardava preoccupata.

“Tutto bene tesoro?”
“Si mamma” borbottai giocherellando con il manico della valigia.
Charlie osservò l’orologio e iniziò ad alzarsi portandosi dietro due valige.
“Dobbiamo andare a fare il check-in, tra poco partiamo”

Sospirai e mi alzai seguendo con passo strascicato i miei verso il check-in. Una ragazza ci disse che tra poco ci saremmo imbarcati e quindi di incamminarci verso le scale mobili che ci avrebbero portati verso il nostro mezzo. Riguardai il cellulare ma niente... Decisi quindi di chiuderlo e iniziai a maledirmi mentalmente. I miei amici non erano venuti a salutarmi, questo perché li avevo espressamente pregati di non farlo. Odiavo gli addii per questo li avevo salutati il giorno prima. Eravamo quasi arrivati alle scale mobili, i miei erano saliti mentre io mi fermai di colpo sentendo uno strano brivido attraversarmi la pelle.

Mi voltai e notai una figura che correva affannata tra le persone, beccandosi insulti e imprecazioni.
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I capelli castani al solito scompigliati, gli davano un’aria così trasandata ma così maledettamente sexy. Gli occhi, grigi quel giorno come il tempo a Phoenix, scrutavano la folla terrorizzati. Mi bloccai alla base delle scale mobili, sicuramente i miei erano già in cima e si stavano avviando verso l’imbarco, oppure mi stavano osservando... Stavano osservando questa scena surreale, quasi da film, una scena che già sapevo mi sarebbe rimasta impressa nel cuore e nell’anima sempre. Il giubbino di pelle nero era aperto rivelando così il suo abbigliamento. Sorrisi vedendo che aveva una scarpa di un colore e una di un altro... Le lacrime mi i nondarono subito il viso non appena mi raggiunse e mi abbracciò con forza come se avesse paura di non vedermi mai più.
Bè forse quella paura era davvero concreta, quando ci saremmo rivisti?


Sarebbe finita così? Con un addio all’aeroporto come nei film? Ma nei film non c’è sempre il lieto fine?

“Amore mio” sussurrò sul mio collo.

“Oli....” ma mi zittì poggiando le sue labbra sulle mie.
Si staccò quasi subito, portando le sue mani calde e grandi sul mio viso.
“Non potevo lasciarti andare in quel modo... Non potevo! E’ stato orribile dirti quelle cose, ma Bella comprendimi... Io ti amo, ti amo tantissimo. Non posso fare a meno di te, lo sai” disse serio.
Annuii incapace di proferire parola, anch’io lo amavo ed ero felice che lui fosse venuto qui.
“Bella...” iniziò ma fu interrotto da una voce squillante.
“Attenzione a tutti i passeggeri! Il volo 111 è in partenza per Seattle!! Ripeto: Attenzione a tutti i passeggeri! Il volo 111 è in partenza per Seattl
e!”
“E’ il mio volo” sussurrai con le lacrime agli occhi.
“Amore mio non piangere, ci sentiremo tutti i giorni! E... Si verrò da
te tutti i fine settimana! Ce la possiamo fare Bella, se ci crediamo ce la possiamo fare!! Tu ci credi amore mio?” chiese ansioso.
“Certo che ci credo ma...” feci per ribattere ma prontamente mi bloccò con un cenno della mano.
“Se ci credi, non ci sono ma. Se ci crediamo Bella andrà tutto bene!”

Annuii e lo abbracciai talmente forte da farmi persino male alle braccia. Oliver mi diede un bacio sulla fronte e dopo si avvicinò alle mie labbra accarezzandole con le sue fino a quando non introdusse con violenza la lingua nella mia bocca. Le nostre lingue si scontrarono subito iniziando una danza sensuale, la nostra danza. Mi accarezzò il palato con la lingua, assaggiando ogni piccola parte della mia bocca e dopo iniziò a morsicare il mio labbro inferiore mentre io stuzzicavo con i denti il suo superiore. Fu così che le nostre bocche si assaporarono, cercando di far restare impresse in esse il nostro sapore. Purtroppo all’ennesimo richiamo dello speaker, mi dovetti staccare da quelle labbra carnose e saporite. Oliver mi asciugò u
na lacrima e mi diede un altro bacio a stampo.

“Devo andare” biascicai incapace di abbandonarlo.
“Lo so... Vai... Ci sentiremo presto, chiamami appena arrivi” sospirò accarezzandomi una guancia.
“Certo... Bè, ciao” balbett
ai.
“Ciao piccola” disse sorridendomi leggermente.

Mi voltai e iniziai a camminare velocemente verso la scala mobile cercando di non girarmi a guardarlo. Era già troppo doloroso così, figuriamoci se mi fossi messa ad osservarlo da lontano.
“Bella!” sentii urlare.
Ormai ero sopra gli scalini e mi era impossibile scendere, ma mi girai. La sua voce era più importante di tutto.
“TI AMO” urlò osservandomi ai piedi della scala.
“Ti amo anch’io!” dissi ad alta voce fiera delle mie stesse parole.







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Risposte alle recensioni:

vanderbit: ciaoooo! Grazie mille, siamo davvero felicissime che il prologo ti sia piaciuto e ti abbia incuriosita. E Bella, sì dovrà capire che non si gioca con i sentimenti delle persone e soprattutto che non bisogna cambiare il proprio modo di essere solo per farsi accettare. Lo capirà? Si scoprirà con l'avanzare dei capitoli ;)
No, i Cullen sta volta saranno tutti umani ;)
Speriamo che anche questo primo capitolo ti piaccia! E grazie infinite, siamo davvero contente che anche le nostre storie (scritte separatamente) ti piacciano. Grazie! Un bacione!

sister_forever94: ciaoooo! Siamo felicissime che il prologo ti sia piaciuto. Mmm se Bella si innamorerà di Edward si scoprirà più avanti, *noi bocca cucita xD*. Grazie mille per la recensione! Speriamo che anche questo capitolo ti piaccia^^ Un bacione!


linda88: buon pomeriggiooooo! Grazie milleee, siamo davvero felicissime che il prologo ti sia piaciuto e che la storia ti incuriosisca :)
Ahahah beh è impossibile non odiare Lauren e il gruppo "in", ma l'importante è che le lasci vive, perchè ci servono per il momento :P

Mmm chissà che succederà con Edward, lo scoprirai nelle prossime puntate xD
Grazie mille per i complimenti! Speriamo che anche questo capitolo ti piaccia! Un bacione!^^

Lau_twilight: tesorooooooooooo, ciaoooooooo! Grazie infinite, siamo davvero felicissime che la nostra storia di abbia incuriosita e che il prologo ti sia piaciuto :)
Sì Bella in fondo esprime tenerezza, perchè sappiamo che lei non è cattiva, ma dolce e se fa tutto questo è solo per farsi accettare. Perchè una delle cose che più le fa paura è rimanere sola e pur di avere degli amici si comporta in questo modo. Ma non sa che si sbaglia, perchè questo comportamento (oltre ad essere completamente sbagliato e ingiusto) non è da lei. Ahahah già odi il gruppo a quanto vediamo, uhhh tranquilla che ora della fine della storia avrai esaurito tutte le parolacce possibili contro di loro ahahahah xD
Mmm Edward Cullen vedrai come sarà, ma ovviamente hai azzeccato una cosa: da due menti malate come le nostre gli infarti sono assicurati :P e grazie per il sadiche.. lo sappiamo, muahahahah xD. *risata diabolica*.
Grazie di cuore per i complimenti, speriamo che anche il primo capitolo ti piaccia^^
Un bacione tesò, ti ado
riamooo.

Emma92: ciaooooo caraaa! Oddio grazie milleeeeee, siamo davvero felicissime che la trama della nostra storia ti abbia incuriosita e che il prologo ti sia piaciuto!
Sì, ne vedrai delle belle, poi con le nostre menti le sorprese non mancheranno mai, muahahahah xD ;)
Hai letto tutte le nostre storie?! Oddiooo grazieeee *-* siamo onoratissime, grazie infinite! Sapere che anche le altre nostre storie piacciono ci rende davvero al settimo cielo! Grazie di cuore, davvero! Speriamo che anche questo primo capitolo ti piaccia! <3 Un bacione!




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A presto!!!
un bacione grande <3
Sha ed Elly <3




   
 
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