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Autore: thequeenofdrama    23/07/2010    8 recensioni
“Jess…” e finalmente pronunciò il suo nome. E in un lampo fu esattamente come tutte le volte che si incontravano di nuovo. Esistevano solo loro due, i loro sguardi incatenati l’uno all’altro. // Rory. Jess. Un nuovo incontro. Una città magica come Parigi. Per riscrivere il loro finale. Future fic.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Ok, l'idea di questa fic vagava nella mia mente da anni, presumo... Ma poi non l'avevo mai buttata giù... Poi l'altro giorno di colpo ho provato a scriverla ed è nata di getto... Non ho mai scritto di loro da quando ho ripreso a scrivere FF con assiduità, anche se si presterebbero a molteplici scenari... Forse mi faceva stare solo troppo male... Dio solo sa quanto AMO profondamente questa coppia, nessuno per me sarà mai come loro... Quindi ho voluto regalargli un nuovo finale, post season 7... Il titolo viene dall'omonima poesia di J.Prévert. Consideratela un'opera prima, siate clementi! Critiche, commenti, annotazioni, tutto ben accetto ;)







Trois allumettes, une à une allumées dans la nuit
La première pour voir ton visage tout entier
La seconde pour voir tes yeux
La dernière pour voir ta bouche
et l'obscurité toute entière pour me rappeler tout cela
en te serrant dans mes bras. ***





Senza fiato. Era incredibile come quella vista producesse su di lei sempre le stesse sensazioni, come se vedesse tutto per la prima volta. Come se fosse ancora lassù con sua madre, in quella torrida estate di cinque anni prima. Eppure era così. L’emozione nel contemplare la “Ville Lumière” da lassù era ancora intatta. Poteva esistere al mondo una città meravigliosa quanto Parigi? Rory era stata in giro per l’Europa e per molti altri Paesi, ma quella magia l’aveva ritrovata solo lì, lì in alto, all’ultimo piano della Tour Eiffel, nel contemplare quella splendida città rifulgente di mille luci e bagliori.

La lieve brezza le scompigliava leggermente i lunghi capelli castani, i grandi occhi blu erano lucidi nell’ammirare lo spettacolo che si stagliava incantevole davanti a lei. Poi il suo cuore sembrò perdere un colpo. Una voce. Una voce alle sue spalle pronunciò il suo nome. “Rory.” Quella voce. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Si voltò di scatto. In un attimo si ritrovò tra le sue braccia, salvata da una caduta certa. “Maledetti tacchi!”. “In effetti non sembrano esattamente il tipo di calzatura più adatta a salire quassù.” Sottolineò lui ironicamente, inarcando un sopracciglio.

“No, proprio no. È tutta la sera che si incastrano in queste stupide grate! Come ho fatto a non ricordarlo?”. “Ricordare cosa?”. “Mai indossare tacchi a spillo se vuoi salire sulla Tour Eiffel. Una delle dieci regole Gilmore per un viaggio in Europa! Io e mamma la istituimmo dopo aver osservato una poverina combattere con questo problema tutta la sera. E io ho fatto lo stesso. Brava Rory!”. Lui rise. Di una risata piena e aperta. In quel modo in cui rideva davvero raramente. Nel modo in cui rideva solo con lei.

Rory inclinò la testa da un lato, guardandolo curiosa. Lui le stava stringendo ancora le braccia. Quando i suoi occhi incrociarono quei due piccoli oceani blu, la lasciò andare. Lei si ricompose velocemente, stirando con mani nervose le pieghe invisibili del suo vestito azzurro. “Jess…” e finalmente pronunciò il suo nome. E in un lampo fu esattamente come tutte le volte che si incontravano di nuovo. Esistevano solo loro due, i loro sguardi incatenati l’uno all’altro. Il mondo intorno che sembrava scomparire, come se fossero avvolti da un’immaginaria bolla di sapone. Come se non fosse passato un solo giorno dall’ultima volta. Come se fossero sempre e solo Rory e Jess.

“Proprio io. In carne ed ossa.” Un lieve sorriso incurvava ancora le sue labbra. “Tu… Cos… Che ci fai qui?”. Le mani di Rory si agitavano casualmente nello spazio tra di loro. “Lavoro. E ricerca d’ispirazione.”. “Un nuovo libro?” le sue iridi turchesi scintillarono di sorpresa ed eccitazione. La sua risposta fu solo un criptico e vago “Forse.”. Poi aggiunse sardonico. “Cosa mi dici di te, Courtney?”. Lei sorrise al ricordo di quella battuta. Ancora una volta lo ricordava come se fosse il giorno precedente. Il suo cuore accelerò un po’ il battito.

“Lavoro anch’io. Mi hanno mandato qui in trasferta per scrivere alcuni pezzi. In realtà oggi è il mio ultimo giorno. Così volevo godermi per l’ultima volta la città da quassù.” Lui annuì. Le mani sprofondate nelle tasche dei suoi jeans. Rory si portò una mano sullo stomaco. “Tutto ok?” Jess le sfiorò impercettibilmente un braccio, visibilmente preoccupato. “Si. Oh, si!” Lei rise. “È solo che… Comincio ad avere fame!”. Anche Jess si lasciò andare ad una risata liberatoria.

“Avevo dimenticato il sano appetito delle Gilmore!”. Rory abbassò gli occhi un po’ imbarazzata. Le guance leggermente arrossate. “Bè, potremmo sperimentare il ristorante al primo piano. Ho sentito dire che tutti dovrebbero cenare sulla Tour Eiffel una volta nella vita.” Lei lo scrutò scettica, come quando era convinta che lui la stesse prendendo in giro. “Jess…” “Giuro!”. Promise lui, sollevando le braccia in segno di resa. “A meno che… Bè… Se… Se non hai già altri impegni.” La guardò e i suoi occhi sembravano riflettere la speranza che stava covando dentro di lui.

“No. No, no! Nessun impegno. Accetto l’invito.” I muscoli di Jess parvero rilassarsi sotto il tessuto della camicia e della giacca scura. Le offrì un braccio. “Prego, signorina, da questa parte.” Rory si aggrappò a lui cercando il sostegno e l’equilibrio che i suoi sandali non volevano proprio darle. E poi tutto scorse via con una naturalezza che forse nessuno dei due si sarebbe aspettato, dopo l’ultimo epilogo a Philadelphia. E invece. Il destino non si smentì. Erano di nuovo lì. A chiacchierare con estrema tranquillità. Parigi ai loro piedi. A ridere. Scherzare. Divertirsi. Come se fossero ancora due liceali e quello fosse un tavolo del locale di Luke e non un lussuoso ristorante francese.



“Un bel modo per salutare Parigi, no?”. Il braccio di Jess si posò cautamente sulle spalle di Rory. Lei era poggiata con i gomiti alla ringhiera del Bateau Mouche. Le imponenti guglie di Notre Dame si stagliavano davanti ai loro occhi in un suggestivo gioco di luci e ombre. La senna scorreva placida e scura sotto di loro. Lei annuì. “È bellissimo osservare la città da qui. L’atmosfera. Le luci. È tutto così…” Si morse le labbra zittendosi di colpo. Jess sollevò il solito sopracciglio. “Romantico?”. La punzecchiò. Lei arrossì come una bambina.

Jess si staccò da lei per poggiarsi con la schiena alla balaustra, le braccia incrociate sul petto. “Non la chiamerebbero la città degli innamorati, altrimenti, non credi?”. “Da quando ti lasci condizionare dai luoghi comuni, Jess Mariano?”. Rory rise di gusto. Lui sollevò le spalle per l’ennesima volta, senza darle una risposta. Lei si zittì di nuovo, guardando un punto indefinito davanti a lei. “Avresti preferito qualcun altro al tuo fianco, stasera?”. E c’era quasi una punta di delusione nel tono apparentemente piatto di Jess.

Rory tornò a guardarlo negli occhi. “No.” Rispose senza nemmeno pensarci. “Non c’è nessuno che al momento sia coinvolto sentimentalmente con me.” E non sapeva perché glielo stava dicendo. Per dovere di cronaca. O forse per fargli cogliere, inconsciamente, qualcosa di più. “Oh.” Non un’altra sillaba gli sfuggì. Rory parlò ancora. Non riusciva a stare zitta quando il nervosismo si impadroniva di lei. “È solo che… Tu… Io… Qui, a Parigi. Come se… È strano, tutto qui.” “Come se?”. Perché, perché doveva riprendere proprio quella parte della sua frase sconclusionata?

Come se fossimo ancora innamorati, avrebbe voluto rispondere Rory. Ma non lo disse. Si limitò a tornare a guardarlo negli occhi. I loro volti avevano superato di gran lunga la famosa distanza di sicurezza di trenta centimetri consentita. Non c’era bisogno di parole. Jess sembrava aver letto nei suoi occhi blu la risposta alla sua domanda. E, sempre in quegli occhi, sembrava cercare un tacito assenso per fare quello che voleva da quando l’aveva rivista quella sera. Avvicinò ancora di più il viso a quello di lei e poi si fermò. Titubante. In attesa.

Rory smise di pensare a qualsiasi cosa. E fece l’unica cosa che le andava di fare. Accorciò del tutto la distanza tra loro e le sue labbra incontrarono quelle di Jess. Erano morbide e calde, come le ricordava. Disegnate per combaciare alla perfezione con le sue. Come due pezzi di un ipotetico puzzle che non avrebbero potuto incastrarsi con nessun altro pezzo, se non tra loro. Si aggrappò con le mani ai lembi della sua giacca, stringendo forte e attirandolo più vicino. Approfondendo quel bacio senza nessun timore. Le braccia di Jess la avvolsero pochi secondi dopo, mentre le mani di Rory si allacciavano intorno al collo di lui. Semplicemente erano ancora quello che erano sempre stati destinati ad essere. Solo loro due. Perduti in un bacio che sembrava non si fosse mai interrotto. Rory. Jess. Parigi. E nient’altro.



Il sole che filtrava dalle finestre la svegliò con dolcezza. Rory sbattè più volte le palpebre per abituarsi alla luce. Si voltò su un fianco. Jess dormiva ancora sereno accanto a lei. Le lenzuola candide coprivano per metà quel corpo perfetto. Quel corpo fatto a misura per fondersi col suo. Si era chiesta tante volte, nel breve periodo in cui erano stati insieme, come sarebbe stato fare l’amore con Jess. Se quell’innegabile connessione di mente e anima, che li aveva sempre tenuti legati l’uno all’altra, si sarebbe manifestata con la stessa prepotente intensità anche tra i loro corpi. E adesso, adesso che sentiva ancora sulla pelle il suo profumo, si chiedeva come aveva potuto dubitare anche solo per un attimo che potesse essere meno intenso, travolgente, appassionato di così.

I loro baci, che pure erano stati i migliori della sua vita, le si rivelavano adesso solo come un pallido preludio di quello che aveva potuto assaporare nella notte appena trascorsa. Non si era mai sentita così viva, così completa, così appagata, così indiscutibilmente. Irrimediabilmente. Felice. Non poteva più negarlo a se stessa. Jess aveva questo potere su di lei. Nessuno. Nessuno era mai stato in grado di farle dimenticare ogni problema, ogni pensiero negativo, semplicemente tenendola tra le braccia. Solo Jess aveva questo dono.

Eppure, ancora una volta, il destino sembrava averli fatti incontrare nel momento sbagliato. Il suo aereo sarebbe partito dopo poche ore. Direzione Londra. Poi Berlino. Vienna. Roma. Il suo tour europeo era appena iniziato e non sapeva quanto sarebbe durato. D’altronde. Era una reporter. Viaggiare di continuo faceva parte del prezzo da pagare. Non poter avere un legame stabile, anche. E Jess, lui sarebbe tornato a Philly di lì a una settimana. Lontano da lei. Lontano da loro. Quelle distanze le sembravano incolmabili. Si rivestì in silenzio cercando di non svegliarlo. Afferrò un foglio e una penna dalla sua borsa. Avrebbe voluto scrivergli tante cose, ma di fronte a quel foglio bianco non gliene veniva in mente neanche una. Un solitario grazie risaltò col suo inchiostro scuro su quella pagina strappata di moleskine.

Appoggiò il biglietto sul cuscino accanto a lui. Poi, tenendo in mano i suoi sandali, si avvicinò con cautela alla porta. La aprì piano, ma quella con uno scatto si richiuse. Le braccia di Jess bloccavano il suo corpo da entrambi i lati, tenendola inchiodata alla porta, non lasciandole alcuna via di fuga. “Grazie? Grazie?” Il suo tono di voce si era alzato di qualche tono. “Dopo stanotte, dopo tutto quello che… Grazie?” Rory abbassò gli occhi colpevole. Non se lo meritava. Ancora una volta Jess non si meritava la sua fuga silenziosa. Lo sapeva, ma non aveva trovato altra soluzione per alleviare la pena di dovergli dire addio. Egoista. Ecco cos’era. Nulla più. Non rifletteva mai sui sentimenti che lui provava per lei. E adesso non aveva il coraggio di specchiarsi in quegli occhi che dovevano essere pieni di amarezza e delusione.

“Io… Pensavo che sarebbe stato meglio così.” “Meglio così? Meglio così? Guardami! Rory, guardami!” Le afferrò il viso con entrambe le mani, costringendola a guardarlo. “Dannazione, ti rendi conto di quello che dici? Come poteva essere meglio andartene senza dirmi niente? Fuggire come una colpevole? Sei adulta, Rory. Abbi almeno il coraggio di prenderti le responsabilità di quello che fai. Se stanotte è stato solo un piacevole diversivo per non trascorrere da sola la tua ultima notte a Parigi, dimmelo in faccia, perché non mi merito tutto questo. Credevo non te l’avrei detto mai più. Ma. Non me lo merito. Lo sai.”

Adesso gli occhi blu di Rory erano pieni di lacrime. Le scendevano lungo le guance arrossate. Inarrestabili e silenziose. Decise che doveva dirgli tutto. Confessargli il perché di quel suo gesto apparentemente insano. Le parole fuggirono via dalle sue labbra come un fiume inarrestabile. Ogni paura, ogni dubbio, ogni angoscia, ogni timore del futuro, ogni incertezza. Tutto. Lui la ascoltò in silenzio, poi le asciugò le lacrime, scacciandole con le sue dita sottili. La prese tra le braccia e la strinse a sé. Il corpo di Rory tremante contro il suo. Le accarezzò i lunghi capelli scuri. La abbracciò più forte. “Non ti lascerò andare, Rory. Non m’importa quanti viaggi dovrai fare. Quanto lontani dovremo essere. Io voglio solo che ogni volta che tornerai, tu tornerai da me. Io sarò lì per te. Ad aspettarti. Ti raggiungerò dove vorrai. Ma non ti lascerò andare. Non ti lacerò andare mai più.” Si allontanò un po’ da lei per guardarla negli occhi. “Io ti amo.”

Rory lo fissò con gli occhi ancora arrossati. Poi, piano piano, un sorriso le illuminò di nuovo il viso. La sua piccola mano gli accarezzò una guancia. Lui piegò la testa da un lato, assecondando il tocco di lei, in un gesto che gli era familiare. “Ti amo anch’io, Dodger.” Jess le sorrise di rimando. Le posò un bacio sulla fronte. “Sembra tutto così facile, Jess. Non lo sarà.” “Si che lo sarà. Siamo io e te, ricordi? Non importa quanta distanza ci separa, quanto tempo passa, siamo sempre io e te. Lo saremo sempre. Qualunque cosa accada.” Sfiorò il piccolo naso di lei con la punta del suo. “Te lo prometto.” Rory lo baciò con tenerezza. “Ti credo, Jess. Ti credo.” Rimasero abbracciati ancora un po’, cullandosi del battito dei loro cuori. Non si illudevano di un futuro senza ostacoli, ma dopo quella notte avevano capito che insieme erano più forti del destino, che avrebbero combattuto insieme, che si sarebbero ripresi finalmente quell’amore che il fato per troppo tempo aveva voluto negare a entrambi.



*** Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vedere tutto il tuo viso
Il secondo per vedere i tuoi occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

   
 
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