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Autore: Melardhoniel    23/07/2010    4 recensioni
Questa storia è dedicata alle prime ragazze dei Beatles; ho deciso di scriverla perchè ho notato che NESSUNA fidanzata "originaria" dei FabFour è rimasta la stessa. Cosa devono aver provato questa povere ragazze a stare con quegli indomabili quattro? Si parte dai primi incontri e si arriva alla separazione.
DAL DODICESIMO CAPITOLO: Richie conclude il racconto sbadigliando alla maniera di un troglodita.
-Richie…HAI DELLE TONSILLE!!- Osservo stupita.
-Ma vaaaaa?!? Pensavi che mi avessero operato alla prostata??-
It’s been a long long long long long long day… Anche se forse oggi dovrebbe dirlo lui…
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jimmy Nicol, Pete Best , Quasi tutti, Stuart Sutcliffe
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Let it Born, Let it BEatles;'
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Ringo&Maureen

 

It’s been a long long long long long long day…

 

Premetto una cosa: di questo capitolo so solo le cose basilari; il resto è inventato da me. Se qualcuno sa di più me lo dica e provvederò a modificare…:)

 

Siamo a Giugno del 1964. Domani i ragazzi partiranno per un tour mondiale, ed oggi hanno un servizio fotografico. Sono qui, seduta, vicino a Cynthia, ad aspettare che Richie e gli altri escano dalla porta.

È l’ultimo giorno che passo con il mio Richie, e voglio vederlo più tempo possibile.

Sfioro una lettera: è di un apprensivo papà che mi ringrazia del tempo che ho dedicato a sua figlia;  a me piace rispondere alle lettere. A volte ricevo delle bellissime risposte dai genitori. [fonti: Maureen Starkey - The Beatles, Hunter Davies]

È cominciato tutto dopo che Ritchie mi ha presentato come la sua “segretaria”; da allora lo sono diventata davvero.

Ho trovato un hobby presso il Beatles Fan Club, dove aiuto tutt’ora a rispondere alle lettere che i fan inviano a Richard, come Pattie fa con le lettere che vengono inviate a George, e Cynthia con quelle di John.

Jane invece non tiene la corrispondenza di Paul. A lui ci pensa suo padre Jim, e suo fratello Mike, e la zia Jin; insomma…la vecchia fattoria (ia ia oh) McCartney.

Ma quanto tempo è che sono dentro??? Stanno anche sviluppando le foto nella camera oscura?

Guardo Cynthia esasperata, e lei alza le spalle, contraccambiando lo sguardo.

Tanto lei ci è abituata!!

Si sentono delle voci al di là della porta (ma va?? Essendoci un fotografo e quattro Beatles!)

-RINGO?!! CAZZO RINGO SVEGLIA!- La voce di John, distorta dalla porta, appare preoccupata.

Molto preoccupata.

RINGO?? Ringo cosa? Cosa è successo?

Mi alzo dalla sedia di scatto, dietro di me Cynthia.

-RINGO!! LASCIATELO RESPIRARE!- Urla Paul.

Richie!!! Cosa è successo???

Mi sento immobilizzata per la paura.

Cynthia mi prende per mano e apre la porta, trascinandomi dentro la stanza.

A terra, vicino ad uno spaventato Brian Epstein, con la testa appoggiata sul grembo di George, c’è Richie.

-RICHIE??? RICHARD!-

Mi avvicino lentamente a lui, mentre Cynthia, spaventata quanto me, lentamente allenta la presa sulla mia mano.

-Co…cosa gli è successo?.-

-Non lo so!- Esclama Paul, preoccupato. Io alzo lo sguardo verso di lui.

-All’improvviso ha detto che non si sentiva bene ed è crollato giù come una pera cotta.-

-È solamente svenuto.- interviene John. –Però ci ha fatto prendere uno spavento coi fiocchi!-

Mi accuccio vicino a George e lui mi sorride, poi solleva delicatamente la testa di Ringo dalla sua pancia e la poggia sul mio grembo.

Io sorrido a mia volta, imbarazzata, e prendo tra le mie mani la testa di Richie, sussurrando:

-Ritchie…ma cosa mi combini?-

Lui apre debolmente un occhio.

-Mo? Sei tu?-

-Sì…sono io.-

-Grazie.-

Ringo riprende lentamente conoscenza, e si appoggia meglio al mio grembo.

John gli si avvicina e gli tira un pugno sulla spalla.

-Pezzo di idiota! Mi hai fatto preoccupare.-

-Ahia, cretino!- Ribatte Ringo. –Ma apprezzo le tue parole.-

Brian si accascia debolmente su una sedia.

-Non mi farete diventare vecchio voi quattro… Comunque, Ringo, tra poco arriverà l’ambulanza.-

Richie alza di scatto la testa. –Ambulanza??-

-Sì, caro. Non vorrei ti succedesse qualcosa durante il tour in Australia. Se devi stare a casa, meglio saperlo prima.-

-Aaah!- Sbuffa lui, ricadendo pesantemente sul mio grembo.

-Non mi piacciono i dottori…ci sono stato vicino abbastanza da piccolo.- Borbotta lui, incrociando le braccia.

-Emh…mia mamma era un’infermiera.- Si intromette Paul, schiarendosi la voce.

Io ridacchio: povero Paul!

-Sì, vabbè…ci sono sempre delle eccezioni.-

-Mo?- Mi chiama.

-Mh?-

-Mi accompagni all’ospedale?- Sorrido. Tenero Ringo…

-Certo!- Gli accarezzo i capelli.

John fa finta di soffiarsi il naso. –Che appuntamento romantico! Quale luogo migliore dell’ospedale più vicino??-

Cynthia gli tira uno schiaffetto in testa. –Insensibile…- Borbotta.

Paul scoppia a ridere e John gli punta un dito contro.

-Attento a te, Macca.-

-Uuuh, sennò cosa mi fai, Johnny??- Lo provoca lui.

-Dico a Jane che sei gay.- John sfoggia un sorriso sornione a trentadue denti.

LUI???? Con quel seguito di figli? Ah che battutona…

Paul sta per ribattere quando la porta si apre con un tonfo sordo.

-Signor Starkey?-

Un infermiere entra nella stanza.

Ringo alza debolmente la testa.

-Se mi può seguire, andiamo all’ospedale.-

Ritchie mi fissa, spaventato.

Io alzo la sua testa dal mio grembo e mi rimetto in piedi, poi lo aiuto ad alzarsi: barcolla e si appoggia a me.

-Se la signorina vuole venire…- Dice l’infermiere.

-Certo che vengo. Ci vediamo, ragazzi!- Saluto tutti e seguo l’infermiere.

-Ciao…- Sento Richard salutare.

 

***

-Signor Starkey…- L’infermiera entra nella stanza tutta precisina, con un foglio bianco in mano.

-Lei…-

-È incinto!!- Urlo io. Scusate, ma non potevo proprio trattenermi…l’atmosfera era quella!

Ringo scoppia a ridere e l’infermiera mi scocca uno sguardo truce.

-È proprio…ehm…necessaria la presenza di sua sorella qui?-

HEY! Aspetta un momento!! “Sorella” a chi???

-A-ehm…teoricamente è la mia ragazza.- Dice Richie.

Uah uah uah…ti sta bene.

Le guance dell’infermiera si tingono leggermente di rosso.

-Bene, dicevo… lei ha una tonsillite. Una brutta tonsillite. Niente di grave, eh…però dovrà stare qui per almeno un mese.-

-UN MESE?? Ma io non posso stare qui!!- Si lamenta lui.

-E invece lei deve stare qui.- Ribatte gelida l’infermiera.

-Ho un tour con i ragazzi domani!!-

Alla donna scintillano gli occhi.

-Ah davvero?? Allora è diverso…la faremo dimettere tra una settimana, intensificheremo le cure!-

Ringo saltella tutto felice sul letto.

Dio mio, chissà come me lo cureranno…

-Due giorni?-

-No-

-Tre?-

-No-

-Cinque?-

-No-

-Sei?-

-NO!! BASTA SIGNOR STARKEY! Lei uscirà di qui tra una settimana, punto! Non un giorno di più né uno di meno.- Detto questo esce, lasciandosi dietro una scia stomachevole di profumo dall’odore pungente.

Tossisco. –Accidenti, dovrebbe darsi una regolata con il profumo, quella lì.- 

Richie si lascia sprofondare nei cuscini.

-Una settimana?? Tonsillite!! Ti rendi conto, Mo?? E ora come lo dico a Brian??-

Io indico la porta.

-Emh…penso che lo sappia già.-

Lui si volta: Brian, retto da Paul e John, balbetta frasi senza senso, mentre George gli fa aria con un ventaglio.

-Lui…noi…tonsillite…no…tour…batterista.-

Ringo scuote la testa –Povero Brian…-

Lui sembra farsi forza. –Okay, coraggio. Non serve a niente disperarsi. Questo tour s’ha da fare, con o senza Ringo!-

-HEY!!!- Urla lui.

-Scusa…tra una settimana ci raggiungerai in Australia, per il momento starai qui assistito da Maureen. Al tuo posto cercheremo un altro batterista.-

Richie sbuffa come un bimbo, e mi fa ridere.

-Hey, Eppy!! Perché non Jimmy Nicol? È un ottimo batterista.- Dice John.

-Bah…- Ringo si butta sul cuscino e si tira le coperte fin sopra le orecchie.

Ma dico! Potrebbero parlarne anche fuori, no?? Adesso questo qui mi muore perché maniman va a pensare che lo vogliono sostituire!!

George fa uno dei suoi sorrisi sghembi e si avvicina al letto di Ringo.

Io lo guardo dritto negli occhi: che diamine vuole fare???

Apre la borsa marrone che quella brutta oca infermiera ha lasciato sul comodino di Richie e tira fuori uno strumento; tocca Richard sulla spalla.

-Avanti Starkey, si alzi… non ho mica tutto il giorno io, eh! Sono una donna in carriera!-

Pfft… che scemo!

Ringo si alza a sedere, stranito quanto me.

Scruto ad una ad una le espressioni dei presenti: John ha un attacco di ridarella, Brian ha afferrato il ventaglio di George e si sta facendo freneticamente aria, Paul li guarda con un sopracciglio alzato. Uno.

-Come? Scusa, Geo…?-

…Ma che diamine stai facendo??? Ecco quello che pensa.

-Geo chi, eh??? Mi tradisci con un uomo, adesso??- Lui comincia a gesticolare facendo una scenata in falsetto.

-Ma no, no…cara…ehm…- Rings lo guarda in cerca di aiuto.

Lui gli dà uno spintone. –Porco!- Urla in falsetto.

Sventaglia i capelli. –Ora spalanca la ciabatta- Dice con la sua voce normale. Ammetto che è un colpo.

John scoppia a ridere. –Mamma mia, che donna!-

Fa il verso a George, in falsetto. –Porco…- Poi prosegue con la voce più bassa del normale. –Spalanca la ciabatta!!-

Paul ride con lui. –Che donna, signori…che donna…-

George si rivolge a Brian, ritornando ad imitare un’infermiera.

-Senta lei, eh! Me li può portare via? Questi due animali non capiscono la vera professione! C’è gente che lavora qui!!!-

Brian, ancora scioccato, dà un colpetto sulla spalla di John.

Lui si avvicina a George e gli dà una carezza sulla guancia. –Hey, baby… ti chiamo più tardi.- George gli tira uno schiaffo. –Maniaco gay!-

John esce dalla stanza assieme a Cynthia e Paul.

-Senta, eh…signor Starkey. Se non si vuole far visitare passo alla sua amica qui che è anche meglio!-

Okay, spero che scherzi…

Ahah…la faccia di Richie è impagabile!!! Con la bocca ancora aperta, lo sta guardando come se volesse ucciderlo.

George toglie la borsa di pelle marrone dalle sue ginocchia (ovvero, la butta per terra), e si avvicina a Richie, infilandogli lo strumentino, che ho soprannominato Aggeggio, in bocca.

-COSA STA SUCCEDENDO QUI?-

Ahi ahi…prevedo dolori!
L’infermiera entra a passo di carica, pestando i piedi sul pavimento di marmo.

Guarda prima George, poi Ringo con la bocca spalancata, poi lo strumento che tiene dentro, infine la sua borsa per terra con un piede di George sopra.

-AAAAAH!! LA MIA BORSA!-

Si china a raccoglierla e ributta alla rinfusa tutti gli oggetti che erano sparsi per il pavimento.

Si ferma due secondi: mancano degli oggetti.

Si inginocchia e sbircia sotto il letto, poi si rialza, furiosa.

-TU!- Sputa le parole tra i denti.

-FUORI DI QUI, SUBITO!!- Lo afferra per le orecchie e lo porta fuori, anzi, lo scaraventa letteralmente.

-IL TEMPO DELLE VISITE E’ FINITO…E NON ME NE FREGA NIENTE SE SEI PINCOPALLINO O CHISSA’ CHI ALTRO!!- Gli urla dietro.

George sorride, si tira su il colletto della giacca, e cammina tranquillo per il corridoio.

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Poi torna nella camera.

-Bene. E ora fuori.- indica me, poi la porta.

CHE COSA????

-Senta, signorina…devo lavorare. Quindi fuori!- Riprende lei.

La guardo con ancora più odio. Ah! George la imitava benissimo.

Ringo si alza dal letto. –Se sta fuori lei, me ne vado anche io.-

MA DOVE VUOI ANDARE TU, CHE SEI MALATO!!?!?

Gli poggio una mano sulla spalla, poi mi rivolgo all’infermiera.

-Va bene, me ne vado. Ma sappia che ogni giorno sarò qui.- Mamma mia, suona come una minaccia.

Ma aspetta un momento…questa è una minaccia!

Richie mi sorride, e mi allunga un paio di chiavi.

-Tieni, sono quelle del mio appartamento qui a Londra.-

STARO’ NEL SUO APPARTAMENTO!!!!

Sorrido. –Grazie-

Mi avvio verso casa di Richard: prevedo una luuuuuuuuunga settimana…

Come faceva la loro canzone? Ah sì…It’s been a hard day’s night…

 

Giorno 1:

-Signor Starkey? Signor Starkey??-

-Ggnhhmmmpf!-

-EH???-

(Ciupa!!! Nd. Me che non centro niente con la storia)

L’infermiera antipatica di ieri si avvicina al suo letto.

-SIGNOR STARKEY!!!!-

Ringo vola sul soffitto.

-CHI E’???? Sono sveglio…sono sveglio…sono…- Ringo crolla sul pavimento.

L’infermiera prende una trombetta da stadio e la suona.

-AAAAH!! NOSTRADAMUS!!!!- Ringo salta su dal pavimento già in completo da Beatle.

Poi mi vede.

-MO!!! Hai visto che cosa ha fatto, quella??-

Si chiama trombetta da stadio, caro Richie.

-Mi ha aizzato contro un Tirannosauro Rex vivo!! In camera!!-

-Eeeh, che esagerato…tutto ‘sto casino per una trombetta da stadio.-

Gli faccio una linguaccia.

-Gna…- Mi risponde lui.

-Starkey?- Entra il dottore, calpestando la trombetta da stadio.

-AAAAH!!! LADY GAGA!!-

Vedo il dottore appuntarsi sul blocco qualcosa.

-Delira pronunciando nomi di persone sconosciute ma non per questo meno spaventose.- Sussurra, scandendo le parole mentre le scrive.

Mi spiaccico una mano in fronte.

It’s been a long day…

 

Giorno 2:

-Richie io…-

-AAAAAAAAAH!!!- Lui corre per il corridoio inseguito dall’infermiera, che brandisce una siringa.

-Richie…io…-

-UAAAAAAH!!- Ripassa per il corridoio, dalla parte opposta.

-Richard…-

-AAAAAAAAAAAAAH!-

-ECCHECAZZO, EH!-

It’s been a long long day…

 

Giorno 3:

-Buongiorno, Richard.-

-Buongiorno Mo…-

Oooh  bene…sembra normale.

È intento a scavare con un cucchiaino dentro ad una coppetta di gelato.

-Su avanti Stakey. Deve fare la visita. Spalanchi la bocca.-

-Ghaaaaaaah!- Lui la apre, con ancora il gelato al cioccolato in bocca.

Bleah…che schifo.

-STARKEY! Un po’ di decenza.-

Lui deglutisce rumorosamente e mi guarda divertito.

Che bambinone…

L’infermiera gli osserva le tonsille e poi gli chiude la bocca.

-Ci siamo quasi, ma dovrà fare gli esami. Se cortesemente mi dà quella coppetta di gelato, il dottore è pronto a riceverla.

Richie si stringe la coppetta al petto, e si piega su di essa.

-Noooo…questo è il mio tessssssssssssssoro! Eh no, eh! Mi sono sporcato il pigiama!!-

It’s been a long long long day…

 

Giorno 4:

 

-Buongiorno, sono qui per vedere il signor Starkey.-

-Quella stanza laggiù. Prenda.-

Ah…grazie. Cariiiino… ma che me ne faccio di un paraorecchie?

-È da stamattina che suona quella malnata batteria…-

Beh è logico, no? Deve mantenersi allenato.

Sorrido e prendo il paraorecchie, dirigendomi verso la stanza di Richie.

Oh mamma mia, che è tutto questo fracasso? Okay, non sarà corretto, ma io mi infilo il paraorecchie, non si sa mai…

Entro e… -AAAH!-

Lui è seduto sul letto e suona la sua amata batteria con il logo dei Beatles, che teoricamente dovrebbe essere in Australia.

-RICHARD! CHE CI FA LA TUA BATTERIA QUI???-

Lui, senza smettere di suonare, si gira e mi sorride.

Okay, so che non è del tutto giusto, ma se non la pianta di fare baccano gli tiro una scarpa.

Forse, è meglio che a tirargliela sia io piuttosto che uno dei tanti vecchietti isterici che proprio in questo momento si stanno lamentando con il direttore dell’ospedale.

Puff…menomale che tra tre giorni verrà dimesso…e partirà per l’Australia.

-NON ME LA SENTIVO DI LASCIARE A QUEL NICOLS LA MIA VECCHIA BETTY…- Mi urla per sovrastare il suo frastuono.

BETTY?? Chi è questa Betty???

Ah…ma…un momento…è la sua batteria.

Sì, le ha dato un nome…e io che credevo che gli fosse rimasto ancora un po’ di cervello…

-…E COSI’ ME LA SONO FATTA PORTARE DAI RAGAZZI!-

-Sì sì…ma Richie, smettila!-

-EH??-

Sordi felici!!

-STARKEEEEY!!-

Oh oh…

It’s been a long long long long day…

 

Giorno 5:

 

-Buongiorno Richie!-

-Buongiorno Mo’…che si dice?-

-Ti ho portato un giornale…guarda un po’ qui!-

-Non dirmi che ci sono i ragazzi in prima pagina!?!- Urlacchia tutto estasiato.

Io alzo un sopracciglio.

-Se… e tu non dirmi che ti stupisci. Saranno due anni che siete sempre in prima pagina.-

Lui ripiomba sul cuscino con un tonfo.

-Sì, ma cercavo di rendermi partecipe.-

Oooooh…povero Richard.

Mi avvicino a lui e gli porgo il giornale; lui lo srotola e scruta la foto in prima pagina.

 

 

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-Mmm…sono più bello io. Insomma, guardalo! Stona completamente. E poi, quella giacca bianca…tutti in completo da Beatle e lui…bah, non ha la mia classe.-

Ossignur. Che ho fatto…

-E poi guarda…ha la faccia da scemo. E tiene la mano come uno di quei bambolotti in commercio da pochi anni…come diamine si chiamano? Quelli bruni con la faccia da idioti ed il sorriso da ebeti che fanno coppia con le tizie filiformi bionde di plastica!?-

Ma che razza di giocattoli ha visto? Alien e signora ???

-Umh…dici Ken?-

-Ecco sì…ha la mano da Ken.-

Aaah ecco. Quindi la tizia “filiforme bionda di plastica” sarebbe Barbie. Okay capito.

-E quell’orologio poi…-  Storce il naso.

Non avrà mica intenzione di passare tutto il giorno a sparlare di Jimmy Nicols???

-Però quell’insignificante impermeabile…-

Sì…

It’s been a long long long long long day… Menomale che domani sarà fuori.

 

Giorno 6:

 

-Salve Richieeee!!-

-Mo!! Amore miooo!!-

Oggi è felice, perché lo dimettono. Avrebbero dovuto farlo uscire domani, ma alla fine ce l’hanno fatta prima.

Gli do un bacio veloce sulle labbra e mi siedo sul letto.

-Allora, come va?-

Poverino, ha l’aria distrutta.

-Yawn…non tanto bene…yawn… mi hanno svegliato presto per farmi gli esami, ma entro mezzogiorno sono su un’ yawn aereo per l’Australia. E così potrò raggiungere i ragazzi. Yawn-

Richie conclude il racconto sbadigliando alla maniera di un troglodita.

-Richie…HAI DELLE TONSILLE!!- Osservo stupita.

-Ma vaaaaa?!? Pensavi che mi avessero operato alla prostata??-

It’s been a long long long long long long day… Anche se forse oggi dovrebbe dirlo lui…

 

***

 

Well, well, well… cosa posso dire? Ora siamo a dicembre, è quasi Natale. Le vacanze sono iniziate e la EMI è in festa, finalmente… il concerto in Australia è andato benissimo: Richie è riuscito a suonare, e perfino a cantare… con il risultato che le tonsille si sono nuovamente infiammate.

E vabbè… è la vita.

Domani devono operarlo, e io ovviamente gli starò vicino… lo amo così tanto! E pensare che il nostro amore è nato per caso…pff, se ci ripenso, rido ancora.

Mi è venuto in mente il nostro primo incontro; anzi, forse è meglio dire scontro, quando oggi, tornata a Liverpool per fare i bagagli, ho rincontrato la mia amica con cui per la prima volta sono andata al Cavern, e che era con me quando temevo di aver fatto la più grande figuraccia della mia vita…

 

Liverpool, 1962

-Avanti Mooooo!!-

-Un…puff…momento…pant…Debbie!-

-Su su!! Sbrigati! Tra dieci minuti i Beatles iniziano il concerto, e il Cavern non si vede ancora.-

Ma che ha nei piedi??? L’argento vivo??

-Uff… che fatica- Mi siedo a terra.

-Mary che fai???-

-NON. CHIAMARMI. MARY. E poi vai avanti tu…lasciami qui…non pensare a me!- Che attrice melodrammatica.

-No no no no no!! Non ci penso neanche.-

D’oh. Non so perché, ma prevedo che in un futuro questa esclamazione avrà molto successo.

-Avaaaantiiii!! Io devo vedere Paul McCartney!!!- Comincia a piagnucolare.

Oooh mon dieu.

-E va bene…avanti, andiamo!- Mi alzo e lei comincia a trotterellare come Heidi.

-Che cosa avrà poi di così tanto speciale Paul McCartney, poi…- Penso, purtroppo a voce alta, in un momento di totale decerebrazione.

Oh.oh…La mia fine è vicina!! Mamma, papà…vi ho voluto bene.

Debbie si volta a 180 gradi tipo film dell’orrore.

-Che. Cosa. Hai. Detto??- Sibila minacciosa, sovrastandomi dal suo metro e cinquanta di altezza.

Precisiamo…non che sia una cima, eh! Ma almeno arrivo al metro e sessanta.

-Io…ehm…lei…voi…Nieente.-

-Facciamo una cosa…- Ok…è tornata normale.

Almeno si è spostata da me.

-Ti propongo una sfida.-

-Spara.- Tanto, non può essere così male. Debbie includerà di certo uno dei Beatles, e a me non dispiace nessuno dei quattro. Certo che il batterista…aaaaaah quello si che è carino…

-Scommetto che non riusciresti mai ad intrufolarti nei camerini dopo lo spettacolo e a baciare Paul.-

Pof, robetta. Ma…Paul? puack…

-Almeno fosse Ringo…- Sospiro.

Debbie sventaglia i capelli con aria di superiorità. –Se proprio vuoi, se riesci a baciare Paul, puoi baciare anche Ringo. Tanto non ce la farai mai.-

Tu non mi conosci, cara Debbie.

Quindi, io dovrei:

a)      infiltrarmi tra la folla

b)      baciare Paul

c)       baciare Ringo

Pof, robetta.

D’accordo…ora aspettiamo che lo spettacolo finisca.

Oh, un momento…prima deve iniziare.

Parto a razzo verso il Cavern, e in breve la volta di mattoni grezzi si staglia davanti a me.

Osservo la scritta: il neon di due lettere si è guastato, così ora si legge “The vern”, il vern. E sembra il nome di un aperitivo.

Entro nello spazio chiuso e umido del locale…per fortuna sono in anticipo e quindi è quasi vuoto, e si riesce a respirare.

Stremata, mi appoggio al muro umidiccio. Bleah, che schifo… un tubo si è rotto e c’è un’infiltrazione d’acqua che scorre nelle vene della parete.

Sono sicura che se non ci fossero i Beatles, nessuno verrebbe qui.

Eppure, ha un che di affascinante questo locale: i muri sono ricoperti di scritte, il tavolo addossato alla parete di fondo con un’avvenente barista bionda dal seno prosperoso contribuisce a creare quell’atmosfera un po’ da pub.

La gente comincia ad arrivare: manca ormai poco al concerto, e l’aria comincia ad essere soffocante; mi rannicchio vicino alla piccola finestrella e cerco di vivere l’ultimo refolo di aria fresca prima dell’oppressione.

Mancano pochi secondi ormai, Debbie mi raggiunge e comincia ad urlare il nome di Paul ancora prima che i ragazzi siano saliti sul palco.

Eccoli lì: John e Paul, con un atteggiamento da veri leader, avanzano senza paura verso i due microfoni centrali; George, più goffo e timido, li segue a distanza, e prende posto vicino alla batteria, per seguire sempre il ritmo di Ringo e tenere uniti i due cantanti principali nonostante le urla; il batterista, Richard, cammina dietro a George cercando di sembrare piccolo piccolo: non tutti i fan hanno ancora accettato il fatto che abbia preso il posto di Pete Best, e George stesso porta ancora i segni dell’occhio nero che un fan gli ha procurato mentre lui cercava di difendere Ringo.

Povero George… quella sera è anche finito sotto un autobus…

“George vote for me” mi ha ricordato Richie, poco dopo il nostro primo appuntamento…

Sorrido…povero piccolo…

Ma, dicevamo:

Richard prende posto dietro allo strumento, e cominciano a sentirsi i primi fischi ed i primi insulti urlati a gran voce:” Ringo mai, Pete Best per sempre!!” [“Ringo never, Pete Best for ever!!” George Harrison, the Beatles Anthology 1]

I ragazzi non si perdono d’animo, e cominciano a suonare. Paul sposta il microfono verso la sua bocca e comincia ad intonare Long Tall Sally, la canzone di Little Richard di cui continuano ad eseguire una brillante cover: la voce di Paul non ha niente da invidiare a quella originale.

Lo ascolto sfiorare gli acuti con precisione estenuante, e far scorrere rock puro dentro le vecchie fondamenta del Cavern, mentre attorno a me è il delirio: ragazze che strillano, piangono istericamente, si strappano i capelli…

Una ragazza è sconvolta dai singhiozzi e si appoggia al muro per avere un po’ di stabilità; poi scivola lentamente lungo la parete e viene inghiottita da un mare di folla.

Le ragazze scalpitano, urlano, saltano…vogliono raggiungere i loro idoli.

Spiacente, ma io non sto un minuto di più qui sotto al palco.

Faccio un segno con la testa a Debbie, voglio andare a sedermi al tavolo a bere qualcosa.

Lei nemmeno mi guarda, è troppo presa a sbavare per Paul. Ma tanto per i prossimi otto minuti si scorderà della mia esistenza, quindi non mi prendo la briga di avvisarla oltre.

Rischierei di rimanere sfigurata per averla interrotta.

Questo è quello che i giornali definiscono “Beatlemania”; solo che i ragazzi sono appena all’inizio della loro carriera…non riesco ad immaginarmi il “dopo”.

Mi siedo su uno sgabellone, e la cameriera bionda dal seno prosperoso si avvicina a me.

-Cosa ti porto, dolcezza?-

-Una cola, per favore.- e non chiamarmi “dolcezza”.

Un uomo distinto, in giacca e cravatta, si siede accanto a me; e la cameriera, dopo avermi servito, si rivolge a lui con un sorriso.

-E a te invece cosa porto?-

Lui posa la sua ventiquattr’ore sotto le gambe dello sgabello.

-Un bicchiere di scotch e cola, grazie.- Strabuzzo gli occhi: non mi sembrava proprio il tipo da “scotch e cola”. Quella è una bevanda da giovani arrabbiati, da teddy boy che vogliono fare i grandi. Lui mi sembra più il tipo da vino bianco.

Si gira verso di me e sorride: si è accorto del mio sguardo perplesso.

Mi tende la mano.

-Piacere, Brian Epstein.-

-Maureen Cox-

Il bicchiere di scotch e cola gli viene portato davanti; lui lo prende e beve una sorsata.

-Sai, prima non bevevo questa roba da adolescenti. Sono stati i ragazzi a contagiarmi…- Fa un cenno con la testa verso il palco.

-Ragazzi?? Dunque lei è il loro manager?-

Ride. –Eh già… ho importo loro di comportarsi come gente per bene almeno sul palco, ma purtroppo non c’è stato verso di convincerli riguardo all’abbigliamento.- Fa una smorfia.

-Cosa ha che non va?- Cioè, sono le solite giacche di pelle a collo tirato su, complete di camicie bianche e pantaloni skinny…

Insomma, l’abbigliamento alla Elvis.

-Beh, diciamo che finchè continueranno a vestirsi come trogloditi attireranno soltanto giovani, e finiranno per suonare qui per il resto dei loro giorni. Invece, se solo provassero a mettersi un gilet nero, una cravatta, e cambiassero quei pantaloni blocca-circolazione…, attirerebbero anche gli adulti, e allora sì che farebbero davvero carriera. Il talento ce l’hanno, la musica conquista…ma finchè rimangono qui a Liverpool non c’è molta speranza di diventare grandi. E la chiave è l’abbigliamento. Già grazie ad Astrid, una fotografa exies di Amburgo, si sono convinti a togliere quel ciuffo ribelle e a cambiarlo con qualcosa di più normale, ma…-

Eh, già… l’immancabile ciuffo a dorso d’anatra che copre in modo sexy l’occhio sinistro… aaah… peccato che adesso se lo siano tolti. Ma così sono carini…sembrano più piccoli, più vulnerabili…ma anche più adulti.

Chissà, forse Brian ha ragione.

Un momento…

-Exies?-

-Existentialist.- Presa dalla conversazione non mi accorgo che i ragazzi sono già alla fine della loro seconda canzone: dalle note più “pop” che aleggiano nell’aria, credo si tratti della prima ballata scritta da Paul; “In Spite Of All The Danger”. Bellissima.

Brian finisce il contenuto del suo bicchiere, ed io mi affretto a bere la mia cola; devo sbrigarmi, il concerto è quasi finito e devo infiltrarmi nei camerini prima che la folla mi impedisca di proseguire.

Una nuova canzone risuona nell’aria: “Kansas City”.

Mi alzo in fretta dal tavolo e sguscio tra le ragazzine urlanti, imboccando una delle tre porte di servizio che ci sono sul muro di fondo del Cavern: due ai lati del palco, una dietro alla batteria di Ringo, dalla quale escono i ragazzi dopo i concerti.

Tutte e tre le porte sbucano in tre corridoi stretti e umidi, che culminano in un’enorme salone dove ci sono i camerini dei cantanti.

Ed è lì che io mi fermo: alla fine del corridoio di destra, accanto alla porta del camerino di John Lennon.

Sento dei passi, e delle voci. La musica è cessata; i ragazzi stanno arrivando.

-Hey, ragazzi, che ve n’è parso?- Domanda George.

Paul alza le spalle. –Mh, normale, come al solito. Stesse scene di isteria.-

-Hey! Avete visto quei tipi che ce l’avevano con Ringhino?- Interviene John.

Ringo sorride e alza gli occhi al cielo: ormai ci ha fatto l’abitudine.

-Ma dico io, come si fa a voler male ad un così bel faccino?? Non è vero Ringhino Ringuccio??- John prende fra le mani il viso di Ringo, e gli schiaccia le guance.

-Ahia! Levati di mezzo, Johnny!-

-Uhuh…Ringhino ha qualcosa di strano. Sarà mica per quella ragazza bionda sotto al palco che strillava come un’oca?? Avanti, eh! Suuu…racconta al vecchio zio Johnny tutti i particolari sconci.- John tira delle gomitate a Ringo.

-Chi?? Quella matta con la maglia tutta scritta?? Ma vaaa… a parte il fatto che strillava il nome di Paul..-

Pfft…Debbie…

Paul si liscia la frangetta.

-Eeeeh, il mio fascino non perdona.-

John si lecca una mano e gliela passa sui capelli.

-AAAAH!! JOHNNY CHE SCHIFO!! I MIEI POVERI CAPELLI PAUL JR. E BRIGITTE!-

-Uuuh Paulla, come la fai lunga.-

-Shut up, Johanna.- Sbotta Paul.

George mi vede, anche se sono nascosta nell’ombra.

-Hey! Ma quella non è la ragazza che parlava con Eppy?-

Gli altri si girano. DIAMINE!

-Sì è lei!- John si mette a strillare come una donnicciola.

-Avanti, su, vieni… non ti facciamo del male, promesso.-

Esco dalla penombra, ed i miei piedi si muovono da soli; mi avvicino a Paul.

-Scusa, è per una scommessa.-

E lo bacio.

Mi aspetto che di sicuro non ricambi. Insomma, nemmeno mi conosce. E poi non so nemmeno con che coraggio mi sono avvicinata a lui.

Invece…sento le sue labbra dischiudersi, e cercare un bacio più profondo.

Gli altri tre fischiano.

-Seee una scommessa!!-

-UUUH! Guardate Paulie come la bacia! Sembra che la voglia mangiare!-

Dei sonori singhiozzi mi riportano alla realtà: mi stacco lentamente da Paul e mi giro verso Debbie, rossa in viso.

Lei è scossa dai singhiozzi, ha il volto paonazzo rigato dalle lacrime.

-Co.come hai po.tuto?-

-Debbie, tra di noi c’era una scommessa, o sbaglio?-

-Sì. M.ma tr.a di noi n.non ci sar.à mai più ni.ente. BRUTTA PUTTANA!- Urla. Poi esce in lacrime da uno dei tre corridoi.

-Uhu l’ha presa maluccio.- Osserva John.

-Un’altra volta non mi propone una scommessa così facile.-

-Trovi sia facile infiltrarti nei camerini per baciare uno di noi?- Domanda Paul, tra il divertito e l’indispettito.

-Tecnicamente non uno. Due!- sorrido maliziosa.

-Due? E sentiamo, chi sarebbe l’altro?- Domanda George.

-Se vuoi, io sono disponibile.- John si sfrega le mani, pronto.

-Na…non tu. Lui!- Punto il dito su Ringo.

-OOOOOH Ringhino ha fatto colpo!- Esclama Paul.

-Non ci posso credere…Se Ringo è preferito a me, allora devo essere veramente depresso.- Borbotta John.

-Ahah! Mi ricordi Paul!- George

-Ma brutto idiota!- Paul

-Su, ragazzi…lasciamoli un po’ soli…- John

I tre spariscono nel camerino di George, rumorosamente.

-Bene…io ora voglio andare a casa; perciò concludiamo qui questa scommessa.-

Mi avvicino a Ringo e gli metto le braccia attorno al collo, poi bacio anche lui, con naturalezza, come avevo fatto poco fa con Paul.

Nemmeno da lui mi aspetto tanto: sarebbe troppo bello che ricambiasse.

E invece…sento che anche lui vuole approfondire il bacio: ma questa volta non lascio che sia solo lui a baciarmi… ora voglio baciarlo anche io come si deve.

Dopo minuti, secondi, ore…non so quanto, ci stacchiamo e mi sorride.

-Finita la scommessa?-

Allora è questo che sono per lui…una scommessa!

Beh, in fondo me la sono cercata.

-Sì, finita.- Sorrido quasi forzatamente, uscendo dalla porta in fondo al corridoio.

Eppure, quel bacio mi è sembrato qualcosa di più di un semplice assecondamento.

Sì, ne sono sicura: questo bacio non lo scorderò tanto presto…

Mi tocco le labbra sorridendo maliziosamente, mentre scendo i gradini del Cavern.

 

***

Sono nella camera d’ospedale di Ritchie… è stato appena operato di tonsille, e stavolta gliele hanno tolte.

-Hey, amore…qualcosa non va? Sei pensierosa…- Richie mi tocca una mano.

-No… stavo ripensando al nostro primo incontro…- Sul suo viso compare un sorriso beffardo.

-Eeeeh, mi ricordo. Tu e le tue scommesse mi siete capitombolate nella vita.-

Ridacchio, poi mi avvicino a lui, allungandomi sopra il letto, e lo bacio appassionatamente, cercando di non pesargli troppo addosso.

-Ahem.- L’infermiera antipatica di sei mesi prima ci interrompe.

-Signor Starkey? C’è una visita per lei.-

-Ma chi…?- Domanda lui.

Un’anziana signora entra nella stanza.

-MAMMA!-

La signora Elsie Starkey.

Sorrido, mentre vedo Elsie scoccare un bacio sulla fronte del suo amato figlio.

Esco piano dalla stanza e mi chiudo la porta alle spalle: voglio lasciarli un po’ soli per la prima volta dopo tanto tempo…

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***

Ormai siamo a Dicembre inoltrato. Richie è stato dimesso poco prima delle vacanze di Natale, così abbiamo deciso di festeggiarlo tutti insieme qui a Londra.

A proposito, io per tutto questo tempo sono rimasta con lui, a casa sua, ed intendo rimanerci ancora per un bel po’…

Il tempo passato insieme è servito a rafforzare il nostro rapporto, a conoscerci ancora meglio e ad amarci completamente finalmente senza proibizioni, coprifuochi, assenza di privacy. Solo lui ed io, insieme.

Non è stata la mia prima volta, con lui, ma di certo ho passato il periodo migliore della mia vita.

Una sola cosa mi fa paura…tanta, tanta paura.

Ho un ritardo di due settimane.

***

I giorni passano, lentamente, Capodanno si avvicina, ed io sono sempre più preoccupata.

Passo le mie mattine a vomitare, ed ho il terrore che Richie lo scopra.

Sento il senso di nausea farsi di nuovo strada nel mio corpo, e corro nel bagno di sopra.

Mi accuccio sulle piastrelle di marmo freddo e vomito nel water, tenendomi indietro i capelli.

Sono nella merda. So di essere incinta, ma la mia paura mi ha impedito di comprare il test per verificarlo veramente.

Ma io non ho bisogno di verificarlo, purtroppo.

Il fatto è che ho 18 anni, lui 24, e lo stesso errore che tanto criticavo a Dot, ora l’ho commesso io.

Insomma, so che Richie è diverso da Paul; ma è pur sempre un ragazzo, un ventenne. E io lo sto intrappolando per sempre nel vortice delle responsabilità.

Prima o poi se ne accorgerà, o sarò io a dirglielo. E allora come la prenderà? Scapperà urlando? Mi sposerà perché si sente costretto? Mi lascerà incinta e disperata nella grande Londra?

Non lo so. So solo che ho paura.

***

Capodanno è passato, siamo ormai nella prima settimana di Gennaio. E così fanno quattro settimane di ritardo, un mese. Grandioso…

L’ultimo dell’anno, tutte le ragazze si sono accorte che qualcosa non andava: non ho praticamente toccato cibo; perché sapevo che qualsiasi cosa avessi mangiato, l’avrei prontamente vomitata prima di mezzanotte. Capodanno è un brutto momento per essere incinta…soprattutto se il tuo ragazzo non lo sa: devi passare minimo sei ore in compagnia di altre persone; e, se quelle persone sono i Beatles, anche otto.

Per fortuna i ragazzi non erano presenti quando, intorno alle undici, ho dovuto fare una corsa pazzesca in bagno per vomitare tutta l’acqua che avevo bevuto…

È stato lì che Pattie, mentre lei mi tirava indietro i capelli, Cynthia mi passava un asciugamano bagnato sulla fronte, e Jane mi versava da bere, mi ha detto:

-Mo’, devi dirglielo. E devi anche mangiare qualcosa. A voi due non fa bene restare digiuni!-

Alla parola “voi due” un brivido freddo mi era corso lungo tutta la schiena. Io e mio figlio. Io e il figlio di Richie.

-Sì, Mo’…Pattie ha ragione. Lo stress non aiuta in caso di gravidanza. E nemmeno la solitudine…- Una piega si era fatta strada sulle labbra di Cyn. Aveva fatto una pausa, poi aveva aggiunto, quasi sorridendo: -E nemmeno una scorretta alimentazione.-

Jane l’aveva guardata, compassionevole. John è quasi uguale a Paul; e, pur non essendo incinta, lei ha già provato dolore e solitudine.

Mi avevano fatto mangiare qualcosa e, prima che i ragazzi tornassero da sopra il tetto e ci dicessero che era l’ora dei fuochi d’artificio, mi avevano anche promesso che non mi avrebbero abbandonato un secondo.

Ma prima dovevo dirglielo.

Oggi è in studio, tanto per cambiare, a registrare il nuovo album dei ragazzi: Beatles for Sale; perciò tornerà tardi.

Ma io non resisto più; devo dirglielo. Prima che se ne accorga lui perché giro per casa con un pacchetto di cracker integrali che non mollo mai, scoppio a piangere in ogni momento e vomito praticamente ogni ora, sempre il solito pacchetto di cracker.

Dio mio…

Ormai sono le quattro del mattino… dovrebbe tornare a momenti…

Più che musicisti, quei quattro mi sembrano pipistrelli: ronfano di giorno, nella camera con le tapparelle abbassate, e lavorano di notte, ad Abbey Road, accecati dalla luce del neon.

E questo complica non poco i nostri rapporti con loro; specie se devi preparare la colazione alle otto di sera.

Specie se ormai l’odore del caffè ti fa vomitare. 

Dio mio… e due.

Oh, ecco! Sento la chiave girare nella toppa. Il momento della verità è arrivato. Signore, dammi la forza!

Richie entra in casa e chiude a chiave la porta.

-MO! Cosa ci fai ancora alzata?-

Mi muovo piano verso di lui, quasi fluttuando.

-Richie…sono incinta!-

Lui cade pesantemente sul divano.

Ecco, lo sapevo.

Tiene la testa tra le mani.

-Da…da quanto?-

Mi avvicino a lui.

-Poco…cioè, abbastanza da avere nausee mattutine, pianti isterici e tutto il resto-

Lui alza la testa.

-Oh, vieni qui…- Sospira; e, quando mi siedo vicino a lui, mi abbraccia, perso nei suoi pensieri.

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***

Sono passate quindici ore da quando ho detto a Richie di essere incinta, e lui non si è fatto vedere per tutto il giorno.

Stamattina, quando mi sono svegliata alle otto perché mi veniva da vomitare, ho trovato un biglietto sul comodino, che diceva di presentarmi alle sette e un quarto al Ad Lib Club.

È un locale esclusivo, chissà perché proprio lì. E chissà perché mi ci vuole portare.

Probabilmente vuole scaricarmi…

Mi avvio a passo svelto verso il club; vicino alla porta dell’entrata lo vedo… quasi sorride, ma si vede che è preoccupato.

Mi mette un braccio intorno al fianco, e mi guida verso un tavolo isolato dagli altri, con un separé davanti.

Mi fa cenno di sedermi.

-Mo’…Maureen, ci ho pensato tutta la notte.-

Ecco,  e adesso mi scaricherà dicendo che è troppo giovane e non vuole sposarmi.

-E sono arrivato alla conclusione che c’è un’unica cosa da fare. Una cosa che volevo fare da tanto tempo, ma non avevo mai trovato il coraggio. Il fatto che tu sia incinta accelera un po’ le cose…-

Oddio, quindi è da tanto che vuole lasciarmi!

Si inginocchia davanti a me.

Ma che diamine sta facendo??

Tira fuori una scatolina di raso rosso e mi guarda dritta negli occhi.

-Maureen Cox, vuoi sposarmi?-

Oddio. Oddio. Oddio. ODDIO.

Sento le lacrime salire, non riesco a fermarle, e nemmeno voglio.

Una riga lentamente la mia guancia.

Richie, sempre appoggiato per terra su un ginocchio, me la asciuga con un dito.

-SI!- Urlo.

Poi gli salto addosso, e lo bacio.

Lo vedo ridere, tra un bacio e l’altro.

***

It’s getting better

 

Tadaaaaaaaaan!

*la inseguono con i bazooka*

Ragazze, mi dispiace sul serio per il ritardo, ma scrivere queste 13 pagine è stato lo sforzo più grande che abbia mai fatto: scrivevo poche parole al giorno, spesso le rileggevo e le cancellavo quasi subito…anche adesso il risultato finale non mi piace.

L’ultima parte, dal racconto di Maureen alla fine, è stata più scorrevole, ma la proposta di matrimonio mi ha fatto sudare venti camicie… xD

(E oltretutto qua fa caldo… :P ---lasciamo perdere gli scleri mentali)

Continuavo a pensare che, se Ringo l’avesse mai letto, me l’avrebbe di certo fatto ingoiare.

Non perché non sia vero; insomma, il nome del club è vero, e pure il fatto che Ringo si è inginocchiato; ma è troppo diabetico per i miei gusti…:D

Sì, lo so…sono strana. Lasciatemi perdere…;)

Sono abbastanza arrabbiata per questa questione di internet…senza questa, avrei già aggiornato da almeno una settimana la storia di Paul, e oggi, l’8 luglio, avrei finalmente pubblicato il 12 capitolo di Cry baby Cry.

E invece no. Sono ferma qui chissà per quanto ancora.

E tremo al pensiero di tutti i capitoli/nuove storie che avrò da commentare.

Maledizione! Mondo crudele.

Ma adesso se mia mamma non chiama il tecnico la strozzo. Grr che nervi!!
*si autopatta da sola*

Beeene, e ora aspettiamo di nuovo internet per poter rispondere alle recensioni e quindi aggiornare finalmente le mie storie…

Dio mio che caldo…

E le risposte alle recensioni ve le sognate u.u

Come risarcimento vi mando un pacchetto di Beatles-therapy a testa xD

 

Bacioni!!!

Marty miracolosamente tornata per un giorno...(domani parto e ritorno l'8) -.-

  
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