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Autore: Cassandra caligaria    25/07/2010    7 recensioni
Campi, estate del 1944. Una giovane fanciulla, figlia di un ricco proprietario di una masseria, passeggiando in un campo di grano nella tenuta di famiglia si imbatte in un giovane sconosciuto dall'accento americano. Seppur provenendo da mondi lontani e diversi, i due giovani scopriranno presto di essere spiriti affini.
La guerra, però, bussa anche alle porte della pacifica masseria e il giovane straniero cela nel suo cuore un doloroso segreto...
Tutti umani.
N.B. L'ultimo capitolo pubblicato è un extra che può essere letto anche senza conoscere tutta la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Buonasera a tutti. Qualcuno mi conosce già, qualche altro forse mi conoscerà. Non sono nuova qui su Efp, sto pubblicando già un'altra storia, sempre nella categoria "Twilight", I WANT TO KNOW WHAT LOVE IS. Questa nuova storia è dedicata ad una persona per me molto speciale, che qualche giorno fa, purtroppo, è venuta a mancare, mio nonno. Mi mancherai tanto ... questa storia la dedico a te. Grazie per aver fatto parte della mia vita. Ti voglio bene.

Buona lettura, spero che vi appassionerete a questa nuova storia, ambientata in una terra che amo particolarmente, la Puglia, ed intrisa dei ricordi dei racconti di mio nonno.

 

CAPITOLO PRIMO

 

Nel punto in cui termina la vecchia via Appia, antica “regina viarum”, e sorge la nuova strada che conduce al porto di Brindisi, si erge imperiosa ed austera, come il Partenone domina dall’alto dell’acropoli la città, la masseria degli Swan.

Poco distante dal mare, immersa nella quiete degli uliveti secolari, la masseria degli Swan rappresenta il simbolo del potere e della ricchezza, conquistati con la fatica ed il sudore.

Il lungo viale alberato che conduce all’enorme portico della masseria è ricoperto di fine brecciolina bianca. Le scale esterne, che portano all’enorme terrazza all’ultimo piano, sono decorate con vasi di fiori di ogni specie e nazionalità.

Due leoni dominano l’ingresso.

Questo è tutto quello che si vede dall’esterno della grande fattoria bianca, come il marmo lunense.

Il cortile interno, su cui si affacciano tutte le porte e le finestre della masseria, è dominato da un enorme palma, che si eleva fiera e forte, offrendo ombra agli animali domestici ed ai bambini che giocano, durante la calura estiva.

Alle spalle della masseria, si estende la potente e ricca tenuta degli Swan.

Il famoso vigneto, il secolare uliveto, l’immenso campo di grano pugliese e varie piantagioni stagionali.

Non molto distante dalla tenuta, sorge un’umile dimora, accanto alla stalla degli Swan. E’ la casa del fattore Billy Black e di suo figlio Jacob, entrambi alle dipendenze del barone Swan.

Charlie Swan è il nipote di Carlo Capatorta, conosciuto meglio in paese come Carletto il pezzente, che durante la seconda metà dell'ottocento, povero e senza fortuna, si recò in America, come tanti altri suoi compaesani all’epoca, in cerca di buona ventura.

Sposò una ricca ereditiera argentina da cui ebbe una figlia, a cui mise il nome di sua madre, come si era soliti fare, Isabella.

Isabella, appena raggiunse la maturità, sposò un giovane americano, pur contro la volontà di suo padre, che desiderava per lei un marito italiano. Il barone Emmet Swan.

Dopo molti anni, Capatorta e famiglia ritornarono in paese. Il suo notevole cambiamento destò stupore tra la gente dei trulli. Alcuni di loro, i più giovani, non si ricordavano neanche di lui. Lo conoscevano di fama. Molti pensavano fosse morto, altri che fosse diventato un malvivente.

Invece, Carletto partito pezzente era ritornato massaio.

Misero in piedi la grande masseria, e poco prima di morire, Carlo riuscì ad assaggiare il vino più famoso dell’epoca, il gustoso “Primitivo” Swan.

Emmet ed Isabella portarono la masseria a livelli che il povero Carlo non avrebbe mai neanche potuto immaginare.

La produzione divenne sempre più grande e la gente iniziò a guardare quella strana famiglia, che parlava un po’ il dialetto locale e un po’ l’americano, con il rispetto e la riverenza che si devono ad un sovrano.

I giovani Swan ebbero due figli, Charlie ed Esme. Da piccoli, sotto consiglio del magnifico dell’università di Bari, che acquistando olio e vino dalla masseria, aveva finito per affezionarsi a quella bella famigliola, furono mandati a studiare a Parigi.

Lì conobbero le loro anime gemelle, e tornarono a casa con due fagottini.

Esme e Carlisle Cullen ebbero una bambina, Alice.

Charlie e Renee Swan, tornarono con in braccio il piccolo Emmet, che ben presto divenne la luce degli occhi di suo nonno.

Quando il vecchio Emmet Swan spirò, chiamò al suo capezzale il nipote, che ormai era prossimo a compiere i 13 anni, per tramandare alla nuova generazione, quello che suo padre, e suo nonno prima ancora, avevano trasmesso a lui. Il segreto per fare l’olio buono.

“Figliolo, ricordati sempre che “L’oliva più pende e più rende”,mi raccomando. Bada a tua sorella,e sii sempre fiero del nome che porti!”.

Dopo la morte del vecchio Swan, una giovane coppia americana, si presentò alla massiccia porta della grande masseria.

Era il figlio di un vecchio amico di Carlo, un americano. Carlo, prima di partire dall’America, aveva promesso al suo amico, memore dell’aiuto che aveva ricevuto una volta sbarcato nel nuovo continente, che in qualunque momento, di qualunque cosa avesse avuto bisogno lui o la sua famiglia, Capatorta ci sarebbe stato.

Charlie Swan, che dal nonno materno aveva ereditato non solo i baffi all’insù, ma anche il cuore d’oro, offrì loro un appartamento al primo piano ed il controllo dell’uliveto, mentre sua moglie avrebbe aiutato nelle cucine della tenuta.

La giovane coppia, Joseph e Lilian Hale, aveva due bambini. Due gemelli, Jasper e Rosalie. Due visi deliziosi, contornati da folti capelli biondi, e due occhi color del mare, che ben presto divennero i compagni di giochi dei figli di Charlie Swan.

Due anni dopo la nascita di Emmet, infatti, Renee aveva dato alla luce la piccola Isabella.

Isabella, che tutti fin da piccola, chiamavano Bella, era la più bella ragazzina del paese. E non solo da un punto di vista estetico. Sembrava circondata da un’aura angelica.

I modi fini e delicati, il sorriso gentile, l’educazione gesuita che aveva ricevuto, anziché stridere con l’ambiente bucolico in cui viveva e le abitudini che ne aveva acquisito, la rendevano ancora più bella e desiderabile.

Delicata ed indomabile, fine e selvaggia allo stesso tempo, aveva uno sguardo meraviglioso. Guardandola negli occhi si aveva l’impressione di specchiarsi nella malinconia di un’epoca lontana che vive delle gioie del presente.

A soli 16 anni vantava già una lunga schiera di pretendenti. Ma il suo cuore non era ancora pronto per innamorarsi.

Sua nonna Isabella, che da quando era rimasta vedova, vestiva di nero in tutte le stagioni, con i capelli raccolti in un candido chignon ed intrecciati da un foulard, nero anch’esso, aveva sempre avuto un debole per la piccola Bella.

Amava tutti i suoi nipoti, ma Bella era quella più simile a lei. Aveva i suoi stessi occhi, il suo stesso nome ed il suo temperamento mite. Ma quando si scaldava l’agnellino tirava fuori le unghie e si trasformava in un leone imperioso.

Da bambina era solita cullarla sotto il portico narrandole le gesta eroiche di Ulisse, che proprio da quelle coste, così vicine alle loro case, era passato cavalcando le onde del mare; leggendole, quando era un po’ più grande i romanzi che l’avevano fatta sognare e desiderare l’amore; cantandole le canzoni dei soldati che partivano per la guerra senza sapere se mai avrebbero più fatto ritorno in patria.

Isabella cresceva, nutrita di una grande cultura e di sogni.

Poco era rimasto di quella bambina dai folti ricci del colore delle castagne e gli occhi nocciola che a piedi nudi pigiava l’uva nel grande tino o giocava a nascondino con i suoi fratelli e gli altri bambini, finendo sempre a nascondersi nel vecchio trullo, dove suo nonno aveva installato il frantoio per macinare le olive.

Con il tempo i ricci erano diventati morbide onde che le accarezzavano le curve generose di quel corpo splendido che destava l’invidia di tutte le altre ragazze. Ma la sua passione per la vendemmia era rimasta la stessa. Perché se il palato di suo fratello aveva un debole per l’olio “buono”, Bella aveva da sempre avuto un buon occhio e un buon palato per il loro famoso Primitivo. Seguiva con suo padre tutte le fasi e le stagioni dei vigneti, dalla potatura alla vendemmia.

Non aveva di certo l’aspetto di una contadinella, tutt’altro. Era dotata di una bellezza particolare, in lei coesistevano l’aria di libertà ed i modi spensierati e un po’ rudi, che solo la vita all’aperto è in grado di fornire, e l’elegante raffinatezza degli anni vissuti nel collegio gesuita. Unica. Ecco com’era Bella.

Sognava, anche lei come sua nonna, un’avventura, un amore contrastato, un viaggio che le mostrasse che il mondo non era solo fatto di vendemmia e mietitura, sebbene amasse tutto quello che accadeva nel suo idillio bucolico, lì dove il tempo era scandito solo dal ritmo delle stagioni, nella grande masseria bianca.

In quel piccolo quadratino di mondo, la guerra che imperversava in ogni dove, versando sangue e lacrime, era qualcosa di lontano, di cui ogni tanto si sentiva parlare alla radio.

Si sapeva che le truppe tedesche avevano invaso le città più grandi della Puglia, ma lì alla masseria, quei soldati tedeschi dalla divisa inamidata con le medagliette scintillanti, erano solo clienti, interessati a comprare l’olio buono ed il famoso “Primitivo”.

Nessuno osava immaginare che quella ormai lontana estate del 1944 non l’avrebbero più dimenticata.

Soprattutto la giovane Isabella.

Quel giorno, il giorno più lungo e più caldo dell’anno, in cui i raggi del Sole sono perpendicolari al Tropico del Cancro e l’estate fa finalmente il suo ingresso, il giorno in cui si celebra la festa di San Giovanni Battista lì alla masseria, sarebbe rimasto per sempre scolpito nel suo giovane cuore.

  
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