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Autore: Miril degli Elfi    25/09/2005    1 recensioni
E se il nostro mondo non fosse altro che un libro?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Narratrice: Capitolo 4

“Povera ragazza...” mormorò Gandalf. A quelle parole Lyrith si riscosse e, rossa in volto, saltò in piedi. Detestava mostrare le proprie emozioni agli altri, se poteva evitarlo, e detestava se stessa per essere scoppiata a frignare in quel modo indecente.

“Non mi serve la tua pietà, stregone” disse con fare sprezzante, per darsi un tono. Silenziosamente, maledisse la sua voce tremante.

Gandalf non si scompose. Aveva troppi anni sulle spalle e troppa saggezza nell’animo per offendersi, e decise che era meglio non toccare più l’argomento... almeno per il momento.

“Ne sono assolutamente sicuro” replicò, sorridendo. A quel sorriso Lyrith sciolse impercettibilmente la rigidità che i suoi muscoli avevano assunto nel liberarsi di scatto della stretta dello stregone.

Vieni, controlliamo i tuoi esercizi...” disse Gandalf, facendo sparire con un unico, abile gesto il libro dei Narratori e i suoi appunti ed avvicinando un’altra sedia alla scrivania. La stanza era ancora avvolta dal fumo bluastro della pipa.

“Ehm... Gandalf?”

“Sì, Lyrith?”

“Per correggere gli esercizi... cough... possiamo... cough... uscire in giardino?”

Trascorsero così tre settimane. L’argomento “piani dimensionali” non era stato più toccato e la tensione fra lo stregone e l’elfa si era notevolmente allentata, anche se i due si punzecchiavano di continuo, sotto lo sguardo vigile del saggio Elrond.

Nel frattempo Lyrith aveva conosciuto i figli dell’elfo, Elrohir, Elladan e Arwen.

I due fratelli erano costantemente in giro nei boschi circostanti e Lyrith li vedeva raramente, mentre aveva sviluppato un rapporto più amichevole con Arwen. Era lei che l’aiutava a cambiare le bende e le somministrava le potenti medicine elfiche, e fu grazie alle sue cure che le mani di Lyrith guarirono del tutto, mentre i suoi capelli avevano ripreso rapidamente a crescere. Lyrith all’inizio era imbarazzata dalle visite giornaliere di Arwen, ma ben presto la dolce Stella del Vespro era riuscita a spezzare il duro guscio che la ragazza si era costruita addosso dopo l’incidente in biblioteca.

Lyrith spendeva così il suo tempo all’Ultima Casa Accogliente. Arwen le insegnava a cantare ed a suonare struggenti melodie elfiche, mentre Gandalf le dava lezioni di Sindarin.

Lo stregone era stupito dei progressi della ragazza: sapeva che le sarebbe stato facile imparare l’elfico, ma Lyrith riuscì a sorprenderlo ulteriormente. In una settimana aveva memorizzato la struttura grammaticale di base e in dieci giorni poteva tenere un diario costituito di semplici frasi. Gandalf, segretamente, le aveva compilato un pratico vocabolario in miniatura che Lyrith poteva portare comodamente nascosto nelle ampie tuniche donatele da Elrond.

Glielo diede il giorno in cui Arwen le tolse le bende dalle mani, e per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, le labbra di Lyrith si allargarono in un gioioso, aperto sorriso.

Un giorno di questi, Lyrith era seduta in giardino, studiando alacremente.

Elrond e Gandalf la guardavano da una certa distanza, attraverso gli anelli di fumo che come al solito lo stregone soffiava dalla sua pipa.

“E’ un eccellente allieva,” osservò Elrond, “si impegna a fondo in ogni cosa che fa.”

“Non solo,” ribadì orgoglioso Gandalf, “ha anche una notevole intelligenza. Le basta leggere un concetto una volta sola per assimilarlo.”

“Mi chiedo da chi possa aver ereditato questa capacità...” insinuò Elrond.

A queste parole, lo stregone non rispose. Corrugò la fronte, apparentemente occupatissimo a modellare soffiando un drago di fumo.

Elrond sollevò un sopracciglio.

Gandalf, so benissimo che ti sei affezionato a lei – e qui lo stregone tossicchiò, strozzandosi con il fumo – e che non vuoi vederla soffrire, ma prima o poi dovrete parlarne. Al più tardi fra un paio di mesi, quando saranno arrivati tutti i partecipanti al Consiglio.”

“Allora glielo accennerò fra due mesi” disse Gandalf, alzandosi di scatto.

Elrond lo bloccò. “Glielo accennerai?” fece, implacabile.

Gandalf alzò gli occhi al cielo terso e luminoso della mattina.

Faremo un discorso serio, se è questo che vuoi sentirti dire. Ora, se vuoi scusarmi, vado a controllare gli esercizi di Lyrith.

Così dicendo spense bruscamente la pipa.

Ma... il tabacco non era ancora finito!” osservò stupito Elrond.

“A Lyrith... dà fastidio il fumo” rispose Gandalf quasi sottovoce e in tono lievemente imbarazzato.

“Oh... capisco” commentò Elrond, trattenendo un sorriso divertito.

Poi, mentre lo stregone si allontanava, pensò che se Gandalf avesse sviluppato un attaccamento paterno per la Narratrice, ciò avrebbe potuto essere decisamente dannoso per lui.

Sospirò. “Radagast...”

Non ebbe tempo di soffermarsi oltre su questi pensieri.

Un trottare di zoccoli attirò la sua attenzione verso la porta principale. Era arrivato qualcuno.

Estolada sinome.”

Accampiamoci qui.’ ”

“Bene. Rina amin.”

Ricordati di me.’ ”

“Brava. Naa bain.”

La traduzione stavolta non arrivò.

Lyrith?”

La ragazza girò velocemente gli occhi. “Sì?”

Naa bain.

“Ehm...” fece distratta la fanciulla.

Lyrith!”

“Eh? Ah, sì!” disse lei, distogliendo ancora lo sguardo. “E’ bellissimo’...”

La voce di Lyrith aveva un che di trasognato. Finalmente Gandalf alzò gli occhi.

Poi capì. “Oh, certo che lo è” ridacchiò.

Lyrith lo guardò, allarmata. “Eh? Chi?” gracchiò.

“Oh, andiamo, non fare finta di niente...

Cosa?”

“Ti ho visto che lo guardavi...”

“Non è vero! Non stavo guardando proprio nessuno! Stavo... stavo leggendo gli esercizi!” disse lei, afferrando un libro a caso.

Lyrith...”

“Che c’è adesso?!

Gandalf prese delicatamente il libro che l’elfa aveva tra le mani e lo ruotò di centottanta gradi.

“Ecco, ora è dal verso giusto...”
Lyrith arrossì.

“Non te ne devi vergognare...” la punzecchiò ancora lo stregone.

“Di che stai parlando? Non c’è niente di cui mi debba vergognare! Proprio niente!”

Lyrith si alzò precipitosamente e andò verso la porta che dava sulla parte posteriore della casa, borbottando ancora qualche frase sconclusionata in tono irritato.

Gandalf trattenne una risata quando la ragazza tentò di aprire la porta spingendola, ottenendo come unico risultato lo sbattere il suo bel viso rosso di imbarazzo contro il legno. Senza voltarsi, incassò la testa nelle spalle e tirò la porta, entrando velocemente.

Lo stregone stette un a contemplare con espressione divertita la porta lignea, richiusasi bruscamente. Poi sentì una voce.

Gandalf” chiamò Elrond dall’entrata principale. “Vieni a vedere chi è arrivato.”

Lo stregone si alzò ed andò incontro al Mezzelfo ed al suo ospite, sollevando appena lo sguardo per notare un impercettibile movimento delle tende della stanza sopra di lui.

Lyrith scostò lievemente le tendine. Nel fare ciò, tentò di metterci la maggior cura possibile per non essere notata dallo stregone.

Quando fu sicura che Gandalf guardava da un’altra parte, sbirciò il nuovo arrivato.

Era un Elfo Silvano. Il suo corpo snello era coperto da un mantello grigio cangiante, che lasciava intravedere la tunica verde e i pantaloni neri. Sulla schiena portava una faretra colma di frecce e due sottili spade ricurve, assicurate al torace muscoloso da una cinghia di pelle.

Lyrith si sporse per vedere meglio il viso.

La pelle era bianca e liscia, e i lineamenti fini ma al contempo virili e seducenti. Gli occhi erano verdi, del verde più vivo che possa colorare una foglia a primavera; la bocca ben modellata ed espressiva, incorniciata da un mento dalla piega delicata ma decisa.

Lunghi capelli d’oro pallido cadevano ai lati di quel viso dagli zigomi alti e la fronte spaziosa, lasciati sciolti ad eccezione delle ciocche vicine alle orecchie appuntite che erano raccolte dietro in una sottile treccia.

A quel punto Lyrith scorse un lampo azzurro. Gandalf la fissava, apparentemente divertendosi un mondo. Si allontanò rapidamente dalla finestra.

Diavolo di uno stregone...

  
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