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Autore: Lau_McKagan    26/07/2010    6 recensioni
Li conoscevano tutti, anche se a scuola ci venivano ben poco, un po’ per il loro stile, un po’ per i loro modi strafottenti, un po’ perchè erano i Guns’n Roses. Insomma dei tipi del genere non sarebbero mai passati inosservati. A Laurel non interessavano più di tanto le stelle nascenti della musica moderna, per lei erano solo un branco di ragazzi disadattati che si atteggiavano da rock star, altezzosi e arroganti... cambierà idea?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk through the fire'
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“Aspetta! Passiamo a prendere due birre, non ne ho più nemmeno una in casa, solo roba pesante”

“Un po’ di Jack non t va?”

“Sai che preferisco una bella bionda...”

Duff tirò Mandy dentro il bar di Duke, e grande fu la sua sorpresa quando seduta al bancone riconobbe la signora Standford, la sua vicina.

“Duff! Mandy!” esclamò il vecchio barista.

“Duke... e... Jo... ciao!” rispose Duff sgranando gli occhi dalla sorpresa, mentre Mandy dietro di lui nascondeva una risata maliziosa.

“Oh ciao Michael, che piacere rivederti... non ti fai vivo da un po’ a casa, immagino che sia tutta colpa di questa bella signorina... Amanda, giusto?”

“Si, si... lei è Amanda… ma che ci fai qui? E a quest’ora poi! Dovresti essere a casa a... non so, fare la maglia e bere tisane!”

“Oh ragazzo, lo sai che preferisco altro a quelle scialbe tisane... e poi sei stato tu a dirmi di passare in questo bar, te lo ricordi? Duke è davvero un ragazzaccio!”

I due risero.

“Ragazzaccio? Ma che combinate voi due? Hey, non mi starete nascondendo qualcosa?”

“Ci facciamo solo un po’ di compagnia Duff, non farla tanto lunga! Allora, ho saputo che domani partite, vi rivedrò?” 

“Non lo so... bhè torneremo a Seattle prima o poi...”

“Decisamente mi mancherete... dovrò fare meno scorte di alcolici ora che voialtri non passarete più!”

“Allora inizia a darmi due birre, giusto per tenerti in allenamento”

“Eco qua” Duke posò sul bancone quattro lattine “offro io”

“Grazie”

“Che fai Mandy, sparisci a anche tu o ci vediamo domani per la colazione?”

A quella domanda la ragazza si irrigidì.

“Oh io...” fortunatamente Duff era impegnato a chiacchierare con la vecchia Jo per badare a quello che stava dicendo “Ci si vede domani Duke...” disse a voce piuttosto bassa.

L’uomo intuì che qualcosa non andava così non aggiunse altro, ma si limitò a strizzarle l’occhio.

Duff salutò entrambi, e dopo tutte le raccomandazioni di Jo, uscì con Mandy e salì in casa.

“Devi finire le valige?”

“Direi di no... una mi è bastata, non ho molta roba che ci tengo a portarmi”

Appena entrarono nell’appartamento, Duff abbracciò la ragazza conducendola in camera e gettandola sul grande letto.

“Quanta fretta”

“Devo cogliere l’attimo!”

Mandy rise, e mentre si allacciava al suo corpo, sfiorò con le dita il tatuaggio sul suo braccio che riportava la scritta ‘carpe diem’... 

 

Rimase con la testa appoggiata a suo petto mentre Duff le accarezzava in silenzio i capelli.

“Che ne farai di questa casa?” domandò gettando l’occhio sulla valigia buttata in un angolo.

“Niente, è dei miei, per cui vedranno loro che farsene... io sono solo un semplice inquilino, l’unica differenza è che non pago l’affitto”

“Lasci tutto qui?”

“Non ho molto da portare via, i vestiti e la mia musica... il resto può anche marcire qui per quel che mi riguarda”

Non avrebbe avuto altre occasioni... e ormai non poteva rimandare oltre.

“Duff, senti...”

“Sei pallida, stai bene?”

“Mi gira solo un po’ la testa”

“Non abbiamo bevuto molto, solo qualche birra”

“Lo so ma... senti lasciami parlare... è per... domani... io...”

Abbassò lo sguardo. Duff voltò il viso dall’altra parte.

“Non verrai, vero?”

“No”

Silenzio. Nella testa di Duff riecheggiavano solo quelle due lettere... no. Lo sapeva, forse l’veva sempre saputo. La ragazza si era sempre celata dietro il silenzio, e lui immaginava che se avesse deciso di partire con Brixx glie lo avrebbe detto subito. Così non dicendo nulla gli aveva fatto sospettare quale fosse la sua decisione. Ma un conto era immaginarselo, un conto averne la certezza. Non le aveva mai chiesto nulla, perchè? Probabilmente perchè sapeva quale sarebbe stata la risposta, e aveva paura. Perchè sapeva che se ora lui poteva aggrapparsi a Mandy quando ne aveva bisogno, l’indomani la sua ancora di salvezza non ci sarebbe più stata.... e ciò non era bene.

“Dimmi qualcosa...” bisbigliò lei con timore.

Non sapeva quale potesse essere la reazione del biondo, sperava capisse, ma sapeva che sarebbe stata più dura del previsto.

“Perchè?” Sussurrò lui senza guardarla, mettendosi a sedere sul letto.

“Lo sai... io... qui ho tutto e...”

Duff balzò in piedi e si voltò a guardarla. Sembrava furioso.

“Tutto cosa?! Ah si certo, la carriera... perchè credi davvero che farai più strada standotene in questo buco di merda?!”

“Duff, io qui ho il mio lavoro! Ho un’occasione che non posso lasciarmi scappare e...”

“Palle! Ma vaffanculo, a chi vuoi darla a bere?! Sei solo fottutamente orgogliosa per accettare un aiuto da tuo zio! Lui potrebbe aiutarti a Los Angeles, aiutarti sul serio! Stando qua non combinerai mai un cazzo!”

Mandy sentì le lacrime affiorarle agli occhi, poi scattò in piedi anche lei, dall’altra parte del letto.

“Zitto! Ma ti senti?! Sei ingiusto cazzo!”

“Io sarei ingiusto? Stai buttando a fanculo tutto per cosa? Per un cazzo di niente!”

“Vuoi sapere perchè non verrò? Lo vuoi sapere davvero Duff?!”

“E sentiamo perchè cazzo Miss perfezione preferisce strasene in questa merda di città a marcire piuttosto che venire con me?!” urlò alzando ancora di più la voce.

“PERCHE’ TU NON MI AMI!” ribattè lei tutto d’un fiato... “non mi hai mai amata, non sul serio...” Si sedette di nuovo sul letto dandogli le spalle. Non sarebbe mai riuscita a parlare guardandolo in faccia “Non posso continuare ad essere la tua ancora... tu pensi ancora a quella ragazzina... e stai con me solo per evitare di sprofondare. Lo so, l’ho sempre saputo, e non rimpiango di averlo accettato... fino ad ora... se vengo con te rischio di perdere tutto...” la sua voce tremava.

Duff sapeva che aveva ragione. Aveva ragione su tutto. Lui non amava Mandy, ci era affezionato si, e le voleva molto bene, ma non l’aveva mai amata. E la voleva con se solo per evitare di cadere nella merda. Puro egoismo, nient’altro... ma era troppo orgoglioso per ammetterlo. Senza dire niente si infilò i jeans e una maglietta, mise gli stivali e usci dalla stanza, impugnò una bottiglia di vodka che aveva abbandonato sul tavolo del salotto e uscì per le strade di Seattle scolandosi il caldo liquido.

“Vaffanculo... VAFFANCULO!” urlò scagliando lontano la bottiglia ancora mezza piena.

 

***

 

Quando Slash aprì gli occhi era solo. Michelle se ne era andata, senza nemmeno svegliarlo per salutarlo. Ma era chiaro che quella sera per lei era già stato un’addio. Non doveva aver dormito molto, forse un’oretta. Si guardò intorno. Poteva scendere e suonarle il campanello, era certo che l’avrebbe trovata in casa. Ma se l’aveva lasciato li mentre dormiva c’era un motivo. Forse per lei era troppo difficile dirgli addio di persona, forse non era ancora pronta. Di fianco a lui, dove fino a poco prima giaceva la ragazza, stava ora solo una vecchia foto. Era una foto di loro due da ragazzi, mentre facevano il saluto militare. Portava ancora i capelli corti, quanti anni erano passati da quello scatto? Dietro poche parole ‘Non dimenticatemi... vostra per sempre, Michelle’.

Sbuffò tirandosi indietro la folta chioma che gli ricopriva il viso, poi si sollevò barcollando leggermente, infilò la foto in tasca e scese le scale della palazzina, dando un’ultima occhiata alla finestra dove sapeva stare la camera di lei. Poi con le mani nei jeans si incamminò per strada, con un valanga di pensieri per la testa. Avrebbe dovuto tornare a casa e passare la sera con Ola. Ma non aveva voglia di ritornare a casa quella sera. Pensò a Perla, chissà cosa stava facendo... sorrise, sicuramente la ragazza se ne stava già dormendo da un po’ avendo probabilmente passato da sola la serata.

Camminava senza sapere di preciso dove andare, avrebbe voluto bere ancora qualcosa, ma era senza soldi... però visto la zona dove stava poteva contare sempre sul fidato Duff. Non era molto distante il suo appartamento, probabilmente lui se ne stava da Mandy e così la casa sarebbe stata  a sua disposizione, con il suo silenzio e con la sua scorta di alcolici.

Arrivato sotto casa gli sembrò di scorgere in lontananza in fondo alla strada la chioma ossigenata dell’amico, ma si convinse di essersi sbagliato. Provò anche a chiamarlo, ma senza risposta.

“Bhà... figurati se era quel cazzone... se la starà sicuramente spassando...” mugugnò salendo le scale.

Arrivò alla porta, e aprì con la solita chiave nascosta, ma a sorpresa, la porta era già aperta. Entrò senza troppi complimenti sbattendosi sul divano e coprendosi il viso con il braccio.

Finalmente silenzio... poi qualcosa attirò la sua attenzione. Sembrava un gemito, un mormorio molto basso... c’era qualcuno in casa. E non si trattava di Duff.

Piano si alzò avanzando fino alla camera.

“Duff sei tu?” domandò a voce non troppo alta.

Nessuno rispose. Allora entrò nella stanza... Mandy se ne stava rannicchiata in un angolo del letto con la testa nascosta nelle ginocchia tirate strettamente al petto. Singhiozzava, o almeno così gli era parso.

“Hey Mandy!”

La ragazza alzò il viso. Si stava decisamente piangendo, e non aveva per niente una bella cera.

“Oh cazzo...” Slash gli andò vicino, prendendole il viso tra le mani. Capì subito cosa era successo.

“Glie l’hai detto  vedo... ti ha fatto male? Perchè se ti ha fatto qualcosa lo meno quel coglione!”

“No Slash, non mi ha fatto male... almeno non come credi tu...” la voce della ragazza era interrotta dai singhiozzi. Slash le si sedette accanto circondandola con le sue braccia.

“Dovevo aspettarmelo no? Perchè cazzo me la prendo adesso! Sono una stupida…”

Slash guardò sul comodino. C’era una bottiglia di Jack, qualche lattina di birra e rimasugli di povere bianca.

“Hai tirato? E hai bevuto... sei messa male piccola...”

“Fanculo, non farmi la predica Slash!”

“Non sono tipo da potersi permettere prediche, lo sai.. ne hai ancora?”

Aveva una tremenda voglia di farsi una tirata....

“Nel sacchettino…” indicò una piccola bustina trasparente.

Slash non se lo fece ripetere, la prese, ne sistemò due strisce e le tirò una dopo l’altra. Poi prendendo la bottiglia tra le mani si risedette di fianco a lei.

“Ti passerà, è stato meglio così”

“Lo so, ma... speravo capisse, invece non ha detto nulla e se ne è andato...”

“Il solito Duff testa di cazzo McKagan... è il suo modo per dire che hai ragione, solo che non lo vuole ammettere, perchè gli fa male... capisci? Starà male senza di te”

“Starà peggio se continuerò a stare con lui in questo modo”

“E starai peggio anche tu...”

Le passò la bottiglia, che in pochi minuti fu vuota. Erano tutti e due sbronzi e inoltre Slash aveva steso altre due strisce con la coca rimasta, una per lui e una per Mandy.

“Tanto vale finirla, almeno siamo in compagnia...”

Slash allargò le braccia per accogliere Mandy, che senza pensarci oltre si tuffò nel suo petto rispondendo al suo abbraccio. Erano fatti e ubriachi. La loro mente annebbiata.

Mandy stava ancora piangendo: la coca faceva effetto, e la sbronza non l’aiutava, Slash sperò solo che non si sentisse male, ma fatto com’era anche lui, probabilmente non se ne sarebbe nemmeno accorto. In pochi secondi la ragazza sentì le calde mani del ragazzo scorrere sul suo corpo mezzo nudo, provocandole piacevoli brividi. Senza nemmeno rendersene conto si trovò stesa sotto al suo corpo, in preda al piacere che il suo tocco le provocava. Slash la guardava con aria assente, la voleva e l’avrebbe avuta. La baciò, le loro lingue si incontrarono impetuosamente e presto Mandy potè sentire l’eccitazione del ragazzo crescere. Lo liberò dai pantaloni ormai diventati stretti, e abilmente ribaltò le loro posizioni, iniziando a baciare ed accarezzare la sua pelle bronzea, prima il viso, poi il collo, soffermandosi nell’incavo dove sentiva battere il suo cuore, sempre più forte... per poi andare più giù, gli addominali, l’ombelico e arrivando al bordo dei boxer, glie li sfilò senza indugiare, chinandosi verso la sua eccitazione. Slash gemeva a quel contatto, il sesso era una delle cose che più amava dopo la musica e lo zio Jack, e Mandy ci sapeva proprio fare...  non avrebbe resistito ancora per molto. Infatti dopo pochi attimi si levò scostandola e con un braccio la fece stendere sotto di sè, facendo aderire i loro corpi. Era un’animale in quello stato, nessuna delicatezza, nessuna premura. Mandy si aggrappava alla sua schiena gettando indietro il capo e inarcando il corpo in modo da trarre il più piacere possibile da quel contatto. E quello era sesso, solo sesso. Nessuno dei due era troppo consapevole di quello che stavano facendo, ed in fondo ad entrambi andava bene così.

 

***

 

Duff aveva camminato fino al garage. Non sapeva dove andare, non sapeva cosa fare, era incazzato, ma solo con se stesso. Mandy aveva detto la verità e lui era un egoista ‘sei solo un fottuto egoista McKagan...’  ma non sapeva che altro fare. Senza Amanda sapeva che le cose non si sarebbero messe bene, almeno quando Laurel avesse raggiunto Axl a Los Angeles. Era inutile continuare a negare, soprattutto a se stesso. Amava ancora quella ragazza, gli piaceva ogni giorno di più, c’era qualcosa in lei che lo attraeva senza dargli modo di evitarlo. E non poteva farci nulla. Le luci erano spente, non c’era nessuno, come immaginava.

Entrò, la porta era sempre aperta, e accese la lampadina che dava già segni di cedimento. Poco male, il giorno dopo non ci sarebbe stato più nessuno li dentro. In un angolo vide ammassate due valige sfasciate, una di Izzy, l’altra di Axl. Non ci era rimasto molto, non che ci fosse mai stato gran che, ma tutti gli strumenti, gli amplificatori, tutto era stato portato via per essere rimesso a Los Angeles in un non so quale magazzino dismesso che gli avrebbero spacciato per casa. Un magone gli salì alla gola. Chiuse gli occhi e aprendoli, afferrò una delle ultime bottiglie rimaste mezze piene, del gin forse, non c’era più l’etichetta... ne bevve un lungo sorso... no, era vodka. Si sdraiò sulla brandina di Axl e si coprì il volto con un braccio.

Dopo un tempo indecifrabile la porta si aprì, lasciando filtrate quella poca luce che proveniva dal lampione in strada.

“Man... che ci fai qui?”

Era la voce di Axl.

Duff spostò il braccio dal viso guardando il rosso, che per una frazione di secondo lo guardò preoccupato. Doveva essere proprio conciato male.

“Scusa, ora me ne vado”

“Puoi restare se vuoi, Izzy credo sia ancora fuori con Sue... e comunque sai che c’è sempre posto qui”

“Si... grazie” disse ributtandosi sul materasso.

“Che ti prende? Perchè non sei con Mandy?”

Duff non rispose.

“Ho capito... è per la partenza di domani, vero? Non verrà...”

“Sta zitto!” urlò.

Perchè adesso se la prendeva con lui? Non aveva detto niente di male dopotutto.

“Stai calmo, ti ho solo fatto una domanda”

“Scusa... comunque si, lei non verrà... e io non so che fare”

“Come sarebbe non sai che fare? Non vorrai mollare tutto, vero?”

“No, ma che cazzo ti viene in mente? E’ solo che...”

“Duff senti…” Axl si sedette sul materasso di fianco a lui, volgendogli le spalle “so come ti senti, lo posso immaginare... ma se dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa...”

“Cosa vuoi dire?” 

“Mi riferisco a Laurel... so che sei incazzato perchè senza Amanda pensi di non farcela... bhè non sei l’unico ad aver paura...”

“Paura? Io non ho mai detto di avere paura”

“Non fare lo stronzo, hai una paura fottuta... hai paura di non riuscire a sopportare di vedere Laurel insieme a me  senza Amanda...” Duff strinse i denti... ma Axl aveva ragione... “e anche io ho paura... paura di non riuscire a sopportare la sua lontananza... in una città come Los Angeles, e con la nostra vita di merda... capisci?”

Gli sembrava strano che Axl si stesse confidando con lui. Non era la prima volta, ma non su quell’argomento.

“Tieni duro per due mesi, non dovrebbe essere poi così difficile, basta non fare stronzate” rispose cinico.

Quando il rosso si voltò a guardarlo sentì il peso schiacciante dei suoi occhi glaciali su di se.

“Sai che non è così facile... sai chi siamo, sai cosa facciamo... credi che io sia diverso? No cazzo, non lo sono... e ho pura... una paura fottuta”

Duff rimase in silenzio. Nonostante tutto tra loro era sempre come prima... bastavano poche parole per capirsi al volo. Erano sempre stati buoni amici dopotutto. E di quel discorso un po’ senza senso Duff aveva afferrato il concetto... e lo capiva, eccome se lo capiva. Axl era evidentemente davvero innamorato di lei, ma non poteva evitare di essere quello che era per natura... un ragazzo sballato, come tutti loro. E se fino ad allora si erano tutti un po’ trattenuti per via delle ragazze, cosa sarebbe successo in due mesi di lontananza? Troppe domande e poche risposte.

Gli mise una mano sulla spalla, guardandolo... verde e azzurro mischiati insieme.

“Sarà quel che sarà Axl, inutile pesarci adesso...” disse soltanto.

Poco, forse banale, ma era vero. Nessuno poteva sapere come sarebbe andata a finire. Axl gli sorrise.

“Sposati dai, fammi spazio”

“Non puoi andare su quell’altra? Fa caldo”

“Guarda che questo è il mio posto…”

“E allora vado nel letto di Izzy”

“No dai, e se torna? Guarda che puoi restare, non mi dai fastidio”

Duff lo guardò alzando gli occhi al cielo, poi si sdraiò tirandosi di alto. Axl lo seguì non prima di aver fatto su uno spinello e di averglielo passato, poi si distese al suo fianco.

“Che bella coppia di froci eh?”

“Parla per te, il pisello pazzo sono io”

“Pisellino semmai McKagan, l’ossigeno rattrappisce i tessuti, lo sai?”

“Ma vaffanculo Rose”

“Ti seguo man”

 

Quando Izzy tornò dopo aver accompagnato a casa Sue, li trovò così a dormire fianco a fianco nella piccola branda di Axl. Non sapeva il perchè di quella situazione, ma sul suo volto si allargò un ampio sorriso, poi si stese e sprofondò anche lui nel sonno.


   
 
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