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Autore: JessL_    27/07/2010    7 recensioni
Storia sospesa per mancanza d'ispirazione, spero di riuscire presto a terminarla ma se non dovesse accadere la cancellerò. Scusatemi.
"Avere paura è umano, ma anche sbagliare? Quando sappiamo di aver fatto un errore, come facciamo a risolverlo?
Un incontro, una storia, una conoscenza, una fine. Si può rimediare? Bella vuole saperlo. Vuole Edward."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ci ho messo un po’, ma come al solito eccomi qui ^^ allora, questo capitolo mette molte cose in chiaro... non ho potuto rivederlo per bene perché stanno per arrivare dei cugini a casa, ma non volevo farvi aspettare ulteriormente. Grazie a tutti per i bellissimi commenti – mi fa piacere vedere di non aver traumatizzato nessuno xD – e scusatemi se non posso rispondervi, sono proprio di fretta, incrocio le dita e aspetto un vostro parere ;) ancora grazie.

 

Pubblicità: Overwhelms me/Travolgimi - Rating rosso.

 

Capitolo dieci. Non arrendersi - Inaspettato.

Bella pov.

Il caffè amaro mi accarezza la gola, il timido sole di Forks s’intravede appena dalle finestre e mio padre borbotta contro il giornale mentre legge le ultime notizie. Lo osservo, mio padre è invecchiato, cresciuto, in questi anni. I suoi capelli neri, sono diventati brizzolati, proprio come i suoi baffi, ora porta gli occhiali da vista ma infondo è sempre lui: il vecchio Charlie. Ligio alla legge, al lavoro e a sua moglie; anche se sinceramente spero che le sue priorità non siano in quest’ordine. Il campanello suona e io osservo mia madre che con un sorriso entusiasta si allontana dai fornelli per andare ad aprire. È bello il silenzio che c’è in questa casa la mattina, certo non è sempre così, ma questo d’altronde è il bello di vivere con i genitori, o comunque stare qualche giorno con loro.

<< Oh salve signora Swan, ehm.. Bella è in casa? >> E’ la voce che è ancora fuori da casa che mi riporta totalmente alla realtà. Conosco quella voce, anche fin troppo bene; mi alzo raggiungendo l’entrata dove trovo mia madre ridere per qualcosa che il bel ragazzo dai capelli ramati le avrà detto.

<< Oh tesoro, eccoti, la visita è per te. >> Mia madre mi accarezza i capelli lasciandomi sulla porta con Edward. Sono tranquilla, ma una parte del mio cervello registra la cosa come un’adolescente, come se Edward fosse venuto a prendermi per andare a scuola. Ridicolo, anche da adolescente spererei di poter fare colpo su un tipo come lui. In realtà a quell’età avevo tutti i ragazzi che volevo, potevo permettermelo, lo sapevo e ci giocavo su questa cosa. Con quello che era il mio carattere e la bellezza di una giovane ragazzina che sapeva di essere attraente per l’altro sesso, beh... ne approfittavo. E non lo negavo neppure.

<< Buongiorno. >> Sorrido ricambiando il suo saluto.

<< Come mai ti trovi di fronte la porta di casa mia? >>

<< In realtà, questa porta, è della casa dei tuoi genitori. Se ricordo bene, tu abiti ancora a New York. >> Sorrido appena.

<< Sei pronto a darmi risposte? Sai nel pomeriggio ho da fare? >>

<< Che cosa devi fare? >> Alzo un sopracciglio.

<< Affari miei? >> Chiedo ironicamente mentre alza gli occhi al cielo.

<< Bella, non vorrai che mi metta a seguirti! >> Sbuffo e incrocio le braccia al petto, tengo un po’ il muso ma infine afferro un giubbottino sull’attaccapanni e mi chiudo la porta alle spalle per andarmi a sedere sul dondolo che c’è nel portico. Edward mi segue e mi si siede accanto aspettando una risposta che vuole a tutti i costi.

<< Quindi lo ammetti, sei qui per tenermi d’occhio. >>

<< Più o meno. Diciamo che ne ho approfittato per vedere i miei genitori. >> Annuisco non credendogli del tutto.

<< Perché Aro ti ha mandato qui? >> Sospira.

<< Sapeva che avresti capito tutto, me lo ha detto non appena mi ha dato l’incarico, però il vero motivo non lo so. Mi ha semplicemente detto di starti accanto. >> Lo vedo stringere la mascella, è nervoso per qualcosa, era rilassato fino a poco fa.

<< Aro sa tutto. Intendo di me, di com’ero prima e di quello che facevo. Conosce anche quelli che erano i miei amici. Penso che tu lo sappia, lo dovrebbe aver fatto anche con te: prima ti tiene d’occhio, poi s’informa e alla fine aspetta il momento propizio per... beh per portarti dalla sua parte. >>

<< Non lo so. Con me è stato più diretto. Mi voleva e mi ha avuto. Anche se... beh non era propriamente lui quello che mi voleva, infatti sul campo ci vado di rado. >> Ulteriori domande si formano nella mia mente riguardo il suo conto. Perché? Perché accenna le cose quando tanto sappiamo entrambi che non diremo una parola sul nostro passato?

<< Tanya conosce Aro. >> La mia è una constatazione, non posso dimenticare la chiamata che ho sentito nell’hotel prima di prendermi una “vacanza”.

<< E’ la figlia. Non ho mai avuto la totale certezza ma... penso di essere stato “arruolato” per lei. Lei mi aveva visto, lei mi voleva e il padre mi ha ricattato per poter accontentare la figlia. Sono quattro anni che sto ai loro servigi, tre che sto con Tanya perché lo vuole lei. E perché se dovesse finire gli unici che pagherebbero sarebbe la mia famiglia. >> Si è aperto, ha parlato, mi ha detto qualcosa del suo passato. Aro. Sempre lui in mezzo. Tanya. Una bambolina abituata ad avere tutto quello che vuole. Edward. Un ragazzo obbligato ad andare contro a se stesso, persino alla sua famiglia pur di proteggerli.

<< Quindi non stai con Tanya perché la ami? >> Perché mi sto facendo del male da sola? Sono davvero masochista?

<< Non l’ho mai amata, ma... se sai che se non accetti verrebbe fatto del male alla sorellina che ai tempi aveva sette anni... beh cambi prospettiva di vedere le cose. >> Sgrano gli occhi e lo guardo implorando di dire che sta scherzando.

<< Ha fatto una cosa simile? >> Annuisce non guardandomi capendo che mi riferisco ad Aro.

<< Non dirmi che a te non ti ha ricattata? >> Abbasso lievemente lo sguardo.

<< Non proprio. Sono andata di mia spontanea volontà da lui... >>

 

Pioveva, il cielo plumbeo di Seattle continuava imperterrito a far cadere pioggia. Non mi lamentavo, ero a pezzi, Haley era morta da quattro mesi, mi ero allontanata da tutti: amici, parenti, ragazzi. Vivevo nel mio dolore e non mi lamentavo. Stavo cambiando, forse lo ero già ma la lettera che avevo ricevuto un mese prima era ambigua, mi veniva chiesto se non sarebbe stato meglio voltare pagina, dimenticarmi persino chi ero... quelle parole, in un certo senso, mi rincuoravano, sembrava mi dessero una possibilità di svolta. Non era una credulona e da quando avevo visto il corpo di Haley freddo, bianco, davanti ai miei occhi... beh credevo agli altri ancora meno ma in quelle parole, in quella lettera, per me era come una mano tesa pronta ad aspettare che l’afferrassi per aiutarmi ad alzarmi. Andavo tutti i giorni a Seattle, vedevo sempre un uomo sotto un portico con degli occhiali da sole, avevo notato che mi osservava, e che poi tornava al suo giornale. Anche quel giorno, dove pioveva a dirotto e io non mi lamentavo e non cercavo di coprirmi o di mettermi al riparo, lui era lì. Sotto lo stesso portico, appoggiato alla solita balaustra ma... non aveva gli occhiali da sole. Il suo sguardo era posato su di me, non mi faceva paura ma avevo capito che non fosse un tipo raccomandabile. Non so bene da cosa, era vestito bene, non aveva un aspetto trasandato, eppure il mio sesto senso mi metteva all’erta. Mi alzai e mi avviai in una via un po’ troppo isolata, per quanto fosse lontano, percepivo i suoi passi dietro ai miei: mi stava seguendo. Poco dopo mi voltai, lui era lì, a qualche metro da me e mi guardava in modo tranquillo, ero agitata, non avevo paura.

<< Sei quello della lettera? >>

<< Sì, sono quello che ti ha promesso una nuova vita. >> Era lui, e per farsi riconoscere aveva citato delle sue parole scritte anche nella lettera.

Non mi ricattò per accettare, mi disse che avrei dovuto cambiare città, che mi sarei dovuta praticamente dimenticare dei miei amici e del mio passato. In quel periodo non volevo far altro che sparire, quindi accettai di rincontrarlo una settimana dopo, in un ufficio, per farmi spiegare a che cosa stavo andando incontro. Accettai. E mi allontanai da tutti: scappai.

 

<< Lo hai fatto per Haley? >> Edward è stupito.

<< Più o meno, più sì che no. >>

<< Hai rinunciato alla tua vita per una perdita. >> Si sta arrabbiando, non lo guardo più negli occhi, non ci riesco.

<< Haley, era come una sorella per me. Vivevamo praticamente insieme, non ci separavamo mai, nemmeno quando arrivava in città Rosalie, sua cugina. Eravamo un bel trio. Io non sono morta, io non ho programmato la mia morta scrivendo anche lettere e spiegando che cosa avrei voluto che accadesse dopo la mia morte. Io ho semplicemente abbandonato tutto e tutti per incominciare un lavoro strapagato bene, per acciuffare criminali e avere più forza in me. La mia autostima e la mia forza interiore, ed esteriore, ti assicuro che è aumentata tantissimo da quando lavoro per Aro. Certo, io a lui non lo sopporto, lo vedo troppo machiavellico, troppo duro, freddo... come un morto che parla e che si trova un cervello fin troppo attivo, funzionante, però mi ha quasi salvata. Dico “quasi” perché la morte di Haley non penso che l’accetterò mai. E poi penso che lui sappia qualcosa di troppo. >>

<< In che senso? >> Scrollo le spalle e cerca di fare finta di niente riprendendo a parlare. << No, se non leggi la lettera che ti ha dato ieri sua madre, non capirai nulla. >> Abbasso lo sguardo alle mie mani appoggiate sulle mie gambe. << Lo so che non è facile, so che ti sarai tormentata per tutta la notte porgendoti duemila “perché” ma sono sicuro che tu non l’abbia letta... >>

<< Infatti, non l’ho letta. Non ce la faccio. Da sola non posso farcela. >> Edward mi accarezza la schiena in modo dolce, delicato e io rabbrividisco.

<< Ci sono io con te. >> Lo guardo in quei pozzi verdi.

<< Sì, ora ci sei. Ma tra tre giorni dobbiamo tornare a New York... e tornerai da Tanya. >>

 

--

<< Wow, sei cambiata tantissimo ma stai bene. Come mai qui a Seattle? >> Incrocio le braccia al petto e osservo Rosalie che sta facendo di tutto per non farmi entrare. Ha le guance rosse, i capelli biondi un po’ spettinati ed è in allerta, come se cercasse di captare ogni mio singolo movimento. Mi sta nascondendo qualcosa, per me è palese e non solo perché la conosco bene ma a causa del lavoro che svolgo, mi è facile identificare i gesti altrui. Sono sempre stata una buona osservatrice.

<< Rose, non sei sola, vero? >> Lei arrossisce maggiormente dandomi la risposta, io sorrido. << Ok, penso di dover andare. >> Rose mi afferra velocemente per un braccio.

<< No, dai entra. Sono mesi che non ci vediamo. E... e quando parti? >> E’ sincera, vorrebbe veramente passare del tempo con me ma... c’è qualcuno di la che l’aspetta, e non per fare la mia conoscenza.

<< Parto domani, comunque non preoccuparti, sul serio Rose, va tutto bene. Ci vediamo... stasera? >> Fa una faccia dispiaciuta e io ridacchio abbracciandola. << Ci vediamo presto, ok? E divertiti. >> Le faccio l’occhiolino mentre lei rientra dopo avermi stritolata in uno dei suoi soffocanti abbracci pieno di affetto. Affetto che mi ha fatto capire di non essere sola nel periodo più buio della mia vita. Periodo in cui mi ero allontanata, trasferita. Lei mi ha raggiunta, mi ha scovata ed è stata con me per mesi finché non stessi “bene”.

 

Edward pov.

Prima di entrare nel piccolo bar, guardo attraverso la vetrina se è arrivato, lo individuo subito, è al bancone. Il mio cellulare vibra, lo afferro e osservo il display “Tanya”; sospirando rispondo.

<< Pronto? >>

<< Ehi, ciao... come va? So che sei dai tuoi. >> Aro doveva per forza dirglielo?

<< Beh sì. Torno domani. >>

<< Sei distaccato. >>

<< Ti ho chiesto tempo, Tanya. >>

<< Lo so, lo so è che... è strano, non averti vicino, molto strano. Non appena ti ho visto, ho sempre saputo che era te che volevo al mio fianco ma ora... ora è tutto diverso. >>

<< Tanya, te l’ho già detto, se vuoi Jacob, hai solo da mettere la parola fine alla nostra storia. >> Sono sicuro che se dovesse lasciarmi lei, beh forse sarei libero. Certo, è solo una mera speranza... ma si sa, la speranza è l’ultima a morire.

<< Ma io non so se con te voglio chiudere! >>

<< Certo, però vai a letto con lui. Mi sembra una cosa molto ragionevole. >> Mi guardo attorno, sperando che nessuno mi abbia ascoltato; non ho urlato, non provo gelosia nei confronti di Jacob è che... cazzo, almeno lasciami vivere! << Tuo padre non lo sa, vero? >>

<< Mio padre ti adora; dice che con te farei la vita da pascià... ovvio che non lo sa. >>

<< Tanya devo andare. Ci vediamo domani se... se capita. >> A malapena sento il suo “ok” che attacco, entro nel locale e affianco mio fratello.

<< Sei in ritardo. >>

<< Hai ragione Emm, scusami. >>

<< Wow, che faccia da funerale. Che diavolo ti prende? Ancora Tanya? >>

<< Più o meno. Come mai sei qui a Seattle? >>

<< La ragazza è qui. >> Annuisco. La ragazza che ama e che “lo obbliga” a fare l’amante.

<< Ancora non ha lasciato il damerino? >> Lo osservo, la sua espressione è quasi vuota, non mi piace vedere mio fratello così.

<< In teoria è qui per lasciarlo. Non so se crederci, fino a poco fa ero con lei, poi ha ricevuto una visita e pensavamo fosse lui, non era così, era una sua amica ma io non posso fare questa vita. Voglio fare tutto alla luce del sole e fare avanti indietro da qui a New York è uno strazio. >>

<< So che significa. >>

<< Quindi la ragazza che ti ha fatto perdere la testa non è sparita. >>

<< No affatto. Ma c’è sempre Tanya di mezzo e A... e il padre. >> Stavo per dire il suo nome, è contro le regole, non posso mettere la mia famiglia in pericolo.

<< Andrà tutto bene, prima o poi ritroverai le palle e la mollerai. >> Corrugo le labbra, mio fratello è convinto che sia solo questione di coraggio, non sa quanto vorrei che fosse tutto così semplice.

<< Domani tornerai a casa con me? >> Aspetto una sua risposta.

<< Non lo so, dipende tutto da che cosa mi dice Rose. >> Annuisco e ordine un cappuccino.

 

--

<< Partiamo insieme? >> La intravedo sobbalzare e guardarmi con gli occhi di fuori.

<< E per dove? >> Un po’ confuso, alzo il sopracciglio.

<< Per casa Bella, per dove pensavi? >> Arrossisce e per farsi vedere si scompiglia i capelli voltandosi.

<< Casa. Già casa. Sì. Se non è un problema. >>

<< No, non è un problema, se no non te lo avrei chiesto. Hai letto la lettera? >> Torna a guardarmi, non c’è bisogna che risponda, la sua espressione dice tutto.

<< No, non l’ho letta. >> Appunto.

<< Se vuoi possiamo farlo insieme. >>

<< Edward, se poi tu te ne andassi, io non riuscirei a reggere. >> I suoi occhi sono lievemente più lucidi; è così strano, doloroso, vederla triste, a pezzi, dolorante. Mi fa male vederla così. Mi avvicino e la faccio appoggiare alla parete del portico dei suoi genitori. Mi addosso su di lei senza gravarla troppo e le accarezzo il viso.

<< Io non me ne vado Bella. >> Una lacrima solca una sua guancia e io mi abbasso per intrappolarla nelle mie labbra. << Vai a prendere la lettera. >> Tirando su col naso, si allontana ed entra in casa accondiscendente. Fin da quando l’ho vista, ho sempre pensato che è una tipa tosta, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuna, che l’ultima parola deve essere la sua e che è molto forte – non solo fisicamente, ma invece non è così, almeno non per quanto riguarda l’ultimo aspetto citato. È molto fragile, è cristallo... si può scheggiare, o ancora peggio, rompere in ogni momento, anche per una semplice presa un po’ più forte.

<< Eccola. Solo che... non so se ce la faccio. >> Mi avvicino e le passo un braccio dietro le spalle per poi portarla a sedersi sul dondolo che c’è sempre sul portico.

<< E io che ci sto a fare? >> Sorride lievemente e mi si fa più vicina, appoggiandosi al mio fianco, porgendomi la lettera. L’afferro, sono agitato, sto per mettere voce ai pensieri di Haley e sicuramente non sarà né facile per me né per lei che deve ascoltarli.

“Cara Isa, se stai leggendo questa lettera, c’è solo un motivo: sono morta.

Lo so, per te – più di altri – non sarà semplice andare avanti, lasciarmi andare, e soprattutto pensare che io sia in un posto migliore. Lo so e una parte di me n’è contenta perché significa che tra di noi c’è sempre stata un’amicizia vera, sincera. Ti voglio bene Isa e non pensare che io abbia fatto questo gesto per una semplice cavolata, con te posso essere sincera: ero malata. Scusami se mischio il presente con il passato ma penso che così capiresti di più, d’altronde per te sono già morta :) stavo dicendo, ero malata, una malattia incurabile: il cancro. Al cervello. Ora verrai investita dalla tua solita rabbia di quando ti nascondo le cose, ti chiedo scusa ma... Bella non potevo dirtelo, non volevo vedere il tuo sguardo spegnersi a causa mia. Il mese scorso ho incontrato un uomo, qui a Seattle, ha detto che mi avrebbe aiutato. L’ho ascoltato, ha fatto degli esperimenti su di me e mi sono serviti, stavo meglio in quest’ultima settimana ma... la malattia prima o poi mi avrebbe comunque consumata e io sarei morta. Per questo mi sono suicidata, ho già sofferto abbastanza, ho preferito mettere fine io alla mia vita invece che darla vinta alla malattia. Ti chiedo scusa ma per farti stare meglio, posso dirti solo un paio di cose: contatta un certo Aro, ti darà lui le risposte e poi... ti voglio bene, mi mancherai... sempre. Haley.”

Chiudo la lettera raschiandomi la gola. Aro, sempre lui è in mezzo. Non sapevo che adesso giocasse anche con le vite degli umani. Mi volto verso di Bella, non sta piangendo, ha lo sguardo perso nel vuoto, non la riscuoto, continuo a osservarla finché i suoi occhi – pieni di collera – incontrano i miei.

<< Vai a salutare i tuoi genitori. Partiamo stanotte. >> Si alza, non afferra nemmeno la lettera e rientra in casa. Non mi aspettavo questa sua reazione.

 

--

Ve lo avevo detto che ne sarebbe successe tante ^^ ora sappiamo molte più cose, soprattutto che cosa dice Haley tramite la lettera.

Ecco Rosalie e Emmett, molti di voi forse non se lo ricordano, ma in uno dei primi capitoli, avevo spiegato che anche per Emmett le cose non andavano tanto bene, è una specie di amante, ora ci tocca solo aspettare che cosa accade – in generale, non solo per loro. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se avete domande, io vedrò di rispondervi nel prossimo capitolo ;) un bacione, spero non siate tutti spariti ç_ç JessikinaCullen.

   
 
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