Andava tutto bene, per adesso.
Ary POV
Ero ufficialmente fuori di testa. Si, lo ero.
Era da sabato sera che pensavo a come organizzare la cena per far conoscere Edo a mio papà. Ormai avevo deciso, che la Ila volesse o no, sarebbe venuta anche lei con sua mamma e ovviamente Simo.
Doveva venire. Doveva venire per forza. Lei o sua mamma avrebbero riempito i possibili silenzi imbarazzanti e avrebbero portato un po’ di allegria, non che i miei genitori fossero noiosi, è solo che ero sicura che mio papà avrebbe osservato attentamente Edo in ogni suo più piccolo movimento. Osservare attentamente era uguale a stare perennemente zitto e non volevo che accadesse.
Ero agitata, avevo voglia di arrivare in fermata e di parlare con la Ila di questo “programmino” che avevo in mente.
Arrivando in fermata, lei non c’era ancora.
Speravo che non si fosse fermata a dormire da Simo anche quella notte, se avrei dovuto aspettare ancora un po’ per parlargliene.
Arrivò cinque minuti dopo di me. Era ancora mezza addormentata.
-Stai bene?- le chiesi un po’ preoccupata, non che non l’avessi mai vista mezza addormentata, ma così mi faceva paura.
-Diciamo che potrei stare meglio.- sentii una voce, a me estranea, uscire dalla bocca della Ila. Sembrava che stesse tornando dall’oltretomba.
-Hai dormito stanotte?
-Stanotte? Mi sono addormentata stamattina alle 2 o alle 3 non mi ricordo. Ah, aspetta. Leggi l’ultimo messaggio guarda a che ora mi è arrivato.- mi porse il cellulare.
Andai nei messaggi ricevuti, l’ultimo era di Simo.
“Allora, usa la fantasia. Immaginati nel letto insieme a me, abbracciata a me, mentre ti accarezzo i capelli. Pensa al mio cuore che batte troppo veloce a causa della tua vicinanza.”
-Oddio, che carino. – esclamai.
-Ssh. Ary, abbassa la voce, non urlare per favore.- sembrava quasi che fosse in un post-sbornia.
-Te l’ha mandato alle 2.35.
-Ecco, quella è l’ora in cui mi sono addormentata.
Cioè, aspetta. Aveva dormito…… non ero molto brava in matematica……tre ore più o meno.
-Cosa facevi in piedi alle 2 e mezza?
-Non riuscivo a dormire. Mi ero lasciata male con Simo la sera e poi non riuscivo a dormire perché lui non c’era.
-Adesso, capisco il senso del messaggio.
Che tenerino che era stato però.
-Dopo che ti ha mandato il messaggio ti sei addormentata.
Annuì.
Non riuscivo a capire come si poteva non riuscire a dormire per la mancanza di una persona, cioè non aveva senso.
Non riesco a dormire perché non c’è qualcuno che ti abbraccia o ti protegge? Va be, che io non me ne intendevo di queste cose, non avevo mai dormito con Edo e quindi non potevo sapere che cosa provasse la Ila stanotte.
Salimmo sul pullman.
-Senti, avrei un “programmino” da esporti.
-Dimmi, anche se non ti guardo, ti ascolto, giuro.- disse con la voce ancora roca.
-Allora, stavo pensando di far conoscere Edo a mio papà.
Si svegliò immediatamente.
-E come mai?- si, si era svegliata. La voce era normale ed aveva ripreso un po’ di colorito.
-Mi sembra giusto che lo conosca, siamo insieme da quasi due mesi e non l’ha mai conosciuto, voglio che lo conosca, così magari posso uscirci insieme anche durante il fine settimana.
-Giusto. E come mai dovevi espormi questo “programmino”?
-Perché vorrei che quel giorno ci foste pure te e Simo.
Sgranò gli occhi.
-No, scusa non ho capito.
-Vorrei che ci foste anche tu e Simo.
-E come mai?- non mi sembrava molto entusiasta della cosa.
-Così tu fai conoscere Simo a tua mamma e mi eviti dei silenzi imbarazzanti, cioè mi evitate.- sorrisi convinta.
La vedevo pensierosa.
-Si, potrebbe fare, ma ovviamente quando Simo sarà guarito e sinceramente non so quando guarirà del tutto.
-Fa niente, appena guarirà la facciamo, va bene?
-Per me va benissimo.
-Ti sei ripresa?- le chiesi vedendola più pimpante rispetto a prima.
-Sisi.
-Come mai ieri sera vi siete lasciati male tu e Simo?
-Ma no è iniziato tutto per una scommessa del cazzo.
Risi.- Cioè?
-Che smettessi di fumare, ma la cosa non è così semplice, lui diceva che non ce l’avrei fatta a smettere e io dicevo che invece ce l’avrei fatta. Ho accettato la scommessa, sapendo ovviamente che avrei perso già in partenza.
La guardai male. Lei fece un sorriso.
Ero anch’io contraria che fumasse, quando eravamo fuori insieme guardavo quante sigarette fumava e soprattutto in quanto tempo, poi facevo il conto. Non le facevo la predica come gliela faceva Simo per ogni singola sigaretta, ma diciamo che cercavo di fargliele almeno diminuire.
-Dopo una battuta tira l’altra e gli ho detto che volevo andarmene a casa. Se l’è presa, ha chiamato sua mamma per farmi venire a prendere e per portarmi a casa.
-Perché se l’è presa?- le chiesi io non comprendendo perfettamente il motivo di prendersela.
-Perché pensava che non volessi stare con lui, che volessi tornarmene a casa perché mi dava fastidio stare con lui. In realtà volevo tornarmene a casa perché volevo tornare a casa, cioè casa mia, non casa di qualcun altro. Ho cercato di spiegarglielo, ma non ha capito. Poi stanotte mi sono decisa a mandargli un messaggio, finché non mi è arrivato quello che hai letto prima e mi sono addormentata.
Stavamo facendo la via della scuola, ovviamente lei con la sua sigaretta in mano.
-E gliel’hai detto che hai perso?
-Certo. Non voglio nemmeno sapere quando mi toccherà avere la punizione.- la sua faccia era alquanto eloquente, non aveva voglia di fare la punizione.
-E cosa devi fare?- ero curiosa. Dannatamente curiosa.
-Cosa devo fare? Devo sorbirmi due ore di programmi con la Fico, senza dire niente e se devo dire qualcosa devo solo dire apprezzamenti.- sbuffò.
Scoppiai a ridere. In un certo senso le stava bene.
Conoscendola bene avrebbe preferito camminare sui carboni ardenti piuttosto di guardare due ore di programmi con la Fico.
In lontananza vidi il mio angelo che mi stava aspettando e… non potevo crederci c’era anche Simo sulla sedia a rotelle
-Buongiorno ragazze.- Vidi la Ila sgranare gli occhi.
-Mi spieghi tu che ci fai qui, invece di rimanere a casa a dormire?- sembrava indignata, arrabbiata,ma allo stesso tempo felice.
-Sono venuto a controllare che non fumassi.- cominciò a ridere. Aveva appena tirato l’ultimo tiro di sigaretta e l’aveva buttata via.
-Ormai, avevo già perso ieri. Ho fumato appena sono salita in macchina.- fece un sorriso.
Andai dal mio angelo e lo baciai.
-Buongiorno. – disse a pochi centimetri dalla mia bocca.
-Buongiorno. – sorrisi.
-Senti, non cominciare a rompere va bene?- era la Ila che aveva alzato la voce. Simo rideva come uno scemo.
-Smettila di ridere.- per tutta risposta lui continuò.
-Benissimo me ne vado.- gli girò le spalle, ma lui le prese il polso e la tirò sulle sue gambe.
La baciò.
Mi stavo per mettere a piangere. No, ok. Non dovevo piangere era solo un bacio.
-E finalmenteeeeeeeeee. – questa era la Fede.
I due piccioncini si staccarono e la Ila si girò.
-Stava per arrivare la fine del mondo, lo sai vero?- chiese sarcastica.
Cominciammo tutti a ridere tranne la Ila.
-Ahah ah simpatica guarda.
La Ila fece per alzarsi, ma Simo la bloccò.
Non sentii cosa le disse, ma poco dopo si ribaciarono.
-No, ok. Ragazzi, non esageriamo, prendetevi una stanza, se continuate così.- disse la Fede
-La paghi tu?- ribatté Simo staccandosi dalle labbra della Ila.
La Fede ci rimase un po’ di sasso.
Stavamo tutti ridendo.
In quel momento passò Mattia.
Cazzo, Mattia.
-Ciao. – salutò lui soffermandosi parecchio sulla Ila per poi guardare Simo.
-Ciao.- lo salutò lei con un sorriso.
La cosa che fa più male? L’indifferenza, quella che aveva appena ricevuto.
-Io e la Ary dobbiamo avvisarvi di una cosa.- disse tranquillamente la Ila come se non si fosse accorta di come l’aveva guardata Mattia, al contrario di Simo, che, se avesse potuto, gli avrebbe dato qualche pugno, ma sembrava non fare caso, nemmeno a quello.
-Cioè?- chiese Edo curioso, cominciavo a pensare che fosse peggio delle donne.
-Quando Simo sarà guarito, avrà luogo la cena genitori-figlie-ragazzi-delle-figlie.
Sia Edo che Simo rimasero zitti.
-Cosa?!?- chiesero in coro.
-Incontrerete i nostri genitori.- Simo stava per parlare – no, mio papà no.- lo anticipò la Ila.
-Ah no, ecco. Non volevo venire ucciso.- tirò un sospiro di sollievo.
Ridemmo tutti insieme.
Sapevo che scenata che aveva fatto suo papà quando aveva saputo che era insieme al suo ex ragazzo e che avrebbe potuto farlo.
Capivo perché Simo non avrebbe voluto conoscerlo, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere.
-A proposito di tuo papà, non dovresti andare giù?- le chiesi. Mi avrebbe risposto che sembravo sua madre che le ricordavo di chiamarlo e soprattutto di andare giù, quando lei non ne aveva la benché minima voglia.
Si girò di scatto.
-Sembri mia mamma quando fai così. Non c’è lei che rompe per chiamarlo e per andare giù e ci sei tu?- ecco, per l’appunto.
-Comunque, non hai risposto alla domanda.- le feci notare.
Mi guardò malissimo, ma ormai non ci facevo nemmeno più caso.
-Se. – ammise stizzita.
-Ecco, quindi vedi di chiamarlo.- le dissi io con un sorriso.
-Si, mamma.- mi rispose sbuffando.
Ormai eravamo sotto la bella vista di tutti, conoscenti, non conoscenti e chi più ne ha più ne metta.
Tutti che ci guardavano (farsi i fatti loro era difficile? A quanto pareva si).
-Niente io ragazzi vado.- disse la Ila. Baciò Simo e poi cercò di alzarsi.
-Simo. Mollami.
-Mi si sono incollate le mani sulle tue gambe.- Lo guardò male.
-Fede. Tira.
Arrivò la Fede a tirarla, facendo così partire la carrozzella.
Cominciammo tutti a ridere.
-Fede. Fede. Ferma.
Se qualcuno vedeva cinque coglioni che ridevano come dei deficienti alle 8 di mattina, quelli eravamo noi.
La Ila si liberò dalla morsa di Simo, io salutai il mio angelo e salimmo tutte e tre insieme.
Ormai sembrava andare tutto bene.
Io ero insieme ad Edo e la Ila era insieme a Simo, non sembrava andare meglio.
Per adesso andava tutto bene e sottolineo, PER ADESSO.