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Autore: elyl    30/07/2010    11 recensioni
"Tu mi chiedi perché dovresti essere diversa, perché non sei una < schifosa Mezzosangue >.” Deglutì, alla ricerca delle giuste parole. “Tu sei diversa da qualsiasi maga abbia mai conosciuto, Mezzosangue o Puro Sangue. Non mi importano le tue origini, mi importi tu.” Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo per quanto aveva appena detto.“Sei diversa da tutte perché io ti amo.” "
Lily Evans e Severus Piton stanno finalmente insieme e subito dopo la fine del loro settimo anno vanno a vivere insieme. Dopo 9 mesi nasce loro figlio, Alistair. Sono felici, ma la loro felicità non è destinata a durare. Infatti Severus decide di unirsi ai Mangiamorte e Lily si sente costretta a lasciarlo. Così Severus si ritrova solo con suo figlio e a lavorare per il Signore Oscuro, Lord Voldemort. Una sera è al Testa di Porco e assiste all'enunciazione della Profezia di Sibilla Cooman. Subito riferisce a Lord Voldemort ciò che ha sentito e questi crede che il bambino sia Harry Potter ed è deciso ad uccidere chiunque si metta contro di lui. Severus allora si rivolge ad Albus Silente e lo prega di salvare la madre di suo figlio, l'unica donna che ama, l'unica donna che abbia mai amato. Silente accetta, ma i suoi sforzi non valgono a nulla, poichè quando Harry ha solo un anno Lord Voldemort ucciderà i suoi genitori. Questa è la storia di Harry Potter e il suo fratellastro, Alistair Piton.
Quinto anno per Harry, Hermione e Ron, settimo per Alistair Piton. Il Signore Oscuro è tornato, ma nessuno crede a Harry. Severus è alle prese con il suo doppiogioco e deve proteggere il proprio figlio e quello di Lily Evans e James Potter. Cosa farà quando il Signore Oscuro gli chiederà di Alistair? Come reagirà Alistair quando scoprirà la verità?
Ormai il destino del giovane Piton è segnato. Cosa succederà?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Già l’undicesimo capitolo *_* Non ci credo *_* Questa ff mi sta prendendo veramente tanto tanto <3 Ed è anche grazie a tutti v

Già l’undicesimo capitolo *_* Non ci credo *_* Questa ff mi sta prendendo veramente tanto tanto <3 Ed è anche grazie a tutti voi che commentate, mi leggete, seguite, ricordate e preferite <3 Senza il vostro supporto forse non procederei così spedita <3 Non sapete come mi incoraggiate a scrivere! E come sono contenta che vi piacciano anche i capitoli frivoli come il precedente <3

 

E dopo questa piccola intro da glicemia, passiamo alle cose serie xD Sono molto soddisfatta di questo capitolo, mi piace veramente molto! Si, si! Mi piace tanto! Abbiamo tre momenti diversi, il primo tranquillo, il secondo è più “pesante” mentre il terzo…bhè lo vedrete :D

 

Vi lascio alla lettura :D

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chapter XI:

Busy Girl

 

“Quanto più si studia, più si vorrebbe studiare”

-          Proverbio italiano –

 

Alistair era seduto al tavolo Serpeverde, gli occhi rossi e grosse occhiaie dovute alla ronda per i corridoi e al fatto che, una volta rientrato, aveva letto fino alle 4 del mattino un interessantissimo libro che spiegava il significato di alcune Rune antiche.

Eric si sedette accanto a lui.

“Ciao.” Gli diede una forte pacca sulla schiena, facendogli andare di traverso il cibo che stava deglutendo.

Il Caposcuola iniziò a tossire, gli occhi fuori dalle orbite, paonazzo. Eric scoppiò a ridere divertito, seguito dai compagni di Casa, ricevendo un’occhiata di fuoco dall’amico.

“Suvvia, Alistair! Era una semplice pacca sulla schiena!” Si strinse nelle spalle servendosi uova e bacon.

“Dì piuttosto che hai tentato di uccidermi.” Borbottò sopprimendo a fatica uno sbadiglio.

“Qualcuno si è svegliato col piede sbagliato?” Domandò scocciato.

Alistair scosse il capo.

“No, sono solo stanco.”

“Ma se ti sei appena svegliato!”

“Ma a differenza tua ho dormito poco!” Ribattè.

“Così impari a leggere fino a tardi.” Mangiò un po’ di uova. “E poi chi è causa del proprio male pianga se stesso.” Aggiunse saggio, agitando la forchetta.

Alistair lo fulminò con lo sguardo, sbadigliò e tornò al suo toast, iniziando a mangiarlo distrattamente.

“Dai, Al, sii allegro!” Esclamò felice. “Tra una settimana è Halloween!” Gli si illuminarono gli occhi. “Tante ragazze mezze nude, alcool a fiumi, ragazze ubriache pronte a concedersi a noi!” Aggiunse sognante.

“Già. Fantastico.” Si rabbuiò e prese a torturare il suo toast.

Eric, lo osservò torturare per qualche minuto il povero ed innocente toast.

“Tu.”

“Chi?”

“Salazar Serpeverde!” Il purosangue roteò gli occhi al cielo disperato. “Tu, stupido!”

“Ma…” Iniziò Alistair, ma subito fu bloccato.

“Muoviti.” Fece un cenno col capo che non ammetteva repliche e si alzò.

“No. Finchè non mi dici che vuoi dalla mia vita non ti seguo.”

Eric sbuffò senza più un briciolo di pazienza che gli scorreva nelle vene, lo afferrò e lo fece alzare. Alistair fu costretto ad abbandonare il toast mangiucchiato a metà, alzarsi e seguire l’amico che lo trascinava fuori dal castello.

“Per tutto il Wizengamot, che freddo.” Si lamentò il giovane Piton, rabbrividendo.

“Non fa così freddo.” Ribattè il biondo accendendosi una sigaretta. “Allora, che hai?” Aggiunse mettendo l’accendino in tasca, senza guardarlo.

“Niente.” Rispose immediatamente il moro, incrociando le braccia al petto.

Eric gli lanciò un’occhiata, gli diede le spalle ed andò a sedersi sul muretto in pietra poco distante.

“Hai risposto troppo velocemente, quindi qualcosa c’è.” Si sistemò i pantaloni.

“Eric, ti dico che non c’è niente.” Ribattè irritato.

I due si guardarono per un po’, poi Alistair sospirò ed andò a sedersi accanto all’amico.

“Fratello, qualcosa hai.” Gli diede una spallata con un sorriso amichevole. “Sennò non staresti così.”

Il giovane Piton si passò una mano tra i capelli, prese il viso con una mano e guardò l’amico.

“Mi conosci proprio, eh.” Sorrise.

 “Sono tuo fratello.” Lo guardò divertito. “Allora, che cosa ti preoccupa?”

“Non puoi capire.” Sbuffò tristemente.

Eric roteò gli occhi al cielo e gli passò la sigaretta.

“Ho smesso.” Rifiutò.

“Ah, già, dimenticavo che sei diventato un bravo bambino.” Scherzò, dando una lunga boccata.

“Dovresti farlo anche tu.”

Il biondo si alzò, lanciò lontano la sigaretta e si voltò verso l’amico con un sorriso che si estendeva anche agli occhi.

“Forse.” Mise le mani in tasca. “Ma per ora mi piace troppo fare la parte del cattivo bambino.” Mise le mani in tasca e tornò a sedersi accanto ad Alistair. “Allora, mi dici cosa ti preoccupa o no?” Chiese, guardando il lago in lontananza.

Il moro lasciò cadere la testa sul petto, poi sospirò ed iniziò a guardare anche lui il lago.

“Non sono più riuscito a parlare con lei.”

“Con la Mezz…” Si bloccò e si morse il labbro. “…la Granger?”

“Già.”

Prima che potesse fare qualsiasi cosa, Alistair si beccò una sberla sul coppino.

“Ahio!” Spalancò gli occhi e la bocca in una grossa O, portandosi le mani al collo. “Mi hai fatto male!”

“Te lo meriti!” Esclamò divertito.

“Ma perché?” Continuò a massaggiarsi il collo.

“Perché…” Roteò gli occhi esasperato. “…sembri un maledettissimo pivello alla sua prima cotta!”

“Non è vero.” Borbottò Alistair facendosi piccolo piccolo, sapendo che aveva perfettamente ragione.

“Si, e io sono un babbano!” Fece schioccare la lingua. “Al, Al, Al! Ma non hai imparato niente? Essì che fino all’anno scorso eri un bravo puttaniere come me!” Sospirò.

Piton Junior fece per ribattere, ma subito l’amico coprì la sua voce.

“Senti, amico, sei nei guai. Hai PURTROPPO…” sottolineò la parola < purtroppo >. “…perso la testa per quella schifosa Mezzosangue. Devi parlarle. Assolutamente. Non importa quando, come, dove e perché. L’importante è che lo fai. Non ti sopporto più!” Prese un’altra sigaretta. “Cercala in biblioteca, in corridoio, pedinala, bloccala, stuprala, schiantala, fa’ quello che vuoi!” L’accese. “Ma per amor di Grindelwald, ti prego, ti supplico! PARLALE!” Lo guardò supplichevole. “Poni fine alle mie sofferenze!”

Alistair scoppiò a ridere divertito e ben presto anche Eric si unì. Scosse il capo e diede una pacca sulla spalla a quello che reputava suo fratello.

“Grazie.”

“E di che?” Sorrise aspirando del fumo.

“Di tutto.” Si strinse nelle spalle.

“Di nulla.” Gli fece l’occhiolino. “E’ quello che fanno i fratelli.”

Il moro sospirò e guardò l’orologio che portava al polso, appartenuto al suo bisnonno paterno. Si passò entrambe le mani sul viso, strofinandosi gli occhi, poi si alzò.

“Amico, vado!” Esclamò sistemandosi i jeans.

“Ecco! Bravo!” I suoi occhi si illuminarono. “Così ti voglio! Va’ e colpisci!”

Alistair si avviò e lo salutò con un cenno della mano, poi le mise entrambi nei pantaloni, fischiettando distrattamente mentre entrava nel castello. Sbadigliò sonoramente, scese la scalinata e percorse il lungo corridoio che portava ai sotterranei poco illuminati. Arrivò davanti all’ufficio del padre, si massaggiò il collo, fece un respiro profondo e dopo qualche minuto si decise a bussare. Gli piaceva molto Occlumanzia, ma quel giorno non era proprio in forma, era sicuro che non sarebbe riuscito a respingere nemmeno un attacco del padre, cosa che lo avrebbe mandato su tutte le furie. Aspettò l’invito ad entrare, ma non arrivò. Corrugò la fronte e bussò di nuovo, senza ottenere alcuna risposta.

“Papà?” Chiamò aprendo la porta e sbirciando all’interno.

L’ufficio era vuoto, non c’era alcuna traccia dell’uomo. Alistair aprì completamente la porta, entrò e si guardò attorno. Era tutto come al solito: i soliti vasi di oggetti che galleggiavano in vari liquidi per essere conservati al meglio, la libreria con tutti i libri al suo posto, la poltrona dietro la scrivania spoglia, la porta del piccolo magazzino chiusa. Fece spallucce, chiuse la porta e si mise a camminare per la stanza, le mani in tasca. Si avvicinò ad un vaso ed osservò curioso l’avvicino morto che vi galleggiava. Picchiettò un po’ sul vetro, poi passò alla creatura successiva. Guardò tutti i vasi e controllò l’ora: erano passati venti minuti da quando era arrivato e di suo padre nemmeno l’ombra. Prese la bacchetta e subito evocò un divanetto su cui subito si lasciò cadere. Sistemò i cuscini, tolse le scarpe e si sdraiò, un braccio piegato sotto la nuca. Iniziò a fissare il soffitto mentre le sue palpebre si facevano sempre più pesanti, fino a quando scivolò nel sonno.

Era a casa sua, vedeva se stesso a pochi mesi in un lettino mentre stringeva il suo orsacchiotto preferito. La porta si aprì, una donna dai capelli rosso scuro si avvicinò alla culla, gli accarezzò il viso e disse qualcosa, ma non riuscì a capire cosa. Arrivò suo padre, abbracciò quella che sicuramente era sua madre e rimasero in quella posizione per qualche istante, poi lei si liberò dalla sua presa ed uscì dalla stanza.

Si svegliò di soprassalto, gli occhi spalancati, il cuore che batteva forte nel petto. Impiegò qualche istante per capire che era nell’ufficio del padre, chiuse gli occhi e lasciò cadere la testa sul petto. Aveva visto sua madre, non c’erano dubbi, era proprio lei. Era un semplice sogno o un ricordo di quando era piccolo? Scosse il capo, si massaggiò il collo e si mise seduto, senza riuscire a scacciare l’immagine dei suoi genitori abbracciati. Cos’era successo? Perché sembravano così tristi? Soprattutto, era un episodio successo realmente?

Sospirò, passò una mano tra i capelli e guardò l’ora: aveva dormito un paio di ore e suo padre non era ancora arrivato. Iniziò ad innervosirsi, chiedendosi che fine avesse fatto: non era sua abitudine arrivare in ritardo.

Si sedette sul bordo del divano, indossò le scarpe, si alzò e si avvicinò alla libreria, iniziando a cercare qualche volume che potesse interessargli. Fece scorrere il dito lungo le copertine di parecchi libri, poi finalmente si fermò su uno che sembrava molto antico. Picchiettò sulla rilegatura, indeciso sul da farsi, infine lo afferrò. Leggendo il titolo tornò a sedersi sul divanetto.

Stava contemplando la copertina come faceva sempre con un libro che ancora non aveva letto, quando la porta si aprì ed entrò suo padre.

Severus fece sbattere la porta, tolse il mantello, lo appese ed andò a sedersi, senza accorgersi del figlio.

“Ciao papà.” Lo salutò il ragazzo, stringendo tra le mani il libro, preoccupato per lo strano comportamento del padre.

L’uomo sollevò di scatto il collo e si accorse solo in quel momento del figlio.

“Alistair.” Lo salutò, riacquistando il suo solito contegno, senza riuscirci completamente.

Il ragazzo lo guardò, preoccupandosi sempre più: aveva il viso tirato, grosse occhiaie, gli occhi stanchi e preoccupati. Chiuse gli occhi e si prese il viso con una mano. Un’unica parola poteva descriverlo: disperazione.

Cercò di deglutire, ma un groppo gli ostruiva la gola, impedendoglielo.

Severus spalancò gli occhi, lasciò cadere il braccio sulla scrivania e si voltò verso il figlio.

“Dimmi.”

“Sei…” Iniziò, ma fu costretto a schiarirsi la voce. “E’ successo qualcosa?”

L’uomo accennò un sorriso, intenerito dalla preoccupazione che vedeva nel figlio.

“No.” Scosse il capo. “Sono solo stanco.” Aggiunse passando una mano sul viso. “A questo proposito, ti spiacerebbe rimandare la nostra lezione ad un altro giorno?”

“No.” Sorrise fingendosi tranquillo. “Certo che no. Non ti preoccupare, almeno studio un po’.”

Il giovane si alzò, fece sparire il divanetto e si avvicinò alla libreria dietro al padre. Rimise a posto il libro, strofinò le mani l’una contro l’altra e gli lanciò un’occhiata preoccupata. Gli posò una mano sulla spalla, cercando di fargli capire quanto tenesse a lui. Subito Severus gliela strinse.

“Alistair, non cambiare mai, ti prego. Resta sempre come sei, non permettere mai a nessuno di uccidere la tua anima.”

Alistair lo guardò perplesso, sbattè un paio di volte le palpebre ed annuì rabbuiato, stringendo ancora di più la sua spalla, poi l’uomo lasciò la presa e fu libero. Rimase fermo qualche istante e come se non fosse del tutto cosciente lasciò la stanza, sentendo il cuore pesante.

Non si rese nemmeno conto di essere in Sala Grande fino a quando Eric lo chiamò. All’improvviso i suoni tornarono, la paura fu scacciata, la preoccupazione sparì, l’immagine di suo padre svanì e tornò ad essere un ragazzo qualsiasi di Hogwarts. O almeno, questo era quello che desiderava succedesse.

Nonostante tutto, la paura, la preoccupazione e l’immagine disperata di suo padre rimasero nel suo cuore, pesanti come macigni.

Si guardò attorno sperando che nessuno avesse notato il suo comportamento, si schiarì la voce e si servì una porzione di patate arrosto e pollo alle erbe. Iniziò a mangiare, ma subito gli passò la fame.

“Ehy, tutto a posto?” Chiese Eric.

“Sì, perché?” Rispose senza troppa convinzione.

“Da quando ti sei seduto non hai ancora lanciato un’occhiata alla Mezzosangue.” Gli fece notare indicando con un cenno del capo il tavolo dei Grifondoro.

Alistair sbattè le palpebre un paio di volte, poi d’istinto cercò la ragazza, trovandola immediatamente. Ebbe un tuffo al cuore e tutte le sue preoccupazioni svanirono. Sorrise e sospirò sognante, appoggiando il gomito sul tavolo, puciandolo nel piatto.

“Come non detto.” Si portò una mano alla fronte e scosse il capo. “I tuoi avi purosangue si stanno rivoltando nella tomba.” Aggiunse sconsolato.

“Affari loro.” Vide Hermione alzarsi, salutare e allontanarsi. “Devo andare.”

Si alzò in tutta fretta ed iniziò a seguirla fuori dalla Sala Grande, ma a metà tavolo venne bloccato.

“Ehy, Al!” Lo chiamò Draco.

“Ciao Draco.” Lo salutò velocemente senza staccare gli occhi dalla castana.

“Senti, non è che mi daresti una mano?”

“Possiamo pensarci dopo?” Si spostò di lato per vederla meglio.

“Cosa stai guardando?” Draco si voltò due secondi dopo che Hermione ebbe superato la soglia.

“Niente.” Mentì mordendosi il labbro inferiore.

“Tu sei strano.” Il biondo lo guardò con un sopracciglio inarcato.

Alistair sospirò, rendendosi conto che si stava comportando in modo veramente strano.

“Dimmi tutto, Draco.”

Gli occhi del prefetto si illuminarono, prese la borsa e tirò fuori un tema.

“Senti, non è che mi controlleresti il tema di storia della magia?” Gli domandò porgendoglielo.

Alistair afferrò la pergamena e lo lesse rapidamente. Draco era intelligente, non aveva mai chiesto aiuto se non per storia della magia. Come tutti l’odiava e non riusciva a seguire le lezioni, quindi gli risultava difficile svolgere i compiti, anche se alla fine otteneva sempre buoni risultati grazie alla sua buona volontà. Se solo si fosse impegnato un po’ di più, sarebbe stato lo studente migliore del suo anno, dopo Hermione ovviamente

“Visto così non sembra male.” Gli disse con un sorriso. “Solo qualche piccola imprecisazione per come sono andate le guerre contro i nativi americani.”

“Dove?” Gli domandò con la fronte corrugata.

“Qui.” Gli indicò un punto.

“Ma scusa, non erano mica capeggiati da quello?”

“Quello aveva un nome, Testa Rossa.” Gli ricordò pazientemente.

“Facile da ricordare, basta pensare a Pel di Carota.” Ghignò perfidamente.

“Draco, vuoi che ti dia una mano o no?” Lo richiamò.

“Sì, scusa.” Mise le mani in tasca.

“Comunque, erano capeggiati da Testa Rossa, è vero, ma il loro miglior mago era Mano Rapida, che sfidò George Kertal a duello. Si sfidarono poco lontano dal loro villaggio che corrisponde all’odierna Jacksonville.”

“A cosa?!” Strinse gli occhi, perplesso.

Alistair lo fulminò con lo sguardo, poi si inumidì le labbra con la lingua.

“I nativi americani arrivarono con i visi dipinti, le loro bacchette erano dei semplici bastoni nodosi, gli inglesi invece avevano già bacchette come quelle che conosciamo. Gli indigeni celebrarono un rito propiziatorio, chiedendo ai loro antichi antenati di aiutarli a sconfiggere gli invasori mentre gli inglesi, in netta superiorità numerica, li osservavano. Finalmente iniziò il duello. I due maghi erano di pari livello, anche se usavano incantesimi diversi: quelli di Mano Rapida erano poco complessi e diretti, quelli di Kertal potenti, ma più complessi. L’inglese venne colpito da un incantesimo e cadde a terra. Sembrava che fosse morto, così l’indigeno gli diede le spalle e tornò vittorioso dal proprio gruppo, ma non appena questi abbracciò la propria moglie l’inglese gli lanciò un incantesimo alle spalle. La donna se ne accorse e si mise davanti al marito, venendo uccisa. Gli indiani erano ammutoliti, nessuna donna era mai stata uccisa in quel modo. Mano Rapida abbracciava la moglie in lacrime, maledicendo gli inglesi mentre tutta la tribù gli si stringeva accanto. Kertal tornò dai compagni esultante, dicendo < Basta uccidere una donna e subito si piegano al nostro volere. Si vede che solo una li accoglie tra le sue gambe >. Da qui in poi ci sono diverse versioni. Secondo alcuni studiosi Mano Rapida era un animagus e si trasformò in un feroce orso che attaccò subito l’inglese, ferendolo. Secondo altri dal corpo della giovane sposa si sprigionò della magia antica che andò a colpire il suo assassino. Altri ancora, invece, dicono che tutta la tribù insorse, si unì e all’unisono scagliò un incantesimo contro gli avversari. Fatto sta che gli inglesi furono costretti a ritirarsi e aspettare i rinforzi. La battaglia era stata vinta dagli indiani, ma pochi giorni dopo i nostri compatrioti tornarono all’attacco, il doppio dei maghi, e distrussero l’intero villaggio, uccidendo tutti gli uomini. Solo le donne si salvarono, vennero catturate e violentate. Le più belle sarebbero state mandate in patria come regalo per le antiche casate, ma lasciarle tutte insieme fu un grande errore poiché la notte prima di partire si riunirono e lanciarono un incantesimo per uccidersi. Nessuna sopravvisse.” Concluse.

Draco lo guardava stranito, come se avesse parlato arabo.

“Ho capito, quando torno in Sala Comune ti do una mano a farlo.” Sospirò esasperato.

“Grazie.” Sorrise soddisfatto. “Quindi ci vediamo in sala comune?”

Alistair annuì.

“Sì, ci si vede là.” Gli diede una pacca sulla spalla.

Draco tornò a sedersi e riprese subito a parlare con i compagni mentre Alistair varcò la soglia della Sala Grande. Conosceva Draco da quando era nato, l’aveva visto crescere ed erano molto amici. Suo padre era il suo padrino e non nascondeva la sua predilezione assegnandogli punti bonus durante le lezioni o accordandogli tutti i permessi che voleva, cosa che nemmeno faceva con lui. Suo padre sicuramente viziava più Draco che lui. D’altronde si poteva quasi dire la stessa cosa di Lucius e Narcissa: viziavano più lui che Draco. Li considerava come degli zii, spesso si vedevano e cenavano tutti insieme nella loro grande casa. Li adorava, ma non sopportava la loro avversità per i nati babbani e il loro amore per il Signore Oscuro. Sicuramente ora che era tornato erano felici. Sospirò e si passò una mano tra i capelli.

Si fermò davanti alla porta della biblioteca. Senza che se ne fosse reso conto, i suoi piedi l’avevano condotto lì. Sorrise, abbassò la maniglia ed entrò. Salutò con un sorriso Madama Pince ed iniziò a vagare per i grandi scaffali, sapendo benissimo dove l’avrebbe trovata. Quando la vide seduta a terra, le gambe incrociate ed un grosso libro di Aritmanzia tra le mani, il suo cuore iniziò a battere velocemente.

“Ciao.” La salutò appoggiandosi ad uno scaffale.

Hermione sollevò il viso di scatto, spaventata.

“Tu devi smetterla, lo sai? Prima o poi mi farai venire un infarto!” Si lamentò la ragazza, cercando di nascondere la felicità che provava nel vederlo lì.

“E tu dovresti smetterla di essere così irreperibile.” Ribattè con un ghigno lui, sedendosi accanto a lei.

“Non ero irreperibile! Sei tu che non mi cercavi!” Non appena si rese conto di ciò che aveva detto arrossì.

“Stai dicendo che speravi venissi a parlarti mentre eri con i tuoi due body guard?” Inarcò un sopracciglio divertito.

“Bhè, non avresti fatto nulla di male.” Borbottò lei.

“Se non te ne fossi resa conto, dopo la partita di Quidditich, non appena gli si avvicina un Serpeverde, quei due sfoderano la bacchetta.” Incrociò le braccia al petto. “Sai, sembrano due mastini da guardia. Sbavano anche come due mastini da guardia.”

Hermione scoppiò a ridere, buttando la testa all’indietro e coprendosi la bocca con la mano. Alistair la guardò, sentendo uno strano calore nel petto al suono della sua risata. Non poté fare a meno di unirsi a lei.

“Come stai?” Le chiese dolcemente quando ebbero finito di ridere. Provava la terribile tentazione di accarezzarle una guancia e toccarle i capelli. Cosa gli stava succedendo? Com’era mai possibile che solo starle accanto faceva sembrare tutto migliore?

“Bene, dai.” Fece una pausa e le regalò uno dei suoi bellissimi e fantastici sorrisi. “A parte il fatto che Harry mi sta ossessionando per essere stato squalificato dalla squadra a tempo indeterminato.”

“Bhè, poteva evitare di saltare addosso a Draco.” Si strinse nelle spalle, difendendo l’amico.

Hermione trattenne il respiro e lo fulminò con lo sguardo. “Ma ovviamente anche Draco poteva evitare di dire quelle cose sui suoi genitori e quelli dei Weasley. Anzi, sai, a pensarci bene ha proprio torto.” Si corresse.

La ragazza annuì, soddisfatta.

“A parte Potter, tutto bene il resto?” Involontariamente le sfiorò il braccio.

Hermione fu distratta da quel minimo contatto e le ci volle tutta la concentrazione possibile per parlare.

“Sono preoccupata per Hagrid.” Sbuffò. “Penso sia andato in…” Si bloccò e si morse la lingua per aver detto più del necessario. “…vacanza.” Concluse arrossendo.

Alistair la osservò per qualche secondo, poi si piegò verso di lei.

“Sai, di me ti puoi fidare.” Le sussurrò in un orecchio.

Hermione sbattè le palpebre, incapace di formulare qualsiasi parola a causa dei brividi che il suo fiato caldo sulla sua pelle le aveva provocato.

“E’…” Si schiarì la voce. “E’ tutto ok.” Sorrise, ancora scombussolata.

“Sicura?”

“Assolutamente.” Gli coprì la mano con la sua per rassicurarlo.

Alistair abbassò lo sguardo sulla sua mano, trattenendo il respiro. Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Che diavolo stava succedendo? Perché bastava un suo leggero tocco per farlo sognare?

Aprì gli occhi e voltò il capo verso di lei, guardandola negli occhi.

“Ti va di stare un po’ insieme oggi pomeriggio?” Le domandò sussurrando.

Hermione aprì e chiuse la bocca. Fece per dire sì, ma si ricordò dei due rotoli di pergamena di Antiche Rune, uno di Pozioni e uno di Difesa Contro le Arti Oscure che doveva consegnare, per non parlare della montagna di cose che doveva studiare per le due settimane successive!

“Non posso.” Sospirò.

“Dai, ma è sabato!” Esclamò cercando di convincerla con un sorriso.

“Non posso proprio, mi spiace.” Fissò il libro.

“E domani?” Propose stringendole la mano.

“Neanche.”

“Ma è domenica.” Ribattè.

“E i compiti non si fanno da soli.” Gli ricordò.

“Potresti usare una di quelle penne che scrivono da sole, no?” Scherzò.

“No, mi spiace. Devo studiare.” Disse irremovibile.

“E lunedì?” Provò.

“Non se ne parla, ho lezione fino a tardi e devo rivedere gli appunti di Storia della magia che martedì ho un compito in classe.” Scosse il capo.

“Martedì?” Sorrise timidamente mentre la sicurezza vacillava.

Fece cenno di no col capo.

“Mercoledì?” Chiese con un filo di voce, iniziando a sentire una stretta allo stomaco, temendo di sentire due nomi.

“Niente. Devo fare alcune cose con Harry e Ron.” Iniziò a guardare il libro. Se solo l’avesse guardato nei suoi stupendi occhi verdi avrebbe mandato tutto a quel paese e avrebbe accettato.

“Giovedì?” La supplicò, quasi, disperato.

“Alistair…”

“Capito.” Mandò giù il groppo che gli ostruiva la gola. “Ho capito, tranquilla.” Abbozzò un sorriso che sembrava più una smorfia di dolore.

Non voleva uscire con lui. Forse si era pentita di aver detto di si quel giorno. Oppure il Poveraccio ci aveva provato con lei, le aveva messo la lingua in bocca e…No, non ci voleva pensare. Non poteva e non doveva assolutamente pensarci. Ma ormai era troppo tardi. La sua testa era affollata di immagini di Ron e Hermione che si intrattenevano.

Passò una mano tra i capelli e riuscì a scacciare quelle brutte immagini. Forse doveva veramente studiare, d’altronde era al quinto anno, aveva i G.U.F.O. e voleva eccellere in ogni materia. Sì, sicuramente era per quello. Non c’entrava niente lo Sfregiato che lo ossessionava per il quidditch, che l’abbracciava stretta sfruttando ogni occasione, affondando il suo viso nel suo petto, sbavando come un animale, toccando tutto ciò che poteva.

No, no, no. Lo Sfregiato avrebbe fatto meglio a tenere mani e bocca al suo posto se voleva arrivare a sedici anni con ogni suo organo. Da cosa avrebbe potuto iniziare? Un dito? No, troppo poco. L’intera mano? Sì, poteva andare bene, avrebbe stroncato anche la sua carriera di giocatore di Quidditch. Un piede? No, la sua vita non ne avrebbe risentito. L’intera gamba? Non era male come idea. Ma quale gamba avrebbe potuto tagliare? Con una gamba sola poteva camminare, ma Hermione si sarebbe impietosita e gli sarebbe stata ancora più vicina. Se invece gli avesse reciso la terza gamba non avrebbe più potuto fare danni. Si illuminò al solo pensiero: avrebbe continuato a camminare senza impietosire nessuno e non avrebbe più potuto approfittare della sua Hermione.

Stava solo farneticando, Hermione non si sarebbe mai intrattenuta né con Pel di Carota né con lo Sfregiato, erano solo amici e la sua fantasia gli stava solo giocando un brutto scherzo. Erano amici. Buoni amici. Troppo amici. Sempre così vicini, chiacchieravano sempre, si abbracciavano spesso…troppo spesso.

Alistair emise un gemito, sprofondando in un baratro nero. Solo un prigioniero di Azkaban che aveva a che fare con i Dissennatori avrebbe capito come si sentiva.

“Tutto a posto?” Gli chiese preoccupata Hermione.

“S-sì.” Balbettò tetro. “Va tutto che è una meraviglia.”

“Sei sicuro?”

Il ragazzo cercò di annuire, pallido.

“Ora scusami ma…” Si schiarì la voce. “…devo andare. Ciao.”

Si alzò in fretta, rischiando di cadere e picchiando la testa contro una delle tante librerie.

“Alistair!” Fece per alzarsi ma il ragazzo fece un passo, dandole le spalle.

“Sto bene.” Mostrò la mano, mentre con l’altra si teneva la testa. “Ciao.”

Alistair iniziò a camminare, quasi strisciando. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, non vedeva nessuno davanti a sé.

Hermione lo guardò e si morse il labbro. Durante l’estate guardava sempre film babbani. Ecco, Alistair avrebbe impersonato perfettamente un condannato a morte.

Sospirò e si appuntò mentalmente di accettare il suo prossimo invito.

Se non si fosse suicidato prima.

 

 

 

 

 

E qui finisce l’undicesimo capitolo! Vi è piaciuto? Spero di si :D

 

Passiamo ai ringraziamenti :D

-          JuliaSnape: sicuramente Ginny ne sa più di Hermione! Per Ron dispiace anche a me, ma ormai non posso più pensare a Hermione senza unirla ad Alistair…almeno nella mia ff :D

-          Piperina: darling, come fare a dare torto alla piccola Weasley? * o * Alistair ha proprio un gran bel culo! E’ veramente perfetto <3 E come hai detto tu, basta essere razzisti! Non possiamo discriminarlo solo perché Serpe u.u Il primo appuntamento che NON sai quando avverrà…bhè mancano pochi capitoli *.* Sai bene quanto sono eccitata all’idea di scrivere quel capitolo *,* E i tuoi complimenti mi fanno sempre tanto tanto piacere <3<3<3 E sono tanto tanto tanto contenta che ti incuriosisca la storia (di cui NON sai niente :P ) <3 A tra poco, darling <3<3<3 xoxo

-          Ginny13: grazie *.* Son tanto contenta che ti sia piaciuto! E concordo sull’ultima parte del commento, anche io l’adoro *.* Per quanto riguarda l’appuntamento…porta pazienza! Manca poco :D Fidati, le reazioni di Ron si vedranno :D però nulla, come hai ben detto tu e la nostra cara Ginevra, potrà eguagliare il sedere di Alistair Piton <3

-          Morghi: sai, penso che nessun GrifondoroTassorossoCorvonero vorrebbe Sevy come prof xD I Serpeverde si invece xD Chissà perché LoL Bhè, c’è da dire che Ginny è la prima ad accettare incondizionatamente Alistair, fregandosene del fatto che sia una Serpe :D

-          Neptunia: grazie per i complimenti <3 Ginny ha capito tutto perché conosce la cara Hermione <3 Grazie mille ancora per tutti i complimenti <3<3<3 Spero che anche questo capitolo ti piaccia <3

-          Alida: hai ragione, ogni tanto è necessaria la “leggerezza” =) Grazie mille ancora per i complimenti <3

-          Dreamer Inside: awwwww! Sono tanto contenta che ti sia piaciuto anche questo capitolo <3 Per la fatidica uscita…abbi pazienza :D

 

 

As usual, ringrazio anche le 20 persone che hanno preferito questa fiction, le 16 che la ricordano e le 47 che la seguono. Un GRAZIE dal più profondo del mio cuore <3

 

Volevo dirvi anche un’altra cosa. Il capitolo che posterò sabato sera (al più tardi domenica pomeriggio) sarà l’ultima per due settimane perché (finalmente) vado anche io in vacanza *.* E speriamo quest’anno di non ammalarmi dopo 3 giorni come è successo l’anno scorso xD Dopo che sarò tornata inizierò a postare più lentamente, un capitolo a settimana: purtroppo devo iniziare a studiare che gli esami si avvicinano =(

 

Bhè, detto questo…vi saluto! Al prossimo capitolo <3

 

elyl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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