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Autore: RachelDickinson    26/09/2005    2 recensioni
*SPOILER SUL SESTO LIBRO,SCONSIGLIATA LA LETTURA A CHI NON L'HA ANCORA LETTO* Tra gli oggetti babbani di casa Weasley, il più caro a Ginny é un libro di fiabe. E se questo non fosse un semplice libro babbano? Cosa potrebbe succedere a lei ed ai suoi amici, se venissero catapultati nelle più celebri fiabe babbane, diventandone i protagonisti?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fiabe babbane

Fiabe babbane

Capitolo 2 – La filastrocca

“Ron?”

Mhh?” mugolò il rosso alzando la testa dal cuscino, mezzo assonnato. Osservò Harry, seduto sul letto accanto, ancora perfettamente sveglio e vestito.

“Ho parlato con Ginny”

Mh…”

“… sai… quando le ho riportato il libro…”

E allora?”

“No… niente… le ho detto che era finito per sbaglio nella busta delle cianfrusaglie babbane di vostro padre… mi ha ringraziato e mi ha sbattuto la porta in faccia”

“Ah… e allora?”

“No… niente”

Harry sospirò e indossò il pigiama. Si mise sotto le lenzuola, diede un pugno al cuscino, più per rabbia repressa che per aggiustarlo e spense la luce sul suo comodino.

“Beh… buonanotte, Ron”

’notte…” rispose Ron, ormai quasi completamente nel mondo di Morfeo.

***

La base militare era divisa in tre plessi, dislocati a 200m l’uno dall’alto, su un terreno di proprietà del ministero della magia, e insieme disegnavano un triangolo.

L’edificio più grande era suddiviso in due ulteriori sezioni: uffici e dormitori auror.

Il secondo edificio aveva tre piani: al primo e al secondo c’erano le aule per le lezioni teoriche alle reclute, al terzo la palestra per le prove pratiche, con una grande stanza dove erano riposte armi magiche e babbane(da taglio e da fuoco, archi e frecce, aste, lance, spade, fucili, pistole e tutto ciò che poteva essere utile in battaglia).

L’ultimo edificio era l’ospedale. Il San Mungo era protetto da materializzazioni, così l’ospedale della base militare auror aveva sistemi d’allarme che riconoscevano gli auror e gli intrusi, in modo che se qualcuno si fosse ferito in battaglia avrebbe potuto subito materializzarsi lì per essere curato, e spesso riprendere anche subito a combattere.

L’ultimo piano dell’ospedale, inoltre, era adibito a scuola. Aspiranti guaritori, medimaghi e infermieri venivano istruiti personalmente dai migliori medici del mondo della magia. Hermione era al suo ultimo anno, stava preparando la sua tesi finale (Maledizioni senza perdono – Guarire dai dolori fisici provocati dalla Cruciatus).

Come tutte le mattine, giunse in orario a lezione. Alla prima ora aveva “Veleni e antidoti”, tenuta dal suo professore preferito, un uomo affascinante e giovane (appena trentuno anni), capelli corvini e profondi occhi azzurro ghiaccio, sicuramente il medico più in vista dell’ultimo periodo nel mondo magico.

La ragazza entrò in classe sfogliando alcuni appunti sull’ultima lezioni e si diresse verso la prima fila di banchi. Alzò un attimo lo sguardo dai fogli e notò con piacere che il posto dove sedeva solitamente era libero, ormai i suoi compagni avevano capito che a lei piaceva sedersi li, così lo lasciavano sempre libero. Si sedette e si voltò verso la ragazza seduta dietro di lei.

“Ciao Luna” sorrise salutando l’amica.

Luna, insieme ad Hermione, era tra i migliori del corso. Aveva mantenuto la sua aria svampita e persa, sempre presa dai suoi pensieri. Però era diventata una donna anche lei, e come Ginny ed Hermione, era bella. I lunghi capelli biondi ora erano trattati con più cura, così da non sembrare più di un biondo sporco, bensì di un biondo lucente, color del grano. Gli occhi blu elettrico erano ancora un po’ folli, tuttavia non risparmiavano sguardi dolci, che la ragazza rivolgeva a chiunque le fosse simpatico. Era alta, più di Ginny ed Hermione, snella, non troppo formosa come le sue amiche, ma comunque attirava gli uomini, che la trovavano affascinante, e spesso non si avvicinavano solo per la sua stranezza, infatti non aveva perso l’abitudine di parlare a destra e a manca delle teorie del padre sulle creature più strane, di cui nessuno aveva mai sentito parlare.

La biondina sorrise, rispondendo al saluto. “Ciao ‘Mione. Steve, l’assistente del professor McAden, ha detto che oggi il professore sarà assente. Terrà lezione lui…” spiegò sfogliando le pagine dell’ultimo numero del cavillo, dedicato ad una nuova razza di Nargilli scoperti da una signora in Canada.

“Oh, peccato” fu tutto ciò che disse Hermione. Lei considerava l’assistente di McAden, Steve, un insegnante pessimo. Invero, avrebbe preferito correre via dalla classe prima del suo arrivo, ma dopotutto pensò fu meglio rimanere.

“Come sta Harry?” chiese vagamente Luna, come nulla fosse. Hermione le osservò il viso, e notò un vago colorito purpureo che spiccava sulle sue gote e faceva a pugni con la sua carnagione lattea. Sospirò. Lo sapeva, oh se lo sapeva. Era da tempo ormai che era a conoscenza del piccolo trascurabile segreto di Luna: anche lei era innamorata di Harry. E questo perché Harry era l’unico ragazzo che la trattava come una persona normalissima. Era logico che si sarebbe innamorata di lui, prima o poi. E questo era successo al matrimonio di Fred e George (rispettivamente con Angelina Johnson e Katie Bell) quando tutti ballavano e Luna era l’unica seduta in un angolino a sfogliare il cavillo. Harry le si era avvicinato quatto, quatto, le aveva abbassato la copia del giornale con una mano e le aveva porto l’altra, sorridendole e chiedendole “Mi concede questo ballo, adorabile fanciulla dagli occhi d’oceano?”. Luna era diventata di tutti i colori, passando dalle più forti tonalità del rosso, alle più rare tonalità violette, ed aveva accettato commossa.

I pensieri di Hermione furono interrotti dal supplente, che chiuse la porta dopo che anche l’ultimo ritardatario fosse in classe.

***

Dopo l’ennesimo litigio con uncollega’ mangiamorte, Draco Malfoy era estremamente irascibile. E quando era nervoso tendeva a rifugiarsi in quel bosco poco lontano da Ottery St. Catchpole, dove sperava di incontrare la sua migliore amica, nonché unica amica, come spesso accadeva. Quel pomeriggio non attese molto. Giunto a destinazione si sedette all’ombra di un albero, per ripararsi dal sole battente di inizio Agosto. Chiuse gli occhi, ma li riaprì dopo neanche cinque minuti, quando senti qualcuno sedersi al suo fianco, sull’erba ancora umida dalla notte appena trascorsa.

“Ti aspettavo…” disse il biondo figlio di Lucius.

La figura accanto a lui si voltò a guardarlo, mostrando due occhi neri come il petrolio e un grazioso nasino all’insù spruzzato di efelidi. Era Ginevra Weasley.

“Lo so, Drakie, altrimenti non mi avresti mandato un gufo per dirmi di raggiungerti qui…” disse appoggiando la testa alla spalla dell’amico. “Per colpa tua stamattina ho saltato un addestramento importante…” disse in tono scherzosamente arrabbiato.

Il biondino sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle.

“Scusa, scusa… ma se vieni bocciata non fa nulla no? Quando ti diplomerai non potremo più essere amici… un auror e un mangiamorte amici, si è mai visto?” chiese sorpreso come sempre di se stesso e della sua amicizia con la Weasley.

Lei si divincolò dalla stretta del suo braccio e si allontanò un po’.

“Di cos’è che hai bisogno, stavolta?”

“Avevo bisogno di vederti…”

“Come no…” rispose lei scettica.

“Dico sul serio Ginny. Questa giornata è iniziata fin troppo male. Ho litigato con quel pezzo di merda di Blaise Zabini. E’ davvero un…” si bloccò con la bocca tappata da una mano della ragazza.

“Preferirei tu non mi mettessi a conoscenza del grazioso epiteto con cui ti piace definire Zabini. Passiamo al dunque, cosa ti ha fatto?”

Lui fece spallucce. “Ha detto qualcosa al signore oscuro… non so precisamente cosa… ero abbastanza lontano, così non ho capito tutto. Ma ho sentito lo stretto necessario per definirlo un…” ancora una volta lei gli premette la mano sulle labbra. Sembrava quasi Draco lo facesse apposta, infatti quando lei tolse la mano, lui sorrideva. “… uno stupido. Stavo dicendo uno stupido… “ rise divertito. Indispettita Ginny gli diede un buffetto su una guancia. “Sei irrecuperabile, Drakie.” “Oh, tu non sei da meno, Gin… Comunque, stavo dicendo? Ah si… in pratica ha capito che faccio la spia per l’ordine della fenice, e credo l’abbia riferito al nostro Lord, perché mi ha messo delle spie alle calcagna…” detto questo alzò la bacchetta e alcune scintille verdi zampillarono fuori dalla punta della sua bacchetta, andando a colpire un albero. Ginny osservò l’albero accigliata, e vide qualcosa cadere a terra. Era un mangiamorte mascherato, che fino a pochi secondi prima era nascosto dietro il tronco.

“Quante volte ti ho detto di non lanciare maledizioni senza perdono davanti a me?” chiese passandosi due dita alle tempie, con un forte mal di testa che si faceva lentamente strada nel suo cranio.

“Scusa… certe volte è più forte di me…” disse lui sorridendo. Le diede un bacio sulla guancia. Lei lo guardò stranita “Scommetto che anche questo è più forte di te…” borbottò ironicamente. Lui non rispose, ma nella sua mente la risposta era una sola, ed era ovvia. Si.

***

Harry era seduto su una delle panche in fondo alla palestra al terzo piano del secondo edificio della base militare auror. Grondava sudore da tutti i pori, aveva il fiato corto, ed era tutto un livido. Odiava quegli addestramenti di lotta libera, a che servivano? Nessuno ne faceva mai uso nei combattimenti tra maghi. Vide Ron seduto accanto a lui e si accorse che l’amico non era messo molto meglio di lui.

Odio le arti marziali…” bofonchiò il rosso, massaggiandosi il collo indolenzito, dove pian piano si stava formando un brutto livido.

Harry scosse il capo. “Tu non odi le arti marziali… odi che il nostro professore sia una donna e che ti metta KO facilmente davanti a tutti” disse frugando nel suo borsone da palestra, in cerca della bottiglia di acqua ghiacciata che la signora Weasley gli aveva dato quella mattina, come tutte le altre volte. La trovò e la osservò irritato. Era un brodino caldo. La rigettò nella borsa, maledicendo quell’estate così afosa. Si alzò e buttò l’asciugamano sulla panca, dirigendosi in corridoio. “Dove vai?” chiese Ron curioso. Ma Harry non rispose, già troppo lontano per sentirlo.

Richiuse la porta della palestra alle proprie spalle e raggiunse il centro dell’androne, dove erano situati tre distributori automatici babbani, uno per i cibi, uno di bevande calde e uno di bevande fredde. Inserì cinque zellini nella fessura per le monete e premette il tasto 5. Immediatamente la macchina si mise in movimento ed espulse una bottiglia da mezzo litro di acqua minerale ghiacciata. La aprì, ne bevve un abbondante sorso, avidamente, alcune gocce gli scivolarono dalle labbra lungo il mento e sul collo, dandogli una piacevole sensazione di freschezza dopo la fatica degli allentamenti. Quando si staccò dalla bottiglia, sentì una presenza accanto a sé. Senza neanche girarsi sospirò.

Cosa vuoi, Cathrine?” chiese avvicinandosi ad un finestrone tramite cui la luce del sole inondava il luogo. Si appoggiò al largo davanzale e desiderò che le sbarre che in ferro battuto scomparissero, aveva una gran voglia di scappare da quella civetta odiosa.

“Non sei più venuto ieri sera…” iniziò lei, con il suo fare l’oca che tanto detestava. Sarebbe stata anche una ragazza interessante con cui uscire, se non fosse stata così tremendamente papera.

“Ma davvero?” chiese ironico. “Pensa, non me ne sarei mai accorto se non me l’avessi detto tu ora.

Lei sorrise e gli si avvicinò, appoggiando una mano sul suo braccio, che lui prontamente ritrasse.

Perché sei sempre così scontroso con me? Invece quella stupida Weasley… quando c’è lei sei completamente diverso… eppure se non sbaglio vi siete lasciati da un pezzo.”

Il ragazzo scosse il capo. Fare lo scontroso non serviva a niente, quella Cathrine era di coccio.

“Senti Cathnon è che non mi piaci… anzi se fossi un tantino meno asfissiante probabilmente uscirei volentieri con te. Ma non parlare di Ginny. Lei non c’entra nulla. E’ la sorella del mio migliore amico, e una cara amica lei stessa. Niente di più… ora scusa devo tornare agli allenamenti” spiegò pacato. Se ne andò, dimenticando la bottiglia d’acqua sul davanzale. Cathrine lo guardò scomparire dietro la porta della palestra, poi si passò una mano tra i capelli, sospirando. “Tanto lo so che anche se dici così, in realtà la ami…” disse prima di accucciarsi a terra, sotto la finestra, per reprimere i singulti e le lacrime.

***

Draco sentì il tatuaggio andargli in fiamme sul braccio sinistro.

“Mi sta chiamando…” borbottò scocciato, alzandosi dalla posizione in cui era stato fino a quel momento, ossia disteso sull’erba, con il capo appoggiato sul grembo della ragazza.

Ginny lo guardò. “Come? No… stavo finendo di leggerti Hansel & Gretel!!!” sbottò irritata.

Lui sorrise, sistemandosi i capelli, poi si sporse verso di lei e le diede un bacio sulla guancia. “Sarà per la prossima volta, principessa. Sorrise e prima di smaterializzarsi le sussurrò che le sue fiabe, anche se babbane, gli piacevano molto. Ginny sapeva che non lo diceva solo per prenderla in giro. Sapeva che Draco vedeva in lei la madre che avrebbe sempre voluto, una donna che lo coccolasse e gli raccontasse storie prima di andare a dormire. Ma cosa ci faceva un ragazzo sensibile come lui tra i mangiamorte? Tutta colpa di Lucius Malfoy…

A malincuore, lo salutò con la mano mentre si stava smaterializzando. Poi guardò l’orologio.

‘Ancora le dieci… non ho voglia di tornare a casa… leggerò qualcosa…” pensò facendo spallucce e riaprendo il libro. Era assorta nella lettura quando improvvisamente sentì qualcosa sotto la mano sinistra. Guardò la copertina, perplessa, ma non notò nulla di strano inizialmente. Osservandola più attentamente però notò un doppio fondo.

Cosa? Ho questo libro da anni e anni… come ho fatto a non accorgermene prima?” disse tra se e sé, maledicendosi. Prese la bacchetta e la puntò sul doppio fondo della copertina, che si aprì, rivelando uno strano foglio, sicuramente molto vecchio. Lo aprì con cautela, per paura che potesse rompersi e lesse ad alta voce gli strani versi che vi erano scritti.

Se queste righe leggerai

La prescelta tu sarai

Per salvare il mondo delle fiabe

Le ninfe, le streghe, gli elfi e le fate

E se nell’impresa tu riuscirai

L’amore supremo in dono avrai

Orsù avanti, non esitare

La grande avventura sta per iniziare

Chiudi gli occhi, indossa il cuore

E lasciati trasportare dal dio dell’amore.

Sorrise. Ma era uno scherzo o cosa? Ripose il foglio in tasca, e si dedicò all’altro contenuto del doppio fondo del libro.

“Oh… è bellissimo…” sussurrò prendendo tra le mani un piccolo ciondolo piatto a forma di metà cuore. Era davvero stupendo. Lo osservò attentamente e constatò con sorpresa che era d’oro. Provò ad indossarlo, non aveva mai posseduto un oggetto di tanto valore in vita sua. Appena chiuse la catenina dietro al collo si bloccò con le mani a mezz’aria. Si sentiva strana, debole. Osservò le sue mani e vide con orrore che stava diventando trasparente. Un urlo, poi il silenzio. Il buio.

… continua…

  
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