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Autore: Vale11    30/07/2010    22 recensioni
La caposcuola Hermione Jane Granger aveva molto ascendente sugli studenti di Hogwarts, soprattutto da quando era finita la guerra. E Draco Lucius Malfoy stava cercando di sopravvivere al suo settimo anno. Non è mai stato da lui prenderle e non ridarle, non è mai stato da lui non reagire, non è mai stato da lui starsene buono e subire. Lo vide voltarsi un momento verso di lei, prima di affrontare le scale che portavano alla torre di astronomia. Lo vide reggersi al corrimano per costringere le gambe ad affrontare gli scalini, il braccio sinistro attaccato al petto. Non lo vide mai abbassare gli occhi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Adesso ragioniamo.

Hermione guardava le guance di Malfoy riprendere un po’ del poco colore che avevano di per sè. Teneva la testa appoggiata fuori dalla vasca, i capelli bagnati d’acqua calda, e finalmente non di neve. Litigava con se stesso per non addormentarsi, ma ogni tanto gli occhi si producevano nel famoso effetto tapparella e si chiudevano. Rischiava di finire con la testa sott’acqua, si bagnava il mento e la tirava su di scatto. A Hermione scappava quasi da ridere.

 

Sentì i muscoli sciogliersi lentamente, galleggiando beatamente nell’acqua calda, ogni tanto la testa gli crollava, ma riusciva a tirarla su in tempo tutte le volte, prima di respirare bolle di sapone.

“Sei ancora freddo

Sentì una mano della Granger su una guancia, non si mosse.

“Ti senti meglio?”

“Hm-m”

“Ti accompagno al tuo dormitorio se vuoi”

“Granger, non ho nemmeno vent’anni, spero di non aver ancora bisogno della badante”

Se il suo tono fosse stato il solito Hermione se la sarebbe presa, ma non lo era. Era meno secco, più rilassato. Stava scherzando con lei. E lei si limitò a schizzargli d’acqua la faccia, seduta sul bordo della vasca. Appoggiò una mano sui suoi pantaloni per non perdere l’equilibrio. E schiacciò qualcosa.

 

“Cos’è?”

 

Dio, Granger! Cos’hai, il radar?

Draco si rifugiò nelle spalle.

 

Hermione aveva visto un angolo di carta gialla sbucare dalla tasca dei pantaloni di Draco. Sembrava distrutto, come se fosse stato vecchissimo. E sopra c’era il sigillo di Azkaban. E la data. Quattro giorni prima.

 

“E’ carta, Granger”

“Brillante deduzione, Draco

“E’ un modo per dirti che non sono fatti tuoi”

“Di nuovo brillante deduzione, Draco

“E allora non chiedermelo”

Ti prego.

Sentì la ragazza sbuffare, alle sue spalle. La conosceva un po’ ormai, sapeva che era curiosa come poche altre presone sulla faccia della terra. La curiosità non è femmina, la curiosità è Hermione Granger.

“Sei dimagrito”

“Vorrebbe essere un complimento?”

Alzò il sopracciglio destro indipendentemente dal gemello sinistro producendosi in un mezzo ghigno. Gli occhi ancora chiusi.

“No, vorrebbe essere una constatazione. Mangi troppo poco Malfoy”

“Da quando ti preoccupi per me?”

“Da quando fai così tante stupidate da impedirmi di non farlo”

Touchè.

Aprì gli occhi e si rifugiò sott’acqua fino al mento, senza rendersene conto nascose il marchio nero contro il petto.

“Blaise dice che non dormi abbastanza”

“Blaise dovrebbe farsi i fattacci suoi

“Blaise si preoccupa perché è il tuo migliore amico

“E tu perché lo fai?”

 

Perché lo fai?

Sicuramente si aspettava una risposta. Hermione fissò il profilo del ragazzo, mezzo addormentato nell’acqua calda. I capelli gli si erano attaccati alla nuca, e il calore aveva regalato un po’ di colore al suo viso. Gli occhi chiusi, la pelle bianchissima.

Non è male come vista.

Scosse la testa.

Non prendiamoci in giro. È una vista decisamente apprezzabile.

Quindi, perché lo fai?

Continuò a fissarlo.

Perché è fragile.

Perché è nella mia natura.

Perché è Draco Malfoy. Anzi, perché è Draco, non è Malfoy. E Draco dovrebbe respirare più liberamente.

“Perché sei tu”

“Sono io cosa?”

“Sei tu e basta

“Quindi è colpa mia?”

“Oh si, assolutamente”

Draco nascose un sorriso sotto la cortina di bolle.

“Blaise dice anche che le rare volte che dormi nella tua stanza urli

Il sorriso si sciolse insieme al sapone.

Blaise dovrebbe farsi un etto e mezzo di cazzacci suoi.

“Dice che quattro giorni fa hai urlato praticamente tutta la notte, e non riusciva a svegliarti”

“Capita a tutti di fare incubi”

Hermione annuì, giocando coi ciuffi biondi che gli toccavano il collo, in punta di dita.

“Cosa si sogna quando si riceve una lettera da Azkaban?”

Draco si sentì morire.

 

“Chi te lo ha detto?”

Ringhiò, quasi. Hermione non smise di giocare coi suoi capelli. Il suo corpo lo sabotava. Il suo stomaco si contraeva dall’ansia, ma il resto si rilassava, sentendo le mani della ragazza così vicine. Non sapeva se chiudere gli occhi o urlare.

“Nessuno, si vede il sigillo sulla busta”

Sottrasse i capelli al gioco delle mani della ragazza, quasi a malincuore, ma aveva bisogno di affondare la faccia nelle mani. Le tirò fuori dall’acqua e salutò con gioia il contatto dei polpastrelli contro le tempie ancora gelide. Sospirò, inalando odore di sapone, acqua e calore.

“Sei un segugio”

“Si chiama spirito d’osservazione”

“Giusto, i cani usano il naso”

Borbottò, sepolto fra le sue estremità superiori.

 

Hermione l’avrebbe preso a schiaffi, se non si fosse rivelato così spaventato dall’argomento. Non poteva, perché lui ora non ne aveva bisogno. Affatto. Non poteva, perché era lui.

 

Diglielo.

Mi prendi in giro?

Avanti.

Ma non ci penso nemmeno!

Sai che ne hai bisogno.

Come di un cazzotto in bocca.

Lasciò che le mani cadessero in acqua a peso morto, sollevando un buon numero di schizzi. Hermione si ritrasse, poi lo sentì raspare.

“Leggila”

Coscienza, se tu avessi torto, ti giuro che ti affogo.

 

Egregio Sig. Draco Lucius Malfoy

Con la presente è nostro dovere informarla del decesso di Lucius Abraxas Malfoy, avvenuto questa notte, per arresto cardiaco. In quanto suo parente più prossimo, la attendiamo domani per il funerale, che si svolgerà sull’isola.

Condoglianze.

Hermione avrebbe voluto appoggiare la lettera a terra, ma le si era incollata alle dita.

Ecco dov’eri finito.

E, per la seconda volta, si ritrovò senza parole.

 

“Ci sono andato, se è quello che stai per chiedermi”

Silenzio.

Draco si chiese fin quanto avrebbe potuto resistere con una presenza così invisibile eppure forte alle sue spalle.

“Non…non stavo per chiedertelo. Draco, io…”

Avresti dovuto

 

Hermione gli fissò la nuca come se gli fosse spuntata una seconda testa.

“Cosa vuoi dire?”

“Quello che ho detto”

“Lo immaginavo”

Si sdraiò sul pavimento umido, appoggiando i gomiti sul bordo della vasca, a pochi centimetri dai capelli biondi di Draco. Fissava l’acqua.

Spiegami

 

Perché, perché le aveva fatto leggere quella cazzo di lettera.

E perché le ho detto così? Devo avere fagioli secchi, nel cervello.

Si sarebbe affogato, pur di evitare di rispondere.

 

“Non posso spiegartelo. Se non lo provi, non lo sai”

Hermione riprese a passare le dita nei fili quasi bianchi che sfioravano la nuca del ragazzo. Draco si sentì attraversare da un brivido quando gli sfiorò il collo.

Stette zitta, aspettando che si sentisse più a suo agio. Come avrebbe fatto con un animale selvatico. Perché Draco Malfoy era quello.

Un animale selvatico allergico al guinzaglio. Eppure glielo avevano stretto fin troppo intorno alla gola.

 

“Non fraintendermi, per favore. Io amavo mio padre. Davvero.”

Parlare non gli era mai costato tanta fatica.

“Ma non amavo quello che lui voleva farmi diventare, solo perché me lo aveva fatto tatuare addosso”

Liberò il braccio dal petto, il marchio nero evidente sotto l’acqua limpida. Storse le labbra in una smorfia.

“Era…fissato. Perso. Quello che per lui… per lui, era il bene…doveva esserlo anche per me”

Hermione gli passò la mani fra i capelli, le dita a massaggiargli la pelle. E il suo stomaco litigò di nuovo col resto del suo corpo.

“Devo ancora capire se dovrei essere disperato. O se invece dovrei evitare”

Sentì le dita di Hermione contrarsi.

Aveva frainteso.

Lo sapevo. Coscienza, muori affogata.

 

“Come fai a dire una cosa così? Era tuo padre, Draco!”

Lo vide voltarsi leggermente verso di lei, a metà fra la frustrazione e la rassegnazione.

“Hai la tua bacchetta con te?”

“Si perché?”

Lo guardò, perplessa. Lo vide prendere un respiro di troppo. Troppo lungo. Guardare altrove indeciso. Poi sembrò bloccarsi.

“Allora leggimi, Granger”

“Scusami?”

Leggimi

“Che vuoi dire?”

Legilimens, Granger…Hermione

 

Draco Malfoy, a sei anni, era un bambino cresciuto troppo in fretta. I suoi occhi erano già gelidi, mentre parlava con un Blaise Zabini in miniatura. Faceva strani sogni, sogni brutti, come tutti i bambini. Suo padre gli diceva che pensarci era da deboli. Sua madre l’avrebbe accolto nel “lettone”, ma un’occhiata di Lucius bastava a farla desistere.

Draco Malfoy, a sei anni, aveva già un accenno di occhiaie. Perché dormiva troppo poco.

Draco Malfoy, a nove anni, era un adulto. Forse un po’ troppo basso, ma un adulto. O almeno lo sembrava, mentre ascoltava suo padre che gli spiegava cos’era “bene” e cos’era “male”. Per lui era oro colato.

Non mostrarti umano.

Draco Malfoy, a undici anni, sull’espresso per Hogwarts aveva sulle spalle quasi più responsabilità di Harry Potter e della sua cicatrice. Doveva far contenti i suoi genitori, renderli fieri di lui. Ed ottenerlo, per tutti, significa sacrificio. Per lui equivaleva quasi ad una morte precoce.

Draco Malfoy, a quattordici anni, si era rotto un braccio dopo una caduta dalla scopa.

“Non fa male. Un Malfoy non si lamenta”. Draco gli avrebbe voluto tirare dietro tutto quello che aveva sotto mano, ma si limitò a ghignare.

A quattordici anni, Draco Malfoy ghignava come il più sarcastico degli assassini.

A sedici anni, Draco Malfoy era stato informato da una Bellatrix Lestrange in estasi del ritorno del Signore Oscuro.

“Finalmente il tuo destino si compirà, Draco. Farai ammenda del fallimento di tuo padre”

Le colpe dei padri, oggettivamente, crollano rovinosamente addosso ai figli. Sempre.

A sedici anni, Draco Malfoy avrebbe dovuto uccidere Silente.

A sedici anni, Draco Malfoy accettò di farsi marchiare come un animale per proteggere sua madre. E suo padre.

A sedici anni, Draco Malfoy puzzava di paura da lontano, ma non l’aveva mai dato a vedere. L’unica volta che si era lasciato andare Potter l’aveva trovato in bagno, e lo aveva praticamente scuoiato.

Non mostrarti umano.

A sedici anni, Draco Malfoy aveva paura persino di respirare. Avrebbe voluto non esistere. Avrebbe voluto essere qualcun altro.

A sedici anni, Draco Malfoy aveva fallito, ed era stato punito col suo secondo marchio. Ogni volta che se ne presentava l’occasione, il Signore Oscuro si divertiva a tormentarlo. Voleva distruggere la famiglia Malfoy, una famiglia di inetti. A partire dall’ultimo.

A diciassette anni, Draco Malfoy era entrato nella stanza di sua madre e l’aveva trovata morta. Il marchio nero scarabocchiato sul muro della stanza. A diciassette anni, Draco Malfoy era diventato di pietra.

A diciotto anni, Draco Malfoy aveva sperimentato tutto l’armamentario degli amici di Voldemort sulla propria pelle. Tutte tranne l’Avada Kedavra. Si sentiva una specie di catalogo.

A diciannove anni, Draco Malfoy era ad Hogwarts da mesi per finire gli studi. Come tutti gli studenti che avevano praticamente saltato il settimo anno. Il suo compleanno cadeva in giugno. L’aveva festeggiato senza rendersi conto che fosse passato.

E alla base di tutto stava la concezione di “bene” di Lucius Malfoy. La paura di contraddirlo di sua moglie. E la libertà strappata di suo figlio.

“Basta”

Hermione lo fissò, occhi sgranati. Si guardò intorno. Era caduta in acqua.

 

Teneva le palpebre così serrate che vedeva un sacco di palline colorate danzargli davanti agli occhi. E la testa gli scoppiava, ma sapeva che quello sarebbe stato l’unico modo.

“Capisci ora?”

Chiese, sentendo le sue difese crollare definitivamente davanti alla ragazza.

“Draco, uccidi Silente, Draco, salva tua madre, Draco va da zia Bellatrix, anche se sai perfettamente che ti porterà da lui, e lui si divertirà un mondo a vederti patire come un cane. Draco, salva tua madre, salva tua madre…”

Si prese la testa fra le mani, senza il coraggio di guardare Hermione in faccia.

“E’ l’unico ordine di mio padre a cui io abbia mai disobbedito. Ma io volevo farlo… io…”

Ringhiò per non mettersi a urlare, sentì le mani di Hermione sulle sue, ai lati del suo viso.

Salva tua madre, Draco. Salva tua madre, Draco...

Cantilenava come un disco rotto, la presa di Hermione sulle sue mani divenne più forte.

“E ho fallito di nuovo. Fallito. Di nuovo.”

“Draco…”

“Non ci sono riuscito, e lei è morta, ed è colpa mia

“Questo non è vero”

“Se fossi stato più coraggioso, se mi fossi rifiutato di farmi marchiare, mi avrebbero ammazzato. A me. Ma lei sarebbe viva.”

“Non dirlo nemmeno per scherzo”

Gli occhi di Draco erano febbricitanti.

Se qualcosa dev’essere distrutto, che lo sia almeno egregiamente.

E sia.

Prese fiato.

“A volte speravo che mi facesse secco, sai?”

Lo disse con una calma così innaturale che a Hermione vennero i brividi. Eppure era immersa in acqua calda.

“Lo speravo, e non capitava mai. Si divertiva a giocare con me, a minacciare mia madre. Mio padre.”

Scoppiò a ridere ,una risata di carta vetrata.

“Vorrei sapere di cosa mi minaccerebbe ora, se fosse vivo”

“Draco, basta”

“Se minacciasse di ammazzarmi, ormai, che vuoi che gli dica?”

“Draco…”

Prego signore, si serva! E un sano chissenefrega?”

“Draco!”

“Che ho da perdere, ormai? Voglio dire, non è che mi sia rimasto molto, beni materiali a parte”

Hermione non riusciva a farlo ragionare, non riusciva a farlo tacere, non riusciva a calmarlo. E guardarlo così le faceva paura. Era come guardare qualcuno mentre impazziva.

“Chissà, magari si inventerebbe qualche nuova maledizione solo per me. Sarei onorato

Hermione fece l’unica cosa che le venne in mente per chiudergli la bocca. Gliela chiuse con la propria. E funzionò. Lo sentì irrigidirsi per poi crollare tutto d’un colpo e stringerle le braccia intorno alle spalle, come fosse stata una scialuppa in mezzo a onde alte sei metri.

Si staccò da lui solo diversi secondi dopo.

“Sei salato Malfoy, stai piangendo?”

Seguì righe invisibili disegnate sul suo viso, Draco scosse la testa.

“Un Malfoy non piange mai”

“Ma Draco può farlo?”

Annuì.

“Qualche volta”

“E che sta facendo, adesso, Draco?”

Draco appoggiò la fronte sulle spalle della ragazza, sentì subito le sue dita intrecciarsi ai capelli biondi. Salutò il gesto con un sospiro sollevato.

Sente meno freddo

---

E siamo alla fine! Vi ringrazio, vi bacio, vi abbraccio e vi voglio bene. Scusatemi, di nuovo se non rispondo a tutti separatamente...ma sono in partenza! Ferie! Oh si! Goduria!

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, letto, recensito, apprezzato questo parto di storia che avete sotto gli occhi. Grazie. Assai. E buone vacanze.

Vale

 

  
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