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Autore: Kendhra    30/07/2010    1 recensioni
Quella mattina mi alzai e mi preparai immediatamente,in silenzio,all’oscuro della mia stanza,non volevo provare niente per tutto ciò che stavo lasciando. Le valigie erano pronte, la casa vuota,i vicini dormivano ancora,sembrava quasi una fuga. Si,per me era una fuga,una fuga da me stessa,da questa vita che tra poco sarebbe diventata solo un ricordo e anche io dentro di me sarei cambiata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il concerto stava per finire, stava per svanire tutto…ma io avevo ancora una speranza.

Abbandonato il palco, tra i coriandoli e i fumi, i ragazzi sgattaiolarono via, solo loro riuscivano a non farsi scorgere mai, sarebbero saliti sul bus che li avrebbe portati verso una nuova meta..alla conquista di una nuova città.

Io volevo fermare la loro corsa…non volevo bloccarli per sempre,volevo solo un’opportunità per fargli capire che io c’ero e che ero sempre stata con loro,volevo fermare il loro cuore. Non tentai di mettermi in mezzo alla strada come facevano tutte a urlare frasi che nemmeno io capivo; mi presi di coraggio,misi le mani in tasca e presi quello che era l’unica prova e l’unico ricordo di

quand ero piccola, lo strinsi forte tra le mani,fino a sentir male e correndo,lo poggiai al finestrino,con una forza tale che il botto rimbombò per tutta la strada e tutti mi guardarono, disperata,in lacrime e col respiro affannato continuai a premerlo dannatamente sul finestrino nella speranza che qualcuno riuscisse a far tesoro di quell’immagine. Anche solo a guardarla per un secondo lui l’avrebbe dovuta riconoscere,ce l’aveva avuta da sempre! So che poteva sembrare una cosa assurda, ma non so per quale ragione quella sera ogni cosa mi parve possibile,anche volare a testa in giù sembrava essere una cosa di tutti i giorni. Le mie amiche provavano a chiamarmi al cellulare, ma per quel momento non esistevo.

Tanto ci speravo che il pullman si fermasse,un cenno.

Scorsi una figura dentro il bus sobbalzare dal sedile dopo il botto. Il pullman si fermò,tre teste si sporsero per controllare cosa fosse stato quel rumore; un paio di grandi e profondi occhi mi fulminarono,videro quell’oggetto e d’un tratto sembrarono cambiare,cominciarono a inumidirsi,ciò contò più di tutto.

Sentii una gran confusione in testa,lo guardavo non riuscivo a sentire il mio respiro,mi veniva da urlare,piangere,ridere,tutte queste emozioni mi bloccarono,ero la solita,non sapevo controllarmi,lui aveva liberato in me quelle sensazioni che avevo nascosto al mondo. Ma il mezzo non poteva restare fermo a lungo,le più scatenate l’avrebbero assaltato,così quello sguardo così

dolce tornò a nascondersi dietro un paio d’occhiali scuri e  l’impronta della mia mano andò via col sei ruote. L’osservavo uscire dalla mia vista con l’umore che palleggiava,saliva in cielo e poi scendeva sempre più giù.

 

Ero immobile,con la testa su un mondo parallelo,litigavo con le mie lacrime perché smettessero di bagnarmi il viso,sentivo freddo e il mio respiro non smetteva di affannarsi; ero totalmente annebbiata da lui,dalle emozioni e dal mio passato.

Tornai al mondo reale solo quando dopo tanto tempo sentii lo squillo del mio cellulare,era ivy.

-Maby??Dove sei??è da un’ora che proviamo a chiamarti,Lu era preoccupata,ha fatto il giro del palazzetto per sette volte-

-Sì-

-Stai bene??-

-Mi…mi disp-

-Maby??maby??Dove sei?-

-Io non capisco…sono all’uscita principale,vi aspetto lì-

-Ok ciao-

 

Mi tolsi dalla strada,cercai di farmi trovare dove dissi. Stravolte e mezze arrabbiate mi raggiunsero dopo poco con lo

stress del post-concerto e la preoccupazione che li procurai. La mia mano ancora sanguinava,la tenevo stretta con l’altra

perché mi bruciava alquanto,non era tempo per i rimproveri,non mi andava di sentirle inveire contro di me. Volevo solo

andare all’albergo e riflettere sulla serata,prima che la stanchezza prendesse il sopravvento e la magia del giorno prima scomparisse in una nube di sogni e ricordi.

- Zitte per favore. Andiamo via-

La mia espressione parlava da sé. Per questo tornammo in silenzio,tutte all’hotel. Non fu una notte tranquilla,forse era la troppa stanchezza o l’incessante ricordo che vagava a ruota libera per il mio cervello. Sognai di averlo lì vicino,di parlargli faccia a faccia,di sentire il suo fiato su di me,di respirare il suo profumo,ma certo!Era un sogno di qualsiasi altra adolescente innamorata del proprio idolo…e perché allora mi sembrava così familiare?Lui mi guardava e io rivedevo nei

suoi occhi i bambini che eravamo,era così rassicurante averlo vicino,ridere insieme,ritrovarci. Una sensazione che non sembrava assolutamente reale,infatti ad un tratto le sue parole cominciarono a perdere senso,a farsi sempre più sorde finchè mi ritrovai ad osservare il soffitto in lacrime. Perché i sogni devono sembrare così reali!Era la mia pena per le azioni della sera prima??Alla vita non bastava avermi già fatto soffrire troppe volte?

Con gli occhi impiastricciati di lacrime decisi di prendere la vita con i denti e mandare a quel paese qualunque cosa avesse ostacolato la mia felicità. Per prima cosa mi alzai e mi preparai per scendere a fare colazione,le altre non l’avrebbero presa bene se non le avessi aspettate ma avevo troppa fame per svegliarle e farle preparare,poi non credevo proprio si svegliassero facilmente,il giorno prima era stato davvero faticoso per tutte.

Scesi le scale dell’hotel,percorsi un lungo corridoio con la moquette rossa e bei quadri appesi alle pareti,paesaggi…e che altro poteva essere?Alla fine del

corridoio si apriva un ampia sala,illuminata da una luce accecante provocata dalle grandissime finestre,sui tavoli erano stese le tipiche tovaglie bianche del mattino,l’odore del cappuccino,il rumore delle tazze,era tutto così accogliente,d’altronde era normale per quella città esserlo,abituati com erano a tutti gli eventi! Analizzai la sala per trovare un posto,il più isolato di tutti per passare inosservata e farmi gli affari miei in santa pace,scelsi il tavolo e mi sedetti.

Presi un giornale,giusto per darmi un po’ di arie,e cominciai a fingermi interessata alla lettura,automaticamente aprii la pagina degli spettacoli.

-Vediamo se dicono qualcosa del concerto-

 

Incredibile delirio ieri sera per i quattro di Magdeburgo!

 

-Tsk,sempre le solite cose-

 

D altronde c’era da aspettarselo un bagno di folla così. Migliaia di ragazzine accorse dal giorno prima,tutte con lo stesso coro: vogliamo i tokio hotel!Per fortuna nessun ferito, il concerto è trascorso tranquillamente,lo spettacolo è stato strabiliante e si aspetta un futuro ritorno della band nella città.

 

Ah bene,non dicono niente,tempo sprecato.

Buttai il giornale dall’altro lato del tavolo.

-Nervosa stamattina?-

Era normale per me essere nervosa di prima mattina,tanto più per lo stress del concerto e tanto più perché la mattinadesideravo godermi la calma quel tanto che potevo e invece una figura mi s’era avvicinata e mi stava parlando,e nemmeno la conoscevo!Okay,cercai di calmarmi,tentai di essere gentile,alzai gli occhi verso chi mi aveva parlato e con un sorriso acido risposi

-No,soltanto un po’ di stress-

Nel momento in cui alzai gli occhi persi ogni cognizione del tempo,del luogo,di me stessa,niente aveva senso,niente contava più di chi avevo davanti,lui era lì,col suo sorriso smagliante coi denti perfetti in bella vista,gli occhi illuminati dal sole,i capelli arruffati dalla dormita pesante della sera prima immaginavo…mentre guardavo il suo volto sentì scuotermi,dei colpi sulla spalla…

-Maby?-

-Maby stai..ehm..stai..sbavando guardando il cameriere-

-COOOOOOOOOOOOOSA??!?!?- oddio che stavo facendo??

Cominciai a scuotermi la testa,cercando di capire,mi ripresi da ciò che avevo visto prima,e mi accorsi che avevo solo sognato ad occhi aperti,come sempre,ma questa volta sembrava così vero..e in un primo momento non mi accorsi della figura che avevo fatto. Ora il cameriere avrebbe pensato di interessarmi,perfetto ci mancava solo questo! E così anche la pace del mattino era stata infranta e io mi ritrovai a combattere contro il mattone della tristezza e della speranza della sera

prima…qualcosa mi diceva che in Bill c’era il bambino che conoscevo io, qualcosa..o era solo la mia forte volontà…avrei voluto che fosse così,non importava quanto dolore avrebbe causato se fosse stato il contrario..ma lo volevo, e volevo a tutti i costi scoprire la verità.

 

 









 Nika695 grazie (: mi fa molto piacere ti sia piaciuta ^^

   
 
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