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Autore: Cassandra caligaria    31/07/2010    7 recensioni
Campi, estate del 1944. Una giovane fanciulla, figlia di un ricco proprietario di una masseria, passeggiando in un campo di grano nella tenuta di famiglia si imbatte in un giovane sconosciuto dall'accento americano. Seppur provenendo da mondi lontani e diversi, i due giovani scopriranno presto di essere spiriti affini.
La guerra, però, bussa anche alle porte della pacifica masseria e il giovane straniero cela nel suo cuore un doloroso segreto...
Tutti umani.
N.B. L'ultimo capitolo pubblicato è un extra che può essere letto anche senza conoscere tutta la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Buongiorno a tutti e buon sabato! Ecco a voi il secondo capitolo di questa nuova storia ... Spero vi piaccia! Buona lettura!

Ricordo come sempre l'altra storia che sto pubblicando sempre in questa categoria : I WANT TO KNOW WHAT LOVE IS .

Ringrazio le persone che hanno aggiunto questa storia tra le seguite, le preferite e quelle da ricordare. Un grazie molto speciale a coloro che hanno recensito il primo capitolo. Spero che continuerete a seguirmi!

 

CAPITOLO SECONDO

Anche maggio era arrivato, e con esso iniziavano, alla grande masseria, i preparativi per la raccolta del grano. Tutti erano in fermento in quel periodo.

L’odore della mietitura è qualcosa di indescrivibile che solo chi vive ogni fase del grano, dalla semina in autunno, alla raccolta in primavera apprezza.

E’ un profumo, che per chi non lo conosce non ha un odore, come il sapore dell’acqua.

Ma per gli abitanti della masseria, l’odore del grano aveva il sapore della rinascita e della vita.

Bella amava l’odore del grano, amava il rumore del vento tra le spighe di grano. Da bambina, immersa in quelle infinite distese dorate immaginava che da un momento all’altro sarebbe arrivato il suo principe azzurro, con gli occhi color del mare ed i capelli del colore del grano. L’avrebbe presa con sé ed insieme sarebbero fuggiti lontano, dove il sole fa capolino quando la masseria dorme.

Poi crescendo, si era resa conto che probabilmente il principe azzurro non esisteva. Era stato Jacob, il suo migliore amico, nonché primo dei suoi pretendenti, a farle dimenticare l’esistenza del principe azzurro.

I modi poco fini e campagnoli di Jake, le sue carezze troppo insistenti ed i baci che pretendeva, invano, avevano creato una piaga nel cuore sensibile della fanciulla.

Bella sognava un ragazzo dai modi cavallereschi, che parlasse con la cadenza d’altri tempi, che le recitasse versi d’amore e le regalasse fiori. Non un ragazzo che le aveva promesso, se lo avesse vinto, il prosciutto in cima al “Palo della Cuccagna”, in cambio di un ballo.

Come ogni maggio, da qualche anno a quella parte, Bella si era recata nell’immenso campo di grano per iniziare la raccolta. E come sempre, aveva preferito andare prima degli altri, per poter respirare ancora per un po’ l’odore del grano e poter sognare ancora il suo principe immersa nella freschezza di quel campo.

E proprio in quel campo di grano, nascosto tra le spighe dorate che si ergono rigogliose verso il cielo, che il destino della giovane Isabella attendeva il suo compimento.

Mentre era assorta nei suoi pensieri, distesa tra le spighe, sentì un rumore strano alle sue spalle. C’era qualcuno, forse era un cane o un gatto. Ma il calpestio era stato troppo forte per essere stato provocato da un animaletto. Doveva essere qualcuno dei suoi famigliari. Si sollevò, aggiustando le pieghe del vestito e ripulendosi dei chicchi che le erano rimasti impigliati tra i boccoli dei capelli e si voltò.

“Chi è? Sei tu Emmet?”

Nessuno rispose. Forse suo fratello aveva voglia di scherzare, come al solito.

“Dai, dove ti sei nascosto? Tanto lo so che sei tu!”

Bella iniziò a percorrere a ritroso il campo di grano, cercando di avvicinarsi a casa. Aveva una strana sensazione, si sentiva osservata. Ad un trattò inciampò su qualcosa, o meglio su qualcuno, atterrando morbidamente su un torace muscoloso.

“AH!”

Non era Emmet. Era inciampata tra un paio di gambe ed era caduta sul loro legittimo proprietario.

Un paio di smeraldi la scrutavano curiosi e riverenti.

“Si è fatta male signorina? Mi dispiace averla spaventata, non era assolutamente mia intenzione!”.

Lo strano sconosciuto che si nascondeva tra le spighe di grano aveva un’aria davvero affascinante. Bella lo guardava, rapita dal suo strano accento, così simile a quello di suo nonno Emmet. Com’era cortese, le si era rivolto dandole del lei.

“Siete americano?”, domandò curiosa.

“Sì, signorina. Sono italo-americano. Il mio nome è Edward.”

Edward. Aveva un nome da principe quel bellissimo sconosciuto. Mentre parlava, Bella aveva potuto notare tutto quello che di primo acchito, appena caduta, le era sfuggito. I tratti dolci del viso, le labbra rosse e piene, la mascella perfettamente squadrata, i capelli color rame che accarezzati dai raggi del sole assumevano tutte le tonalità dello spettro del rosso. E quegli occhi, così simili al colore della sua pietra preferita … lo smeraldo.

“Tutto bene, signorina?”

Solo in quel momento si destò dai suoi pensieri e si rese conto della strana posizione che occupavano. Era distesa su di lui, completamente a contatto con ogni parte del suo corpo. Sentiva i suoi seni adagiati placidamente sul petto forte di quello sconosciuto, le sue gambe esili intrecciate a quelle di lui, e i loro respiri che si mescolavano all’odore del grano.

Facendo leva sulle braccia e sulle gambe si allontanò di malavoglia da lui e si mise seduta tra le spighe. Sentiva i cariossidi del grano pungerle malandrini la pelle diafana e delicata delle gambe. Ma in quel momento, era solo un lieve fastidio.

Nel momento in cui i suoi occhi si erano specchiati negli occhi di Edward aveva sentito il suo cuore batterle forte nel petto, come mai le era accaduto. Non aveva mai avuto un simile contatto con un uomo. Sicuramente in quel momento era arrossita, sentiva le guance in fiamme, come le capitava da bambina quando veniva scoperta a fare qualcosa che le era stato proibito. Ed in quel momento, nella posizione in cui si erano ritrovati poc’anzi, tutto nella quiete di quel profumato campo di grano sembrava urlare proibito.

Se solo suo padre li avesse trovati in quella posizione! Non avrebbe di certo creduto che si fosse trattato di un incidente.

“Il mio nome è Isabella, ma tutti mi chiamano Bella.”, così dicendo gli porse la mano. Lui all’inizio sembrò non capire il suo gesto, ma poi, stregato da quello sguardo maliziosamente innocente, aveva ricambiato la stretta.

Com’era morbida la sua pelle …

“Bella, mai ci fu nome più adatto a definire una tale creatura.”, le parole sgorgarono spontanee dalla sua bocca.

Bella, in tutta risposta, arrossì e chinò il capo. Iniziò a contare i chicchi di grano della spiga che si era piegata sotto il peso della sua gamba, era imbarazzata ed affascinata da quella situazione.

Non sapeva cosa rispondere, nessuno si era mai rivolto a lei in quel modo. Non era abituata a ricevere dei complimenti così dolci e terribilmente raffinati.

Quello straniero parlava come se provenisse da un’epoca lontana. E lei era stregata dal fiume di parole che quella meravigliosa bocca non riusciva ad arginare. E poi quando aveva pronunciato il suo nome … si era sentita come se una scarica di adrenalina si fosse impossessata del suo corpo.

“Da dove vieni, Edward?”

Anche a lui piaceva più del lecito sentire il proprio nome prendere vita da quella voce così calda e melodiosa. Aveva eliminato nel giro di un secondo tutte le formalità. E il giovane Edward non poteva che esserne felice.

“Non ricordo, non lo so. L’unica cosa di cui sono certo è che il mio nome è Edward, altro non ricordo. Mi sono assopito qui due giorni fa, il sole deve avermi fatto male. Dove siamo? Non so neanche come si chiama questo posto …”.

Il giovane in realtà sapeva chi fosse e da dove venisse, ma non poteva assolutamente rivelare i segreti che serbava nell’animo a quella bella fanciulla.

Bella gli spiegò che si trovava nella tenuta Swan, a pochi chilometri dalla piccola contrada di Campi, nel brindisino. Gli raccontò della raccolta del grano che sarebbe avvenuta di lì a poco, delle sue origini franco-italo-americano, della storia della masseria. Non aveva mai parlato tanto in vita sua. Eppure, con quel ragazzo le parole uscivano spontanee. Non le era mai capitato con uno sconosciuto. Le venne in mente una delle sue poesie preferite di Baudelaire, “Lo straniero”. Decise di recitarla ad Edward.

Quello che non poteva immaginare era che fosse anche la sua poesia preferita.

 

Qui aimes-tu le mieux, homme énigmatique, dis ? Ton père, ta mère, ta soeur ou ton frère ?

Je n'ai ni père, ni mère, ni soeur, ni frère.

Tes amis ?

Vous vous servez là d’une parole dont le sens m'est restée jusqu'à ce jour inconnu.

Ta patrie ?

J'ignore sous quelle latitude elle est située.

La beauté ?

Je l’aimerais volontiers, déesse et immortelle.

L’or ?

Je le hais comme vous haïssez Dieu.

Eh ! qu'aimes-tu donc, extraordinaire étranger ?

J'aime les nuages... les nuages qui passent... là-bas... là-bas... les merveilleux nuages !

 

Avevano recitato le battute della poesia senza mai lasciare che i loro sguardi si allontanassero.

Bella sorrideva e guardava estasiata quello straniero che le aveva stregato, in poco più di un’ora, il cuore e la mente.

Edward guardava quella creatura così colta ed affascinante completamente rapito.

“E’ una poesia meravigliosa, ma mai quanto te, dolce Bella!”

“G-grazie Edward”, arrossì, se possibile, ancora di più.

Tentato da quelle macchie porpora che si sposavano così bene con quella carnagione color crema, Edward le accarezzò, con il palmo della mano, la guancia.

Com’era dolce e delicata quella carezza! E quante sensazioni nuove stava provando in quel momento la piccola Bella!

Ma il loro idillio fu presto interrotto da un vociare alquanto preoccupato.

“BELLA!! BELLA! DOVE SEI FINITA! BELLAAA!!!”

“Ti stanno cercando, Bella. Sono i tuoi parenti?”

“Sì, sono loro.”

Bella in quel momento fu presa dal panico. Cosa avrebbe raccontato a suo padre? Cosa avrebbero fatto a Edward? Lei non voleva che andasse via.

Pensando ad un modo per giustificare la presenza di Edward lì con lei, optò per la verità. In fondo, quel povero ragazzo non ricordava nulla, e non sapeva dove andare in una terra straniera. Lì con loro alla masseria sarebbe stato al sicuro ed avrebbe avuto tutti gli agi di cui godevano loro.

Sì, avrebbe chiesto a suo padre di farlo restare con loro.

 

 

 

 


ANGOLINO DELL'AUTRICE.

Innanzitutto ci tengo a presentarvi qualcuno ...

 

edward

ECCOLO QUI LO STRANIERO!!

Piaciuto?! ^_^

Passiamo a noi. Allora, la poesia, che dà anche il titolo alla storia, è una delle mie poesie preferite.

Di seguito vi riporto la traduzione in italiano.

«Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?
Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.
I tuoi amici?
Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto.
La patria?
Non so sotto quale latitudine si trovi.
La bellezza?
L'amerei volentieri, ma dea e immortale.
L'oro?
Lo odio come voi odiate Dio.
Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?
Amo le nuvole... Le nuvole che passano... laggiù... Le meravigliose nuvole!»

Vi chiederete il motivo per cui ho deciso di fargliela recitare in francese. Innanzitutto per rispettare l'originale musicalità dei versi, poi per sottilineare l'affinità immediata che c'è tra Edward e Bella. Lei, nonostante viva in una tenuta è molto colta ... e lui ...Bè si scoprirà presto chi è e qual è il segreto che nasconde! Quale sarà secondo voi questo segreto? E come reagirà Charlie?

Ora aspetto le vostre supposizioni ed i vostri commenti al capitolo!

 

 

  
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