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Autore: fabiolina    31/07/2010    1 recensioni
E se dopo aver salvato Edward alla nostra Bella fosse toccata una sorte diversa a Volterra?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buon sabato!

Chiedo umilmente perdono per il tremendo ritardo, ma la vita non mi da tregua e me ne succede sempre una!un grazie perchè comunque leggete sempre in moltissime!!

recensioni al volo e Buona Lettura!

Bellina: Buon sabato e buone vacanze! tu non mi rompi mai anzi ti adoro perchè sprechi il tuo tempo per commmentare il mi delirio!sono contenta tu approvi il comportamento che ho fatto assumere a Bella nei confronti di Seth (che è adorabile!) e verso Leah. Proprio come te non ho apprezzato molto il trattamento riservato alla donna lupo per cui ecco qui un pò di luci della ribalta e vedrai che luci!in quanto alla tuarichiesta su Renesmee ti dico solo di sopportare i miei ritardi e continuare a leggere! :) spero di sentirti presto e fai buone vacanze!un bacione!

Scaxa: molto contenta che ti sia piaciuto! baci

 

TRENTANOVESIMO CAPITOLO

Jacob, dopo alcuni giorni di lavoro, aveva finalmente sistemato il pick up e oggi pomeriggio avremmo dato le prime lezioni a Seth.

Io ed Edward non passavamo mai un minuto assieme soli e ultimante i rapporti erano un po’ tesi per questo. Non me lo aveva detto apertamente, ma le bravate fatte con Jake che mi ero divertita a raccontare ad Emmet non gli erano andate giù e non mancava mai però di fare osservazioni velate e pungenti al riguardo. Ad aumentare le tensioni si c’era poi messa anche Alice. Anche di notte riusciva a rapirmi per stordirmi con futili domande su ogni minima sciocchezza che riguardasse il matrimonio.

A breve poi sarebbe arrivato il clan di Denali a riempire casa Cullen e un misto tra ansia e gelosia stava prendendo prepotentemente possesso di me. Temevo un confronto con Tanya, ma lo desideravo al tempo stesso, solo per rimarcare che Edward era mio.

<< Un penny per ogni tuo pensiero >> mi abbracciò Edward da dietro.

<< Niente che valga anche solo un penny >> sospirai.

<< Tutto ciò che riguarda te vale più di tutto l’oro del mondo Bella >>

Come al solito con la sua dolcezza mandava in fumo ogni mio tentativo di minimizzare e sorvolare. Mi vergognavo tremendamente, ma non potevo evitare la questione.

<< Pensavo a Tanya >>

<< E io che credevo di dover competere solo con licantropi >> ridacchiò al mio orecchio.

Se quei pensieri non mi avessero rovinato a tal punto l’umore forse avrei riso con lui, ma in quel momento non essere presa sul serio mi urtò. Sciolsi il suo abbraccio.

<< Ti riesce così difficile prendermi sul serio ogni tanto? E soprattutto perché devi mettere sempre Jacob in mezzo?  >> replicai alzando la voce di qualche tonalità.

<< Bella era solo una battuta perché ho trovato buffa la tua risposta. Non mi sembra il caso di alzare la voce. E poi passi più tempo alla riserva che qui. E quando sei qui sei sempre con Alice. >>

<< Bene allora vorrai scusarmi se non ho voglia di ridere di cose che a me premono. E non sono io quella nata nel medioevo e che vuole rispettare assurde usanze impedendoci di stare “soli”! Me ne vado alla riserva. Ciao >> e me ne andai da camera sua sbattendo la porta.

Mentre mi allontanavo da lui, realizzai che quella era la nostra prima e vera litigata. E per cosa poi? Per le mie insicurezze e il mio orgoglio. Certo Edward poteva risparmiarsi la battuta e prendere sul serio quello che stavo per dire, ma alla fine che aveva fatto di male? In realtà mi fu presto chiaro che ciò che più mi aveva irritato era stata l’allusione ai licantropi. Jacob non mi aveva mai fatto nulla di male anzi mi aveva aiutata tante di quelle volte che ormai avevo perso il conto e lui invece che mostrare almeno un po’ di gratitudine doveva fare sempre pessime osservazioni sul mio amico e il nostro rapporto. Pensavo che dopo la loro chiacchierata fossimo arrivati ad una posizione di equilibrio. Ma se potevo essere disposta ad accettare un simile comportamento di gelosia infantile da Jacob, non riuscivo a tollerarlo da parte di Edward. Lui aveva vinto, avrebbe avuto il mio cuore per l’eternità e non sapeva dimostrare un minimo di comprensione dall’alto del suo secolo di vita per un sedicenne ferito.

Il fatto poi che non avessimo ancora condiviso una certa intimità mi destabilizzava. Io lo desideravo sopra ogni cosa e la sua scelta non mi dava modo di essere altrettanto sicura del suo di desiderio. Dopo il matrimonio non si sarebbe più tirato indietro per i principi che aveva.

Forse non era convinto e aveva paura che facendo l’amore con me ne avrebbe avuto conferma trovandosi quindi costretto ad annullare il matrimonio. No! Che assurdità! Edward non era quel tipo di persona, mi amava, ma mi voleva davvero? Cioè nella sostanza voleva anche il mio corpo? O era sempre e solo attratto dalla mia anima pura, coma la definiva lui? Ero davvero confusa e sapevo che solo confrontandomi con lui avrei chiarito le mie idee e dissolto ogni dubbio.

Ero anche ben conscia che non sarei riuscita a tenere il muso a lungo, ma non avevo neanche voglia di ritornare tanto presto sui miei passi. Erano ancora le quattro del mattino e non avevo nessuna voglia di tornare a casa mia quindi decisi di andare a caccia.

Mi lanciai nel folto della foresta. Dovevo essermi allontanata parecchio perché non ero in grado di distinguere ciò che mi circondava. Poi il cellulare vibrò nella tasca dei jeans. Lo estrassi e non mi meravigliai di leggere sul display il nome di Edward, tuttavia non ero ancora pronta a chiedere scusa quindi riagganciai, premurandomi però di inviare un messaggio per non allarmarlo più del dovuto.

“ Sono a caccia. Ho bisogno di qualche momento per me. Ci vediamo prima dell’alba. “

 Spensi il telefono e constatai che in quell’angolo di foresta regnava il più profondo dei silenzi. D’accordo che una predatrice assetata di sangue si aggirava indisturbata, ma non riuscire a percepire neanche un suono era quasi inquietante, anche per me. Poi d’improvviso un odore dolce, forte, delizioso colpì il mio olfatto prima che un urlo e un pianto giungessero alle mie orecchie. Non ci pensai nemmeno un secondo e mi mossi per capire cosa stesse succedendo.

Quello che dopo pochi istanti di corsa mi si parò davanti mi lasciò basita.

Una folta chioma rosso fuoco mi impediva di vedere l’espressione di terrore della donna a cui stava strappando la vita mentre ai suoi piedi un bambino piangeva disperato.

Victoria.

Si staccò un attimo dalla sua vittima per fissarmi. Vedere il sangue che le colava dalle labbra non era per niente invitante, era, piuttosto qualcosa di raccapricciante.

<< Sapevo che, da brava Cullen, non avresti resistito al mio richiamo >> disse fiera dell’atrocità che stava compiendo.

<< È me che vuoi, lasciali andare, loro non c’entrano! >> urlai ringhiando.

<< Oh sei una lagna anche da vampira! E se James si sarebbe fermato vedendoti trasformata, io non mi farò fermare. Lo so anche io che loro non c’entrano nulla, ma mi sto divertendo così tanto. Senza contare che devo ancora assaggiare il dessert – disse facendo un cenno verso il piccolo che non smetteva di singhiozzare – ma credo che terrò Rafael come ricompensa per quando mi sarò liberata di te. Sai, cara Isabella, credo che la nostra amica qui sia una specie di volontaria o qualcosa del genere. Ancora non capisco perché gli umani perdano tanto tempo ed energie in sentimenti tanto inutili come l’amore, la compassione e la generosità. Dovrebbero occuparsi della loro sopravvivenza invece che rimanere indietro ad aiutare i più deboli. Lei non sarebbe qui se non avesse immischiato la sua vita con quella di questo orfanello >> concluse scoppiando in una risata che metteva i brividi.

Non ero certa di poter salvare la donna, ma non avrei mai permesso a quel mostro di sfiorare il bambino. Rimanere lucida con tutto quel sangue stava diventando complicato. Sentivo le mie pupille dilatarsi e farsi nere. Il respiro accelerare. Il veleno accumularsi sulla lingua.

D’un tratto la donna riprese conoscenza e aprendo gli occhi li puntò nei miei e fece qualcosa che mi lasciò a bocca aperta: schiacciò forte su una delle ferite per far si che uscisse ancora più sangue e non distogliendo gli occhi dai miei mosse le labbra in una muta richiesta.

“SALVALO”

Una semplice supplica che mi fece scattare approfittando della distrazione di Victoria per il nuovo flusso di sangue.

Intuendo la mia mossa però Victoria ebbe il tempo di spezzare senza pietà il collo alla donna e gettarla come uno straccio a terra prima di schivare per un soffio il mio corpo lanciato contro di lei.

Dovevo pensare in fretta a come raggiungere il bambino e correre via, non ero certo in grado di battermi con Victoria. Se fossi uscita viva da questa situazione avrei imposto ad Edward di insegnarmi a combattere. Di certo non avrei mai potuto raggiungere casa Cullen, l’unica opzione era riuscire a raggiungere la riserva, al confine ci sarebbe stato sicuramente qualcuno di ronda e sarei stata in salvo. Victoria non avrebbe fronteggiato il branco e sarebbe fuggita come sempre.

<< Che ti frulla nella testa? Credi davvero di potermi battere e salvare questa insulsa creaturina? >> ghignò mentre strattonava per un braccio il piccolo che urlò ancora più forte.

<< Mollalo subito e prenditela con qualcuno al tuo livello >>

<< Sai hai ragione, ma prima mi godrò lo spettacolo di te che combatti con qualcuno al tuo e quando sarai morta e Edward verrà a vendicarti avrò anche io il mio scontro alla pari >>

Non capivo cosa intendesse fino a quando non la vidi fare un cenno del capo e dal folto della vegetazione ne uscì un ragazzo. Doveva avere la mia età o un paio di anni in più. Era biondo e bello, come chiunque della nostra specie. Nel fisico mi ricordava molto Edward se non fosse stato per quegl’occhi cremisi. Era un neonato e ben presto al suo fianco ne comparirono molti altri. Se prima avevo dei dubbi di uscirne viva ora ero certa che non ce l’avrei mai fatta. Erano troppi ed erano tutti lì per me.

Riportai il mio sguardo su Victoria giusto in tempo per vedere che si stava portando l’esile braccino del bambino alla bocca. Voleva ucciderlo e io non potevo permetterlo.

A quel punto la mia natura prese il sopravvento sulla mia parte razionale e mi lanciai di nuovo contro Victoria con tutta la forza che avevo in corpo. Il mio obbiettivo era il suo collo.

Non appena la raggiunsi fu costretta a mollare la presa sulla sua vittima per cercare di mettere le mani tra i nostri corpi per allontanarmi, ma ormai avevo affondato i denti sotto la sua mascella e non l’avrei mai mollata.

Scrollai la testa con veemenza per staccare quanta più pelle marmorea potevo. Allo stesso tempo ero riuscita ad assestarle un calcio all’altezza del ginocchio destro, facendola accasciare su un lato. Mi liberai presto dei brandelli di corpo della rossa che avevo strappato, sputandoli lontano, per poi colpirla rapidamente allo stomaco con un paio di gomitate. Scattai poi verso il bambino che giaceva a terra e non piangeva più. Lo presi in grembo e cominciai a correre. Con il vantaggio guadagnato dallo scontro e la maggior velocità da neonata avevo buone possibilità di farcela.

<< Inseguitela e riportatemela viva! >> la sentii ordinare in lontananza agli altri neonati.

Riuscendo a sostenere il piccolo corpo con un braccio solo, liberai il cellulare dalla tasca e composi al volo un numero sperando di fare centro alla prima. Uno squillo, due squilli. Dannazione. Poi il rumore di qualcuno che apriva la conversazione.

<< Al confine, a nord, la rossa e neonati, tanti! Ho bisogno di aiuto! Presto! >>

Poi urtando contro un ramo il cellulare volò via dalle mani. Non potevo certo fermarmi e così continuai a sfrecciare tra la vegetazione mentre cominciava ad albeggiare. Appena la luce mi colpì ripresi contatto con la realtà e ciò di cui mi resi conto mi sconvolse.

Victoria era riuscita a mordere Rafael e adesso era tra le mie braccia, semi-incosciente, sanguinante. Non avevo idea di cosa ciò avrebbe comportato, ora dovevo solo pensare a sfuggire a quell’orda di neonati e a Victoria.

Dopo un’altra manciata di secondi percepii qualcuno alle mie spalle. Victoria si era rimessa in sesto e correva veloce, dannazione! Mi avrebbe presa lei ancor prima del suo piccolo esercito.

Proprio quando percepii l’odore pungente dei lupi sentii una mano afferrarmi per i capelli e strattonarmi all’indietro, tuttavia riuscii a divincolarmi e a poggiare tra il fogliame a terra il mio dolce fagotto.

Non indugiai oltre e mi gettai contro di lei. Andammo a sbattere contro un albero e poi rotolammo, ancora avvinghiate, al suolo. Il suo corpo gravava sul mio, ma riuscii a piegare il ginocchio fino a mettere il piede al’altezza della sua vita e con un calcio la scaraventai lontana.

A quel punto sentii ringhi e ululati alzarsi alle mie spalle, Jacob era arrivato.

<< Occupatevi dei lupi, dannazione. Lei è mia >> urlò Victoria e i neonati si gettarono come un tornado contro i lupi.

Per una volta ero felice di sentirle pronunciare quella frase, la paura si era trasformata in adrenalina per l’imminente scontro. E poi il fatto che Jacob e gli altri dovessero affrontare dei neonati mi faceva stare meno in ansia anche per loro. I neonati erano forti ma inesperti come me e il branco non avrebbe avuto grossi problemi a distruggerli.

Così con un balzo la raggiunsi, le puntai un tacco nel fianco e afferrandole il braccio, tirai con tutte le mie forze lanciando lontano ciò che rimaneva del suo arto. Un urlo agghiacciante mi perforò i timpani, ma non mi sarei mai fermata.

Appena si riprese cercò di sgambettare, ma ero io quella in posizione di vantaggio e, catturando quella massa di riccioli vermigli, la trascinai lontana dal ramo che stava cercando di afferrare per colpirmi.

<< Hai perso la lingua Victoria? >> le ringhiai a pochi centimetri dalla faccia.

Avevo davvero poca esperienza in lotta corpo a corpo, ma me l’ero cavata bene con Jane a Volterra e anche ora stavo avendo la meglio.

Attorno a noi, imperversava lo scontro tra lupi e neonati. Mi concentrai per percepire almeno i suoni di quella battaglia e mi rincuorò parecchio sentire per lo più striduli crepitii. I lupi stavano avendo la meglio.

Tuttavia avevo perso di vista il biondino che era apparso poco prima al fianco di Victoria e la cosa mi preoccupava. Poi un tonfo sordo alle mie spalle mi colse di sorpresa e mentre un ghigno si formava sulle labbra della rossa venni colpita e scaraventata a decine di metri.

<< Grazie Riley >> gli disse Victoria prima di baciarlo volgarmente, una volta rimessasi in piedi.

Io ero frastornata e ancora a terra quando lo vidi scattare come un proiettile nella mia direzione. Chiusi gli occhi conscia di non poter evitare l’imminente impatto devastante. Solo un acuto guaito giunse alle mie orecchie, aprii gli occhi e vidi un grosso lupo rossiccio accasciato, inerme, a qualche metro di distanza con sotto di sé Riley. Jacob si era messo in mezzo per salvarmi.

<< Jacob! >> urlai terrorizzata vedendo che non accennava a muoversi.

<< Patetici! >> sentenziò Victoria osservandoli. Poi si voltò verso di me:

<< A noi due, Isabella >>

<< Non credo proprio! Ora avrai il tuo scontro alla pari e lo rimpiangerai >>

La sua voce!

Edward era arrivato e si era interposto subito tra me e lei.

<< Bella va via! >> mi ordinò duro.

Ma io non riuscivo a muovermi.

<< Non ti lascio solo Edward >> balbettai io.

Poi delle forti mani mi sollevarono da terra, mi voltai e vidi che era Esme che mi stava aiutando.

<< Prendi il bambino e va via ho detto >> ripetè Edward.

Voltandomi vidi che tutti i Cullen erano arrivati. Emmett, Alice e Jasper stavano accendendo falò per bruciare le vittime dei lupi. Carlisle era accanto a Jacob, ritornato umano, ancora immobile tra l’erba. Rose aveva preso in braccio Rafael e mi venne accanto.

<< Riley è fuggito >> constatai

<< Non ha importanza. Dobbiamo andare via. Aiutare Jacob e questo bambino >> mi sussurrò all’orecchio Esme.

<< Io non lascio Edward solo >> continuai a ripetere mentre lo osservavo gettarsi in una danza di morte con Victoria.

Improvvisamente la visuale cambiò, Esme mi aveva presa in braccio e stava sfrecciando nella foresta. Accanto a noi Carlisle portava Jacob. Rose Rafael.

<< Posso correre da sola, Rose dammi Rafael >> dissi con tono piatto, poggiando i piedi per terra, ormai avevano scelto per me.

L’unico modo per non ritornare sui miei passi e correre da Edward era avere tra le braccia il bambino. La corsa verso casa così ricominciò.

All’improvviso gli occhietti di Rafael si aprirono debolmente e corsero lenti sul mio viso. Due smeraldi ipnotici mi incatenarono all’istante mentre la sua manina si mosse repentina sul mio volto. A quel contatto un flash mi fece rivivere, inaspettatamente, lo scontro appena concluso, stordendomi e costringendomi a rallentare. Un sorriso appena accennato increspò le sue labbra quando presi ad osservalo, stranita e un lampo riaccese di vita i suoi occhi poco prima che poggiasse anche l’altra piccola mano sulla mia guancia. Cercò di protendersi verso di me per cui, premurosa, mi chinai io e un lieve soffio passò dalle sue alle mie labbra e immediatamente percepii il mio corpo pervaso da una calda scossa elettrica. Fu una sensazione simile al calore che aveva invaso le mie membra al momento del morso di Edward, quando il veleno era entrato in circolo, ma con una connotazione più dolce, quasi piacevole. Mi ridestai da quel tepore con un battito di ciglia e subito mi accorsi che Rafael era di nuovo incosciente, stretto tra le mie braccia e solo pochi metri ci distanziavano dall’enorme villa bianca.

Con due ultime ampie falcate raggiunsi la porta di casa e con una spallata quasi la buttai giù.

Una volta entrati, Jacob fu sistemato sul divano. Aveva riaperto gli occhi e cercava di capire dove si trovasse. Per fortuna lo avevano coperto con un telo.

<< Jake siamo a casa Cullen, non ti agitare e non ti muovere. Carlisle arriva subito. >> lo rassicurai andandogli accanto.

Dopo poco Carlisle gli innietò un antidolorifico e un tranquillante e chiese ad Esme di occuparsi di ripulire le ferite e fasciargli il costato. Per fortuna sarebbe guarito in fretta.

<> urlai terrorizzata.

<< Nel mio studio. Subito >> mi ordinò senza perdere la calma lui.

Dopo una frazione di secondo avevo adagiato Rafael sul lettino dello studio e Carlisle aveva iniziato a visitarlo per capire cose gli stesse accadendo.

<< L’ha morso. Ti prego Carlisle, salvalo. Non voglio si trasformi. Non voglio che i Volturi lo uccidano. Ti prego. >> ripetevo come una litania sussurrata.

<< Bella! >>

Le braccia di Edward mi avvolsero come la sua voce e mi ci abbandonai.

<< Portala fuori di qui figliolo >>

Edward mi portò rapidamente in camera sua, mi fece sedere sul divano e prendendo ad accarezzarmi teneramente mi disse di tranquillizzarmi. Io ero completamente frastornata non tanto dallo scontro quanto da quello che era appena successo con Rafael.

 Mi aveva come stregata e poi mi aveva soffiato dentro la vita. Mi sentivo strana. Più viva e allo stesso tempo confusa. Cosa mi stava succedendo? Persa completamente nel caos della mia mente mi accorsi appena che qualcuno, probabilmente Alice, aveva portato un cambio per me.

<< Bella, tesoro. Forse è il caso che tu ti ripulisca >> mi sussurrò Edward.

<< Rafael. Devo andare da Rafael >> risposi io scattando in piedi.

<< Si sta occupando Carlisle di lui e con loro c’è anche Esme. Ci chiameranno non appena si potrà. >>

<< E Jake? >> continuai

<< Ha la pelle più dura della tasta vuota che si ritrova. Si rimetterà presto. Emmett lo sta riportando con Jasper alla riserva >> mi disse lui con tono sollevato.

In fondo anche lui avrebbe sofferto se in quello scontro qualcuno, tra vampiri o lupi, ci avesse rimesso la vita.

 Improvvisamente vidi Edward irrigidirsi e poi voltarsi con volto addolorato verso di me.

<< Andiamo >> mi disse dolcemente prendendomi per mano, dirigendosi verso lo studio.

Perché Edward aveva quello sguardo addolorato? Cosa avrei trovato dietro a quella porta? Ero riuscita a salvarlo o avrei avuto il peso della sua scomparsa sul cuore per sempre?

 Non appena appoggiai la mano sulla maniglia della porta dello studio di Carlisle alle mie orecchie giunsero una miriade di suoni strani. Dei bip, forse di qualche macchinario, si rincorrevano e accavallavano. Ma quello che più mi diede uno straccio di speranza fu un leggero e ritmico tonfo. Era appena udibile e più veloce del consueto, ma inconfondibile: era il battito di un cuore.

Una volta entrati vidi Rafael, steso sul lettino, attaccato a diversi macchinari di monitoraggio. Aveva gli occhi chiusi, sembrava sereno, semplicemente addormentato.

<< Mi dispiace Bella. È entrato in coma. Ho estratto quanto più veleno ho potuto, ma la trasformazione era già iniziata e ora è come sospeso a metà. Non ho idea di cosa succederà. L’unica cosa che possiamo fare è tenerlo sotto osservazione e aspettare. – poi avvicinandosi a me e posandomi una mano sulla guancia proseguì – tu come stai Bella? >>

<< Sto bene - risposi scostandomi – posso restare un po’ sola con lui? >>

<< Certo >> risposero all’unisono il mio fidanzato e suo padre.

Mi avvicinai così al lettino su cui giaceva quella piccola creatura innocente e presi la sua paffuta manina nelle mie.

<>

Era pazzesco come mi sentissi tremendamente legata a quel bimbo nonostante non ne sapessi nulla. Probabilmente avere la sua vita tra le mani mi aveva sconvolto nel profondo e ora mi sentivo in colpa e in debito con lui. Se ce l’avesse fatta avrei fatto di tutto per donargli una vita felice e serena. Avrei trovato per lui una famiglia amorevole e sarei restata dietro le quinte ad osservare, sempre pronta ad intervenire in suo aiuto. O forse avremmo potuto crescerlo io ed Edward. In passato avevo deciso che per lui avrei rinunciato alla maternità per Edward. Non avevo mai sentito il bisogno di diventare madre e se non potevo portare in grembo un figlio di Edward non mi sarebbe mai interessato, ma ora, guardando il piccolo corpicino di Rafael inerme, avevo solo una gran voglia di stringerlo a me e donargli tutto l’amore che il mio muto ma immenso cuore avrebbe potuto dargli. Avrei dovuto parlarne con Edward non appena Rafael si fosse risvegliato. Perché Rafael si sarebbe risvegliato. Non so nemmeno io quanto tempo restai in piedi, immobile, accanto a lui a cantare senza sosta quella dolce ninna nanna che mi cantava sempre Charlie quando ero piccina.

 

Goodnight, my angel
Time to close your eyes
And save these questions for another day
I think I know what you've been asking me
I think you know what I've been trying to say
I promised I would never leave you
And you should always know
Wherever you may go
No matter where you are
I never will be far away

Goodnight, my angel
Now it's time to sleep
And still so many things I want to say
Remember all the songs you sang for me
When we went sailing on an emerald bay 
And like a boat out on the ocean
I'm rocking you to sleep 
The water's dark
And deep inside this ancient heart
You'll always be a part of me

Goodnight, my angel
Now it's time to dream
And dream how wonderful your life will be
Someday your child may cry
And if you sing this lullabye
Then in your heart
There will always be a part of me

Someday we'll all be gone
But lullabyes go on and on...
They never die
That's how you
And I
Will be

 

Se solo mi provo a pensare alle parole sembra quasi che Charlie già sapesse quale fosse il mio destino: non morire mai. Neanche Rafael dovrà morire e quando aprirà gli occhi io sarò qui per lui.

D’un tratto una mano si posò sulla mia spalla.

<< Amore sono ore che sei qui immobile, ora Carlisle deve fare dei controlli e forse è il caso che tu ti faccia una doccia e che ti cambi >> mi disse dolce.

Io annuii soltanto e mi feci accompagnare in bagno. Lo stato catatonico in cui ero caduta lo indusse ad avvicinarsi cauto per aiutarmi a tagliere gli abiti mentre il vapore dell’acqua della vasca si diffondeva nella stanza.

Le mani di Edward quasi tremavano mentre si avvicinavano per spogliarmi e non appena mi toccò dei brividi percorsero il mio corpo in lungo e largo. La vista quasi mi si offuscò. Mi sembrava di essere tornata umana, preda di quello sconvolgimento fisico e mentale che la vicinanza tra i nostri corpi mi creava. Mi sarei aspettata che le mie guance avvampassero e le gambe mi cedessero, mentre il cuore lacerava il petto per volare finalmente libero. Ma nonostante io provassi tutto questo il mio corpo non si scompose.

Ero rimasta ormai in intimo ed Edward prendendomi in braccio mi mise nella vasca e lentamente prese a insaponarmi i capelli, districando ogni nodo.

<< Alice ha avuto una visione appena sei andata via, ma era confusa. Ho provato a chiamarti subito. Ho avuto così paura di perderti. Bella cosa è successo? >> disse con un filo di voce.

Non sapevo nemmeno da che parte iniziare. Avevo lottato. Avevo rischiato di morire e l’ultima cosa che avrebbe ricordato Edward erano le mie spalle, una porta che sbatteva.

Come avevo potuto discutere e andarmene in quel modo, senza ricordargli quanto lo amassi e quanto fosse tutto per me. Ancora una volta mi ero comportata come una ragazzina insicura e capricciosa. Era ovvio che avesse tirato in mezzo Jacob, lo avevo baciato, quando lui aveva cercato fin da subito di rimediare ai suoi errori. Come potevo pretendere che non fosse geloso. Come potevo pretendere che accettasse sempre tutto senza dire nulla. Presto sarei diventata sua moglie e avrei dovuto offrirgli qualcosa di meglio che una litigata per un amico. Lui meritava tutta me stessa, senza compromessi, tregue ed equilibri. In amore si da e basta, dovevo smetterla di fare l’egocentrica egoista. Lui aveva fatto così tanto negli ultimi tempi. Mi aveva ricoperto di attenzioni e amore. E ora si stava prendendo cura di me per l’ennesima volta. Aveva rispettato i miei spazi e i miei tempi e io cosa avevo fatto per lui?

Era giunto il momento di dimostrargli quanto fosse grande il mio amore e la mia devozione per lui.

Aspettai che si alzasse per prendermi un asciugamano e lo imitai. Quando si voltò rimase spiazzato e vagò con lo sguardo sul mio corpo attentamente. Constatare che anche io scatenavo, in lui, un certo di tipo di reazione mi diede coraggio. Neanche essere coperta solo con uno striminzito completino intimo nero, completamente bagnata mi avrebbe ormai fermata.

Bloccai sul nascere la sua intenzione di avvolgermi nell’asciugamano e lo feci cadere a terra, uscii lentamente dalla vasca e mi posizionai davanti a lui. Strinsi la sua mano nella mia e incatenando i miei occhi ai suoi, mi avvicinai, alzandomi sulle punte, alle sue labbra.

<< Fai l’amore con me Edward >>

 

 

Set abiti

http://www.polyvore.com/cap_39_scontro/set?id=19648717

 

Ninna nanna

http://www.youtube.com/watch?v=LDFBa5tudPk&playnext=1&videos=QEH4MT1nn0I

   
 
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