Harry Potter ed il Monile di Pegar
Capitolo II – Vassoio di Muffin
Erano passati già due mesi
dalla scomparsa del signore oscuro e ancora si brindava per le strade di
Londra. Il vecchio auror Dedalus
Lux anche questa volta, non riuscendo a controllare l’euforia, aveva esagerato
con i festeggiamenti inscenando numerosi spettacoli pirotecnici sul Tamigi,
costringendo il nuovo ministro della magia Kingsley Shacklebolt a chiedere ai colleghi parecchie ore di
straordinari, per modificare la memoria dei babbani che vi assistevano. Erano
poche le persone che in quel periodo di festa non apparivano così serene e tra
queste c’erano i membri della famiglia Weasley ed in
particolare George.
La morte di un fratello è
sempre un evento tragico ma sicuramente non è nulla rispetto alla perdita di un
gemello. Fred e George, sin dalla loro nascita, avevano condiviso tutto:
cameretta, scuola, lavoro e passioni. I gemelli Weasley
erano una cosa sola, l’uno viveva in funzione dell’altro e quando c’erano dei
problemi da risolvere si sostenevano vicendevolmente senza mai pretendere nulla
in cambio.
Il giovane Ron, vedendo
George in difficoltà, pensò di aiutarlo gestendo alcuni affari del negozio.
Però non aveva fantasia e quella era la dote principale per svolgere quel tipo
di attività. Sebbene ci fosse ancora un minimo profitto, George aveva già
pensato più volte di chiudere l’attività. L’apertura del negozio era stata un idea di Fred ed ogni centimetro quadro di quella bottega
non faceva altro che straziarlo.
La premurosa Molly intanto
sembrava riprendere lentamente la vitalità necessaria per badare al resto della
famiglia. Forse fu l’affetto della nuora Fleur oppure
l’arrivo Harry a ridonarle un accenno di sorriso.
Sin da quando lo vide a King
Cross la prima volta, Molly si affezionò al giovane mago ed iniziò subito ad
accettarlo come un ottavo figlio. Dal canto suo Harry, che non aveva mai avuto
una vera famiglia, considerava
Fu per questo motivo che,
quando ricevette quella proposta di trasferimento, Harry accettò
immediatamente, contento di poter dividere la camera con il suo migliore amico
Ron.
La piccola Ginny però visse
quel cambiamento in modo diverso. Tra lei ed il ragazzo erano rimaste fin
troppe cose in sospeso e la loro situazione sentimentale non era per niente
definita. Harry l’aveva respinta poco prima del sesto anno e da quel momento
non gli aveva più rivolto parola. Fortunatamente mancavano pochi giorni
all’inizio dell’ultimo anno ad Hogwarts e la ragazzina non vedeva l’ora di
fuggire da quella situazione così insostenibile. Aveva quindi deciso di evitare
il ragazzo fino al giorno della partenza per poi godersi quell’anno in completa
solitudine.
Nonostante tutte queste
grosse novità, la vita in casa Weasley non venne
stravolta. Molly rimproverava costantemente il figlio Ron ogni qual volta
iniziava un qualunque discorso riguardante il suo futuro e tra i due si
creavano sempre aspre conversazioni.
Fu durante una di queste
discussioni che la donna perse decisamente la pazienza:
“Non se ne parla signorino!”
esclamò nervosa la signora Weasley riponendo con
violenza le stoviglie nei cassetti con un rapido colpo di bacchetta “Voi due
completerete gli studi. Non voglio scuse!”
L’argomento era tra i più
gettonati a tavola poiché, siccome durante la
battaglia di Hogwarts parecchi Auror persero la vita,
il ministero intendeva concedere l’opportunità ai giovani studenti di
intraprendere quella carriera. Ron intendeva ovviamente prendere parte a quella
selezione mentre Molly desiderava che suo figlio terminasse gli studi.
“Ma mamma…!” protestò il
rosso evitando un grosso mestolo diretto verso un cassetto alle sue spalle.
“Ti
ricordo, Ronald, che per partecipare a quel corso servono almeno cinque Mago
svolti a pieni voti. Non accettano perditempo al ministero!” Rispose Molly serafica
sedendosi a tavola di fronte ai due ragazzi.
“Ti ricordo, mammina…”
continuò Ron facendole il verso “… che sia io che Harry abbiamo contribuito
alla sconfitta di Tu-Sai-Chi!
Chi se ne frega dell’andamento scolastico”.
La donna
sbuffò nervosa: “Siete abbastanza adulti da assumervi le responsabilità delle
vostre azioni!” Concluse poi esausta “Venerdì prossimo accompagnerò Ginny a
Londra e lei prenderà l’espresso per Hogwarts. Se verrete scartati dal corso per la vostra
ignoranza giuro che non mettere più piede in questa casa!”
A quelle parole Ron arrossì
violentemente, bofonchiò qualcosa di incomprensibile e, con un nervoso guizzo,
salì in camera. Harry salutò educatamente la donna facendo spallucce e seguì
l’amico senza aggiungere altro.
“Come odio quando fa così!”
esclamò Ron lasciandosi cadere sul letto “Non la sopporto… è insopportabile!
Giuro che qualche volta di queste…”
“Non pensi di esagerare con
questa storia del corso Auror?” azzardò Harry ma Ron
gli indirizzò subito uno sguardo omicida “Intendo dire… alla fine si tratta
solo di un anno! Che ci costa aspettare un po’?”
“Harry ma da che parte stai?!” domandò irritato Ron “Hai sempre detto di voler
diventare un Auror e adesso che ne hai l’opportunità
vuoi tornare a scuola…”
“Beh, immagino che sai che
tua madre è stata Auror per tanti anni…” esordì Harry
con un sorrisetto malizioso che infiammò la suscettibilità del rosso.
“Che vuoi insinuare!”
“Niente di che” spiegò Harry
ignorando un secondo sguardo assassino del ragazzo “Voglio solo dire che è
compito dei vecchi Auror decidere chi merita di
frequentare il corso… Molly non ci permetterebbe comunque di entrare senza un M.A.G.O.”
Ron si prese qualche secondo
per ragionare per poi ammettere che il suo amico non aveva tutti i torti.
“Vorrà dire che dovremo
studiare ancora per un anno…” convenne esausto iniziando a sfilarsi la
maglietta. “andiamo a letto dai…”
La mattina successiva, dopo
una rinfrescante doccia, Ron scese silenziosamente in cucina per arraffare
qualche dolcetto preparato da Molly. Nonostante cercasse di non dar
soddisfazione alla madre rifiutando i suoi manicaretti, Ron non intendeva
rinunciare ai gustosissimi muffin della domenica. Fu così che scese lentamente
avendo cura di limitare i rumori. La saletta era talmente buia che a stento si
riuscivano ad intuire le sagome dei mobili ma Ron riuscì ad intuire che il
vassoio contenente i dolcetti era posizionato al centro del tavolo. Quatto quatto attraversò in diagonale la saletta pregustando il
dolce sapore del suo spuntino preferito.
“Lumos!”
Un improvviso fascio di luce
che illuminò la cucina lo abbaglio. Come
ha fatto a scoprirmi…? pensò nervoso stropicciandosi gli occhi, ma quando
iniziò a focalizzare le immagini notò che la persona seduta al tavolo non era
sua madre…
“Gin sei tu?” chiese
scuotendo la testa per eliminare gli ultimi rimasugli di quell’abbaglio. Non ci
fu nessuna risposta e quando riaprì gli occhi per la seconda volta riconobbe il
profilo della ragazza che da qualche mese aveva scoperto di amare. Seduta al
tavolo c’era colei che durante la battaglia d’Hogwatrs,
gli aveva donato il bacio più bello della sua vita.
“Che ci fai qui!” domandò
scioccamente afferrando finalmente il tanto ambito dolcetto. Hermione tuttavia
non lo rispose e continuava a fissarlo con gli occhi spalancati.
“Hermione tutto bene?”
continuò Ron irritato da quella strana reazione ma lei si limitò a muovere il
labbro inferiore per poi portarsi velocemente le mani al volto era rossa come
un peperone e tremava come una foglia.
Ron fece un altro passo
cercando di capire cosa stava succedendo quando improvvisamente la ragazza
urlò: “VESTITI IDIOTA!”.
Dopo un piccolo attimo di
confusione Ron si accorse di aver perso l’asciugamano che aveva in vita e di
essere totalmente nudo. Adesso era lui ad avere un colorito violaceo e con un
rapido movimento del braccio afferrò il vassoio utilizzandolo per coprire le
sue nudità. I muffin caddero inevitabilmente per terra e lui si fiondò fuori
dalla porta imbarazzatissimo.