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Autore: alida    31/07/2010    3 recensioni
Questa storia è il seguito di -Convivenza forzata-. Thomas e Lily, i figli di Piton, sono ad Hogwarts, dopo che la profezia riguardante Harry e quella di Lady Queen hanno trovato compimento causando la morte di Voldemort. Non tutto però è scontato, e nuove profezie metteranno in crisi l'anno scolastico.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Severus aiutò Thomas a sollevarsi e lo fece accomodare su una panca, che a parte altre due sedie e la poltrona su cui giaceva Thor, era l’unico posto in cui potersi sedere. Cercò un panno,  che inumidì, e lo passò sulla fronte del figlio.

“Pensi che stia perdendo la ragione? Non mi porteranno al S.Mungo, vero? Papà, è vero? Tu non glielo permetterai” domandò il ragazzo stringendo il braccio del padre.

Severus continuò a passargli il panno sulla fronte. Doveva trovare una risposta adatta, cioè che fosse sincera ma che non svelasse al figlio la natura della sua presunta malattia.

“Nessuno ti porterà al S.Mungo. Ho già visto persono nella tua condizione e non è niente di debilitante. Non è una malattia”.

“Non stai dicendo una bugia per tranquillizzarmi”.

“No, non lo sto facendo” rispose calmo Severus. “Continua a respirare lentamente”.

“Sì” bisbiglio Thomas socchiudendo gli occhi. Dopo le sue “crisi di panico” gli veniva sempre molto sonno e doveva assolutamente dormire.

Severus cercò di tenerlo sveglio, almeno fino al ritorno di Hagrid, ma inutilmente. Erano già trascorsi diversi minuti da quando il cane aveva smesso di latrare e ringhiare, se quel cane era Sirius Black le plausibili soluzioni erano due, una l’opposto dell’altra. O Black era stato ucciso dalle blatte oppure era riuscito a venirne fuori vivo.

Il professore stava rimettendo il panno al suo posto quando sentì dei rumori provenire dall’esterno. Con molta attenzione e preoccupazione si munì di bacchetta, si voltò verso il figlio: dormiva ancora.

Sentì qualcosa grattare alla porta, indubbiamente non era Hagrid. Severus sapeva di essere un mago forte, dotato e veloce ma la presenza del figlio lo faceva diventare molto cauto. Tuttavia le alternative a disposizione non erano molte, anzi era solo una, per sapere cosa c’era dietro la porta bisognava necessariamente aprirla.

Il professore puntò la bacchetta e pronunciò: “Alohomora”.

La porta si aprì e Piton si trovò davanti Sirius Black sanguinante  con i vestiti strappati, era evidente che avesse bisogno di cure urgenti ma non chiese aiuto, riuscì solo a dire: “Piton, corri! Vai da Lily, era vicino alla Foresta quando mi hanno attaccato”.

Severus rimase senza parole, bloccato come da una forza invisibile. Lily, la sua Lily nella Foresta proibita con quelle creature impazzite! Il pensiero lo divorava. Senza pensarci portò dentro la capanna Sirius, ricontrollò che Thomas fosse addormentato e uscì.

Prima di proseguire verso la Foresta si voltò ancora verso la capanna e le lanciò addosso un incantesimo di protezione. Poi prese a correre verso il buio. Erano passati appena due mesi e già i suoi figli si erano sentiti male, si erano trovati in situazioni di pericolo. Non aveva mai pensato ad Hogwarts come ad un luogo pericoloso, eppure era così.

Certo non era colpa di Hogwarts se Thomas era diventato un veggente, e neanche se Lily si trovava nella Foresta proibita … nella Foresta di notte! Che pazzia! Che disprezzo delle regole! Lily, la sua Lily, doveva correre il più velocemente possibile.

Alzò lo sguardo per guardare in avanti ma non c’era nessuno, continuò a correre, risollevò lo sguardo e vide delle ombre in lontananza. Smise di correre e osservò con attenzione. Sì, era Hagrid con due persone. Continuò ad avanzare e finalmente riconobbe sua figlia.

Lily lo vide e gli corse incontro abbracciandolo. “Papà, abbiamo avuto molta paura”.

“Tutto bene?”.

“Sì, ci siamo spaventati” disse indicando Neville.

Severus guardò il grifondoro senza capire. “Voi due eravate fuori dal castello dopo le otto di sera?”.

“Papà non adirarti. Alla festa c’era troppo rumore”.

“Voi due vi siete inoltrati nella Foresta proibita?”.

“No, no …” disse Neville ma venne zittito da Piton.

“Paciock, tu hai portato mia figlia fuori dal castello? Al buio? Nella Foresta Proibita?”.

Neville era completamente terrorizzato, molto più di quando erano stati attaccati dalle blatte. “Veramente io …”.

“Taci! Cosa pensavate di fare, eh? Il preside era stato chiaro a inizio anno, vi aveva avvisati di stare lontano dalla Foresta Proibita perché c’erano delle creature che avrebbero dovuto spingervi a starne alla larga, ma voi Grifondoro dovevate sfidare la sorte. E’ così?” urlò Piton.

Neville era completamente nel pallone e in più i suoi abiti non trovarono momento migliore per trasfigurarsi e tornare alla normalità. I jeans e la camicia a scacchi rossi e gialli fecero la loro comparsa provocando un forte senso di nausea in Severus che si manifestò con una smorfia di disgusto.

“Papà!” lo riprese Lily “Non fare così …”.

“Che cosa?” domandò furioso il professore.

“Oh, oh” fece Hagrid “Vieni Neville, forse è meglio andarcene”.

“No, restate” disse Lily prendendo per la mano il suo compagno e facendo diventare Severus rosso in volto dalla rabbia.

“Io e Neville siamo usciti a prendere un po’ d’aria e poi la situazione c’è sfuggita di mano perché io sono particolarmente curiosa”.

“Non stento a crederlo” affermò Severus.

“Però se Neville non ci fosse stato saremo stati aggrediti, invece lui ha fatto un incantesimo ed è riuscito far diventare una blatta piccolissima”.

“E quale sarebbe questo incantesimo, signor Paciock?” chiese il professore altezzoso.

“Ho … ho usato il Reducto”.

“Sì, lo conosco”.

“Potresti dire qualcosa in più” lo punzecchio Lily riferendosi ad un piccolo complimento, ma Severus non era in vena di gentilezze.

“Sì, lo conosco … anch’io” specificò con mezzo sorriso “In ogni caso questo non mi impedisce di togliere 5 punti a ciascuno di voi per essere usciti fuori dal castello oltre l’orario permesso, e altri 5 punti a testa per esservi avvicinati troppo alla Foresta proibita con l’intento, presumibilmente, di entrarvici”.

“Ma non è giusto? E per aver combattuto contro le blatte? Neville non merita neanche un punto?” chiese Lily incredula davanti al comportamento del padre.

“Stavo giusto per attribuirgli 10 punti ma dovrei toglierne 20 per il cattivo gusto nel scegliere le camicie perciò nella mia incredibile bontà non gli toglierò i dieci punti di scarto”.

Lily allargò le braccia esasperata. “E tu non dici niente?” disse rivolgendosi a Neville.

“Io … non so … forse è meglio tornare al castello”.

“Ottima decisione, signor Paciock”.

“Io non ci torno” si puntò la ragazza.

“Lily per cortesia, non è il momento giusto” disse il padre.

“Non voglio entrare in questioni familiari” disse Hagrid “Ma non è l’ora adatta per gironzolare all’aperto”.

“Aspetta, papà! Neville ha dovuto difendersi da solo dalle blatte perché io mi son sentita male all’improvviso. Forse Thomas non è stato bene, dobbiamo trovarlo” spiegò lei.

“Thomas è al sicuro”.

“Voglio vederlo”.

“Lily”.

“Papà, puniscimi dopo ma prima voglio vedere Thomas”.

“Ascoltami bene, adesso torna al castello con il tuo amico qui presente, poi fra dieci minuti raggiungimi nelle mie stanze”.

“Sono una grifondoro non mi è permesso entrare nei sotterranei dei serpeverde”.

Severus sospirò: “Allora vieni nel mio ufficio, sarò lì con tuo fratello”.

“Grazie, papà” rispose Lily dandogli un bacetto sulla guancia che venne ricambiato da una carezza ai capelli.

“Adesso andate, subito!”.

Gli occhi di Neville e Hagrid stavano per uscire dalle loro orbite. Nessuno dei due si sarebbe aspettato un comportamento così affettuoso  da parte di entrambi i Piton, eppure per questi ultimi non sembrava fosse successo niente di particolare.

Severus prese in disparte Hagrid e gli chiese di avvisare Silente della presenza nella sua capanna di Black che era sanguinante e bisognoso di aiuto. Poi il mezzo gigante si diresse verso il castello portando con sé i due ragazzi.

Severus tornò alla capanna, tolse l’incantesimo di protezione ed entrò. Thomas si era svegliato e prestava soccorso ad un febbricitante Sirius. 

“Papà, il professor Black sta male”.

“E tu lo aiuti?”.

“Bhè, non mi è tanto simpatico. Però quando io ne ho avuto bisogno, lui c’era”.

“Già” constatò l’uomo che prese la sua bacchetta e invitando il figlio a fare lo stesso con la sua iniziò a ripetere una specie di nenia che pian piano rimarginò le ferite.

All’arrivo di Silente, Sirius stava decisamente meglio, ma comunque fu condotto in  infermeria,  mentre padre e figlio andavano all’appuntamento con Lily.

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Sirius era seduto nel letto con le gambe penzoloni, il braccio allungato verso Poppy che curava le ultimi ferite. “E’ stato fortunato, se il professor Piton e suo figlio non ne  avessero rimarginato la maggior parte a quest’ora sarebbe già morto dissanguato”.

“Quelle bestiacce non hanno idee pacifiche” disse riferendosi alle blatte.

“Almeno non è qui per aver fatto a botte con qualcuno” continuò Poppy con il suo ragionamento “In ogni modo glielo avevo detto al preside, in un modo o nell’altro Black finirà in infermeria”.

Sirius rise ripensando ai tempi andati. “Bisogna subito avvisare Silente di quanto sta accadendo” disse alzandosi dal letto, ma l’infermiera lo trattenne.

“Silente sa già cosa le è successo, arriverà in pochi minuti. Lei si metta sdraiato e non si lamenti troppo”.

“Grazie di tutto, Poppy”.

“Non è me che deve ringraziare e lo sa bene” disse lei ritirando le medicine.

“Come mai non mi dai del tu?” chiese cambiando discorso.

“Non basta essere insegnante da due mesi per aver la complicità di Madama Chips, professor Black. Adesso si riposi, e mi lasci lavorare”.

C’era qualcosa in Madama Chips di molto diverso rispetto a  venti anni prima, era sempre decisa, affidabile, professionale però non sembrava più tanto spensierata come se la ricordava Sirius. –Forse sta invecchiando troppo- pensò lui –Forse ha visto troppe cose che avrebbe voluto non vedere, o forse sono io che sono cambiato irrimediabilmente-.

Cosa avrebbe dovuto fare per avere la complicità di Madama Chips? Insegnare per un anno, per due, per dieci anni? Silente gli aveva detto che doveva crescere, Poppy non era dalla sua parte, forse aveva sbagliato ad accettare il lavoro che il preside gli aveva offerto.

E poi, che lavoro! Insegnare Pozioni. Lui odiava le pozioni, aveva dovuto riprendere in mano i libri che usava da ragazzo perché non si ricordava nulla e c’erano studenti come Hermione e Lily che lo facevano sentire poco preparato.

“Soprappensiero?” chiese il preside entrando nella Sala.

Sirius si scosse e sollevò le spalle. “Perché mi hai assunto, Silente?”.

“Per insegnare Pozioni”.

“Ti fai gioco di me?”.

“Dici? Forse non sei un ottimo insegnante ma è sempre più difficile trovare insegnanti all’altezza delle mie aspettative e in ultima analisi non credo che tu sia stata una cattiva scelta”.

Sirius fece finta di crederci ma dopo l’incontro con le blatte aveva come l’impressione di essere stato strumentalizzato dal vecchio preside.

“Inoltre hai tante altre interessanti capacità” continuò furbescamente Silente.

“Immagino” rispose il professore di pozioni massaggiandosi le tempie “Ma non sono bastate per evitare l’attacco di quei mostri. Non so proprio come ti sia saltato in mente di portarle nella Foresta proibita”.

“Cosa hai scoperto?”.

“Che hanno intenzioni bellicose per conquistare sempre più spazio, che stanno scegliendo chi attaccare e chi farsi amico, e che non si mettono problemi a sconfinare nel terreno di Hogwarts”.

“Vuoi dire che le hai viste fuori dalla Foresta proibita?”.

Sirius si alzò dal letto e andò vicino al preside, occhi contro occhi. “Se Hagrid non fosse arrivato in tempo e Paciock non fosse stato veloce, avrebbero attaccato e ucciso sia Paciock che la figlia di Piton”.

“Cosa ci facevano quei due fuori dal castello?”.

“Non ne ho idea, ma so quello che ho visto mentre cercavo di mettermi al riparo”.

“Vuoi dire che hai lasciato due studenti da soli a combattere contro delle blatte giganti?”.

“Voglio dire, Silente, che ero io a trovarmi in una situazione di estremo pericolo, ero io che in quel momento necessitavo di aiuto, ed ero sempre io che, a quanto pare, non possiedo le –interessanti capacità- di cui parlavi poc’anzi”.

Silente non si scoraggiò: “Le tue capacità di Animagus ci hanno già aiutato, non avremmo mai conosciuto i piani di queste creature. E sono sicuro, ci aiuteranno anche in seguito”.

“Lo spero, Silente, perché non vorrei avere una vita innocente sulla coscienza”.

Il preside annuì, doveva parlare con Severus di Lily, e doveva riferire alla McGranitt che due Grifondoro avevano violato una regola molto importante. Non avrebbe voluto farlo ma la situazione si stava facendo troppo pericolosa.

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Lily e Thomas rimasero abbracciati alcuni minuti, informandosi a vicenda sulle condizioni di salute dell’altro.

“Mi dispiace, Lily”.

“Non è colpa tua. Come ti senti adesso?”.

“Bene. Ma tu sei sicura di non star male?”.

“Sì, tranquillo”.

“Io credevo che dopo la profezia tutto sarebbe cambiato”.

“Noi due siamo uniti, dobbiamo solo imparare a convivere con questa unione”.

“Non voglio, non voglio più essere unito a te in questo modo. Non voglio che tu soffra per causa mia. Non voglio”.

“Thomas, calmati. Respira piano”.

“Però io non mi sento male quando stai male tu, perché?”.

“Non lo so, forse papà potrà darci una risposta”.

Severus era stato tutto il tempo ad osservare i due ragazzi, Lily decisa e vogliosa di capire come lui, desiderosa di aiutare gli altri come la madre, Thomas dolce, ingenuo talvolta, sensibile, troppo sensibile come la madre e come in fondo era anche lui, almeno da quanto gli aveva sempre detto la sua amata Isabelle.

“Non ho ancora una risposta precisa. Non so perché tu senta il dolore di tuo fratello ma non succeda il contrario”.

“A cosa stavi pensando?” domandò Lily vedendo il padre triste.

“A vostra madre Isabelle, lei sarebbe contenta di vedere quanto vi volete bene” rispose sospirando.

“Non ti preoccupare, noi non moriremo, non ti lasceremo solo” lo rassicurò Thomas.

Severus rabbrividì. “Thomas non dovresti pensare così spesso all’idea di morire. Lo so che quanto è successo vi ha destabilizzati, vi ha scosso ma non dovete pensarci più”.

Thomas annuì. “Volevo solo esserti d’aiuto”.

“Mi aiutate già tanto, non ve ne renderete conto ma siete voi che mi date la forza di alzarmi ogni mattina”.

“Ti staremo sempre vicino” disse Lily.

Il padre la guardò di malo modo. “Tu mi devi spiegare ancora molte cose?”.

“A dire la verità sono stanca” fece lei mentre Thomas sorrideva.

“Non c’è niente da ridere, Thomas. Tua sorella era fuori dal castello, oltre l’orario consentito”.

“Ti avevo avvisato che c’erano ormoni in movimento” rispose il ragazzo sorridendo.

“Smettila. Io e Neville siamo solo amici, e se lui non ci fosse stato saremo stati aggrediti”.

Severus non era dello stesso parere: “Se foste rimasti nel castello non sareste stati aggrediti” la corresse.

“Papà, capisco le tue ansie, ma l’unico problema è che tu insegni ad Hogwarts, altrimenti non saresti qui e non potresti sgridarmi …”.

“Va bene”.

“Che cosa?” domandarono assieme Thomas e Lily stupiti.

“Avete ragione. Mi devo comportare come un padre qualunque. Se non fossi stato qui, non ti avrei visto nel bosco di notte, assieme a … a … quel Grifondoro senza speranza”.

“Papà!”.

“Non sarebbero venuti a dirmi di correre nel bosco perché mia figlia era stata attaccata da alcune blatte gigantesche e …” alzò la mano per dirgli di non interromperlo “ e non sarei qui a parlare con voi. Da oggi mi comporterò come un padre qualunque che vive a casa sua mentre i figli sono a scuola”.

“A me non piace questa storia” disse Thomas “Io voglio venire ancora da te per chiacchierare”.

“Anch’io” si sbrigò a dire Lily.

“Veramente tu non sei mai venuta”  le fece notare il padre.

“Perché non mi hai invitata”.

“Hai bisogno di un invito per venire da tuo padre?” domandò lui alzando la voce.

“Io sono una Grifondoro!” si scaldò lei “Non posso entrare senza invito nei sotterranei dei Serpeverde”.

“E allora io? Io sono un Tassorosso e posso entrare, perché tu no?”.

“Perché i Grifondoro hanno bisogno di un invito!” rispose altezzosa lei.

“Lascialo dire a me, il Cappello parlante ti ha messo nella casa sbagliata, tu sei un Serpeverde” la provocò il fratello.

“E perché i Serpeverde come sono?” domandò Severus sentendosi punto sul vivo.

“Sono … sono belli, simpatici e molto, molto divertenti” rispose Thomas con un largo sorriso cercando di venir fuori dalla situazione.

“Risposta sbagliata, fratellino. Papà, sei pronto?” domandò Lily puntando la bacchetta.

“No, non potete farlo” urlò il ragazzo.

“Al tuo via” disse Severus rivolgendosi alla figlia e armandosi di bacchetta.

“No, aspettate” continua a dire Thomas cercando di nascondersi dietro la scrivania.

Il “SOLLETICUM” lo colpì in pieno e le sue risate si mischiarono assieme a quelle del resto della famiglia.

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Ciao a tutti, 

ringrazio le persone che hanno inserito la mia storia tra i preferiti, seguiti e via dicendo.

Ringrazio in particolare chi recensisce in questa calda estate. Thank you!

JuliaSnape: non preoccuparti se non riesci a recensire tutti i capitoli, pazienza. Sono comunque contenta del fatto che tu segua la storia e la stia trovando carina. Questo capitolo pone alcuni interrogativi sui dubbi di Sirius, il comportamento di Poppy e Severus. Insomma credo di aver seminato dei quesiti interessanti ... che troveranno risposta prossimamente. Baci. Alida

Aloysia Piton: ecco ancora un insolito Piton che però sta tramando una bella lezioncina per Lily ... aspetta e leggerai ...a presto. Alida

Mizar: in effetti nel capitolo precedente c'erano alcuni passaggi molto divertenti, ma siccome tutti mi dicono che il mio spirito dell'umorismo è sotto terra, allora sto attenta a dire : Ehi questo capitolo fa proprio ridere ..." Comunque mi fa piacere che qualcuno apprezzi. Fammi sapere cosa pensi di questo capitoletto. Baci, alida

  
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