Autrice: Predec2
Traduttrice: dany23
Beta: jo87
Pairing: Brian/Justin –
Justin/Nuovo Personaggio
Rating: NC-17
Capitolo: 13/19
Note: ringrazio la sis Jo per
avermi nuovamente betato il
capitolo. Mi scuso
profondamente per il ritardo ma purtroppo la mia beta ufficiale è in giro per l’Italia
e ho dovuto chiedere ad un’altra mia carissima amica di controllare il capitolo.
Grazie
anche per lasciare sempre un segno del vostro passaggio
Capitolo 13: Operazione corteggiamento
Justin
nascose la faccia nel cuscino appena la luce del sole entrò irrimediabilmente
dalla finestra della camera da letto. Quando lui e Lane erano tornati a Pittsburgh,
la notte scorsa, erano le due passate. Dal momento in cui Lane portava Justin a
casa e si infilava a letto, erano le 3 passate. Provò per parecchi minuti,
senza successo, a tornare a dormire prima di controllare l’orologio, notando
che erano le 10 passate.
Merda!
Si ricordò di essersi offerto di aiutare Debbie al Diner anche oggi, fino a che
Kiki fosse stata male. Il turno del pranzo sarebbe iniziato alle 11, questo
significava che avrebbe avuto meno di un’ora per fare la doccia, vestirsi, e prendere
qualcosa per colazione prima di saltare sul pullman. Trascinandosi fuori dal
letto, prese un asciugamano e si diresse verso la doccia. Non appena si mise velocemente
sotto l’acqua calda, rifletté sulla scorsa notte.
Dopo
che lui e Lane avevano parlato durante il viaggio che li stava portando a New
York, avevano concordato di seguire i loro piani per la cena e visitare il
Museo d’arte moderna. Il ristorante italiano in cui Lane lo aveva portato era
magnifico. Era piccolo ma confortevole ed il cibo era fantastico. Il capo chef,
Roberto, conosceva Lane; riconoscendolo immediatamente, era arrivato al loro
tavolo occupandosi personalmente delle ordinazioni. E il museo poi era stato
incredibile! Justin era totalmente in adorazione per i vari artisti esposti. Non
riusciva ad immaginare come ci si sentisse ad essere incluso, un giorno, tra i
prestigiosi pittori che espongono li i loro lavori.
E
doveva ammetterlo, Lane era stato un perfetto gentiluomo durante tutta la
serata. Era stato di parola, non aveva fatto pressioni a Justin, sebbene mentre
camminavano per i due isolati che separavano il ristorante dal museo, aveva
gentilmente preso la mano di Justin nella sua. Alla fine del loro appuntamento,
aveva silenziosamente chiesto, e ricevuto, un bacio dal biondo prima di
salutarsi davanti casa.
Justin
chiuse gli occhi e sospirò. Era ancora più confuso di prima adesso. Sembrava
non ci fosse una soluzione facile a questa situazione. Provava qualcosa per
entrambi, Brian e Lane, e le sue emozioni continuavano ad essere poco chiare.
Scelse un
paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe, raccolse le scarpe e se le
infilò scendendo le scale. Chiamando Michael e Ben e non ottenendo risposta,
scese i gradini verso la cucina per poi prendere dei cereali per colazione.
Mentre andava a posare la tazza sul tavolo notò una scatola quadrata di cartone
sul bancone. Guardando il biglietto, vide il suo nome scritto sopra, senza
nessun’altra informazione.
Trovato un
coltello, aprì la scatola e curiosò dentro. Spinse un ammasso di carta
tagliuzzata da una parte per trovare una scatola di velluto marrone con il
bordo del coperchio profilato d’oro.
Aprendo il
coperchio, guardò il contenuto. Sorrise quasi immediatamente non appena
riconobbe uno dei suoi dolci preferiti: cioccolato bianco Hershey’s Kisses
avvolto in carta dorata. Prendendone uno, notò l’usuale messaggio su carta
bianca che pendeva dalla carta. Ma invece del normale messaggio, invece, questo
diceva: ‘You are my Sunshine, my only
Sunshine’(*). Venne colto alla sprovvista, accigliandosi. Questo è davvero strano,
pensò. Aprendo il dolce e mettendoselo in bocca, ne prese un altro. Leggendo il
messaggio attaccato al secondo cioccolatino, notò che questo era diverso dal
primo. In questo si leggeva, ‘Sunshine on my
shoulders make me happy’.
Ok, pensò Justin. Inizio a vederci un filo comune. La curiosità ebbe la
meglio su di lui, ne studiò anche un terzo, leggendo la scritta che diceva, ‘I’m
walking on Sunshine’.
Justin si accigliò, confuso. I dolci erano di Lane? Prese in
considerazione l’idea per pochi secondi prima di capire che non sarebbero
potuti essere suoi. Lui non sapeva che quello era il soprannome che Debbie gli aveva
dato subito dopo il loro primo incontro, perché Justin non glielo aveva detto.
Forse Michael gli aveva detto qualcosa la sera scorsa prima che lui scendesse. Era
possibile? Leggendo ancora un’altra scritta sul quarto vi trovò ‘You are the
Sunshine of My Life’, Justin prese la scatola di Kisses e in fretta si mise
le scarpe così da poter prendere il pullman in tempo per raggiungere il Diner
prima che iniziasse il suo turno.
Precipitandosi
dentro il Diner giusto poco prima delle 11, Justin immediatamente individuò Debbie
per la sua maglietta e il suo gilet colorati come al solito come un arcobaleno.
“Sunshine!”
esclamò precipitandosi subito ad abbracciarlo. “Sono così felice di vederti. È
un dannato circo qui da tutta la mattina.” Notando l’elegante scatola stretta
tra le mani di Justin, chiese “Che cosa hai lì, ragazzo?”
“Oh” replicò
Justin “Stavo quasi per dimenticarlo. Qualcuno ha lasciato questo per me stamattina.
L’ho trovato sul tavolo della cucina quando sono sceso a fare colazione.”
Aprendo la scatola, prese uno dei cioccolatini incartati “Guarda”
mostrandoglielo “Leggi uno dei messaggi”
Togliendo la
carta da uno dei cioccolatini, lei lesse la scritta impressa: ‘Sunshine,
lollipops, and rainbows’. Prendendone un altro, lesse ad alta voce: ‘Good day,
Sunshine. “Oh ca22o!” esclamò Debbie. Justin ne prese un altro ancora, leggendo
il messaggio a Debbie: ‘Don’t let the sun down on me’.
“Chi te li manda
questi, Sunsh… uh, tesoro?” sorrise “Ehy, potrebbero essere del tuo misterioso
appuntamento della cena di domenica? Michael mi ha parlato di lui questa
mattina quando è venuto qui per colazione. Mi ha riferito che hai avuto già due
appuntamenti con questo ragazzo. Mi ha anche detto che è ricchissimo… e non
solo di soldi” sghignazzò, facendo arrossire Justin.
Guardando
verso la scatola di cioccolatini, aggiunse “Questo è dolce. Banale, ma dolce”
Justin
sorrise “Si, lo è. Ma non penso che provengano da Lane. A meno che Michael non gliel’abbia
per qualche ragione, non penso sappia del soprannome che tu mi hai affibiato”
guardando al bagliore canzonatorio di Debbie, si corresse “Intendo, il
soprannome che GENTILMENTE mi hai dato”
“Va meglio.
Allora chi?” Debbie si scervellò per pensare a un probabile sospettato.
Velocemente escluse Ted, Michael e Ben. Non sembrava qualcosa che Lindsay o Mel
avrebbero fatto – troppo romantico. E mentre Emmett aveva sempre avuto una leggera cotta per Justin, non ce lo vedeva a personalizzare
una scatola di cioccolatini per lui. E Brian? Giusto. Lui sarebbe stata
l’ULTIMA persona a fare un cosa come questa.
C’era solo
un’altra persona possibile che lei conosceva che fosse a conoscenza del
soprannome che lei aveva coniato per Justin subito dopo essersi incontrati. Lei
chiese “Tu non pensi che Ethan…?”
Justin si
sorprese dalla domanda. Sicuramente no. Non aveva più visto Ethan da oltre un
anno. E l’ultima volta che aveva sentito di lui aveva saputo che il violinista
stava viaggiando per tutti gli Stati Uniti dell’est esibendosi con parecchie
orchestre adempiendo al contratto che aveva firmato con quel manager. No, pensò
che l’idea che fosse Ethan a fare tutto questo fosse altamente improbabile. E
comunque, sperò di no. Lui non voleva rivivere di nuovo quel fiasco.
“No” rispose
finalmente “Non penso sia Ethan ad averlo fatto” Chi lo ha fatto, pensò,
rimaneva ancora un mistero. Mettendo la scatola con cautela sotto il bancone,
indossò un grembiule e cominciò a darsi da fare ai tavoli.
Michael
raggiunse il suo cellulare non appena apri la porta del negozio di fumetti.
Riconoscendo il numero, si lamentò. Sospirando, rispose “Che cosa c’è?”
“Adesso,
Mickey, è questo il modo di salutare il tuo migliore amico?”
“Che cosa
vuoi Brian?”
“Ho bisogno
di sapere qualcosa riguardo al pacco”
“Che pacco?”
“Il pacco
per cui ho pagato qualcuno una cifra oscena di soldi per consegnarlo a casa tua
oggi. Lo hai visto?”
“Stai
parlando della scatola in cartone con sopra il nome di Justin?”
“Certo che
sto parlando di quella! Quante scatole ti vengono consegnate giornalmente?”
“Questa è
una conversazione idiota! Si! C’era una scatola di fronte alla porta questa
mattina con sopra il nome di Justin! L’ho messa sul tavolo della cucina perché lui
stava ancora dormendo. Adesso, vuoi dirmi che sta succedendo?”
“Non adesso.
Ma ho bisogno di sapere dov’è Justin. È ancora a casa?”
“Perché non
chiami direttamente Justin, e che ca22o! Non è come se tu non conoscessi il suo
numero!”
“Rispondi
solo alla dannata domanda, Mickey! Sai dove si trova?”
“Quando ho
visto mamma al Diner mi ha detto che
l’avrebbe aiutata per il pranzo. Quindi presumo che lui si trovi lì. Perché lo
vuoi sapere?”
“Nessuna
ragione in particolare. Devo andare, Mickey. A dopo.”
Michael
fissò il cellulare per avere la conferma che la conversazione fosse finita.
Scuotendo la testa, si voltò verso il bancone per aprire un’altra spedizione di
fumetti. Che diavolo stava succedendo a lui?
Justin si
asciugò il sudore e fece un sospiro quando finalmente ebbe la possibilità di
sedersi. Debbie aveva ragione – da quando era arrivato, poco prima delle 11, i
clienti erano arrivati in continuazione, questa era la prima pausa che era
riuscito a prendere ed erano già le 2 passate.
“Justin!
Esci da quel dannato coma! Porta le chiappe qui e pulisci questi piatti, Sunshine!
La pausa è finita!” sospirando, Justin lentamente si mise in piedi e si mosse
verso il bancone del Diner per liberare i due tavoli pieni di piatti sporchi.
Non appena iniziò a raccogliere i piatti dentro la larga vaschetta di plastica che
teneva in mano, notò un uomo castano entrare ed appoggiare una scatola sul
bancone. Non prestò grande attenzione all’uomo finché non se ne andò e Debbie
lo chiamò ancora. Riportando la vaschetta, ora piena di piatti sporchi, sul
fianco, li pose vicino alla lavastoviglie e andò vicino alla cassa dove c’era Debbie
con la scatola in mano.
“Guarda,
sembra che tu abbia ricevuto un’altra consegna, Sunshine” osservò. Porse una
scatola di cartone qualunque al suo giovane amico. Prendendo la scatola da
Debbie, Justin si accorse che questa scatola era in qualche modo più grande
della prima che conteneva gli Hershey’s Kisses, ma non era molto pesante. Come
con l’altra scatola, c’era scritto solamente il suo nome sull’etichetta fissata
in alto, e non riconobbe la scrittura.
Debbie
rimase vicino, guardando curiosamente la scatola. “ Allora? Non stai per
aprirla? Non sento ticchettii” sorrise. Justin esitò brevemente mentre Debbie
gli porse un coltello. Poggiando la scatola giù e prendendole dalle mani
l’utensile lo fece scivolare sotto allo scotch – guardando all’interno fu
stupito da quello che vedeva. Protetto dalla carta con le bollicine c’era un
orsetto morbido, alto 15 pollici e con un farfallino rosso.
Justin
sorrise radiosamente non appena riconobbe immediatamente l’animale di peluche.
“È Gus!” gridò a Debbie. Prendendolo con entrambe le mani glielo porse per
farglielo vedere.
“Gus?”
chiese lei. “Non mi sembra Gus, Sunshine” aggiunse “Gus non ha ancora bisogno
di radersi!”
Justin le
sorrise “No, intendo, GUS: il mio vecchio orsetto che avevo quando ero un
bambino. Sembra lui.” Guardò dentro la scatola, sperando di scoprire chi era il
mittente. Non vedendo alcuna nota, si stava per arrende quando si accorse di
qualcosa di bianco far capolino da sotto la carta. Spostando l’imbottitura comparve
una busta con il suo nome sopra, la aprì ansiosamente e lesse la nota mentre
Debbie controllava sopra le sue spalle: ‘Justin e Gus – vieni a incontrarci al
parco questo pomeriggio – 5 pm’
L’espressione
di Justin si corrugò mentre si scervellava tentando di risolvere questo
mistero. Prima, i cioccolatini quella mattina, ed ora l’orsetto. Che stava
accadendo? Bene, non c’era nessun motivo al mondo che lo avrebbe fatto
desistere ad andare all’icontro – era troppo curioso.
C’era una
cosa che sentiva di certo ora, pensò. Lui era convinto che dietro i regali non
ci fossero né Lane né Ethan. Anche se Michael avesse menzionato il suo
soprannome a Lane, nessuno dei due sapeva del giocattolo d’infanzia di Justin.
Ancora 3 ore, pensò, controllando fugacemente l’orologio. E allora forse otterrò
qualche risposta.
*
Non ho tradotto i messaggi perché credo siano comprensibili, comunque sono
citazioni di una famosa canzone.
Risposte alle recensioni:
jo87: sis hai letto anche questo
dato che l’hai betato tu :D e ora credo tu abbia capito cosa sta facendo Brian …
Ocatarinetabelasciscix: finalmente dopo un sacco di
tempo eccomi a postare il nuovo capitolo, Brian ha già un piano, ma dovrà fare
comunque i conti con Lane che non si è per niente arreso nonostante il discorso
di Justin. Spero continuerai a leggere la storia!
jaspe: mi spiace per l’attesa, ma
settimana prossima la mia beta ufficiale sarà da me, quindi magari riusciremo
in due a tradurre più velocemente :D
kyelenia: hai ragione spesso traduco
troppo letteralmente, ma a volte sfuggono certi errori nonostante siano davvero
grandi :D appena avrò più tempo ricontrollerò i capitoli precedenti per sistemare
queste cose. Spero che troverai questo capitolo migliore dei precedenti e spero
che continuerai a leggere la storia!
lidiasun: Lane è determinato e non
vuole mollare, ma vedrai che Brian proverà a batterlo…