Quarto capitolo
I pochi
raggi di sole, che penetravano dalle spesse tende del letto a baldacchino, illuminavano
la sottile cicatrice sulla fronte facendo svegliare Harry dalla nottata
tormentata appena trascorsa. Cacciò una mano fuori dalle coperte e procedendo a
tastoni riuscì a trovare i suoi occhiali; li inforcò e notò che il dormitorio
era già vuoto, persino Ron era già sceso, forse aveva dormito un po’ troppo!
Si vestì
velocemente e scese in Sala Comune. Nella piccola stanza circolare trovò
Hermione piuttosto impaziente che fremeva seduta su di una delle vecchie
poltrone.
«Chi
aspetti?» le fece Harry soffocando uno sbadiglio.
«Buongiorno!
Ginny, è in ritardo come sempre!» rispose la mora battendo nervosamente il
piede a terra.
«Harry,
ti senti bene? Hai un aspetto orrendo!» gli disse ispezionando ogni centimetro
del suo viso con sguardo indagatore.
«Sto
bene…» rispose cercando di sistemarsi un po’ i capelli. Ma Hermione non si
lasciava incantare, lo fissava con la fronte corrugata, e Harry sapeva
perfettamente che qualcosa le frullava nella testa, così prima che potesse dire
altro le chiese:
«Hai
visto Ron? Il suo letto è vuoto, sarà già sceso?!».
«Uhm…può
essere…» disse Hermione con fare sdegnoso «…oh ma era ora! »fece poi balzando
in piedi.
«Scusa è
colpa di questa stupida borsa…si è rotta…»farfugliò Ginny, mentre scendeva le
scale del suo dormitorio, mantenendo tra le braccia la sua vecchia borsa
traboccante di pergamene, boccette d’inchiostro e piume.
«Eh ci
credo! Con tutto quello che ci hai messo dentro!» fece Harry piuttosto
impressionato.
«A dir la
verità ho tentato di fare un incantesimo di ingrandimento…ho parecchio da
studiare con i G.U.F.O…e tutto il resto…ma non ci sono riuscita!».
«Ok, da’
qua!» disse Hermione prontamente.
Estrasse
la bacchetta dal mantello e con un lieve tocco esclamò “Borsaem Reparo”; i fili della cucitura presero vita e cominciarono
ad intrecciarsi nella vecchia borsa di cuoio, che in un attimo fu come nuova;
con un successivo colpo di bacchetta disse «Engorgio!»
e tutti i libri e le pergamene si disposero in perfetto ordine nella nuova e
ormai super capiente borsa a tracolla.
«Sei un
mito! Grazie…!» esclamò Ginny entusiasta «adesso però è meglio che andiamo, si
sta facendo tardi!».
Uscirono
velocemente dal buco del ritratto e poi di corsa giù dalle scale;
«Sarà già
in classe…ha proprio deciso di darci dentro quest’anno, non trovate?» disse
Ginny nervosamente, intercettando lo sguardo di Harry.
«Uhm…già!»
fece Harry un po’ deluso.
Aveva
voglia di parlare con Ron riguardo alla squadra, fra non molto ci sarebbero
stati i provini per i posti in squadra e gli allenamenti da organizzare, e l’amico
gli sarebbe stato di grande aiuto dato che lui era stato costretto a saltare un
anno. Rimandò a più tardi il proposito di parlare con Ron
quando comparvero davanti a sé squisiti toast con burro e marmellata di
fragole, succo d’arancia e fumanti uova strapazzate, gli era improvvisamente
tornata fame!
*************
Ron si
trovava a percorrere l’angusto sotterraneo dove era situata l’aula di Piton.
Aveva praticamente divorato la colazione in modo da
lasciare
«Ma che sfiga! Due ore con Piton…già da subito! Quasi mi pento di
essere stato ammesso alla sua classe di M.A.G.O.» disse con una smorfia, era di
pessimo umore già di prima mattina.
«Ehi
Weasley…!» Blaise Zabini gli si parò davanti con il simpatico gruppetto di
Serpeverde al seguito.
«Zabini, fuori dai piedi, non sono in vena!» ringhiò Ron.
«Ho
saputo che Potter è il nuovo capitano, dimmi come ci si sente ad essere
perennemente un perdente, Weasley?» disse con una smorfia divertita facendo
ridere tutta la comitiva che si era raccolta attorno a loro.
Ron sfilò
la sua bacchetta dal mantello e gli si fece molto vicino, le punte delle
orecchie rosse e rabbia allo stato puro impressa negli occhi.
«Te lo
ripeto un’ultima volta, Zabini…fuori dai piedi!»
sillabò a denti stretti mantenendo lo sguardo fisso sul Serpeverde.
«Oh,
Weasley si sta scaldando! Avanti cosa credi di fare con quella bacchetta!»
mormorò Blaise con tono di sfida, in attesa della
prossima mossa, con in mano, anche lui, la sua bacchetta.
Altri
studenti si erano raccolti attorno a loro accerchiandoli.
«Che sta succedendo lì in fondo?» disse Hermione cominciando a farsi
largo tra la folla con la lucente spilla da prefetto appuntata sul petto. Harry invece era
ancora dietro a parlare con Dean dei progetti per la squadra.
Sbucò dal
gruppo di curiosi con cipiglio autoritario, appena in tempo per vedere il suo
amico che fronteggiava Zabini con la bacchetta sfoderata, perché un attimo
dopo…
«Weasley,
metti giù quella bacchetta» tuonò Piton frapponendosi tra i due con sguardo
severo.
Al suono
della voce di Piton, Blaise ficcò lesto la mano sotto il mantello per
nascondere la bacchetta.
«Non
tollero tali scene di fronte alla mia aula, per giunta da un Prefetto! Parlerò
alla McGranitt per una punizione, intanto dieci punti in meno per Grifondoro!» si
voltò, scoccò un’occhiataccia a Zabini e aggiunse «Signor Zabini, la aspetto
alla fine della lezione!» così dicendo rientrò in classe facendo frusciare il
pesante mantello.
Ron era a
dir poco furibondo,
«Ma dico sei impazzito! Che ti è
preso?» gli gridò contro Hermione paonazza, una volta dentro.
«Non ti
riguarda!» rispose secco guardandola negli occhi. Le ci volle
qualche minuto per riprendersi, non si aspettava una risposta così dura.
«Ah, è
così?! Bene…» rispose, inarcando le sopracciglia,
stupita.
Deglutì, se
possibile, ancora più rossa. Ron capì che ci era
rimasta male e tentò di scusarsi ma lei si era già voltata e ora si dirigeva a
grandi passi verso uno dei banchi, oscillando le braccia, infuriata come non
mai; non ne combinava mai una giusta!
Si lasciò
scivolare sulla sedia più vicina, sbuffando esausto, si trovava proprio in
fondo all’aula e le decine di teste sedute davanti a sé lo coprivano quasi
completamente.
Harry
entrò nell’aula e si guardò intorno, vide Hermione seduta al primo banco che le
faceva cenno di sedersi accanto a lei, ma di Ron nessuna traccia.
Prese
posto vicino alla mora e si voltò per guardare Piton. Il professore di Pozioni
era in piedi di fronte alla cattedra, i capelli unticci che incorniciavano il
viso pallido.
«Bene…»
esordì «…voi siete la mia nuova classe di M.A.G.O…devo dire di essere stato
particolarmente magnanimo…» continuò evitando accuratamente di guardare Harry «…ma non è detto che non possa decimare la classe
prima della fine dell’anno» e così dicendo scoccò un’occhiata minacciosa
all’indirizzo del povero Neville, agitato come sempre.
«Cominceremo
con una pozione molto semplice, ma di fondamentale importanza. Riempite una
fiaschetta perché verrete valutati».
Con un
colpo di bacchetta l’armadietto contenente tutti gli ingredienti si aprì e sulla lavagna comparvero le indicazioni.
Hermione
si mise subito al lavoro; Harry la imitò, ma non poté fare a meno di bloccarsi
a guardarla mentre tagliuzzava le radici di Artiglio
del Diavolo con particolare foga borbottando qualcosa di incomprensibile tra
sé.
«Herm,
c’è qualcosa che non và?» chiese cauto.
«È tutta
colpa di quello stupido…» e continuò, inveendo contro Ron, raccontandogli tutto
quello che era appena successo. Harry aveva la testa che gli pulsava dal
dolore.
«Ma dov’è Ron?»
«È la in
fondo!» borbottò stizzita dallo scarso interesse dimostrato.
Harry si
voltò e vide Ron che faceva la stessa identica cosa di Hermione, con ancora più
foga se possibile, come a voler sfogare sulle povere radici
tutto il suo risentimento.
Ah questi due, non li capirò mai!
La
lezione ancora non terminava e sia Harry che Hermione
avevano già terminato, con l’unica differenza che quella di Harry somigliava di
più ad un minestrone che ad una pozione curativa. Si alzarono e presero
ciascuno una fiaschetta dalla cattedra.
Hermione
si sedette al suo banco pronta a raccogliere un po’
della sua pozione indaco, quando improvvisamente il suo calderone cadde
riversando tutto il suo contenuto sulla dura pietra. Pansy Parkinson e le sue
amiche ridacchianti nel frattempo sghignazzavano sommessamente.
«Signorina
Granger…» tuonò Piton, con lo sguardo più velenoso di cui fosse capace «…è
sufficiente Paciock a combinare disastri… rifaccia la pozione, e alla svelta se
non vuole un ‘non classificato’!» concluse con tono
annoiato.
«Ma così arriverò tardi ad Erbologia!» si lamentò la ragazza,
mentre Pansy continuava a ridere.
Hermione
si voltò verso di lei, completamente rossa in viso, la guardò in tralice come
se stesse meditando una qualche punizione atroce, e
« Oh, ma
non sarà la sola…la signorina Parkinson le farà compagnia!» riprese Piton.
«Cosa? Professore, io la mia pozione l’ho finita!» disse, continuando
a sorridere, convinta che ci fosse stato un errore.
« I miei
ordini non si transigono!» concluse il professore con
un tono che non ammetteva repliche. La campana suonò a segnare la fine della
lezione. Tutti riempirono una fiaschetta e la lasciarono sulla cattedra di
Piton.
«Voglio
due fogli di pergamena, nei quali specifichiate, le
proprietà dell’Artiglio del Diavolo, e l’uso corretto che se ne fa nelle
pozioni curative» così dicendo il professore tornò a sedersi dietro la
cattedra, cominciando a valutare l’operato dei suoi studenti.
Harry era
già pronto ad uscire, ma decise di aspettare Hermione quindi fece per sedersi quando intravide Ron che sgusciava fuori dall’aula
di Piton furtivo.
Neanche
ci pensò. Biascicò una scusa per Hermione e uscì all’inseguimento dell’amico,
spintonando molti all’ingresso.
Il corridoio era decisamente
affollato, ma Ron era decisamente inconfondibile anche perché era più alto
degli altri almeno di una spanna. Cominciò a farsi largo tra la folla, a
fatica. Risalì i vecchi gradini di pietra dei sotterranei per ritrovarsi nella
Sala d’Ingresso. Ron stava uscendo dal portone di quercia diretto alle serre.
«Ron…»
chiamò Harry a gran voce«…hei Ron ».
Finalmente
lo raggiunse e lo fece fermare. L’amico non aveva di certo una bella faccia
come a voler dire ‘Oh, ciao Harry! Scusa ma non ti
avevo sentito!’ , anzi era arrabbiato nero.
«Non
saprei dirti perché, ma ho la netta impressione che tu ce l’abbia
con me!» disse Harry ansimando.
«Ti
sbagli» tagliò corto il rosso e riprese a camminare.
«Oh,
avanti Ron, se ho fatto qualcosa di sbagliato tu devi
dirmelo…». Ron si fermò.
«Qualcosa
di sbagliato tu? Oh no, di certo! Tu sei Potter il grande, il fiero e
coraggioso Harry Potter, non faresti mai qualcosa di
male! E poi sei anche il nuovo Capitano…» parlava Ron
e camminava senza guardare mai in faccia il suo amico.
«Ah, ma
allora è per questo! Ce l’hai con me perché sono il
nuovo Capitano!» gli urlò dietro senza fiato. Ron non rispose.
«Non ti è andata giù, e invece che parlarne con me, mi eviti come un
moccioso!» lo raggiunse e adesso lo fronteggiava, fissandolo nei grandi occhi
azzurri.
« Tutti pensano
che sono un privilegiato! Harry Potter di qua, Harry Potter di là…ma nessuno
vuole capire che un privilegiato in genere non si ritrova a dover combattere
contro Voldemort in persona e contro la paura di morire o veder morire ogni giorno!» stava gridando, e più parlava e più la
rabbia montava dentro di sé.
« Siamo
alle solite, Harry! Ma si può sapere chi ti credi di essere …non sei al centro
del mondo…prova a pensare a qualcun altro oltre a te stesso, ok?…»
Harry s’irrigidì improvvisamente, aveva già visto quella scena! E Ron gli aveva già detto quelle parole, con la stessa
intonazione, con lo stesso volto e con lo stesso sguardo.
«Non è
colpa mia, se ti trovi a vivere una situazione del genere! Tutti abbiamo i nostri problemi, e io me li risolvo come meglio
credo!».
Non lo
stava ascoltando, stava piuttosto pensando a dove e
quando aveva già sentito Ron dirgli quelle parole; dove…quando…come…?Nei sogni…disse una vocina…nei tuoi sogni...la testa gli girava e
doleva allo stesso tempo.
Aveva
sognato Ron e poi quella donna qualche sera prima…si sentiva svuotato. Le gambe
tremanti reggevano a mala pena il suo peso. Si girò e
si diresse verso le serre con passo malfermo, ignorando Ron che intanto non
aveva smesso di parlare di cose insensate.
Ron
guardava il suo amico andare via, e solo lui sa quanto si maledisse
per avergli detto quelle cose, ma Harry delle volte era davvero insostenibile;
voleva essere trattato normalmente, ma poi non perdeva occasione per ricordare
quanto avesse sofferto e quanto ancora avrebbe dovuto soffrire; non si riusciva
mai a capire se lo facesse arrabbiare di più l’essere compatito o il non
esserlo affatto.
Sbuffò,
non gli sembrava davvero il caso di andare a lezione della professoressa Sprite
con un quarto d’ora di ritardo, così decise di tornare a scuola a meditare
sulla faccenda spinosa nella quale si era cacciato.
Si voltò
e per poco non urlò per la sorpresa; Hermione era dietro di lui con le braccia
incrociate sul petto e un’espressione agghiacciante sul viso, qualcosa gli
lasciava intuire che presto avrebbe assistito ad una strigliata coi fiocchi.
«Ma si
può sapere perché lo hai fatto?» urlò, era decisamente
in collera.
«Fatto
cosa?» tentò Ron. Non aveva voglia di stare a sentire anche Hermione.
«Dovevi
per forza dirgli quelle cose! È assolutamente ridicolo che tu te la sia presa
per uno stupido ruolo in una stupida squadra di Quidditch! Perché
non provi a capire come si sente….».
«Forse
perché sono stufo di cercare di capire come si sente…e tu mi dici perché
diavolo lo devi sempre difendere! Ogni volta, lo tratti come un bambino e gli
stai sempre appiccicata…».
«Ron
Weasley, non starai per caso insinuando che …»
« Io non
insinuo un bel niente, chiaro? Dico solo quello che vedo…» le urlò
letteralmente in faccia.
«Io
voglio bene ad Harry!» rispose istintivamente la mora
senza pensarci più di tanto con lo stesso tono.
Ron rimase
un attimo attonito…che motivo c’è di dirmelo…pensò furioso. Aprì la bocca per rispondere ma, era senza parole, non sapeva cosa ribattere.
Sono
proprio uno stupido, idiota senza speranze….si disse continuando a fissarla
amareggiato.
Diede le
spalle all’amica e imprecando contro tutti e tutto,
decise di andare a lezione di Erbologia ma, improvvisamente e inaspettatamente Hermione lo trattenne
prendendogli la mano.
Lo
stomaco di Ron fece un salto mortale con doppio
avvitamento. Si volse per guardarla in faccia, aspettandosi di vedere
un’espressione più dolce dipinta su quel bel viso, ma così non fu.
«Senti,
fa come vuoi ma tu sta sera parlerai con Harry e gli
chiederai scusa!» continuò la ragazza bruscamente.
Lui
rimase a guardarla ancora per un po’, così determinata e risoluta, le avrebbe voluto dire tante di quelle cose… ma il silenzio fu
preferito e così i due si incamminarono in direzioni completamente opposte,
rimpiangendo i tempi durante i quali tutto sembrava così semplice e perfetto.
A pranzo
non si incontrarono; Hermione era in biblioteca a
recuperare la lezione saltata, mentre Ron dovette rimanere alla serra per tutto
il tempo a ripulire il pasticcio che aveva combinato con i semi di Mandragora e
il concime per i gerani. Quella non era proprio giornata!
*************
«Cominciamo
con l’Evanescere invertebrati, che generalmente sono
molto più semplici dei vertebrati; in ogni caso l’esercizio richiede grande
concentrazione, e voi dovete mettercela proprio tutta in quanto quest’anno
avete i G.U.F.O. e…signorina Weasley mi sta ascoltando?» esclamò
improvvisamente la professoressa McGranitt nel bel mezzo del suo discorso
introduttivo.
Ginny
sussultò bruscamente, e riportò la mente al presente;
«Devi
stare attenta alla McGranitt, quando era più giovane si diceva
in giro che appartenesse ad una setta di streghe indemoniate …è capace di
trasformarti in pietra con il solo sguardo, se non stai attenta!» disse Luna
Lunatica Lovegood sgranando gli immensi occhioni blu, senza battere ciglio.
«Qualche
volta mi chiedo se te le inventi nel tempo libero o se ti vengono sul momento
certe idee strane!» disse Ginny avvicinando leggermente le sopracciglia e
sorridendo divertita.
«Fa come
ti pare, ma io te l’ho detto…» disse Luna facendo l’offesa «…a proposito a chi stai pensando da almeno tutta la mattina?» continuò
ammiccando furbescamente.
« A
nessuno!» rispose facendosi tutta rossa. Decisamente
non avrebbe potuto confessare all’amica Corvonero, che da quando era iniziata
la lezione non aveva fatto altro che ripensare a Draco Malfoy, lei avrebbe
sicuramente frainteso; Ginny lo pensava incessantemente senza un perché, non
sapeva il motivo ma non riusciva proprio a toglierselo dalla mente, l’unica cosa
che sapeva e di cui era certa era che non aveva nessuna intenzione di rivederlo
e pregava con tutta se stessa di non incontrare più quegli occhi grigi e torvi
almeno fino alla fine dell’anno.
«Ginny…»la
richiamò Luna « ti sei incantata?»disse allargando il sorriso.
«Forse è
meglio che ci concentriamo su questi adorabili vermetti, che ne dici?» e così
dicendo prese un verme, lo posizionò per bene sul
banco e cominciò con l’Incantesimo Evanescente.
Luna non
sembrò molto convinta ma accolse la proposta dell’amica
ugualmente.
«Ho
saputo che Harry è il nuovo Capitano, sarà molto felice! Sono sicura che sarà
un grande Capitano, cioè con la scopa e tutto il resto
ci sa proprio fare!» esordì la bionda Corvonero sorridendo impercettibilmente,
mentre torturava con la bacchetta il povero vermetto.
«Si, è
proprio così! Luna sei diventata rossa, hai caldo?»
chiese la rossa incuriosita dalla reazione dell’amica.
«Be’ fa
caldo, oggi fa decisamente caldo!» rispose Luna un po’
nervosa.
*************
La
giornata volgeva al termine, era già ora di cena!
Dalla Sala Grande proveniva un gran rumore di stoviglie
oltre agli schiamazzi e mormorii vari.
Ron si
trovava nel bagno dei ragazzi, al primo piano e già da qualche minuto meditava
sul da farsi. Voleva chiedere scusa a Harry, ma sarebbe stato come dichiararsi
sconfitto…aveva agito in maniera impulsiva e sapeva di aver sbagliato, malgrado
questo non era per niente dispiaciuto di quello che aveva fatto…ma complimenti, testone, come fai a scusarti se non sei neanche un po’
pentito per quello che hai fatto!?
Si avviò
per il corridoio e giù per le scale pensando ad un probabile discorso da fare.
Entrò
nella sala immensa con un sospiro. Quella sera il cielo era senza stelle,
grossi nuvoloni carichi di pioggia si stagliavano in alto
minacciosi; persino il cielo non prometteva nulla di buono.
Al tavolo
di Grifondoro avevano già cominciato a mangiare e con grande
sorpresa di Ron, né Harry né Hermione erano a tavola. Non aveva voglia di
rincorrerli, era esausto e poi avrebbe affrontato
meglio la situazione con la pancia piena, così cominciò ad ingozzarsi
continuando a pensare a delle scuse adeguate per l’amico.
Risalì le
scale con una lentezza impressionante, quando si trovò davanti alla Signora
Grassa era ancora indeciso sul da farsi, ma darsela a gambe non era da uomini,
in fondo avrebbe dovuto affrontare i suoi migliori
amici ( Hai detto poco!), non poteva
essere così tremendo.
«Fratellanza»
borbottò, dopo svariati minuti.
«Era ora!»
sbuffò la dama del quadro stizzita.
Si infilò
nel buco per ritrovarsi immediatamente nell’accogliente Sala Comune; si guardò
un po’ intorno.
Harry e Hermione erano seduti vicino al fuoco
sulle vecchie poltrone e ridevano tra loro.
Si stanno proprio divertendo, eh? Pensò mentre il sangue cominciava ad affluire
nel cervello.
Sta calmo…si disse e
continuò a camminare come se nulla fosse.
«Ron…»
sbottò Hermione con voce fintamente gioviale «..non ti
siedi?» chiese scoccandogli un’occhiata particolarmente significativa.
«Ho
parecchi compiti da fare…c’è la relazione per Piton…è meglio che vada…»
cominciò, ma la ragazza non aveva nessuna intenzione
di mollare e ammiccò stringendo le labbra con sguardo truce. «Puoi sederti
qui!» disse indicando una poltrona vuota vicina a quella di Harry.
Harry non
parlò ma si fece leggermente da parte per far posto
all’amico; così Ron fu costretto a prendere posto.
Si schiarì la voce, era molto nervoso e
inoltre aveva completamente dimenticato il discorso
preparato. Nel trio aleggiava un silenzio piuttosto imbarazzato e Ron non aveva
nessuna intenzione di aprire bocca, così Hermione si
vide costretta a cominciare il discorso.
«Ron,
volevi dire qualcosa…?»
Hermione Granger, ti odio con
tutto me stesso!!!!! Pensò con i nervi a fior di pelle.
«Mmmh…si!»
esordì Ron voltandosi verso l’amico; prese fiato e cominciò « I-io, volevo
chiederti scusa, Harry, per quello che è successo, mi dispiace di averti detto
certe cose, è che a volte non penso a quello che dico…e poi è stata una
giornataccia e così…»
«Ok, Ron,
ho capito! È tutto ok!» disse il moro sorridendo appena.
«E’ che
io volevo dirti…»
«So
perfettamente quello che vuoi dire, dispiace anche a me di essere così idiota a
volte…» lo interruppe Harry.
«Ok!»
rispose Ron.
«Ok!» gli
fece eco Harry.
Era
felice di aver chiarito con Ron ma sapeva che qualcosa
si era rotto, la storia dei sogni diventava sempre più inquietante e la
faccenda non prometteva nulla di buono.
«Di cosa
stavate parlando?» chiese poi il rosso evitando accuratamente di incontrare lo
sguardo di Hermione.
«Della
faccia di Pansy Parkinson mentre Piton la costringeva a rifare la pozione!»
rispose la ragazza ridendo di gusto.
«E’ la
prima volta da quando sono qui che vedo Piton punire
un Serpeverde!» constatò Harry divertito « Per non parlare del fatto che ti ha
concesso di rifare la pozione anziché metterti un ‘non-classificato’».
«Si, è
vero! Be’ non so che avrei fatto se mi avesse messo
‘non-classificato’» rispose Hermione rabbrividendo.
«Be’…chissà
cos’avrà riservato per Zabini?» disse Ron soddisfatto.
«A
proposito di punizioni, anche tu ne hai una con
Accidenti, avevo completamente
dimenticato
La strega
Grifondoro se ne accorse e rimase alquanto interdetta…
Ma cosa diavolo gli prende …?!
«A che pensi sia dovuto lo strano atteggiamento di Piton?» chiese
Harry interrompendo il corso dei pensieri di Hermione.
A dir la verità la mora non stava proprio pensando al perché
del comportamento ambiguo di un professore potenzialmente instabile, in ogni
caso si riprese alla svelta.
«Be’,
io…credo che sia tutto collegato! Il discorso di Silente al banchetto d’inizio
anno, il comportamento di Piton e anche questa stupida parola
d’ordine…’fratellanza’ è ridicola! È come se volessero assicurare che le Case
non siano in conflitto, e così bisogna essere imparziali il più possibile!» concluse aggrottando le sopracciglia.
Un
silenzio pensieroso fece seguito alle parole di Hermione.
A quanto pare tutti si stanno prodigando per stabilire pace e equilibrio tra tutti pensò Harry accigliato, anche se i
suoi sogni di certo non gli dicevano di stare in pace con gli altri, anzi! Non
stava di nuovo pensando che i suoi sogni fossero premonitori, già una volta
aveva fatto questo sbaglio e l’aveva pagato a caro prezzo, ma doveva ammettere
che era decisamente strano ciò che era accaduto con
Ron!
«Harry, hai
un mucchio di cose da fare con la squadra… gli allenamenti, dobbiamo
cercare nuovi Cacciatori…e i Battitori…e inoltre i provini ci sono venerdì,
dobbiamo prepararci!» sbottò improvvisamente Ron.
«Ok,
allora io tolgo il disturbo!» disse Hermione alzandosi «’Notte».
«Buonanotte
Herm’» salutò Harry. Ron mugugnò qualcosa che somigliava vagamente ad un ‘buonanotte’ ma Hermione non lo sentì.
Si voltò
e se ne andò nel suo dormitorio. Si svestì
velocemente, era esausta e così angosciata! Non riusciva proprio a
capire l’atteggiamento di Ron, perché gli teneva il broncio? Lei lo aveva
‘aiutato’ a fare la cosa giusta, no? E allora, perché
aveva avuto quella reazione?
Uffa! Perché
dev’essere sempre tutto così difficile?
Nel
frattempo i maschietti continuavano a parlare della squadra e delle novità da
apportare. Continuarono fino a tardi; erano circa le due e trenta del mattino e
Ron fece saggiamente notare che l’indomani sarebbe stata una giornata
particolarmente dura e inoltre c’era (Harry
malgrado) la prima lezione con Lupin. Quindi si
diressero verso il loro dormitorio in punta di piedi per evitare di svegliare
qualcuno.
Quando
Harry fu sotto le coperte, ripensò ancora un po’ alla giornata e alle parole di
Hermione. Era felice per essersi chiarito con Ron, e riconosceva che Silente
aveva ragione. Dato i tempi avrebbero dovuto collaborare al massimo, ma lui
proprio non se la sentiva di stringere amicizia con i
Serpeverde men che meno con Malfoy.
A
proposito di Malfoy, chissà cosa ci avrebbe riservato il biondino! Non si assisteva
ad una delle sue scenette da parecchio e per quanto poteva essere piacevole,
non era un buon segno.
Riguardo
a Lupin, invece, Harry non voleva neanche pensarci. Continuò a pensare fino a quando la stanchezza non lo costrinse a chiudere gli occhi
e immergersi in un sonno che, Harry se lo augurava, fosse stato senza sogni!