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Autore: azzu_vale    27/09/2005    1 recensioni
Circa mille anni fa, un patto fu suggellato da un'antica magia. Oggi, quello stesso patto è stato violato. Harry Potter, Draco Malfoy e altri scopriranno la vera arma per sconfiggere il male.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I pochi raggi di sole, che penetravano dalle spesse tende del letto a baldacchino, andavano ad illuminare la sottile cicatrice sulla fronte e fecero svegliare Harry dalla nottata tormentata appena trascorsa

Quarto capitolo

 

I pochi raggi di sole, che penetravano dalle spesse tende del letto a baldacchino, illuminavano la sottile cicatrice sulla fronte facendo svegliare Harry dalla nottata tormentata appena trascorsa. Cacciò una mano fuori dalle coperte e procedendo a tastoni riuscì a trovare i suoi occhiali; li inforcò e notò che il dormitorio era già vuoto, persino Ron era già sceso, forse aveva dormito un po’ troppo!

Si vestì velocemente e scese in Sala Comune. Nella piccola stanza circolare trovò Hermione piuttosto impaziente che fremeva seduta su di una delle vecchie poltrone.

«Chi aspetti?» le fece Harry soffocando uno sbadiglio.

«Buongiorno! Ginny, è in ritardo come sempre!» rispose la mora battendo nervosamente il piede a terra.

«Harry, ti senti bene? Hai un aspetto orrendo!» gli disse ispezionando ogni centimetro del suo viso con sguardo indagatore.

«Sto bene…» rispose cercando di sistemarsi un po’ i capelli. Ma Hermione non si lasciava incantare, lo fissava con la fronte corrugata, e Harry sapeva perfettamente che qualcosa le frullava nella testa, così prima che potesse dire altro le chiese:

«Hai visto Ron? Il suo letto è vuoto, sarà già sceso?!».

«Uhm…può essere…» disse Hermione con fare sdegnoso «…oh ma era ora! »fece poi balzando in piedi.

«Scusa è colpa di questa stupida borsa…si è rotta…»farfugliò Ginny, mentre scendeva le scale del suo dormitorio, mantenendo tra le braccia la sua vecchia borsa traboccante di pergamene, boccette d’inchiostro e piume.

«Eh ci credo! Con tutto quello che ci hai messo dentro!» fece Harry piuttosto impressionato.

«A dir la verità ho tentato di fare un incantesimo di ingrandimento…ho parecchio da studiare con i G.U.F.O…e tutto il resto…ma non ci sono riuscita!».

«Ok, da’ qua!» disse Hermione prontamente.

Estrasse la bacchetta dal mantello e con un lieve tocco esclamò “Borsaem Reparo”; i fili della cucitura presero vita e cominciarono ad intrecciarsi nella vecchia borsa di cuoio, che in un attimo fu come nuova; con un successivo colpo di bacchetta disse «Engorgio!» e tutti i libri e le pergamene si disposero in perfetto ordine nella nuova e ormai super capiente borsa a tracolla.

«Sei un mito! Grazie…!» esclamò Ginny entusiasta «adesso però è meglio che andiamo, si sta facendo tardi!».

Uscirono velocemente dal buco del ritratto e poi di corsa giù dalle scale; la Sala Grande era già piena di studenti vocianti che divoravano le proprie colazioni. Si avvicinarono al tavolo di Grifondoro ma Ron non era neanche lì.

«Sarà già in classe…ha proprio deciso di darci dentro quest’anno, non trovate?» disse Ginny nervosamente, intercettando lo sguardo di Harry.

«Uhm…già!» fece Harry un po’ deluso.

Aveva voglia di parlare con Ron riguardo alla squadra, fra non molto ci sarebbero stati i provini per i posti in squadra e gli allenamenti da organizzare, e l’amico gli sarebbe stato di grande aiuto dato che lui era stato costretto a saltare un anno. Rimandò a più tardi il proposito di parlare con Ron quando comparvero davanti a sé squisiti toast con burro e marmellata di fragole, succo d’arancia e fumanti uova strapazzate, gli era improvvisamente tornata fame!

 

 

*************

 

Ron si trovava a percorrere l’angusto sotterraneo dove era situata l’aula di Piton. Aveva praticamente divorato la colazione in modo da lasciare la Sala Grande prima di incontrare qualcuno di sgradito e ecco che si trovava a fare i conti con la sua insofferenza, verso il professore e più in generale, verso il mondo intero.

«Ma che sfiga! Due ore con Piton…già da subito! Quasi mi pento di essere stato ammesso alla sua classe di M.A.G.O.» disse con una smorfia, era di pessimo umore già di prima mattina.

«Ehi Weasley…!» Blaise Zabini gli si parò davanti con il simpatico gruppetto di Serpeverde al seguito.

«Zabini, fuori dai piedi, non sono in vena!» ringhiò Ron.

«Ho saputo che Potter è il nuovo capitano, dimmi come ci si sente ad essere perennemente un perdente, Weasley?» disse con una smorfia divertita facendo ridere tutta la comitiva che si era raccolta attorno a loro.

Ron sfilò la sua bacchetta dal mantello e gli si fece molto vicino, le punte delle orecchie rosse e rabbia allo stato puro impressa negli occhi.

«Te lo ripeto un’ultima volta, Zabini…fuori dai piedi!» sillabò a denti stretti mantenendo lo sguardo fisso sul Serpeverde.

«Oh, Weasley si sta scaldando! Avanti cosa credi di fare con quella bacchetta!» mormorò Blaise con tono di sfida, in attesa della prossima mossa, con in mano, anche lui, la sua bacchetta.

Altri studenti si erano raccolti attorno a loro accerchiandoli.

«Che sta succedendo lì in fondo?» disse Hermione cominciando a farsi largo tra la folla con la lucente spilla da prefetto appuntata sul petto. Harry invece era ancora dietro a parlare con Dean dei progetti per la squadra.

Sbucò dal gruppo di curiosi con cipiglio autoritario, appena in tempo per vedere il suo amico che fronteggiava Zabini con la bacchetta sfoderata, perché un attimo dopo…

«Weasley, metti giù quella bacchetta» tuonò Piton frapponendosi tra i due con sguardo severo.

Al suono della voce di Piton, Blaise ficcò lesto la mano sotto il mantello per nascondere la bacchetta.

«Non tollero tali scene di fronte alla mia aula, per giunta da un Prefetto! Parlerò alla McGranitt per una punizione, intanto dieci punti in meno per Grifondoro!» si voltò, scoccò un’occhiataccia a Zabini e aggiunse «Signor Zabini, la aspetto alla fine della lezione!» così dicendo rientrò in classe facendo frusciare il pesante mantello.

Ron era a dir poco furibondo, la McGranitt lo avrebbe spellato vivo, ma non fece in tempo a realizzare perché si senti strattonato e tirato via, di peso, dentro l’aula.

«Ma dico sei impazzito! Che ti è preso?» gli gridò contro Hermione paonazza, una volta dentro.

«Non ti riguarda!» rispose secco guardandola negli occhi. Le ci volle qualche minuto per riprendersi, non si aspettava una risposta così dura.

«Ah, è così?! Bene…» rispose, inarcando le sopracciglia, stupita.

Deglutì, se possibile, ancora più rossa. Ron capì che ci era rimasta male e tentò di scusarsi ma lei si era già voltata e ora si dirigeva a grandi passi verso uno dei banchi, oscillando le braccia, infuriata come non mai; non ne combinava mai una giusta!

Si lasciò scivolare sulla sedia più vicina, sbuffando esausto, si trovava proprio in fondo all’aula e le decine di teste sedute davanti a sé lo coprivano quasi completamente.

Harry entrò nell’aula e si guardò intorno, vide Hermione seduta al primo banco che le faceva cenno di sedersi accanto a lei, ma di Ron nessuna traccia.

Prese posto vicino alla mora e si voltò per guardare Piton. Il professore di Pozioni era in piedi di fronte alla cattedra, i capelli unticci che incorniciavano il viso pallido.

«Bene…» esordì «…voi siete la mia nuova classe di M.A.G.O…devo dire di essere stato particolarmente magnanimo…» continuò evitando accuratamente di guardare Harry «…ma non è detto che non possa decimare la classe prima della fine dell’anno» e così dicendo scoccò un’occhiata minacciosa all’indirizzo del povero Neville, agitato come sempre.

«Cominceremo con una pozione molto semplice, ma di fondamentale importanza. Riempite una fiaschetta perché verrete valutati».

Con un colpo di bacchetta l’armadietto contenente tutti gli ingredienti si aprì e sulla lavagna comparvero le indicazioni.

Hermione si mise subito al lavoro; Harry la imitò, ma non poté fare a meno di bloccarsi a guardarla mentre tagliuzzava le radici di Artiglio del Diavolo con particolare foga borbottando qualcosa di incomprensibile tra sé.

«Herm, c’è qualcosa che non ?» chiese cauto.

«È tutta colpa di quello stupido…» e continuò, inveendo contro Ron, raccontandogli tutto quello che era appena successo. Harry aveva la testa che gli pulsava dal dolore.

«Ma dov’è Ron?»

«È la in fondo!» borbottò stizzita dallo scarso interesse dimostrato.

Harry si voltò e vide Ron che faceva la stessa identica cosa di Hermione, con ancora più foga se possibile, come a voler sfogare sulle povere radici tutto il suo risentimento.

Ah questi due, non li capirò mai!

La lezione ancora non terminava e sia Harry che Hermione avevano già terminato, con l’unica differenza che quella di Harry somigliava di più ad un minestrone che ad una pozione curativa. Si alzarono e presero ciascuno una fiaschetta dalla cattedra.

Hermione si sedette al suo banco pronta a raccogliere un po’ della sua pozione indaco, quando improvvisamente il suo calderone cadde riversando tutto il suo contenuto sulla dura pietra. Pansy Parkinson e le sue amiche ridacchianti nel frattempo sghignazzavano sommessamente.

«Signorina Granger…» tuonò Piton, con lo sguardo più velenoso di cui fosse capace «…è sufficiente Paciock a combinare disastri… rifaccia la pozione, e alla svelta se non vuole unnon classificato’!» concluse con tono annoiato.

«Ma così arriverò tardi ad Erbologia!» si lamentò la ragazza, mentre Pansy continuava a ridere.

Hermione si voltò verso di lei, completamente rossa in viso, la guardò in tralice come se stesse meditando una qualche punizione atroce, e la Serpeverde per tutta risposta le bisbigliò sorridendo soddisfatta «Ben ti sta, stupida Mezzosangue…!».

« Oh, ma non sarà la sola…la signorina Parkinson le farà compagnia!» riprese Piton.

«Cosa? Professore, io la mia pozione l’ho finita!» disse, continuando a sorridere, convinta che ci fosse stato un errore.

« I miei ordini non si transigono!» concluse il professore con un tono che non ammetteva repliche. La campana suonò a segnare la fine della lezione. Tutti riempirono una fiaschetta e la lasciarono sulla cattedra di Piton.

«Voglio due fogli di pergamena, nei quali specifichiate, le proprietà dell’Artiglio del Diavolo, e l’uso corretto che se ne fa nelle pozioni curative» così dicendo il professore tornò a sedersi dietro la cattedra, cominciando a valutare l’operato dei suoi studenti.

Harry era già pronto ad uscire, ma decise di aspettare Hermione quindi fece per sedersi quando intravide Ron che sgusciava fuori dall’aula di Piton furtivo.

Neanche ci pensò. Biascicò una scusa per Hermione e uscì all’inseguimento dell’amico, spintonando molti all’ingresso.

 Il corridoio era decisamente affollato, ma Ron era decisamente inconfondibile anche perché era più alto degli altri almeno di una spanna. Cominciò a farsi largo tra la folla, a fatica. Risalì i vecchi gradini di pietra dei sotterranei per ritrovarsi nella Sala d’Ingresso. Ron stava uscendo dal portone di quercia diretto alle serre.

«Ron…» chiamò Harry a gran voce«…hei Ron ».

Finalmente lo raggiunse e lo fece fermare. L’amico non aveva di certo una bella faccia come a voler dire ‘Oh, ciao Harry! Scusa ma non ti avevo sentito!’ , anzi era arrabbiato nero.

«Non saprei dirti perché, ma ho la netta impressione che tu ce l’abbia con me!» disse Harry ansimando.

«Ti sbagli» tagliò corto il rosso e riprese a camminare.

«Oh, avanti Ron, se ho fatto qualcosa di sbagliato tu devi dirmelo…». Ron si fermò.

«Qualcosa di sbagliato tu? Oh no, di certo! Tu sei Potter il grande, il fiero e coraggioso Harry Potter, non faresti mai qualcosa di male! E poi sei anche il nuovo Capitano…» parlava Ron e camminava senza guardare mai in faccia il suo amico.

«Ah, ma allora è per questo! Ce l’hai con me perché sono il nuovo Capitano!» gli urlò dietro senza fiato. Ron non rispose.

«Non ti è andata giù, e invece che parlarne con me, mi eviti come un moccioso!» lo raggiunse e adesso lo fronteggiava, fissandolo nei grandi occhi azzurri.

« Tutti pensano che sono un privilegiato! Harry Potter di qua, Harry Potter di là…ma nessuno vuole capire che un privilegiato in genere non si ritrova a dover combattere contro Voldemort in persona e contro la paura di morire o veder morire ogni giorno!» stava gridando, e più parlava e più la rabbia montava dentro di sé.

« Siamo alle solite, Harry! Ma si può sapere chi ti credi di essere …non sei al centro del mondo…prova a pensare a qualcun altro oltre a te stesso, ok?…»

Harry s’irrigidì improvvisamente, aveva già visto quella scena! E Ron gli aveva già detto quelle parole, con la stessa intonazione, con lo stesso volto e con lo stesso sguardo.

«Non è colpa mia, se ti trovi a vivere una situazione del genere! Tutti abbiamo i nostri problemi, e io me li risolvo come meglio credo!».

Non lo stava ascoltando, stava piuttosto pensando a dove e quando aveva già sentito Ron dirgli quelle parole; dove…quando…come…?Nei sogni…disse una vocina…nei tuoi sogni...la testa gli girava e doleva allo stesso tempo.

Aveva sognato Ron e poi quella donna qualche sera prima…si sentiva svuotato. Le gambe tremanti reggevano a mala pena il suo peso. Si girò e si diresse verso le serre con passo malfermo, ignorando Ron che intanto non aveva smesso di parlare di cose insensate.

Ron guardava il suo amico andare via, e solo lui sa quanto si maledisse per avergli detto quelle cose, ma Harry delle volte era davvero insostenibile; voleva essere trattato normalmente, ma poi non perdeva occasione per ricordare quanto avesse sofferto e quanto ancora avrebbe dovuto soffrire; non si riusciva mai a capire se lo facesse arrabbiare di più l’essere compatito o il non esserlo affatto.

Sbuffò, non gli sembrava davvero il caso di andare a lezione della professoressa Sprite con un quarto d’ora di ritardo, così decise di tornare a scuola a meditare sulla faccenda spinosa nella quale si era cacciato.

Si voltò e per poco non urlò per la sorpresa; Hermione era dietro di lui con le braccia incrociate sul petto e un’espressione agghiacciante sul viso, qualcosa gli lasciava intuire che presto avrebbe assistito ad una strigliata coi fiocchi.

«Ma si può sapere perché lo hai fatto?» urlò, era decisamente in collera.

«Fatto cosa?» tentò Ron. Non aveva voglia di stare a sentire anche Hermione.

«Dovevi per forza dirgli quelle cose! È assolutamente ridicolo che tu te la sia presa per uno stupido ruolo in una stupida squadra di Quidditch! Perché non provi a capire come si sente….».

«Forse perché sono stufo di cercare di capire come si sente…e tu mi dici perché diavolo lo devi sempre difendere! Ogni volta, lo tratti come un bambino e gli stai sempre appiccicata…».

«Ron Weasley, non starai per caso insinuando che …»

« Io non insinuo un bel niente, chiaro? Dico solo quello che vedo…» le urlò letteralmente in faccia.

«Io voglio bene ad Harry!» rispose istintivamente la mora senza pensarci più di tanto con lo stesso tono.

Ron rimase un attimo attonito…che motivo c’è di dirmelo…pensò furioso. Aprì la bocca per rispondere ma, era senza parole, non sapeva cosa ribattere.

 Sono proprio uno stupido, idiota senza speranze….si disse continuando a fissarla amareggiato.

Diede le spalle all’amica e imprecando contro tutti e tutto, decise di andare a lezione di Erbologia ma, improvvisamente  e inaspettatamente Hermione lo trattenne prendendogli la mano.

Lo stomaco di Ron fece un salto mortale con doppio avvitamento. Si volse per guardarla in faccia, aspettandosi di vedere un’espressione più dolce dipinta su quel bel viso, ma così non fu.

«Senti, fa come vuoi ma tu sta sera parlerai con Harry e gli chiederai scusa!» continuò la ragazza bruscamente.

Lui rimase a guardarla ancora per un po’, così determinata e risoluta, le avrebbe voluto dire tante di quelle cose… ma il silenzio fu preferito e così i due si incamminarono in direzioni completamente opposte, rimpiangendo i tempi durante i quali tutto sembrava così semplice e perfetto.

A pranzo non si incontrarono; Hermione era in biblioteca a recuperare la lezione saltata, mentre Ron dovette rimanere alla serra per tutto il tempo a ripulire il pasticcio che aveva combinato con i semi di Mandragora e il concime per i gerani. Quella non era proprio giornata!

 

 

*************

 

«Cominciamo con l’Evanescere invertebrati, che generalmente sono molto più semplici dei vertebrati; in ogni caso l’esercizio richiede grande concentrazione, e voi dovete mettercela proprio tutta in quanto quest’anno avete i G.U.F.O. e…signorina Weasley mi sta ascoltando?» esclamò improvvisamente la professoressa McGranitt nel bel mezzo del suo discorso introduttivo.

Ginny sussultò bruscamente, e riportò la mente al presente; la McGranitt la guardò in cagnesco, ma poi tornò a parlare alla classe.

«Devi stare attenta alla McGranitt, quando era più giovane si diceva in giro che appartenesse ad una setta di streghe indemoniate …è capace di trasformarti in pietra con il solo sguardo, se non stai attenta!» disse Luna Lunatica Lovegood sgranando gli immensi occhioni blu, senza battere ciglio.

«Qualche volta mi chiedo se te le inventi nel tempo libero o se ti vengono sul momento certe idee strane!» disse Ginny avvicinando leggermente le sopracciglia e sorridendo divertita.

«Fa come ti pare, ma io te l’ho detto…» disse Luna facendo l’offesa «…a proposito a chi stai pensando da almeno tutta la mattina?» continuò ammiccando furbescamente.

« A nessuno!» rispose facendosi tutta rossa. Decisamente non avrebbe potuto confessare all’amica Corvonero, che da quando era iniziata la lezione non aveva fatto altro che ripensare a Draco Malfoy, lei avrebbe sicuramente frainteso; Ginny lo pensava incessantemente senza un perché, non sapeva il motivo ma non riusciva proprio a toglierselo dalla mente, l’unica cosa che sapeva e di cui era certa era che non aveva nessuna intenzione di rivederlo e pregava con tutta se stessa di non incontrare più quegli occhi grigi e torvi almeno fino alla fine dell’anno.

«Ginny…»la richiamò Luna « ti sei incantata?»disse allargando il sorriso.

«Forse è meglio che ci concentriamo su questi adorabili vermetti, che ne dici?» e così dicendo prese un verme, lo posizionò per bene sul banco e cominciò con l’Incantesimo Evanescente.

Luna non sembrò molto convinta ma accolse la proposta dell’amica ugualmente.

«Ho saputo che Harry è il nuovo Capitano, sarà molto felice! Sono sicura che sarà un grande Capitano, cioè con la scopa e tutto il resto ci sa proprio fare!» esordì la bionda Corvonero sorridendo impercettibilmente, mentre torturava con la bacchetta il povero vermetto.

«Si, è proprio così! Luna sei diventata rossa, hai caldo?» chiese la rossa incuriosita dalla reazione dell’amica.

«Be’ fa caldo, oggi fa decisamente caldo!» rispose Luna un po’ nervosa.

 

*************

 

La giornata volgeva al termine, era già ora di cena! Dalla Sala Grande proveniva un gran rumore di stoviglie oltre agli schiamazzi e mormorii vari.

Ron si trovava nel bagno dei ragazzi, al primo piano e già da qualche minuto meditava sul da farsi. Voleva chiedere scusa a Harry, ma sarebbe stato come dichiararsi sconfitto…aveva agito in maniera impulsiva e sapeva di aver sbagliato, malgrado questo non era per niente dispiaciuto di quello che aveva fatto…ma complimenti, testone, come fai a scusarti se non sei neanche un po’ pentito per quello che hai fatto!?

Si avviò per il corridoio e giù per le scale pensando ad un probabile discorso da fare.

Entrò nella sala immensa con un sospiro. Quella sera il cielo era senza stelle, grossi nuvoloni carichi di pioggia si stagliavano in alto minacciosi; persino il cielo non prometteva nulla di buono.

Al tavolo di Grifondoro avevano già cominciato a mangiare e con grande sorpresa di Ron, né Harry né Hermione erano a tavola. Non aveva voglia di rincorrerli, era esausto e poi avrebbe affrontato meglio la situazione con la pancia piena, così cominciò ad ingozzarsi continuando a pensare a delle scuse adeguate per l’amico.

Risalì le scale con una lentezza impressionante, quando si trovò davanti alla Signora Grassa era ancora indeciso sul da farsi, ma darsela a gambe non era da uomini, in fondo avrebbe dovuto affrontare i suoi migliori amici ( Hai detto poco!), non poteva essere così tremendo.

«Fratellanza» borbottò, dopo svariati minuti.

«Era ora!» sbuffò la dama del quadro stizzita.

Si infilò nel buco per ritrovarsi immediatamente nell’accogliente Sala Comune; si guardò un po’ intorno.

 Harry e Hermione erano seduti vicino al fuoco sulle vecchie poltrone e ridevano tra loro.

Si stanno proprio divertendo, eh? Pensò mentre il sangue cominciava ad affluire nel cervello.

Sta calmo…si disse e continuò a camminare come se nulla fosse.

«Ron…» sbottò Hermione con voce fintamente gioviale «..non ti siedi?» chiese scoccandogli un’occhiata particolarmente significativa.

«Ho parecchi compiti da fare…c’è la relazione per Piton…è meglio che vada…» cominciò, ma la ragazza non aveva nessuna intenzione di mollare e ammiccò stringendo le labbra con sguardo truce. «Puoi sederti qui!» disse indicando una poltrona vuota vicina a quella di Harry.

Harry non parlò ma si fece leggermente da parte per far posto all’amico; così Ron fu costretto a prendere posto.

 Si schiarì la voce, era molto nervoso e inoltre aveva completamente dimenticato il discorso preparato. Nel trio aleggiava un silenzio piuttosto imbarazzato e Ron non aveva nessuna intenzione di aprire bocca, così Hermione si vide costretta a cominciare il discorso.

«Ron, volevi dire qualcosa…?»

Hermione Granger, ti odio con tutto me stesso!!!!! Pensò con i nervi a fior di pelle.

«Mmmh…si!» esordì Ron voltandosi verso l’amico; prese fiato e cominciò « I-io, volevo chiederti scusa, Harry, per quello che è successo, mi dispiace di averti detto certe cose, è che a volte non penso a quello che dico…e poi è stata una giornataccia e così…»

«Ok, Ron, ho capito! È tutto ok!» disse il moro sorridendo appena.

«E’ che io volevo dirti…»

«So perfettamente quello che vuoi dire, dispiace anche a me di essere così idiota a volte…» lo interruppe Harry.

«Ok!» rispose Ron.

«Ok!» gli fece eco Harry.

Era felice di aver chiarito con Ron ma sapeva che qualcosa si era rotto, la storia dei sogni diventava sempre più inquietante e la faccenda non prometteva nulla di buono.

«Di cosa stavate parlando?» chiese poi il rosso evitando accuratamente di incontrare lo sguardo di Hermione.

«Della faccia di Pansy Parkinson mentre Piton la costringeva a rifare la pozione!» rispose la ragazza ridendo di gusto.

«E’ la prima volta da quando sono qui che vedo Piton punire un Serpeverde!» constatò Harry divertito « Per non parlare del fatto che ti ha concesso di rifare la pozione anziché metterti un ‘non-classificato’».

«Si, è vero! Be’ non so che avrei fatto se mi avesse messo ‘non-classificato’» rispose Hermione rabbrividendo.

«Be’…chissà cos’avrà riservato per Zabini?» disse Ron soddisfatto.

«A proposito di punizioni, anche tu ne hai una con la McGranitt, o sbaglio?» sussurrò Hermione rivolta all’amico che però non sembrava averla sentita, era girato verso Harry.

Accidenti, avevo completamente dimenticato la McGranitt! Pensò nervoso, ma non aveva nessuna intenzione di darlo a vedere soprattutto ad Hermione; così la ignorò deliberatamente.

La strega Grifondoro se ne accorse e rimase alquanto interdetta…

Ma cosa diavolo gli prende …?!

«A che pensi sia dovuto lo strano atteggiamento di Piton?» chiese Harry interrompendo il corso dei pensieri di Hermione.

A dir la verità la mora non stava proprio pensando al perché del comportamento ambiguo di un professore potenzialmente instabile, in ogni caso si riprese alla svelta.

«Be’, io…credo che sia tutto collegato! Il discorso di Silente al banchetto d’inizio anno, il comportamento di Piton e anche questa stupida parola d’ordine…’fratellanza’ è ridicola! È come se volessero assicurare che le Case non siano in conflitto, e così bisogna essere imparziali il più possibile!» concluse aggrottando le sopracciglia.

Un silenzio pensieroso fece seguito alle parole di Hermione.

A quanto pare tutti si stanno prodigando per stabilire pace e equilibrio tra tutti pensò Harry accigliato, anche se i suoi sogni di certo non gli dicevano di stare in pace con gli altri, anzi! Non stava di nuovo pensando che i suoi sogni fossero premonitori, già una volta aveva fatto questo sbaglio e l’aveva pagato a caro prezzo, ma doveva ammettere che era decisamente strano ciò che era accaduto con Ron!

«Harry, hai un mucchio di cose da fare con la squadra… gli allenamenti, dobbiamo cercare nuovi Cacciatori…e i Battitori…e inoltre i provini ci sono venerdì, dobbiamo prepararci!» sbottò improvvisamente Ron.

«Ok, allora io tolgo il disturbo!» disse Hermione alzandosi «’Notte».

«Buonanotte Herm’» salutò Harry. Ron mugugnò qualcosa che somigliava vagamente ad unbuonanotte’ ma Hermione non lo sentì.

Si voltò e se ne andò nel suo dormitorio. Si svestì velocemente, era esausta e così angosciata! Non riusciva proprio a capire l’atteggiamento di Ron, perché gli teneva il broncio? Lei lo aveva ‘aiutato’ a fare la cosa giusta, no? E allora, perché aveva avuto quella reazione?

Uffa! Perché dev’essere sempre tutto così difficile?

Nel frattempo i maschietti continuavano a parlare della squadra e delle novità da apportare. Continuarono fino a tardi; erano circa le due e trenta del mattino e Ron fece saggiamente notare che l’indomani sarebbe stata una giornata particolarmente dura e inoltre c’era (Harry malgrado) la prima lezione con Lupin. Quindi si diressero verso il loro dormitorio in punta di piedi per evitare di svegliare qualcuno.

Quando Harry fu sotto le coperte, ripensò ancora un po’ alla giornata e alle parole di Hermione. Era felice per essersi chiarito con Ron, e riconosceva che Silente aveva ragione. Dato i tempi avrebbero dovuto collaborare al massimo, ma lui proprio non se la sentiva di stringere amicizia con i Serpeverde men che meno con Malfoy.

A proposito di Malfoy, chissà cosa ci avrebbe riservato il biondino! Non si assisteva ad una delle sue scenette da parecchio e per quanto poteva essere piacevole, non era un buon segno.

Riguardo a Lupin, invece, Harry non voleva neanche pensarci. Continuò a pensare fino a quando la stanchezza non lo costrinse a chiudere gli occhi e immergersi in un sonno che, Harry se lo augurava, fosse stato senza sogni!

 

 

 

 

 

  
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