Secondo aggiornamento in un
giorno. Assicuratevi di aver letto il capitolo precedente prima di proseguire
con la lettura di questo capitolo.
Ah! Ad un certo punto troverete un link
intitolato "foto". L'ho messo per puro sfizio e visto che l'immagine sarebbe a
rating rosso ho deciso di mettere solo il link senza farla comparire come
immagine integrante del testo.
Quindi chi vuole guardi sennò...no!
eheheh!
Bacioni ora la smetto di ciarlare e vi lascio al capitolo!
I lussi di un tempo sono tornati ma stavolta non ho
fatto niente per meritarmeli. Alice ha pensato a tutto dopo che i messi
scorrevano senza una notizia su Reneesme.
Macchine, moto, appartamenti nelle
principali città o camere di alberghi intentestate esclusivamente a nome mio per
tutto l’anno.
Le cose funzionano così da sempre, che è mia figlia non
cambia niente.
Tutti i sottoposti di Alice dovevano cercare informazioni su Reneesme, non importa come o da chi ottengono quelle informazioni, anche durante le loro missioni devono controllare nel territorio la presenza di Reneesme o anche di Rosalie.
Un
informatore aveva visto Rose ad una festa con i più grandi esponenti in toni
amichevoli come usavamo dire noi con una sua potenziale vittima e da li l’idea.
Non sapevo quanto potevo ottenere ma almeno ci dovevo provare.
Mio padre non aveva cambiato sede principale
della sua azienda.
I nostri
rapporti non sono mai stati ottimi ma questa volta si trattava di mia figlia,
sua nipote, mi doveva aiutare in un modo o in un altro. Anche se non mi ama
più.
Attraverso l’ampia entrata
di vetro e mi dirigo alla reception. La sede ha venti piani e mio padre di
solito lavora all’ultimo infatti non è nemmeno segnalato nella mappa della
struttura.
Spero solo che non
noti troppo l'assenza di rughe ma sopratutto del fatto che non sono invecchiata
nemmeno di un anno. Data la mia natura di vampiro attiro molti sguardi da parte
degli uomini e delle guardie. Il loro sangue mi alletta...ed è un
problema.
Devo trovare il modo
per nutrirmi il più velocemente possibile.
Tolgo gli occhiali da sole e con passo deciso mi
avvicino al ragazzo della reception che mi guarda già con occhi
ammaliati.
Posso aiutarla?-mi
chiede con voce tremolante. Gli sorrido cercando di non mostrare troppo i denti
aguzzi e pericolosi.
-Vorrei
vedere mio padre, Charlie Swan.-gli rispondo.
Alle mie parole mi guarda dubbioso poi prende in mano il
telefono guardando una telecamera che mi metto a guardare anche io. Parla troppo
a bassa voce per sentirlo.
-Terzo
ascensore a destra.-mi dice indicandomi il corridoio sulla
sinistra.
-Molte
grazie.-
Salgo sull’ascensore che
mi aspetta già e mi conduce proprio al piano di mio padre. La segretaria è
subito dietro le porte.
-Vuole
che le porti qualcosa da bere?- mi chiede riverente strofinandosi le
mani.
-No grazie, non ci disturbi
nessuno ecco tutto. -le rispondo aprendo la porta dell’ufficio. Mio padre è
voltato con lo sguardo sulla città per bene, piena di uomini industriali
arrichiti proprio come lui. Ha i capelli più bianchi dell'ultima volta che l'ho
visto.
È invecchiato. Mi siedo
sulla poltroncina.
-Chi non muore
si rivede, vero Bella?-mi dice la voce indurita dal tempo.
-Ho bisogno del tuo aiuto…-
Vedo dal suo riflesso un sorriso ma è un sorriso
amaro, forse ironico.
-Vieni a
reclamare la tua parte…-
-No, non
è per me. È per mia figlia…-dico mentre mio padre si volta tenendo in mano un
bicchiere di brandy. Non sono qui per i soldi.
-Nostra figlia…-
Mi volto e vedo il volto di Edward appoggiato alla porta
in giacca e cravatta.
-Pensavi
veramente di essere l’unica a preoccuparsi per lei?-mi chiede mio padre
sedendosi alla sua scrivania.
-Tu
sapevi?-gli chiedo guardando prima Edward e dopo mio padre.
-E’ stato Cullen a raccontarmi che avevi una
figlia. E i suoi informatori hanno scoperto quasi immediatamente che è stata
rapita. È per questo che anche io ho organizzato una squadra di uomini per
riportare mia nipote qui al sicuro.-mi spiega slacciandosi un bottone della
giacca.
-Anche io sto facendo
tutto il possibile papà…- sibilo infastidita dal tono che sta usando, pensa
ancora che sia una ragazzina?
Sembra che faccia tutto lui, no sa che anche noi abbiamo
i migliori per questa ricerca.
Un’intero reparto solo per ritrovare la mia
Reneesme.
-Ah sì…insieme a quelle
criminali…-mormora mio padre schifato.
-Non ti permetto di giudicarmi!-dico alzandomi di scatto
dalla poltrona.
-Sei talmente presa da
te stessa che non pensi mai alle conseguenze!! Guarda cosa ti ha portato avere
quelle conoscenze! Ma tu sei la povera Isabella Swan a cui la vita ha dato
tutto…TUTTO!! Avevi un futuro sereno a capo di questa compagnia e tu sei
scappata perfino incinta!! Non hai permesso a questo uomo di prendersi le sue
responsabilità! Sai che è anche sua figlia!? E poi cos’è questa storia che sei
una killer! Ma chi diavolo ti ha cresciuto!-
Lo guardo e
poi scappo fuori dall’ufficio. Non c’è bisogno di quel piano. Lasciamo che sia
il nonno e il papà a fare a modo loro.
Scendo dall’ascensore ma le porte per uscire vengono
bloccate e delle guardie mi sbarrano la strada. Sono un killer…pensano che
questo mi può fermare?
Non sono
tuttavia loro a fermarmi. Edward arriva e mi abbraccia forte facendomi voltare.
I miei nervi saltano per la prima volta ed inizio ad urlare tutto il mio
rancore, il mio risentimento.
La
mia inadeguatezza. Mi accompagna fuori e mi fa salire su una macchina nera che
capisco solo poi essere una limousine.
Parte e io non riesco a fare nient’altro che stringere
forte la sua camicia.
Inizia ad
intonare una specie di ninna nanna che lentamente mi tranquillizza. Le sue
labbra depositano lievi baci sulla mia testa.
Edward mi porta nel suo hotel. Mi lascia da sola in
camera mentre lui va a farsi una doccia. Mi mordo l'interno guancia affondando
le unghie nel bracciolo della poltroncina della camera.
Con passo lento mi avvio verso la porta del bagno che da
sulla camera da letto lasciando quasi ad ogni passo un mio indumento fino a
rimanere con una semplice sottana bianca.
Guardo la sua figura bagnarsi i capelli e senza fare
rumore entro insieme a lui nella doccia.
-Ehi che fai?-mi dice voltandosi. I capelli bagnati gli
cadono scomposti sul viso mentre lente gocce d’acqua giocano sulla sua
pelle.
-Ti voglio…-gli mormoro
appoggiandomi contro il suo corpo. Il suo corpo non tarda a reagire.
( FOTO)
I nostri
respiri si fondono.
-Quanto
mi sei mancata…-mormora al mio orecchio muovendosi veloce. Boccheggiò in preda
al piacere che solo lui mi sa dare. Con forza prende il mio seno mentre con
l’altra spanna mi aiuta ad assecondare il suo ritmo.
-Ti amo…-mormora mentre sento i suoi muscoli tendersi
per poi rilassarsi dopo che è venuto in me.