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Autore: Blue Flower    05/08/2010    1 recensioni
Cosa succederebbe se... i ruoli di Edward e Bella, dopo Breaking Dawn, si capovolgessero nel vero senso della parola? Cosa ne sarebbe dell'eterna storia d'amore? Cosa ne penserebbe loro figlia? Questo lo scoprirete...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai con il sole negli occhi. Bella, prima di andarsene chissà a quale ora, aveva aperto la finestra e la luce del giorno ora, illuminava tutta la stanza.

Era una bellissima giornata di fine agosto; faceva ancora molto caldo e, nonostante la coltre perenne di nubi, quel giorno c’era il sole. Decisi di mettermi una T-Shirt e un paio di jeans, per poi uscire dalla casa e raggiungere Bella. Ovviamente, nel mio piano mentale, non mi aspettavo di trovare Reneesme appollaiata su un cedro che osservava l’orizzonte con uno sguardo nel vuoto. Alzai la testa e le dissi: “Reneesme cosa ci fai lassù?” lei sbatté le palpebre e girò la testa verso la mia direzione.

 “Papà?No, niente... stavo solo pensando...” io, non soddisfatto della risposta mi incamminai verso l’enorme albero e, aggrappandomi saldamente al ramo più basso iniziai a scalarlo per arrivare da lei. “Questa non me la dai a bere” “Cosa stai facendo?!” sbraitò lei. “Sto venendo da te” dissi con naturalezza. “Potresti farti male...” “Non sono più un vampiro, ma le gambe ce le ho ancora” fortunatamente, anche se umano, il mio corpo era molto agile e snodato perciò ci misi poco ad arrivare da Reneesme. Mi sedetti sul suo stesso ramo che sembrava molto robusto. “Allora, qual è il problema?” “Jake...” ovvio, quel cane non poteva dare che problemi. “Cosa ha fatto?” “Lui niente... sono io che... Insomma, tutta questa faccenda dell’imprinting mi sembra troppo seria e io ho solo tredici anni...” tirai un lungo sospiro. “Qua non si tratta di serietà o gioco... Jacob ti ama, Reneesme. Se tu ami lui non pensare che la faccenda sia troppo seria” la guardai per un attimo negli occhi.

“Se invece non lo ami credo che sarà difficile levartelo di torno...” tutti e due ridemmo sonoramente.

“E’ sempre più strano” disse lei sorridendo. “Che cosa?” domandai ingenuamente io. “Parlare con mio padre di queste cose... Prima ti comportavi più da...” “Da?” “Beh da... Insomma non così!” sbottò divertita lei. “Cosa c’è che non va, non è colpa mia...” “Mi fai ridere” rispose lei divertita. Io arrossii e lei scoppiò di nuovo a ridere. “Poi vestito così non sembra che tu abbia centonove anni sai?” le sorrisi. “Dici davvero?” lei annuì. “Che dici, andiamo dagli altri o rimaniamo qui?” “Sei sicuro di riuscire a scendere senza romperti qualcosa?Sai, non ti vorrei trasportare da Carlisle con una gamba o un braccio rotto...” “Certo che riesco a scendere” detto ciò mi calai giù agilmente dall’abete. “Scendi anche tu?” “Tra un po’...” poco dopo sentimmo la voce preoccupata di Jacob: “Nessie?Sei qui?”.

 Reneesme mi parve improvvisamente agitata: “Anzi, credo proprio che scenderò adesso...” fece un lungo salto e scomparve nella vegetazione. Subito dopo Jacob entrò nella radura. “Ciao succhiasa...” si interruppe. “Scusa, l’abitudine...” feci spallucce. “Non ti preoccupare” “Hai visto Nessie?” io scossi il capo.

Nel mio corpo da umano, Jacob mi sembrava un gigante in tutti i sensi: rispetto a me era enorme. “Mi fa uno strano effetto vederti così indifeso” disse d’un tratto. Non risposi, anche perché quando Jacob faceva certe affermazioni era meglio stare zitti. “Posso parlarti un momento?” mi domandò. “Sì, vuoi entrare in casa?” gli domandai. “No, sediamoci vicino a quell’abete” ci avvicinammo all’abete sul quale ero salito prima. “Sono diviso in due, Edward” attaccò lui. “Ho paura per Bella, se non riuscisse a ritrasformarti non se lo perdonerebbe mai...” lo interruppi. “Io non la forzerò a trasformarmi. Quando lei sarà pronta lo sarò anche io...” “E’ questo il punto” sospirò lui. “Sono diviso in due perché, se Bella non ti ritrasforma a Nessie inizierai a mancare...” “Ma io sono qui” borbottai.

“Intendo che gli mancherà la figura di un padre... Se non te ne fossi accorto, ti considera come un fratello o un amico” rimasi colpito da quelle parole, ma cercai di rimanere impassibile, cosa che non mi riuscì. “In effetti non me ne ero accorto...” “Ora segui il mio ragionamento. Più tempo sarai umano e diventerai amico di tua figlia, maggiore sarà il suo dolore quando ci sarà il distacco” annuii. “Ma cosa devo fare Jacob?Io devo stare con mia figlia...” “Anche questo è vero... ma sei diventato il suo miglior amico, Edward. L’essere amici è diverso dall’essere padre e figlia” “Non riesco a comportarmi in modo diverso neanche volendo...” “Non te ne do colpe. Sei umano e come tale hai una percezione dei sentimenti diversa dalla nostra” “Lo so” “Stalle lontano, fallo per lei. Non aggiungiamo la beffa al danno...” da dietro di noi si sentì un rumore di foglie mosse da qualcuno: Reneesme era lì e aveva sentito tutto.

“Oh no” sussurrò con un filo di voce Jacob. “Reneesme” continuai io.

“Come facevi a non sapere che era lì?!” domandai con la voce più alta di un’ottava per il nervosismo. “Non lo so... ero troppo concentrato sulla conversazione probabilmente!” disse lui. Il suo corpo era sommerso dagli spasmi e mi disse: “Corri verso la casa di Carlisle, la troverai lì” “E tu?” “Ti ho detto di andare” capii subito il perché della sua strana irascibilità. Quando mi voltai per salutarlo vidi solo una maglia a brandelli. 


Arrivai a casa Cullen dopo un quarto d’ora, di corsa dopo innumerevoli cadute. Bella mi accolse subito abbracciandomi e facendomi male senza volerlo (di nuovo). “Come stai?” “Bene” risposi con il fiatone. “Hai visto Reneesme?” domandai subito dopo. “E’scappata in camera tua in lacrime... Sai il perché?” disse lei preoccupata. Annuii e iniziai a raccontarle la storia. Poco dopo eravamo seduti sul divano, abbracciati l’uno all’altra. “Se le cose stanno così non so quale sia la scelta migliore per nostra figlia...” disse Bella con la sua dolce voce. “Reneesme non riesce a capacitarsi di come stanno andando le cose, ma gliene do tutte le ragioni. A volte stento a crederci anche io... E’ come se i nostri ruoli si fossero capovolti...” lei annuì.

 “Mi dispiace di come siano andate le cose... Reneesme è cresciuta molto in fretta e tu non le sei potuto stare accanto...” “Adesso non riesco a starle accanto in altro modo. Non riesco a starle accanto come un padre... Questo è il massimo che posso fare, Bella” “Me ne rendo conto... e ti chiedo di non ascoltare Jacob. Lei è nostra figlia, è tua figlia e in un modo o nell’altro le devi stare vicino...” mi abbracciò di nuovo. “Ti amo Bella” “Anche io Edward” l’abbraccio si prolungò per qualche minuto e poi lei disse: “Ora devo andare a prendere Charlie, la sua macchina ha deciso di non funzionare. Mi raccomando ricordati il piano” “Lo farò”.

 Lei uscì velocemente dandomi un bacio di corsa ed io mi incamminai per le scale. Mi guardavo i piedi e quasi non mi accorsi che stavo andando a sbattere contro Carlisle. “Edward, ti stavo cercando...” “Oh, Carlisle... Dimmi” “Volevo chiederti... come ti senti?Stanotte stavo pensando a cosa si provasse a tornare umani e... mi dispiace Edward...” disse rassegnato. Non avevo mai visto Carlisle così rammaricato per qualcosa. Il suo viso perfetto era contratto in una smorfia di dolore. “Non ti preoccupare Carlisle. Sto... bene... Insomma è tutto molto strano, ma prima o poi Bella sarà pronta” lui mi abbracciò, come un padre che abbraccia un figlio e provai conforto.

“Sono fiero di te Edward” e io ero contento che lo fosse.

Quando Carlisle andò nel suo studio, io mi avviai verso la mia camera dove probabilmente avrei trovato Reneesme. La porta era socchiusa e sentii dei singhiozzi e un pianto sommesso provenire da lì. “Posso entrare?” domandai quasi timidamente. Reneesme non pensò a levare la testa dal cuscino del divanetto e disse: “Jacob non ti voglio parlare!” “Reneesme... non sono Jacob” lei mi guardò. “Ah scusa... puoi entrare” mi accomodai ai piedi del divanetto e lei si sedette accanto a me. Allungai la mano per asciugarle le lacrime.

Lei mi lasciò fare.

“Tu non mi devi stare lontano” disse d’un tratto. “Non avevo intenzione di farlo...” “Ma Jake...” “Jacob non può intromettersi tra un padre e una figlia” la abbracciai. “Lui ha ragione... Ti considero come un amico... un grande amico e non so se le due cose si possono conciliare” “Ascolta Reneesme, tu sei mia figlia e in un modo o nell’altro ti sarò vicino. Intesi?” lei annuì. “E’ tutta colpa mia...” sussurrò triste. “Di cosa?” domandai ingenuo. “Sei diventato umano perché ti ho spinto dentro alla macchina per sbaglio e ora non sei più mio padre ma il mio miglior amico” scossi il capo. “Non è colpa tua...” “Sì invece. Sento che sto soffrendo perché presto tornerà tutto alla normalità...” scoppiò di nuovo in un pianto silenzioso. In quel momento una verità mi travolse: prima dell’incidente, Reneesme non aveva un vero e proprio amico.

Era sempre stata soffocata dalle nostre attenzioni.

Non frequentava ancora la scuola, ma ormai poteva spacciarsi per una liceale... Avevo capito il mio ruolo in quella vicenda, mi sentii in qualche modo utile. “Tra qualche giorno ci sarà una sorpresa per te...” dissi con gli occhi che viaggiavano lontano. Lei fu subito entusiasta e si asciugò le lacrime: “Cosa?” “E’ una sorpresa... Devi svegliarti presto...” “No problem! Sono pronta a tutto...” “Bene, io vado giù a prepararla, intesi?” lei annuì felice. Corsi giù dalle scale inciampando per svariate volte.

 Dovevo assolutamente trovare Carlisle e guarda caso ci scontrammo in cucina. Non c’era nessun altro. “Carlisle, ti devo chiedere un favore...” “Tutto quello che vuoi” “E’ davvero un grande favore...” “Va bene dimmi...”. Presi un respiro, chiusi gli occhi e dissi: “Vorrei che tu iscrivessi me e Reneesme al liceo di Forks” lui sbarrò gli occhi. “Adesso? Non ne vedo il motivo...” “Ti prego, le iscrizioni termineranno tra poco... Credo che Reneesme debba iniziare al più presto la scuola” “Ma tu cosa c’entri?” “Sento di doverla accompagnare e sono l’unico che può farlo... Nessuno mi riconoscerà e poi posso benissimo stare nel suo corso...” lui annuì. “Io ti credo Edward se è questa la cosa giusta per te” gli sorrisi. Poco dopo sentii la sua macchina ingranare.

Era un sì.
  
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