Cosa succederebbe se... i ruoli di Edward e Bella, dopo Breaking Dawn, si capovolgessero nel vero senso della parola? Cosa ne sarebbe dell'eterna storia d'amore? Cosa ne penserebbe loro figlia? Questo lo scoprirete...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Mi
svegliai con il sole negli occhi. Bella, prima di andarsene
chissà a quale ora, aveva aperto la finestra e la luce del
giorno ora, illuminava tutta la stanza.
Era una bellissima giornata di fine agosto; faceva ancora molto caldo
e, nonostante la coltre perenne di nubi, quel giorno c’era il
sole. Decisi di mettermi una T-Shirt e un paio di jeans, per poi uscire
dalla casa e raggiungere Bella. Ovviamente, nel mio piano mentale, non
mi aspettavo di trovare Reneesme appollaiata su un cedro che osservava
l’orizzonte con uno sguardo nel vuoto. Alzai la testa e le
dissi: “Reneesme cosa ci fai lassù?” lei
sbatté le palpebre e girò la testa verso la mia
direzione.
“Papà?No, niente... stavo solo
pensando...” io, non soddisfatto della risposta mi incamminai
verso l’enorme albero e, aggrappandomi saldamente al ramo
più basso iniziai a scalarlo per arrivare da lei.
“Questa non me la dai a bere” “Cosa stai
facendo?!” sbraitò lei. “Sto venendo da
te” dissi con naturalezza. “Potresti farti
male...” “Non sono più un vampiro, ma le
gambe ce le ho ancora” fortunatamente, anche se umano, il mio
corpo era molto agile e snodato perciò ci misi poco ad
arrivare da Reneesme. Mi sedetti sul suo stesso ramo che sembrava molto
robusto. “Allora, qual è il problema?”
“Jake...” ovvio, quel cane non poteva dare che
problemi. “Cosa ha fatto?” “Lui niente...
sono io che... Insomma, tutta questa faccenda dell’imprinting
mi sembra troppo seria e io ho solo tredici anni...” tirai un
lungo sospiro. “Qua non si tratta di serietà o
gioco... Jacob ti ama, Reneesme. Se tu ami lui non pensare che la
faccenda sia troppo seria” la guardai per un attimo negli
occhi.
“Se invece non lo ami credo che sarà difficile
levartelo di torno...” tutti e due ridemmo sonoramente.
“E’ sempre più strano” disse
lei sorridendo. “Che cosa?” domandai ingenuamente
io. “Parlare con mio padre di queste cose... Prima ti
comportavi più da...” “Da?”
“Beh da... Insomma non così!”
sbottò divertita lei. “Cosa
c’è che non va, non è colpa
mia...” “Mi fai ridere” rispose lei
divertita. Io arrossii e lei scoppiò di nuovo a ridere.
“Poi vestito così non sembra che tu abbia
centonove anni sai?” le sorrisi. “Dici
davvero?” lei annuì. “Che dici, andiamo
dagli altri o rimaniamo qui?” “Sei sicuro di
riuscire a scendere senza romperti qualcosa?Sai, non ti vorrei
trasportare da Carlisle con una gamba o un braccio rotto...”
“Certo che riesco a scendere” detto ciò
mi calai giù agilmente dall’abete.
“Scendi anche tu?” “Tra un
po’...” poco dopo sentimmo la voce preoccupata di
Jacob: “Nessie?Sei qui?”.
Reneesme mi parve improvvisamente agitata: “Anzi,
credo proprio che scenderò adesso...” fece un
lungo salto e scomparve nella vegetazione. Subito dopo Jacob
entrò nella radura. “Ciao succhiasa...”
si interruppe. “Scusa, l’abitudine...”
feci spallucce. “Non ti preoccupare” “Hai
visto Nessie?” io scossi il capo.
Nel mio corpo da umano, Jacob mi sembrava un gigante in tutti i sensi:
rispetto a me era enorme. “Mi fa uno strano effetto vederti
così indifeso” disse d’un tratto. Non
risposi, anche perché quando Jacob faceva certe affermazioni
era meglio stare zitti. “Posso parlarti un
momento?” mi domandò. “Sì,
vuoi entrare in casa?” gli domandai. “No, sediamoci
vicino a quell’abete” ci avvicinammo
all’abete sul quale ero salito prima. “Sono diviso
in due, Edward” attaccò lui. “Ho paura
per Bella, se non riuscisse a ritrasformarti non se lo perdonerebbe
mai...” lo interruppi. “Io non la
forzerò a trasformarmi. Quando lei sarà pronta lo
sarò anche io...” “E’ questo
il punto” sospirò lui. “Sono diviso in
due perché, se Bella non ti ritrasforma a Nessie inizierai a
mancare...” “Ma io sono qui” borbottai.
“Intendo che gli mancherà la figura di un padre...
Se non te ne fossi accorto, ti considera come un fratello o un
amico” rimasi colpito da quelle parole, ma cercai di rimanere
impassibile, cosa che non mi riuscì. “In effetti
non me ne ero accorto...” “Ora segui il mio
ragionamento. Più tempo sarai umano e diventerai amico di
tua figlia, maggiore sarà il suo dolore quando ci
sarà il distacco” annuii. “Ma cosa devo
fare Jacob?Io devo stare con mia figlia...” “Anche
questo è vero... ma sei diventato il suo miglior amico,
Edward. L’essere amici è diverso
dall’essere padre e figlia” “Non riesco a
comportarmi in modo diverso neanche volendo...”
“Non te ne do colpe. Sei umano e come tale hai una percezione
dei sentimenti diversa dalla nostra” “Lo
so” “Stalle lontano, fallo per lei. Non aggiungiamo
la beffa al danno...” da dietro di noi si sentì un
rumore di foglie mosse da qualcuno: Reneesme era lì e aveva
sentito tutto.
“Oh no” sussurrò con un filo di voce
Jacob. “Reneesme” continuai io.
“Come facevi a non sapere che era lì?!”
domandai con la voce più alta di un’ottava per il
nervosismo. “Non lo so... ero troppo concentrato sulla
conversazione probabilmente!” disse lui. Il suo corpo era
sommerso dagli spasmi e mi disse: “Corri verso la casa di
Carlisle, la troverai lì” “E
tu?” “Ti ho detto di andare” capii subito
il perché della sua strana irascibilità. Quando
mi voltai per salutarlo vidi solo una maglia a brandelli.
Arrivai a casa Cullen dopo un quarto d’ora, di corsa dopo
innumerevoli cadute. Bella mi accolse subito abbracciandomi e facendomi
male senza volerlo (di nuovo). “Come stai?”
“Bene” risposi con il fiatone. “Hai visto
Reneesme?” domandai subito dopo.
“E’scappata in camera tua in lacrime... Sai il
perché?” disse lei preoccupata. Annuii e iniziai a
raccontarle la storia. Poco dopo eravamo seduti sul divano, abbracciati
l’uno all’altra. “Se le cose stanno
così non so quale sia la scelta migliore per nostra
figlia...” disse Bella con la sua dolce voce.
“Reneesme non riesce a capacitarsi di come stanno andando le
cose, ma gliene do tutte le ragioni. A volte stento a crederci anche
io... E’ come se i nostri ruoli si fossero
capovolti...” lei annuì.
“Mi dispiace di come siano andate le cose...
Reneesme è cresciuta molto in fretta e tu non le sei potuto
stare accanto...” “Adesso non riesco a starle
accanto in altro modo. Non riesco a starle accanto come un padre...
Questo è il massimo che posso fare, Bella”
“Me ne rendo conto... e ti chiedo di non ascoltare Jacob. Lei
è nostra figlia, è tua figlia e in un modo o
nell’altro le devi stare vicino...” mi
abbracciò di nuovo. “Ti amo Bella”
“Anche io Edward” l’abbraccio si
prolungò per qualche minuto e poi lei disse: “Ora
devo andare a prendere Charlie, la sua macchina ha deciso di non
funzionare. Mi raccomando ricordati il piano” “Lo
farò”.
Lei uscì velocemente dandomi un bacio di corsa ed
io mi incamminai per le scale. Mi guardavo i piedi e quasi non mi
accorsi che stavo andando a sbattere contro Carlisle.
“Edward, ti stavo cercando...” “Oh,
Carlisle... Dimmi” “Volevo chiederti... come ti
senti?Stanotte stavo pensando a cosa si provasse a tornare umani e...
mi dispiace Edward...” disse rassegnato. Non avevo mai visto
Carlisle così rammaricato per qualcosa. Il suo viso perfetto
era contratto in una smorfia di dolore. “Non ti preoccupare
Carlisle. Sto... bene... Insomma è tutto molto strano, ma
prima o poi Bella sarà pronta” lui mi
abbracciò, come un padre che abbraccia un figlio e provai
conforto.
“Sono fiero di te Edward” e io ero contento che lo
fosse.
Quando Carlisle andò nel suo studio, io mi avviai verso la
mia camera dove probabilmente avrei trovato Reneesme. La porta era
socchiusa e sentii dei singhiozzi e un pianto sommesso provenire da
lì. “Posso entrare?” domandai quasi
timidamente. Reneesme non pensò a levare la testa dal
cuscino del divanetto e disse: “Jacob non ti voglio
parlare!” “Reneesme... non sono Jacob”
lei mi guardò. “Ah scusa... puoi
entrare” mi accomodai ai piedi del divanetto e lei si sedette
accanto a me. Allungai la mano per asciugarle le lacrime.
Lei mi lasciò fare.
“Tu non mi devi stare lontano” disse d’un
tratto. “Non avevo intenzione di farlo...”
“Ma Jake...” “Jacob non può
intromettersi tra un padre e una figlia” la abbracciai.
“Lui ha ragione... Ti considero come un amico... un grande
amico e non so se le due cose si possono conciliare”
“Ascolta Reneesme, tu sei mia figlia e in un modo o
nell’altro ti sarò vicino. Intesi?” lei
annuì. “E’ tutta colpa mia...”
sussurrò triste. “Di cosa?” domandai
ingenuo. “Sei diventato umano perché ti ho spinto
dentro alla macchina per sbaglio e ora non sei più mio padre
ma il mio miglior amico” scossi il capo. “Non
è colpa tua...” “Sì invece.
Sento che sto soffrendo perché presto tornerà
tutto alla normalità...” scoppiò di
nuovo in un pianto silenzioso. In quel momento una verità mi
travolse: prima dell’incidente, Reneesme non aveva un vero e
proprio amico.
Era sempre stata soffocata dalle nostre attenzioni.
Non frequentava ancora la scuola, ma ormai poteva spacciarsi per una
liceale... Avevo capito il mio ruolo in quella vicenda, mi sentii in
qualche modo utile. “Tra qualche giorno ci sarà
una sorpresa per te...” dissi con gli occhi che viaggiavano
lontano. Lei fu subito entusiasta e si asciugò le lacrime:
“Cosa?” “E’ una sorpresa...
Devi svegliarti presto...” “No problem! Sono pronta
a tutto...” “Bene, io vado giù a
prepararla, intesi?” lei annuì felice. Corsi
giù dalle scale inciampando per svariate volte.
Dovevo assolutamente trovare Carlisle e guarda caso ci
scontrammo in cucina. Non c’era nessun altro.
“Carlisle, ti devo chiedere un favore...”
“Tutto quello che vuoi” “E’
davvero un grande favore...” “Va bene
dimmi...”. Presi un respiro, chiusi gli occhi e dissi:
“Vorrei che tu iscrivessi me e Reneesme al liceo di
Forks” lui sbarrò gli occhi. “Adesso?
Non ne vedo il motivo...” “Ti prego, le iscrizioni
termineranno tra poco... Credo che Reneesme debba iniziare al
più presto la scuola” “Ma tu cosa
c’entri?” “Sento di doverla accompagnare
e sono l’unico che può farlo... Nessuno mi
riconoscerà e poi posso benissimo stare nel suo
corso...” lui annuì. “Io ti credo Edward
se è questa la cosa giusta per te” gli sorrisi.
Poco dopo sentii la sua macchina ingranare.