Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Jermakki    05/08/2010    0 recensioni
Questo racconto è il primo che pubblico su questo sito, è ambientato in un mondo Fantasy di mia creazione, mi sono molto ispirato a Forgotten Realms e a tutti i libri in merito che ho letto. Il racconto narra le avventure di Peller, un elfo scuro(drow), membro di una razza ormai in declino ed evitata dal mondo sull'orlo dell'estinzione per un misterioso e potente nemico. Solo recuperando una magica spada forgiata secoli prima dai drow, la razza ha qualche possbilità di salvarsi ma, recuperare la mitica spada è un impresa a dir poco epica, ce la farà Peller o verrà schiacciato da questo gravoso compito?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli elfi alti erano una razza tendenzialmente buona, ciò però era un concetto molto relativo: elfi alti e drow erano acerrimi nemici secolari se non addirittura millenari, alcuni cantastorie narrano che moltissimo tempo fa essi fossero fusi in un unica razza, poi le divisioni interne le hanno separate in due gruppi di cui uno è andato a dominare il mondo sotterraneo e uno quello di superficie. L'evoluzione ha modificato i loro connotati fisici per adattarli all'ambiente che li circondava. Gli elfi alti sono leggermente più alti e massicci dei drow e hanno la pelle chiara e i capelli tendenzialmente biondi, i drow invece hanno un fisico leggemente più minuto ma sono più agili e hanno imparato ad utilizzare la magia con molta più destezza dei loro lontani cugini pallidi. Negli elfi alti solo una ristretta elite di persone aveva il potere della magia, invece ogni drow conosceva un minimo di magia e i due incantesimi basilari: la levitazione e l'evocazione dei globi di oscurità. In base a questa separazione secolare o addirittura millenaria gli elfi alti non sopportavano degli intrusi drow nel loro territorio.
Tutto il rancore di una guerra secolare tra le due razze era espresso platealmente dall'espressione corrucciata e seria delle due guardie che lo sovrastavano con le minacciose Naginata puntate verso di lui. La donna invece pareva più comprensiva anche se la sua espressione era comunque dura ed inflessibile come il ferro. Peller era perso nei suoi pensieri che non badò nemmeno alla domanda che la femmina gli rivolse. Lei parlava di un suo intervento al lago, che diavolo era successo? Lui non sapeva cosa l'elfa stesse blaterando, si ricordava soltanto che era volato dalla tana del vulcano, sparato come una palla di cannone dal micidiale fiato draconico, ed era atterrato per sua fortuna in un laghetto, se fosse caduto sulle rocce sarebbe sicuramente morto sul colpo.
"Drow, rispondi! Non esaurire la mia pazienza! Chi sei? Cosa ci facevi svenuto e bruciacchiato in quel laghetto? Ti avverto che questo è il mio ultimo avvertimento, se non risponderai verrai giustiziato immediatamente." L'elfa interruppe i pensieri di Peller con voce tagliente. Lui la guardò irato con gli occhi viola che lampeggiavano d'ira, avrebbe voluto sputare in faccia a quell'elfa arrogante tutta la sua disapprovazione e tutte le storie che gli avevano raccontato sgli elfi alti, terribilmente simili a quelle raccontate dagli elfi alti sui malvagi drow... Ma si contenne. Doveva contenersi per aver una minima possibilità di riuscire a svolgere la sua missione di vitale importanza per la sua razza, anche se Shamlos era spezzata lui ne aveva una metà e l'altra era dispersa nelle profondità della tana di Saènt. Doveva uscire dalle grinfie di quei pallidi ed odiosi cugini e recuperare la lama spezzata.
"Mi chiamo Peller del casato di Mellos, sono il primo ed il più giovane drow scelto dal Drider per una missione di primo grado di Misha. Questa missione mi ha portato qua, ho un oggetto da recuperare... Vi ringrazio per aver curato le mie ferite ma ora devo andare, ho un compito difficilissimo da compiere."
Detto questo il giovane drow tentò di alzarsi dal letto puntellandosi sulle braccia, le lenzuola scivolarono via  fermandosi sulla sua vita e si scoprì quasi completamente svestito, evidentemente per curarlo lo avevano spogliato degli abiti e di tutto il suo prezioso equipaggiamento. Indossava solamente un gonnellino di pelle per coprire le parti intime. Sul petto muscoloso e compatto del drow attorno alle zone dove la pelle era stata distrutta dalle ustioni c'erano dei simboli pulsanti, molto simili a dei caratteri elfici ma lui non ne capì il significato, vide però che quei simboli acceleravano a vista d'occhio la sua guarigione: la pelle liscia e nera come l'ebano si sostituiva a quella ormai morta e distrutta dalle ustioni.  La contemplazione di quella straordinaria magia di guarigione venne interrotta dalla lama di una Naginata che gli sfiorò il collo, la guardia che la impugnava gli disse minaccioso:
"Non muoverti, animale..."
Il disprezzo per il drow sprizzava da ogni poro della pelle della guardia, anche gli occhi azzurri erano diventati dei ghiaccioli cristallizzati da un ira profondamente radicata nell'animo e nello spirito, la donna allungò una mano sull'asta dell'alabarda spostandola dolcemente dal collo di Peller.
"Martil, rilassati ora non può nuocere a nessuno..." disse con tono conciliatorio.
"Questo sporco elfo scuro ci ucciderà tutti appena ne avrà l'occasione, uccidiamolo adesso e facciamola finita!" Martil non sembrava soddisfatto della piega che stava prendendo la situazione, troppi dialoghi secondo lui, troppe chiacchere. Lui voleva vendetta per i suoi genitori uccisi in un assalto di drow al villaggio un centinaio di anni prima. Ora Martil provava un odio smodato contro tutti i drow, indipendentente dall'età o dal sesso. Peller naturalmente non sapeva queste cose e pensava che tutti gli elfi alti provassero lo stesso odio radicato e profondo per lui,  un odio profondamente inserito nella cultura degli elfi chiari, indipendente dalle sue azioni ma solo per il colore della sua pelle.
"Non mi rilasserò finché questo sporco drow figlio di un ragno non esalerà l'ultimo respiro, hai capito Peller del casato di Mellos?" La sua voce aveva ora una nota canzonatoria quasi a voler provocare il drow ad una reazione ma Peller fu gelido ed impassibile, solo gli occhi viola fiammeggianti svelavano il suo disagio interiore.
"Sei bravo a minacciarmi quando sono chiuso in una stanza, nel vostro villaggio, solo e disarmato... Ma sappi che potrei ucciderti con un solo movimento e conficcarti la tua Naginata dritta nel..."
La sua voce venne interrotta da un colpo del manico della Naginata che lo colpì sotto il mento facendolo ricadere violentemente sulle lenzuola con un rivoletto di sangue rosso che gli colava dal labbro spaccato.
"Martil, vattene subito di qui! Sparisci!" La femmina aveva un aria di dominatrice e si era inviperita per il comportamente impulsivo di Martil. Il suo corpo era contornato da una strana e palpabile aura azzurrina, era sicuramente una maga e dal tono della voce con cui trattava Martil si poteva intuire che era una donna potente e rispettata. Infatti Martil dopo un sorrisetto sprezzante uscì dalla porta borbottando strane maledizioni contro tutti gli elfi scuri. Ora restava solo una guardia spaesata dalla mancanza del suo collega che si guardava attorno con fare nervoso, la femmina gli indicò la porta con un dito e anche la seconda guardia se ne andò lasciando la femmina da sola con Peller. Ella si avvicinò a lui e si sedette sul letto vicino al drow che la fissava  con gli occhi viola carichi di dubbi e frustrazioni. L'espressione della donna si era addolcita rispetto a prima, quando c'erano gli altri elfi lei lo guardava con un altra luce. Lei abbassò lo sguardo verso le lenzuola e ne prese un lembo, sfregandoselo fra le dita con fare imbarazzato. Poi osservò il giovane drow con il labbro spaccato dall'alabarda di Martil, si sentì dispiaciuta per lui e sentì di dovergli delle spiegazioni.
"Peller, il tuo intervento al laghetto ha salvato la vita di..."
"Ma quale intervento? Io non ricordo niente! Perché mi avete salvato? Potevate lasciarmi a marcire in quella terra desolata, piuttosto che trascinarmi fin qui per poi condannarmi nuovamente!!" Peller interruppe l'elfa, irritato dalla situazione e dal dolore alla mandibola.
"Ti spiego, tu nel tuo atterraggio nel laghetto, hai colpito un emissario di una malvaglia creatura che vive nelle pozze sotterranee, noi lo chiamiamo Kraken. Quello che tu hai colpito atterrandoci sopra e spaventandolo era un suo emissario e stava per ipnotizzare un giovane elfo... Il mio unico figlio. I giovani ipnotizzati dagli emissari del Krken vengono spinti in acqua e si trasformano a loro volta in alti emissari. Ecco perché ti ho salvato dalla morte certa di quel laghetto, sono in debito con te elfo scuro e anche se non mi piace farò il possibile per la tua liberazione."
Ora tutto era molto più chiaro nella mente del giovane drow, con la sua  caduta lui aveva accidentalmente salvato un piccolo elfo chiaro, per questo era stato salvato. Ma la sua salvezza sembr soltanto un illusione in quanto i compagni dell'elfa non lo avrebbero lasciato andare molto facilmente. Lei allungò una mano verso di lui sfiorandogli il labbro spaccato, Peller percepì un tepore amichevole diffondersi nella zona e si accorse che il suo labbro stava guarendo a vista d'occhio: la ferita si ripulì e si richiuse lasciando la carne intatta. Poi l'elfa si alzò e con voce piuttosto tranquilla disse:
"Devo andare al consiglio che deciderà la tua sorte, delibereremo stanotte e domattina ci sarà il verdetto... I tuoi vestiti sono sotto il tavolo, non tentare di scappare, la casa è chiusa magicamente e si può aprire solo dall'esterno. A domani."
L'elfa si volse di spalle e si allontanò subito, quasi di scatto, lasciandolo solo con i suoi pensieri. Nella sua uscita improvvisa Peller non si accorse delle lacrime che scendevano dal volto dell'elfa...

Il drow si alzò dal letto stiracchiandosi i muscoli  e osservando eventuali segni di colluttazione o scottature presenti sul corpo. Stupefatto si accorse di non avere niente fuori luogo, la magia curativa degli elfi era davvero formidabile, sembrava proprio la nemesi della magia drow: totalmente puntata verso l'inganno e l'offesa. Aprì il piccolo armadio sotto il tavolo e vi trovò i suoi vestiti e delle gallette bianche e croccanti che sarebbero state la sua cena. Si vestì con metodica attenzione: prima intrecciò i fluenti capelli bianchi in una coda, poi indossò un gilet di pelle leggero che gli lasciava scoperto l'addome muscoloso e guizzante, si infilò i pantaloni in pelle anch'essi neri, i morbidi stivali in pelle che gli permettevano di muoversi silenzioso come un ombra. Poi sopra il gilet indossò una casacca di seta scura che gli si avvolgeva attorno alla vita, poi sopra ancora c'era il mantello da viaggio con il cappuccio che ricadeva a punta sulle spalle sottili ma forti del drow. Non trovò il suo zaino dove era riposto il suo equipaggiamento da guerra, quei maledetti elfi avevano paura di lui, paura di una fuga. Anche il cinturone con appese le sue armi mancava all'appello, a quel cinturone era appeso il preziosissimo frammento di Shamlos, se fosse andato perduto avrebbe dovuto ricominciare la sua ricerca daccapo. Una cosa però era sfuggita ai meticolosi elfi chiari, troppo interessati alla sua armatura di cristallo nero e alle sue micidiali sciabole ben riposte nello zaino e nel cinturone... Peller prese uno stivale in mano e vi inserì la mano all'interno staccando la suola e rivelando una piccola nicchia. Peller estraendo la mano dallo stivale impugnava un pugnale sottile e paurosamente affilato: era piuttosto corto, la lama con il filo ondulato in modo da aumentare vertiginosamente la pericolosità. Era un Kriss, un pugnale da ladri, da scassinatori e da assassini. Se lo ripose con cura in una falda del mantello. Avrebbe venduto cara la pelle...
Calò la notte sul villaggio elfico, quella notte il consiglio degli elfi avrebbe deciso sulla sua vita o sulla sua morte. Non era giusto. Lui non aveva fatto nulla di male ma solo per il suo colore delle pelle sarebbe stato giustiziato... Idioti! Non capivano che continuando con questa politica di morti e uccisioni facevano semplicemente proseguire quel cerchio di violenza che da centinaia di anni mieteva vittime in entrambe le popolazioni di elfi. Si addormentò con lo spirito carico di rancore verso gli elfi alti. Come avrebbe potuto apprezzare un popolo che per ringraziarlo lo giustiziava e solo alla vista di un drow correva ad impugnare le armi? Li trattavano come se fossere una malattia, una disgustosa malattia da estirpare e i drow facevano lo stesso di conseguenza. Non si sapeva chi aveva iniziato per primo quella spirale d'odio ma era certo che il sentimento era reciproco...

Uno scricchiolio di legno svegliò Peller, rimase immobile nel letto ma la sua mente era già sveglia e pronta a reagire, la mano impugnava saldamente il Kriss. La porta si aprì silenziosamente lasciando entrare una lama di luce lunare, una misteriosa figura entrò nella stanza era piccola per essere un elfo alto ma aveva una specie di gobba sulla schiena. "Hanno mandato un mostruoso assassino per finirmi, maledetti elfi chiari". Questo era il pensiero prevalente che aleggiava nella testa del drow, la figura si avvicinò barcollando con un insolito tintinnio metallico al letto. A tre piedi di distanza il drow scattò. Fulmineo come una folgore si liberò dal sottile lenzuolo avvolse un braccio attorno al collo dell'intruso, l'altra mano andò a tappargli la bocca per evitare spiacevoli allarmi. Il collo della creatura era sottile e lui non oppose resistenza quando il Kriss si avvicinò al suo collo. Poi Peller fece la scoperta sensazionale che quell'intruso era il bambino che aveva visto qualche ora prima, sembrava terrorizzato e aveva gli occhi lucidi di lacrime.
"Ora silenzio, chiaro?" disse il drow con gli occhi lavanda carichi di determinazione e allo stesso tempo di dubbi, cosa voleva quel ragazzo? Gli occhi azzurri del giovane elfo annuirono poi il drow gli lasciò la bocca fissandolo con fare interrogativo, il ragazzo sembrava avere un nodo alla gola, non riusciva a parlare ma faceva dei piccoli singhiozzi, pensando che era per il Kriss che minacciava la sua vita Peller ritrasse il pugnale rinfoderandolo, poi osservò meglio quella strana gobba e si accorse che non era una vera gobba ma uno zaino...
"Che ci fai qui? Non ti farò del male..." Non riuscì a finre quelle parole che il ragazzo scoppiò in lacrime gettandosi letteralmente al collo di Peller, piangendo e singhiozzando copiosamente. Il drow restò basito a quella reazione inaspettata, aspettava un assassino ed era arrivato un giovane elfo con i capelli ancora corti che gli si era gettato al collo in preda alle lacrime. Non era nel suo addestramente uscire da quella situazione. Si irrigidì istintivamente poi passò un braccio attorno alle spalle del piccolo elfo chiaro consolandolo suo malgrado, non sopportava vedere un ragazzino in lacrime. Il suo cuore nero di drow era poi così diverso da quello dei cosiddetti "buoni", cioè gli elfi alti? L'oscurità della sua pelle era così radicata anche nella sua anima? Peller non lo pensava. Malgrado le usanze dei drow fossero decisamente più spietate di quelle degli elfi alti questi ultimi non si potevano certo definire degli esempi di tolleranza ed equilibrio, la loro ira era terribile. Incredibile come due razze così diverse e con rapporti così rigidi si assomigliassero così tanto nel profondo. Dopo pochi minuti il ragazzo si calmò e disse con la voce rotta dai singhiozzi:
"Io... Io non voglio che ti uccidano..."
La forza di quella rivelazione per poco non lo stese, quindi il consiglio era finito e aveva deliberato la sua morte. Il suo sguardo non si rassegnò ma si caricò di un ira e di una determinazione che avrebbe fatto impallidire Misha in persona. Non sapeva cosa dire ma un intuizione gli balenò in testa: il ragazzo in lacrime, il figlio della donna salvato involontariamente dal Kraken, lo zaino che tintinnava...
"Correggimi se sbaglio ma tu sei il ragazzo che ho salvato dall'emissario del Kraken, sappi che non è stata una cosa volontaria" lo sguardo di Peller si incrociò con quello del ragazzo
"Poco importa, tu mi hai salvato da una morte orribile e da un destino ancora peggiore" replicò il ragazzo staccandosi dal suo abbraccio e guardandolo con determinazione, poi continuò: "Mi chiamo Artuik e sono l'unico figlio della Prima Sciamana del villaggio e tu mi hai salvato la vita, Peller del casato di Mellos, per questo io ti aiuterò a fuggire".
L'aiuto del ragazzo sarebbe stato fondamentale per un eventuale fuga di Peller, il drow occhieggiò il grosso zaino portato dal ragazzo e gli disse:
"Ok, la dentro c'è il mio equipaggiamento?"
Artuik sorrise soddisfatto e rispose: "Si sono riuscito a trafugarlo nella guardiola in un momento di cambio della guardia." Il ragazzo era soddisfatto di se stesso ma non capiva che se lo avessere scoperto ad aiutare un drow lo avrebbero punito molto severamente condannando se stesso e di conseguenza sua madre dinnanzi al popolo elfico. Peller apprezzò i suoi sforzi e si alzò dal letto e aprì il suo zaino, dentro vi trovò il suo equipaggiamento al completo: la formidabile corazza di cristallo nero forgiata con la magia drow, le sue fedeli sciabole gemelle e naturalmente il preziosissimo frammento di Shamlos. La fortuna gli sorrideva, aveva trovato un insolito alleato in quel ragazzo ma ora era tempo di separarsi...
"Artuik, il tuo aiuto è stato importantissimo per la mia missione, ora devo andare" La voce del drow aveva un tono teatrale, quasi solenne, nel frattempo estrasse la sua leggera ma resistente corazza di cristallo abilmente compattata nel suo zaino.
"Ti prego Peller, ricordati di me... Io conserverò una tua bellissima memoria per tutta la vita e giuro che mai nuocerò ad un elfo scuro" Peller capiva benissimo che quelle erano soltanto parole del momento, improbabile che le avesse rispettate una volta diventato adulto: l'odio era terribilmente contagioso.
"Io non farei queste promesse se fossi in te..." Intanto il drow iniziava ad indossare la sua armatura. Essa era composta da un pettorale di cristallo nero come la notte modellato appositamente sul fisico dell'elfo, in quel modo la corazza era come una seconda pelle visto che calzava alla perfezione, collegata alla corazza c'era una piastra dorsale con un rinforzo lungo la spina dorsale, le braccia erano coperte da delle piastre anch'esse modellate della misura perfetta per lui in modo da non impacciare nei movimenti, la parte di cristallo che avvolgeva la parte esterna dell'avambraccio si allungava all'indietro formando due piccole lame di cristallo piccole ma paurosamente affilate, esse componevano un arma quasi invisibile ma micidiale. La parte inferiore della corazza si allungava in una specie di gonnellino che arrivava fino a metà coscia. Poi giù fino al ginocchio due piastre per ogni gamba avvolgevano la coscia e si incastravano alla perfezione negli schinieri.
Artuik assisteva  meravigliato la vestizione della corazza del drow, non aveva mai visto una corazza così ben fatta inoltre il cristallo dava l'impressione di essere incredibilmente resistente ma si accorse di un dettaglio mancante: mancava l'elmo. I drow non utilizzavano l'elmo in quanto appesantiva troppo il corpo, preferivano una corazza leggera di cristallo, resistente circa come una equivalente di acciaio ma incredibilmente più leggera. Ora Peller sembrava una specie di semidio della guerra sceso in quella capanna si abbassò alla stessa altezza di Artuik e gli disse:
"Se possibile non ucciderò nessuno ma se qualcuno mi ostacolerà io non esiterò, la mia missione ha la priorità assoluta" la sua voce era seria e decisa, evidente che diceva qualcosa di innegabilmente reale, poi vide che il ragazzo stava per rimettersi a piangere così sorrise scompigliandogli i capelli: "Su, non piagnucolare... Tra poco sarai un elfo adulto"
Artuik inorgoglito dal complimento gonfiò il petto e ricacciò le lacrime, osservano il guerriero drow che con passi felpati interrotti soltanto da alcuni lievi scricchiolii dell'armatura usciva dalla porta e spariva.
Peller uscì dalla porta della capanna e si guardò intorno, non vedeva nessuno in giro, possibile che non ci fosse neanche una sentinella? Non prestò molta attenzione a quei dettagli ed aggirò la capanna dirigendosi verso i grossi larici secolari che delimitavano la foresta. Data la stagione autunnale i larici inizavano ad ingiallire tingendo la foresta di un meraviglioso manto dorato, il profumo inebriante della foresta entrava nelle narici del drow con prepotenza, poco abituato a quel caleidoscopio di odori. Fortunatamente era notte, anche se l'alba stava lentamente avvicinandosi. Così potè utilizzare i suoi poteri di levitazione per alzarsi nell'aria frizzantina della notte, più nero di un ombra, silenzioso come un fantasma, era finalmente libero.
Si appoggiò su un larice ad una decina metri di altezza e si soffermò un attimo per raccogliere i pensieri nella relativa sicurezza del bosco e dell'altezza quando sentì un scricchiolio sotto di lui, uno scricchiolio di rami spezzati e di pesanti piedi che li spezzano, non erano sicuramente piedi elfici. Aiutato dalla scurovisione vide che sotto di lui e nell'immediato sottobosco del villaggio c'era una dozzina di creature umanoidi massicci e muscolosi alti almeno due metri, dalla pelle marrone e il muso dalle fattezze rozze e squadrate: orchi. Essi stavano lentamente accerchiando l'ignaro villaggio degli elfi. Ma non fu il villaggio minacciato che lo fermò dall'andarsene per la sua strada e sparire, era una figurina che stava agilmente aggirando la capanna da cui era uscito per andare chissà dove: Artuik. Il ragazzo era in grave pericolo, gli orchi erano creature brutali e votate alla guerra verso un po' tutte le razze non troppo pericolose. I drow in questo campo avevano guadagnato una rispettata stima di nemici formidabili sia per la loro capacità innata di usare la magia sia per la loro freddezza e crudeltà in combattimento. Una voce ruppe il silenzio magico della foresta: "All'armi! All'armi! Gli orchi!" .
Come se fossero stati spronati da quella voce tutti gli orchi uscirono in massa dal sottobosco diffondendosi confusionatamente nel villaggio, brandendo miancciosamente asce e spadoni a due mani. Le guardie elfiche uscirono quasi immediatamente al richiamo del loro compagno e iniziarono la battaglia contro i nemici. Una dozzina di essi vide il piccolo Artuik immobilizzato di fronte alla parete di una casupola, inchiodato dal terrore. Gli orchi tagliarono ogni via di fuga e si gustavano tutto il terrore negli occhi azzurri di Artuik.
"Dannazione!" Imprecò Peller, non poteva lasciare che Artuik venisse ucciso da degli orchi puzzolenti. Però se scendeva nuovamente laggiù rischiava sia di finire ferito dagli orchi, sia di essere riacciuffato dagli elfi. Avrebbe rischiato la vita per quella di un giovane elfo chiaro? La scelta era difficile, veloce e dannatamente importante...
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Jermakki