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Autore: Ossian    05/08/2010    3 recensioni
Ossian Cousland ha appena perso la sua famiglia per il tradimento dell'arle Rendon Howe e la persona che gli ha salvato la vita è uno dei leggendari Custodi Grigi. Il dolore scava solchi profondi nel suo cuore e mentre Ostagar si fa sempre più vicina, Ossian è ancora ben lontano dal poter intraprendere il destino che gli è stato imposto... Questo piccolo capitolo introduttivo vuole approfondire come può essere stato il viaggio verso Ostagar del mio Custode con Duncan: il loro rapporto, come ha gestito l'improvvisa morte della sua famiglia. E' una storia che verrà scritta e sviluppata a quattro mani: da me e da Layra Luin Isil e che vedrà intrecciarsi i destini dei nostri due custodi grigi: Ossian Cousland e Layra, l'elfa dalish e degli altri protagonisti di Dragon Age: Origins. Buona lettura, spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Unione

Avrebbero celebrato il rito dell'unione di lì a pochi momenti.
Layra stava seguendo Alistair seguita dalle altre reclute attraverso l'accampamento.
La strada che che portava dalla cancellata sulle Selve al tempio era relativamente corta, ma in quel momento ogni singolo passo sembrava rallentato.
La strada pareva più lunga e quel poco tempo interminabile.
Le avevano detto che l'Unione era segreta e pericolosa. Quanto realmente pericolosa? Duncan l'aveva condotta ad Ostagar per trovare una cura alla sua malattia, non per portarla sull'orlo di un baratro.
Vedere il proprio corpo diventare qualcos'altro di sconosciuto sotto il peso della corruzione dopo una sofferenza di lunghi anni o l'Unione? Cosa sarà peggio? In ogni caso si erge di fronte a me la porta verso l'aldilà.

I piedi di Layra si fecero sempre più pesanti e il respiro era affannoso.
Il viaggio all'interno delle selve era stato lungo, ma lei era abituata a ben altre fatiche: le Selve Korkari a differenza delle sue foreste erano ben poca cosa.
E allora perchè quella sensazione di disturbo così pesante? Doveva essere l'inquietudine. Non c'era altra spiegazione.
In fin dei conti non si era mai trovata così tanto vicino ad una presunta morte e pensare che bastavano pochi passi, pochissimi passi e la faccia della moneta che avrebbe scelto il suo destino si sarebbe manifestata.
Sembrava che Fen'Harel la stesse facendo cadere in una serie di continui tranelli da quando aveva di quella caverna maledetta. Sì? No? Chi aveva la risposta dopotutto?
Forse gli dei si divertivano a giocare una partita con le loro creature come pedine.
Ad un tratto si sentì sprofondare, la mancanza d'aria stava diventando insopportabile. L'elfa cadde non riuscendo più a sentire le sue gambe sorreggerla. Di fronte allo stupore generale Ossian fu il primo a soccorrerla e le evitò un bel tonfo prendendola tra le braccia.
Il volto di Layra era pallido e i suoi occhi si muovevano in maniera convulsa.
“Che cos'a? Cosa le è preso? Cosa le è successo? Come mai...”
Tutti i presenti le furono addosso tempestandola di domande che apparentemente lei sembrava non udire.
“Aria...” furono le parole che le uscirono strozzate dalla gola.
Ossian intimò gli altri di allontanarsi e cominciò ad alleggerire l'elfa del suo carico.
Le slacciò l'armatura e la ricoprì col suo caldo mantello per non farle prendere freddo.
Il giovane continuò ad osservare quel volto dai lineamenti così delicati per intravedere un qualche segno di miglioramento: il panico che le si leggeva negli occhi si sostituì ad una calma maggiore, il volto riprese parte del suo colorito e il respiro più regolare.
“Portatemi un po' d'acqua per favore” disse sorreggendo il corpo leggero dell'elfa mentre Alistair saettò via e ritornò immediatamente con un calice d'acqua.
Ossian prese il contenitore e sollevando delicatamente il volto dell'elfa le avvicinò l'acqua.
Le sue mani fredde sfiorarono il braccio di Ossian e poi afferrarono il calice. Bevve qualche sorso e poi riprese fiato mentre l'ultima traccia di pallore svaniva.
Ossian attese qualche altro minuto ascoltando il suo respiro divenire sempre più regolare poi chiese “State meglio?”
L'elfa annuì guardandolo negli occhi e l'espressione fredda che aveva mantenuto fino a pochi attimini nei suoi confronti aveva qualcosa di diverso anche se Ossian non seppe dire bene cosa.
Alistair le porse la mano da perfetto gentiluomo per aiutarla ad alzarsi, ma l'elfa scosse il capo, ringraziando ma ce la faceva da sola.
È tornata quella di prima, pensò Ossian osservandola di sbieco.
“Scusate per l'inconveniente” disse l'elfa non ponendo attenzione a tutti gli sguardi puntati su di lei,sue le sue cose e poi alzò i tacchi e proseguì a testa bassa verso il Tempio.
Alistair guardò Ossian con fare interrogativo, ma in tutta risposta l'altro si limitò a un “secondo me quella non sta tanto bene”.

Quella forte sensazione di malessere se ne era andata ma la cosa che più detestava era quella di aver mostrato la sua debolezza a quegli shamlen.
Era andato tutto bene fino ad ora. Maledizione. Più rimaneva con quegli umani e più si convinceva che Fen'Harel si stesse divertendo con lei.

Eppure gli occhi azzurri di quello shamlen manifestavano preoccupazione, di questo ne era certa. Ma la vicinanza con quel corpo le aveva provocato una sensazione strana: solo Tamlen le era stato così vicino e sapeva trasmetterle calore e dolcezza, ma Tamlen era uno della sua gente.
L'elfa decise di allontanare momentaneamente quella confusione dalla sua mente e mentre procedeva, osservò le stelle.
Il cielo era limpido, non vi era nessuna nuvola che avrebbe potuto macchiare quell'immagine di perfezione, mentre la luna piena e le stelle risplendevano nel cielo come se si stessero prendendo beffa dell'inquietudine delle reclute.
I raggi lunari erano talmente intensi da rischiarare completamente l'accampamento provocando un gioco di luci ed ombre nei luoghi più angusti di Ostagar.
Le rovine del Tevinter sembravano brillare di un pallore quasi fatato o di un altro mondo.
Ad un tratto una brezza si levò dalla foresta scuotendo le fronde degli alberi.
Le foglie secche si staccarono dai rami e come in un vortice sembravano ballare all'unisono. Quei colori si propagarono nell'aria e raggiunsero Ostagar scivolando sulle reclute. Rotearono intorno all'elfa giocando con i suoi capelli come dei piccoli spiriti dispettosi per poi disperdersi.

Finalmente arrivarono al vecchio tempo dove li stava attendendo Duncan, al suo fianco vi era un piccolo tavolo con sopra un calice d'argento.
“Alla fine siete giunti. I custodi grigi nacquerò al tempo del primo Flagello, quando l'umanità intera si trovava sull'orlo di un baratro. E fu così che per la prima volta i Custodi Grigi bevvero il sangue della Prole Oscura, assumendo nel loro corpo quella stessa corruzione”
“E così dovremmo bere il sangue di quelle creature?” cominciò Ser Jory con voce tremante.
“...Sì, come i primi Custodi fecero secoli or sono e come i futuri continueranno a fare. Questa la sorgente della nostra forza e la nostra vittoria” riprese solennemente Duncan facendosi avanti “Coloro che sopravvivono diventano immuni alla corruzione e riescono a percepire la Prole, ma subiranno un cambiamento indelebile. Questo è il prezzo che paghiamo e per questo l'Unione è segreta. Prima dell'unione recitiamo poche parole, che sono state tramandate dalla nascita dell'Ordine. Alistair, prego” terminò lasciando la parola al giovane Custode.
“Unitemi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nelle ombre in cui ci ergiamo vigili. Unitevi a noi, che portiamo a termine il dovere che non può essere rinnegato. Se perirete sappiate che il vostro sacrificio non sarà dimenticato e che un giorno vi raggiungeremo”

“Daveth, vieni avanti” annunciò Duncan con aria grave.

Il viandante si fece avanti raccogliendo il calice e bevendo da esso un piccolo sorso lo riconsegnò a Duncan.
Daveth attese in silenzio in vista di qualche effetto e poi si portò se le mani alle tempie gridando esasperatamente mentre gli sue orbite diventavano bianche e il suo corpo cadeva a terra privo di vita.
“Mi dispiace Daveth” riprese Duncan “Jory, vieni avanti..”
“No... non posso. Mia moglie è incinta, mi sta aspettando” cominciò il cavaliere estraendo il suo spadone “non può andare così...”
Il Custode gli si avvicinò fulminandolo con gli occhi ed impugnando il suo pugnale “Non si torna indietro, Jory” disse Duncan con voce atona
Jory, stravolto dalla disperzione, attaccò Duncan ma quello riuscì a parare il suo fendente per poi far penetrare la sua lama nel ventre dell'altro.
“Mi dispiace...”sussurrò Duncan. Jory si accasciò a terra premendo sulla ferita mentre le sue ultime forze lo abbandonando.

Gli altri avevano osservato la scena muti per l'orrore. Layra vide che Ossian aveva contrattto la mascella, ma non si fece cogliere dalla consueta furia. Alistair, sebbene pallido come un morto, non mosse un dito. Era anzi probabile che avrebbe lui stesso ucciso Layra od Ossian se avessero tentato di fuggire o attaccarli.

Il Rito doveva andare avanti. I Custodi Grigi non accettavano defezioni dell'ultimo minuto.

“Ossian, vieni avanti”riprese Duncan, porgendo di nuovo il calice.

L'ultimo dei Cousland non si tirò indietro e senza troppe cerimonie ingerì un sorso di sangue. La scena si ripetè, identica a prima, nella sua agghiacciante pantomima: Ossian cercò di mantenere l' equilibrio mentre la corruzione lo pervadeva da dentro. Il suo corpo si irrigidì inarcando la schiena in una posizione innaturale gridando dal dolore per poi cadere a terra, immobile.

Duncan gli si avvicinò cercando di sentire il battito del suo cuore “È vivo, sia ringraziato il Creatore” disse con un sospiro di sollievo. Layra ed Alistar erano sollevati almeno quanto lui
“Layra, è i tuo turno” riprese Duncan, avvicinandole la coppa.
L'elfa la prese tra le sue mani osservando il liquido rosso che conteneva. La mia cura o la mia morte, pensò. Ormai sono arrivata fino a qui. Non mi tirerò indietro.
Quel sangue non sapeva solo di ferro, era estremamente denso e innaturalmente caldo. Scivolò dentro di lei, bruciando ogni parte del suo corpo con cui veniva a contatto. Il calore divenne insopportabile e la invase fino alla punta dei capelli. I suoi muscoli si contorsero e Layra cadde a terra. Urlò come per cercare di espellere quel dolore, ma fu inutile.
La luce si affievolì e al posto di quella cominciò a farsi spazio una nebbia che risplendeva di un'inquietante riflesso verdastro. Non si riusciva a distinguere nulla, poi all'improvviso un'ombra: piccola inizialmente e poi sempre più grande. Da quella esalazione emersero due occhi rossi che la stavano osservando, facendosi sempre più vicini. Layra non riusciva ad allontanarsi ed era vittima di quello sguardo carico di odio. Ruggendo in maniera assordante, un drago dalle scaglie nere e violacee si erse in tutta la sua potenza e finalmente Layra capì perchè un tempo gli shamlen adorassero quelle creature: erano terrificanti e bellissime allo stesso tempo.

Ma quel drago, sebbene imponente, aveva un aspetto orrendo, abominevole. Lunghi corni e aculei spinosi spuntavano dalla carne senza soluzione di continuità. La pella, malsana e chiazzata, aveva un aspetto malato...no, corrotto. Non era un drago, ma una parodia distorta dipinta dalla mente di un folle. Un mostro aberrante, un abominio inimmaginabile.
E mentre quegli occhi continuavano a fissarla con una sinistra intelligenza, l'immagine svanì.


Layra aprì gli occhi, si guardò intorno. Era sdraiata in un sacco a pelo all'interno di una tenda. Non vi era nessun altro con lei? O forse... sì, non era sola. Ossian giaceva poco lontano da lei in un sonno profondo.
Lo osservò. Il suo corpo era vigoroso e pieno di energie, dall'abilità con cui combatteva doveva aver passato gran parte della sua vita allenandosi. I suoi lineamenti erano forti e virili. Le palpebre ogni tanto scattavano in movimenti nervosi. Forse i suoi sogni non erano sereni, proprio come i suoi, ed erano incorniciate da delle sopracciglia castane che gli attribuivano un aria di severità. Eppure lo aveva visto molte volte sorridere in compagnia di Alistair. Ad un tratto Ossian si girò di lato continuando a sognare. Parte di quei lunghi capelli lisci gli ricaddero sul volto e Layra, con tocco delicato riuscì a scostargliele senza interromperne il sonno.
La sorprendeva il fatto che quello shamlen cambiasse di umore così rapidamente: la maggior parte del tempo il suo volto incorniciava un sorrido, successivamente le sue sopracciglia si corrucciavano e la sua espressione era di rabbia o addirittura furiosa ed ora invece ogni singolo muscolo era disteso, rilassato. Poi la preoccupazione... avrebbe dovuto ringraziarlo. È stato il primo a soccorrerla.
Era stato gentile, nei suoi riguardi.
Era sorpresa da un simile comportamento da parte di uno shamlen. Duncan le era stato vicino in quei giorni, aveva compreso il suo riserbo nei confronti degli umani e l'aveva rispettata, di lui si fidava e non era costantemente sulla difensiva in sua compagnia. Le poche cose a cui il Custode l'aveva preparata non erano sufficienti: il viaggio era stato molto breve.
Forse avrebbe trovato altri shamlen simili a Duncan, ma una cosa simile la considerava quasi impossibile.

Alla fine decise di uscire all'esterno. Era piuttosto fresco e si avvolse nel suo mantello verde, Layra guardò verso il cielo e vide che era ancora notte fonda. Come un'ombra attraversò il campo nascondendosi nelle ombre e stando attenta a dove metteva i piedi evitando piccoli arbusti che avrebbero potuto rivelare la sua presenza. L'accampamento di Ostagar era caduto quasi completamente in un mondo onirico se non fosse stato per qualche guardia qua e là che si dava il cambio.
Oltrepassò il ponte mentre la luna splendeva ancora nel cielo e i raggi filtravano attraverso gli abeti. Si avvicinò alla terrazza da cui poteva osservare le montagne, la natura, la sua Madre.
Si accucciò in terra e si immerse in quei profumi e in quella melodia che le portava il vento.
Rimase per qualche istante in silenzio e poi estrasse un flauto intarsiato con aggraziati motivi curvilinei. Quello era un regalo di Tamlen.
Avvicinò le labbra al bocchino e cominciò a suonare.

Anche quella volta era stata un'esperienza orribile. Assistere all'Unione, vedere i fili della vita che si spezzano in un istante era un'immagine che ogni volta lo lasciava turbato. Fortunatamente in due erano sopravvissuti: Ossian e Layra.
Duncan gli aveva raccontato che Ossian era l'ultimo erede dei Cousland di Altura Perenne e che Arle Howe aveva sterminato tutta la sua famiglia, non molto di più. Conoscendolo, in quei pochi giorni aveva visto che era una persona semplice, che esprimeva le sue emozioni apertamente e su cui poter fare affidamento. Un ottimo compagno.
L'elfa lo lasciava perplesso invece. Layra era un'abile guerriera, con il suo arco sapeva calcolare bene le distanze e dove colpire: una mira a dir poco micidiale. Aveva avuto modo nel corso della sua vita di incontrare degli elfi: quelli provenivano tutti dalle città, credevano nel Creatore ed erano molto simili agli umani. Ma quella era una Dalish, in comune agli elfi di città aveva solo le orecchie a punta.
I suoi occhi, lo turbavano erano freddi, come i suoi modi scostanti, rifiutava ogni tipo di contatto, era sempre sulla difesa...

Ad un tratto una melodia triste, malinconica, fatata per certi versi arrivò alle orecchie di Alistair che si trovava nei pressi della pineta. Incuriosito decise di seguirla e vedere chi o cosa la producesse.
Si avvicinò alle mura e lì, seduta, al chiarore della luna Layra stava suonando un flauto.
La sua pelle sembrava di porcellana e le sue dita affusolate si muovevano con leggerezza.
Ogni singolo dettaglio di Layra manifestava l'appartenenza alla razza elfica. Era orgogliosa di essere una Dalish e portava con sé il ricordo del suo clan.
Alistair sapeva che i Dalish erano elfi nomadi, che si erano ribellati di sottostare al giogo umano e ora avevano ritrovato la loro libertà e parte della loro antica cultura.
Forse l'elfa vedeva in ogni singolo umano una minaccia e per questo era così sospettosa di tutto e di tutti.

Il giovane si avvicinò alla ragazza senza disturbarla, attendendo che finisse di suonare.
“È una bellissima melodia anche se triste”
Layra sussultò alla voce del compagno. Era talmente sovrappensiero che non si era accorta del suo arrivo.
Anche se non ricevette una risposta Alistair cercò di non demordere, ormai erano Custodi e quindi avrebbero dovuto imparare a convivere.
“Non volevo disturbarvi, ho sentito la vostra musica e mi sono incuriosito” riprese avvicinandosi “Perchè non mi parlate del vostro Clan?” chiese, tanto per sondare il terreno.
“Per quale motivo uno shamlen dovrebbe interessarsi alla vita degli elfi?” la sua voce era tagliente e con quei suoi occhi, Layra lo stava studiando, come al solito sulla difensiva.
Alistair non si trovava a suo agio con quello sguardo fisso su di lui, ma cercò di non demordere “Il punto è che ormai anche voi siete un Custode Grigio, siete sopravvissuta al rito dell'Unione e vorrei conoscervi meglio. Dovremo condividere insieme molti momenti...”
“Condividere è una parola un po' forte...” rispose ancora con quel suo tono scostante.
“Non intendevo offendervi. Perdonatemi” rispose. Che ragazza difficile! “Parlatemi dei vostri dei, avete una cultura completamente differente dalla nostra...”riprese in tono conciliante.
“Non vorrete convincermi ad abbracciare il vostro Creatore?” il tono distaccato mutò in qualcosa che si avvicinava alla rabbia. Alistair si rese conto d'aver cominciato decisamente col piede sbagliato: la religione era un argomento delicato per i Dalish, dopo le crociate che avevano subito.
“Non fraintendetemi, io credo nel Creatore ma non amo il modo in cui la Chiesa opera. Vedete, un tempo ero un templare. Forse voi non lo sapete ma il compito dei templari è quello di sorvegliare i maghi, se non sono abbastanza forti potrebbero fare uso della magia del sangue o essere posseduti dai demoni dell'Oblio. Gli stessi templari vengono controllati dalla Chiesa con l'uso di Droghe convertendoli completamente alla loro causa. La Chiesa ha paura di poter perdere il controllo sulle persone e sarebbe disposta a tutto pur di non perdere il suo potere. Io sono un fedele, ma se potessi cercherei di abolire queste ingiustizie, così come anche le Crociate che sono state fatte contro il vostro popolo...”
Layra ascoltò Alistair in silenzio, era strano che uno shamlen condividesse con lei quei pensieri e le aveva fatto piacere. Forse si stava veramente sbagliando: prima Duncan, poi Ossian e ora Alistair.
L'elfa annuì “È andata proprio così, in secoli di sottomissione abbiamo perso tutto. Noi Dalish custodiamo gelosamente quelle poche cose che abbiamo recuperato e attendiamo nella speranza di poter trovare una nuova casa dove poter riunire il Popolo”
La rivelazione dell'elfa, lasciò Alistair di sasso.
“I Dalish sono orgogliosi di potersi definire tali proprio perchè sono gli ultimi degli
Elvhenan
“Posso sedermi qui con voi?” chiese il giovane vedendo che l'elfa si stava confidando con lui.
Layra lo osservò per qualche istante, poi annuì.
In fin dei conti quella fanciulla non era male, bastava saperla prendere, pensò Alistair “Quella musica di priva ha un qualche significato?”
Lo sguardo di Layra si scostò da quello dello Shamlen, voltandosi verso il cielo. “Sì, è una melodia che mi fu insegnata quando ero bambina e da allora continuo a suonarla nei momenti difficili: mi aiuta a pensare e a risollevarmi”
“Potrei sentirla di nuovo? Mi piace moltissimo...”
Quello era proprio un sorriso? Sì, non c'era ombra di dubbio. Il volto della fanciulla che solitamente era duro e inflessibile, si addolcì e quell'espressione le donava.
Layra avvicinò il bocchino del flauto e la stessa melodia danzò nuovamente nel vento.


Ossian si svegliò che era mattino inoltrato. Non aveva dormito così profondamente da quando era fuggito da casa. Aveva ancora addosso gli abiti della sera prima e decise di cambiarli.
Si avviò all'esterno, guardò in alto e il sole era già alto nel cielo mentre l'accampamento era piuttosto in fermento.
Il giovane Cousland si diresse verso la mensa: lo stomaco brontolava e richiedeva del cibo.
Molte tavolate erano occupate ma in disparte da tutti gli altri soldati riconobbe Layra.
Ossian prese del cibo e poi si accorse che qualcuno lo stava chiamando ed era proprio l'elfa che gli faceva segno di sedersi accanto a lei.
Questa è bella, stamattina deve essersi proprio svegliata bene, pensò Ossian.
“Buongiorno” lo salutò la ragazza “perchè non vi accomodate qui che c'è posto?”
Ossian rispose al saluto e si sedette senza troppe cerimonie cominciando a mangiare di buona lena.

"Ecco... volevo ringraziarvi, per ieri sera" disse l'elfa di punto in bianco.

A quell'uscita, poco ci mancò che Ossian si strozzasse col pezzo di montone. Bevve un sorso d'acqua per darsi un contegno "Di niente" articolò alla fine "Voi mi avete aiutato nelle Selve...insomma, siamo compagni d'arme no? Ci si deve aiutare a vicenda" Proprio un bel discorso, si rimproverò lui.

Beowulf, il testone posato sul grembo del padrone, ignorava bellamente lo scambio fra i due, attendendo invece che Ossian gli allungasse qualcosa, magari quel grosso osso sugoso.
Layra aveva finito il suo piatto e quando si avvide della presenza del segugio gli avanzò un pezzo di carne.

Beowulf arraffò il boccone, poi con aria dignitosa scomparve sotto il tavolo. Dopo qualche secondo riemerse, la lunga lingua penzoloni ed un espressione felice stampata sul muso intelligente. Abbaiò allegro all'indirizzo dell'elfa e poi si rimise a sedere, scodinzolando.

"Avete proprio un bel cane" Layra cominciò ad accarezzare il mabari "è proprio intelligente”
Ossian sorrise, felice di andare su un terreno a lui congeniale. Congeniale a tutti gli abitanti del Ferelden, a dire il vero. "E' un mabari purosangue" spiegò lui "Sono una razza molto intelligente, selezionati tanto tempo fa da un mago appassionato di cani. Un tempo, i nostri antenati Alamarri usavano addestrare lupi e portarli con sè in guerra, proprio come facciamo noi adesso con i nostri segugi. Si dice addirittura che il più grande capo Alamarri, Hefter, fosse un lupo mannaro" Ossian si strinse nelle spalle sorridendo "Metà delle famiglie nobili del Ferelden dicono di discendere da lui. Per questo noi trattiamo tanto bene i nostri cani" Beowulf abbaiò all'indirizzo del padrone "Esatto" rispose Ossian arruffandogli il pelo sulla testa "In fondo, essere cortesi nei confronti dei propri parenti è questione di educazione, no?" il grosso mabari si alzò impettito "Ora non ti montare la testa!" rise il ragazzo. Poi disse a Layra "Sapete cosa diceva sempre un mio caro amico? 'I mabari sono abbastanza furbi da non parlare'. Questo bestione qui, poi, è anche troppo sveglio!" il cane latrò all'indirizzo del padrone, come se volesse bonariamente rimproverarlo.
L'elfa continuò ad osservare il segugio con attenzione "Nei nostri clan abbiamo gli halla. Sono dei cervi bianchi con cui intratteniamo un rapporto di profonda amicizia. Un tempo questi animali venivano utilizzati anche in guerra, le loro corna sono delle armi micidiali in quanto sono molto più grandi di quelle dei loro simili e i nostri allevatori le fanno crescere in complessi intrecci. Ora come ora trainano i nostri carri, gli aravel, e ci concedono l'opportunità di essere cavalcati alle volte”

Ossian ascoltò con interesse quel racconto "Noi abbiamo i cavalli ma da come lo descrivete il vostro rapporto con questi animali assomiglia più a quello che ci lega ai nostri mabari. Avete una cultura affascinante, sapete, gli unici elfi che ho conosciuto erano i servitori del mio castello..."
“Servitori?” disse l'elfa inarcando un sopracciglio. Molto bene, quella conversazione poteva anche terminare, si sdegnò Layra “Ecco cosa siamo per voi shemlen: degli schiavi!”

"No!" esclamò Ossian adirandosi a sua volta "Perchè prendete tutto dal verso sbagliato? Sapete benissimo che non intendevo dire questo!"

"No... eppure ci trattate come dei servi. Mi chiedo perchè le orecchie piatte non si siano ancora rivoltati..."

"E chi sono le orecchie piatte?" domandò Ossian in collera "E comunque tutti gli elfi che hanno lavorato per mio padre sono sempre stati trattati bene,al pari degli altri servitori e lavoratori umani. Non ho mai sentito nessuno di loro lamentarsi del trattamento della mia famiglia!"

"E gli elfi che vivono nella miseria in quei ghetti nelle vostre città? Questo come me lo spiegate?"

Ossian sbuffò stizzito, mettendosi in piedi "Sentite, io non so qui per parlare di politica con voi. Le cose stanno così e per parte mia non ho mai fatto del male ad un elfo, non li ho presi a calci e nemmeno ho mangiato i vostri bambini. La mia famiglia si è sempre comportata equamente con tutti, fossero umani o meno. Se nel resto del Ferelden le cose non vanno così, non potete certo dare la colpa a me"

"Se la vostra famiglia era così importante e da potersi permettere un castello perchè non ha fatto qualcosa per cambiare questi soprusi? Specialmente se è così esemplare dato che i vostri servi non si sono mai lamentati.” disse alzandosi a sua volta. La sua voce era tagliente come una lama “Forse a vostro padre fa comodo il lavoro degli elfi e in questo momento sarà seduto sulla sua bella poltrona davanti al focolare accudito dai vostri servi..."

Ossian strinse forte le mascelle. Layra pensò d'aver colpito nel segno. Quell'umano presuntuoso.

Poi l'elfa sobbalzò quando il guerriero fece calare un pugno pesante come un maglio sulla tavola, rompendo le stoviglie e spezzando il legno. La guardò con un ira a stento repressa. La sua voce era gelida "Mio padre in questo momento sta marcendo buttato in qualche fosso, mentre la sua testa e quella di mia madre adornano le mura del castello che un tempo era la mia casa."

Si voltò e concluse con voce piatta "Mio padre era un brav'uomo, che ci crediate o no. E se riparlerete ancora di lui in quel tono, donna o meno, dalish o meno, Custode o meno, vi trapasserò con la mia spada. E ora, scusatemi" Ossian si allontanò a lunghe falcate. Beowulf, dopo aver lanciato una profonda occhiata di rimprovero all'elfa, seguì il padrone.
Layra si portò le mani alle tempie sentendosi profondamente in colpa per aver scatenato a quel modo l'ira di Ossian.
Non si sarebbe sorpresa se quello shemlen non le avesse più rivolto la parola.







Note degli Autori: Ciao a tutti! ^_^
Questo capitolo è stato scritto completamente dalla sottoscritta, cioè Layra, tranne che per l'ultima parte in cui mi sono alternata le battute con Ossian. D'altra parte non l'ho creato io quel personaggio... U_U
Insomma Layra ha proprio una testa bella dura! xD
Se prima la figuraccia è stata da parte del nostro Cousland ora era il turno della "gentil donzella". Su cerchiamo di capirla è una fiera Dalish e gli shamlen non gli sono molto simpatici, ma ora ne sta pagando a caro prezzo questa cosa (Ossian disapprova -15).
Dispiaciuta tra l'altro, quindi si vedrà cosa combinerà la ragazza per riappacificarsi col compagno... d'altra parte c'è Alistair (Layra approva +7) che... boh!!!
Insomma, cosa succederà... lo saprete nella prossima puntata! XD


Note di Ossian: eh si che il povero guerrierone Cousland voleva solo essere gentile! Ma immaginandolo con la mia stessa grazie con le donne, non poteva andare diversamente T_T
Capiamo un po' anche lui! Poveraccio...più scriviamo e più mi rendo conto che l'unico veramente sano di mente è il cane (povero Beowulf, dove sei capitato!). E quel marpione di Alistair ci prova pure con l'elfa (Ossian disapprova dell'altro! Ma giuro che un giorno o l'altro gli picchio lo scudo su quella testa dura da templare che si ritrova!). Sinceramente spero davvero che questo raccontone vi stia piacendo e volevo avvertirvi da subito che presto inizieremo a prenderci molte libertà verso la trama, anche per discostarci un po' da quello che è stato scritto fin'ora (soprattutto l'ottimo lavoro dell'autrice di “Nimue” che segue magistralmente il gioco). Via giù, 'gnamo a iniziare il prossimo capitolo sennò qui e un si combina nulla!

  
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