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Autore: Glance    06/08/2010    7 recensioni
Sei mesi, la conoscevo da soli sei mesi. Eppure potevo dire di esistere veramente solo da quando il battito del suo cuore scandiva ogni momento che passavo con lei. Sei mesi e oggi sarebbe stata la ricorrenza della sua nascita, il suo compleanno. Il fatto che fosse nata era qualcosa per cui festeggiare, qualcosa che bastava a giustificare la creazione dell’intero mondo.(Quello che di Edward non é stato scritto in NEW MOON)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Osservai le lacrime rigarle il viso copiose, senza sapere cosa fare, come arginarle. Sembrava che ogni parola che pronunciassi per cercare di rimediare al mio errore non facesse altro che procurarle un nuovo dolore. Non volevo vederla piangere ancora a causa mia.
La guardavo con il terrore di sentirle dire di andarmene via, di lasciarla in pace e non farmi vedere mai più.
Disse solo, - Lo sapevo.- Tra i singhiozzi. Guardandola attesi che completasse la frase cercando di resistere alla voglia di stringerla a me.
Sapevo che era un sogno.- Aggiunse. Continuava a non voler credere che fossi lì con lei. Se avessi potuto farlo avrei pianto, per convincerla e per la tensione che avevo ormai accumulato, ma l'unica cosa che potevo concedermi era una risata nervosa che conteneva solo un pizzico d'irritazione. Era stato così semplice farle credere che non l'amavo più e tanto difficile convincerla del contrario che ancora era parte di me, l'unica ragione di quell'unica vita che potessi ancora avere.
Senza di lei al mondo per me non c'era nulla. Doveva capirlo, dovevo poterla convincere.
-Sei incredibile.- Le dissi. - Cosa devo fare per convincerti? Non stai dormendo e non sei nemmeno morta. Sono qui e ti amo. Ti ho amata sempre e sempre ti amerò. Ho pensato a te, visto il tuo volto nei ricordi, durante ogni minuto di lontananza. Dirti che non ti volevo è stata una terribile bestemmia.- Iniziò a scuotere la testa senza smettere di piangere. Le mie parole invece di calmarla la sconvolgevano ancora di più. Forse perché non voleva ascoltarle, perché le dovevano sembrare solo delle bugie, delle scuse per sentirmi meno miserabile ai suoi occhi. Del resto sapevo mentire, glielo avevo dimostrato.
-Non mi credi, eh?- Sospirai avvilito.- Come fai a credere ad una bugia e non alla verità?- La sua risposta mi lasciò amareggiato.
-Amarmi non ha mai avuto senso per te.- Mi rispose con voce spezzata.- L'ho sempre saputo.- Serrai la mascella, era arrivato il momento di agire, di mettere da parte per un attimo le mie buone maniere. La fissai.
-Ora ti dimostro che sei sveglia.- Le presi il viso con decisione tra le mani ignorando i suoi sforzi per sfuggire alla presa.
-No, ti prego.- Sussurrò. Mi bloccai facendo una violenza su me stesso. Ci separava solo un soffio. Sentivo il suo respiro caldo sul mio viso. Il suo profumo che mi entrava dentro scavando e facendo vibrare ogni fibra del mio corpo. Il suo cuore sembrava impazzito, batteva così forte, come se avesse un unico lungo suono prolungato. Avevo bisogno di quel contatto, di sentirla nuovamente sulle mie labbra, di sentire il suo sapore, di avvertire il calore del suo corpo, delle sue mani tra i miei capelli con le sue dita delicate e piccole. Ma mi fermai, dolorosamente restai lì a guardarla, con quella domanda tra le mie lacrime perdute.
-Perché no?- Chiesi, anche se ero sicuro di non voler conoscere la risposta. Se mi avesse detto di non amarmi più ero sicuro di poter morire lì, tra le sue braccia.
-Quando mi sveglierò.- Ricominciava nuovamente con la storia di stare ancora dormendo, cercai di parlare, ma si corresse.- D'accordo, lasciamo perdere. Ora che te ne andrai di nuovo sarà dura da sopportare, anche senza questo bacio.- Era quella allora la ragione. Aveva solo paura che potessi nuovamente andare via, allontanarmi da lei lasciandola ancora da sola. Ma dovevo essere sicuro di non avere frainteso, di non volere a tutti i costi sentire ciò di cui avevo bisogno. Arretrai appena un po' per guardarla meglio negli occhi.
-Ieri, quando ti toccavo, sembravi...incerta, prudente, sebbene sempre la stessa. Ho bisogno di sapere perché. E' troppo tardi? Ti ho ferita irrimediabilmente? O ti sei davvero lasciata tutto alle spalle, come desideravo? Tutto sommato sarebbe...giusto. Non contesterò la tua decisione. Perciò non temere la mia reazione ti prego. Dimmi solo se dopo tutto ciò che ti ho fatto puoi ancora amarmi o no. Puoi?- E la voce mi divenne appena un sussurro, non ero neanche sicuro che fosse riuscita a sentirmi. Ero preparato al peggio e l'attesa di ciò che mi avrebbe distrutto o reso l'essere più felice del mondo mi stava sembrando più infinita della mia eternità. Ma lei rispose quasi risentita. -Ma che razza di domanda scema è questa.- Come faceva a definirla in quel modo. Cosa c'era di stupido se volevo sapere se ancora mi amava, ma forse ai suoi occhi ormai ero solo quello uno sciocco, qualcuno che non sarebbe dovuto nemmeno esistere e che invece aveva la sfrontatezza di farsi delle illusioni. Ma non volevo arrendermi, volevo una risposta.
-Ti prego rispondi. Per favore.- Mi guardò cupa, per un istante che veramente mi sembrò immenso come l'eternità che mi accompagnava. Poi vidi le sue labbra muoversi e compresi tutta l'ansia di chi aspetta di ascoltare la sentenza della propria condanna. Lo scotto da pagare per i propri sbagli.
Il respiro che accompagnò le parole che pronunciò invece fu per me un nuovo alito di vita.
-Ciò che provo per te,- disse guardandomi accigliata,- non cambierà mai. Certo che ti amo...e tu non puoi farci niente.- E il mio cuore tornò in quell'istante al suo posto potevo sentirlo nuovamente, appagato e felice nel suo immobile silenzio.
-Non avevo bisogno di sentire altro.- Le dissi felice appropriandomi nuovamente dopo tanto tempo della sua bocca, come non avevo mai fatto e come avevo sempre desiderato fare. Era lì con me e potevo sentirla come non mi ero mai concesso, come quell'altro me non mi aveva mai permesso.
Ebbi l'impressione come se la stessi baciando per la prima volta ed in effetti quella si poteva definire la nostra vera prima volta. Perché eravamo vivi e ancora insieme dopo avere rischiato di perderci. Perché la mia stupidità in qualche modo era servita per restituirmi a lei diverso. Un uomo nuovo che non aveva più paura né, indecisioni, che sapeva quello che voleva e fin dove si poteva spingere. Non le avrei mai fatto del male, non l'avrei mai messa in pericolo con il mio amore. Con lei ero solo Edward, l'uomo che l'amava, l'altro, il vampiro, il mostro che l'aveva reclamata per se era morto in quella piazza. Bella rispose al mio bacio che non aveva nessun ricordo della prudenza che avevo sempre imposto tra di noi. La sentii arrendersi sulle mie labbra. Il ritmo del suo cuore spezzarsi e riprendere in maniera disordinata, i nostri respiri diventare affannosi e le sue dita sembrava volessero divorare il mio viso. Sentivo il mio corpo aderire al suo, la sentivo tremare e se avessi potuto farlo avrei tremato con lei. L'intensità di quel contatto con le sensazioni che mi dava e che mi ero sempre negato di provare fino in fondo non avevano parole per essere descritte. La dolcezza e la forza di quel momento che avrei voluto sospendere all'infinito. Sentivo le nostre mani cercarsi per riprendere confidenza con il viso dell'altro. Quanto mi era mancata. Era stato terribile continuare senza di lei e trovare una ragione per esistere. L'agonia più grande che avessi mai conosciuto, era stata la sua assenza nella convinzione di averla perduta per sempre. Continuavo a baciarla, sembrava non mi bastasse mai che non riuscissi più a smettere di farlo, mi allontanavo solo per brevi momenti per permetterle di respirare e, nel frattempo, non potevo fare a meno di pronunciare il suo nome. Sentirne il suono dentro di me, era come musica, la più dolce che avessi mai potuto ascoltare in quei quasi novanta anni. Ad un tratto però il suo corpo cominciò a tremare in maniera diversa, sembrava quasi scosso da brividi. Non volevo spingermi troppo oltre e poi anche per me cominciava a diventare difficile. Non volevo dovermi negare e darle l'impressione di rifiutarla. La desideravo tanto, troppo.
Era il mio amore, la mia donna e anche se il suo sangue ormai non rappresentava più un problema, una tentazione, restava sempre il pericolo reale che perdendo il controllo avrei potuto farle del male solo con la punta di un dito. Mi allontanai solo per poggiare la testa sul suo petto. Aspettai che il suo cuore e il respiro si calmassero. Non sarei andato più via, da nessuna parte senza di lei, era quello il solo posto che per me avesse un senso. Tutto quello che era veramente importante, tranquillo e sicuro era racchiuso nell'arco delle sue braccia.
-Tra l'altro -, dissi come se niente fosse. - non ho intenzione di andare da nessuna parte.- In risposta però ebbi ancora una volta il suo silenzio. Ancora non si fidava. Sarebbe stato difficile riuscire ad ottenere nuovamente la sua fiducia, ma avrei fatto di tutto per riconquistarla. Sollevai la testa per incrociare il suo sguardo. I suoi occhi scuri mi guardavano cercando di leggere in me le rassicurazioni di un tempo.
-Non vado da nessuna parte. Non senza di te.- Proseguii serio.- Ti ho lasciata soltanto perché desideravo darti la possibilità di vivere una vita normale, da essere umano. Mi rendevo conto di cosa significasse starti accanto: farti vivere sempre sul filo del rasoio, allontanarti dal tuo mondo, costringerti a rischiare la vita ogni istante che passavo con te. Perciò ho deciso di provare. Dovevo fare qualcosa e la fuga mi è sembrata l'unica possibilità. Se non avessi creduto che era meglio per te, non mi sarei mai imposto di andarmene. Sono fin troppo egoista. Soltanto tu eri più importante dei miei capricci...e dei miei desideri. Ciò che desidero, ciò che voglio, è stare con te e so che non avrò mai più la forza di lasciarti. Ho troppe scuse per rimanere...grazie al cielo, sembra proprio che tu non riesca a non cacciarti nei pasticci, anche se ci sono i chilometri a separarci.- Avevo parlato senza interruzioni, cercando di dare al tutto il tono solenne di un giuramento. -Non fare promesse.- disse sussurrando appena. Mi sentii mancare la terra sotto i piedi.
-Pensi che ti stia mentendo, adesso?- Mi sentivo stupidamente offeso dalla reticenza che ancora dimostrava verso le mie parole. Aveva ragione ne ero pienamente consapevole, ma non potei fare a meno di sentirmene risentito. E dalla sua espressione capii che i miei occhi dovevano averglielo mostrato.
-No...non lo penso.- Mi rispose scuotendo la testa.- Potresti essere sincero...adesso. Ma domani, quando ripenserai a tutti i motivi che già una volta ti hanno convinto ad andartene? O tra un mese,la prossima volta che Jasper cercherà di mordermi?- Sentirla parlare così era doloroso. E nell'ascoltare queste sue parole non riuscii a non avere un moto di stupore e imbarazzo.
-Non mi pare -, continuò – che tu abbia meditato molto sulla tua vecchia decisione, no? Finirai per fare ciò che ritieni giusto.- Si, sicuramente l'altro Edward l'avrebbe fatto, ma adesso era diverso l'amore mi aveva cambiato e reso differente, non importava più sapere cosa era giusto e cosa sbagliato. Non ero così forte da poter rinunciare a lei nuovamente.
-Non ho tutta la forza che mi attribuisci, non m'importa più di capire cosa è giusto e cosa sbagliato; sarei tornato comunque. Prima che Rosalie mi desse la notizia, avevo già rinunciato a vivere alla giornata. Una settimana era un'eternità, un'ora una sofferenza. Era soltanto questione di tempo, molto poco tempo, e mi sarei ripresentato alla tua finestra per implorarti di accettarmi di nuovo. Se non ti dispiace vorrei provarci ora.- Il suo viso mi regalò l'ennesima smorfia.
-Non scherzare, per favore.- La guardai cupo.
-Dico sul serio. Vuoi, per cortesia, sforzarti di ascoltare ciò che dico? Mi lasci spiegare quanto sei importante per me? - Restai in silenzio cercando di studiare la sua espressione. La sua mente silenziosa che adoravo, in quel momento mi stava facendo impazzire. Chissà cosa le stava passando per la testa? Volevo che mi comprendesse che fosse chiaro ciò che stavo per dirle. Cercavo la sua attenzione.
-Prima di te Bella , la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità...Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso, tutto ha preso fuoco: c'era luce, c'era bellezza. Quando sei sparita, la meteora è scomparsa dietro l'orizzonte e il buio è tornato. Non era cambiato nulla, ma i miei occhi erano rimasti accecati. Non vedevo più le stelle. Niente aveva più senso.- Mentre parlavo non avevo mai distolto i miei occhi da i suoi. Avevo continuato a guardarla, a scrutare ogni più piccolo movimento del suo viso.
-Gli occhi si abitueranno.- Mormorò.
-Questo è il problema: non ci riescono.- Ma perché non riusciva più a vedere quanto l'amavo, perché non riusciva ad essere così evidente per lei. Eppure non poteva non accorgersene. Forse se avesse potuto ascoltare il battito del mio cuore, vedere il mio viso avvampare, sentirmi tremare o rabbrividire al suo tocco, tutto sarebbe stato più semplice per lei. Il mio corpo avrebbe potuto parlare per me e invece doveva accontentarsi solo di parole. Le parole di qualcuno che della menzogna aveva fatto la sua religione. Qualcuno che era inganno. La sconfitta di accettare il limite di ciò che ero era umiliante e frustrante. Per quanto avessi fatto, per quanto mi avesse potuto cambiare quel sentimento, sarei rimasto per sempre ciò che ero. Non ero umano e questo era il mio limite che neanche lei avrebbe potuto farmi superare. Ma io, potevo amarla e, questo, era l'unica ragione, l'unico significato a tutto per me.
-E le tue distrazioni?- Una risata amara scivolò tra le mie labbra. Ricordavo cosa le avevo detto lasciandola: che per qualcuno come me sarebbe stato facile distrarsi. Chissà quanto l'aveva potuta ferire quel pensiero.
-Faceva parte della bugia, amore mio. Non sono mai riuscito a cancellare...l'agonia. Il mio cuore non batteva da quasi novant'anni, ma stavolta è andata diversamente. Non lo sentivo più, al suo posto c'era il vuoto. Come se ti fossi portata via tutto ciò che avevo dentro.- Ancora un attimo di silenzio.
-Curioso.- Disse solo. La guardai perplesso. Non capivo.
-Curioso?- Replicai.
-Volevo dire “ strano”...pensavo fosse successo soltanto a me. Anch'io ho perso parecchi pezzi. Ho passato chissà quanto tempo senza respirare davvero.- Fece un lungo sospiro.- Anche il mio cuore. Sparito nel nulla.- Era doloroso sentirla parlare così. Chiusi gli occhi e tornai a poggiare nuovamente il viso sul suo petto. Sentii la sua guancia sui miei capelli. Era lì e non potevo crederci.
-Non ti sei distratto neanche con la caccia?- Sospirai.
-No. Quella non è mai stata una distrazione, ma un dovere.- La caccia, non era mai stato un piacere. Era il momento in cui il lato di me che per il resto del tempo tendevo a nascondere per dissimulare la mia diversità, prendeva il sopravvento. Non mi piaceva lasciarmi andare alla mia vera natura anche se solo per l'esigenza di nutrirmi.
-In che senso?- Questa volta al termine caccia io davo un significato totalmente diverso da quello che stava dando Bella. Considerai come in effetti avessi sottovalutato il pericolo che poteva venire dall'incontro che aveva portato Victoria nella sua vita. Guardai il mio amore e lessi sul suo viso la curiosità di sentire cosa avessi da dire mentre il suo cuore continuava a cantare per me. Cominciai a raccontarle come, pur non considerando Victoria pericolosa, non avessi nessuna intenzione di fargliela passare liscia e, come, per la mia stupidità, era stato facile prendersi gioco di me portandomi prima in Texas e poi depistandomi fino in Brasile, mentre lei indisturbata tornava a Forks e io mi trovavo in un altro continente, del tutto ignaro delle sue intenzioni.
-Eri sulle traccie di Victoria?- Le sentii soffocare un grido in gola che interruppe il russare di Charlie che riprese subito dopo.
-Non le ho seguite bene.- Risposi confuso alla sua espressione sbalordita.- Ma stavolta farò di meglio. Presto smetterà di insozzare l'aria con il suo respiro.
-Questo è... fuori discussione.- Disse d'un fiato. Ma non mi avrebbe convinto. Ero determinato a farla pagare a quella folle.
-E' troppo tardi per lei. L'altra volta ho perso un'occasione, ma ora basta, non dopo che...-Mi guardò e lessi l'ansia nei suoi occhi.
-Ricorda che hai appena promesso di non andartene e non credo che questo sia davvero compatibile con una battuta di caccia in piena regola, sbaglio?- Le sue parole mi incupirono e non potei soffocare un ringhio che rimbombò nel mio petto.
-Manterrò la promessa, Bella. Ma Victoria,- e il suono nel mio petto di fece più minaccioso,- morirà presto.- Bella continuò cercando di dissuadermi dal volere dare la caccia a Victoria. Disse che sicuramente il branco di Jacob l'aveva spaventata e messa in fuga. Al solo pensiero di avere lasciato la sua vita tra le mani di licantropi instabili mi faceva infuriare, ma potevo prendermela solo con me stesso. Mi lasciai sfuggire che in effetti i licantropi potevano essere un problema, ma servì solo a sollevare le sue rimostranze. I suoi problemi erano ben altri che un gruppo di lupi adolescenti. Ma non riuscivo a capire quale potesse essere nella scala delle sue preoccupazioni il posto che dava al ritorno nella sua vita di una minaccia come Victoria.
-Parliamo del secondo in ordine di urgenza?- Rispose
-D'accordo.- Dissi sospettoso.





Scusate l'enorme ritardo e il fatto di avere interrotto anche questo tratto della storia, ma questo capitolo è stato più lungo del previsto e gli impegni non sono mancati. Sembra che l'estate non per tutti significhi vacanze, almeno ancora non per me. Spero comunque vogliate perdormi e leggere con il medesimo piacere ed interesse anche questo. Ringrazio chi ha recensito:
red apple (Annamaria)
Ninfea Blu
bale86
theangelsee69
ANNALISACULLEN
Grazie di cuore, scusate se non rispondo, ma è tradi e vi prometto che mi rifarò la prossima volta. Un bacio Glance.
Grazie anche a chi segue, prefersce, ricorda o semplicemente legge.
  
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