Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: NiNieL82    06/08/2010    3 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Quella che avete davanti è una serie di tre capitoli. Il 6, il 7 e l'8... Spero che vi piacciano e che non mi siano suggiti degli errori di battitura... Vi auguro una buona lettura e ringrazio Black Pearl che mi recensisce ogni volta...

Aspetto sempre riscontri positivi o negativi e ricordatevi.. Ogni critica è ben accetta. Basta che sia costruttiva e non tenda ad offendere nessuno...


Capitolo 8: La trappola.



Honizuka Takayashi, oltre ad essere uno dei designer più noti nel jet-set londinese, era uno conosciuto per cercare di togliere l'essenza, lo spirito della persona a cui apparteneva la casa per poterla, infine, arredare.

Quando era entrato nella casa di Edith aveva optato per uno stile quasi privo di fronzoli, a parte qualche piccola statua. Era tutto estremamente moderno, tutto molto bianco e pulito.

Brian diceva che alle volte sembrava di essere in una sala operatoria piuttosto che in un appartamento. E forse aveva davvero ragione.

Una donna passava quasi tutti i giorni a pulire e a tenere ordine, dato che, raramente, Edith, amava stare in mezzo al caos. Si concedeva questa libertà solo quando a casa sua c'era Charlotte. Allora la casa si poteva riempire di giocattoli, bucce di merendine sparse per la casa e altre cose che, quando Brian le vedeva, storceva il naso.

Ecco un'altra cosa in cui Brian ed Edith non erano per nulla simili. Brian voleva sposarsi, ma non parlava mai di bambini. Non aveva mai avuto una grande propensione verso i bambini e non riusciva ad instaurare con nessuno un buon rapporto. Anche Charlotte, che conobbe quando aveva poco più di due anni, davanti a lui piangeva e si disperava. E se i primi periodi della sua relazione con Edith aveva spudoratamente finto che la figlia di Rachel gli piacesse, col tempo aveva cominciato a non celare il suo fastidio nel trovarsi davanti sia Rachel che Charlotte.

Edith, invece, amava i bambini. E per quanto fosse sicura che avrebbe cominciato a pensarci solo dopo essere stata completamente sicura della propria carriera e della sua stabilità, sapeva che un giorno il suo corpo avrebbe accolto un bambino che avrebbe amato come e più di se stessa. Alle volte, infatti, mentre guardava Rachel, provava un po' d'invidia. La osservava giocare con Charlotte, calmarla quando piangeva, farle un regalo per farla sorridere... Alle volte desiderava questo. Sapeva di essere relativamente giovane, anche se sua madre, alla sua età era incinta già di Paul -infondo erano altri tempi!-, ma cominciava a sentire il bisogno quasi fisico di una gravidanza. Si era resa conto che lei, la cinica stronca carriere, la puttana che si scopava Brian Stephensons per arrivare in alto, quella che si sentiva il capo del mondo intero, si fermava a guardare una donna con il pancione, un bambino che dormiva dentro un carrozzino e provava una strana tenerezza mai provata prima, che la lasciava confusa e spaesata dato che sapeva che, per i suoi traguardi era troppo presto.

Un giorno aveva parlato di questo con Brian. Avevano finito di fare l'amore e si stringevano appagati e accaldati, quando Edith, sollevando la testa aveva morso il mento di Brian e le aveva cominciato a raccontare le sue sensazioni e il suo desiderio di diventare mamma.

Non lo fece più. Brian rise di cuore dicendo che lui non voleva figli e li avrebbe fatti solo se fosse impazzito completamente.

Così, come quella notte, Edith, quando sentiva la malinconia e la solitudine prenderla, si sedeva al pianoforte e cominciava a suonare. Suonava anche per ore, senza sbagliare nemmeno una nota, mentre le lunghe dita accarezzavano i tasti bianchi e quelli neri dipingendo armonie che riempivano ogni angolo della casa con il loro suono, e il suo cuore. E così scaricava la rabbia, la frustrazione e la malinconia, seduta in quell'unica macchia di nero e di antico che era il suo pianoforte a coda.



Fuori pioveva.

Una pioggia fine che infastidiva i passanti dato che, mista allo smog di Londra, sporcava i capelli e gli indumenti di chi camminava più o meno veloce per le strade affollate della capitale inglese.

In un palazzo chic, nei pressi di Piccadilly, all'ultimo piano di un palazzo dalla facciata vittoriana, si udiva, invece del picchiettare della pioggia sulle finestre, una melodia dolce, eseguita alla perfezione.

Era Edith che suonava.

Aveva appena saputo che Brian sarebbe tornato a casa due giorni dopo, ma sarebbero subito dovuti andare a cena con il padre di lui per sbrigare alcuni cose che Brian non aveva potuto fare quando era in viaggio. Saperlo ancora lontano, sentirsi trascurata, vedere che il lavoro di lui era più importante di lei, la riempiva di strani pensieri. Pensieri che da un po' la tormentavano e che no n le davano pace. Questo la faceva sentire una stupida in piena regola, ma chi, al suo posto, dopo aver scoperto i tradimenti del suo compagno, dopo le mille insicurezze che quest'ultimo le riusciva a dare, non avrebbe pensato, congetturato, le stesse cose che il cuore di Edith stava gridando.

Stretta in un pullover dal largo scollo ad anello che lasciava scoperta una spalla, i capelli legati in un nodo semplice che li raccoglieva tutti sulla nuca, Edith muoveva i piedi scalzi sul pedale del piano forte, muovendo la testa quasi esprimesse così lo sforzo, la passione, la voglia che aveva di suonare in quel momento. Era completamente presa dalla musica, sfogandosi con essa sapendo che era l'unica capace di ascoltarla senza metterle ulteriori paure, quando sentì il campanello suonare. Si bloccò e aggrottò la fronte, chiedendosi mentalmente chi fosse.

Sollevando appena la cinta dei jeans chiari, si avviò alla porta e guardò dallo spioncino.

L'espressione stupita divenne subito di gioia e aprendo la porta sentì:

ZIA EDITH!”

Edith si chinò e abbracciò Charlotte che le baciò una guancia felice. Rachel stava dietro di lei. Sembrava stesse arrivando da un campo di battaglia.

Era scarmigliata e sembrava stanca, quasi fosse passata sotto un attacco terroristico.

Che è successo?” chiese Edith, un po' divertita, guardando l'amica con una grossa valigia vicino alle gambe.

Tubature... Mi sono esplose le tubature in casa...” ed entrando, dopo che Edith si fu spostata lasciando il passaggio libero, Rachel continuò: “Ti ho detto che dovevo sistemare la casa? I lavori sono cominciati un paio di giorni fa. Oggi gli operai hanno cominciato ad abbattere quel muro che divide la sala in due parti. Ho scoperto perché era lì. A quanto pare, il caro ingegnere, non ha guardato bene il progetto della casa e non si è reso conto che dove stava il muro passavano i tubi della cucina, del bagno di servizio e quelli che collegano l'acqua in giardino. Risultato. Ho la casa allagata, il parquet rovinato e alcuni mobili, di legno, se non faranno qualche cosa in fretta, saranno da buttare..” e lasciandosi cadere nel divano, con un sospiro, disse: “Avrai capito perché sono qui?”

Edith si mise a sedere vicino a lei e lasciando che Charlotte poggiasse la guancia contro la sua, sorrise annuendo e rispose:

Lo sai che se sei in difficoltà, qua trovi sempre la porta aperta. È naturale che ti invito fino a che le cose non si sistemeranno...”

Ti avverto...” l'avvisò Rachel. “I lavori saranno più lunghi del previsto. Devono sistemarmi le tubature, mettere apposto il parquet e il muro che hanno distrutto. E poi ci sono i lavori di routine che devono fare. E di mezzo ci sono anche le vacanze di Natale. Può essere che mi ritrovo qua fino all'apertura della mostra...”

Edith allungò una mano e chiese:

Ti ho detto nulla? Non mi sembra. Quindi... Prenditi tutto il tempo che ti serve e la camera degli ospiti. E ti dico una cosa... Domani, visto che devi uscire con John, quando questa pulce è a scuola, andiamo a fare shopping e dal parrucchiere. È ora che la smetti di fare la zitella acida e che ti prendi quello che ti spetta. Un uomo decente. E dopo il tuo ex marito ne hai più che bisogno...”

Rachel sbarrò la bocca e stava per ribattere, ma Edith si sollevò dal divano e disse a Charlotte:

Che ne dici se ora tu vieni con la zia a preparare il letto?”

Charlotte lanciò un gridolino di gioia e si strinse di più alla zia, mentre Rachel scuoteva la testa.

Avrebbe davvero preferito rimanere a casa sua in mezzo all'acqua e avere un motivo per apparire sciatta davanti a John piuttosto che sistemarsi come una sedicenne al suo primo appuntamento.



Una cosa che Edith adorava guardare la sera, quando Brian non la costringeva ad uscire e quindi a registrarlo per poterlo vedere, era il telefilm cult del nuovo millennio. SEX AND THE CITY.

Lo guardava stando seduta sul pavimento, avvolta in una coperta, mangiando burro d'arachidi.

Anche quella sera, nonostante il giorno dopo dovesse alzarsi presto per incontrare delle persone vicine ad Hillary Clinton per definire alcuni aspetti dell'intervista, guardava la televisione mangiando avidamente, alzandosi durante gli spot per vedere come stava Charlotte.

In realtà, oltre 'Sex and the City', Edith, quella sera, aspettava impaziente il ritorno di Rachel, che quella sera era uscita con John, fresca come una rosa, stretta in un vestito prestatole da Edith, blu scuro , corto, stretto sul seno e morbido sui fianchi, arricchito da un fiocco posto sotto il seno destro.

L'aveva perfino convinta ad andare dal parrucchiere e arricchire i capelli e, con una cascata di boccoli, il viso della ragazza era più bello e più armonioso.

Lei non ci credeva, ma Edith, quando la guardò uscire, pensò che l'amica fosse davvero bella.

Ma dire a Rachel quanto fosse bella sortiva l'effetto contrario, innervosendola ulteriormente, invece che tranquillizzarla. Infatti, quella mattinata, ogni qualvolta qualcuno aveva detto che Rachel fosse davvero bella e raggiante, l'interessata era sbiancata e aveva cominciato a deglutire a vuoto, al punto che Edith, più volte, aveva pensato che la stesse per cogliere un attacco di panico.

Quella sera, Edith, l'aspettava impaziente, dopo che, un paio di ore prima, era stata costretta a sbattere fuori casa l'amica che, presa da uno strano pessimismo, non ne voleva proprio sapere di uscire e aveva cominciato a vedere future sciagure, nuovi roghi di abiti da sposa e nuove sedute dallo psicanalista.

Aspettandosi di trovarsela davanti alla porta dopo nemmeno un'ora, Edith si stupì che, invece, dopo tre ore dall'orario dell'appuntamento, Rachel non fosse ancora tornata.

Stava guardando le avventure delle quattro amiche di New York interessata, quando sentì la chiave girare nella toppa.

Sorridente apparve Rachel che, mettendosi a sedere nel divano prese il cucchiaio e il burro d'arachidi all'amica e mangiandone un'abbondante porzione, chiese, con la bocca un po' impastata:

Che succede?”

Il solito. Mister Big fa lo stronzo, Charlotte vuole sposarsi ad ogni costo...” rispose Edith riprendendo il cucchiaio e il burro d'arachidi e mangiandolo a sua volta.

Rachel le riprese il vasetto e il cucchiaio e ingoiò l'ennesimo boccone.

Usando come scusa quella di prendere il barattolo, Edith la osservò attentamente, rimestando il contenuto.

Rachel se ne rese conto e disse:

Che c'è?”

Edith incrociò le gambe sotto il corpo e disse:

Dai! Smettila di tenermi sulle spine, scema. Raccontami tutto!”

Rachel si morse il labbro maliziosa e sollevando un sopracciglio e rispose, con finta sufficienza:

Vuoi farmi vedere come va a finire l'episodio?”

Edith spalancò la bocca e le tirò il cuscino. Sapeva che anche Rachel era una fan del telefilm dato che sua figlia aveva lo stesso nome di una delle protagoniste, ma usare la sua passione come scusa per tenerla sulle spine, le sembrava un po' troppo esagerato:

Ma guarda questa scema. Non l'hai visto dall'inizio...”

Appunto!” cercò di giustificarsi ridendo Rachel.

Lo sto registrando se proprio lo vuoi sapere, scema...” rispose divertita Edith.

Era come essere tornate all'università. Una vita prima, insomma, quando ancora non erano un mezzo busto della BBC e una cronista di Vanity Fair.

Ma tu domani non devi incontrare quei tipi per la tua intervista con la Clinton?”

Edith socchiuse gli occhi minacciosa e puntandole il dito, disse:

Smettila di trovare scuse! Raccontami tutto per filo e per segno...”

Rachel sospirò, guardò per un attimo la TV mentre ingoiava l'ennesimo cucchiaio di burro d'arachidi e poi, facendo schioccare le labbra, rispose:

Allora... Sai che non sono una che concede baci al primo appuntamento, se vuole frequentare la persona che ha di fronte. E visto che John è un'isola felice in un deserto di uomini vuoti... Ho deciso che sabato sera usciremo di nuovo assieme. Naturalmente se tu hai altro da fare proto Charlie a casa dei miei o chiedo a il mio ex se la può tenere...”

Edith scosse la testa e rispose:

Sabato devo stare a casa. Devo uscire giovedì con Orlando, di sicuro. Poi, fino a che non torna Brian, sai come sono fatta. A meno di non andare noi cinque a bere qualche cosa, non esco mai di casa. Preferisco lavorare!”

Rachel si sollevò, sbattendo una mano sulla gamba di Edith con un sospiro, disse:

Sai cosa penso? Che ci farai la muffa su quel portatile se continui a lavorare. Pensa invece a cosa vuoi mettere giovedì, quando esci con quella scultura vivente. E, fossi in te, comincerei a contemplare l'idea del sesso con qualcuno che non è il tuo ragazzo..”

Ma vuoi smetterla!” esclamò sorridendo divertita Edith.

Fossi in te cosa farei!” continuò con un sospiro sognante Rachel e salutandola con una mano, con un sorriso malizioso, sparì dietro la porta per andare a dormire.

Edith scosse la testa. Tutto si sarebbe aspettata, meno che meno che Rachel la convincesse a tradire Brian.

A quello non c'era mai arrivata in due anni.



Orlando aprì la porta con gli occhi gonfi.

Era stato fuori con Dominic Monaghan, uno degli attori della Compagnia, quella de 'Il Signore Degli Anelli' e avevano finito per festeggiare il passaggio di quest'ultimo a Londra con una notte di bagordi, con annessa anche mega sbronza e rientro in taxi all'alba.

Era più che normale, quindi, che, alle due del pomeriggio, Orlando non si fosse ancora svegliato e stesse puntualmente smadonnando contro chi aveva interrotto il suo sonno, facendosi annunciare dal portiere, sostenendo con quest'ultimo di essere la per un motivo importantissimo.

Mio Dio! Va bene che non mi faccio sentire da un paio di giorni, ma non ti sembra esagerato ridurti così?”

Ci volle un po' prima che Orlando mettesse a fuoco John e grattandosi la testa, trattenendo a stento uno sbadiglio a mo' scusa disse:

Stanotte sono uscito con uno dei miei amici della Compagnia e abbiamo fatto tardi!”

John si mise a sedere sulla poltrona vicino al televisore al plasma e chiese:

Oddio! Non vi ho disturbato, spero!”

No! Lui non è qui. È tornato in albergo perché deve prendere un aereo per tornare a Los Angeles verso le quattro...” poi corrugando la fronte guardò John, chiedendogli confuso: “Che volevi dire con quella domanda?”

John rise di cuore ed Orlando, scuotendo la testa, disse, mettendosi a sedere nel divano:

Sempre la solita testa di cazzo”

Ti voglio bene anche io Orlie...” lo prese ancora in giro John.

Orlando passando una mano sulla faccia e sui capelli, sconvolgendo notevolmente i riccioli castani, guardò l'amico con gli occhi ancora gonfi e gli chiese:

Che ti porta qua?”

Il primo motivo..” rispose John, mettendosi a sedere meglio e allargando le braccia nella spalliera del divano, accavallò le gambe: “.. per dirti quanto sei bello anche appena sveglio. Hanno proprio ragione a dire che sei l'uomo più sexy del pianeta!”

Orlando, fingendosi esasperato, sollevò gli occhi al cielo e replicò, guardando il soffitto:

Perché mi punisci così. Mica ho ucciso qualcuno...” e guardando John aggiunse: “E guarda che se me lo fai notare così tanto, significa solo che vuoi fare un giro. Ma non mi avrai. Sono un membro del gruppo no profit F.I.G.A. e non mi faccio incantare dalle lusinghe di nessun essere umano munito di ben altri attrezzi.”

I due risero di cuore e John, serio disse:

Il vero motivo per cui sono qua è un altro.”

Era serio stavolta. Orlando lo guardò corrugando la fronte, un po' preoccupato. Eppure gli occhi di John non erano tristi come quando gli succedeva di pensare a Rocio. Al contrario... Erano luminosi e tutto il viso sembrava tutt'altro che triste.

John si rese conto di quello che stava pensando Orlando e disse:

Credo di aver trovato la donna che mi farà dimenticare il dolore per la morte di Rocio! E che mi farà cominciare una nuova vita..”



Edith sorrise sentendo il campanello squillare.

Corse verso l'ingresso e saltò al collo di Brian che, con un mazzo di fiori in mano, sorrise malizioso e disse:

Ti sono mancato?”

Edith si morse il labbro e poggiando le mani sulle guance del compagno lo baciò con passione. Lui l'allontanò e con uno sguardo predatore, rispose:

Anche tu...” e porgendole i fiori disse: “Questi sono per chiederti scusa del fatto che non son potuto tornare prima e del fatto che stasera mi dovrai dividere con mio padre e sentirmi parlare di affari tutta la sera...”

Era un bellissimo mazzo di rose rosse. Edith le prese e baciandolo di nuovo disse:

Non importa. Sono solo felice che tu sia qui e che stasera la passiamo assieme..”

Brian entrò nella casa della compagna e storse il naso. Si rese subito conto che c'era un bambino con lei. E che quel bambino era nientepopodimeno che la piccola Charlotte.

Prendendo l'orsacchiotto della bambina abbandonato sul divano, disse:

Mi avevi accennato che avevi degli ospiti a lungo termine a casa, non immaginavo che fossero Rachel e Charlotte..”

Edith che in cucina stava riempiendo il vaso d'acqua per i fiori, rispose:

Mi sono dimenticata di dirtelo ieri al telefono. Staranno qua un po' perché gli operai che stavano facendo i lavori a casa di Rachel hanno rotto le tubature e hanno combinato un disastro in piena regola. Quindi si fermeranno fino a Natale. Non è meraviglioso!” continuò sistemando i fiori nel vaso.

Brian poggiò di nuovo l'orsacchiotto e mormorò, per nulla entusiasta:

Si! Fantastico” aggiungendo subito, ad alta voce: “Quindi a Natale le lascerai qua da sole?”

Edith uscì dalla cucina e lo guardò confusa e, poggiando i fiori su di un mobile all'entrata, chiese, incrociando le braccia:

Perché?”

Brian sorrise e abbracciandola le disse:

Avevo pensato di passare le vacanza di Natale alle isole Fiji...”

Lo hai pensato tu appunto!” rispose infastidita Edith, scansandosi dall'abbraccio.

Brian la guardò stupefatto dalla sua reazione e le chiese:

Ed ora perché ti comporti così?”

Edith si voltò e rispose secca:

Perché? Per questo tuo vizio di fare le cose senza mai chiedermi niente. Passare il Natale alle isole Fiji. Bello, ti ringrazio. Ma non ti sembra il caso di chiedermi se posso venire? Se ho preso impegni con Rachel, Jen, Fred o mio fratello Paul? No. Tu stai fuori un mese, quasi, non fai nulla nemmeno per essere qua il giorno del mio compleanno e pretendi che io venga con te alle Isole Fiji”

Stavo lavorando!” si giustificò Brian.

Anche io lavoro. E quando io non posso fare qualche cosa, tu ti arrabbi come un pazzo. Io ti devo correre incontro, tu puoi anche non capire. E progettare viaggi a cui io, alle volte per venire devo fare i salti mortali...” sbottò Edith.

E tu che fai? Ti lamenti di tutto quello che faccio per te? Dei viaggi in prima classe? Dei gioielli? Dei vestiti? Di questo appartamento?” le rinfacciò Brian alzando la voce.

Edith lo guardò disgustata.

Non dire cose che non ho nemmeno pensato... Non ti sto dicendo che non ti sono grata. Ma preferirei non avere tutto questo ed essere trattata come la tua ragazza, la tua compagna, la donna che ami, piuttosto che sentirmi una tua dipendente che si è comportata bene. E vorrei che capissi che vengo a letto con te perché ti amo e non per avere un premio il giorno stesso o il giorno dopo. Le cose che mi regali, sto cominciando a guadagnare abbastanza per comprarmele da sola...” e voltandogli le spalle, aggiunse: “Ora se mi permetti, vado a lavarmi. Tuo padre ci starà aspettando e non sono una che è abituata a fare tardi, anche se le cose non la riguardano in prima persona.” e sparì in bagno.

Brian la guardò stringendo la mascella. Una cosa che non sopportava di Edith era questa. Il suo essere troppo snob con lui, il suo sentirsi più intelligente di lui, più brava di lui.

E, sicuramente lo era, dato che, lui lo sapeva, non aveva mosso un solo dito quando suo padre lo aveva mandato a studiare ad Harward, non aveva alzato un dito e nemmeno compiuto il minimo sforzo per laurearsi. I suoi soldi e l'influenza della famiglia di sua madre avevano fatto il resto.

Edith, invece, era una ragazza indipendente che, per quanto dicessero gli altri, era arrivata in alto solo grazie alle sue forze, dopo aver apertamente detto al padre di voler diventare una giornalista, piuttosto che una pianista. Che aveva studiato duro ed era arrivata in alto. E aveva creato la sua fortuna basandosi sul suo talento che le aveva permesso di intervistare i più grandi nonostante fosse giovanissima.

Ma questo suo modo di essere lo infastidiva. E più volte avevano litigato per questo.

Si mise a sedere nel divano e si guardò intorno, sentendo il nervosismo crescere per via del disordine che regnava nella sala. Fu allora che notò sul tavolino un cellulare. Era il cellulare di Edith. Lo guardò senza toccarlo.

Non usciva con lei da quasi due settimane. L'ultima volta che erano usciti assieme era stato per la festa in onore ad Edith.

Cosa aveva fatto mentre non c'era?

Con chi si era sentita quando lui non poteva guardarla?

Veloce prese il cellulare e aprì la cartella dei messaggi. E subito lesse tre messaggi di seguito che portavano un nome: Orlando.

Erano stati mandati in giorni differenti. Tutti giorni in cui Brian era fuori.

Sospirando aprì il primo.

E lesse:

KATE MI HA DETTO CHE NON PUÒ VENIRE. A DIRE IL VERO NON MI DISPIACE. NON CI VEDRÀ BECCARCI COME NOSTRO SOLITO!”

In un attimo il sangue di Brian fluì al cervello. Che cosa significava quel messaggio? Ma chi si credevano quei due per prendersi gioco di lui?

Con mani tremanti lesse il secondo.

TRANQUILLA. L'IVY È UN POSTO TRANQUILLO. CHIEDERÒ AL PROPRIETARIO CHE È UN MIO AMICO DI FARCI ENTRARE DAL RETRO, COSÌ EVITIAMO TUTTI I PAPARAZZI CHE CI SARANNO ALL'INGRESSO... SONO DAVVERO FELICE CHE TU ABBIA ACCETTATO DI USCIRE CON ME. CI TENEVO DAVVERO A CHIARIRMI CON TE. ED A RIAVERE QUELLA COSA MIA CHE MI HAI PRESO CON L'INGANNO. POTREI SCULACCIARTI PER QUESTO!”

Inevitabilmente Brian cominciò a macchinare con il cervello. Che cosa significava tutto quello? Possibile che tutto fosse cominciato già prima della festa? Sì! Certo che era cominciato tutto prima della festa. Edith aveva intervistato Orlando per Vanity Fair qualche settimana prima. E lui aveva ottenuto la prima pagina. Un articolo che Edith scriveva mentre era con lui al 'Ritz' a Parigi e Brian ricordava come era andata quella vacanza. Edith era stata per tutto il tempo riottosa e infastidita a qualsiasi dimostrazione d'affetto. Ed ora capiva perché: era stata a letto con Orlando Bloom.

Voleva vendicarsi. Tese l'orecchio e l'acqua scendeva ancora, nel bagno, il che significava che Edith si stava ancora lavando.

Lesse il terzo e ultimo SMS che Orlando aveva inviato.

WOW! CERTO CHE VA BENE! GIOVEDÌ PRIMO DICEMBRE. IO PROPONGO L'IVY... SEMPRE CHE A TE VADA BENE. IL TUO CONSORTE TI AVRÀ PORTATO IN GIRO PER LOCALI QUALCHE VOLTA... O È TROPPO IMPEGNATO A FARE LUNGHI VIAGGI FUORI SEDE?”

Una vena sulla tempia prese a pulsare forte. Ma chi si credeva quel ragazzino. Lui era Brian Stephensons, rovinava lui, Edith e le loro famiglie schioccando solo le dita.

Rilesse ancora il messaggio. Dal rumore che l'acqua faceva colpendo la ceramica del box doccia, presumeva che Edith si stesse lavando i capelli, con un po' di fortuna, quindi, avrebbe messo in atto il suo piano.

Si sollevò e aprì la grande porta finestra del salotto. Dopo aver cercato un numero nella rubrica, guardando il cielo plumbeo, cornice di una giornata uggiosa.

Ci volle qualche secondo e altrettanti squilli prima che una voce dall'altra parte rispondesse:

Brian! A che devo l'onore? È da una vita che non ci sentiamo tu ed io!”

Brian sorrise. Un sorriso di circostanza, come tutte le volte che parlava con Ralph Felton, direttore della più nota rivista scandalistica di tutta la Gran Bretagna.

Si erano conosciuti ad una delle feste che Brian era solito organizzare. A quei tempi stava con una modella e, per Brian, il loro incontro fu come la discesa della manna dal cielo. Infatti, un ex della ragazza, aveva cominciato a mettere voci su di lei. Voci tutt'altro che lusinghiere che parlavano di strani incontri sessuali dei due quando ancora stavano assieme. A Brian, che poco importava se quelle voci fossero vere o false, premeva solo che lui, essendo il nuovo compagno della modella, ci finiva di mezzo. E con lui la sua preziosissima immagine di rampollo di famiglia nobile -anche se il padre aveva comprato il titolo, lui era sempre nobile- erede di una fortuna niente male, per giunta.

Usò la sua amicizia con Felton per mettere alle costole del malcapitato ex della ragazza una squadra di paparazzi, rendendogli la vita impossibile con il risultato che riuscì a togliere i peggiori scheletri dall'armadio di quest'ultimo, mettendolo in ridicolo non solo nei giornali, ma chiudendogli qualsiasi porta per un futuro lavoro.

Non domo, dopo alcuni mesi lasciò la modella e, anche a lei riservò lo stesso trattamento che aveva riservato all'ex. Infondo nessuno può pretende di rendere ridicolo Brian Stephensons e pensare anche lontanamente di farla franca.

Da allora si erano sentiti sporadicamente, più che altro per evitare la pubblicazione di foto rubate di lui ed Edith dato che, la sua attuale compagna, preferiva scrivere sui giornali e non starci sopra.

Felton si rivelò un leale alleato. E Brian sapeva che poteva chiedergli quando voleva qualche aiuto, in cambio di informazioni fresche su nobili, star e starlette del mondo patinato che Brian frequentava di solito.

Ralph! Come stai?” sorrise Brian.

Bene! E tu che mi racconti?”

Sembrava una chiacchierata tra vecchi amici più che una chiamata che mirava a tutt'altro.

Niente di che. Lavoro, viaggi di lavoro, donne pronte a buttarsi ai tuoi piedi solo perché hai un po' di soldi.” rispose Brian fingendosi infastidito.

Una vitaccia” ironizzò Ralph.

Brian rise divertito. Poi, abbassando la voce, aprendo la porta dal quale arrivava ancora lo scroscio dell'acqua, disse:

Ho una notizia bomba!”

Ho capito. Devi rovinare qualcuno..” sorrise Ralph.

Esatto!” esclamò Brian cercando di dominare la sua rabbia.

Chi è lo sfortunato, ora?” chiese sorridendo Ralph.

Brian tese l'orecchio. Uscì di nuovo nel grandissimo terrazzo. Avrebbe detto che era un telefonata di lavoro, se Edith lo avesse visto chiamare. Ma conoscendo quanto durava il rituale della doccia della compagna e che, durante il rito non usciva mai dal bagno nemmeno fossero cominciati i bombardamenti, parlò tranquillo.

Voglio che tu segua Edith Norton!”

Felton rimase un attimo in silenzio, sorpreso dalla richiesta. Solo quando ritrovò la parola chiese a Brian:

Edith Norton è quella Edith Norton che penso io?”

Quante Edith Norton esistono nel jet set?” chiese sarcastico Brian aggiungendo poi in fretta: “Voglio che il primo dicembre, giovedì, tu metta qualcuno alle costole di Edith e di un attore che conosci benissimo... Orlando Bloom...”

Gli occhi di Ralph si illuminarono. Era risaputo che Orlando Bloom, da quando stava con la Bosworth, era diventato noioso e poco proficuo. Prenderlo con le mani nel sacco significava solo una cosa: soldi a palate!

Sei sicuro che non sia solo un uscita tra amici? Cioè, non mi vorrei trovare gli avvocati di Bloom, della Bosworth e della Norton alle calcagna!”

Perché? È diventato un problema per te, avere alle calcagna i legali di qualcuno? Non credo che i reali ti inviterebbero mai a cena, dato tutti i disastri che hai combinato...” sorrise conciliante Brian.

Sei sicuro quindi....?” si assicurò ancora Ralph.

Ho in mano il cellulare di Edith. Non sono solo sicuro, ne sono certo!” rispose Brian.

Ralph passò la lingua sulle labbra, quasi gustando l'invisibile sapore della notizia che aveva tra le mani. Se la cosa si prolungava, stando attento a non mettere in mezzo Brian, avrebbe ricavato tantissimi soldi da quella storia...

Ti ringrazio Brian. Non sai quanto sia importante questa storia... E spero che tu riesca a sistemare con la Norton. È una bellissima ragazza...” cominciò Ralph.

Ti chiedo solo un ultimo favore. Per far si che ne esca completamente pulito e che Edith non sospetti di me, fai uscire il giornale dopo Natale. Così facciamo anche in modo che non ci siano liti prima delle feste. Lo troverei molto opprimente...”

Ralph sorrise e disse:

Tranquillo. Farò come mi hai detto...”

E..” continuò Brian guardando verso il salotto ancora deserto: “...appena pubblichi la copia, mandala in Francia dalla Bosworth dicendole che gliela manda un amico... E, naturalmente, chiama anche me. Non sarò a Londra per allora. Sarò a New York, giusto per evitare ulteriori sospetti..”

Sarà fatto come vuoi.. Grazie. E ci sentiamo dopo Natale...”

Brian sorrise e chiuse la chiamata.

Aprì la porta finestra e sentì il rumore dell'asciugacapelli che veniva acceso proprio in quel momento.

Uscì di nuovo fuori e compose un nuovo numero.

Aspettò pochissimo la risposta dall'altra parte. E a rispondere stavolta fu un donna, stupita e agitata dall'inattesa chiamata.

Brian sei tu?”

Certo piccola, sono io..”

Emma dall'altro lato si buttò nel letto trattenendo un grido e suadente disse:

Ce ne hai messo di tempo?”

Diciamo che sono stato un po' occupato in questo periodo. E poi avevo tua sorella che mi fiatava sul collo. Per questo ti volevo chiedere scusa per come ti ho trattata alla festa!”

Brian cercò di sembrare prostrato e davvero pentito dal suo comportamento. Ma anche se non si fosse sforzato di sembrarlo, Emma, innamorata di lui, non se ne sarebbe resa conto. Infatti...

Ho già dimenticato. Mi hai chiamato per vederci?”

Ho chiamato per farti una proposta. Partiamo a New York per Natale. Solo tu ed io. Però mi devi fare un favore..”

Emma che quasi non poteva credere alla grande fortuna che le era capitata, disse:

Dimmi!”

Non devi dirlo a nessuno dove stai andando. Né a tua madre, né a tuo fratello, né a tuo padre. E, meno che meno, a tua sorella. Voglio stare tranquillo...”

Emma sospirò e rispose:

Tranquillo Brian. Sarò una mosca. Non vedo l'ora di passare le vacanze con te...”

Anche io!”

Ti amo..” sussurrò Emma.

Idem” sorrise Brian. E chiuse il telefono.

Rientrò in salotto infreddolito ma contento.

Edith uscì, stratta in un vestito nero con una profonda scollatura davanti, che arrivava sin sotto le ginocchia. I capelli erano liberi sulle spalle. Gli occhi truccati di scuro. Sistemava un orecchino, mentre usciva dalla camera.

Brian allargò le braccia e le disse:

Quando ti guardò non posso non pensare che tu sia davvero bellissima...”

Edith sorrise. Non era immune dai complimenti e chinando la testa disse:

Il solito adulatore” e prendendo la pochette, disse: “Andiamo! Stephensons senior ci aspetta. E non è educato far aspettare un nobile”

Brian le fece cenno di precederlo ed Edith lo fece.

Guardandola camminare davanti a lui, Brian sorrise soddisfatto.

Aveva teso la sua trappola. E quando Edith e Orlando ci sarebbero caduti avrebbe gustato il dolce piatto della vittoria e della vendetta.

Avrebbero imparato una prossima volta a prendersi gioco di lui.






   
 
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