Capitolo XVII
Ore 11.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
<< Quindi abbiamo i nomi degli altri Referenti… >> disse McDonall, che appariva stranamente più grigio del solito,
attraverso lo schermo del pc che permetteva la loro
video-conferenza, << Ed è già qualcosa che i servizi segreti russi non
erano stati in grado di fornirci. Ottimo. Significa che vi state lentamente
guadagnando la loro fiducia >>.
Irina gettò un
rapido sguardo in direzione di Dimitri, seduto al tavolo di fronte al computer
portatile, che appariva impassibile. Teneva le braccia incrociate, come se
volesse mettere una certa distanza tra loro. In effetti, non avevano ancora
parlato, dalla sera prima.
<< Più che la
fiducia, mi sembra che ci stiano dando la loro attenzione >> obiettò lei,
dubbiosa, << Non mi sembra che si fidino di noi… di me, è meglio dire.
Soprattutto Nikodim: è chiaro che non vuole che io
arrivi alla Lince >>.
McDonall, dall’altra parte
dello schermo, annuì.
<< L’unica
cosa che potete fare è stare attenti >> disse, << Tenete gli occhi
aperti, perché qualcuno potrebbe pugnalarvi alle spalle. Di preciso, di cosa di
tratta la missione che volevano affidarti? >>.
Ormai era passato al “tu”.
<< Devo
incontrare qualcuno e concludere un affare per conto
loro >> rispose Irina, scrollando le spalle, << Non sono stati
chiari, ma oggi dovrei ricevere le istruzioni necessarie… >>.
<< Come al solito non parlano più del necessario >> commentò McDonall, passeggiando davanti alla telecamera, l’ufficio
scarsamente illuminato alle sue spalle.
<< Sono solo
molto furbi >> si intromise Dimitri, a bassa
voce, << Stanno approfittando della situazione per guadagnarci qualcosa…
>>.
Il Vicepresidente
si voltò a guardarlo, perché il russo rientrava nel suo campo visivo.
<< Sai qualcosa
a riguardo? >> chiese, ma non c’era nota d’accusa nella sua voce.
Dimitri spostò i
suoi occhi grigi sullo schermo, serio e imperscrutabile; Irina lo teneva
d’occhio, pronta a sentire con quale novità sarebbe uscito in quel momento.
<< Forse non
esiste nessun affare >> spiegò lui, << Vogliono solo mandare
qualcuno nel territorio di Vladimir Buinov, qualcuno
che non faccia parte della loro cerchia, a cercare di convincerlo a collaborare
con loro… Stavano cercando un’esca, in pratica, e hanno trovato lei >>.
Irina gli gettò
un’occhiata di fuoco, infuriata. Sapeva quelle cose e veniva a dirgliele solo
ora?
<< Sanno che
appena qualcuno di estraneo metterà piede nel sud di Mosca, avrà ampie
possibilità di essere ucciso >> continuò Dimitri, impassibile, << E
non vogliono sprecare nessuno dei loro uomini. Irina
cade a pennello: se anche venisse uccisa, non si
creerebbe nessun problema, né tra noi, né con gli amici di Buinov
>>.
“Bene, vedo che continua comunque a fare un po’ quello
che gli pare” pensò
Irina, stizzita, in piedi con le braccia incrociate, “Mi sta mandando a farmi ammazzare… Poteva anche dirmelo prima”.
<< Quindi stai dicendo che vi hanno dato una missione
impossibile da portare a termine? >> domandò McDonall,
forse talmente incredulo da apparire stranamente cortese, << Che dovrete rinunciarvi? >>.
Dimitri fece una
smorfia, allontanandosi impercettibilmente dal tavolo.
<< Non hanno
calcolato che anche io faccio parte della missione
>> disse, come se quello spiegasse tutto, << E sarò in grado di far
andare le cose come voglio io >>.
<< Cosa stai dicendo? >> domandò Irina, stupita, decisa a
intervenire, << Non eri tu che avevi qualcosa in sospeso con Buinov? >>.
<< Appunto
>> fu la sola risposta di Dimitri.
Si guardarono in
faccia per qualche istante, in quel silenzio carico di tensione, poi McDonall parlò.
<< Come pensi
di riuscirci? >> chiese, tranquillo.
<< Conosco la
zona, e conosco la gente. So esattamente cosa vogliono
>> rispose Dimitri, << Posso trattare senza correre troppi rischi,
ma non ho la garanzia che “l’affare”, come lo chiamano loro, vada a buon fine…
Ma posso fare in modo che Irina entra ed esca viva da Lyubertsy,
sempre che lei non faccia di testa sua >>. Le lanciò un’occhiata.
McDonall guardò Dimitri per
qualche istante, come se fosse in grado di capire se stava mentendo oppure no.
Magari si era appena pentito di averlo lasciato andare in missione con lei…
<< Credo che
tu sappia più cose di quante tu ce ne voglia dire >> sussurrò, << E
immagino che continuerai per la tua strada… Ma se puoi fare in modo che proceda
tutto per il meglio, puoi anche tenerti i tuoi segreti >>.
Si salutarono,
mentre Irina guardava Dimitri, arrabbiata e confusa. Adesso anche McDonall gli perdonava il fatto che
facesse di testa sua…
<< Cosa significa tutto questo? >> chiese lei,
avvicinandosi con le braccia ancora incrociate.
Il russo si limitò
a rivolgerle un’occhiata.
<< Perché
credi che all’inizio non volessi questa missione? >> ribatté lui,
<< Non hanno bisogno di provare la nostra
fedeltà, soprattutto la mia… Non ne hanno proprio bisogno, questa è la verità.
Ci stanno solo usando, stanno approfittando del fatto
che siamo disposti a qualunque cosa per incontrare la Lince, e ci stanno
facendo fare ciò che interessa a loro, soprattutto a Nikodim.
Quello che ci hanno chiesto di fare non è una missione, ma una semplice prova
della nostra stupidaggine: vogliono che ci leviamo dai piedi, il prima possibile >>.
Irina lo guardò,
gli occhi ridotti a fessure. Si era talmente abituata a discutere con lui che
non aveva più nemmeno paura che potesse arrabbiarsi sul serio e cercasse di
farla fuori a colpi di boxe.
<< Allora
perché alla fine hai accettato, facendo cambiare la posta in gioco? >>
domandò.
Dimitri fece una
smorfia, come al solito il massimo della sua
espressività.
<< Perché
alla fine mi interessa sapere cosa sta facendo
Vladimir Buinov >> rispose, secco, <<
Molto più di quanto interessa a loro… >>.
<< E perché?
>>. Di nuovo il solito argomento, di nuovo la
solita storia.
<< Perché è
così e basta… Abbiamo i nostri affari in sospeso, e voglio sapere esattamente
cosa sta facendo >>.
Irina e Dimitri si
fissarono per qualche secondo, in silenzio.
Sapeva che fare
domande non sarebbe servito, e doveva accontentarsi di
rimanere nel dubbio finché Jess non si fosse fatto
sentire. Stancamente si sedette al tavolo, cercando di trovare un argomento di
conversazione che non lo irritasse troppo e che le consentisse di pensare a
qualcos’altro che non fosse quella storia di cui ormai iniziava a stufarsi.
<< Combatti
spesso, al Black Diamond?
>> domandò.
Dimitri sembrò
vagamente sorpreso dal suo cambio di atteggiamento, ma non fece commenti al
riguardo.
<< Solo
quando ne ho voglia >> rispose, << Di solito non più di un paio di
volte a settimana >>.
<< Ah… E come
mai? >>.
<< Mi serve
per rilassarmi >>.
“Alla faccia del relax… E
quando vuole fare qualcosa di movimentato, che fa?”.
<< Capito…
Quindi in mansarda ti allenavi? >>. Lo scrutò per capire se si stava
innervosendo.
<< Sì
>>.
Si guardarono
un’ultima volta, poi lei capì che in quel momento Dimitri aveva voglia di tutto
tranne che di parlare, e si alzò. Recuperò il cellulare e andò in camera sua
per telefonare a Xander, che sicuramente sarebbe
stato più loquace.
Irina guardò
lampeggiare la scritta di “Nuova mail in arrivo” sullo schermo del pc, chiusa nella sua stanza, la luce accesa che rischiarava
il giorno buio e uggioso di Mosca. Si mise comoda sulla sedia, e la aprì.
“Ciao Irina!
Come mi hai chiesto, sono andato in cerca di informazioni su Dimitri, ma non pensare che sia riuscito
a scoprire chissà che. Forse un paio di cosine potranno
interessarti, tutto il resto mi è sembrato superfluo.
Allora, partendo dalle sue origini: ha iniziato a
correre nelle gare clandestine a diciotto anni, subito dopo aver preso la
patente, ma chiaramente quello è il suo ingresso “ufficiale”. Di sicuro ha
guidato anche prima. La sua famiglia è piuttosto numerosa, e praticamente
sono tutti invischiati nel giro delle corse e della droga, a partire da suo zio
Boris che è uno dei Referenti. In poche parole, la sua è una delle famiglie più
importanti e influenti della città, anche se ormai i membri rimasti
sono pochi: pare siano stati coinvolti in una faida circa una decina di anni
fa, che si è conclusa con la morte dei genitori di Dimitri e anche di diversi
fratelli. I motivi della guerra non sono riusciti a scoprirli, ma credo di
poter ipotizzare che Dimitri abbia poi lasciato la Russia e si sia spostato a
Los Angeles per fuggire da qualcuno. Questo accade all’incirca otto anni fa,
anche se da quel momento è tornato diverse volte a
Mosca, per brevi periodi e sempre da solo, a parte quando lo accompagnava Challagher.
Non sono riuscito a capire con precisione quale sia il
motivo che ha spinto Dimitri ad andarsene, perché
sembra che la vicenda sia stata in qualche modo tenuta segreta, e che nemmeno
la polizia sia riuscita a capirci qualcosa. E’ tutto molto confuso, ma è chiaro
che c’è stata una guerra tra clan che potrebbe continuare tutt’ora.
Non ci sono segnalazioni degne di nota su Dimitri, da
parte della polizia. A parte per le gare clandestine, sembra che qui abbia
condotto una vita relativamente più tranquilla rispetto a Los Angeles: niente
risse, niente spaccio, niente che indichi possa aver presso parte alla faida.
Però potrebbe anche essere un’illusione, perché la polizia potrebbe stare dalla
loro parte e in quel caso avrebbero goduto di una
certa immunità.
Per il resto, è storia che conosci già. Sai cosa ha
fatto Dimitri negli ultimi anni prima di essere arrestato, e sai che tipo è.
L’unica cosa è che ora mi chiedo se non sia il caso di informare McDonall e White sulla vecchia faida che potrebbe
continuare ancora ora… Fammi sapere, e fai attenzione.
Jess”
Irina guardò il
monitor, tranquilla. Si era aspettata che le ricerche
dell’informatico portassero a ben poco: qualunque cosa che riguardava Dimitri
sembrava essere estremamente sfuggente, un po’ come
lui. Però ora sapeva che almeno “qualcosa” c’era stato
che poteva aver indotto il russo ad andarsene… E sicuramente centrava anche
quel Buinov, chiunque fosse.
Avvicinò il pc e iniziò a scrivere.
“Ciao Jess,
ti
ringrazio per le informazioni, anche se sommarie. Immaginavo andasse così,
comunque, ma penso che McDonall e White non debbano
essere informati, a riguardo. Per il momento Dimitri si sta comportando
abbastanza bene, e le informazioni che ti ho chiesto mi servivano solo per
capire se ci fosse qualcosa che potesse avvantaggiarci nella missione… Dimitri
non è particolarmente loquace, e sembra odi parlare di sé, quindi ho ritenuto
opportuno avvalermi di altre fonti. Se inizierò ad avere il sospetto che stia
tramando qualcosa, vi informerò sicuramente per primi.
Ti chiedo un ultimo favore: cerca qualche informazione
su un certo Vladimir Buinov. Ne ho sentito parlare da
queste parti, ma non ho idea di chi sia. Se riesco a capirci qualcosa in più,
credo di avere qualche vantaggio su questi russi da strapazzo. Ti ringrazio
ancora una volta e ti mando un abbraccio.
Irina
P.S.: in ogni caso, se scopri ancora
qualcosa su Dimitri, fammelo sapere”
Perfetto, era
riuscita a dare una risposta senza essere allarmante: Jess non si sarebbe preoccupato, se avesse capito che si
stava solo documentando per qualcosa di personale. Inviò la mail e si alzò, diretta in cucina.
Aveva appuntamento
con Dan, e con lei doveva andarci anche Dimitri. In quel momento doveva essere
sopra, in mansarda, perché non lo vedeva in giro, e poco prima aveva visto Yana sfrecciare sulle scale, trotterellando allegra.
Ore 16.00 –
Mosca, Garage di Dan
<< Allora, le
istruzioni sono queste >> disse l’italiano, una mappa della città di
Mosca appoggiata sul cofano della Alfa 8C, il dito
appoggiato su un punto ben preciso. << Devi prendere la tua auto e
raggiungere Mosca Sud attraverso questo percorso… >>. Indicò con
precisione le vie. << Una volta arrivata a questa piazza, prosegui dritto
fino a un grosso capannone grigio, circondato da un cancello. Dovresti trovarlo
aperto. Una volta dentro, lascia l’auto e tutte le armi, ed entra nel
capannone… >>.
Irina era
appoggiata alla 8C, gli occhi che seguivano il dito di
Dan, concentrata. Dimitri, di fianco a lei, sembrava una statua di ghiaccio.
<< Chi ci
sarà? >> domandò il russo, distaccato, guardando Dan in faccia come se
gli avesse fatto qualcosa di male.
<< Non lo
sappiamo… Almeno, non noi. Se Nikodim sa chi ci sarà
all’incontro, non ce lo ha detto >> rispose
l’italiano, vagamente nervoso.
Irina gettò
un’occhiata a Dimitri, come a dire: “Non mi stupisco affatto”.
Lui sembrò pensare la stessa cosa.
<< E poi?
>> incalzò lei, per sapere cosa avrebbe dovuto fare.
<< Dovrai
trattare con la persona che ti troverai davanti >> continuò Dan, <<
Chiunque sia. E quello che dovrai chiedere sarà questo: una tregua degli
scontri che avvengono in città, e l’apertura di una trattativa per poter entrare nel loro territorio senza subire attacchi.
In cambio siamo disposti ad offrire del denaro e la
possibilità di entrare a far parte dei Referenti per uno di loro. Queste sono
le condizioni, devi riuscire a farli accettare, o almeno a indurli a un’ulteriore incontro >>.
Irina annuì,
capendo che non sarebbe stato facile.
Dimitri si lasciò
andare a uno sbuffo. << Nikodim sapeva che è
impossibile >> borbottò, tranquillo, << Vladimir non accetterà mai
nessuna tregua, né tantomeno una trattativa… >>.
<< Lo so, ma
non possiamo fare altrimenti >> disse Irina, << Se vogliono che
vada laggiù a far finta di poter trattare con quei russi ci devo andare. Se Nikodim è contro di noi, è l’unico modo che ho per
incontrare la Lince… Se riesco a portare a termine la missione, i Referenti non
avranno nulla da dire e ci lasceranno in pace >>.
Dimitri le rivolse
un’occhiata imperscrutabile, come sempre quando pensava qualcosa e non voleva
far sapere cosa. Irina si rese conto di fare la figura dell’incosciente e della
superficiale, ma ogni ora che passava era sempre più
determinata a non farsi intimorire da quei russi. Ci andava un po’ di coraggio,
e lei cominciava a tirarlo fuori.
<< C’è altro
che dobbiamo sapere? >> chiese Dimitri, rivolto a Dan.
<< No
>>.
<< Quando è
l’appuntamento? >>.
<< Stasera
alle undici >>.
Dimitri si
allontanò, facendo cenno a Irina di seguirlo. Dan, che fino a quel momento era stato
piuttosto nervoso, sembrò rasserenarsi: molto probabilmente la presenza del
Mastino lo metteva in soggezione.
<< Bene, ce
ne andiamo >> disse il russo, << Se ci dovete dire
altro, telefonateci >>.
Irina seguì Dimitri
fino alla Audi R8, parcheggiata all’entrata del
garage, e notò che il russo sembrava un po’ più strano del solito: appariva
eccitato e preoccupato al tempo stesso, come se tutta quella storia avesse su
di lui un effetto insolito. Sicuramente sapeva qualcosa di cui lei non era a
conoscenza, e naturalmente non avrebbe provveduto a
dirle cosa mai fosse.
<< Verrai
anche tu, o dovrò andare da sola? >> chiese Irina, mentre risalivano
sull’Audi che si accese con un rombo e iniziò a risalire la rampa che portava
all’esterno.
<< No, io non
verrò >> rispose Dimitri, neutro, << Nikodim
vuole che vada solo tu, altrimenti con me sarebbe troppo facile… Oppure troppo
difficile >>.
Irina inarcò un
sopracciglio, senza capire cosa intendesse, ma Dimitri continuò: << E in
ogni caso, l’unica cosa che non dovrai fare quando sarai lì è proprio trattare >>.
Ore 16.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
<< Irina? Lo
zio ha detto che devi salire… >>.
Yana la guardava con la
sua solita espressione curiosa, mentre stava seduta in soggiorno davanti al pc portatile
intenta a controllare la sua e-mail, nella speranza che Jess avesse già trovato qualcosa riguardo a Buinov. Guardò la bambina, sicura di non aver capito bene.
<< Cosa?
>>.
<< Lo zio
vuole che sali di sopra >> rispose la bambina,
indicando con il ditino la mansarda.
“Ok, qui c’è qualcosa che non va…”.
Spense il pc e lo adagiò con lentezza sul tavolino, aspettandosi da
un momento all’altro una smentita: Yana doveva aver
capito male, oppure si trattava solo di uno scherzo. Però
nessuno disse niente, così seguì la bambina lungo le scale, e inchiodò davanti
alla porta della mansarda.
Yana entrò
trotterellando tranquilla, e Irina rimase sulla soglia, incerta. Possibile che
stesse per entrare nell’eremo off-limits di Dimitri, per di più su suo invito?
La bambina si voltò
a guardarla, senza capire perché si fosse fermata lì. Irina infilò la testa
dentro, con cautela come se si aspettasse di essere aggredita da un momento
all’altro, e guardò.
La mansarda aveva
una forma regolare, quadrata e molto spaziosa, ed era stata divisa in diverse
stanze chiuse da porte di legno scuro. Come si era immaginata, trovò diversi
attrezzi da palestra che avevano l’aria di essere utilizzati molto spesso, e
addirittura un sacco da boxe rosso appeso al centro della stanza, sopra un
tappeto nero che doveva fungere da ring. Un paio di guantoni erano appoggiati a
una panca insieme con una felpa e un asciugamano; vicino c’era un piccolo
stereo che diffondeva in quel momento una musica soffusa, molto probabilmente
un cd degli U2. Infine, in un angolo, c’era un tappetino rotondo a quadretti
rosa e bianchi, sommerso di giocattoli e pupazzi che sicuramente dovevano
appartenere a Yana.
Dimitri non
sembrava esserci, così si arrischiò a entrare, notando che una delle porte
delle due stanze era aperta. Yana gliela indicò e poi
tornò a giocare con i suoi peluches.
Ora capiva cosa
facevano insieme Yana e Dimitri nelle lunghe ore che
se ne stavano la sopra, e sentì nascere un po’ di tenerezza verso quel rapporto
strano e dolce che avevano quei due. La bambina si era addirittura meritata uno
spazio personale all’interno di quello che doveva essere il luogo preferito del
russo, e lui era stato così magnanimo da cederglielo: era la conferma che in
fondo le voleva bene, a modo suo.
Si avvicinò alla
porta socchiusa e bussò, per far capire che stava entrando.
Trovò Dimitri
seduto a una scrivania, davanti a un computer dall’aria piuttosto potente, lo
sguardo puntato sul monitor acceso su uno strano programma. Alla parete era
appesa una cartina di Mosca, come se gli servisse per tracciare il percorso di
qualcuno, circondata da due scaffali alcuni pieni di cd, fogli, mappe e qualche
strano congegno elettronico, altri stipati di scatole
di cartone e registratori con i dorsi in bianco.
<< Ehm… Mi
volevi vedere? >> domandò Irina, sentendosi stranamente in imbarazzo, in
quel luogo che sapeva essere proibito, per lei. Era
quella solita sensazione di soggezione che aveva provato nei suoi confronti
all’inizio della loro convivenza.
Dimitri le gettò
un’occhiata e le fece cenno di sedersi nella sedia che aveva lasciato libera di
fianco a lui: solo in quel momento Irina si accorse della piccola foto che
teneva vicino al monitor e che ritraeva lui stesso di fianco a una bionda, dall’aria
stranamente familiare. Sembrava una foto piuttosto vecchia, perché Dimitri era
molto, molto più giovane, appena più che un ragazzo, ma aveva sempre gli stessi
imperscrutabili occhi grigi di sempre.
Chiunque fosse
quella ragazza, sicuramente doveva aver rappresentato qualcosa di importante nella vita di Dimitri, perché altrimenti non
si sarebbe mai guadagnata il privilegio di fare una foto con lui. E le sembrava
la stessa che aveva visto nel ritratto in camera sua.
“E se fosse la sua fidanzata?”.
Quel pensiero la
folgorò improvviso, portandosi dietro un sacco di implicazioni.
Non l’aveva mai vista in giro, né tantomeno con Dimitri… Possibile che fosse
lei la donna che lo aveva reso quello che era, in chissà quale modo?
A guardarla bene,
però, le sembrò una ragazza qualsiasi, carina ma sicuramente nulla di speciale,
e non aveva niente che potesse dare l’idea di avere qualcosa in grado di
conquistare nientemeno che Dimitri… Però il fatto stava che la foto campeggiava
in due delle stanze più private del Mastino, e ciò significava che non era una
qualunque.
<< Mettiamo
subito in chiaro cosa dovrai fare stasera e quello che non dovrai fare
>>. La voce di Dimitri ruppe il filo dei suoi pensieri, e Irina si
riscosse, guardandolo fingendo di non essere rimasta colpita dalla foto.
<< Va bene…
>> disse lei, a bassa voce.
Dimitri tirò fuori
da un cassetto due piccoli oggetti che sembravano
microspie, e li appoggiò sulla scrivania, di fianco a un paio di grosse cuffie
con microfono.
<< Ti ho
detto che non sarei venuto >> disse, <<
Infatti non verrò. Però ti seguirò con questi…
>>. Mostrò le due microspie. << Sentirò ciò che sentirai
tu, e potrò parlarti come se fossimo al telefono, senza che nessuno si accorga
di niente. In poche parole, ti guiderò passo passo, e
potrò vedere la tua posizione sul mio computer >>. Fece un cenno con la
testa verso il monitor.
Irina annuì, e per
un attimo le venne in mente Xander: tutti quei
dispositivi di sicurezza gli sarebbero andati a genio. Si chiese perché mai
Dimitri fosse tanto previdente.
<< Una volta
che sarai nel loro territorio, dovrai seguire tutto ciò che ti dirò, che ti
piaccia o meno >> continuò il russo, secco,
<< Senza discussioni, chiaro? Non possiamo metterci a litigare su cosa vogliamo
fare mentre sei davanti a uno degli scagnozzi di Vladimir, quindi seguirai i
miei ordini anche se non ti andranno a genio… Anche
perché serviranno a farti uscire viva e vegeta da lì >>. A suggello di
quelle parole le rivolse un’occhiata eloquente.
<< Ok… Ma
sono così spaventosi? >> chiese Irina, a cui
sembrava quasi esagerata tutta quella storia. L’incontro era programmato, non
sarebbe certo piombata lì senza avvisare.
Dimitri però
afferrò uno dei microfoni con aria stizzita, come se la considerasse una
sciocca.
<< Sono dei
figli di puttana pronti a tutto, che non guardano in faccia a nessuno e
soprattutto che si divertono alle spalle degli altri >> rispose, il tono
feroce, << Non gli interessa chi sei, chi conosci o cosa vuoi. Se hanno
voglia di ammazzarti, lo fanno e basta >>.
Irina tacque e vide
la mano di Dimitri tremare, gli occhi che guizzarono un momento verso la foto
con la ragazza: le bastò quello per capire che quella donna doveva essere un
elemento centrale nel passato di Dimitri, e sicuramente aveva avuto un ruolo
importante nella storia con Buinov… E chiaramente,
poteva essere lei quella che era andato a trovare al cimitero.
<< Scosta i
capelli >>.
Dimitri si era
alzato e la guardava con in mano uno dei microfoni, in
attesa che lei facesse ciò che aveva detto. Con cautela Irina raccolse i
capelli tutti da una parte e il russo si abbassò, sfiorandole l’orecchio quasi
impercettibilmente ma abbastanza da farle percepire il calore delle sue mani,
che sembravano avere una temperatura superiore a tutte quelle degli altri.
Avrebbe detto che poteva benissimo avere la febbre.
<< Dovresti
riuscire a sentirmi abbastanza bene, con quella >> disse Dimitri,
afferrando le cuffie con microfono che aveva appoggiato sulla scrivania,
riguadagnando la calma, << Mettiti questa >>.
Le porse l’altro
oggetto e lei se lo appuntò sulla maglietta, all’altezza del cuore.
<< Con quello
sentirò qualsiasi cosa verrà detta >>.
Non poteva negare
che Dimitri fosse ben organizzato: chissà dove si era procurato
tutta quella roba. Lo guardò dare un’ultima occhiata al monitor del computer,
poi si decise a parlare.
<< Perché ce l’hanno tanto con voi? >> chiese lei, riferendosi a
Buinov e ai suoi amici.
Dimitri non
distolse lo sguardo dallo schermo, ma forse i suoi occhi si puntarono sulla
foto.
<< E’ una
cosa che va avanti da tanti anni >> rispose, neutro, << Da quando
io ero giovane… Mosca è sempre stata divisa in quartieri, ma piano piano i vari capi famiglia si sono alleati l’uno con
l’altro per contrastare la polizia. Anche per quello è nata la figura della
Lince… Buinov e la sua famiglia sono stati gli unici che non hanno mai voluto allearsi con
nessuno, e hanno continuato a fare la guerra a tutti quanti >>.
<<
Soprattutto con te… >> si arrischiò ad aggiungere Irina, aspettandosi un
repentino cambio di umore da parte sua.
Dimitri fece una
mezza smorfia.
<<
Soprattutto con me >> ripeté, ma non sembrò infuriarsi. Tacque per un
istante, poi aggiunse: << Non fare finta di non sapere che Buinov mi vuole morto, Irina. Lo so che mi hai ascoltato
mentre parlavo con Iosif di mia sorella, e so anche
che forse stai anche facendo ricerche su di me >>. C’era una nota
vagamente divertita nella sua voce.
Irina rimase
paralizzata, fissandolo inebetita.
<< Co-come fai a saperlo? >>
chiese.
Dimitri divenne
serio, e i suoi occhi grigi si rabbuiarono ulteriormente.
<< Non sono
un’idiota, e non sono cieco >> rispose, << Non fare ricerche su di
me: è solo una perdita di tempo e mi da fastidio. Non
saprai niente finché qualcuno di noi non te ne parlerà, e nessuno si
arrischierà a farlo >>. Non era minaccioso, ma non stava nemmeno
scherzando.
<< Sto solo
cercando di capire se corriamo qualche pericolo >> ribatté Irina, per
difendere la sua posizione, << Non posso continuare a brancolare nel
buio… Magari dobbiamo guardarci le spalle più di quanto immaginavamo >>.
<< Viviamo
costantemente nel pericolo >> disse Dimitri, << Dovresti saperlo.
Quando eri parte del giro di Challagher, la tua vita
era esattamente come quella di ogni altro pilota clandestino: era qualcosa di inconscio, ma sapevamo tutti che un giorno potevamo
svegliarci e scoprire che quello era l’ultimo della nostra vita. Adesso è
uguale, e non credo che ficcare il naso nei fatti miei contribuisca a farti
correre meno rischi >>.
Irina rimase in
silenzio, colpita. Dimitri in fondo aveva ragione: che lei sapesse o non sapesse, si sarebbe comunque trovata nei guai. Nessuno
poteva prevedere cosa sarebbe accaduto di lì a qualche ora.
Si rese conto che
forse stava commettendo un errore: il passato di Dimitri non era affar suo, non
doveva intromettersi in qualcosa che lui voleva mantenere segreto. Aveva deciso
di collaborare con loro, quindi sicuramente aveva tenuto conto anche di quello
che il suo ritorno in Russia avrebbe comportato. Se il suo passato fosse venuto
a cercarlo, se ne sarebbe occupato lui, come aveva già detto… Ma lei non poteva
fare finta di niente, e mettere a repentaglio la missione…
<< Forse…
Forse hai ragione >> mormorò, << Forse sto sbagliando da qualche
parte… >>.
Poi si rese conto
di una cosa: non era un’agente dell’F.B.I., era una ex
pilota clandestina… Non poteva negarlo. Non aveva seguito nessun corso, non
aveva fatto nessuna gavetta: era solotata ingaggiata
per portare a termine una missione che solo un’agente esperto
poteva sperare di concludere. Non poteva pretendere di minimizzare i rischi,
non poteva pretendere di fare in modo che tutto filasse liscio e senza intoppi:
il rischio era stata la prima variabile di cui si era parlato, il primo scoglio
che aveva incontrato e dal quale Xander l’aveva messa
in guardia… E quando aveva accettato il compito, aveva accettato
anche quello.
<< D’accordo,
se credi che non serva impicciarmi degli affari tuoi, cercherò di non farlo
>> mormorò lentamente, << Ma non puoi pretendere nemmeno che faccia
finta di niente. Se devo guardarmi le spalle, preferisco saperlo >>.
Dimitri si lasciò
andare a una smorfia strana, che aveva qualcosa di amichevole.
<< Tanto ci sono
io a guardare le spalle a entrambi >> rispose, serafico, << Per il
momento abbiamo finito, se vuoi puoi andartene >>.
Irina alzò gli
occhi al cielo.
“Non sia mai che conversiamo amabilmente per più di
cinque minuti… Provvede subito a sbattermi fuori”.
Si alzò, portandosi
dietro le microspie e si fermò da Yana, che era mezza
sommersa dai suoi pupazzi, e ridacchiava contenta.
<< Giochi con
me? >> domandò la bambina, sventolando un grosso peluche a forma di orso
bianco.
<< Ehm…
>>. Si guardò intorno: Dimitri stava cambiando il cd allo stereo, di
spalle. << Posso rimanere o vi do fastidio? >>.
Il russo si voltò
appena, gli occhi grigi che scintillavano. Era forse divertito?
<< Ti ho
detto che se vuoi puoi andartene, non che te ne devi andare
>>.
Irina gli rivolse
un’occhiataccia, ma tanto si era già girato, e sorrise a Yana
sedendosi di fianco a lei.
<< Lui si
chiama Kocco >> disse la bambina, indicando
l’orso bianco, << E lui… >>.
Passò i dieci
minuti successivi a elencare gli improbabili nomi dei suoi amici pupazzi, ma Irina lo trovò piacevole: dava a tutto un’aria
meno pesante, e contribuiva a farla sentire un po’ meno lontana da casa. Tommy
a quell’ora probabilmente doveva essere a casa a giocare con i suoi trenini…
Nel frattempo,
Dimitri si era infilato la tuta da ginnastica e aveva iniziato quello che doveva essere il suo allenamento quotidiano fatto di
numerose serie di esercizi con gli attrezzi e furiose battaglie contro il sacco
rosso che si stagliava minaccioso al centro della stanza. In quel momento stava
sfogando sul punching-ball tutto quello che molto probabilmente avrebbe
volentieri scaricato su di lei.
Yana continuava la sua
presentazione come se niente fosse: evidentemente era abituata a vedere suo zio
picchiare furiosamente un sacco inerme, e aveva smesso di chiedersi perché lo
facesse. Irina invece si domandava come quel punching-ball aveva fatto a
resistere fino ad adesso, perché Dimitri colpiva forte e rabbiosamente. Mai
trovarselo davanti quando era arrabbiato, o si rischiava di finire all’ospedale
con diversi traumi…
Si appoggiò con la
schiena contro il muro e si fece coinvolgere in un gioco di Yana,
che aveva approfittato della situazione per farsi insegnare qualche nuova parola
e si divertiva da morire. Solo quando Dimitri si levò la maglia, mettendo di
nuovo in mostra la sua collezione di cicatrici, l’occhio di Irina cadde di
nuovo da quella parte.
“E’ un vero peccato che si sia rovinato così… In fondo
è un bel ragazzo”.
Irina si morse il
labbro quando si accorse di ciò che aveva appena pensato, e si sentì
improvvisamente in colpa, come se avesse fatto un torto a Xander.
Poi si diede della sciocca, come faceva spesso da un po’ di tempo a quella
parte: aveva solo espresso un giudizio, non aveva fatto niente di male.
Dimitri si voltò di
scatto verso di lei, una goccia di sudore che gli colò sul collo, scorrendo su
una delle cicatrici bianchicce, e le rivolse un’occhiata indecifrabile. Irina
sussultò rendendosi conto che l’aveva appena beccata a fissarlo.
<< Scusami
>> disse lei, abbassando lo sguardo, << Non volevo
infastidirti… >>.
“No! No! No! Ho sbagliato di nuovo… Adesso è sicuro che
lo stavo guardando…”.
Dimitri abbassò la
guardia e recuperò l’asciugamano, gettandoselo sulle spalle, e poi si asciugò
il volto, forse per nascondere una smorfia.
<< Non è
certo il tuo sguardo a infastidirmi… >> borbottò, enigmatico, prima di
infilare le scale e scendere di sotto.
Ore 22.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
<< Riesci a
sentirmi? >> domandò Dimitri, la voce che proveniva dal microfono
nascosto nei pressi dell’orecchio di Irina, in piedi nell’ingresso.
<< Sì. Tu mi
senti? >>.
<< Sì, ti
sento bene >> rispose Dimitri, che stava nella mansarda, << Ora
scendo per darti un’ultima cosa >>.
Irina sentì i passi
del russo rimbombare per le scale, e lo guardò avvicinarsi con le cuffie in
mano, gli occhi grigi che brillavano.
<< Quante
armi hai? >> domandò, secco, dopo essersi accertato che le microspie non
si vedessero.
<< Solo una
pistola >> rispose lei, controllando fosse ancora dove l’aveva lasciata,
cioè appesa alla cintura, << Ma tanto dovrò
lasciarle tutte dentro l’auto, altrimenti non mi faranno entrare… >>.
Dimitri tirò fuori
dalla tasca quello che era un coltellino a serramanico, abbastanza grande da
poter risultare letale, se si era in grado di usarlo.
Glielo porse ma lei rimase a guardarlo, interrogativa.
<<
Nasconditelo da qualche parte… >> fu il commento del russo.
<< Senti,
credi che io sia in grado di usare un coltello? >> ribatté Irina,
esasperata, << Non… >>.
<< Non
discutere e mettitelo dentro uno stivale >> la zittì Dimitri, feroce,
<< Non ti controlleranno dentro le scarpe… E in
ogni caso, ti sconsiglio di usarlo: ti potrà servire solo se le cose si
metteranno davvero male. Consideralo la tua ultima spiaggia. E quanto al fatto
che non lo sai usare… Vedrai che al momento opportuno sarai capace, come tutti
>>.
Irina inarcò un
sopracciglio, perplessa, ma prese il coltellino e se
lo infilò dentro lo stivale, evitando di irritarlo ulteriormente. Si chiuse la
giacca e gli gettò un’ultima occhiata.
<< Vado
>> disse.
Si avviò verso la
porta, ma prima di uscire si voltò un’ultima volta verso di lui, sentendosi
strana.
<< Ehm…
>> biascicò, incerta, << Non voglio fare
la tragica, ma se per caso dovesse succedere qualcosa… Ehm… E’ stato
interessante passare del tempo con te >>.
Non lesse
assolutamente niente sulla faccia di Dimitri, e così capì almeno di non averlo innervosito ulteriormente. Voleva solo essere sincera
e gentile nei suoi confronti.
<< Vedi di
seguire quello che ti dirò, chiaro? >> abbaiò lui, in
risposta.
Irina si chiuse la
porta alle spalle, per niente stupita dalla sua reazione, e scese in garage.
Aveva la sensibilità di un muro di cemento.
Le ci volle un’ora
per arrivare al quartiere Lyubertsy seguendo le
indicazioni sul navigatore satellitare, le strade congelate e deserte. Mosca
dormiva già, e gli unici abitanti ancora in fermento erano sicuramente quelli
che vivevano di notte, cioè loro, i piloti clandestini.
Quando entrò a Lyubertsy non si accorse della
differenza, perché anche lì le strade erano vuote e spazzate da un vento
freddo. La zona sembrava un quartiere malfamato e povero, e molte delle case
erano vecchie e fatiscenti. Individuò il capannone in fondo alla strada,
spoglio e quasi invisibile nella notte scura.
<< Credo di
essere arrivata… >> sussurrò. Fermò la macchina e sentì un brivido
scorrerle lungo la schiena: era tutto molto, troppo, inquietante e desolante…
Dimitri, che fino a
quel momento era rimasto in completo silenzio dall’altra parte del microfono,
diede segni di vita.
<< Lo so… Se
il cancello è aperto, entra e lascia la macchina in un angolo, non troppo
lontana dalla porta di entrata… >>.
<< Ok
>>.
Irina parcheggiò la
Punto a pochi metri dalla porta del capannone, nel cono di luce di un lampione
mezzo storto. Adagiò la pistola sotto il sedile, controllò che il coltellino
fosse ancora al suo posto, e poi scese.
Rimase in piedi
davanti alla porta per qualche istante, sentendo la tensione salire. Ora che si
trovava lì, era tutta un’altra cosa… Però faceva parte del mestiere. Se voleva essere un’agente dell’F.B.I. era ora che imparasse a gestire
le sue emozioni, soprattutto la paura. E se lei non ci riusciva, ci pensava
Fenice, che era sempre stata brava, in quello-
<< Da questo
momento in poi non parlarmi più >> disse Dimitri, << Mi limiterò ad ascoltare, e a darti qualche ordine se sarà
necessario. Fa come se non esistessi >>.
Irina annuì, anche se
sapeva che non poteva vederla, e bussò.
Non dovette
aspettare nemmeno un secondo, perché la porta del capannone venne
aperta, ma il suo ospite rimase nascosto dietro il battente, invisibile nel
buio della stanza quasi vuota.
<< Vieni
avanti >> disse una voce, assurdamente roca e rasposa,
tanto da farle venire i brividi.
Irina avanzò nella
penombra, dove c’erano un tavolo e due sedie, l’una di fronte all’altra, e
sentì la porta dietro di lei chiudersi, una presenza che aleggiava alle sue
spalle. Il rumore però non riuscì a coprire la voce di Dimitri, che arrivò
dritta e chiara al suo orecchio.
<< Merda
>>.
Quell’unica parola
bastò a Irina per farle capire che c’era qualcosa che non andava, e a farle
rizzare tutti i sensi. In un attimo, sentì svanire la paura, pronta a
difendersi, fuggire o contrattaccare.
<< E così
hanno mandato te >> disse l’uomo, da dietro le sue spalle, con una
pronuncia quasi incomprensibile, << Quindi tu saresti
l’amichetta di Dimitri… >>. C’era qualcosa di serpentesco, in quella voce
gutturale e roca, di viscido e cattivo.
Irina si voltò di
scatto, decisa a vedere con chi stava per parlare, e le ci volle tutta la sua
forza di volontà per rimanere impassibile.
Davanti a lei c’era
un uomo, che sembrava anche abbastanza giovane, dai capelli ricci neri e gli
occhi scuri, con un volto dai tratti duri e spigolosi… E un’enorme, bianca,
nitida cicatrice sulla gola e sulla mandibola, fin sotto l’orecchio sinistro,
come il colpo di una sciabola andato bene a segno.
<< Ero
curioso di vederti >> disse l’uomo, girandole intorno e soppesandola con
gli occhi, << Da vicino, si intende. Ci siamo
già incontrati, sai? >>.
Non le ci volle
molto per fare due più due, ma sentì il sangue gelarsi nelle vene quando capì
chi si trovava di fronte… Davvero era lui?
<< Figli di
puttana… >> sussurrò Dimitri nel suo orecchio, << Nikodim sta con lui… Non parlare finché non te lo dico…
>>.
L’uomo le girò
ancora intorno, con l’aria di un serpente che saggia l’aria intorno alla sua
preda. Aveva una pistola in mano, ma non sembrava ancora intenzionato a usarla.
Irina rimase immobile, tesa come una corda, il respiro volutamente regolare, in
attesa.
<< Si
raccontano strane storie su di te, sai? >> disse l’uomo, la voce che
raspava come se rantolasse, << Eravamo tutti curiosi di scoprire chi si
fosse portato dietro Dimitri questa volta… Un bel bocconcino, a quanto pare.
Fenice ti chiamano… Sei la vecchia fiamma di Challagher, o sbaglio? Una donna “intraprendente”, ti
definiremmo da queste parti… >>. L’uomo fece un ultimo giro intorno a
lei, poi domandò, affabile: << Lo sai chi sono io? >>.
<< Vladimir Buinov >> rispose Irina, secca, ignorando il
precedente ordine di Dimitri. Qualcosa le diceva che fare la buona e la timida
con quel russo non era la strategia migliore.
L’uomo sorrise.
<< Perspicace… Accomodati, Fenice >>. Le fece cenno di sedersi alla
sedia.
<< Siediti ma
non staccargli di occhi di dosso >> fece Dimitri.
Irina eseguì, e
Vladimir prese posto davanti a lei, un sorriso sul
volto deturpato.
<< I miei
amici devono essere diventati dei veri vigliacchi, se mandano una ragazza a
trattare per loro >> disse il russo, tirando fuori un pacchetto di
sigarette, << Ogni giorno che passa cadono sempre più in basso… Ti
avremmo ucciso, se non fossimo stati curiosi di incontrarti, lo sai? >>.
<< Questo
significa che la curiosità della gente mi ha salvato spesso la vita >>
commentò Irina, tranquilla. Forse era stato il suo istinto di pilota, o forse
solo la sua esperienza con quel tipo di gente, ma aveva già capito chi si
trovava davanti, e come comportarsi… Ed era assurdo, ma aveva smesso di avere
paura, come se fosse sicura che qualunque cosa fosse successa, sarebbe stata in
grado di cavarsela.
Vladimir ridacchiò.
<< Sei un personaggio, tuo malgrado, Fenice… Ed è meglio che essere
nessuno >>.
<< Non
perdere tempo, prova a vedere se vuole trattare… >> disse Dimitri, e un
velo di tensione trasparì dalla sua voce.
<< Sono
venuta per trattare per conto dei Referenti… >> iniziò Irina, assumendo
un tono sicuro, << Vorrebbero che… >>.
Vladimir fece un gesto
con la mano, per zittirla; la sua faccia era la stessa che si ha quando si è
infastiditi da una mosca che ci ronza intorno.
<< So cosa
vogliono da me >> disse, annoiato, << E loro dovrebbero
ormai sapere che non voglio nessuna tregua, nessun accordo, niente di niente…
>>. Le gettò un’occhiata, << E’ il tuo amico Dimitri che voglio
>>.
Irina comprese che Buinov stava solo giocando: non gli era mai interessato
trattare con Nikodim e gli altri; aveva accettato
quell’incontro solo con la speranza che fosse Dimitri a fare da tramite. Ora
che si trovava davanti lei, tutto ciò che riguardava
un’eventuale tregua non era di suo interesse.
<< Mi avrà
>> ringhiò il Mastino, dall’altra parte del microfono, << Non mi sto nascondendo… E’ lui a non avere il coraggio di farsi
vedere… >>.
Qualsiasi fosse la
questione, Irina dubitava fortemente che Dimitri avesse paura a incontrare
Vladimir: lo conosceva abbastanza da sapere che se se
lo fosse trovato davanti, Buinov avrebbe fatto la
fine del tipo che aveva riempito di botte al Black Diamond.
<< Dimmi
Fenice, in pratica tu chi saresti? >> domandò all’improvviso Vladimir,
guardandola con espressione interessata, la penombra della stanza a fargli da
contorno. La cicatrice bianca sul suo collo riluceva sotto la vecchia e
polverosa lampadina appesa al soffitto.
<< Sono la ex numero tre della Black List americana >> rispose lei, senza un tremito nella
voce, << Facevo parte dei piloti che lavoravano per Challagher,
quando ancora non si trovava dietro le sbarre >>.
Vladimir ghignò.
<< Conosco la
tua fama, Irina Dwight >> disse serafico, << Da quando sei qui si
sono susseguite molte voci, su di te. Io però voglio sapere perché sei qui con
Dimitri >>. Il suo tono voleva forse apparire quasi dolce, ma aveva un
che di viscido: le sembrò proprio di trovarsi di fronte a un serpente che con
la lingua saggia l’aria intorno alla sua preda.
<< Evita di
dirgli la balla che mi hai liberato >>. Dimitri
non si perdeva una parola, e sembrava aver capito più di lei che cosa volesse
sapere Vladimir… O quali intenzioni avesse.
<< Deve darmi
una mano a liberare Challagher >> rispose
Irina, << Sono venuta qui per chiedere aiuto per far fuggire lo Scorpione
dal carcere >>.
<< E ti fai
aiutare da Dimitri… >> commentò Vladimir, << Non è la scelta
migliore che potevi fare, sai? Però ti ringrazio di averlo fatto uscire di prigione: finalmente lo posso rincontrare. Ormai avevo
perso le speranze… >>.
Irina voleva
mordersi il labbro, ma si trattenne. Dimitri dall’altra parte taceva. Vladimir
faceva finta di non sapere le cose, ma in realtà doveva essere al corrente di tutta la storia, se non addirittura di
qualcosa in più.
<< Che cosa
vuoi esattamente da lui? >> chiese lei.
Vladimir scoppiò a
ridere, tirando la cicatrice sul suo collo. Il suo volto spigoloso era tutto
tranne amichevole e divertito, però.
<< Non lo
sai, vero? Non ti ha detto niente … >> sghignazzò, appoggiandosi con la
schiena alla sedia e guardandola una mano all’altezza del volto, con in mostra un grosso anello d’oro al mignolo.
Irina rimase
impassibile, senza dargli segno che fosse tesa o
nervosa. Dimitri non sembrava volersi più intromettere, come se fosse rimasto
ad ascoltare quale guaio avrebbe combinato lei, o
forse non sapeva come comportarsi, ora che il suo passato era diventato oggetto
di discussione.
<< No
>> disse, alzando il mento, quasi volesse sfidarlo.
<< Lo
immaginavo… >> mormorò Vladimir, << Cosa c’è tra voi, mia dolce
Fenice? >>. Si sporse sul tavolo, e l’aggettivo “dolce” sembrava fuori
luogo pronunciato dalle sue labbra…
Irina ebbe la
tentazione di fare una smorfia, infastidita, ma si trattenne: quei russi erano
fissati con il suo rapporto di Dimitri, quasi si augurassero che le fosse
davvero la sua ragazza o che comunque avesse una qualche storia con lui. Più
che preoccuparsi che lei magari potesse tradirlo o tramargli alle spalle, il
loro pensiero era se stavano insieme… Non aveva senso.
<< Sai cosa
devi rispondere… >> ringhiò Dimitri, che sembrava ancora più furioso di
prima.
<< Niente
>> ribatté lei, guardando Buinov dritto negli
occhi e trovandoli più freddi di quelli di Dimitri, << Sono la ragazza
dello Scorpione, e di nessun altro >>.
Vladimir sorrise,
poi sembrò soppesare le sue parole senza cambiare espressione. Il ghigno rimase
sul suo volto, come a dire che non ci cascava, che la stava prendendo in giro.
<< Dormi con
un assassino, lo sai? >> disse alla fine.
Quell’affermazione
prese Irina alla sprovvista, lasciandola un momento senza parole.
<< Cosa vuoi dire? >>.
<< Oh,
Dimitri sa esattamente cosa voglio dire, come lo sanno tutti gli altri >>
ribatté Vladimir, << Quando tornerai da lui,
fatti raccontare qualcosa del suo passato… Potrebbe essere interessante. E
riferiscigli che mi piacerebbe fare quattro chiacchere
con lui, da amico ad amico >>. Ghignò ancora, sempre più divertito.
<< Vattene da
lì appena puoi >>. L’ordine di Dimitri le arrivò dritto all’orecchio, e
colse nel suo tono una nota di nervosismo… La situazione stava prendendo una
piega che a lui non piaceva.
Per un istante
Irina ebbe la tentazione di continuare a indagare sul passato del Mastino, di
fare qualche domanda che le avrebbe permesso di capire qualcosa di ciò che era
successo tra lui e Vladimir, ma si ricordò di quanto aveva detto ore prima, e
decise di non rompere quella sorta di promessa.
<< Quindi devo riferire che non hai intenzione di trattare, né
tantomeno incontrare qualcuno dei Referenti per parlare pacificamente? >>
chiese, per riportare la conversazione sul piano iniziale.
<< Sì, non
voglio concludere nessun accordo. Non ho interesse a
farlo >> rispose Vladimir, << Ma potrei di nuovo voler incontrare
te… >>. La guardò di nuovo con quello sguardo viscido e gelido che aveva
usato per studiarla all’inizio.
Il cuore di Irina
iniziò ad accelerare impercettibilmente, e il sangue le si
gelò nelle vene, di fronte al tono di quella voce. Improvvisamente si
sentì in trappola, sola e disarmata… Una sensazione che aveva provato molte
volte, e che faceva parte del suo passato, del suo essere Fenice. Deglutì,
cercando di riprendere il controllo come aveva imparato a fare.
<< E perché?
>>.
<< Ti ho vista guidare; sei molto brava… E mi piace la tua
determinazione >> rispose Buinov, giocando con il
pacchetto di sigarette che aveva in mano, << Non sono un retrogrado
maschilista come gli amici di Dimitri, non mi interessa se sei una donna…
Potresti tornarmi utile, e io potrei offrirti più aiuto di quello che ti stanno
dando loro per far fuggire il tuo amato Challagher…
>>.
Ammiccò con aria complice, sicuro di averle appena fatto un’offerta
allettante.
<< Rimani nel
vago >> disse Dimitri, << Non dirgli né no
né sì… Non sappiamo se dice sul serio o se è una trappola >>.
Irina sentì il nodo
allo stomaco sciogliersi, quando la voce di Dimitri, sempre controllata e
distaccata, le risuonò nell’orecchio… Non era proprio da sola.
<< Potrebbe anche
interessarmi >> iniziò, cauta, << Ma non credo che tu possa
offrirmi un aiuto maggiore di quello che potrebbe darmi la Lince, no? E poi
Dimitri mi ucciderebbe, se accettassi… Dovrei scegliere fra l’aiuto di uno di
voi due, e non ho nessun elemento per decidere >>.
Vladimir sorrise.
<< Ottima
risposta, Fenice >> disse con un cenno del capo, << Allora potremmo davvero incontrarci per valutare la cosa, non
credi? >>.
<< Forse…
>>. Irina sorrise, mascherando la tensione, << Non sono venuta qui per questo, però. Tutto dipende da ciò che
mi offriranno i Referenti, una volta che tornerò a riferirgli che il compito
che mi hanno affidato non è andato a buon fine… In
quel caso, potrei anche accettare la tua proposta >>.
Vladimir sembrava
divertito.
<< D’accordo,
Fenice, aspettiamo >> convenne, << Ho un’ultima domanda da farti,
mia cara… Parteciperai alla Mosca-Cherepova?
>>.
<< Se me lo
permetteranno, sì >> rispose lei.
<< E’ una
gara a coppie, lo sai? >> chiese Vladimir, gli occhi che brillavano.
<< Con chi gareggerai? >>.
“Questo non lo sapevo…”.
<< Con me
>> sussurrò Dimitri, secco, << Digli che parteciperai con me… Sarò
io il tuo compagno >>.
<< Con
Dimitri >> rispose lei, in automatico. E solo un secondo dopo si rese
conto di ciò che aveva appena detto.
Vladimir la guardò
per un momento, come se si stesse trattenendo dal ridere. Alla fine si alzò,
aggirò il tavolo e la raggiunse, forse per tirarle la sedia in un gesto
galante. Invece si abbassò su di lei, la bocca a pochi centimetri dal suo
orecchio, e sussurrò: << Allora al nostro prossimo incontro, Fenice. E un
bentornato a te, Dimitri >>.
Irina rimase
paralizzata, seduta sulla sedia con la pelle d’oca, rendendosi conto che
Vladimir aveva sempre saputo che il Mastino li stava ascoltando…
<< Alzati e
vattene >> ordinò secco lui, come se non fosse successo niente.
Irina si alzò, con
un’orribile sensazione addosso, mentre Vladimir le indicava la porta con aria
falsamente gentile. Era come se fosse stata appena sfiorata da un viscido e
infido animale, pericoloso e molto velenoso.
<< E’ stato
un vero piacere conoscerti, Irina >> disse il russo, << Spero di
rivederti presto >>.
Lei non rispose, ma
gli rivolse solo un’occhiata. Poi alla fine disse, senza pensare: <<
Dimitri ti aspetta >>.
Infilò la porta e si immerse nell’aria gelida di Mosca, sentendo il battente
sbattere alle sue spalle, e rabbrividì, più per la paura che per il freddo. Ora
che era fuori, era come essere appena usciti dall’acqua, come se respirasse
veramente dopo una lunga apnea.
<< Sali in
macchina e muoviti >> ordinò Dimitri, con urgenza, << Vattene il prima possibile >>.
Irina si gettò uno
sguardo alle spalle, per controllare che nessuno la seguisse, e raggiunse l’auto
a testa bassa. Montò sulla Punto, mise in modo e uscì con una sgommata
attraverso il cancello aperto, il cuore che batteva più forte del solito. Si lasciò
il capannone alle spalle in un attimo, come se fosse stata inseguita dalla
polizia. Solo quando furono passati cinque minuti, le venne voglia di parlare
di nuovo, e si sentì più tranquilla.
<< Come
faceva a sapere che ci stavi ascoltando? >> chiese, la tensione che
scemava a ogni metro che metteva tra lei e il capannone.
<< Non lo so
>>. Dimitri sembrava furioso, << Tira fuori la pistola e togli la
sicura… >>.
<< Ormai sono
fuori, non credo che ci sia alcun pericolo… >> cominciò Irina.
<< Fa come ti
dico, cazzo >> ringhiò Dimitri, << Guarda lo specchietto
retrovisore… Sono sicuro che ti stanno seguendo
>>.
Irina gettò un
rapido sguardo dietro di lei, e con orrore si accorse che il Mastino aveva
ragione: c’era un’auto che percorreva la strada deserta alle sue spalle, non
abbastanza vicina da riuscire a vedere chi c’era dentro, ma nemmeno troppo
lontana per non capire che la stava palesemente seguendo.
<< Cavolo…
>> mormorò, e la tensione rimontò più veloce di
prima, << Provo a seminarlo? >>.
<< Che auto
è? >> domandò Dimitri.
Irina strizzò gli
occhi, cercando di individuare qualche segno distintivo nel buio della notte.
<< Sembra una
Toyota Celica blu >> rispose, << Ha
un’aquila stilizzata sul cofano, mi pare… >>.
<< E’ Cyrus >> disse Dimitri, come se quello le chiarisse
qualcosa, << Forse ti limiterà a seguirti… Non accelerare, fa finta di
non averlo visto >>.
<< Ok… E’
pericoloso? >>.
<< Come
chiunque di loro >> rispose secco Dimitri, << Ma sanno
che ti tengo sotto controllo… Se è lui, non ti darà fastidio >>.
Irina proseguì
lungo la strada deserta, gettando di tanto in tanto un’occhiata allo
specchietto retrovisore, per constatare che la Celica era ancora lì. Più di una volta sperò che a un
incrocio l’auto girasse da un’altra parte, ma la Toyota le rimaneva incollata.
Più di una volta si accorse che dagli angoli bui delle strade si intravedevano auto sportive con i fari e il motore
accesi, come se fossero pronte a unirsi alla Celica
per seguirla.
<< Ma quanti sono? >> mormorò, allarmata,
<< Ho paura che mi abbiano accerchiato… >>.
Sentì l’ansia
montarle addosso, ma c’era qualcosa che le impediva di farsi prendere dal
panico: forse era il fatto che si trovava dentro la sua
Punto, e quando era lì c’era poco che poteva spaventarla… O forse era il fatto
che Dimitri era dall’altra parte della linea, e che non era davvero da sola?
<< Ti stanno
solo studiando >> disse lui, il tono stranamente tranquillo, <<
Forse credono che io sia qui da qualche parte ad aspettarti… Se non fai mosse
strane, non ti faranno niente >>.
<< Mi sa che
hai fatto bene a darmi quel coltello… >> sussurrò Irina, per
sdrammatizzare un po’.
<< Non ti
servirà >> disse lui, e aveva tutta l’aria di volerla rassicurare, <<
Ora imbocca l’autostrada… Se continua a seguirti, ti vengo incontro >>.
Irina salì sulla
lunga rampa che l’avrebbe portata sulla superstrada elevata, e vide la Celica cambiare repentinamente direzione, per tornare
indietro. Tirò un sospiro di sollievo.
<< Se ne è andata >> disse, aumentando la velocità, e
immettendosi nello scarso flusso di auto, << Avevi ragione… >>.
<< Bene
>>. Dimitri aveva il solito tono di voce neutro. << Ci vediamo a
casa… Chiudo la linea >>.
<< Ok
>>. Irina accese la radio, per scaricare un po’ di tensione. <<
Dimitri? >> disse poi, sperando di trovarlo ancora collegato.
<< Cosa c’è?
>>.
<< Grazie per
la compagnia >>.
Sentì un grugnito,
poi il microfono venne spento e rimase da sola con la
sua radio.
Spazio Autrice
Mamma mia, questo
capitolo è stato infinito… Ho dovuto tagliare da qualche parte, altrimenti
venivano fuori troppe pagine, e non me la sentivo di tagliarlo facendovi così
aspettare un’altra settimana per vedere l’incontro con Vladimir.
Allora, che ne
dite? Cosa vi sembra? Ci sono un sacco di elementi su cui riflettere, a partire da il permesso di Irina di entrare nell’eremo di
Dimitri, che è indice di un cambiamento, vi avverto. Il russo forse comincia ad
aprirsi, almeno un pochino? E poi la foto, di nuovo la
stessa ragazza… Sarà giusto il ragionamento di Irina?
E Vladimir? Bé,
viscido è viscido, però è curioso che abbia chiesto a
Irina di passare dalla sua parte, non credete? Ha definito Dimitri “un’assassino”… Voi cosa ne
pensate?
Dust_And_Diesel: sai che quando mi dite che descrivo bene
faccio fatica a crederci? Non so perché, ma a me sembra sempre di essere
piuttosto debole, in quel frangente… Ma se mi dici che sembra di vedere un
film, bè, mi illumino
davvero! E poi le gare… Ti confesso che non progetto proprio niente, perché mi
vengono sul momento, e mi sa che è solo un caso che non si assomiglino tutte…
Certe volte ho dei veri e propri vuoti, così lascio quella parte del capitolo
in bianco e ci torno quando ho un minimo di ispirazione,
nella speranza che esca qualcosa di decente… E poi, parliamo di Dimitri, che
ultimamente è il mio personaggio preferito… Bé, si, il cambiamento è nell’aria,
come hai notato anche tu. Comincia a mostrare un minimo di considerazione verso
Irina, e in questo capitolo lo ha dimostrato. Adesso
bisogna vedere fin dove arriverà, ma soprattutto se non è stato tutto un falso
allarme, perché da uno come lui ci si può aspettare di tutto… Non importa se
non puoi recensire, ci sentiamo al tuo ritorno! Buone vacanze! Baci!
Annalisa70: grazie come sempre per i complimenti. Però
se speri di vedere un Irina/Dimitri, uhm, siamo
davvero molto lontani… Xander rimane sempre Xander, soprattutto nel cuore di Irina, che è fedele e lo
ama come se fosse il primo giorno: per farle prendere una sbandata per qualcun
altro ce ne vuole! Ma tu continua a incrociare le
dita, nella vita non si sa mai, e soprattutto non si sa mai cosa potrebbe
passare nella mia testa vuota! Baci!
Smemo92: Ciao! Sì, credo proprio che l’F.B.I. sappia che William è scappato, ma come dici tu, le
implicazioni sono troppe. Bisogna vedere dove si andrà a finire, con questa
situazione… Divertente la parte Xander e Nina, vero? Si profila un bel problemone,
per il nostro ragazzone dagli occhi azzurri… Come lo gestirà? Nina non è una
che demorde facilmente… E poi, Dimitri. Ah, quanto ci fa impazzire, questo
russo di ghiaccio… Prima se le da con un pugile, poi
da dello stronzo a Nikodim, poi chiede “gentilmente”
a Irina se è d’accordo con il suo piano… E in questo cap
è ancora più strano del solito… Riusciremo mai a capirlo? Boh… Però è sicuro
che qualcosa inizia lentamente a cambiare… Chissà…
Baci!