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Autore: Lhea    07/08/2010    4 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XVII

Capitolo XVII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 11.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

<< Quindi abbiamo i nomi degli altri Referenti… >> disse McDonall, che appariva stranamente più grigio del solito, attraverso lo schermo del pc che permetteva la loro video-conferenza, << Ed è già qualcosa che i servizi segreti russi non erano stati in grado di fornirci. Ottimo. Significa che vi state lentamente guadagnando la loro fiducia >>.

 

Irina gettò un rapido sguardo in direzione di Dimitri, seduto al tavolo di fronte al computer portatile, che appariva impassibile. Teneva le braccia incrociate, come se volesse mettere una certa distanza tra loro. In effetti, non avevano ancora parlato, dalla sera prima.

 

<< Più che la fiducia, mi sembra che ci stiano dando la loro attenzione >> obiettò lei, dubbiosa, << Non mi sembra che si fidino di noi… di me, è meglio dire. Soprattutto Nikodim: è chiaro che non vuole che io arrivi alla Lince >>.

 

McDonall, dall’altra parte dello schermo, annuì.

 

<< L’unica cosa che potete fare è stare attenti >> disse, << Tenete gli occhi aperti, perché qualcuno potrebbe pugnalarvi alle spalle. Di preciso, di cosa di tratta la missione che volevano affidarti? >>. Ormai era passato al “tu”.

 

<< Devo incontrare qualcuno e concludere un affare per conto loro >> rispose Irina, scrollando le spalle, << Non sono stati chiari, ma oggi dovrei ricevere le istruzioni necessarie… >>.

 

<< Come al solito non parlano più del necessario >> commentò McDonall, passeggiando davanti alla telecamera, l’ufficio scarsamente illuminato alle sue spalle.

 

<< Sono solo molto furbi >> si intromise Dimitri, a bassa voce, << Stanno approfittando della situazione per guadagnarci qualcosa… >>.

 

Il Vicepresidente si voltò a guardarlo, perché il russo rientrava nel suo campo visivo.

 

<< Sai qualcosa a riguardo? >> chiese, ma non c’era nota d’accusa nella sua voce.

 

Dimitri spostò i suoi occhi grigi sullo schermo, serio e imperscrutabile; Irina lo teneva d’occhio, pronta a sentire con quale novità sarebbe uscito in quel momento.

 

<< Forse non esiste nessun affare >> spiegò lui, << Vogliono solo mandare qualcuno nel territorio di Vladimir Buinov, qualcuno che non faccia parte della loro cerchia, a cercare di convincerlo a collaborare con loro… Stavano cercando un’esca, in pratica, e hanno trovato lei >>.

 

Irina gli gettò un’occhiata di fuoco, infuriata. Sapeva quelle cose e veniva a dirgliele solo ora?

 

<< Sanno che appena qualcuno di estraneo metterà piede nel sud di Mosca, avrà ampie possibilità di essere ucciso >> continuò Dimitri, impassibile, << E non vogliono sprecare nessuno dei loro uomini. Irina cade a pennello: se anche venisse uccisa, non si creerebbe nessun problema, né tra noi, né con gli amici di Buinov >>.

 

“Bene, vedo che continua comunque a fare un po’ quello che gli pare” pensò Irina, stizzita, in piedi con le braccia incrociate, “Mi sta mandando a farmi ammazzare… Poteva anche dirmelo prima”.

 

<< Quindi stai dicendo che vi hanno dato una missione impossibile da portare a termine? >> domandò McDonall, forse talmente incredulo da apparire stranamente cortese, << Che dovrete rinunciarvi? >>.

 

Dimitri fece una smorfia, allontanandosi impercettibilmente dal tavolo.

 

<< Non hanno calcolato che anche io faccio parte della missione >> disse, come se quello spiegasse tutto, << E sarò in grado di far andare le cose come voglio io >>.

 

<< Cosa stai dicendo? >> domandò Irina, stupita, decisa a intervenire, << Non eri tu che avevi qualcosa in sospeso con Buinov? >>.

 

<< Appunto >> fu la sola risposta di Dimitri.

 

Si guardarono in faccia per qualche istante, in quel silenzio carico di tensione, poi McDonall parlò.

 

<< Come pensi di riuscirci? >> chiese, tranquillo.

 

<< Conosco la zona, e conosco la gente. So esattamente cosa vogliono >> rispose Dimitri, << Posso trattare senza correre troppi rischi, ma non ho la garanzia che “l’affare”, come lo chiamano loro, vada a buon fine… Ma posso fare in modo che Irina entra ed esca viva da Lyubertsy, sempre che lei non faccia di testa sua >>. Le lanciò un’occhiata.

 

McDonall guardò Dimitri per qualche istante, come se fosse in grado di capire se stava mentendo oppure no. Magari si era appena pentito di averlo lasciato andare in missione con lei…

 

<< Credo che tu sappia più cose di quante tu ce ne voglia dire >> sussurrò, << E immagino che continuerai per la tua strada… Ma se puoi fare in modo che proceda tutto per il meglio, puoi anche tenerti i tuoi segreti >>.

 

Si salutarono, mentre Irina guardava Dimitri, arrabbiata e confusa. Adesso anche McDonall gli perdonava il fatto che facesse di testa sua…

 

<< Cosa significa tutto questo? >> chiese lei, avvicinandosi con le braccia ancora incrociate.

 

Il russo si limitò a rivolgerle un’occhiata.

 

<< Perché credi che all’inizio non volessi questa missione? >> ribatté lui, << Non hanno bisogno di provare la nostra fedeltà, soprattutto la mia… Non ne hanno proprio bisogno, questa è la verità. Ci stanno solo usando, stanno approfittando del fatto che siamo disposti a qualunque cosa per incontrare la Lince, e ci stanno facendo fare ciò che interessa a loro, soprattutto a Nikodim. Quello che ci hanno chiesto di fare non è una missione, ma una semplice prova della nostra stupidaggine: vogliono che ci leviamo dai piedi, il prima possibile >>.

 

Irina lo guardò, gli occhi ridotti a fessure. Si era talmente abituata a discutere con lui che non aveva più nemmeno paura che potesse arrabbiarsi sul serio e cercasse di farla fuori a colpi di boxe.

 

<< Allora perché alla fine hai accettato, facendo cambiare la posta in gioco? >> domandò.

 

Dimitri fece una smorfia, come al solito il massimo della sua espressività.

 

<< Perché alla fine mi interessa sapere cosa sta facendo Vladimir Buinov >> rispose, secco, << Molto più di quanto interessa a loro… >>.

 

<< E perché? >>. Di nuovo il solito argomento, di nuovo la solita storia.

 

<< Perché è così e basta… Abbiamo i nostri affari in sospeso, e voglio sapere esattamente cosa sta facendo >>.

 

Irina e Dimitri si fissarono per qualche secondo, in silenzio.

 

Sapeva che fare domande non sarebbe servito, e doveva accontentarsi di rimanere nel dubbio finché Jess non si fosse fatto sentire. Stancamente si sedette al tavolo, cercando di trovare un argomento di conversazione che non lo irritasse troppo e che le consentisse di pensare a qualcos’altro che non fosse quella storia di cui ormai iniziava a stufarsi.

 

<< Combatti spesso, al Black Diamond? >> domandò.

 

Dimitri sembrò vagamente sorpreso dal suo cambio di atteggiamento, ma non fece commenti al riguardo.

 

<< Solo quando ne ho voglia >> rispose, << Di solito non più di un paio di volte a settimana >>.

 

<< Ah… E come mai? >>.

 

<< Mi serve per rilassarmi >>.

 

“Alla faccia del relax… E quando vuole fare qualcosa di movimentato, che fa?”.

 

<< Capito… Quindi in mansarda ti allenavi? >>. Lo scrutò per capire se si stava innervosendo.

 

<< Sì >>.

 

Si guardarono un’ultima volta, poi lei capì che in quel momento Dimitri aveva voglia di tutto tranne che di parlare, e si alzò. Recuperò il cellulare e andò in camera sua per telefonare a Xander, che sicuramente sarebbe stato più loquace.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina guardò lampeggiare la scritta di “Nuova mail in arrivo” sullo schermo del pc, chiusa nella sua stanza, la luce accesa che rischiarava il giorno buio e uggioso di Mosca. Si mise comoda sulla sedia, e la aprì.

 

“Ciao Irina!

 

Come mi hai chiesto, sono andato in cerca di informazioni su Dimitri, ma non pensare che sia riuscito a scoprire chissà che. Forse un paio di cosine potranno interessarti, tutto il resto mi è sembrato superfluo.

 

Allora, partendo dalle sue origini: ha iniziato a correre nelle gare clandestine a diciotto anni, subito dopo aver preso la patente, ma chiaramente quello è il suo ingresso “ufficiale”. Di sicuro ha guidato anche prima. La sua famiglia è piuttosto numerosa, e praticamente sono tutti invischiati nel giro delle corse e della droga, a partire da suo zio Boris che è uno dei Referenti. In poche parole, la sua è una delle famiglie più importanti e influenti della città, anche se ormai i membri rimasti sono pochi: pare siano stati coinvolti in una faida circa una decina di anni fa, che si è conclusa con la morte dei genitori di Dimitri e anche di diversi fratelli. I motivi della guerra non sono riusciti a scoprirli, ma credo di poter ipotizzare che Dimitri abbia poi lasciato la Russia e si sia spostato a Los Angeles per fuggire da qualcuno. Questo accade all’incirca otto anni fa, anche se da quel momento è tornato diverse volte a Mosca, per brevi periodi e sempre da solo, a parte quando lo accompagnava Challagher.

 

Non sono riuscito a capire con precisione quale sia il motivo che ha spinto Dimitri ad andarsene, perché sembra che la vicenda sia stata in qualche modo tenuta segreta, e che nemmeno la polizia sia riuscita a capirci qualcosa. E’ tutto molto confuso, ma è chiaro che c’è stata una guerra tra clan che potrebbe continuare tutt’ora.

 

Non ci sono segnalazioni degne di nota su Dimitri, da parte della polizia. A parte per le gare clandestine, sembra che qui abbia condotto una vita relativamente più tranquilla rispetto a Los Angeles: niente risse, niente spaccio, niente che indichi possa aver presso parte alla faida. Però potrebbe anche essere un’illusione, perché la polizia potrebbe stare dalla loro parte e in quel caso avrebbero goduto di una certa immunità.

 

Per il resto, è storia che conosci già. Sai cosa ha fatto Dimitri negli ultimi anni prima di essere arrestato, e sai che tipo è. L’unica cosa è che ora mi chiedo se non sia il caso di informare McDonall e White sulla vecchia faida che potrebbe continuare ancora ora… Fammi sapere, e fai attenzione.

 

Jess

 

Irina guardò il monitor, tranquilla. Si era aspettata che le ricerche dell’informatico portassero a ben poco: qualunque cosa che riguardava Dimitri sembrava essere estremamente sfuggente, un po’ come lui. Però ora sapeva che almeno “qualcosa” c’era stato che poteva aver indotto il russo ad andarsene… E sicuramente centrava anche quel Buinov, chiunque fosse.

 

Avvicinò il pc e iniziò a scrivere.

 

“Ciao Jess,

 

ti ringrazio per le informazioni, anche se sommarie. Immaginavo andasse così, comunque, ma penso che McDonall e White non debbano essere informati, a riguardo. Per il momento Dimitri si sta comportando abbastanza bene, e le informazioni che ti ho chiesto mi servivano solo per capire se ci fosse qualcosa che potesse avvantaggiarci nella missione… Dimitri non è particolarmente loquace, e sembra odi parlare di sé, quindi ho ritenuto opportuno avvalermi di altre fonti. Se inizierò ad avere il sospetto che stia tramando qualcosa, vi informerò sicuramente per primi.

 

Ti chiedo un ultimo favore: cerca qualche informazione su un certo Vladimir Buinov. Ne ho sentito parlare da queste parti, ma non ho idea di chi sia. Se riesco a capirci qualcosa in più, credo di avere qualche vantaggio su questi russi da strapazzo. Ti ringrazio ancora una volta e ti mando un abbraccio.

 

Irina

 

P.S.: in ogni caso, se scopri ancora qualcosa su Dimitri, fammelo sapere”

 

Perfetto, era riuscita a dare una risposta senza essere allarmante: Jess non si sarebbe preoccupato, se avesse capito che si stava solo documentando per qualcosa di personale. Inviò la mail e si alzò, diretta in cucina.

 

Aveva appuntamento con Dan, e con lei doveva andarci anche Dimitri. In quel momento doveva essere sopra, in mansarda, perché non lo vedeva in giro, e poco prima aveva visto Yana sfrecciare sulle scale, trotterellando allegra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Mosca, Garage di Dan

 

<< Allora, le istruzioni sono queste >> disse l’italiano, una mappa della città di Mosca appoggiata sul cofano della Alfa 8C, il dito appoggiato su un punto ben preciso. << Devi prendere la tua auto e raggiungere Mosca Sud attraverso questo percorso… >>. Indicò con precisione le vie. << Una volta arrivata a questa piazza, prosegui dritto fino a un grosso capannone grigio, circondato da un cancello. Dovresti trovarlo aperto. Una volta dentro, lascia l’auto e tutte le armi, ed entra nel capannone… >>.

 

Irina era appoggiata alla 8C, gli occhi che seguivano il dito di Dan, concentrata. Dimitri, di fianco a lei, sembrava una statua di ghiaccio.

 

<< Chi ci sarà? >> domandò il russo, distaccato, guardando Dan in faccia come se gli avesse fatto qualcosa di male.

 

<< Non lo sappiamo… Almeno, non noi. Se Nikodim sa chi ci sarà all’incontro, non ce lo ha detto >> rispose l’italiano, vagamente nervoso.

 

Irina gettò un’occhiata a Dimitri, come a dire: “Non mi stupisco affatto”. Lui sembrò pensare la stessa cosa.

 

<< E poi? >> incalzò lei, per sapere cosa avrebbe dovuto fare.

 

<< Dovrai trattare con la persona che ti troverai davanti >> continuò Dan, << Chiunque sia. E quello che dovrai chiedere sarà questo: una tregua degli scontri che avvengono in città, e l’apertura di una trattativa per poter entrare nel loro territorio senza subire attacchi. In cambio siamo disposti ad offrire del denaro e la possibilità di entrare a far parte dei Referenti per uno di loro. Queste sono le condizioni, devi riuscire a farli accettare, o almeno a indurli a un’ulteriore incontro >>.

 

Irina annuì, capendo che non sarebbe stato facile.

 

Dimitri si lasciò andare a uno sbuffo. << Nikodim sapeva che è impossibile >> borbottò, tranquillo, << Vladimir non accetterà mai nessuna tregua, né tantomeno una trattativa… >>.

 

<< Lo so, ma non possiamo fare altrimenti >> disse Irina, << Se vogliono che vada laggiù a far finta di poter trattare con quei russi ci devo andare. Se Nikodim è contro di noi, è l’unico modo che ho per incontrare la Lince… Se riesco a portare a termine la missione, i Referenti non avranno nulla da dire e ci lasceranno in pace >>.

 

Dimitri le rivolse un’occhiata imperscrutabile, come sempre quando pensava qualcosa e non voleva far sapere cosa. Irina si rese conto di fare la figura dell’incosciente e della superficiale, ma ogni ora che passava era sempre più determinata a non farsi intimorire da quei russi. Ci andava un po’ di coraggio, e lei cominciava a tirarlo fuori.

 

<< C’è altro che dobbiamo sapere? >> chiese Dimitri, rivolto a Dan.

 

<< No >>.

 

<< Quando è l’appuntamento? >>.

 

<< Stasera alle undici >>.

 

Dimitri si allontanò, facendo cenno a Irina di seguirlo. Dan, che fino a quel momento era stato piuttosto nervoso, sembrò rasserenarsi: molto probabilmente la presenza del Mastino lo metteva in soggezione.

 

<< Bene, ce ne andiamo >> disse il russo, << Se ci dovete dire altro, telefonateci >>.

 

Irina seguì Dimitri fino alla Audi R8, parcheggiata all’entrata del garage, e notò che il russo sembrava un po’ più strano del solito: appariva eccitato e preoccupato al tempo stesso, come se tutta quella storia avesse su di lui un effetto insolito. Sicuramente sapeva qualcosa di cui lei non era a conoscenza, e naturalmente non avrebbe provveduto a dirle cosa mai fosse.

 

<< Verrai anche tu, o dovrò andare da sola? >> chiese Irina, mentre risalivano sull’Audi che si accese con un rombo e iniziò a risalire la rampa che portava all’esterno.

 

<< No, io non verrò >> rispose Dimitri, neutro, << Nikodim vuole che vada solo tu, altrimenti con me sarebbe troppo facile… Oppure troppo difficile >>.

 

Irina inarcò un sopracciglio, senza capire cosa intendesse, ma Dimitri continuò: << E in ogni caso, l’unica cosa che non dovrai fare quando sarai lì è proprio trattare >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

<< Irina? Lo zio ha detto che devi salire… >>.

 

Yana la guardava con la sua solita espressione curiosa, mentre stava seduta in soggiorno davanti al pc portatile intenta a controllare la sua e-mail, nella speranza che Jess avesse già trovato qualcosa riguardo a Buinov. Guardò la bambina, sicura di non aver capito bene.

 

<< Cosa? >>.

 

<< Lo zio vuole che sali di sopra >> rispose la bambina, indicando con il ditino la mansarda.

 

“Ok, qui c’è qualcosa che non va…”.

 

Spense il pc e lo adagiò con lentezza sul tavolino, aspettandosi da un momento all’altro una smentita: Yana doveva aver capito male, oppure si trattava solo di uno scherzo. Però nessuno disse niente, così seguì la bambina lungo le scale, e inchiodò davanti alla porta della mansarda.

 

Yana entrò trotterellando tranquilla, e Irina rimase sulla soglia, incerta. Possibile che stesse per entrare nell’eremo off-limits di Dimitri, per di più su suo invito?

 

La bambina si voltò a guardarla, senza capire perché si fosse fermata lì. Irina infilò la testa dentro, con cautela come se si aspettasse di essere aggredita da un momento all’altro, e guardò.

 

La mansarda aveva una forma regolare, quadrata e molto spaziosa, ed era stata divisa in diverse stanze chiuse da porte di legno scuro. Come si era immaginata, trovò diversi attrezzi da palestra che avevano l’aria di essere utilizzati molto spesso, e addirittura un sacco da boxe rosso appeso al centro della stanza, sopra un tappeto nero che doveva fungere da ring. Un paio di guantoni erano appoggiati a una panca insieme con una felpa e un asciugamano; vicino c’era un piccolo stereo che diffondeva in quel momento una musica soffusa, molto probabilmente un cd degli U2. Infine, in un angolo, c’era un tappetino rotondo a quadretti rosa e bianchi, sommerso di giocattoli e pupazzi che sicuramente dovevano appartenere a Yana.

 

Dimitri non sembrava esserci, così si arrischiò a entrare, notando che una delle porte delle due stanze era aperta. Yana gliela indicò e poi tornò a giocare con i suoi peluches.

 

Ora capiva cosa facevano insieme Yana e Dimitri nelle lunghe ore che se ne stavano la sopra, e sentì nascere un po’ di tenerezza verso quel rapporto strano e dolce che avevano quei due. La bambina si era addirittura meritata uno spazio personale all’interno di quello che doveva essere il luogo preferito del russo, e lui era stato così magnanimo da cederglielo: era la conferma che in fondo le voleva bene, a modo suo.

 

Si avvicinò alla porta socchiusa e bussò, per far capire che stava entrando.

 

Trovò Dimitri seduto a una scrivania, davanti a un computer dall’aria piuttosto potente, lo sguardo puntato sul monitor acceso su uno strano programma. Alla parete era appesa una cartina di Mosca, come se gli servisse per tracciare il percorso di qualcuno, circondata da due scaffali alcuni pieni di cd, fogli, mappe e qualche strano congegno elettronico, altri stipati di scatole di cartone e registratori con i dorsi in bianco.

 

<< Ehm… Mi volevi vedere? >> domandò Irina, sentendosi stranamente in imbarazzo, in quel luogo che sapeva essere proibito, per lei. Era quella solita sensazione di soggezione che aveva provato nei suoi confronti all’inizio della loro convivenza.

 

Dimitri le gettò un’occhiata e le fece cenno di sedersi nella sedia che aveva lasciato libera di fianco a lui: solo in quel momento Irina si accorse della piccola foto che teneva vicino al monitor e che ritraeva lui stesso di fianco a una bionda, dall’aria stranamente familiare. Sembrava una foto piuttosto vecchia, perché Dimitri era molto, molto più giovane, appena più che un ragazzo, ma aveva sempre gli stessi imperscrutabili occhi grigi di sempre.

 

Chiunque fosse quella ragazza, sicuramente doveva aver rappresentato qualcosa di importante nella vita di Dimitri, perché altrimenti non si sarebbe mai guadagnata il privilegio di fare una foto con lui. E le sembrava la stessa che aveva visto nel ritratto in camera sua.

 

“E se fosse la sua fidanzata?”.

 

Quel pensiero la folgorò improvviso, portandosi dietro un sacco di implicazioni. Non l’aveva mai vista in giro, né tantomeno con Dimitri… Possibile che fosse lei la donna che lo aveva reso quello che era, in chissà quale modo?

 

A guardarla bene, però, le sembrò una ragazza qualsiasi, carina ma sicuramente nulla di speciale, e non aveva niente che potesse dare l’idea di avere qualcosa in grado di conquistare nientemeno che Dimitri… Però il fatto stava che la foto campeggiava in due delle stanze più private del Mastino, e ciò significava che non era una qualunque.

 

<< Mettiamo subito in chiaro cosa dovrai fare stasera e quello che non dovrai fare >>. La voce di Dimitri ruppe il filo dei suoi pensieri, e Irina si riscosse, guardandolo fingendo di non essere rimasta colpita dalla foto.

 

<< Va bene… >> disse lei, a bassa voce.

 

Dimitri tirò fuori da un cassetto due piccoli oggetti che sembravano microspie, e li appoggiò sulla scrivania, di fianco a un paio di grosse cuffie con microfono.

 

<< Ti ho detto che non sarei venuto >> disse, << Infatti non verrò. Però ti seguirò con questi… >>. Mostrò le due microspie. << Sentirò ciò che sentirai tu, e potrò parlarti come se fossimo al telefono, senza che nessuno si accorga di niente. In poche parole, ti guiderò passo passo, e potrò vedere la tua posizione sul mio computer >>. Fece un cenno con la testa verso il monitor.

 

Irina annuì, e per un attimo le venne in mente Xander: tutti quei dispositivi di sicurezza gli sarebbero andati a genio. Si chiese perché mai Dimitri fosse tanto previdente.

 

<< Una volta che sarai nel loro territorio, dovrai seguire tutto ciò che ti dirò, che ti piaccia o meno >> continuò il russo, secco, << Senza discussioni, chiaro? Non possiamo metterci a litigare su cosa vogliamo fare mentre sei davanti a uno degli scagnozzi di Vladimir, quindi seguirai i miei ordini anche se non ti andranno a genio… Anche perché serviranno a farti uscire viva e vegeta da lì >>. A suggello di quelle parole le rivolse un’occhiata eloquente.

 

<< Ok… Ma sono così spaventosi? >> chiese Irina, a cui sembrava quasi esagerata tutta quella storia. L’incontro era programmato, non sarebbe certo piombata lì senza avvisare.

 

Dimitri però afferrò uno dei microfoni con aria stizzita, come se la considerasse una sciocca.

 

<< Sono dei figli di puttana pronti a tutto, che non guardano in faccia a nessuno e soprattutto che si divertono alle spalle degli altri >> rispose, il tono feroce, << Non gli interessa chi sei, chi conosci o cosa vuoi. Se hanno voglia di ammazzarti, lo fanno e basta >>.

 

Irina tacque e vide la mano di Dimitri tremare, gli occhi che guizzarono un momento verso la foto con la ragazza: le bastò quello per capire che quella donna doveva essere un elemento centrale nel passato di Dimitri, e sicuramente aveva avuto un ruolo importante nella storia con Buinov… E chiaramente, poteva essere lei quella che era andato a trovare al cimitero.

 

<< Scosta i capelli >>.

 

Dimitri si era alzato e la guardava con in mano uno dei microfoni, in attesa che lei facesse ciò che aveva detto. Con cautela Irina raccolse i capelli tutti da una parte e il russo si abbassò, sfiorandole l’orecchio quasi impercettibilmente ma abbastanza da farle percepire il calore delle sue mani, che sembravano avere una temperatura superiore a tutte quelle degli altri. Avrebbe detto che poteva benissimo avere la febbre.

 

<< Dovresti riuscire a sentirmi abbastanza bene, con quella >> disse Dimitri, afferrando le cuffie con microfono che aveva appoggiato sulla scrivania, riguadagnando la calma, << Mettiti questa >>.

 

Le porse l’altro oggetto e lei se lo appuntò sulla maglietta, all’altezza del cuore.

 

<< Con quello sentirò qualsiasi cosa verrà detta >>.

 

Non poteva negare che Dimitri fosse ben organizzato: chissà dove si era procurato tutta quella roba. Lo guardò dare un’ultima occhiata al monitor del computer, poi si decise a parlare.

 

<< Perché ce l’hanno tanto con voi? >> chiese lei, riferendosi a Buinov e ai suoi amici.

 

Dimitri non distolse lo sguardo dallo schermo, ma forse i suoi occhi si puntarono sulla foto.

 

<< E’ una cosa che va avanti da tanti anni >> rispose, neutro, << Da quando io ero giovane… Mosca è sempre stata divisa in quartieri, ma piano piano i vari capi famiglia si sono alleati l’uno con l’altro per contrastare la polizia. Anche per quello è nata la figura della Lince… Buinov e la sua famiglia sono stati gli unici che non hanno mai voluto allearsi con nessuno, e hanno continuato a fare la guerra a tutti quanti >>.

 

<< Soprattutto con te… >> si arrischiò ad aggiungere Irina, aspettandosi un repentino cambio di umore da parte sua.

 

Dimitri fece una mezza smorfia.

 

<< Soprattutto con me >> ripeté, ma non sembrò infuriarsi. Tacque per un istante, poi aggiunse: << Non fare finta di non sapere che Buinov mi vuole morto, Irina. Lo so che mi hai ascoltato mentre parlavo con Iosif di mia sorella, e so anche che forse stai anche facendo ricerche su di me >>. C’era una nota vagamente divertita nella sua voce.

 

Irina rimase paralizzata, fissandolo inebetita.

 

<< Co-come fai a saperlo? >> chiese.

 

Dimitri divenne serio, e i suoi occhi grigi si rabbuiarono ulteriormente.

 

<< Non sono un’idiota, e non sono cieco >> rispose, << Non fare ricerche su di me: è solo una perdita di tempo e mi da fastidio. Non saprai niente finché qualcuno di noi non te ne parlerà, e nessuno si arrischierà a farlo >>. Non era minaccioso, ma non stava nemmeno scherzando.

 

<< Sto solo cercando di capire se corriamo qualche pericolo >> ribatté Irina, per difendere la sua posizione, << Non posso continuare a brancolare nel buio… Magari dobbiamo guardarci le spalle più di quanto immaginavamo >>.

 

<< Viviamo costantemente nel pericolo >> disse Dimitri, << Dovresti saperlo. Quando eri parte del giro di Challagher, la tua vita era esattamente come quella di ogni altro pilota clandestino: era qualcosa di inconscio, ma sapevamo tutti che un giorno potevamo svegliarci e scoprire che quello era l’ultimo della nostra vita. Adesso è uguale, e non credo che ficcare il naso nei fatti miei contribuisca a farti correre meno rischi >>.

 

Irina rimase in silenzio, colpita. Dimitri in fondo aveva ragione: che lei sapesse o non sapesse, si sarebbe comunque trovata nei guai. Nessuno poteva prevedere cosa sarebbe accaduto di lì a qualche ora.

 

Si rese conto che forse stava commettendo un errore: il passato di Dimitri non era affar suo, non doveva intromettersi in qualcosa che lui voleva mantenere segreto. Aveva deciso di collaborare con loro, quindi sicuramente aveva tenuto conto anche di quello che il suo ritorno in Russia avrebbe comportato. Se il suo passato fosse venuto a cercarlo, se ne sarebbe occupato lui, come aveva già detto… Ma lei non poteva fare finta di niente, e mettere a repentaglio la missione…

 

<< Forse… Forse hai ragione >> mormorò, << Forse sto sbagliando da qualche parte… >>.

 

Poi si rese conto di una cosa: non era un’agente dell’F.B.I., era una ex pilota clandestina… Non poteva negarlo. Non aveva seguito nessun corso, non aveva fatto nessuna gavetta: era solotata ingaggiata per portare a termine una missione che solo un’agente esperto poteva sperare di concludere. Non poteva pretendere di minimizzare i rischi, non poteva pretendere di fare in modo che tutto filasse liscio e senza intoppi: il rischio era stata la prima variabile di cui si era parlato, il primo scoglio che aveva incontrato e dal quale Xander l’aveva messa in guardia… E quando aveva accettato il compito, aveva accettato anche quello.

 

<< D’accordo, se credi che non serva impicciarmi degli affari tuoi, cercherò di non farlo >> mormorò lentamente, << Ma non puoi pretendere nemmeno che faccia finta di niente. Se devo guardarmi le spalle, preferisco saperlo >>.

 

Dimitri si lasciò andare a una smorfia strana, che aveva qualcosa di amichevole.

 

<< Tanto ci sono io a guardare le spalle a entrambi >> rispose, serafico, << Per il momento abbiamo finito, se vuoi puoi andartene >>.

 

Irina alzò gli occhi al cielo.

 

“Non sia mai che conversiamo amabilmente per più di cinque minuti… Provvede subito a sbattermi fuori”.

 

Si alzò, portandosi dietro le microspie e si fermò da Yana, che era mezza sommersa dai suoi pupazzi, e ridacchiava contenta.

 

<< Giochi con me? >> domandò la bambina, sventolando un grosso peluche a forma di orso bianco.

 

<< Ehm… >>. Si guardò intorno: Dimitri stava cambiando il cd allo stereo, di spalle. << Posso rimanere o vi do fastidio? >>.

 

Il russo si voltò appena, gli occhi grigi che scintillavano. Era forse divertito?

 

<< Ti ho detto che se vuoi puoi andartene, non che te ne devi andare >>.

 

Irina gli rivolse un’occhiataccia, ma tanto si era già girato, e sorrise a Yana sedendosi di fianco a lei.

 

<< Lui si chiama Kocco >> disse la bambina, indicando l’orso bianco, << E lui… >>.

 

Passò i dieci minuti successivi a elencare gli improbabili nomi dei suoi amici pupazzi, ma Irina lo trovò piacevole: dava a tutto un’aria meno pesante, e contribuiva a farla sentire un po’ meno lontana da casa. Tommy a quell’ora probabilmente doveva essere a casa a giocare con i suoi trenini…

 

Nel frattempo, Dimitri si era infilato la tuta da ginnastica e aveva iniziato quello che doveva essere il suo allenamento quotidiano fatto di numerose serie di esercizi con gli attrezzi e furiose battaglie contro il sacco rosso che si stagliava minaccioso al centro della stanza. In quel momento stava sfogando sul punching-ball tutto quello che molto probabilmente avrebbe volentieri scaricato su di lei.

 

Yana continuava la sua presentazione come se niente fosse: evidentemente era abituata a vedere suo zio picchiare furiosamente un sacco inerme, e aveva smesso di chiedersi perché lo facesse. Irina invece si domandava come quel punching-ball aveva fatto a resistere fino ad adesso, perché Dimitri colpiva forte e rabbiosamente. Mai trovarselo davanti quando era arrabbiato, o si rischiava di finire all’ospedale con diversi traumi…

 

Si appoggiò con la schiena contro il muro e si fece coinvolgere in un gioco di Yana, che aveva approfittato della situazione per farsi insegnare qualche nuova parola e si divertiva da morire. Solo quando Dimitri si levò la maglia, mettendo di nuovo in mostra la sua collezione di cicatrici, l’occhio di Irina cadde di nuovo da quella parte.

 

“E’ un vero peccato che si sia rovinato così… In fondo è un bel ragazzo”.

 

Irina si morse il labbro quando si accorse di ciò che aveva appena pensato, e si sentì improvvisamente in colpa, come se avesse fatto un torto a Xander. Poi si diede della sciocca, come faceva spesso da un po’ di tempo a quella parte: aveva solo espresso un giudizio, non aveva fatto niente di male.

 

Dimitri si voltò di scatto verso di lei, una goccia di sudore che gli colò sul collo, scorrendo su una delle cicatrici bianchicce, e le rivolse un’occhiata indecifrabile. Irina sussultò rendendosi conto che l’aveva appena beccata a fissarlo.

 

<< Scusami >> disse lei, abbassando lo sguardo, << Non volevo infastidirti… >>.

 

“No! No! No! Ho sbagliato di nuovo… Adesso è sicuro che lo stavo guardando…”.

 

Dimitri abbassò la guardia e recuperò l’asciugamano, gettandoselo sulle spalle, e poi si asciugò il volto, forse per nascondere una smorfia.

 

<< Non è certo il tuo sguardo a infastidirmi… >> borbottò, enigmatico, prima di infilare le scale e scendere di sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 22.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

<< Riesci a sentirmi? >> domandò Dimitri, la voce che proveniva dal microfono nascosto nei pressi dell’orecchio di Irina, in piedi nell’ingresso.

 

<< Sì. Tu mi senti? >>.

 

<< Sì, ti sento bene >> rispose Dimitri, che stava nella mansarda, << Ora scendo per darti un’ultima cosa >>.

 

Irina sentì i passi del russo rimbombare per le scale, e lo guardò avvicinarsi con le cuffie in mano, gli occhi grigi che brillavano.

 

<< Quante armi hai? >> domandò, secco, dopo essersi accertato che le microspie non si vedessero.

 

<< Solo una pistola >> rispose lei, controllando fosse ancora dove l’aveva lasciata, cioè appesa alla cintura, << Ma tanto dovrò lasciarle tutte dentro l’auto, altrimenti non mi faranno entrare… >>.

 

Dimitri tirò fuori dalla tasca quello che era un coltellino a serramanico, abbastanza grande da poter risultare letale, se si era in grado di usarlo. Glielo porse ma lei rimase a guardarlo, interrogativa.

 

<< Nasconditelo da qualche parte… >> fu il commento del russo.

 

<< Senti, credi che io sia in grado di usare un coltello? >> ribatté Irina, esasperata, << Non… >>.

 

<< Non discutere e mettitelo dentro uno stivale >> la zittì Dimitri, feroce, << Non ti controlleranno dentro le scarpe… E in ogni caso, ti sconsiglio di usarlo: ti potrà servire solo se le cose si metteranno davvero male. Consideralo la tua ultima spiaggia. E quanto al fatto che non lo sai usare… Vedrai che al momento opportuno sarai capace, come tutti >>.

 

Irina inarcò un sopracciglio, perplessa, ma prese il coltellino e se lo infilò dentro lo stivale, evitando di irritarlo ulteriormente. Si chiuse la giacca e gli gettò un’ultima occhiata.

 

<< Vado >> disse.

 

Si avviò verso la porta, ma prima di uscire si voltò un’ultima volta verso di lui, sentendosi strana.

 

<< Ehm… >> biascicò, incerta, << Non voglio fare la tragica, ma se per caso dovesse succedere qualcosa… Ehm… E’ stato interessante passare del tempo con te >>.

 

Non lesse assolutamente niente sulla faccia di Dimitri, e così capì almeno di non averlo innervosito ulteriormente. Voleva solo essere sincera e gentile nei suoi confronti.

 

<< Vedi di seguire quello che ti dirò, chiaro? >> abbaiò lui, in risposta.

 

Irina si chiuse la porta alle spalle, per niente stupita dalla sua reazione, e scese in garage. Aveva la sensibilità di un muro di cemento.

 

Le ci volle un’ora per arrivare al quartiere Lyubertsy seguendo le indicazioni sul navigatore satellitare, le strade congelate e deserte. Mosca dormiva già, e gli unici abitanti ancora in fermento erano sicuramente quelli che vivevano di notte, cioè loro, i piloti clandestini.

 

Quando entrò a Lyubertsy non si accorse della differenza, perché anche lì le strade erano vuote e spazzate da un vento freddo. La zona sembrava un quartiere malfamato e povero, e molte delle case erano vecchie e fatiscenti. Individuò il capannone in fondo alla strada, spoglio e quasi invisibile nella notte scura.

 

<< Credo di essere arrivata… >> sussurrò. Fermò la macchina e sentì un brivido scorrerle lungo la schiena: era tutto molto, troppo, inquietante e desolante…

 

Dimitri, che fino a quel momento era rimasto in completo silenzio dall’altra parte del microfono, diede segni di vita.

 

<< Lo so… Se il cancello è aperto, entra e lascia la macchina in un angolo, non troppo lontana dalla porta di entrata… >>.

 

<< Ok >>.

 

Irina parcheggiò la Punto a pochi metri dalla porta del capannone, nel cono di luce di un lampione mezzo storto. Adagiò la pistola sotto il sedile, controllò che il coltellino fosse ancora al suo posto, e poi scese.

 

Rimase in piedi davanti alla porta per qualche istante, sentendo la tensione salire. Ora che si trovava lì, era tutta un’altra cosa… Però faceva parte del mestiere. Se voleva essere un’agente dell’F.B.I. era ora che imparasse a gestire le sue emozioni, soprattutto la paura. E se lei non ci riusciva, ci pensava Fenice, che era sempre stata brava, in quello-

 

<< Da questo momento in poi non parlarmi più >> disse Dimitri, << Mi limiterò ad ascoltare, e a darti qualche ordine se sarà necessario. Fa come se non esistessi >>.

 

Irina annuì, anche se sapeva che non poteva vederla, e bussò.

 

Non dovette aspettare nemmeno un secondo, perché la porta del capannone venne aperta, ma il suo ospite rimase nascosto dietro il battente, invisibile nel buio della stanza quasi vuota.

 

<< Vieni avanti >> disse una voce, assurdamente roca e rasposa, tanto da farle venire i brividi.

 

Irina avanzò nella penombra, dove c’erano un tavolo e due sedie, l’una di fronte all’altra, e sentì la porta dietro di lei chiudersi, una presenza che aleggiava alle sue spalle. Il rumore però non riuscì a coprire la voce di Dimitri, che arrivò dritta e chiara al suo orecchio.

 

<< Merda >>.

 

Quell’unica parola bastò a Irina per farle capire che c’era qualcosa che non andava, e a farle rizzare tutti i sensi. In un attimo, sentì svanire la paura, pronta a difendersi, fuggire o contrattaccare.

 

<< E così hanno mandato te >> disse l’uomo, da dietro le sue spalle, con una pronuncia quasi incomprensibile, << Quindi tu saresti l’amichetta di Dimitri… >>. C’era qualcosa di serpentesco, in quella voce gutturale e roca, di viscido e cattivo.

 

Irina si voltò di scatto, decisa a vedere con chi stava per parlare, e le ci volle tutta la sua forza di volontà per rimanere impassibile.

 

Davanti a lei c’era un uomo, che sembrava anche abbastanza giovane, dai capelli ricci neri e gli occhi scuri, con un volto dai tratti duri e spigolosi… E un’enorme, bianca, nitida cicatrice sulla gola e sulla mandibola, fin sotto l’orecchio sinistro, come il colpo di una sciabola andato bene a segno.

 

<< Ero curioso di vederti >> disse l’uomo, girandole intorno e soppesandola con gli occhi, << Da vicino, si intende. Ci siamo già incontrati, sai? >>.

 

Non le ci volle molto per fare due più due, ma sentì il sangue gelarsi nelle vene quando capì chi si trovava di fronte… Davvero era lui?

 

<< Figli di puttana… >> sussurrò Dimitri nel suo orecchio, << Nikodim sta con lui… Non parlare finché non te lo dico… >>.

 

L’uomo le girò ancora intorno, con l’aria di un serpente che saggia l’aria intorno alla sua preda. Aveva una pistola in mano, ma non sembrava ancora intenzionato a usarla. Irina rimase immobile, tesa come una corda, il respiro volutamente regolare, in attesa.

 

<< Si raccontano strane storie su di te, sai? >> disse l’uomo, la voce che raspava come se rantolasse, << Eravamo tutti curiosi di scoprire chi si fosse portato dietro Dimitri questa volta… Un bel bocconcino, a quanto pare. Fenice ti chiamano… Sei la vecchia fiamma di Challagher, o sbaglio? Una donna “intraprendente”, ti definiremmo da queste parti… >>. L’uomo fece un ultimo giro intorno a lei, poi domandò, affabile: << Lo sai chi sono io? >>.

 

<< Vladimir Buinov >> rispose Irina, secca, ignorando il precedente ordine di Dimitri. Qualcosa le diceva che fare la buona e la timida con quel russo non era la strategia migliore.

 

L’uomo sorrise. << Perspicace… Accomodati, Fenice >>. Le fece cenno di sedersi alla sedia.

 

<< Siediti ma non staccargli di occhi di dosso >> fece Dimitri.

 

Irina eseguì, e Vladimir prese posto davanti a lei, un sorriso sul volto deturpato.

 

<< I miei amici devono essere diventati dei veri vigliacchi, se mandano una ragazza a trattare per loro >> disse il russo, tirando fuori un pacchetto di sigarette, << Ogni giorno che passa cadono sempre più in basso… Ti avremmo ucciso, se non fossimo stati curiosi di incontrarti, lo sai? >>.

 

<< Questo significa che la curiosità della gente mi ha salvato spesso la vita >> commentò Irina, tranquilla. Forse era stato il suo istinto di pilota, o forse solo la sua esperienza con quel tipo di gente, ma aveva già capito chi si trovava davanti, e come comportarsi… Ed era assurdo, ma aveva smesso di avere paura, come se fosse sicura che qualunque cosa fosse successa, sarebbe stata in grado di cavarsela.

 

Vladimir ridacchiò. << Sei un personaggio, tuo malgrado, Fenice… Ed è meglio che essere nessuno >>.

 

<< Non perdere tempo, prova a vedere se vuole trattare… >> disse Dimitri, e un velo di tensione trasparì dalla sua voce.

 

<< Sono venuta per trattare per conto dei Referenti… >> iniziò Irina, assumendo un tono sicuro, << Vorrebbero che… >>.

 

Vladimir fece un gesto con la mano, per zittirla; la sua faccia era la stessa che si ha quando si è infastiditi da una mosca che ci ronza intorno.

 

<< So cosa vogliono da me >> disse, annoiato, << E loro dovrebbero ormai sapere che non voglio nessuna tregua, nessun accordo, niente di niente… >>. Le gettò un’occhiata, << E’ il tuo amico Dimitri che voglio >>.

 

Irina comprese che Buinov stava solo giocando: non gli era mai interessato trattare con Nikodim e gli altri; aveva accettato quell’incontro solo con la speranza che fosse Dimitri a fare da tramite. Ora che si trovava davanti lei, tutto ciò che riguardava un’eventuale tregua non era di suo interesse.

 

<< Mi avrà >> ringhiò il Mastino, dall’altra parte del microfono, << Non mi sto nascondendo… E’ lui a non avere il coraggio di farsi vedere… >>.

 

Qualsiasi fosse la questione, Irina dubitava fortemente che Dimitri avesse paura a incontrare Vladimir: lo conosceva abbastanza da sapere che se se lo fosse trovato davanti, Buinov avrebbe fatto la fine del tipo che aveva riempito di botte al Black Diamond.

 

<< Dimmi Fenice, in pratica tu chi saresti? >> domandò all’improvviso Vladimir, guardandola con espressione interessata, la penombra della stanza a fargli da contorno. La cicatrice bianca sul suo collo riluceva sotto la vecchia e polverosa lampadina appesa al soffitto.

 

<< Sono la ex numero tre della Black List americana >> rispose lei, senza un tremito nella voce, << Facevo parte dei piloti che lavoravano per Challagher, quando ancora non si trovava dietro le sbarre >>.

 

Vladimir ghignò.

 

<< Conosco la tua fama, Irina Dwight >> disse serafico, << Da quando sei qui si sono susseguite molte voci, su di te. Io però voglio sapere perché sei qui con Dimitri >>. Il suo tono voleva forse apparire quasi dolce, ma aveva un che di viscido: le sembrò proprio di trovarsi di fronte a un serpente che con la lingua saggia l’aria intorno alla sua preda.

 

<< Evita di dirgli la balla che mi hai liberato >>. Dimitri non si perdeva una parola, e sembrava aver capito più di lei che cosa volesse sapere Vladimir… O quali intenzioni avesse.

 

<< Deve darmi una mano a liberare Challagher >> rispose Irina, << Sono venuta qui per chiedere aiuto per far fuggire lo Scorpione dal carcere >>.

 

<< E ti fai aiutare da Dimitri… >> commentò Vladimir, << Non è la scelta migliore che potevi fare, sai? Però ti ringrazio di averlo fatto uscire di prigione: finalmente lo posso rincontrare. Ormai avevo perso le speranze… >>.

 

Irina voleva mordersi il labbro, ma si trattenne. Dimitri dall’altra parte taceva. Vladimir faceva finta di non sapere le cose, ma in realtà doveva essere al corrente di tutta la storia, se non addirittura di qualcosa in più.

 

<< Che cosa vuoi esattamente da lui? >> chiese lei.

 

Vladimir scoppiò a ridere, tirando la cicatrice sul suo collo. Il suo volto spigoloso era tutto tranne amichevole e divertito, però.

 

<< Non lo sai, vero? Non ti ha detto niente … >> sghignazzò, appoggiandosi con la schiena alla sedia e guardandola una mano all’altezza del volto, con in mostra un grosso anello d’oro al mignolo.

 

Irina rimase impassibile, senza dargli segno che fosse tesa o nervosa. Dimitri non sembrava volersi più intromettere, come se fosse rimasto ad ascoltare quale guaio avrebbe combinato lei, o forse non sapeva come comportarsi, ora che il suo passato era diventato oggetto di discussione.

 

<< No >> disse, alzando il mento, quasi volesse sfidarlo.

 

<< Lo immaginavo… >> mormorò Vladimir, << Cosa c’è tra voi, mia dolce Fenice? >>. Si sporse sul tavolo, e l’aggettivo “dolce” sembrava fuori luogo pronunciato dalle sue labbra…

 

Irina ebbe la tentazione di fare una smorfia, infastidita, ma si trattenne: quei russi erano fissati con il suo rapporto di Dimitri, quasi si augurassero che le fosse davvero la sua ragazza o che comunque avesse una qualche storia con lui. Più che preoccuparsi che lei magari potesse tradirlo o tramargli alle spalle, il loro pensiero era se stavano insieme… Non aveva senso.

 

<< Sai cosa devi rispondere… >> ringhiò Dimitri, che sembrava ancora più furioso di prima.

 

<< Niente >> ribatté lei, guardando Buinov dritto negli occhi e trovandoli più freddi di quelli di Dimitri, << Sono la ragazza dello Scorpione, e di nessun altro >>.

 

Vladimir sorrise, poi sembrò soppesare le sue parole senza cambiare espressione. Il ghigno rimase sul suo volto, come a dire che non ci cascava, che la stava prendendo in giro.

 

<< Dormi con un assassino, lo sai? >> disse alla fine.

 

Quell’affermazione prese Irina alla sprovvista, lasciandola un momento senza parole.

 

<< Cosa vuoi dire? >>.

 

<< Oh, Dimitri sa esattamente cosa voglio dire, come lo sanno tutti gli altri >> ribatté Vladimir, << Quando tornerai da lui, fatti raccontare qualcosa del suo passato… Potrebbe essere interessante. E riferiscigli che mi piacerebbe fare quattro chiacchere con lui, da amico ad amico >>. Ghignò ancora, sempre più divertito.

 

<< Vattene da lì appena puoi >>. L’ordine di Dimitri le arrivò dritto all’orecchio, e colse nel suo tono una nota di nervosismo… La situazione stava prendendo una piega che a lui non piaceva.

 

Per un istante Irina ebbe la tentazione di continuare a indagare sul passato del Mastino, di fare qualche domanda che le avrebbe permesso di capire qualcosa di ciò che era successo tra lui e Vladimir, ma si ricordò di quanto aveva detto ore prima, e decise di non rompere quella sorta di promessa.

 

<< Quindi devo riferire che non hai intenzione di trattare, né tantomeno incontrare qualcuno dei Referenti per parlare pacificamente? >> chiese, per riportare la conversazione sul piano iniziale.

 

<< Sì, non voglio concludere nessun accordo. Non ho interesse a farlo >> rispose Vladimir, << Ma potrei di nuovo voler incontrare te… >>. La guardò di nuovo con quello sguardo viscido e gelido che aveva usato per studiarla all’inizio.

 

Il cuore di Irina iniziò ad accelerare impercettibilmente, e il sangue le si gelò nelle vene, di fronte al tono di quella voce. Improvvisamente si sentì in trappola, sola e disarmata… Una sensazione che aveva provato molte volte, e che faceva parte del suo passato, del suo essere Fenice. Deglutì, cercando di riprendere il controllo come aveva imparato a fare.

 

<< E perché? >>.

 

<< Ti ho vista guidare; sei molto brava… E mi piace la tua determinazione >> rispose Buinov, giocando con il pacchetto di sigarette che aveva in mano, << Non sono un retrogrado maschilista come gli amici di Dimitri, non mi interessa se sei una donna… Potresti tornarmi utile, e io potrei offrirti più aiuto di quello che ti stanno dando loro per far fuggire il tuo amato Challagher… >>.

 

Ammiccò con aria complice, sicuro di averle appena fatto un’offerta allettante.

 

<< Rimani nel vago >> disse Dimitri, << Non dirgli né no né sì… Non sappiamo se dice sul serio o se è una trappola >>.

 

Irina sentì il nodo allo stomaco sciogliersi, quando la voce di Dimitri, sempre controllata e distaccata, le risuonò nell’orecchio… Non era proprio da sola.

 

<< Potrebbe anche interessarmi >> iniziò, cauta, << Ma non credo che tu possa offrirmi un aiuto maggiore di quello che potrebbe darmi la Lince, no? E poi Dimitri mi ucciderebbe, se accettassi… Dovrei scegliere fra l’aiuto di uno di voi due, e non ho nessun elemento per decidere >>.

 

Vladimir sorrise.

 

<< Ottima risposta, Fenice >> disse con un cenno del capo, << Allora potremmo davvero incontrarci per valutare la cosa, non credi? >>.

 

<< Forse… >>. Irina sorrise, mascherando la tensione, << Non sono venuta qui per questo, però. Tutto dipende da ciò che mi offriranno i Referenti, una volta che tornerò a riferirgli che il compito che mi hanno affidato non è andato a buon fine… In quel caso, potrei anche accettare la tua proposta >>.

 

Vladimir sembrava divertito.

 

<< D’accordo, Fenice, aspettiamo >> convenne, << Ho un’ultima domanda da farti, mia cara… Parteciperai alla Mosca-Cherepova? >>.

 

<< Se me lo permetteranno, sì >> rispose lei.

 

<< E’ una gara a coppie, lo sai? >> chiese Vladimir, gli occhi che brillavano. << Con chi gareggerai? >>.

 

“Questo non lo sapevo…”.

 

<< Con me >> sussurrò Dimitri, secco, << Digli che parteciperai con me… Sarò io il tuo compagno >>.

 

<< Con Dimitri >> rispose lei, in automatico. E solo un secondo dopo si rese conto di ciò che aveva appena detto.

 

Vladimir la guardò per un momento, come se si stesse trattenendo dal ridere. Alla fine si alzò, aggirò il tavolo e la raggiunse, forse per tirarle la sedia in un gesto galante. Invece si abbassò su di lei, la bocca a pochi centimetri dal suo orecchio, e sussurrò: << Allora al nostro prossimo incontro, Fenice. E un bentornato a te, Dimitri >>.

 

Irina rimase paralizzata, seduta sulla sedia con la pelle d’oca, rendendosi conto che Vladimir aveva sempre saputo che il Mastino li stava ascoltando…

 

<< Alzati e vattene >> ordinò secco lui, come se non fosse successo niente.

 

Irina si alzò, con un’orribile sensazione addosso, mentre Vladimir le indicava la porta con aria falsamente gentile. Era come se fosse stata appena sfiorata da un viscido e infido animale, pericoloso e molto velenoso.

 

<< E’ stato un vero piacere conoscerti, Irina >> disse il russo, << Spero di rivederti presto >>.

 

Lei non rispose, ma gli rivolse solo un’occhiata. Poi alla fine disse, senza pensare: << Dimitri ti aspetta >>.

 

Infilò la porta e si immerse nell’aria gelida di Mosca, sentendo il battente sbattere alle sue spalle, e rabbrividì, più per la paura che per il freddo. Ora che era fuori, era come essere appena usciti dall’acqua, come se respirasse veramente dopo una lunga apnea.

 

<< Sali in macchina e muoviti >> ordinò Dimitri, con urgenza, << Vattene il prima possibile >>.

 

Irina si gettò uno sguardo alle spalle, per controllare che nessuno la seguisse, e raggiunse l’auto a testa bassa. Montò sulla Punto, mise in modo e uscì con una sgommata attraverso il cancello aperto, il cuore che batteva più forte del solito. Si lasciò il capannone alle spalle in un attimo, come se fosse stata inseguita dalla polizia. Solo quando furono passati cinque minuti, le venne voglia di parlare di nuovo, e si sentì più tranquilla.

 

<< Come faceva a sapere che ci stavi ascoltando? >> chiese, la tensione che scemava a ogni metro che metteva tra lei e il capannone.

 

<< Non lo so >>. Dimitri sembrava furioso, << Tira fuori la pistola e togli la sicura… >>.

 

<< Ormai sono fuori, non credo che ci sia alcun pericolo… >> cominciò Irina.

 

<< Fa come ti dico, cazzo >> ringhiò Dimitri, << Guarda lo specchietto retrovisore… Sono sicuro che ti stanno seguendo >>.

 

Irina gettò un rapido sguardo dietro di lei, e con orrore si accorse che il Mastino aveva ragione: c’era un’auto che percorreva la strada deserta alle sue spalle, non abbastanza vicina da riuscire a vedere chi c’era dentro, ma nemmeno troppo lontana per non capire che la stava palesemente seguendo.

 

<< Cavolo… >> mormorò, e la tensione rimontò più veloce di prima, << Provo a seminarlo? >>.

 

<< Che auto è? >> domandò Dimitri.

 

Irina strizzò gli occhi, cercando di individuare qualche segno distintivo nel buio della notte.

 

<< Sembra una Toyota Celica blu >> rispose, << Ha un’aquila stilizzata sul cofano, mi pare… >>.

 

<< E’ Cyrus >> disse Dimitri, come se quello le chiarisse qualcosa, << Forse ti limiterà a seguirti… Non accelerare, fa finta di non averlo visto >>.

 

<< Ok… E’ pericoloso? >>.

 

<< Come chiunque di loro >> rispose secco Dimitri, << Ma sanno che ti tengo sotto controllo… Se è lui, non ti darà fastidio >>.

 

Irina proseguì lungo la strada deserta, gettando di tanto in tanto un’occhiata allo specchietto retrovisore, per constatare che la Celica era ancora lì. Più di una volta sperò che a un incrocio l’auto girasse da un’altra parte, ma la Toyota le rimaneva incollata. Più di una volta si accorse che dagli angoli bui delle strade si intravedevano auto sportive con i fari e il motore accesi, come se fossero pronte a unirsi alla Celica per seguirla.

 

<< Ma quanti sono? >> mormorò, allarmata, << Ho paura che mi abbiano accerchiato… >>.

 

Sentì l’ansia montarle addosso, ma c’era qualcosa che le impediva di farsi prendere dal panico: forse era il fatto che si trovava dentro la sua Punto, e quando era lì c’era poco che poteva spaventarla… O forse era il fatto che Dimitri era dall’altra parte della linea, e che non era davvero da sola?

 

<< Ti stanno solo studiando >> disse lui, il tono stranamente tranquillo, << Forse credono che io sia qui da qualche parte ad aspettarti… Se non fai mosse strane, non ti faranno niente >>.

 

<< Mi sa che hai fatto bene a darmi quel coltello… >> sussurrò Irina, per sdrammatizzare un po’.

 

<< Non ti servirà >> disse lui, e aveva tutta l’aria di volerla rassicurare, << Ora imbocca l’autostrada… Se continua a seguirti, ti vengo incontro >>.

 

Irina salì sulla lunga rampa che l’avrebbe portata sulla superstrada elevata, e vide la Celica cambiare repentinamente direzione, per tornare indietro. Tirò un sospiro di sollievo.

 

<< Se ne è andata >> disse, aumentando la velocità, e immettendosi nello scarso flusso di auto, << Avevi ragione… >>.

 

<< Bene >>. Dimitri aveva il solito tono di voce neutro. << Ci vediamo a casa… Chiudo la linea >>.

 

<< Ok >>. Irina accese la radio, per scaricare un po’ di tensione. << Dimitri? >> disse poi, sperando di trovarlo ancora collegato.

 

<< Cosa c’è? >>.

 

<< Grazie per la compagnia >>.

 

Sentì un grugnito, poi il microfono venne spento e rimase da sola con la sua radio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Mamma mia, questo capitolo è stato infinito… Ho dovuto tagliare da qualche parte, altrimenti venivano fuori troppe pagine, e non me la sentivo di tagliarlo facendovi così aspettare un’altra settimana per vedere l’incontro con Vladimir.

Allora, che ne dite? Cosa vi sembra? Ci sono un sacco di elementi su cui riflettere, a partire da il permesso di Irina di entrare nell’eremo di Dimitri, che è indice di un cambiamento, vi avverto. Il russo forse comincia ad aprirsi, almeno un pochino? E poi la foto, di nuovo la stessa ragazza… Sarà giusto il ragionamento di Irina?

E Vladimir? Bé, viscido è viscido, però è curioso che abbia chiesto a Irina di passare dalla sua parte, non credete? Ha definito Dimitri “un’assassino”… Voi cosa ne pensate?

 

Dust_And_Diesel: sai che quando mi dite che descrivo bene faccio fatica a crederci? Non so perché, ma a me sembra sempre di essere piuttosto debole, in quel frangente… Ma se mi dici che sembra di vedere un film, , mi illumino davvero! E poi le gare… Ti confesso che non progetto proprio niente, perché mi vengono sul momento, e mi sa che è solo un caso che non si assomiglino tutte… Certe volte ho dei veri e propri vuoti, così lascio quella parte del capitolo in bianco e ci torno quando ho un minimo di ispirazione, nella speranza che esca qualcosa di decente… E poi, parliamo di Dimitri, che ultimamente è il mio personaggio preferito… Bé, si, il cambiamento è nell’aria, come hai notato anche tu. Comincia a mostrare un minimo di considerazione verso Irina, e in questo capitolo lo ha dimostrato. Adesso bisogna vedere fin dove arriverà, ma soprattutto se non è stato tutto un falso allarme, perché da uno come lui ci si può aspettare di tutto… Non importa se non puoi recensire, ci sentiamo al tuo ritorno! Buone vacanze! Baci!

 

Annalisa70: grazie come sempre per i complimenti. Però se speri di vedere un Irina/Dimitri, uhm, siamo davvero molto lontani… Xander rimane sempre Xander, soprattutto nel cuore di Irina, che è fedele e lo ama come se fosse il primo giorno: per farle prendere una sbandata per qualcun altro ce ne vuole! Ma tu continua a incrociare le dita, nella vita non si sa mai, e soprattutto non si sa mai cosa potrebbe passare nella mia testa vuota! Baci!

 

Smemo92: Ciao! Sì, credo proprio che l’F.B.I. sappia che William è scappato, ma come dici tu, le implicazioni sono troppe. Bisogna vedere dove si andrà a finire, con questa situazione… Divertente la parte Xander e Nina, vero? Si profila un bel problemone, per il nostro ragazzone dagli occhi azzurri… Come lo gestirà? Nina non è una che demorde facilmente… E poi, Dimitri. Ah, quanto ci fa impazzire, questo russo di ghiaccio… Prima se le da con un pugile, poi da dello stronzo a Nikodim, poi chiede “gentilmente” a Irina se è d’accordo con il suo piano… E in questo cap è ancora più strano del solito… Riusciremo mai a capirlo? Boh… Però è sicuro che qualcosa inizia lentamente a cambiare… Chissà… Baci!

 

 

  
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