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Autore: Varg    08/08/2010    0 recensioni
La Seconda Guerra della Strega è finita, ma il mondo non conosce ancora la pace. Tra squilibri politici e strascichi di ribellione, i Garden sono continuamente occupati nel mantenimento dell'ordine. Rinoa si addestra per diventare un SeeD e intanto impara poco a poco a conoscere il suo potere. Ma una nuova minaccia sta per profilarsi all'orizzonte, e la Strega dovrà prepararsi ad affrontare la SUA battaglia.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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TheSuccessionCap3

A Squall non era mai piaciuto viaggiare in treno. Soprattutto se si trattava di un vecchio pezzo di ferraglia timberiana che sembrava tirare il suo ultimo stridente lamento di agonia ad ogni fermata. E soprattutto se dall’altro capo dell’interminabile strada ferrata c’erano questioni pressanti ad attenderlo. Era stato riconvocato urgentemente a Balamb dal Preside, senza spiegazioni. Questo indicava timore di intercettazioni, il che era sinonimo di un problema grosso e spinoso.
“Maledetto Laguna, dovevi proprio riprendertela, la Lagunarock?” pensò, per l’ennesima volta, mentre camminava stizzito avanti e indietro per il vagone di prima classe, il quale, considerata l’età del treno e le pacchiane suppellettili di ceramica dipinta, avrebbe piuttosto potuto chiamarsi ‘Vagone Rievocazione Tempi della Nonna’.
Era stanco e nervoso, aveva dormito poco nei giorni precedenti, nonostante la missione che aveva appena portato a termine fosse solamente diplomatica. Come rappresentante del Garden di Balamb, aveva dovuto presenziare ad alcune riunioni ufficiali presso la sede del Consiglio delle Nazioni Unite a FH.
Il CNU era nato pochi mesi dopo la fine della Seconda Guerra della Strega, con lo scopo di prevenire, in futuro, nuove guerre e dittature come quella di Vinzer Deling.
Era stato un parto difficile. Il progetto di istituzione del CNU era partito dal presidente Loire, ma i suoi tentativi di guadagnarsi la fiducia delle altre nazioni erano stati perlopiù vani. Molti paesi diffidavano di Esthar, che si era improvvisamente riaperta agli scambi con il mondo dopo un ventennio di isolamento, e dalla comunità internazionale si era sollevato un secco “no” all’insediamento del nuovo Consiglio su territorio esthariano. Comprensibilmente, ricordando gli eventi della Prima Guerra della Strega, Galbadia, Dollet e Timber temevano intenzioni imperialiste da parte di quella nazione così tecnologicamente avanzata e avvolta nel mistero.
Dopo lunghe trattative si era giunti alla consapevolezza che l’istituzione di un’organizzazione preposta al mantenimento dell’equilibrio internazionale, in ogni caso, si era fatta necessaria, e per non favorire nessuno a discapito di altri, si era deciso di cominciare affidando la sede del Consiglio alla città-stato neutrale di Fisherman’s Horizon.
Sorprendentemente, il Capostazione di FH aveva accettato quasi subito la proposta, allettato dalla crescita, sia in termini economici che, forse soprattutto, in termini di prestigio, che una tale responsabilità avrebbe portato alla città.
Il ponte di Horizon aveva ripreso a funzionare e FH aveva visto nascere, quasi da un giorno all’altro, un nuovo, enorme e modernissimo scalo portuale per la gestione del rinnovato traffico navale internazionale.
Ma nonostante tutta quella tecnologia, per viaggiare da Timber a Balamb c’erano sempre le solite vecchie carrette arrugginite. Squall imprecò sottovoce, guardando fuori dal finestrino e rendendosi conto di essere ancora sul continente galbadiano.
Quanto odiava i treni. Gli pareva di essere impotente, su un mezzo che può solo andare diritto. Odiava non avere il controllo delle cose.
Sicuramente Rinoa l’avrebbe rimproverato per quello. Lei sembrava così…leggera, in grado di assecondare la corrente senza mai cadere, senza mai preoccuparsi della direzione del vento. Squall non ne era capace. Era più forte di lui. Era un pignolo insopportabile, già.
Alla fine si lasciò cadere sul vecchio sedile di velluto consunto, arrendendosi all’evidenza di un viaggio mortalmente noioso. Fuori dal finestrino scorrevano alberi, colline, poi di nuovo alberi e altre colline.
Timber stava piano piano rinascendo. Grazie alla pace stipulata con la sconfitta Galbadia, aveva riottenuto il controllo su vasti e fertili territori nel sud del continente. In più, una delle prime decisioni del CNU era stata l’istituzione di un piano di aiuti internazionale per il ripristino delle foreste, gravemente danneggiate dagli incendi durante l’occupazione galbadiana.
Certo, il Paese non poteva ancora dirsi in pace. L’annosa questione dell’Eoghain, un territorio settentrionale occupato da Galbadia già prima dell’ascesa di Deling, e lungamente rivendicato da Timber, era ancora una ferita aperta. La cittadina di Tyrone, capoluogo della regione, era ridotta a un campo di battaglia nel quale i ribelli fedeli alla Repubblica di Timber tenevano occupati ormai da decenni i militari galbadiani. In realtà era proprio dalla storica “Questione dell’Eoghain” che erano nati i primi gruppi militanti anti-galbadiani, ai quali si erano ispirati, più recentemente, i Gufi del Bosco. Essendo il controllo dell’Eoghain una questione molto più antica e complessa della restituzione dei territori invasi durante la politica imperialista di Deling, il Consiglio si era riservato di discuterla con più calma. Ma i timberiani, quando volevano, sapevano dimostrarsi un popolo estremamente bellicoso: c’era da scommettere che nessuna delle parti in lotta avrebbe accettato di ritirarsi, nemmeno davanti a una decisione delle Nazioni Unite. E intanto la gente continuava a morire.
Come se non bastasse, c’erano tensioni anche nel sud del paese: c’era un malcontento diffuso nei confronti del moderato governo attuale, soprattutto a causa del fatto che era stato fortemente appoggiato da Esthar. Numerosi erano i rappresentanti politici che si sentivano esautorati dall’intromissione della grande potenza orientale nella politica di Timber, e molti di essi erano ex Gufi.
E per finire c’era la povertà, ancora opprimente. Squall aveva visitato Timber più volte dalla fine della guerra, e aveva continuato a vedere sempre le stesse vecchie ferrovie arrugginite, gli stessi quartieri diroccati, le stesse scure bettole dove la gente si accalcava per bere, cantare e dimenticare.
A volte si era ritrovato a pensare che lei ci era cresciuta, in quei quartieri grigi, in quelle bettole. Si sentiva stringere lo stomaco immaginando ciò che Rinoa doveva aver vissuto. Ma lei non glie ne parlava quasi mai. Era strano. Rinoa sembrava una persona senza segreti, tanto era limpido ed estroverso il suo cuore. Ma non stavano così le cose. Forse lei aveva più segreti di quanti ne avesse mai avuti lui, in realtà.
Sapeva che non era giusto, e si sentiva un dannato bastardo arrogante a pensarlo, ma avrebbe voluto conoscerli. Nel suo profondo più egoista, avrebbe voluto vedere com’era stata la vita di Rinoa prima di incontrarla, prima…che fosse sua. Perché quel bambino triste e arrabbiato che viveva nel profondo del suo cuore aveva paura, aveva una paura dannata di ciò che non sapeva, di ciò che non poteva controllare.
Squall scacciò quei pensieri dalla mente. Aveva imparato a fidarsi di Rinoa, e quella vecchia, maledetta immagine di sé stesso che aveva infestato la sua anima per anni stava sbiadendo poco a poco. Doveva solo lasciare che la luce della sua Strega la cancellasse del tutto, per sempre. Doveva fidarsi di lei.
Distolse lo sguardo dal finestrino e chiuse gli occhi, cercando una posizione comoda. A pensarci bene odiava i viaggi in treno anche perché lo costringevano a rimuginare, rischiando fin troppo facilmente di cadere negli angoli bui della sua coscienza. No, doveva smetterla di pensarci. Presto l’avrebbe rivista. L’avrebbe baciata, avrebbe guardato nei suoi occhi incredibilmente lucenti e quelle ombre sarebbero svanite.
E avrebbe anche, finalmente, potuto occuparsi di quella misteriosa faccenda per cui l’avevano richiamato al Garden con urgenza.
Respirando lentamente e svuotando la mente come un lungo e rigido addestramento militare gli aveva insegnato a fare, Squall riuscì ad addormentarsi, cullato dall’interminabile, sgraziato raglio metallico del treno.

L’ascensore giunse all’ultimo piano del Garden con un lieve scampanellio. Rinoa e Selphie fecero silenziosamente il loro ingresso nell’ufficio del Preside. Giunte davanti alla grande scrivania, si posero sull’attenti, facendo il saluto formale. L’espressione di Selphie era grave, quella di Rinoa inquieta. Da quando avevano lasciato il sito del ritrovamento nessuno le aveva più spiegato nulla, aveva solo ricevuto ordini laconici. Anche Selphie aveva ripreso a comportarsi con freddezza. Era piena di dubbi, ma l’atmosfera non era quella giusta per fare domande, e la cosa la irritava. La stavano trattando come se fosse realmente una recluta qualunque che era rimasta accidentalmente coinvolta in una questione più grossa di lei. Anche in quel momento, aveva l’impressione di trovarsi nell’ufficio del Preside solo perché non ne potevano fare a meno.
Cid Kramer si alzò con calma dalla poltrona dietro il bancone d’ebano.
Il suo volto era un po’ più segnato di un anno prima, ma i suoi occhi grigi erano colmi della stessa penetrante decisione di sempre. Nonostante l’aspetto bonario, aveva uno sguardo che sembrava sondarti l’anima. Rinoa l’aveva notato fin dalla prima volta che l’aveva incontrato.
“Riposo, ragazze”. La sua voce era gentile, e così tranquilla che sembrava del tutto fuori posto nella concitazione delle ultime ore. Ma chiunque avesse passato un po’ di tempo nell’Accademia SeeD sapeva che quella voce non ammetteva repliche.
“Ciò che avete scoperto a Rosfall rappresenta un bel rompicapo” cominciò, passeggiando davanti a loro. “Potete assicurarmi che nessuno oltre a voi ha visto la macchina e parlato con il prigioniero, giusto?”
“A parte noi e i militari catturati” rispose Selphie. “Nessuno”.
Il Preside annuì, guardando il soffitto con aria assorta. “Saranno messi in isolamento, almeno per ora”.
“E il loro capo, signore?” domandò Selphie, con preoccupazione.
“Non c’è da preoccuparsi di lui, Selphie” rispose lui, col tono di un padre di famiglia che spiega ai figli come si monta una tenda da campeggio. “Lo terremo in custodia e lo interrogheremo. Qualsiasi informazione possieda, sulla macchina o su persone a conoscenza dello status della nostra Rinoa, la avremo”.
Il Preside aveva sempre quei modi colloquiali, sia con gli studenti che con i SeeD. A Rinoa di solito piaceva, ma in quel momento riusciva solo a innervosirla di più.
Il Preside si rivolse a lei. “Rinoa, puoi dirmi cosa hai…avvertito durante la missione?”
Dopo una vita condivisa con Edea, Cid sapeva quali capacità avesse una Strega.
“In realtà nulla di strano, signore” rispose. “Ho percepito molta paura nei soldati galbadiani, ma era comprensibile data la loro condizione”.
Il Preside annuì lentamente. “Però non ti sei accorta che nell’edificio era presente un nemico dotato di G.F. e paramagia, finché lui non vi ha attaccati, dico bene?”
Rinoa trasalì. Era vero, non ci aveva pensato. Avrebbe dovuto avvertire chiaramente la presenza di G.F. estranei, invece il misterioso nemico era passato del tutto inosservato.
“No…ha ragione” rispose, sentendosi improvvisamente in colpa. “Non mi sono accorta di lui. Mi…dispiace”.
Cid alzò una mano e le fece cenno di tranquillizzarsi. “Non te ne faccio una colpa. Hai detto di aver avvertito lo stato d’animo dei soldati. Se non hai percepito qualcosa di ben più evidente, come un G.F., ci deve essere un motivo. E lo scopriremo”.
Detto questo, il preside le porse la destra, sorridendole cordialmente. “Ti faccio le mie congratulazioni per aver portato a termine la tua prima missione, cadetto. Ora ti prego di congedarti. Io e la signorina Tilmitt abbiamo dettagli alquanto noiosi da discutere”.
“La ringrazio, signore”. Rinoa gli strinse la mano, fece di nuovo il saluto militare e fece per voltarsi.
Poi si trattenne. “Signore, ho una domanda” esordì.
Il Preside si volse verso di lei con sguardo interrogativo.
“Che fine farà adesso la macchina di Odine?” chiese lei, tutto d’un fiato. “Mi sembra di aver capito che non sarà riconsegnata a Timber”.
Il Preside la osservò un istante senza dire nulla. Poi spiegò: “Beh, si tratta di materiale coperto dal segreto militare esthariano. La macchina verrà presa in custodia dalla SeeD e poi consegnata alle autorità di Esthar per essere studiata, naturalmente sotto la supervisione del Consiglio”.
“E le autorità di Timber?” fece Rinoa, più grave. “La macchina è stata ritrovato sul territorio di Timber. Cosa sapranno loro di questa storia?”
Cid resse il suo sguardo, senza mostrare fastidio o sorpresa per la domanda.
“Il rappresentante di Timber al Consiglio sarà informato, a tempo debito”.
A tempo debito. Proprio come si era aspettata. Strinse i denti e si sforzò di non replicare.
“Ho capito, signore” si limitò a dire. Poi si voltò, senza sincerarsi di quale varietà di sguardo indagatore stesse riservando il Preside alla sua schiena, e uscì.
Quando la porta si fu richiusa, Cid trasse un sospiro e si avvicinò ad un grazioso bar di mogano che teneva nell’ufficio, raccogliendo una bottiglia di whisky.
“Cosa ne dici, Selphie?”
“Intende di Rinoa, Preside?” domandò lei.
“Già. Mi sembra abbattuta”.
Selphie ci pensò un attimo prima di rispondere. “È sempre molto legata a Timber. E credo che non le piacciano i metodi del Consiglio…sa, i segreti, le bugie per tenere buona l’opinione pubblica... Rinoa è sempre stata un’idealista. Forse è ancora un po’ immatura”.
“Immatura, dici?” fece lui, pensieroso, versandosi un bicchiere di liquore. “Io credo che, se avessi la metà degli anni che ho, la penserei esattamente come lei. A volte immagino che se fossimo tutti un po’ più ‘immaturi’ le cose nel mondo andrebbero meglio”.
“Ah, Selphie” aggiunse poi, in tono più leggero. “Posso offrirti qualcosa da bere?”
La ragazza abbandonò il contegno militare e azzardò: “Beh, se ha ancora un po’ di quel liquore alla prugna…”
Cid ridacchiò. “Come no?”
Poco dopo le porse un bicchiere pieno per metà di un liquido paglierino e profumato. Tornando alla scrivania, svuotò il suo in un sorso, poi si appoggiò stancamente al bancone.
“E durante la missione, come si è comportata?”
Selphie, che stava assaporando la bevanda dolce, si affrettò a rispondergli. “Uhm, bene, direi. Ha mantenuto il sangue abbastanza freddo. Ha avuto un momento di stress, ma è stato quando era quasi tutto finito”.
Se prendere un superiore e baciarlo poteva chiamarsi stress…ma Selphie certamente non intendeva scendere nei dettagli.
“Nella fase di scontro si è dimostrata efficiente. Pensando a quello che capita a volte con le reclute, se tutti gli studenti fossero come lei sarebbe un paradiso…”
Il Preside annuì. “Nessun problema con il suo potere, allora?”
“Nessuno” gli assicurò lei. “Anzi, devo confessare che le sue capacità posso rivelarsi estremamente vantaggiose in battaglia…ma lei questo lo saprà meglio di me”.
“Eppure, nonostante tutte le precauzioni, c’è qualcuno che sa di lei” sospirò Cid, scuotendo il capo.
“Non ne siamo del tutto sicuri, però” replicò lei.
Il Preside riprese a camminare avanti e indietro, le mani dietro la schiena. “Considerate le parole che mi hai riferito, che altro poteva intendere quel soldato?”
Selphie non aveva una risposta. “A chi affiderà l’interrogatorio?”
“Il Comandante sta per tornare” rispose lui.
“Squall” fece lei, pensierosa. “Non gli piacerà l’idea, lo sa”.
“Si, ma proprio per questo è il migliore”.
Selphie finì il liquore alla prugna. “Lei cosa ne pensa?” domandò poi, grattandosi la testa. “Del fatto che Rinoa non sia riuscita a percepire quel tizio, voglio dire”.
Il Preside alzò le sopracciglia. “Pensavo potessi suggerirmelo tu. Cosa dici di una specie di…dispositivo di dissimulazione?”
Selphie lo guardò, aggrottando le sopracciglia. “Esiste una cosa del genere?”
Cid si strinse nelle spalle. “È un’ipotesi. D’altronde se questo nemico è a conoscenza della condizione di Rinoa, possiamo aspettarci che sappia anche qualcosa in più. Come funziona il suo potere, ad esempio. Alla luce di ciò non mi sembrerebbe neppure una coincidenza che stessero cercando proprio una macchina di Odine”.
Selphie obiettò: “Ma perché recuperare una macchina vecchia come quella se già possiedono tecnologia sufficiente per realizzare un dispositivo che confonde le percezioni di una Strega?”
“È ciò che speriamo ci dica il nostro nuovo ospite” rispose il Preside, allargando le braccia. Poi guardò l’orologio. “Si è fatto tardi, credo di doverti buttare fuori, ora, ragazza mia. Squall dovrebbe essere qui entro breve”.
Selphie gli sorrise. “Grazie ancora per il drink, Preside. Mi raccomando, non litighi con Squall. Si ricordi che ha una certa età!”
Lui si finse offeso, mentre rideva. “Sparisci dalla mia vista o ti degrado alla manutenzione degli scarichi, impertinente!”
Selphie si congedò, ridacchiando, e lasciò l’ufficio.
Il Preside attese che fosse sparita dietro la porta, poi tornò al bar e si fece un secondo bicchiere. Il sorriso svanì poco a poco dalle sue labbra. Selphie aveva ragione. Lo aspettava un incontro arduo.

Squall varcò la porta dell’ufficio del Preside meno di mezz’ora dopo che Selphie se n’era andata. Il giovane si limitò a fare rapidamente il saluto formale, senza dire niente.
“Bentornato” lo accolse Cid, facendoglisi incontro. “Ho ricevuto il tuo rapporto ieri. Ottimo lavoro”.
“Per quello che dovevo fare…” si lamentò Squall. “Tre giorni ad ascoltare le chiacchiere di vecchi palloni gonfiati”.
Il Preside ridacchiò. “Comandare non è un lavoro divertente”.
“Dovresti nominare un nuovo Supremo, Cid. Di questo passo non riuscirò più ad occuparmi del mio vero lavoro”.
Era da tempo che Cid aveva convinto Squall a dargli del tu. Ormai non erano più Preside e studente, ma colleghi, e probabilmente anche amici.
“Lo so, lo so…” face l’uomo più anziano, alzando le mani per schermirsi. “Ti prometto che me ne occuperò al più presto, ma adesso ci sono questioni più urgenti”.
Squall si abbandonò su una sedia di fronte alla scrivania e incrociò le braccia. “Cosa sta succedendo?” chiese, senza altri preamboli.
Cid tornò alla sua poltrona. Poi gli raccontò della missione intrapresa da Selphie e Rinoa e delle loro misteriose scoperte.
Squall rimase in silenzio per qualche istante, l’espressione corrucciata. “L’avevo detto che la copertura non sarebbe durata per sempre” sentenziò, greve.
“Hai ragione” concesse il Preside. “Però speravo che reggesse un po’ di più. Non riesco davvero a immaginare chi si possa nascondere dietro a tutto questo”.
“Qualcuno che sa molte cose sulle Streghe e usa tecnologia avanzata” elencò Squall. “Sinceramente mi vengono in mente solo gli esthariani. Hai già parlato con Laguna?”
“No, era occupato. Ho richiesto un incontro per domani, però”.
“Fammi indovinare: devo andarci io?”
Cid rise al tono pungente del giovane. “No, stavolta no. Me ne occuperò di persona”.
“Tuttavia” continuò. “Non cantare vittoria troppo in fretta. Ho un altro incarico per te, che ti piacerà ancora meno, temo”.
Squall chiuse gli occhi, presagendo una seccatura. “Quale incarico?”
“Interrogare il prigioniero”.
“Dannazione”.
Cid si affrettò ad aggiungere: “Dobbiamo ricavare tutte le informazioni possibili da lui. La posta in gioco è alta. Mi fido di te in questo, Squall”.
Squall sospirò. “Di certo non posso disobbedire, no?”
Cid gli sorrise stancamente. “È per il bene di tutti, Squall. Quello di Rinoa innanzitutto”.
Il giovane sbuffò, sarcasticamente. “Curioso che per il bene di Rinoa debba fare qualcosa che lei odierebbe vedermi fare. A proposito, lei come sta?”
“Sta bene” rispose il Preside. “Ma è un po’ arrabbiata perché probabilmente il Consiglio terrà nascosto il ritrovamento al governo di Timber”.
“Non so darle tutti i torti” ribatté Squall, freddamente.
Cid ridacchiò. “Hai preso a cuore la causa della tua ragazza, eh?”
“Non scherzare” sbottò lui. “Timber è nella merda, e le Nazioni Unite si preoccupano dei gingilli di Esthar”.
“Beh, col pianto lunare anche Esthar si è presa la sua dose di merda” obiettò Cid.
“Esthar ha le risorse per risollevarsi in un paio d’anni” disse il giovane. Poi aggiunse, acido: “E se dovesse avere qualche problema, c’è il Consiglio pronto ad accorrere…”
Il Preside scosse la testa, serio. “Il CNU non è alle dipendenze di Esthar, lo sai tu come lo so io”.
Tu forse lo sai, io comincio a dubitarne” fece Squall, tagliente.
“Laguna non è uomo da approfittarsi del potere” ribatté il Preside, in tono convinto.
Questa volta fu Squall a scuotere il capo, lentamente: “Laguna non è il sovrano assoluto di Esthar. Lui può anche essere benintenzionato, ma i politici spesso si ritrovano con le mani legate. Prova a pensare se alle prossime elezioni non venisse riconfermato. Con l’influenza che ha attualmente Esthar sul Consiglio, un leader più ambizioso di lui potrebbe dettare legge al mondo intero”.
Cid restò in silenzio per un po’. “Per ora vorrei solo che Rinoa non facesse sciocchezze, lasciandosi trasportare dal patriottismo”.
“Non ne farà” gli assicurò Squall, fermamente. “Mi fido di lei”.
Poi il giovane cambiò discorso. “Devo interrogarlo subito?”
“No, aspetta domani, ora sarai stanco. Lo teniamo in cella di isolamento ancora un po’”.
“D’accordo” fece lui. “Ora se non ti dispiace vorrei andarmene a dormire…”
Cid gli fece un mezzo sorriso. “Sei congedato, Comandante”.

Rinoa aprì il rubinetto della doccia e un torrente di sensazioni la colpì in pieno. Ogni volta che si toglieva il Filatterio, si stupiva di quanto potenti fossero diventate le sue percezioni. Riusciva a sentire lo scorrere di ogni singola goccia di acqua fresca sulla pelle, avvertiva l’energia latente nei legami delle molecole d’acqua, e se ne sentiva elettrizzata, rinvigorita.
L’acqua era il suo elemento. In presenza d’acqua, in particolare vicino al mare, l’intensità del suo potere aumentava sensibilmente, come se vibrasse dentro di lei, in risonanza con l’elemento naturale.
Dopo essere uscita dall’ufficio del preside era andata ad allenarsi per un po’ con il gunblade nella palestra del Centro Addestramento, sperando di riuscire a sfogare un po’ del nervosismo e del malumore che si sentiva addosso.
Era un’arma difficile il gunblade, da maneggiare con una perizia tecnica che non ammetteva errori. Ogni singolo fendente andava studiato, misurato, compreso nella sua essenza perché fluisse in modo naturale e fosse in grado di tagliare di netto il bersaglio. Il tempismo e la distanza erano fondamentali, ed era necessario mantenere sempre la lama diretta al centro dell’avversario. Era un’arte raffinata e dura. E come se non bastasse, bisognava imparare a gestire lo sparo. Un modello leggero e moderno come quello che usava lei aveva una ridotta potenza di fuoco, ma rinculava poco, risultando adatto al maneggio da parte dei principianti. Un modello Revolver, come quello che usava Squall, poteva spaccarti una spalla se non veniva brandito nel modo corretto.
Forse era proprio perché era la sua arma…ma più progrediva, più si sentiva affascinata dall’arte del gunblade. E solamente impugnando di persona l’arma di Squall e apprendendone le meccaniche, si era resa pienamente conto di quanto lui fosse abile. Ora, quando poteva, adorava guardarlo mentre si allenava. Il modo in cui la lama pesante del Revolver danzava tra le sue mani, quasi animata di vita propria, aveva qualcosa di veramente difficile da esprimere a parole…qualcosa che trascendeva i sensi comuni, come se lui “sentisse” l’arma, allo stesso modo in cui lei “sentiva” la magia.
Mentre si insaponava , Rinoa si accarezzò le curve del corpo con un certo orgoglio. L’allenamento fisico non l’aveva resa solo più forte in combattimento. Il suo fisico era diventato più asciutto, tonico e flessibile, e non aveva mai avuto un sedere più sodo… Ridacchiò, appoggiandosi con la schiena ad una parete fredda, poi staccò l’erogatore della doccia e portò il getto sul suo inguine. Rabbrividì di piacere, tanto per la sensazione tattile dell’acqua sulle sue zone erogene, quanto per quella provocata dallo scorrere dell’energia elementale attraverso il suo corpo.
Sì, decisamente ora si sentiva più rilassata. Dimenticandosi della Macchina di Odine e di tutto il resto, lasciò vagare i suoi pensieri, mentre quella sensazione piacevole lambiva i bordi della sua coscienza, distaccandola poco a poco dal momento presente. Proprio come quando si concentrava per esplorare il suo potere. C’era un sottile, innegabile filo conduttore tra piacere erotico e magia. L’esplosione dell’energia che la attraversava come un torrente quando veniva liberata era straordinariamente simile all’orgasmo…a volte toccare i flussi di energia sul piano etereo, cadere in estasi abbracciando il respiro vitale delle cose, era come una piacevolissima sensazione tattile che coinvolgeva ogni cellula del suo corpo…e allo stesso modo, spesso le sensazioni del suo corpo davano vita a percezioni superiori. Sostenere che ci fosse separazione tra fisico e spirituale era una menzogna…corpo e anima…sono la stessa cosa, si disse…solo chi non conosce l’essenza della natura può credere il contrario…
Da quando si era resa conto del suo potere aveva imparato a guardare ogni sensazione da un nuovo punto di vista. E le sensazioni si erano fatte più intense, molto più intense, da quando si era accorta che non coinvolgevano solo il suo corpo, ma tutto quanto, dentro di lei e fuori di lei. E aveva iniziato a desiderarle, a bramare continuamente nuove, estatiche sensazioni. Il suo desiderio sessuale era più intenso di quanto lo fosse mai stato in tutta la sua vita, specialmente quando il potere era libero da restrizioni.
Forse questa lussuria è proprio una caratteristica delle Streghe, pensava. Le Streghe che danzano con i demoni e si abbandonano ad orge nelle notti di luna piena…proprio come nelle storie popolari. Forse era stato quello anche con Selphie, la notte prima nel sotterraneo.
A volte nella sua vita le era capitato di sentirsi attratta da una ragazza, soprattutto durante la prima adolescenza. Non era una cosa strana. E Sel era così carina… Tuttavia non aveva mai pensato a lei in quel modo, non durante la loro battaglia contro le Streghe, un anno prima. Forse era davvero a causa degli effetti che il potere stava avendo su di lei, se si era scoperta a desiderarla, a voler sentire il profumo della sua pelle ed assaggiare le sue labbra. E in verità non se ne sentiva molto imbarazzata. Lei non l’aveva presa male, ed era stato divertente. Una cosa piacevole e senza conseguenze. Perché mai doveva pentirsene?
Quei pensieri furono interrotti da una voce bassa e tranquilla: “Sei bellissima”.
Rinoa socchiuse gli occhi. Fuori dalla doccia c’era il suo cavaliere, nudo, con un accappatoio nero in spalla, l’ombra di un sorriso negli occhi azzurri come il mare.
Gli sorrise, languida, senza accennare a coprirsi. “Chi ti ha fatto entrare nello spogliatoio delle donne, maleducato?”
“Devin mi ha detto che eri qua, e non c’era nessuno in giro, così…” rispose lui, rendendo esplicito quel sorriso nascosto. “Ora vado a fare la doccia in quello degli uomini…poi possiamo…”
Non fece in tempo a finire la frase che lei lo afferrò, tirandolo vicino a sé. “E perché non la vuoi fare qui?”
“Che succede se entra una tua compagna?” cercò di ribattere Squall, ma aveva già capito le intenzioni di Rinoa. Come al solito, una voce dentro di lui gli diceva di pensare alle possibili conseguenze, un’altra gli intimava di cedere alla tentazione. Quando lei iniziò a baciarlo sul petto, la seconda voce coprì completamente la prima. La cinse, tirandola a sé, rispondendo ai suoi baci. Era così bello sentire finalmente il suo corpo sottile e morbido tra le braccia. La sua pelle era fresca d’acqua, e la sua bocca tiepida. I suoi capelli bagnati profumavano di bagnoschiuma.
Rinoa lasciò cadere l’erogatore della doccia e si gettò su di lui, in un impeto improvviso di desiderio. Cominciò a morderlo, né troppo piano né troppo forte. Gli piaceva, lei lo sapeva.
L’energia di Squall la invase: era oscura e piena di vitalità sensuale e silenziosa, come una foresta buia e umida nella quale una belva feroce tende il suo agguato. La voleva così tanto, poteva sentire il suo desiderio premere disperatamente, eppure si tratteneva…non sapeva se lei volesse accoglierlo subito, non voleva deluderla…
Com’era tenero il suo cavaliere. Rinoa lo prese, lo condusse dentro di sé. Poi, gemendo piano, si abbandonò a lui, mentre il tempo perdeva di significato, proprio come nell’estasi.

  
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