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Autore: alida    08/08/2010    3 recensioni
Questa storia è il seguito di -Convivenza forzata-. Thomas e Lily, i figli di Piton, sono ad Hogwarts, dopo che la profezia riguardante Harry e quella di Lady Queen hanno trovato compimento causando la morte di Voldemort. Non tutto però è scontato, e nuove profezie metteranno in crisi l'anno scolastico.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 CAP 6

“Non sai cosa ti sei perso ieri sera” disse Susan a Thomas “Ci siamo divertiti tantissimo. I gemelli Weasley hanno aperto la festa con uno spettacolo pirotecnico. I loro fuochi d’artificio sono fantastici”.

“A me piacciono molto i fuochi d’artificio ma non ne avevo proprio voglia. Ci saranno altre feste, vedrai”.

“Non credere che ce ne siano poi tante” disse dispiaciuta la ragazza “Del resto Hogwarts è una scuola. Comunque verso metà novembre viene sempre organizzata la prima visita ad Hogsmeade, e allora non potrai non venire perché ho già pensato ad almeno venti modi per costringerti”.

“Dai, Susan. Sono sicuro che vi siate divertiti anche senza di me”.

Lei abbassò lo sguardo, non riusciva proprio a farglielo capire. “Possiamo fare tutto senza di te, Thomas. Però ci piace che tu faccia parte del nostro gruppo, è per questo che insistiamo”.

Thomas ascoltava ma in realtà stava aspettando l’arrivo della sorella in Sala Grande. Doveva parlarle, si era ricordato di una cosa che sembrava non avere nessun significato e invece, forse, era molto importante.

Appena la vide sedersi accanto a Neville e Ginny salutò Susan e si spostò dalla tavolata dei Tassorosso a quella dei Grifondoro.

Justin lo notò subito: “Non mi piace il suo comportamento. E’ un Tassorosso, è il figlio di Piton, e si vuole sedere con i Grifondoro. E’ un tipo troppo strano”.

Susan cercava di farlo ragionare: “Non si sta sedendo con i Grifondoro, sta andando a parlare con la sorella”.

“E perché fa fare sempre più punti ai Grifondoro?”.

“Cosa vorresti dire con questo” chiese la compagna.

“E’ il fratello di Lily, ma è sempre lei che ottiene più punti con la McGranitt, con Black … e con tutti. Lo fa apposta per aiutare la sorella ma così fa fare più punti ai Grifondoro”.

Susan ci pensò su però non gli sembrava plausibile. Thomas era contento di essere un Tassorosso, e Justin stava cominciando ad essere un po’ troppo paranoico.

“Vedrai che è come dico io. Tu stai attenta e osservalo bene, non fa mai niente che possa far sfigurare la sorella. Le permette sempre di essere la migliore”.

“Starò attenta” rispose lei “Però non stressarmi più con questa storia. Riconosco ciò che vedo, non ho bisogno di essere imbeccata da te”.

Intanto nella tavolata dei Grifondoro ….

“Ti devo parlare, Lily. Un mio compagno di stanza mi stava raccontando dei fuochi d’artificio di ieri sera”.

“E allora?”.

“Io li avevo già visti”.

“Ma cosa dici? Fred e George li hanno inventati di sana pianta”.

“Sì, hai ragione ma io li avevo visti nella mia testa, durante una crisi di panico”.

Lily si voltò per guardare in faccia il fratello e ascoltarlo con più attenzione.

“Avevo visto un grosso uccello che rompeva in mille pezzi un foglio di carta” le raccontò lui.

Lily posò il bicchiere di succo di zucca sul tavolo. “Cioè, hai visto il futuro? Sei sicuro che non si tratti solo di una coincidenza?”.

“Non ne ho idea, ma forse dovrei parlarne con papà. Anche se magari adesso non vuole che vada da lui perché tu gli hai detto che essendo un nostro professore …”.

“Ehi, ehi, fermo. Lui ha detto che si comporterà come un padre normale, non ha detto che noi dobbiamo comportarci in modo diverso”.

“E allora secondo te cosa devo fare?” domandò Thomas.

“Secondo me …” disse Lily “Secondo me … quel gufo sta venendo qua”.

Thoams alzò la testa e vide il gufo  atterrare accanto a Lily.

“Ho ricevuto una lettera!” esclamò lei contenta “Chi sarà a scrivermi?  Non mi scrive mai nessuno”.

“Aprila!” la esortò il fratello.

“Oh, per Merlino” esclamò Neville “Quella non è una lettera, è una Strillettera!”.

“Una cosa?” chiesero i gemelli assieme.

Nessuno rispose perché la lettera si sollevò dal tavolo, i bordi divennero neri  e nella parte centrale si formò una bocca dalle labbra sottili che mettevano in bella mostra 32 denti appuntiti. La lettera cominciò a parlare: “Lily Piton-Queen come hai osato uscire dal castello oltre l’orario stabilito! Mi auguro per te che sia l’ultima volta che violi il regolamento di Hogwarts perché altrimenti non ci penserò due volte a rimandarti al castello del nonno! Esigo rispetto delle regole!”.

Lily era sconvolta, non poteva crederci, suo padre le aveva davvero mandato una Strillatina o Stri-qualcosa  davanti a tutta la scuola.

Thomas era rimasto in silenzio. Non doveva parlare, non doveva neanche respirare e probabilmente sarebbe stato meglio se fosse rimasto nella sua tavolata. Fece per alzarsi ma Lily lo trattenne per un braccio. “Sostienimi, Thomas!”.

Per ultimo la lettera si sbriciolò andando in fumo, alcuni studenti ridevano, tutti parlavano sottovoce di Lily e della Strillettera che il padre  le aveva inviato.

Piton era seduto al tavolo dei professori. La figlia  voleva un comportamento da padre modello. Bene,  questo era ciò che facevano i padri che si interessavano ai figli, gli mandavano Strillettere quando ce n’era bisogno.

La Grifondoro si alzò dal tavolo mentre Thomas la sosteneva fisicamente tenendole un braccio. Il ragazzo si voltò verso il padre e gli fece il suo sguardo più triste. Severus ebbe un piccolo ripensamento ma non durò a lungo perché Lily non si voltò verso di lui per cercare conforto, o una spiegazione. Semplicemente gli diede le spalle e uscì dalla Sala grande.

Nei corridoi non c’era nessuno e Lily cominciò a piangere e singhiozzare.

“Non piangere, dai. Papà non voleva ferirti”.

“Mi ha umiliato davanti a tutta la scuola”.

“Ma no” disse Thomas.

“Cosa?” domandò la Grifondoro piangendo.

“Ti ha umiliato ma non per ferirti” tentò di spiegare Thomas “E che lui ha avuto molta paura per te ieri notte. Se ti fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato”.

Lily tirò su di naso. “Non preoccuparti, ci sono qua io. Dimmi cosa ti serve e cercherò di accontentarti” le disse dolcemente Thomas. “Vuoi che ti dia il mio succo di zucca”.

“No” rispose piangendo lei.

“Posso mandare un gufo kamikaze da far schiantare accanto al piatto di papà durante il pranzo”.

“No” ripetè lei lagnosa.

“Possiamo mandare una scatola di bigodini a papà … no aspetta, mi è venuta un’idea” disse tutto eccitato Thomas “possiamo far comparire papà con i bigodini in testa per far sparire il Molliccio durante la prossima lezione”.

Lily cominciò a ridere. “No, no. Ah, ah … Ci ucciderà senza pietà. Ah, ah …”.

“Smettila, ah, ah … dai, non ci ucciderà. Ah, ah … Lo sai che ci vuole bene. Vedrai che verrà da ridere anche a lui”.

“E chi sarebbe questo lui?” domandò una voce tetra alle loro spalle.

“Eh … papà! Buongiorno, come va stamattina?” domandò Thomas.

“Ho chiesto, chi sarebbe questa persona che vi vuole bene e che dovrebbe divertirvi assieme a voi”.

“Do-vresti e-ssere tu” rispose Lily ancora singhiozzando.

“Sono felice di sentirti singhiozzare” disse Piton “Sempre meglio dell’idea di non sentirti più per nessun motivo”.

“Papà, non è successo niente di grave”.

“Potevi morire e mi dici che non è niente di grave?”.

Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime. “Non lo farò più, te lo prometto”.

Severus non volle insistere, Lily sembrava sinceramente affranta: “Va bene, adesso andate a lezione” disse rivolto ai gemelli.

Thomas tirò su di naso, commosso nel veder la sorella in quello stato. Lily smise di piangere e guardò il fratello che aveva gli occhi rossi. “E tu perché stai piangendo?”.

Perché era sensibile, molto sensibile, e gli veniva da piangere come se fosse un bambino di cinque anni.

“Non sto piangendo,  è la lacca che papà usa per allisciarsi i capelli che mi fa venire la congiuntivite”.

“Thomas!” urlò Severus facendo sobbalzare gli studenti che uscivano dalla Sala grande, ma il figlio e la figlia se l’erano già svignata correndo nei corridoi.

“Cinque punti in meno ai Tassorosso e ai Grifondoro per condotta impropria nei corridoi” fu l’unica cosa che potè dire il professore di Difesa contro le Arti oscure, mentre nelle orecchie aveva ancora le risate dei suoi figli.

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Per la prima volta dall’inizio dell’anno non c’erano stati esercizi pratici durante l’ora di Pozioni ma esclusivamente teoria. “E’ importante che conosciate a memoria il dosaggio richiesto per le pozioni base”.

“Ma le pozioni base non si fanno nei primi due anni?” bisbigliò Thomas a Susan.

“Sì, certo, ma non tutti le imparano a memoria. Molti si aiutano ancora con il libro di testo”.

“Silenzio” fece Sirius richiamandol’attenzione dei due Tassorosso “Se non si posseggono le basi della conoscenza è impossibile sviluppare pensieri autonomi. Capite ciò che dico?”.

Hermione sollevò la mano e il professore le diede la parola. “Sta dicendo che conoscere le formule base ci permetterà di creare nuove pozioni?”.

“Esattamente” rispose lui.

Lily aveva ancora in testa la sfuriata del padre di tre anni prima. “Si può sapere cosa pensavi di fare? Non si gioca con le pozioni. E’ pericoloso. Potresti creare miscugli altamente pericolosi. Addirittura esplosivi. Creare pozioni è un lavoro da esperti. Potrai inventarne qualcuna, se sei particolarmente brava, solo dopo aver terminato gli studi ad Hogwarts e aver fatto un periodo d’apprendistato”.

“Ma non è pericoloso?” domandò Harry.

“Controllerò io che tutto vada bene. Inoltre avrete a disposizione un numero limitato di erbe e perciò le combinazioni possibili saranno, diciamo pure, prevedibili. Spesso penserete di aver inventato una nuova pozione e invece avrete solo scoperto come si creano pozioni di cui ora conoscete solo il nome. Scoprire qualcosa permette di apprendere meglio che avere già davanti agli occhi la scoperta effettuata da un altro”.

“Questo è vero” disse a mezza voce Thomas.

Sirius non lo fece apposta, ma non riuscì a controllarsi e spontaneamente senza alcun sforzo, disse: “Adesso che abbiamo la sua approvazione ci sentiamo tutti meglio”. Si pentì subito di ciò che aveva detto e si ripromise di allungare una mano verso il Tassorosso.

Lily osservò il fratello, c’era rimasto male per le parole del professore. Anche se in genere era calmo e sapeva essere paziente, spesso si dimostrava permaloso e ciò non aiutava molto nei rapporti interpersonali.

Black diede il via e tutti cominciarono a mischiare le erbe a disposizione in dosaggi diversi, quando tagliate a fette, quando a cubetti, quando bollite e quando crude. Dopo un’ora nessuno aveva ancora creato alcuna pozione.

-Come è possibile- si domandava Sirius fra sé e sé, -Forse avrei dovuto dare qualche indicazione sui dosaggi-

“Secondo me è una grande stupidaggine” bisbigliò Ron “Non ne verrà fuori niente”.

“In effetti non è stata una grande idea” lo appoggiò Hermione.

“Dai, ragazzi. Sirius sta solo cercando di rendere la materia più interessante” cercò di giustificarlo Harry.

“Forse, forse … sta succedendo qualcosa “ disse Neville.

Tutta la classe si voltò verso il calderone di Neville dove le erbe cuocendo avevano prodotto una sostanza grigio-verde che emanava profumo di viole.

“Bene, bene” fece Sirius avvicinandosi al calderone “Vediamo un po’ cosa abbiamo”.

Thomas sentì il profumo di viole espandersi nell’aula, inspirò a pieni polmoni e poi gli venne il voltastomaco. “Professore, Thomas sta male” disse Susan.

Era una finta. Piton-Queen stava fingendo! Non poteva venire il voltastomaco sentendo il profumo di violette. Sirius ripensò a quanto era successo in precedenza, e decise di dargli una possibilità. Cercò di esprimersi con un tono di voce neutro, ma in  realtà fu abbastanza lagnoso quando disse: “Signor Piton-Queen la autorizzo ad uscire per andare a vomitare in un luogo più consono rispetto ad un’aula di pozioni”.

Thomas uscì correndo, gli anditi erano liberi, doveva andare in un posto tranquillo e in un attimo si ritrovò nell’aula di Difesa contro le arti oscure. Severus vide Thomas pallido, avrebbe voluto essere aperto e spontaneo ma non riusciva ad esserlo davanti a tutta la classe, perciò chiese semplicemente: “Signor Piton-Queen non dovrebbe essere a lezione di Pozioni a quest’ora?”.

Thomas non rispose ma cominciò a tremare.

 

 

“Paciock si può sapere cosa ha messo nel suo calderone?” domandò Sirius mentre mentalmente malediva Silente per non aver fatto mettere delle finestre nell’aula di Pozioni.

Neville prese subito in mano la pergamena e lesse gli ingredienti e le dosi.

Harry, Susan, Draco, Hermione, Ron e a poco a poco tutta la classe cominciarono  ad avvertire una sensazione di nausea, quasi capogiro. “Professore,cosa succede?” chiese Lily spaventata.

“Non lo so, signorina Piton-Queen. Queste dosi non dovrebbero produrre niente!” esclamò il professore.

Uno dopo l’altro gli studenti cominciarono a svenire. Sirius decise di chiamare Madama Chips ma più si avvicinava alla porta, più la sua vista si annebbiava. Il profumo delle violette divenne più intenso e uno studente dopo l’altro, seguiti infine da Sirius, svennero.

Solo Lily rimase cosciente, ma non sapeva di preciso cosa fare. Doveva chiedere aiuto ma se avesse aperto la porta il fumo della pozione si sarebbe potuto espandere e avrebbe potuto avvelenare l’intera scuola. –Era possibile? Poteva trattarsi di una pozione così potente? E perché lei non era svenuta?-.

 

Piton portò Thomas fuori dall’aula di Difesa, e lo fece stendere nel corridoio, gli sollevò le gambe e aspettò che il figlio riprendesse un po’ di colorito. “Cosa è successo?”.

“No, papà. Non so spiegarti bene, ho sentito un profumo di violette, poi mi è venuta una forte nausea, eppure non era del tutto spiacevole. Era come se stessi per arrivare alla felicità ma dovessi attraversare un fosse troppo profondo”.

“Adesso stai meglio?”.

“Sì, adesso sto bene. Mi sento molto felice”.

“Vieni, ti riaccompagno da Black” disse Severus “Non vorrei che svenissi in aula, e poi bisognerà parlare di questo tuo piccolo problema con  docenti e con il preside”.

“No, papà. Aspettiamo ancora un po’” disse Thomas al padre mentre raggiungevano l’aula di Pozioni “Forse ho capito qual è il mio problema”.

“Davvero?” domandò stupito il padre.

Thomas tentennò: “Ho detto –forse-“.

 

Una donna dai lunghi capelli neri, la carnagione chiara e gli occhi verdi, vestita con un mantello color oro comparve davanti a Lily  che, incuriosita ma non spaventata, chiese: “Chi sei?”.

La donna sorrise serenamente: “Sono Lady Queen”.

Lily sussultò. “Dove sono mio fratello e mio padre?”.

“Calma, piccola, calma” disse la donna allungando le mani verso la ragazza “Non sono qui per portarvi via o per spaventarti. Sono qui perché presto avrai bisogno di qualcuno che conosce la strada, ed io ti indicherò il percorso giusto da compiere”.

“Perché sei venuta da me, e non da mio fratello? Perché ora?” chiese lei assettata di conoscenza.

“Tuo fratello ha già un dono molto speciale che potrà aiutarlo nei momenti difficili, un dono che gli ho tramandato io personalmente, ma che in lui è molto più potente: lui è un veggente e i suoi occhi sono aperti al futuro”.

“E il mio dono? Sei tu?” chiese Lily.

“Sì e no. Il tuo dono è poter venire a conoscenza del passato attraverso chi il passato lo ha vissuto. Non temete il domani, per quanto sarà difficile riuscirete a trionfare”.

“Anche l’altra volta abbiamo trionfato però prima siamo dovuti morire”.

“Ti sbagli, Lily. Nessun morto ritorna in vita, neanche nel mondo magico”.

“Ma noi eravamo morti, e nostro padre era morto”.

Lady Queen sorrise: “Non tutto ciò che sembra è”.

“Perché sei venuta adesso?”.

“E’ stato l’odore delle violette a chiamarmi, l’odore della vita” rispose la donna “Ora vado, ma presto ci rivedremo. Non abbiate paura dei vostri doni. Tutto ciò che succede ha un motivo di esistere”. E dicendo questo svanì.

L’odore delle violette si era fatto più delicato, Lily aprì la porta per andare a chiamare i soccorsi e si ritrovò davanti i resto della sua famiglia.

“Cosa è successo?” chiese Piton vedendo tutti gli studenti svenuti.

Lily era ammutolita, si strinse un attimo al mantello del padre e poi prendendo fiato spiegò: “E’ stato Neville”.

“Paciock” ripeté Severus scurendosi in volto. Quel ragazzo lo faceva impazzire anche adesso che non perdeva più il suo tempo a insegnargli Pozioni.

“O meglio, è stata Lady Queen” continuò Lily.

“Lady Queen?” chiese spaventato Thomas “Vuoi dire che è tornata per noi …”.

“Non spaventarti Thomas, lei non vuole questo. Adesso vado a chiamare aiuto, vi racconterò tutto dopo”.

“Sì, credo che sia meglio” approvò Piton che si chinò subito verso il primo  studente che aveva accanto nel tentativo di svegliarlo.

CIAO A TUTTI,

CHIEDO SCUSA SE MERCOLEDI' NON SONO RIUSCITA A POSTARE MA E' STATA UNA SETTIMANA DAVVERO PIENA.

Comunque sono riuscita a scrivere queste righe, spero vi piacciano. Aspetto i vostri commenti. Baci, Alida

MIZAR: proprio questa volta non sono riuscita a correre a scrivere, ma ti posso assicurare che stavo comunque correndo da una parte all'altra per riuscire a far tutto. Anche qui c'è della carne sul fuoco, e delle belle risate. Spero sia di tuo gradimento, baci. P.S Ho visto la tua raccolta dedicata a Severus, appena ho due minuti recensisco. Promesso.

Aloysia Piton: Severus tramava una bella Strillettera! Ci voleva proprio, hihihi! Del resto ha un animo Serpeverde. Baci, Alida

Julia Snape: sì, in effetti sta venendo fuori una ff piuttosto divertente (almeno per i miei canoni) e con questo capitolo aggiungiamo qualche ciliegina sulla torta, e anche un pò di materiale sul quale lavorare ... A presto, Alida

 

 

 

 

  
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