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Autore: NiNieL82    09/08/2010    2 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Capitolo 14: L'inaugurazione.


COSA!?”

Edith non ci credeva.

Rachel non le poteva dire questo a meno di cinque ore dall'inaugurazione. Era impensabile che si fosse scordata questo particolare sapendo quello che era successo solo qualche giorno prima.

Edith. L'ho dimenticato scusami. Quante volte te lo devo ripetere?” si scusò ancora Rachel.

Non dirmi che Orlando era stato invitato alla tua festa di inaugurazione, non è proprio una cosa da buona amica, sappilo!” esclamò Edith arrabbiata.

Ma perché devi prendere tutto sul personale?” si lamentò Rachel.

Prendere tutto sul personale! Io non prendo tutto sul personale. Prendo sul personale solo le cose che riguardano Orlando Bloom, perché quelle sono cose che riguardano me personalmente” ribadì Edith acida.

Senti! Orlando è il migliore amico dell'uomo con cui sto. Mi sembrava il minimo invitare anche lui. E John mi ha detto che questo tipo di cose piace ad Orlando...” spiegò Rachel.

Edith rimase un attimo in silenzio. La sua testa volò a qualche giorno prima, quando al Louvre si trovarono a parlare di arte e di come la scultura avesse aiutato Orlando a superare la dislessia che lo aveva colpito dopo la morte del padre. O almeno l'uomo che aveva creduto fosse suo padre fino all'età di sedici anni.

In effetti, l'arte interessava ad Orlando, ma Edith non poteva non pensare che Orlando l'avesse fatto apposta, che avesse accettato l'invito solo per farle un dispetto.

E poi.. Non hai promesso che lo avresti protetto? Lo hai detto tu alla ragazza, mica io!” continuò Rachel.

Edith sbuffò. Ecco cosa non sopportava della sua migliore amica. Il riuscire a farla sentire uno schifo anche quando aveva torto. Come quando aveva invitato Orlando a sedere al loro tavolo il giorno del suo compleanno. Prima le era sembrata costernata da quello che le aveva fatto, poi aveva cominciato un invettiva sul fatto che Edith la stava attaccando ma che, lei, quella sera era così ubriaca che a malapena si ricordava come era arrivata al letto. Ed Edith aveva finito per essere il mostro, quella che non si sforzava a capire l'amica, ma solo a puntarle il dito contro, anche se sapeva che, per quello che era successo quella sera, forse, Fred e Jen le avrebbero dato ragione, regalandole una magra consolazione.

Allora? Vieni?” chiese dolce Rachel.

Edith non sapeva che rispondere.

Non sapeva che poco più in là.



Il campanello trillò parecchie volte, prima che Orlando si convincesse ad alzarsi e rispondere.

Con la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi gonfi, grattando la testa, chiese:

Chi è?”

Signor Bloom, mi spiace disturbarla, ma qua c'è il suo amico, John Whitman che vuole salire...” rispose il portiere.

Orlando sbadigliò e disse:

Fallo salire, grazie!” e chiudendo la comunicazione con la portineria, aprì la porta del suo appartamento e poi, si buttò nel divano, accendendo la televisione al plasma che troneggiava al centro del salotto.

John entrò qualche secondo dopo e, disgustato, disse:

Mio Dio Orlando! C'è puzza di carogna qua dentro!”

Orlando sbuffò senza rispondere, in realtà, ancora troppo addormentato per farlo.

John, che lo conosceva, se ne rese conto e disse:

Ob. Davvero! Non dirmi che non ti lavi da quando sei tornato da Parigi?”

Si. non si lavava da allora. E per dire di più, non aveva fatto altri che dormire e piangere da quando era tornato, troppo arrabbiato con se stesso, con Edith, con il mondo... Troppo triste per quello che gli era successo, per aver perso Kate, per colpa di quella lontananza che gli era servita per arrivare in alto ad entrambi.. O almeno a lui... E che, comunque, in alto li aveva portati, ma li aveva divisi irrimediabilmente.

Ob. Fare la muffa non ti aiuterà a dimenticare Kate!” continuò John.

Perché? La devo per forza dimenticare? Non posso nemmeno provare a riprendermela?” chiese acido Orlando, pur sapendo lui per primo che quello che aveva detto era più che improbabile.

Lo sai che Kate non tornerà indietro, non stavolta. Ci sono troppe cose che non vanno tra di voi. Rimettervi assieme significherebbe solo farvi soffrire di più quando, poi, la vostra storia, inevitabilmente, finirà di nuovo... E poi, anche se te la volessi riprendere, come pensi di riuscirci stando a letto tutto il giorno?”

John era come sempre diretto. Orlando non lo biasimava. Stava distrutto, viveva come una larva e passava la sua giornata o a letto o a piangere davanti al televisore. In ogni caso, non era sano per lui, anche se si voleva riprendere Kate, stare così. Forse avrebbe fatto anche meglio a cominciare a leggere i copioni che Robin le aveva mandato. Ma, intanto, non riusciva nemmeno a fare quello.

E cosa proponi di meglio?” chiese sarcastico Orlando guardandolo.

John sorrise malizioso e disse:

Una festa!”

Una festa?” ripeté Orlando.

Una festa!” continuò John. “Una festa con tanta topa, con tanta musica..”

Orlando affondò la testa tra i cuscini del divano e disse:

Non ho voglia di vedere nuove donne, John. Sono un uomo con il cuore infranto. Non m'interessa.”

Dai scherzo! Dobbiamo andare ad un'inaugurazione” rispose John aprendo l'armadio e studiandolo con interesse.

E non puoi andarci con Rachel. È la tua ragazza infondo...” ragionò Orlando.

La mia ragazza ha anche una bambina di quattro anni. E non può sempre liberarsi se non ha nessuno che possa tenere la piccola Charlotte. Quindi, visto che non posso presentarmi con una donna, dato che la mia non è presente alla festa e non mi sembra corretto farle una cosa simile, che ne dici se mi accompagni tu?” disse John allegro.

Orlando sospirò. E mettendosi seduto, disse:

Se è un tranello sappi che ti diseredo..”

Perché? Mi hai introdotto nel tuo testamento? Anzi.. Hai un testamento per caso?” chiese John interessato.

Orlando sbuffò, divertito stavolta. E rimettendosi a sdraiare disse:

Ho un mucchio di soldi e abbastanza case... Dovrò pur tutelarmi!”

John spalancò la bocca in un muto “Ah!” di comprensione e continuò, prendendo un vestito:

Questo può andare bene!”

Orlando lo guardò e chiese:

Ma dobbiamo andarci vestiti eleganti?”

John aprì il cappotto e mostrò il completo fumo di Londra, doppio petto che indossava e disse:

Normalmente vado in giro agghindato così? Nemmeno al mio matrimonio ero vestito così!”

In effetti al suo matrimonio con Rocio, John, era vestito casual, con una giacca sportiva sopra una camicia bianca. Aveva deciso che il suo matrimonio sarebbe stato civile e senza troppi fronzoli. Aveva cominciato a vestirsi elegantemente, invece, solo quando aveva cominciato a lavorare, rimanendo comunque sportivo durante il tempo libero.

Lo guardò sorridendo e disse:

Cristo John. Sembri un pinguino!”

Sembro un pinguino? Orlando te lo dico con tanto affetto. E sarò dolce per non ferirti, visto il momento: vaffanculo!” replicò John fingendosi irritato.

Orlando rise e disse:

Mi lavo e vengo...”



Burro d'arachidi.

Una coperta addosso.

Un messaggio di Brian che appariva dal display e che le diceva che le mancava da morire.

Posh che miagolava debolmente avvolta anche lei nella coperta.

'Sex and the city' alla tv, mentre il videoregistratore registrava l'ultima puntata.

Sul piede di guerra, Edith era più che decisa a rimanere a casa e fare così un dispetto a Rachel che, alle volte, non si rendeva conto di comportarsi come una dodicenne.

Non sarebbe andata all'inaugurazione. Nemmeno se la pagavano. Avrebbe visto Rachel Brown che cosa significava invitare Orlando Bloom ad una festa senza dirle nulla.

-Edith hai promesso-

La vocina dentro Edith aveva ragione, ma Edith non credeva che la Bosworth avrebbe chiesto ad Orlando se lo stava proteggendo o no, dato che non voleva lei per prima che Orlando lo sapesse.

-Lei ti ha chiesto di vegliare su di lui perché sapeva che sarebbe stato male dopo che la loro storia era finita-

Edith sbuffò.

Sentiva di odiare la sua coscienza. E si odiava per aver promesso, permettendo così al suo subconscio di farla sentire in colpa.

Stava cercando di concentrarsi sul telefilm e di mettere a tacere quella voce interiore e malefica che le stava rinfacciando di non rispettare le proprie responsabilità, quando sentì il campanello squillare.

Stupita si chiese chi fosse. E quasi le venne un colpo quando, tutta agghindata vide Rachel che, con uno sguardo che era capace anche di gelare il deserto, le chiese:

Sono le otto. Che ci fai tu ancora in casa? E per di più in queste condizioni?”

Edith sorrise e rispose serenamente:

Non vengo alla tua festa, così impari ad invitare persone che non mi piacciono senza dirmi niente fino all'ultimo momento...”

A passo di marcia, Rachel, entrò in casa e puntando il dito contro l'amica disse:

Sappi che dieci anni di amicizia non basterebbero a perdonarti questo. Se non vieni alla mia festa tra di noi è finita!”

Non sei la mia amante Rachel” sorrise Edith allontanandosi dall'uscio, dopo averlo chiuso.

Rachel puntò le mani sui fianchi e socchiudendo gli occhi replicò:

Norton, sappi che non mi frega di quello che pensi di Orlando. E non mi frega nemmeno se dici che sia colpa mia se lui è alla festa e lo hai saputo solo ora. Sappi solo che se non vieni alla mia festa, giuro su Charlotte che non ti rivolgerò mai più la parola”

Sentendo l'ultima frase, lentamente Edith si voltò.

Su Charlotte?” chiese allarmata.

Rachel giurava rarissimamente sulla figlia. E quando lo faceva voleva dire che stava dicendo il vero. Quindi quella non era una sfuriata da nulla.

Guardò l'amica che annuì e rispose:

Si. Se mi fai uno sfregio simile, giuro che diventerò la tua peggior nemica...”

Edith sospirò. L'ultima cosa che voleva era perdere Rachel per colpa di Orlando. Ma non voleva dargliela vinta subito. E seria disse:

Però, una prossima volta, cara Rachel Brown, sei pregata di avvisarmi quando decidi chi invitare alla feste. Perché non ci saranno minacce la prossima volta. La nostra amicizia la chiudo io prima che tu abbia il tempo di dire bah!”

Rachel annuì, ma non l'ascoltò. Sorridente si avvicinò al guardaroba e prese un vestito blu scuro, con una cinta nera di seta. Poi si chinò e prese dei sandali gioiello neri, tacco dodici, e sorridendo, porse il tutto all'amica e disse:

Questo può andare bene. Per i capelli... lasciali sciolti. Non ci sono più parrucchieri aperti alle otto di sera a Londra. Così andranno bene, o, se permetti, mi arrangio io con qualche forcina per capelli e un ferro per i ricci. Il trucco fai tu. Sei abbastanza brava...”

Edith la guardò in tralice e prendendo i vestiti con un gesto poco cortese, entrò in bagno, mentre sorridendo, Rachel, disse:

Tranquilla Norton. Sto qua fuori. E se non rispondi chiamo il coroner per farti prelevare dal bagno. Non hai molta scelta.”

Edith sbuffò di nuovo -cominciava a sentirsi una locomotiva! pensò allo specchio-e, ridendo sotto i baffi, Rachel, si mise a sedere davanti alla televisione, mangiando il burro d'arachidi che l'amica aveva lasciato e coccolando la piccola Posh che si strusciava felice sul suo braccio, guardando interessata qualche stralcio dell'ultima puntata di 'Sex and the City'.



Orlando si guardava intorno e non riusciva a capire cosa lo avesse spinto a quella festa.

La prossima volta che John gli avrebbe proposto una festa senza dirgli la destinazione, si sarebbe ben guardato dall'accettare l'invito.

Tutto si sarebbe immaginato nelle ultime ventiquattro ore –e per uno che aveva fatto Londra/Parigi andata e ritorno in macchina non è poco- ma mai di trovarsi alla festa d'inaugurazione della mostra dell'amica di Edith, Rachel Brown.

E mai si sarebbe aspettato di rimanere affascinato dalla vista di quelle foto.

Non c'era che dire, Rachel aveva talento.

Le foto erano meravigliose, tutte quelle che aveva visto erano foto che trasmettevano qualche cosa. Qualche cosa di bello. Ma mai si era stupito davanti ad una foto, come quella di Edith che sorrideva, coprendosi con una stola trasparente assieme ad una ragazza araba, che accanto e come lei sorrideva all'obbiettivo.

In quel momento l'unica cosa che riuscì a pensare era che Edith fosse davvero bellissima e che, raramente, aveva visto donne illuminarsi così con un sorriso. E lui poteva dire di avere una certa esperienza in questo campo, dato che molte attrici fingevano costantemente, non solo quando sorridevano ad una battuta, ma soprattutto, a letto con i produttori che dovevano produrre il film al quale partecipavano.

Possibile che la trovasse affascinante?

Possibile che non si fosse accorto di quanto fosse bella, impegnato com'era a trovarne tutti i difetti?

Sua sorella, mentre a Natale le parlava di Edith, disse una frase che solo in quel momento gli ritornava alla mente ed esplodeva come una bomba dentro di lui:

I più grandi amori cominciano con grandi liti. E prima di amare qualcuno devi conoscere tutti i suoi difetti. Tu sai cosa penso della tua storia con Kate. E sai che penso che sia finita da molto tempo, ormai.... E credo che questa Edith potrebbe prendere il posto della nostra cara nobile americana. Con tutto l'affetto per Kate, sia chiaro!

In effetti era da tempo che tutti gli dicevano che probabilmente Edith gli piaceva.

E non poteva negare di aver pensato che fosse davvero bella in più occasioni. Ma che diamine! Era la fotocopia di Angelina Jolie, bionda! Nessun uomo sano di mente avrebbe detto che Edith era una donna brutta.

E poi, diciamocela tutta... Edith era davvero bella, certo. Ma lui era davvero ancora innamorato di Kate e non aveva intenzione di rimpiazzarla seguendo una donna che, guardando il carattere della sua ex, era agli antipodi.

Stava pensando questo, quando sentì:

Allora? Ti hanno incastrato anche a te o sei qua di tua spontanea volontà?”

E allora perché ora che sentiva la sua voce, aveva come la strana impressione che nello stomaco stesse saltando una molla che sbatteva veloce contro le pareti dello stomaco? Porca miseria!

Lentamente si voltò e la vide.

Era bella. O meglio bellissima.

Scosse la testa, sorridendo, più per scacciare il pensiero che per dare risposta ad Edith, ma tanto, questo, la giornalista non lo poteva sapere. E cortese rispose, nonostante i rancori dei giorni prima:

Si. John mi ha portato qua con l'inganno!”

La guardò da capo a piedi. Aveva un vestito blu scuro, dello stesso tipo di quelli di Marilyne Monroe, con una cinta di seta cucita sul vestito. Slanciata da un paio di scarpe leggere dai tacchi alti, i capelli di Edith erano raccolti in un nodo elegante ma semplice, con qualche boccolo che scappava attorno al viso. Un trucco leggero e un lipgloss che metteva in risalto le labbra dalla forma perfetta e dal malizioso neo sul labbro superiore. Gli unici gioielli che indossava erano un paio di pendenti di brillanti.

Sorrise e si illuminò proprio come in quella foto che aveva visto qualche pannello più avanti.

Si! Era bellissima! E questo era indubbio.

Ma era una cosa che potevano vedere tutti, innamorati o meno.

E poi era fidanzata con Brian 'TiDistruggoSeSoloCiPensiDiToccarla' Stephensons. Non voleva di certo rischiare la vita o, peggio, la carriera per delle voci che dicevano che fosse innamorato di lei.

Sapeva che c'era qualche cosa che lo attirava in lei. E che, se ci pensava, scopriva che quel qualcosa era la sua intelligenza, che alle volte offuscava la sua bellezza.

Orlando stimava Edith Norton, niente di più.

Né amore, né sesso. Solo un fattore mentale che lo affascinava sopra ogni altra cosa.

Pensa che a me è venuta a prendermi Rachel a casa. Non sono una festaiola io. E poi, ad essere onesta, quando ho saputo che c'eri tu, dopo le liti dei giorni scorsi, non me la sentivo di incontrarti!”

Orlando sorrise e rispose:

Mi sa che quei due hanno fatto di tutto per farci far pace!”

Penso anche io che sia così!” sorrise Edith.

Orlando guardò la sala e sorridente propose:

Sei in molte di queste foto. Che ne dici se mi racconti come e quando sono state scattate?”

Edith annuì.

I dissapori di quei giorni sparirono in un attimo. E insieme, i due, passarono una bellissima serata.



Rachel. Davvero basta!” esclamò Edith esasperata dentro la macchina.

Hai anche il benestare della ex ragazza. Che cosa vuoi di più dalla vita. Il tuo attuale ragazzo, come al solito si comporta una schifezza con te! Tu lo aspetti e tessi la tela. E lui a New York chissà a chi chiede di fargli compagnia...”

Mi ha mandato un SMS dicendogli che gli manco!” sospirò Edith portando una mano alla testa.

Ma che carino!” esclamò con sarcasmo Rachel. “Non puoi negare il fatto che, quello là, però non si fa sentire dal ventitré, il giorno che è partito, a parte qualche messaggino. Se ti amasse davvero correrebbe qua, non starebbe tutte le feste di Natale lontano da te...”

Edith si morse il labbro, guardando fuori dal finestrino. Era vero! Brian non si faceva sentire da tanto, troppo tempo.

Ma lei era ancora la sua ragazza, checché dicesse Rachel.

Brian non è uno che si lancia in effusioni. E tu dovresti averlo capito!” ribatté Edith.

Rachel sbuffò. Stava ridendo, non era infastidita.

Lo difendi sempre. Tu, spirito libero all'università, quella che voleva girare il mondo, quella che quando succedeva qualche cosa, prendeva tutto sul personale anche se non lo doveva fare, ora sei lo scopettino di Brian Stephensons. Ma te ne rendi conto che stai diventando il suo soprammobile Edith? Che ti porta in giro come un trofeo? La grande giornalista, la grande stronza stroncarriere. La bellissima donna che tutti guardano invidiosi alle feste. Quello non è un uomo. È uno stronzo patentato. E ti ha fatto soffrire troppe volte. Per le donne, per la droga..” ma l'elenco di Rachel venne bloccato da Edith che, punta, disse:

Con le droghe ha smesso. Me lo ha giurato!”

Anche Charlotte giura di non fare molte cose. Eppure... Alle volte non le credo, perché puntualmente scopro che non è vero quello che dice! E Charlotte è mia figlia! E, cosa più importante, Charlotte ha quattro anni.” fece notare all'amica Rachel.

Edith sospirò frustrata. Stava pensando a quello che aveva detto Rachel quando, questa disse:

Visto che l'altra volta non te l'ho detto, a Capodanno, in montagna con noi viene anche Orlando. Andiamo a Cortina, come previsto. Ma visto che lui è solo, viene assieme a noi. Lo sai con anticipo. Ora sta a te vedere se venire o no. Ma sappi che rimarrai sola. Vengono anche Fred e Jen, Paul e Jessica”

Non aveva scelta, anche se, dopo quella serata, Edith non poteva negare di essere davvero felice di passare un po' di tempo con Orlando. A parte i litigi che, come aveva capito, ragionandoci, erano nati per quel suo essere troppo al di sopra del mondo e non rendersi conto che gli altri avevano sentimenti e per il fatto che Orlando era insopportabile per via del dolore causato dalla rottura con Kate, Edith immaginava che, passare un po' di tempo assieme li avrebbe aiutati a capirsi, magari aiutati anche dall'ausilio di altre persone che avrebbero sedato le liti e placato gli spiriti di entrambi.

Vengo!”

Rachel sorrise soddisfatta e parcheggiò davanti casa di Edith.

Allora ci vediamo giovedì ventinove mattina sotto casa tua. Inizia a preparare la valigia. E trova qualcuno a cui affidare Posh. Stiamo fuori una settimana.”

Edith annuì e rispose:

Ti faccio sapere se torna Brian e se si cambia programma all'ultimo momento!”

Rachel la guardò seria e disse:

Edith.. Non chiamerà, lo sai meglio di me...”

Edith non rispose. Salutò e corse su.

Aprì la porta e vide Posh, venirle incontro miagolando felice.

Perché si sentiva così triste? Perché aveva paura di quel viaggio?

Lo sapeva, era inutile chiederselo. Sapeva che cosa significava per lei partire ed ammettere a se stessa e a tutti quanti che, tra lei e Brian nulla era più come prima. Tolse le scarpe e si spogliò. Camminò nuda per la casa, riscaldata dall'ultima generazione dei climatizzatori. Posh la seguiva, odorando ogni indumento che la padrona lasciava cadere.

Edith si avvicinò alla doccia e si cominciò a lavare.

Il getto caldo la rilassava e cancellava i pensieri che, solo a guizzi rapidi la tormentavano.

Non sentiva nemmeno il bisogno fisico di stare con Brian. Non aveva voglia di fare l'amore con lui, non sentiva quel languore che si sente quando non si fa l'amore con qualcuno che sta lontano.

E questo la preoccupava.

Uscì dalla doccia mentre Posh si strusciava sulle gambe facendo le fusa.

Senza nemmeno degnarla di una carezza, Edith prese a massaggiare il corpo morbido dalla doccia, appena asciugato, con la crema. Poi prese il fon e asciugò i capelli.

Si vestì e mise un maglione a scollo largo e i pantaloni comodi di una tuta.

Come un automa, si avvicinò al pianoforte e sollevò lo sportellino che chiudeva la tastiera. Lievi le mani carezzarono i tasti bianchi, cominciando a produrre lievi melodie. Posh, come ammaliata dalla musica si acciambellò sul divano e si mise a dormire.

Ma la testa di Edith, nonostante non sbagliasse una sola nota, era persa in altri pensieri.

Brian che non la chiamava. Quella sensazione di tranquillità quando con Orlando cominciò a parlare per finire a ridere e scherzare subito dopo.

La totale indifferenza alla mancanza fisica e sentimentale di Brian. La voglia di festeggiare con gli amici ed Orlando l'ultimo dell'anno.

Che non amasse più Brian?

È uno stronzo patentato. E ti ha fatto soffrire troppe volte. Per le donne, per la droga..

La droga. Quella era una parentesi che aveva aperto con sua sorella. Ora dicevano entrambi di aver smesso: il primo a lei personalmente; della seconda lo sapeva tramite il fratello e la madre con la quale si sentiva sporadicamente.

Eppure...

Troppe volte si erano create delle barriere tra di lei e di Brian che, perfino in quel momento trovava difficili abbattere.

Brian sa dire le bugie.

Era vero. Quello lo aveva dimostrato a più riprese.

Possibile che mentisse anche quella volta? Che non avesse smesso di drogarsi e che stesse facendo chissà quale festino a New York con la prima venuta con droga, alcool e sesso?

Scosse la testa.

Se solo l'avesse chiamata.

Edith.. Non chiamerà, lo sai meglio di me..

Con rabbia schiacciò i tasti che riusciva a toccare con le mani, producendo un suono terribile.

Posh spaventata, soffiò e scappò in camera.

Anche quella volta Edith non se ne curò. Andò al mobile bar e lo aprì. Prese la bottiglia di bourbon e ne versò un bicchiere.

Non si ubriacava dai tempi dell'università. Era diventata una buona bevitrice a quei tempi e, ancora oggi, riusciva a tenere alta la sua bandiera.

Trangugiò il liquido in piccoli sorsi, avvicinandosi alla finestra e guardando fuori.

Londra e le sue mille luci che offuscavano il cielo e le stelle.

A dire il vero quella notte di stelle non ce n'erano davvero dato che, come al solito, il cielo si era coperto e minacciava pioggia.

In effetti, alcune timide goccioline di pioggia, mista al solito smog, cominciarono a colpire il vetro, dolcemente.

Stava pensando quando sentì il trillo del suo cellulare.

Era un messaggio.

Apatica si avvicinò al divano dove aveva lasciato la borsa e dal quale proveniva il trillo.

Prese il telefono e guardò chi fosse.

Lo stomaco fece una buffa capriola. Era Orlando che diceva:

STAVO PENSANDO CHE NON È POI TANTO MALE L'IDEA DI PASSARE LE VACANZE CON TE. E CHE TI VOLEVO CHIEDERE SCUSA PER COME MI SONO COMPORTATO A PARIGI CON TE. SEI UNA DONNA ECCEZIONALE EDITH E L'HO CAPITO DA QUELLE FOTO. BUONANOTTE. CI VEDIAMO GIOVEDÌ. ORLANDO.”

Non capendo nemmeno lei il perché, Edith sorrise e si sentì subito più calma.

Poggiò il bicchiere e rispose:

PENSO CHE ANCHE IO TI DEBBA LE MIE SCUSE E CHE TU POSSA ACCETTARE, STAVOLTA IL MIO INVITO A RICOMINCIARE DA CAPO... SONO FELICE ANCHE IO DI PASSARE QUESTO ULTIMO DELL'ANNO CON TE. CI VEDIAMO IN VENTINOVE. UN BACIO. EDITH

Spedì l'sms e poggiò il cellulare. Sollevò le braccia sopra la testa unendo le mani e si stiracchiò soddisfatta.

L'amicizia con Orlando, che, alle volte, sentiva così vicino a lei, le faceva pensare che, infondo, quell'ultima parte del 2005 non era poi da buttare.

E sorridente si mise a letto.




   
 
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