Attenzione:
questa
è la seconda parte del terzo capitolo, perchè
sono perfettina
allora visto che era lunghissimo ho preferito dividere! Per leggere la
parte
precedente tornate di un capitolo più dietro!
No
One Knows
I
fall over and over and
over, oh I want you
I get in, you're only one I'm
in too
You and me fit so tight
All we need is one more time
So do it again
La notte non
fu una delle migliori per l’Italiano
visto che ci mise parecchio a prendere sonno. Mentre fissava la
poltroncina di
fronte a lui seminascosta dal buio, steso tra le lenzuola di seta color
crema,
ripensò a lungo a quello che gli aveva detto Antonio prima
di lasciarlo. Le
parole, il tono della voce, lo sguardo eccessivamente serio, gli
facevano
comprendere che c’era qualche motivo particolare per il quale
aveva deciso di
salutarlo il giorno dopo, giusto prima che partisse, come se, per un
motivo
astruso, fosse meglio camminare sul filo del rasoio, piuttosto che su
una
piattaforma solida e spaziosa. Era come se lui si aspettasse
qualcos’altro, ma
non volesse forzare nulla, e semplicemente creare il maggior numero di
occasioni possibili; come se ci fosse qualcosa che lui non aveva
compreso
appieno, mentre Antonio si, e stava cercando di andarci il
più vicino
possibile.
Per non
parlare di quello che era accaduto due
sere prima: Antonio l’aveva quasi b-ba…
ba… no, meglio non pensarci. E poi chi
diceva fosse così? Forse aveva semplicemente visto qualcosa
sulla sua faccia e
quelle parole di prima erano state dette per prenderlo in giro,
confonderlo,
come faceva sempre. Era molto più probabile che fosse stato
lui a prendere
fischi per fiaschi. E poi anche se fosse stato vero l’avrebbe
sicuramente
fermato: Antonio era un ragazzo, e lui non aveva alcun interesse del
genere,
per lui soprattutto, anche se doveva ammettere che, nonostante tutto,
aveva il
suo fascino. Si chiese cosa poteva star pensando lui in quel momento,
ma alla
fine concluse che stava sicuramente dormendo tranquillamente e che,
come al
solito, era lui a starsi facendo problemi per entrambi, dando adito a
stupide
sensazioni senza alcun significato.
Stava
ragionando in maniera sconclusionata su
qualcosa che aveva un andamento ma di cui non aveva trovato
né il capo né la
coda, e questa cosa non faceva altro che mettergli soggezione.
Dopotutto si
erano appena riconciliati, e c’erano tante, troppe cose che
avevano bisogno di
essere fatte e dette e che erano rimaste segregate durante tutti quegli
anni, e
non si poteva pretendere che arrivassero tutte in un colpo, come un
bomba.
Forse anche per questo Lovino avrebbe preferito salutare Antonio prima:
forse
così avrebbe potuto prendersi tempo, anche se
c’era sempre il rischio che
crollasse tutto.
Comunque alla
fine era stato l’altro a decidere,
e, alle volte, è meglio accettare quello che ti succede
anziché pretendere che
vada come vuoi tu, perché è il miglior modo per
andare avanti più
tranquillamente, senza il peso di aver sbagliato o la gioia di aver
fatto bene,
quasi come in una scommessa pascaliana: o vinci tutto o non perdi
niente. E
finalmente, dopo essere riuscito a far pace con la sua coscienza, aveva
dormito, come a volersi preparare almeno fisicamente a quello che
sarebbe
accaduto (o a quello che non sarebbe accaduto) il giorno seguente.
Così
il mattino, di buon ora, preparò le valigie,
fece colazione e si vestì, mantenendo la maggior calma
possibile e facendo in
modo di arrivare, almeno un’ora prima del suo volo, in
aereoporto.
Ovviamente,
né il Ministro, né nessun altro di
quelli che avrebbero viaggiato con lui, erano arrivati, visto che era
consuetudine per i voli privati arrivare giusto all’ultimo
minuto, per sventare
scocciature di qualunque tipo.
Non aveva
esattamente idea di cosa fare, visto
che la valigia l’aveva lasciata in albergo insieme a quelle
degli altri, e non
poteva neanche fare il check-in. In cambio c’erano un sacco
di negozi e
ristoranti per intrattenere i viaggiatori, e allora si fermò
ad un bar, per
prendere il caffè. Avrebbe potuto anche accendere il
cellulare e chiamare il
fratello, anche se l’aveva sentito solo la mattina
precedente, per svegliarlo,
ma alla fine rinunciò. Si fermò, a guardare la
vita delle persone che correvano
avanti e indietro, affaccendandosi nelle loro cose, come se tutto
quello fosse
un quadro futurista, e lui un pittore che cercava di rendere al meglio
il fatto
che si sentiva fermo, troppo fermo, in un mondo che andava avanti senza
di lui.
Per di
più, oltre alla maliconia che gli stava
venendo addosso c’era qualcuno, quel qualcuno, che si
ostinava a non
presentarsi, così come aveva fatto fin troppe volte negli
ultimi cinque giorni.
E lui non si trovava certo in un posto nascosto: tutt’altro,
riusciva a vedere
bene l’entrata principale dell’aereoporto ed era
certo che di Antonio non ci
fosse traccia, nonostante mancasse solo mezz’ora alla sua
partenza. Fu questo
insieme di constatazioni che gli diedero a pensare: e se lui volesse
fargli un
saluto veloce proprio all’ultimo, giusto per togliersi la
questione davanti? E
se si stava facendo paranoie a vuoto? E se non sarebbe più
venuto? Perché
diamine un frase semplice come “Ci vediamo domani in
aereoporto” doveva dargli
tutti questi problemi?
Fortunatamente
non ebbe tempo di trovare nessuna
catastrofica risposta che si trovò un muso conosciuto e
abbronzato di fronte.
“Buongiorno.”
Lovino
alzò il volto, girando il cucchiaino nel
caffè, ormai troppo freddo per essere gustato, senza dire
nulla, come se
volesse esprimere una qualche forma di scontentezza. Antonio
però non si
accorse di nulla, e anzi, aggiunse:
“Sei
arrivato prima di me.” Disse, come a voler
fare una qualche insinuazione.
“E’
stato un caso, non ti fare false speranze.”
Rispose l'altro, senza neanche accorgersidi aver fatto il gioco
dell'altro.
Antonio a
quel punto sorrise, ma in maniera
diversa rispetto al suo solito: le labbra si erano prima strette e poi
curvate
in una vena mista tra compiacimento e malizia, e dopo, quando Lovino lo
fissò
interrogativo, sussurrò, a voce così bassa che a
stento l’Italiano riuscì a
distinguere le parole l’una dall’altra:
“Perché,
mi sarei dovuto aspettare qualcosa da
questo incontro?”
A quel punto
l’altro capì che lui realmente
sperava sarebbe accaduto qualcosa, ma che al contempo stava aspettando
qualche
segnale per poter andare avanti, un segnale che, volente o nolente,
aveva avuto
la distrazione di servirgli su un piatto d’argento. Insomma,
Lovino intuì il
ragionamento dell’altro, ma preferì non farsi
alcuna domanda sull’oggetto della
questione, perché sentì di starsi infilando in
una situazione pericolosa, e
verso un punto di non ritorno, e poi la sua voce gli si era insinuata
dolcemente nel corpo, facendo vibrare fin troppo piacevolmente la sua
spina
dorsale. Allora, tentò l'unica difesa che conosceva quando
si trattava di
rivaleggiare con lo Spagnolo, e rispose male:
“Ovviamente
NO, maledetto bastardo! Io non ho
nulla da darti!”
“Eccome
se ce l’hai.”
Non l'avesse
mi detto! Dopo aver sussurato con
dolcezza queste parole Antonio non attese alcuna risposta. Si
piegò verso il
tavolino, alzandosi un pò dalla sedia posta di fronte
all'altro e gli afferrò
il mento con una mano mentre gli si avvicinava repentino, senza dargli
modo di
pensare. Si sporse abbastanza da far confondere i loro respiri e il
colore dei
loro occhi, il suo verde passionale con il dorato sperduto di Lovino,
per poi
posare le labbra su quelle dell'altro in un bacio così
dolce, leggero, casto,
che quasi non si sarebbe potuto dare per suo, del suo essere forte e
sentimentale. Ma era anche vero che oltre ad essere un mediterraneo dal
sangue
rosso e caldo, era uno che ci pensava prima di fare qualcosa, e non si
sarebbe
mai avventato sull'altro senza sapere cosa gli passasse per la testa,
con anche
la più piccola probabilità che non volesse
affatto essere toccato da lui.
E quindi,
quasi con la stessa velocità con cui si
era avvicinato, tornò a sedere, composto, prendendo a
fissare l'Italiano, i cui
occhi erano ancora spalancati dalla sorpresa, e le labbra
seducentemente
dischiuse e lucide, e il volto deliziosamente arrossato. Si chiese come
aveva
potuto fare a meno di quella bocca fino a quel momento, sentendo un
lievissimo
sapore di miele e aceto che gli si diffondeva sulla punta della lingua,
insieme
e ad un pizzico di basilico, quello mentato, che c'è nel Sud
Italia.
Mentre
Antonio si era abbandonato al suo
"gustoso compiacimento", Lovino ebbe il tempo di aprire e chiudere un
paio di volte la bocca, attonito, di constatare che sentiva che le sue
orecchie
stavano per prendere fuoco, e di guardarsi intorno, cercando qualcuno
che
avesse visto quello che aveva fatto quell'idiota, per stamparsi nel
cervello la
sua faccia, e farlo fuori dopo aver fatto fuori la persona di fronte a
lui.
Alla fine, non vedendo nessuno che guardava nella loro direzione si
alzò, in un
botto, rischiando di far cadere la sedia, posò una banconota
che non aveva idea
quanto valesse sul tavolino e poi, senza rivolgergli uno sguardo, prese
con
violenza Antonio per un polso, iniziando a camminare spedito,
attraversando
l'altrio dell'aereoporto, tirandoselo dietro.
Alla fine,
quando vide un angolino nascosto,
dietro una grossa colonna vicino alla sala fumatori quasi vuota, si
fermò,
mettendosi di fronte l'altro, che era bloccato da dietro dalla colonna
stessa,
che, fredda, gli toccava la schiena. Aprì la bocca con
l'intenzione di urlare
più forte che poteva, ma alla fine ci pensò su
quel secondo che bastò per
fargli capire che se voleva rimanere inosservato non poteva alzare la
voce. Per
cui sussurrò, comportandosi come se stesse urlando, e
iniziando a gesticolare
in maniera quasi isterica:
"Mi spieghi
che cazzo fai in mezzo a tutta
quella gente, idiota? Ti sei bevuto il cervello? Il Ministro
sarà qui tra... -
guardò l'orologio, come se quell'oggetto gli avesse fatto un
grande torto -
ORA! E avrebbe potuto vederci, così come chiunque altro!"
Antonio
ascoltò tutto lo sfogo con un certo
interesse e soprattutto con una certa aspettativa e poi, dopo aver
immagazzinato le parole dell'altro, sorrise beato, come se le cose non
potrebbero andare meglio, anche se non si mosse di un muscolo e rimase
lì a
sfiorare la colonna con le spalle e con le braccia ciondolanti ai lati
del
corpo, che ogni tanto solleticavano i jeans blu scuro.
"Che cazzo
hai da ridere? Vorrei proprio
saperlo, bastardo!" Gli disse Lovino che aveva assistito alla nascita
del
suo sorriso senza capirne assolutamente il motivo, stringendo i pugni,
e
alzandosi un pò sulle punte, senza neanche accorgersi che
adesso era lui quello
che si stava avvicinando troppo.
A queste
parole l'altro non fece una grinza, e
anzi, dopo aver messo le mani sui fianchi, a mò di
interrogatorio, iniziò a
incalzarlo:
"Quindi avevi
paura che ci vedessero?"
"E' ovvio
stupido! Mi stai prendendo per il
culo?" L'Italiano non riuscì a trattenersi e
sbattè il piede sul marmo
beige, quasi mettendosi le mani nei capelli.
"Allora va
bene se ti bacio?"
Il Sud Italia
non stava capendo più nulla. Da una
parte, il suo cervello, totalmente andato in corto circuito, gli diceva
che era
il caso di avvolgere le braccia al collo dell'uomo davanti a lui e
baciarlo
senza riserve, anche se non aveva ancora compreso appieno il motivo di
tale
irrefrenabile voglia, dall'altro gli veniva richiesto di mantenere un
certo
self-control, e pensare almeno a quello che stava dicendo
(perchè aveva parlato
con ben poca coscienza).
"SI, ma non
lo fare mai più in mezzo a tutta
quella gen-..."
Lovino
realizzò troppo tardi quello che aveva
detto, o anzi, realizzò il sentimento che gli aveva fatto
ammettere una cosa
del genere non appena Antonio si avventò di nuovo su di lui,
stavolta in
maniera quasi feroce, senza neanche permettergli di terminare di
parlare. Gli
prese il volto tra le mani e catturò le sue labbra, una
volta, due volte, tre
volte, fino a quando non sentì l'altro rilassarsi al suo
tocco e finchè non
vide i suoi occhi chiusi con un'accondiscendenza tale da riuscire ad
accendere
tutta la sua passione. Leccò il labbro inferiore di Lovino
con lentezza e si
beò delle sue labbra dischiuse quasi subito.
Entrò nella sua bocca con
veemenza, con passione, con tutto il desiderio che si era tenuto dentro
tutto
quel tempo, con tutta la frustrazione che aveva covato a causa della
loro
distanza, mentre gli accarezzava i capelli rossicci, morbidi,
profumati, la
nuca scoperta, la schiena che vibrava al minimo sfiorare e lo
abbracciava
stretto, ma attento a non fargli male.
L'altro, dal
canto suo, dopo un primo momento di
smarrimento, non ebbe davvero il tempo di ragionare, perchè
il tocco delle
labbra dello Spagnolo, un pò secche, ma fresche e
dannatamente piacevoli, gli
mandarono il cervello (che in realtà già era
partito da parecchio), e poi il
cuore e poi il corpo in pappa. Poi, quando le loro lingue si
sfiorarono, prima
con delicatezza e poi man mano con decisione, animate da quel
sentimento che
Lovino potè finalmente definire come amore,
perchè era quella la chiave
dell'enigma che l'aveva tormentato così tanto,
sentì le gambe che si facevano
molli, le ginocchia che tremavano e le braccia dell'altro avvolgergli
le
spalle, come se avesse capito che aveva bisogno di sostegno. Poi
affondò le
dità nei suoi ricci scuri e ribelli, iniziando a godere
totalmente di tutte
quelle sensazioni, finchè la mancanza di ossigeno non ne
richiese il termine, o
almeno quella che sarebbe presto diventata solo una momentanea pausa.
Antonio
posò la fronte su quella dell'altro
sorridendo felice, fissandolo mentre ansimava leggermente e perdendosi
nelle
striature verdastre dei suoi occhi. Lovino non disse nulla, non sorrise
neppure, ma, a dirla tutta, non ce ne era alcun bisogno. Lo Spagnolo,
comunque
gli sussurrò:
"Ieri sera ho
chiamato Feliciano... ha detto
che può fare a meno di te qualche giorno."
"Tsk. Devi
sempre dare fastidio a tutti,
vedo."
Antonio
sorrise ancora: quello non poteva che
essere un si.
"Verrai a
dormire da me?"
Lovino
arrossì ancora di più di quello che era
già arrossito, se possibile, poi gonfiò le guance
e si girò verso destra.
L'altro pensò che erano anni che non gli vedeva fare la sua
"tomato-expresiòn".
"Pervertito."
Antonio lo
strinse al punto da rischiare di
soffocarlo.
"Sapevo che
avresti detto di si."
What do you do
to me?
No One Knows
Fine. Mi sembra quasi un sogno poterlo dire xD Di solito non porto mai a termine nulla... ma per una volta è andata! In questo capitolo ho potuto anche normalizzare un pò la questione OOC e infatti mi sento un pò più serena, anche se ci sono dei punti che veramente non mi piacciono perchè sono forzati e poco scorrevoli .-. . E pensare che ci ho messo un'eternità a scrivere tutta questa ultima parte perchè non mi sono voluta limitare e ho avuto davvero poco tempo (ed è insopportabile sapere che ti servono 3-4 ore di pace per scrivere quando hai solo delle mezz'ore random se pure hai fortuna). Vabbè, poco male, mi sento soddisfatta anche solo per aver finito, e spero che possa piacervi anche un poco poco (se no va bene anche una recensione di critica costruttiva, ovviamente!). Passiamo ai ringraziamenti: allora ringrazio di nuovo tantissimo amby che mi ha seguito con impazienza ed è riuscita a farmi contenta tantissime volte; grazie per la recensione, specialmente per quello che mi hai detto sull'OOC che mi ha incredibilmente rincuorata, e per aver messo la fic tra le preferite, le ricordate, su facebook, dapertutto XD, grazie per i complimenti sul mio "stile" e sulla questione introspezione, insomma GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Poi ringrazio SakuraHime_ per la recensione che mi ha fatto molto molto piacere, gentilissima, e per aver messo la storia tra le seguite, spero di rivederti a recesire! Ancora ringrazio chi l'ha inserita tra le seguite (FeEChAn, hihihihi, Kuro_Renkinjutsushi, Miki89, noriko, redangel250492, sasuchan7), a Erichan, che insieme ad amby l'ha messa tra le preferite, e infine quelli che l'hanno condivisa su facebook (e ora c'è un numero normale segnalato XD), e anche chi ha solo letto. Ci rivedremo presto in uno spin-off, spero!
//SPAZIO
PUBBLICITARIO [se non vi interessa
potete chiudere qui XD]// Scriverò ancora \O/, anzi in
realtà ho un sacco di
idee XD. Comunque a parte ciò ho intenzione di darmi a varie
fic non appena
terminate le vacanze: innanzitutto a questa seguirà uno
spin-off PWP NC17, che
ho voluto distaccare perchè non mi andava di alzare il
raiting a rosso da un
momento all'altro, e poi a continuarla diventava beatiful; poi ho avuto
una
buona pensata di carattere storico in cui compariranno sia Antonio che
Lovino
ma anche altri personaggi, ma che sarà solo roba
introspettiva, però mi devo
documentare come si deve prima; poi, e questa potrei iniziare a
scriverla per
prima (perchè di studiare storia o scrivere NC17 con i miei
parenti intorno non
se ne parla), ho in mente un'altra Spamano a capitoli, però
stavolta con una
trama più complessa e originale che ho in mente da un anno e
volevo usare per
un'originale ma l'altro giorno mi è venuto un flash e allora
pensò ci scriverò una
fic, che avrà un genere mai visto XD. Poi ho in mente ancora
un'altra cosa, ma
non è Spamano, e comunque la trama è un
pò sterile perchè segue i cliché di un
certo tipo di manga. Spero di ritrovare qualcuno di voi in uno di
questi tanti
progetti (se qualcuno giungerà ad un termine XD).