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Autore: SethHorus    10/08/2010    2 recensioni
[ 1 ] Dopo la Prima Guerra Mondiale aveva dovuto imparare a guardare la morte in faccia, senza girare il volto o lasciarsi abbattere, e ogni volta che se la ritrovava davanti, aveva imparato a chiudere il fanciullo dentro di lui, la vocina della sua coscienza, in un forziere che nascondeva giù e giù, in profondità, nel suo cuore pietrificato dalla paura.
[ 2 ] E dal canto suo l’Italiano non fu da meno: dopo un iniziale irrigidimento, si sciolse tra le braccia di Antonio, accucciandosi sul suo petto, incurante di stargli bagnando gli abiti, e artigliandosi alla sua schiena, come se fosse il suo unico e ultimo appiglio, l’ancora che l’avrebbe riportato a galla, o l’unica persona disposta di cadere giù all’inferno insieme a lui.
[ 3 ] Si chiese come aveva potuto fare a meno di quella bocca fino a quel momento, sentendo un lievissimo sapore di miele e aceto che gli si diffondeva sulla punta della lingua, insieme e ad un pizzico di basilico, quello mentato, che c'è nel Sud Italia.

L'incomprensione può nuocere anche il rapporto più forte; però, troppi anni di silenzio possono essere recuperati con un pò di coraggio misto a passione e volontà.
[ Spamano ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'No One Knows'
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Attenzione:  questa è la seconda parte del terzo capitolo, perchè sono perfettina allora visto che era lunghissimo ho preferito dividere! Per leggere la parte precedente tornate di un capitolo più dietro!

 

 

No One Knows
CAPITOLO 3.2: DO IT AGAIN

I fall over and over and over, oh I want you
I get in, you're only one I'm in too
You and me fit so tight
All we need is one more time

Can you do it again?
So do it again

 

La notte non fu una delle migliori per l’Italiano visto che ci mise parecchio a prendere sonno. Mentre fissava la poltroncina di fronte a lui seminascosta dal buio, steso tra le lenzuola di seta color crema, ripensò a lungo a quello che gli aveva detto Antonio prima di lasciarlo. Le parole, il tono della voce, lo sguardo eccessivamente serio, gli facevano comprendere che c’era qualche motivo particolare per il quale aveva deciso di salutarlo il giorno dopo, giusto prima che partisse, come se, per un motivo astruso, fosse meglio camminare sul filo del rasoio, piuttosto che su una piattaforma solida e spaziosa. Era come se lui si aspettasse qualcos’altro, ma non volesse forzare nulla, e semplicemente creare il maggior numero di occasioni possibili; come se ci fosse qualcosa che lui non aveva compreso appieno, mentre Antonio si, e stava cercando di andarci il più vicino possibile.

Per non parlare di quello che era accaduto due sere prima: Antonio l’aveva quasi b-ba… ba… no, meglio non pensarci. E poi chi diceva fosse così? Forse aveva semplicemente visto qualcosa sulla sua faccia e quelle parole di prima erano state dette per prenderlo in giro, confonderlo, come faceva sempre. Era molto più probabile che fosse stato lui a prendere fischi per fiaschi. E poi anche se fosse stato vero l’avrebbe sicuramente fermato: Antonio era un ragazzo, e lui non aveva alcun interesse del genere, per lui soprattutto, anche se doveva ammettere che, nonostante tutto, aveva il suo fascino. Si chiese cosa poteva star pensando lui in quel momento, ma alla fine concluse che stava sicuramente dormendo tranquillamente e che, come al solito, era lui a starsi facendo problemi per entrambi, dando adito a stupide sensazioni senza alcun significato.

Stava ragionando in maniera sconclusionata su qualcosa che aveva un andamento ma di cui non aveva trovato né il capo né la coda, e questa cosa non faceva altro che mettergli soggezione. Dopotutto si erano appena riconciliati, e c’erano tante, troppe cose che avevano bisogno di essere fatte e dette e che erano rimaste segregate durante tutti quegli anni, e non si poteva pretendere che arrivassero tutte in un colpo, come un bomba. Forse anche per questo Lovino avrebbe preferito salutare Antonio prima: forse così avrebbe potuto prendersi tempo, anche se c’era sempre il rischio che crollasse tutto.

Comunque alla fine era stato l’altro a decidere, e, alle volte, è meglio accettare quello che ti succede anziché pretendere che vada come vuoi tu, perché è il miglior modo per andare avanti più tranquillamente, senza il peso di aver sbagliato o la gioia di aver fatto bene, quasi come in una scommessa pascaliana: o vinci tutto o non perdi niente. E finalmente, dopo essere riuscito a far pace con la sua coscienza, aveva dormito, come a volersi preparare almeno fisicamente a quello che sarebbe accaduto (o a quello che non sarebbe accaduto) il giorno seguente.

Così il mattino, di buon ora, preparò le valigie, fece colazione e si vestì, mantenendo la maggior calma possibile e facendo in modo di arrivare, almeno un’ora prima del suo volo, in aereoporto.

 

Ovviamente, né il Ministro, né nessun altro di quelli che avrebbero viaggiato con lui, erano arrivati, visto che era consuetudine per i voli privati arrivare giusto all’ultimo minuto, per sventare scocciature di qualunque tipo.

Non aveva esattamente idea di cosa fare, visto che la valigia l’aveva lasciata in albergo insieme a quelle degli altri, e non poteva neanche fare il check-in. In cambio c’erano un sacco di negozi e ristoranti per intrattenere i viaggiatori, e allora si fermò ad un bar, per prendere il caffè. Avrebbe potuto anche accendere il cellulare e chiamare il fratello, anche se l’aveva sentito solo la mattina precedente, per svegliarlo, ma alla fine rinunciò. Si fermò, a guardare la vita delle persone che correvano avanti e indietro, affaccendandosi nelle loro cose, come se tutto quello fosse un quadro futurista, e lui un pittore che cercava di rendere al meglio il fatto che si sentiva fermo, troppo fermo, in un mondo che andava avanti senza di lui.

Per di più, oltre alla maliconia che gli stava venendo addosso c’era qualcuno, quel qualcuno, che si ostinava a non presentarsi, così come aveva fatto fin troppe volte negli ultimi cinque giorni. E lui non si trovava certo in un posto nascosto: tutt’altro, riusciva a vedere bene l’entrata principale dell’aereoporto ed era certo che di Antonio non ci fosse traccia, nonostante mancasse solo mezz’ora alla sua partenza. Fu questo insieme di constatazioni che gli diedero a pensare: e se lui volesse fargli un saluto veloce proprio all’ultimo, giusto per togliersi la questione davanti? E se si stava facendo paranoie a vuoto? E se non sarebbe più venuto? Perché diamine un frase semplice come “Ci vediamo domani in aereoporto” doveva dargli tutti questi problemi?

Fortunatamente non ebbe tempo di trovare nessuna catastrofica risposta che si trovò un muso conosciuto e abbronzato di fronte.

“Buongiorno.”

Lovino alzò il volto, girando il cucchiaino nel caffè, ormai troppo freddo per essere gustato, senza dire nulla, come se volesse esprimere una qualche forma di scontentezza. Antonio però non si accorse di nulla, e anzi, aggiunse:

“Sei arrivato prima di me.” Disse, come a voler fare una qualche insinuazione.

“E’ stato un caso, non ti fare false speranze.” Rispose l'altro, senza neanche accorgersidi aver fatto il gioco dell'altro.

Antonio a quel punto sorrise, ma in maniera diversa rispetto al suo solito: le labbra si erano prima strette e poi curvate in una vena mista tra compiacimento e malizia, e dopo, quando Lovino lo fissò interrogativo, sussurrò, a voce così bassa che a stento l’Italiano riuscì a distinguere le parole l’una dall’altra:

“Perché, mi sarei dovuto aspettare qualcosa da questo incontro?”

A quel punto l’altro capì che lui realmente sperava sarebbe accaduto qualcosa, ma che al contempo stava aspettando qualche segnale per poter andare avanti, un segnale che, volente o nolente, aveva avuto la distrazione di servirgli su un piatto d’argento. Insomma, Lovino intuì il ragionamento dell’altro, ma preferì non farsi alcuna domanda sull’oggetto della questione, perché sentì di starsi infilando in una situazione pericolosa, e verso un punto di non ritorno, e poi la sua voce gli si era insinuata dolcemente nel corpo, facendo vibrare fin troppo piacevolmente la sua spina dorsale. Allora, tentò l'unica difesa che conosceva quando si trattava di rivaleggiare con lo Spagnolo, e rispose male:

“Ovviamente NO, maledetto bastardo! Io non ho nulla da darti!”

“Eccome se ce l’hai.”

Non l'avesse mi detto! Dopo aver sussurato con dolcezza queste parole Antonio non attese alcuna risposta. Si piegò verso il tavolino, alzandosi un pò dalla sedia posta di fronte all'altro e gli afferrò il mento con una mano mentre gli si avvicinava repentino, senza dargli modo di pensare. Si sporse abbastanza da far confondere i loro respiri e il colore dei loro occhi, il suo verde passionale con il dorato sperduto di Lovino, per poi posare le labbra su quelle dell'altro in un bacio così dolce, leggero, casto, che quasi non si sarebbe potuto dare per suo, del suo essere forte e sentimentale. Ma era anche vero che oltre ad essere un mediterraneo dal sangue rosso e caldo, era uno che ci pensava prima di fare qualcosa, e non si sarebbe mai avventato sull'altro senza sapere cosa gli passasse per la testa, con anche la più piccola probabilità che non volesse affatto essere toccato da lui.

E quindi, quasi con la stessa velocità con cui si era avvicinato, tornò a sedere, composto, prendendo a fissare l'Italiano, i cui occhi erano ancora spalancati dalla sorpresa, e le labbra seducentemente dischiuse e lucide, e il volto deliziosamente arrossato. Si chiese come aveva potuto fare a meno di quella bocca fino a quel momento, sentendo un lievissimo sapore di miele e aceto che gli si diffondeva sulla punta della lingua, insieme e ad un pizzico di basilico, quello mentato, che c'è nel Sud Italia.

Mentre Antonio si era abbandonato al suo "gustoso compiacimento", Lovino ebbe il tempo di aprire e chiudere un paio di volte la bocca, attonito, di constatare che sentiva che le sue orecchie stavano per prendere fuoco, e di guardarsi intorno, cercando qualcuno che avesse visto quello che aveva fatto quell'idiota, per stamparsi nel cervello la sua faccia, e farlo fuori dopo aver fatto fuori la persona di fronte a lui. Alla fine, non vedendo nessuno che guardava nella loro direzione si alzò, in un botto, rischiando di far cadere la sedia, posò una banconota che non aveva idea quanto valesse sul tavolino e poi, senza rivolgergli uno sguardo, prese con violenza Antonio per un polso, iniziando a camminare spedito, attraversando l'altrio dell'aereoporto, tirandoselo dietro.

Alla fine, quando vide un angolino nascosto, dietro una grossa colonna vicino alla sala fumatori quasi vuota, si fermò, mettendosi di fronte l'altro, che era bloccato da dietro dalla colonna stessa, che, fredda, gli toccava la schiena. Aprì la bocca con l'intenzione di urlare più forte che poteva, ma alla fine ci pensò su quel secondo che bastò per fargli capire che se voleva rimanere inosservato non poteva alzare la voce. Per cui sussurrò, comportandosi come se stesse urlando, e iniziando a gesticolare in maniera quasi isterica:

"Mi spieghi che cazzo fai in mezzo a tutta quella gente, idiota? Ti sei bevuto il cervello? Il Ministro sarà qui tra... - guardò l'orologio, come se quell'oggetto gli avesse fatto un grande torto - ORA! E avrebbe potuto vederci, così come chiunque altro!"

Antonio ascoltò tutto lo sfogo con un certo interesse e soprattutto con una certa aspettativa e poi, dopo aver immagazzinato le parole dell'altro, sorrise beato, come se le cose non potrebbero andare meglio, anche se non si mosse di un muscolo e rimase lì a sfiorare la colonna con le spalle e con le braccia ciondolanti ai lati del corpo, che ogni tanto solleticavano i jeans blu scuro.

"Che cazzo hai da ridere? Vorrei proprio saperlo, bastardo!" Gli disse Lovino che aveva assistito alla nascita del suo sorriso senza capirne assolutamente il motivo, stringendo i pugni, e alzandosi un pò sulle punte, senza neanche accorgersi che adesso era lui quello che si stava avvicinando troppo.

A queste parole l'altro non fece una grinza, e anzi, dopo aver messo le mani sui fianchi, a mò di interrogatorio, iniziò a incalzarlo:

"Quindi avevi paura che ci vedessero?"

"E' ovvio stupido! Mi stai prendendo per il culo?" L'Italiano non riuscì a trattenersi e sbattè il piede sul marmo beige, quasi mettendosi le mani nei capelli.

"Allora va bene se ti bacio?"

Il Sud Italia non stava capendo più nulla. Da una parte, il suo cervello, totalmente andato in corto circuito, gli diceva che era il caso di avvolgere le braccia al collo dell'uomo davanti a lui e baciarlo senza riserve, anche se non aveva ancora compreso appieno il motivo di tale irrefrenabile voglia, dall'altro gli veniva richiesto di mantenere un certo self-control, e pensare almeno a quello che stava dicendo (perchè aveva parlato con ben poca coscienza).

"SI, ma non lo fare mai più in mezzo a tutta quella gen-..."

Lovino realizzò troppo tardi quello che aveva detto, o anzi, realizzò il sentimento che gli aveva fatto ammettere una cosa del genere non appena Antonio si avventò di nuovo su di lui, stavolta in maniera quasi feroce, senza neanche permettergli di terminare di parlare. Gli prese il volto tra le mani e catturò le sue labbra, una volta, due volte, tre volte, fino a quando non sentì l'altro rilassarsi al suo tocco e finchè non vide i suoi occhi chiusi con un'accondiscendenza tale da riuscire ad accendere tutta la sua passione. Leccò il labbro inferiore di Lovino con lentezza e si beò delle sue labbra dischiuse quasi subito. Entrò nella sua bocca con veemenza, con passione, con tutto il desiderio che si era tenuto dentro tutto quel tempo, con tutta la frustrazione che aveva covato a causa della loro distanza, mentre gli accarezzava i capelli rossicci, morbidi, profumati, la nuca scoperta, la schiena che vibrava al minimo sfiorare e lo abbracciava stretto, ma attento a non fargli male.

L'altro, dal canto suo, dopo un primo momento di smarrimento, non ebbe davvero il tempo di ragionare, perchè il tocco delle labbra dello Spagnolo, un pò secche, ma fresche e dannatamente piacevoli, gli mandarono il cervello (che in realtà già era partito da parecchio), e poi il cuore e poi il corpo in pappa. Poi, quando le loro lingue si sfiorarono, prima con delicatezza e poi man mano con decisione, animate da quel sentimento che Lovino potè finalmente definire come amore, perchè era quella la chiave dell'enigma che l'aveva tormentato così tanto, sentì le gambe che si facevano molli, le ginocchia che tremavano e le braccia dell'altro avvolgergli le spalle, come se avesse capito che aveva bisogno di sostegno. Poi affondò le dità nei suoi ricci scuri e ribelli, iniziando a godere totalmente di tutte quelle sensazioni, finchè la mancanza di ossigeno non ne richiese il termine, o almeno quella che sarebbe presto diventata solo una momentanea pausa.

Antonio posò la fronte su quella dell'altro sorridendo felice, fissandolo mentre ansimava leggermente e perdendosi nelle striature verdastre dei suoi occhi. Lovino non disse nulla, non sorrise neppure, ma, a dirla tutta, non ce ne era alcun bisogno. Lo Spagnolo, comunque gli sussurrò:

"Ieri sera ho chiamato Feliciano... ha detto che può fare a meno di te qualche giorno."

"Tsk. Devi sempre dare fastidio a tutti, vedo."

Antonio sorrise ancora: quello non poteva che essere un si.

"Verrai a dormire da me?"

Lovino arrossì ancora di più di quello che era già arrossito, se possibile, poi gonfiò le guance e si girò verso destra. L'altro pensò che erano anni che non gli vedeva fare la sua "tomato-expresiòn".

"Pervertito."

Antonio lo strinse al punto da rischiare di soffocarlo.

"Sapevo che avresti detto di si."

 

What do you do to me?
No One Knows

 

 

 

 

Fine. Mi sembra quasi un sogno poterlo dire xD Di solito non porto mai a termine nulla... ma per una volta è andata! In questo capitolo ho potuto anche normalizzare un pò la questione OOC e infatti mi sento un pò più serena, anche se ci sono dei punti che veramente non mi piacciono perchè sono forzati e poco scorrevoli .-. . E pensare che ci ho messo un'eternità a scrivere tutta questa ultima parte perchè non mi sono voluta limitare e ho avuto davvero poco tempo (ed è insopportabile sapere che ti servono 3-4 ore di pace per scrivere quando hai solo delle mezz'ore random se pure hai fortuna). Vabbè, poco male, mi sento soddisfatta anche solo per aver finito, e spero che possa piacervi anche un poco poco (se no va bene anche una recensione di critica costruttiva, ovviamente!). Passiamo ai ringraziamenti: allora ringrazio di nuovo tantissimo amby che mi ha seguito con impazienza ed è riuscita a farmi contenta tantissime volte; grazie per la recensione, specialmente per quello che mi hai detto sull'OOC che mi ha incredibilmente rincuorata, e per aver messo la fic tra le preferite, le ricordate, su facebook, dapertutto XD, grazie per i complimenti sul mio "stile" e sulla questione introspezione, insomma GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Poi ringrazio SakuraHime_ per la recensione che mi ha fatto molto molto piacere, gentilissima, e per aver messo la storia tra le seguite, spero di rivederti a recesire! Ancora ringrazio chi l'ha inserita tra le seguite (FeEChAn, hihihihi, Kuro_Renkinjutsushi, Miki89, noriko, redangel250492, sasuchan7), a Erichan, che insieme ad amby l'ha messa tra le preferite, e infine quelli che l'hanno condivisa su facebook (e ora c'è un numero normale segnalato XD), e anche chi ha solo letto. Ci rivedremo presto in uno spin-off, spero!

//SPAZIO PUBBLICITARIO [se non vi interessa potete chiudere qui XD]// Scriverò ancora \O/, anzi in realtà ho un sacco di idee XD. Comunque a parte ciò ho intenzione di darmi a varie fic non appena terminate le vacanze: innanzitutto a questa seguirà uno spin-off PWP NC17, che ho voluto distaccare perchè non mi andava di alzare il raiting a rosso da un momento all'altro, e poi a continuarla diventava beatiful; poi ho avuto una buona pensata di carattere storico in cui compariranno sia Antonio che Lovino ma anche altri personaggi, ma che sarà solo roba introspettiva, però mi devo documentare come si deve prima; poi, e questa potrei iniziare a scriverla per prima (perchè di studiare storia o scrivere NC17 con i miei parenti intorno non se ne parla), ho in mente un'altra Spamano a capitoli, però stavolta con una trama più complessa e originale che ho in mente da un anno e volevo usare per un'originale ma l'altro giorno mi è venuto un flash e allora pensò ci scriverò una fic, che avrà un genere mai visto XD. Poi ho in mente ancora un'altra cosa, ma non è Spamano, e comunque la trama è un pò sterile perchè segue i cliché di un certo tipo di manga. Spero di ritrovare qualcuno di voi in uno di questi tanti progetti (se qualcuno giungerà ad un termine XD).

   
 
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