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Autore: Haydee    10/10/2005    4 recensioni
"Non smettere mai di sognare Pearl, e lotta tutta la vita per realizzare i tuoi sogni. Non lasciare che qualcuno si metta sulla tua strada e blocchi le tue ali, sei libera come un'aquila"... "Non è mai passato un solo, dannatissimo, giorno in questi 6 anni durante il quale non mi sia chiesto cos’avrei potuto fare per aiutarlo!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serpe velenosa

Serpe velenosa

 

Una settimana dopo

 

- Te l’ho detto la prima volta che l’ho visto che non mi piaceva, Martha, ma tu no! Hai voluto fare di testa tua! E lo vedi ora come sei finita? Con un uomo che non riesce neanche più a guidare un’auto normalmente… - la signora proseguì a lungo il suo logorante monologo, ormai Martha lo sapeva. Era inutile tentare di ribattere o di farla smettere, non avrebbe capito e non avrebbe taciuto.

Pearl entrò in quel momento, captando alla perfezione l’ultima frase:

- Piantala nonna, sono discorsi che sanno di marcio! Non ci interessa la tua opinione su mio padre, perché ti ricordo che è di lui che stai parlando, è chiaro? Adesso smettila, hai stancato anche i muri ormai. – la signora la guardò storto:

- Dì, come ti permetti di parlare così a tua nonna?! Guarda come sono ridotta, e tocca ancora a me venirti a trovare! Mai una volta che vieni tu a farmi compagnia… - la ragazza la interruppe esasperata:

- Basta Louise!! Sei più un gamba di noi due messe insieme. – sbraitò indicando sé stessa e sua madre: - E come ti ho già detto mille volte, io non ti vengo a trovare per non darti la soddisfazione di caricarmi di insulti su mio padre, capito?! – la donna trattenne la lingua biforcuta dietro ai denti. Sapeva che quando Pearl la chiamava per nome tirava una brutta aria, così si limitò a chiederle di riaccompagnarla a casa in auto, adducendo come scusa il fatto che lei era troppo vecchia per prendere il tram.

Si noti che la gentilissima nonnetta il viaggio d’andata l’aveva fatto proprio in tram…

 

Pearl caricò la nonna in auto per poi tornare un istante da sua madre.

Come da copione, la trovò in lacrime. Immediatamente la abbracciò, poi la scostò da sé per guardarla:

- Basta ascoltarla mamma, sai bene che non ha ragione e che papà è il migliore marito e padre del mondo! – la donna tirò su col naso:

- Sì, ma lei va avanti così da anni… non ce la faccio più a sentirla insultare di continuo tuo padre! Lei non sa cos’ha passato, non sa quanto siamo uniti… - Pearl sospirò. Sua madre era così fragile da quando era successo quel maledetto incidente, sembrava indifesa come una bambina quando le dicevano qualcosa di storto sul marito, che il quel momento era chiuso nel suo studio tutto esaltato per una nuova occupazione. Ora dava qualche consulenza finanziaria a domicilio, per lo più a vecchi amici abitanti del vicinato, robette da poco in ogni caso ma che servivano comunque a riempirgli la vita e a farlo sentire meno inutile.

- Adesso me ne libero mamma, per almeno due settimane non la rivedrai più. Cercherò di convincerla a non venire, e se serve a farti stare meglio andrò davvero a trovarla così non sentirà più il bisogno di “sacrificarsi” per me. Andiamo, smettila di piangere, è una vecchiaccia sclerotica, lo sai meglio di me! – Martha e sua madre non erano mai andate d’accordo, fin da quando era bambina l’aveva trattata come una sciocchina, approfittando del suo carattere dolce e gentile, e ora che era invecchiata era diventata anche più dispotica. La donna annuì, ridacchiando:

- Hai ragione bambina, allora và, stai attenta e torna presto! – disse riprendendosi:

- Non posso tornare subito, volevo fermarmi da Aileen. Ti dispiace? – sua madre scosse il capo:

- Oh no cara, vai, vai pure! Sarai a casa per cena? – Pearl annuì col sorriso. Sua madre era sempre più bella quando sorrideva:

- Sì mamma, non preoccuparti. Ci vediamo per cena allora! – fece allontanandosi per infilarsi un paio di scarpe sportive.

 

Mente riportava sua nonna a casa, in assoluto silenzio, pensava che era decisamente ora di finirla con tutto quello stress. Su madre era troppo debole per occuparsene, doveva farlo lei.

Una volta parcheggiato sotto il condominio dove abitava Louise si volse a guardarla duramente:

- È ora di finirla nonna. – la donna la guardò senza capire:

- Che stai dicendo Pearl? Avanti, aiutami a scendere da questo trabiccolo che chiami automobile! – la ragazza la trattenne per un braccio:

- Sto parlando sul serio. Devi smetterla di tormentarla con quei discorsi su mio padre. La mamma è debole, stressata e stanca, e non voglio che le accada niente di male, o ne risponderai tu direttamente. Questo è un avvertimento nonna, bada a quello che ti fai uscire da quella ciabatta! – borbottò acidamente lasciandola e uscendo dall’abitacolo. Se pensava che da bambina aveva voluto bene a quella nonna che la riempiva di regali…

 

Quando finalmente riuscì a liberarsi della vecchia dalla lingua tropo lunga e carica di veleno se ne andò in direzione dell’appartamento della sua migliore amica.

L’aveva chiamata proprio prima di entrare e sorprendere sua nonna in “piacevole” conversazione con sua madre, e le aveva chiesto di raggiungerla.

Il virus che Tarik si era impegnato a creare era pronto, almeno così sembrava.

 

~~~~~

 

Appartamento di Aileen

 

- Quanto sei cretino Tarik, ti ho detto almeno un miliardo di volte che non puoi detrarre dalle tasse gli scontrini della spesa al supermercato! – il ragazzo si spettinò i capelli biondi con una smorfia divertita:

- Perché mai scusa?! Io non ho un’attività individuale come programmatore e riparatore di computer? – Aileen lo guardo sorpresa:

- Sì, e allora? – lui allargò la bocca in un sorriso:

- Come e allora!! I soldi che spendo al supermercato sono per il mio sostentamento! Se muoio di fame chi la gestisce l’attività?! Quindi i soldi della spesa sono costi aziendali! E più in specifico, costi di sostentamento del titolare dell’attività! -

- Beh, certo ha ragione… la sua logica non fa una piega… - commentò divertita Pearl sgranocchiando del pop-corn, procurato da Tarik naturalmente:

- Per carità, non ti ci mettere anche tu a dargli corda!! Ma guarda tu che roba, ho un fratello che poco poco si inventa l’atterraggio degli alieni per evadere e un’amica che si diverte a vedermi disperare… siete due pazzoidi, tutti e due! A volte mi sembrate fatti l’uno per l’altra… - borbottò arrabbiata facendo dei segnacci sulla dichiarazione del gemello. Tarik prese le sue parole al volo e guardò Pearl con occhi brillanti:

- Visto? È destino!! Che ne dici di uscire insieme sabato? – la ragazza scosse il capo divertita:

- Niente da fare Tarik, sai bene che con me non attacca! – lui si avvicinò, sedendole accanto sul divano:

- E dai… Pearl, luce dei miei occhi! – esclamò comicamente posando un ginocchio a terra e prendendole una mano. La ragazza rise:

- Altro che hacker, l’attore dovevi fare! Avresti avuto anche un discreto successo, sai? – lui si inorgoglì:

- Ma certo! Soprattutto con le donne mia cara! – lei scosse il capo allontanandosi:

- Certo, come no… tira fuori il virus piuttosto, voglio capire bene come funziona. – fece alzandosi e avviandosi al bagno.

Tarik la guardò mentre il sorriso gli svaniva dalle labbra.

 

La conosceva da anni ormai, ma non era mai riuscito ad avvicinarla più di così. Era distante e inafferrabile, come un sogno.

Forse era lui a sbagliare, finiva sempre per fare il cretino e lei non lo aveva mai preso sul serio.

 

Vedendolo così pensoso sua sorella si preoccupò:

- Che hai Tarik? Non ti ho mai visto così serio, sicuro di non avere la febbre? – lui la guardò e tornò ad avere la solita faccia scema:

- Niente di preoccupante sorellina, credo solo di aver capito perché non devo detrarre la spesa dalle tasse! – esclamò facendola preoccupare sul serio:

- Oh mamma, ma allora sei gravemente malato! Dio ce ne scampi e liberi, spero che tu non ci capisca mai niente di imposizione fiscale, non sei per niente portato per l’argomento! – borbottò facendolo ridere di gusto.

 

Quando Pearl tornò dal bagno si appostarono tutti davanti al computer e finalmente Tarik poté fare sfoggio delle sue doti di informatico.

Infilò un cd nel cassettino apposito e cominciò a spiegare in termini semplici come avrebbe funzionato la sua “creazione”.

- Dunque, questo programma si nasconde all’interno del sistema operativo ed è impossibile da scovare per qualunque antivirus. È una specie di programma fantasma, c’è ma non si vede, insomma. Deve essere inserito in un qualsiasi computer dell’azienda di Cohen. A quanto ho saputo da chi ha installato il loro sistema informatico, sono tutti computer collegati tra loro, quindi in pratica si tratta di infettare un’unica rete interna. Sarà sufficiente inserirla in un computer, vi dicevo, poi man mano che altri utenti si collegheranno o scambieranno informazioni con questa postazione, il virus si diffonderà senza far sorgere il minimo sospetto negli utenti. – Pearl annuì, ormai dal tempo che lo conosceva capiva piuttosto bene il funzionamento dei suoi programmini illeciti:

- Ok, ma che funzione avrà più in specifico. – Tarik ridacchiò puntando su di lei i suoi occhi verdi:

- Esattamente quella che mi avevi chiesto tu: all’inizio nessuno si renderà conto della sua presenza. Cambierà di qualche punto i dati che arrivano dalla borsa, o quelli elaborati dai dipendenti stessi della nostra vittima, poi col passare delle settimane comincerà a fare sul serio, rovesciando completamente le informazioni e distorcendole anche solo da una postazione all’altra. Insomma, farà scivolare l’azienda nel caos più totale, ma prima che possano rendersi conto della causa del malfunzionamento avranno già accumulato una caterva di proteste per investimenti sbagliati, oltre che di debiti per investimenti finiti più che male… - Pearl proseguì per lui:

- E anche se riusciranno a individuare la causa del disastro e ad eliminarla il gioco sarà ormai fatto: i debiti avranno raggiunto cifre astronomiche e la loro credibilità di società di investimento solida e sicura sarà già sfumata, così come la speranza di poter proseguire l’attività. Giusto? – Tarik le sorrideva soddisfatto:

- Giusto. La signora è sufficientemente colpita dal mio lavoro o devo dare un’ulteriore prova di affidabilità? – scherzò sporgendosi verso di lei:

- Sono abbastanza colpita… - mormorò lei divertita:

- Come sarebbe a dire “abbastanza”?! – disse facendole il verso, scherzoso come sempre: - Io perdo delle notti su questa cosa e lei mi dice “abbastanza”?!? – Aileen lo guardò ridendo:

- Non ci hai ancora detto come farai a inserirlo nel loro sistema operativo… non è così facile avere accesso ai loro computer, vige la massima sicurezza là dentro! – il ragazzo alzò un indice con fare saccente:

- Ottima domanda sorellina, qualcosa in comune dovevamo pur averla io e te… dunque, l’idea è questa. Questo mio amico che ha installato tutto il programma mi ha detto che ogni mese un loro tecnico va a fare una piccola manutenzione al sistema. Insomma, verifica il buon funzionamento, toglie eventuali inghippi e cosucce del genere. Mi ha chiesto ancora, come un anno fa, se voglio entrare a far parte della squadra, e io ho accettato. – Pearl sgranò gli occhi:

- Ma… e la tua attività?! Sei davvero disposto a chiudere il tuo laboratorio per diventare un dipendente?! – il ragazzo le sorrise dolcemente:

- Ma certo! Per aiutarti ad avere giustizia questo e altro… - mormorò, per una volta seriamente:

- No Tarik, non posso accettarlo! Davvero, è troppo! Mi farò assumere io come segretaria o qualcosa del genere, o magari cercherò qualcuno che possa manomettere un computer durante la notte, ma non voglio assolutamente che tu ti sacrifichi per… - non poté continuare, Tarik le aveva posato l’indice sulle labbra:

- Niente da fare, ormai ho accettato. Sono venuto qui anche per chiedere ad Aileen come chiudere la mia attività. È già tutto stabilito, non posso più tirarmi indietro! – le disse rassicurante. Pearl sospirò, sconfitta:

- E va bene… mi dispiace averti coinvolto così direttamente però, davvero io non volevo… - era evidentemente preoccupata che potessero scoprirlo. Le accarezzò una guancia col dorso delle dita:

- Eddai, non sono un principiante!! Me la caverò egregiamente, nessuno si accorgerà di niente, te lo posso assicurare! – esclamò sicuro di sé. Pearl annuì imbronciata, poi si alzò dicendo che doveva raggiungere sua madre e che si sarebbero visti il giorno dopo per stabilire i particolari della faccenda, lasciando soli i due fratelli.

 

Aileen guardò Tarik con un sorriso dolce:

- Che c’è, non ti sei ancora arreso? – lui scosse il capo, circondandole le spalle con un braccio:

- Eh no, Pearl è una malattia dalla quale non si riesce a guarire… Ehi, sorellina, ti ha mai detto nessuno che sei sprecata come commercialista? Dovresti fare la strizzacervelli… - ridacchiò spettinandola scherzoso:

- Piantala Tarik!! Guarda che ti aumento le tasse da pagare se non lasci in pace i miei capelli! – lui la lasciò andare all’istante, spaventato dalla prospettiva:

- Non è giusto però, tu mi ricatti sempre… - brontolò, mentre sua sorella si dava una sistemata.

 

~~~~~

 

Il mattino successivo

 

Pearl salì le scale due a due. Quella notte l’aveva passata insonne e aveva ripensato alle parole di Aileen di una settimana prima.

Forse la sua amica aveva ragione, era ora che cominciasse ad avere una vita sua, se non altro per tranquillizzare i suoi.

Non passava giorno infatti che suo padre o sua madre, a turno, le chiedessero quando avrebbe presentato loro un ragazzo , come andava il lavoro e che progetti aveva per il futuro.

Non se la sentiva più di mentire o schivare il discorso, doveva chiudere quella faccenda al più presto e incominciare finalmente una vita normale.

Ma prima doveva sistemare tutto, non poteva venire meno alla parola che si era data 6 anni prima, e lei non era il tipo da rompere un giuramento.

Perciò, visto che Bart Cohen era vicino all’essere colpito, doveva mettersi subito in modo per la sua terza preda: Damon Rush.

 

Ripeté quel discorso alla sua amica che naturalmente ne fu entusiasta, ma lei e suo fratello si rabbuiarono sentendo quali erano i suoi progetti per Rush:

- Ti vuoi esporre in prima persona?! E se lui ti riconoscesse? – Pearl agitò una mano:

- Impossibile, non ha mai incontrato mia madre, alla quale assomiglio, e non ha mai visto me. Solo io l’ho visto circa 8 anni fa, di sfuggita, mentre ero con mio padre nel suo ufficio. Non capirà mai chi sono! – Tarik incrociò le braccia pensoso:

- Ok, ma se dovessero capire che sei tu a modificare le relazioni sull’andamento dei titoli? Hai pensato a cosa ti faranno? – lei lo guardò imbronciata:

- E tu hai pensato a cosa ti succederebbe se capissero che è stato l’innocuo programmatore a inserire il virus che creerà loro una marea di problemi? – i due ragazzi si guardarono a lungo, sfidandosi con lo sguardo.

Alla fine Tarik sbuffò spazientito:

- Accidenti a te, mi metti sempre in difficoltà! – borbottò poco soddisfatto. Pearl esultò internamente, aveva vinto la battaglia ancora una volta:

- Perfetto! – esclamò con un sorriso disteso: - Allora faremo così: io cercherò di avere le relazioni sugli acquisti e vendite mobiliari prima che vengano consegnati al capo, li manderò ad Aileen tramite posta elettronica, li modificheremo e poi li faremo tornare in circolazione nella società, confondendo le idee e creando il caos. Che ve ne pare? – Aileen mise il broncio:

- Tutta questa storia mi piace sempre meno, ho come l’impressione che ne verrà fuori un casino pazzesco! – mormorò mentre gli altri due si guardavano ancora in cagnesco.

 

 

 

Damynex: Non direi… no, non volevo farlo tipo ‘Madian 2, il ritorno del figaccio’. È diverso, ma lo scoprirai andando avanti! Temevo fosse un fiasco, ma se comincia a piacere allora vado alla grande!

 

AyLa: Darling, ma io sono mostruosamente vendicativa! Brava prenditi tutto il tempo che ti serve, tanto non lo so nemmeno io con chi la farò finire! Non è un modo di dire, davvero non ci ho ancora pensato… sarà una sorpresa anche per me, devo solo aspettare che uno dei tipi che ho in mente la faccia da padrone e mi diventi più simpatico degli altri. Sono pazza, lo so!

 

Clover: Quale onore, una delle mie autrici preferite… Sono felice che ti piaccia, ma non aggiornerò tanto spesso perché sono presa da un’altra storia, se ti va di farci un salto si intitola “Se una notte d’estate, un ladro”. Spero che continuerai a seguirmi!

  
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