7. Lo
specchio e lo stupido.
Era un normale primo pomeriggio, ed Areal
era davanti allo specchio del bagno, con già la divisa indosso. Stava finendo
di legarsi i lunghi capelli neri in una treccia, mentre osservava il suo grazio
ma semplice viso. Quando finì corse di sotto, dove le tre amiche l’aspettavano
impazienti.
All’ennesima lezione di Difesa Contro le
Arti Oscure, il professore Allock era in ritardo di
almeno mezz’ora, tempo nella quale gli alunni del secondo anno già in aula,
parlottavano fra di loro e si spostavano di banco in banco.
Canni e Areal erano sedute al loro posto, e
il loro banco era allineato con quello di due ragazzi Serpeverde, e quello
seduto vicino al corridoio era biondo. Areal era praticamente seduta vicina a
Malfoy con solo un corridoio a dividerli.
“:Voi dite che Allock
sia svenuto da qualche parte?:” chiese Canni pensosa.
“:Magari!:” intervenne Malfoy, che non aveva
potuto fare a meno di sentire.
“:Ei Capo:” borbotto l’altro Serpeverde “:perché
non gli combiniamo qualcosa? Neanche se ne accorge quello…:”
Evidentemente colpito da qualche immagine
stramba di Allock in condizioni sfavorevoli, Draco
ghignò. Era appoggiato allo schienale e si dondolava con la sedia, con le mani
nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo fisso davanti a se.
“:Hey, e se lo
immobilizziamo e gli facciamo credere che si è addormentato?:” Propose Canni,
sporgendosi oltre Areal per confabulare col grassoccio Serpeverde.
“:Diabolica la ragazza!:” costatò quello,
facendo segno a Malfoy. Areal e Draco risero insieme ai loro rispettivi compagni
di banco.
“:Ei Areal!:” chiamò Draco, sussurrando e
sporgendosi un po’ verso di lei.
“:Si?:”
“:Hai presente l’ultimo incantesimo spiegato
da Vitious?:”
“:Non ci hai capito niente, vero?:”
Draco sorrise a trentadue denti
“:Assolutamente niente!:”
Areal si finse esasperata e alzò gli occhi
al cielo “:Domani, dopo Erbologia, abbiamo due ore
libere, ed io non ho altro da studiare… Ci vediamo al solito posto?:”
“:Affare fatto!:” fece il biondo e tornò a
confabulare con il suo compagno di banco.
Ma dal nulla, o meglio da infondo all’aula,
sbucò fuori una ragazzina Serpeverde, che si posizionò nel corridoio fra i due
banchi, e rimase poco dietro di Areal, iniziando: “:È proprio vero che i
secchioni non servono assolutamente a nulla…:” .
A parlare era stata Pansy
Parkinson, Serpeverde. Aveva un caschetto scuro ad incorniciarle il capo, occhi
piccoli e visino ovale. Areal si voltò con estrema lentezza per lanciare
un’occhiata di puro odio a quella smorfiosa. “:Hai qualche problema?:” chiese.
“:O si, sei tu il mio problema!:” praticamente
mezza classe si era posizionata come meglio poteva per vedersi la scena. “:Quelle
come te che si credono tanto furbe, ma in realtà sono solo degni sgorbi che
nascondo i loro fallimenti nel mondo sociale dietro un libro…mi danno proprio i
nervi!:”. Pansy incrociò le braccia al petto, e tenne
lo sguardo fisso su Areal, che ricambiava.
“:Non ho ragione?:” chiese ancora Pansy al gruppetto di Serpeverde, che sghignazzò in segno
d’approvazione. Draco fissava la sua compagna di casa in silenzio.
“:Dico ma tu ce li hai gli occhi?!:”
intervenne Canni, e Pansy la guardò come se fosse
arrivata dal nulla “:Ti senti forse bella tu? A me ricordi tanto un cane che ha
avuto un frontale con una macchina e gli si è schiacciata mezza faccia… perché
non chiedi ai ragazzi cosa pensano di te, invece che chiedere conferme alle tue
amichette?:”
Pansy non si
scompose minimamente, solo i Corvonero si esaltarono nel vedere le ragazze
della loro casa prendere posizione contro la Serpeverde.
“:Senti senti chi
parla! Quella che ha litigato con il parrucchiere. Ma che razza di capelli hai?
E ti definisci una ragazza?:” cantilenò Pansy,
smorfiosa e assolutamente irritante.
“:E il tuo come ha fatto ha farti quel
caschetto geometrico? Usando la ciotola del cane per prendere la forma?:” Replicò
Canni, che si era totalmente voltata per fronteggiare la nemica.
Sta volta la Parkinson divenne rossa di
rabbia, ma nascose tutto con una risatina “:Dilla la verità Foreberth…:” ed
Areal non capì perché avesse ignorato Canni per partire all’attacco contro di
lei “:Lo sai benissimo chi è più bella fra noi due…:” e i Serpeverde iniziarono
a ripetere il nome di Pansy, esultanti. La Serpeverde
rideva maligna.
“:Ti aspetti che parta un applauso? Della
tua opinione me ne faccio ben poco…:” sentenziò Areal, ma la Parkinson si
avvicinò a lei, e si chinò per guardarla dritto negli occhi
“:Lo sai benissimo che ho ragione, e lo sai
che con quelle graziose treccioline che ti fai sei
solo ridicola, e posso chiederlo a tutti i ragazzi presenti qui: sono io quella
bella!:” sibilò la Serpeverde, e si risollevò chiedendo man forte al suo
gruppetto. “:Ragazzi, che ne dite se da domani chiamiamo la secchiona “treccioline al vento”? non pensate che le doni come nome?:”
Areal sogghignò “:Le oche come te possono
chiamarmi come vogliono…:”.
Pansy rimase ferma
per un po’, poi fece ciò che non avrebbe mai e poi mai dovuto fare “:Draco, secondo
te chi è più bella fra noi due?:” chiese la Parkinson tirando slealmente in
ballo il biondo.
Draco, che per tutto il tempo aveva
segretamente fatto finta di non esistere, rimase serio per una delle rarissime
volte in vita sua. Alzò gli occhi verso la sua compagna di casa ancora in piedi, poi fece spallucce. “:Si, Pansy, sei tu la più bella….:” e annoiato se ne tornò a
scarabocchiare un pezzo di pergamena.
Pansy Parkinson
sorrideva come un bambino a cui hanno appena regalato un castello di caramelle,
e mostrò spavalda quel suo sorriso ad Areal. Aveva vinto, per la Parkinson
quella era una vittoria schiacciante.
Areal rimase in silenzio, e senza sapere
perché, le dolevano tutte le articolazioni. Le orecchie fischiavano, la schiene
si sforzava di stare curva, la braccia e le gambe erano molli, e il cuore,
quello era la parte che doleva di più. Era come se una bolla d’aria glielo
avesse stretto in una morsa. Era quello il peso dell’umiliazione? O era altro? Dal
loro canto, i Corvonero avevano abbassato le teste suoi loro libri incassando
la sconfitta della loro casa. Ma qualsiasi cosa avesse portato quella ragazza a
fare tutto quello, ora Pansy Parkinson, non meritava
altre vittorie. Doveva essere vendetta. Areal doveva difendere quel qualcosa
chiamato orgoglio, e non solo il suo, ma anche quello dei suoi compagni di
casa. Ma come se si fossero lette nel pensiero, Canni parlò per prima:
“:Parkinson, mi spieghi perché lo hai chiesto
a Draco? Non sarà che dipendi troppo da lui? Ma guarda, Pansy
si è innamorata del capo delle serpi, che carini, ricordati di invitarmi alle
nozze:”.
Pansy Parkinson
rimase di ghiaccio, con quella smorfia di strafottenza fra le labbra carnose,
la schiena dritta, ed ora, la rabbia che riaffiorava da tutti i pori della sua
delicata pelle da bambola.
Mezza classa, soprattutto i Grifondoro Harry
Potter e Ronald Weasley, se la risero di gusto. I Corvonero ritirarono su le
teste con sorrisi di puro divertimento e
orgoglio.
“:No:” intervenne Areal, con un ghignò verso
Pansy “:Il punto è che la sua mammina le ha insegnato
solo a fare la ruffiana…:”.
Le risatine da parte della classe
aumentarono, i Serpeverde ammutolirono, ed Areal si fissava ancora con Pansy, solo che questa volta quella con il sorriso
vittorioso era la Corvonero.
Prima che uno dei Serpeverde facesse fuori
qualcuno che rideva troppo, arrivò il professore di Difesa Contro le Arti
Oscure, che richiamò la classe all’ordine.
Ma quando tutti avevano ripreso una
posizione più rispettosa sulle loro sedie, Areal sentì la discussione
bisbigliata che stava avendo luogo fra i Serpeverde.
“:Ei, Draco!:” chiamò piano una voce
infantile. Pansy Parkinson.
“:Cosa c’è?:” disse fra i denti il biondo
interessato.
“:Domani, nelle due ore libere dopo… aspetta
che non ricordo… a si, dopo Erbologia! Comunque in
quelle due ore facciamo una piccola festa nella nostra sala comune. Sarai dei
nostri vero?:”
“:Si, ci sarò:” Rispose annoiato Draco.
Areal rimase con gli occhi fissi sul suo
libro, la schiena rigida.
Draco aveva mandato al diavolo la loro lezione
di ripasso per la festa della sua casa. Il che poteva anche definirsi logico.
Areal non sapeva se Pansy
lo avesse fatto apposta o meno, non sapeva se avesse ascoltato la loro
discussione precedente o se era soltanto una qualsiasi mossa che secondo la
Parkinson avrebbe fatto ingelosire Areal, fatto stava, che la serpe aveva vinto
di nuovo.
Quella sera stessa Areal era in bagno,
appena uscita dalla doccia, con i capelli umidi a gocciolarle lungo il petto e
la schiena. Era molto diversa in quel modo, più femminile, più dolce e
accattivante al tempo stesso.
Per orgoglio femminile malediva il giorno in
cui aveva deciso che mettersi in mostra era sbagliato. Ricordava che già da
piccola odiava quando sua madre le faceva indossare completini
rosa da barbie e le acconciava i capelli in maniera troppo vistosa.
Per correre in giardino, o andare in giro
per la città i capelli davanti al viso erano un impiccio, meglio legarli. Oltretutto
una delle poche cose di se stessa che considerava belli erano i suoi occhi,
perché non lasciarli in primo piano?
Tuttavia, il sentirsi offendere davanti a
tutta la classe perché non veniva ritenuta bella, le aveva dato molto fastidio.
Il suo orgoglio era stato ferito e poi lasciato al suolo in agonia. Iniziò ad
ardere per il desiderio che aveva di dimostrare a Pansy
e a tutti i Serpeverde come anche una “secchiona” poteva avere altre qualità.
Ma soprattutto, aveva bisogno di sentirselo
dire per dimostrarlo a se stessa.
Poi, mentre fissava ancora la sua immagine
riflessa allo specchio, ricordò Draco. Il Serpeverde aveva ammesso la bellezza
della Parkinson. Pansy doveva aver tirato in ballo
lui per far dispetto ad Areal, e non c’erano dubbi. Forse aveva scoperto il
tempo che Draco passava con la Corvonero, e se ne era ingelosita. Ma quello che
Pansy Parkinson non sapeva era che Areal non avrebbe
mai voluto che Draco prendesse le sue difese in pubblico. Era lei per prima a
desiderare che nessuno sospettasse dell’amicizia ( se così poteva chiamarsi)
fra lei e il Serpeverde. Areal si rifiutava sacrosantamente di far sapere in
giro che lei e il biondo passavano un certo tempo da soli, infatti non osava
immaginare cosa avrebbero pensato gli altri. Si sarebbe infatti impegnata a
tenere tutto nascosto pur di non passare per un’ammiratrice di Draco Malfoy che
gli scodinzola dietro quanto gli è possibile.
Se l’indomani si fosse presentata come
una ragazza sia bella che furba, allora nessuno le avrebbe mai più fatto una critica,
nessuno si sarebbe sentito malamente rappresentato da una come lei ( come era
successo ai Corvonero ).
Quando raggiunse le sue compagne di stanza,
queste smisero all’istante di far quel che facevano, e rimasero imbambolati a
guardarla.
“:Se domani esci con i capelli legati giuro
che ti uccido!:” minacciò Jude, ancora ad occhi spalancati.
Canni sembrava che avesse appena visto un
fantasma, considerando i suoi occhi quasi fuori dalle orbite e la bocca
spalancata. Emma invece le sorrideva annuendo fra se e se.
“:Qualcosa non va?:” chiese innocentemente
Areal, inarcando un sopracciglio.
“:Io so solo che domani la Parkinson sviene
in classe!:” disse Canni, e dopo di che iniziò a ballare sul suo letto,
sghignazzando “:Domani quella avrà un’amara delusione, o si!:” e continuava a
sgambettare senza senso sul materasso, con la sua gatta Cleopatra che la
fissava facendo ondeggiare la coda.
L’indomani, poco prima che entrassero
nell’aula di Difesa Contro la Arti Oscure, Canni afferrò Areal dicendole:
“:Mia cara, tu sai che oltre al bel faccino
ci vuole anche un certo… atteggiamento! Ricorda che dobbiamo farla pagare alla
reginetta delle serpi…:”
“:Smettila di parlare come una scema!:” brontolò
Areal.
“:Dico sul serio!:” rimarcò Canni con uno
sguardo che non lasciava spazio ai dubbi.
Draco Malfoy era stancamente seduto al suo
banco per Difesa Contro le Arti Oscure, con Tiger accanto e gli altri
Serpeverde dietro. Il giorno prima era stato stressante e la festa fra i suoi
compagni di casa non era stata un granché. Si era fatto quattro risate fra
gente sicuramente come lui, eppure, si era annoiato. Solo e soltanto noia
ovunque guardasse. Forse era il senso di colpa per aver saltato l’incontro con
Areal Foreberth per quella festa che alla fine non aveva meritato il suo tempo.
Per quanto secchiona, antipatica e smorfiosa, quella Foreberth erano l’unica
che riuscisse a non annoiarlo, ma al contrario si faceva desiderare. Quando
stava in sua compagnia era sempre un divertimento nuovo, come se ci prendesse
gusto a farsi sopraffare in ogni cosa da quella Corvonero. Ma loro non erano
amici, lo diceva sempre anche lei, anzi era la prima a rimarcarlo. Passavano
bene il tempo insieme, andavano d’accordo, e forse potevano definirsi
conoscenti. Gli amici erano una cosa molto più intima e fidata, una cosa che
Draco non aveva e non voleva avere. Stava con le persone, ne traeva vantaggi
quando era possibile, ma senza dare mai nulla in cambio.
La sua noia venne spezzata quando il clima
della classe cambiò. Tutti mormoravano, Pansy dietro
di lui sembrava aver inghiottito un rospo con quell’espressione sgomenta che
aveva. Tiger rimaneva fermo con gli occhi spalancati, le ragazzine parlottavano
e i ragazzi sembravano essere stati investiti da un getto di acqua gelida.
Draco pensò che fosse entrato quel fesso di Allock
con un nuovo abito stravagante, ma capì che non si trattava di quello, quando
uno dei tanti stupidi di Tassorosso fece un fischio ed esultò “:Caspita
Foreberth, sei uno schianto oggi!:”.
Draco pensò che il Tassorosso si fosse
bevuto il cervello, ma per puro istinto si voltò verso la porta alle sue
spalle, dato che era li che tutti guardavano.
Erano appena entrate due ragazze, una delle
quali era la biondina che seguiva sempre la Foreberth, ma al suo fianco quel
pomeriggio c’era una ragazza totalmente nuova.
Era bella davvero, con il taglio degli occhi
evidenziato, lo sguardo di zaffiro che faceva capolino sotto la frangia, ed in
fine i bei lineamenti principeschi delineati dalla cascata di seta nera che
erano i suoi capelli sciolti. La pelle pallida faceva un bel contrasto con i
capelli scuri, lasciandola apparire tremendamente delicata. Le labbra erano
inumidite da un lucidalabbra brillantato, e le palpebre disegnate da un filo di
matita blu.
Draco non credeva ai proprio occhi, quella
ragazza affascinante era Areal. Lui però, pur ammettendo che era bella, non
spalancò la bocca come tutti gli allocchi presenti in quell’aula, e si
preoccupò di dare una gomitata a Tiger per imporgli un certo contegno.
“:Grazie!:” cinguettò Areal in risposta al Tassorosso, con un sorriso a
trentadue denti bianchissimi, e subito dopo il sorriso si ravvivò la chioma
corvina.
Draco rimaneva tranquillo, con la sguardo
affilato puntato su quell’alterego mal riuscito di Areal, la ragazza sveglia e
gentile che lo aveva sorpreso dal primo momento e che fin a pochi minuti prima
lui aveva reputato dignitosa del suo rispetto. Ma ora non più. Areal sembrava
una sgualdrina qualunque, mentre muoveva il collo sinuoso facendo ondeggiare di
continuo i lunghi capelli setosi e rispondendo con sorrisi smaglianti e
risatine frivole a tutti quelli che le rivolgevano la parola.
Mentre Allock
faceva il suo ingresso, e assegnava a tutti una relazione da finire entro la fine
dell’ora, Draco fissava in cagnesco la schiena di Areal. Lei era come tutte le
altre, e lui per primo avrebbe dovuto schiacciarla alla minima occasione,
anziché permetterle di prendere campo. Troppo campo con lui.
Dopo appena mezz’ora Allock
iniziò a passare fra i banchi, gettando occhiate alle pergamene dei suoi
alunni, fin quando non arrivò al banco di Areal. L’insegnante guardò stupito
l’alunna nel suo nuovo look. Areal, dal canto suo, alzò il capo regalando un
sorriso incuriosito all’uomo che la stava fissando.
“:Qualcosa di nuovo Foreberth?:” chiese il
professore “:Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e poi si chinò per
prendere la pergamena della ragazza, ed iniziò a visionarla annuendo in più
punti.
“:Molto bene signorina Foreberth, non ho mai
visto una spiegazione tanto dettagliata dell’incantesimo di pietrificazione.
Dieci punti a Corvonero!:” e restituì la pergamena alla ragazza con un sorriso.
Draco strinse un pugno e lo sdegno verso
quella ragazzina in lui cresceva. Adesso anche quello stupido di Allock si ci metteva, ad assegnarle punti solo perché quel
pomeriggio era più bella. Quei dieci punti per Draco erano i punti più sporchi
in assoluto che la casa dei Corvonero avesse mai potuto ricevere.
Quando finirono tutte le lezioni
pomeridiane, Areal si prese di coraggio e fece quello che avrebbe dovuto fare
già dall’anno scorso: parlare con Vitious.
Quando raggiunse la deserta aula di
incantesimi, il minuscolo professore era lì che canticchiava riordinando alcuni
scaffali.
“:La disturbo, signore?:” chiese
educatamente Areal.
Quando l’insegnate di Incantesimi la sentì
smise di cantare, e nel riconoscerla l’accolse con un sorriso. “:Venga pure
signorina Foreberth, venga:” e la raggiunse al centro dell’aula.
“:Professore, io devo dirle assolutamente
una cosa…:” ed Areal sentì la voce affievolirsi, mentre si torturava le mani.
Vitious, dal basso, la fissava apprensivo. “:non
sarà successo qualcosa di brutto, spero:”
Areal prese fiato “:il fatto è che non credo
di meritare il mio posto fra i Corvonero, e posso dirlo solo a lei:”
Vitious rimase
scioccato, e per interminabili secondi si limitò a fissarla con occhi sbarrati
dalla stupore, poi scosse il capo sorridente “:Mi cara, sei la migliore allieva
del tuo corso in questa materia, hai talento da vendere, e molte volte mi sono
riscoperto affascinato dal tuo intelletto. Credimi, ne ho conosciuti di giovani
ragazzi, e posso dirti che meriti lo stemma dei Corvonero che hai appeso al
mantello quanto lo meritino tutti i tuoi compagni di casa:”
“:Ma professore:” iniziò Areal esasperata “:in
due anni non sono mai stata capace di rispondere ad uno solo degni indovinelli
della porta della sala comune! Che razza di Corvonero sono se non riesco ad
entrare nella mia stessa sala comune? Che genio potrò mai essere se soccombo ad
uno stupido indovinello?:”
Vitious, che aveva ascoltato in silenzio,
restò sorpreso “:Mai a nessuno? Mi vuoi dire che pur avendo provato a
rispondere hai sempre dato la risposta sbagliata?:”
“:Si bé…:” stava
per dire Areal, ma rifletté “:Insomma con me c’erano sempre le mie amiche, e
quando il corvo faceva l’indovinello io pensavo alla risposta, e ci pensavo
parecchio ma non trovavo mai la risposta. Comunque per me hanno sempre risposto
le persone che mi erano accanto.:”
Vitious scosse
ancora il capo sorridente “:Non è la stessa cosa. Adesso voglio che per i
prossimi giorni tu ti presenti davanti a quella porta da sola, e che
prendendoti tutto il tempo che ti serve, provi a rispondere. Non importa cosa
dici, ma convinciti che devi dare una risposta. È il ragionamento quello che
conta.:” Areal lo fissava in silenzio “:Se non riesci completamente a
risolverlo, vieni a cercarmi a qualsiasi ora, e ti prometto che verrò io con te
e risolveremo l’indovinello insieme:”.
Areal si sentiva gli occhi umidi. “:Grazie:”
disse semplicemente.
Con la sua buona dose di autostima
regalatale dalla fiducia incondizionata che le aveva dato il capo della sua
casa, Areal si incamminò verso la sua sala comune. Erano le sei del pomeriggio,
la maggior parte degli studenti erano raccolti nelle varie sale a studiare o
direttamente nelle sale comuni della propria casa. Areal stava passando in quel
momento sotto i portici del cortile, quando in mezzo allo spazio di verde, vide
una scena poco piacevole.
Un ragazzino basso a minuto del primo anno,
e della casa del Corvonero, era a terra, accerchiato da tre bulletti che
giocavano sghignazzando con le sue cose.
Areal sbuffò e si avvicinò al gruppetto,
senza perdere tempo si avvicinò al povero ragazzino a terra e si inginocchiò
per aiutarlo a rialzarsi e a recuperare i suoi libri che ora giacevano a terra.
I tre bulli rimanevano attorno a loro in
silenzio.
“:Tornatene in sala comune:” disse Areal al
ragazzetto, che quando capì di essere stato salvato le sorrise tutto intimorito
e pieno di riconoscimento, e se ne andò via faticando a toglierle gli occhi di
dosso.
Ovviamente i bulletti non avevano alzato un
dito davanti ad una ragazza della loro età per giunta, ma quando Areal si trovò
a fissare gli occhi di Malfoy, girò il capo senza considerarlo minimamente, e
fece per andarsene, quando…
“:Ma guardatela, abbiamo la paladina della
giustizia… Che con la sua bellezza stende tutti. Avete visto quel povero scemo,
se la stava facendo sotto quando ha visto miss bellezza aiutarlo!:” sghignazzò
Draco nel modo più odioso, arrogante, irritante e pungente che Areal avesse mai
sentito.
Quando la ragazza si voltò per incenerirlo
gli vide stampata in faccia un’espressione di puro disprezzo e arroganza, e con
lui i suoi amici corpulenti che gli andavano sempre dietro.
“:Che problemi hai?:” chiese Areal,
avvicinandosi a Malfoy.
Attorno a loro era sceso il freddo, nessun
altro occupava il cortile mentre il cielo del tardo pomeriggio iniziava ad
imbrunire.
“:Niente bellezza, aspetto solo un’altra
scrollata dai tuoi capelli per svenire!:” fece Malfoy con mille smorfie, e i
suoi amici finsero di svenire facendo versi.
“:Ti sei bevuto quel poco di cervello che ti
rimane?:” soffiò Areal, con i pugni stretti lungo i fianchi.
“:No:” fece Draco, andandole in contro e
iniziando a girarle attorno “:Io non mi permetterei mai di offendere la nostra
nuova reginetta di bellezza. Infondo ormai basta un tuo sorrisino per far vincere
punti alla tua casa di secchioni. Cos’è la vostra, una nuova arma? Ti senti
contenta adesso? Adesso ti senti realizzata? Perché non incanti anche Piton
domani, così magari succede il miracolo che ottieni qualcosa di buono anche
dove fai schifo!:” e dicendo quelle parole Draco aveva fatto più giri attorno
alla sua povera vittima ovvero Areal, che lo aveva sempre seguito con lo
sguardo. Quando il biondo le si fermò alle spalle lei si voltò per
fronteggiarlo.
“:Razza di scemo, taci!:” disse cercando di spingerlo
via, ma lui rispose dandole una spinta secca alla spalla, che la face
barcollare fin quando lo spintone di uno degli amici di Draco la spinse
nuovamente al centro. Areal fronteggiava con lo sguardo Draco, ma tutti e tre i
Serpeverde si erano fatti più vicini a lei accerchiandola.
“:Qualcosa
di nuovo Foreberth? Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e
all’imitazione che Draco aveva fatto del professor Allock
i suoi due amici sghignazzarono, e uno riprese a fare versi di vocine stridule,
mentre l’altro fingeva di sbavare dietro Areal.
“:La prossima volta come farai a far
guadagnare punti alla tua squadra? Lascerai che il professore sbirci nella tua
scollatura?:” Disse arrogante Draco, arrivandole molto vicino al viso.
Areal sentiva gli occhi umidi. Aveva solo
dodici anni, era una bambina che si era sciolta i capelli e si era truccata per
la prima volta solamente per vendicarsi di un’altra bambina antipatica. Non
poteva immaginare altre conseguenze, non aveva ancora la malizia per farlo. “:Sei
uno stupido!:” sibilò “:Uno stupido! UNO STUPIDO STUPIDISSIMO IMBECILLE!:” Strillò
contro Draco, che sorpreso di quella reazione così istintiva da parte della
ragazza, indietreggiò in silenzio, mentre questa lo superava per iniziare a
sgambettare verso la sua sala comune, ma prima che tornasse al chiuso sentì i
Serpeverde sghignazzare.
Mentre saliva le scale verso la torre dei
Corvonero sentiva la rabbia iniziare a svanire, ma era certa che qualche minuto
dopo, al pensiero di quello che era successo, si sarebbe arrabbiata ancora.
Quell’imbecille di una serpe aveva superato il limite.
Quando arrivò in cima alla torre, davanti
alla porta con il battente a forma di corvo, prese un bel respiro e bussò.
“:Qual è la differenza fra uno specchio ed uno
stupido?:” chiese la voce di donna proveniente dal battente.
Areal corrugò la fronte e ci pensò, uno
specchio era un oggetto, e lo stupido una persona. Che razza di altre
differenze voleva trovare? Vitious le aveva detto di
riflettere, di pensare, ma per quanto sentisse la testa dolere per lo sforzò,
non trovò niente.
Infuriata come poche volte iniziò a
camminare a passo spedito giù per le scale superando varie rampe. Si malediva
per essere tanto stupida, e avrebbe volentieri sfogato la sua rabbia contro il
povero Vitious che le aveva dato fiducia. Non importa quanto tardi fosse,
adesso lei avrebbe preso Vitious e si sarebbe fatta aprire la porta, infondo
non aveva scelta. Mentre continuava a scendere rivedeva il volto di Draco, la
sua arroganza, la sua rabbia e la sua prepotenza. Avrebbe voluto rivedere
quello scemo Serpeverde per dirgliene quattro, per dirgli quanto scemo fosse a
parlarle solo per dar fiato ai polmoni.
Tuttavia, scendendo le scale, si ritrovò
davanti ad una vetrinetta, e rimase ad osservare la sua immagine riflessa nello
specchio, e non si riconobbe. Ma non solo per il nuovo Look, ma per
l’espressione che aveva. Ripensò alla sua giornata, alle parole di Vitious, a
quella nullità di Draco, e poi osservò la vetrinetta che si limitava a
restituirle l’immagine…
L’idea la fulminò, la folgorazione era
arrivata all’improvviso e la travolse come un uragano in piena, mentre sentiva
tutto il suo corpo fremere. Finalmente si era accesa la luce nel buio della sua
testa. Salì di corsa tutte quelle rampe di scale stupendosi di essere scesa
così tanto, fin quando non si ritrovò davanti alla porta della sua sala comune.
Per un po’ rimase piegata sulle ginocchia
per riprendere fiato, poi avanzò e bussò.
“:Qual è la differenza fra uno specchio ed
uno stupido?:”
Richiamando la voce e facendosi forza
rispose “:Lo specchio riflette senza parlare, lo stupido parla senza
riflettere!:”.
E come se le stelle avessero iniziato a
brillare solo in quel momento, la porta, lentamente, si aprì.
Areal rimase di sasso davanti a quella porta
finalmente spalancata davanti a lei, poi, con un impeto di gioia corse dentro
la sala comune, e quando trovò le sue amiche sedute sul un divano saltò loro al
collo esultante.
“:C’è l’ho fatta! Ci sono riuscita
finalmente!:”
“:ma a fare cosa?:” chiese Emma, ma Areal
era incontrollabile.
“:Complimenti!:”
soffiò una voce soave che sembrava provenire da molto lontano, ma che in realtà
apparteneva a Luna Lovegood, una ragazzina bionda e
definita da tutti svampita, che sedava al tavolo centrare a fare i compiti.
Areal la osservò mentre questa continuava a
guardarla con quel suo sorriso enigmatico, e probabilmente tutti si sarebbero
chiesti perché si era intromessa nei discorsi altrui, ma Areal non la pensò così
“:Grazie!:” rispose a Luna, che tornò ai suoi compiti. In fin dei conti quella
Luna era una brava persona.
Areal osservava ancora Luna studiare, mentre
le sue amiche si scambiavano sguardi senza capire.
Areal pensò che quella giornata l’avrebbe ricordata
per molto tempo.
Continua…
Grazie
infinite a JuliaSnape per aver recensito, ma anche a
chi legge soltanto.