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Autore: Kaimy_11    12/08/2010    1 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo sconvolgimento di Hogwarts era dietro l’angolo, appostato come una pantera nel buio e pronto a scattare al primo momento di distrazione della vittima

 

7. Lo specchio e lo stupido.

 

 

 

 

 

   Era un normale primo pomeriggio, ed Areal era davanti allo specchio del bagno, con già la divisa indosso. Stava finendo di legarsi i lunghi capelli neri in una treccia, mentre osservava il suo grazio ma semplice viso. Quando finì corse di sotto, dove le tre amiche l’aspettavano impazienti.  

   All’ennesima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, il professore Allock era in ritardo di almeno mezz’ora, tempo nella quale gli alunni del secondo anno già in aula, parlottavano fra di loro e si spostavano di banco in banco.

   Canni e Areal erano sedute al loro posto, e il loro banco era allineato con quello di due ragazzi Serpeverde, e quello seduto vicino al corridoio era biondo. Areal era praticamente seduta vicina a Malfoy con solo un corridoio a dividerli.

   “:Voi dite che Allock sia svenuto da qualche parte?:” chiese Canni pensosa.

   “:Magari!:” intervenne Malfoy, che non aveva potuto fare a meno di sentire.

   “:Ei Capo:” borbotto l’altro Serpeverde “:perché non gli combiniamo qualcosa? Neanche se ne accorge quello…:”

   Evidentemente colpito da qualche immagine stramba di Allock in condizioni sfavorevoli, Draco ghignò. Era appoggiato allo schienale e si dondolava con la sedia, con le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo fisso davanti a se.

   “:Hey, e se lo immobilizziamo e gli facciamo credere che si è addormentato?:” Propose Canni, sporgendosi oltre Areal per confabulare col grassoccio Serpeverde.

   “:Diabolica la ragazza!:” costatò quello, facendo segno a Malfoy. Areal e Draco risero insieme ai loro rispettivi compagni di banco.

   “:Ei Areal!:” chiamò Draco, sussurrando e sporgendosi un po’ verso di lei.

   “:Si?:”

   “:Hai presente l’ultimo incantesimo spiegato da Vitious?:”

   “:Non ci hai capito niente, vero?:”

   Draco sorrise a trentadue denti “:Assolutamente niente!:”

   Areal si finse esasperata e alzò gli occhi al cielo “:Domani, dopo Erbologia, abbiamo due ore libere, ed io non ho altro da studiare… Ci vediamo al solito posto?:”

   “:Affare fatto!:” fece il biondo e tornò a confabulare con il suo compagno di banco.

   Ma dal nulla, o meglio da infondo all’aula, sbucò fuori una ragazzina Serpeverde, che si posizionò nel corridoio fra i due banchi, e rimase poco dietro di Areal, iniziando: “:È proprio vero che i secchioni non servono assolutamente a nulla…:” .

   A parlare era stata Pansy Parkinson, Serpeverde. Aveva un caschetto scuro ad incorniciarle il capo, occhi piccoli e visino ovale. Areal si voltò con estrema lentezza per lanciare un’occhiata di puro odio a quella smorfiosa. “:Hai qualche problema?:” chiese.

   “:O si, sei tu il mio problema!:” praticamente mezza classe si era posizionata come meglio poteva per vedersi la scena. “:Quelle come te che si credono tanto furbe, ma in realtà sono solo degni sgorbi che nascondo i loro fallimenti nel mondo sociale dietro un libro…mi danno proprio i nervi!:”. Pansy incrociò le braccia al petto, e tenne lo sguardo fisso su Areal, che ricambiava.

   “:Non ho ragione?:” chiese ancora Pansy al gruppetto di Serpeverde, che sghignazzò in segno d’approvazione. Draco fissava la sua compagna di casa in silenzio.

   “:Dico ma tu ce li hai gli occhi?!:” intervenne Canni, e Pansy la guardò come se fosse arrivata dal nulla “:Ti senti forse bella tu? A me ricordi tanto un cane che ha avuto un frontale con una macchina e gli si è schiacciata mezza faccia… perché non chiedi ai ragazzi cosa pensano di te, invece che chiedere conferme alle tue amichette?:”

   Pansy non si scompose minimamente, solo i Corvonero si esaltarono nel vedere le ragazze della loro casa prendere posizione contro la Serpeverde.

   “:Senti senti chi parla! Quella che ha litigato con il parrucchiere. Ma che razza di capelli hai? E ti definisci una ragazza?:” cantilenò Pansy, smorfiosa e assolutamente irritante.

   “:E il tuo come ha fatto ha farti quel caschetto geometrico? Usando la ciotola del cane per prendere la forma?:” Replicò Canni, che si era totalmente voltata per fronteggiare la nemica.

   Sta volta la Parkinson divenne rossa di rabbia, ma nascose tutto con una risatina “:Dilla la verità Foreberth…:” ed Areal non capì perché avesse ignorato Canni per partire all’attacco contro di lei “:Lo sai benissimo chi è più bella fra noi due…:” e i Serpeverde iniziarono a ripetere il nome di Pansy, esultanti. La Serpeverde rideva maligna.

   “:Ti aspetti che parta un applauso? Della tua opinione me ne faccio ben poco…:” sentenziò Areal, ma la Parkinson si avvicinò a lei, e si chinò per guardarla dritto negli occhi

   “:Lo sai benissimo che ho ragione, e lo sai che con quelle graziose treccioline che ti fai sei solo ridicola, e posso chiederlo a tutti i ragazzi presenti qui: sono io quella bella!:” sibilò la Serpeverde, e si risollevò chiedendo man forte al suo gruppetto. “:Ragazzi, che ne dite se da domani chiamiamo la secchiona “treccioline al vento”? non pensate che le doni come nome?:”

   Areal sogghignò “:Le oche come te possono chiamarmi come vogliono…:”.

   Pansy rimase ferma per un po’, poi fece ciò che non avrebbe mai e poi mai dovuto fare “:Draco, secondo te chi è più bella fra noi due?:” chiese la Parkinson tirando slealmente in ballo il biondo.

   Draco, che per tutto il tempo aveva segretamente fatto finta di non esistere, rimase serio per una delle rarissime volte in vita sua. Alzò gli occhi verso la sua compagna di casa  ancora in piedi, poi fece spallucce. “:Si, Pansy, sei tu la più bella….:” e annoiato se ne tornò a scarabocchiare un pezzo di pergamena.

   Pansy Parkinson sorrideva come un bambino a cui hanno appena regalato un castello di caramelle, e mostrò spavalda quel suo sorriso ad Areal. Aveva vinto, per la Parkinson quella era una vittoria schiacciante.

   Areal rimase in silenzio, e senza sapere perché, le dolevano tutte le articolazioni. Le orecchie fischiavano, la schiene si sforzava di stare curva, la braccia e le gambe erano molli, e il cuore, quello era la parte che doleva di più. Era come se una bolla d’aria glielo avesse stretto in una morsa. Era quello il peso dell’umiliazione? O era altro? Dal loro canto, i Corvonero avevano abbassato le teste suoi loro libri incassando la sconfitta della loro casa. Ma qualsiasi cosa avesse portato quella ragazza a fare tutto quello, ora Pansy Parkinson, non meritava altre vittorie. Doveva essere vendetta. Areal doveva difendere quel qualcosa chiamato orgoglio, e non solo il suo, ma anche quello dei suoi compagni di casa. Ma come se si fossero lette nel pensiero, Canni parlò per prima:

   “:Parkinson, mi spieghi perché lo hai chiesto a Draco? Non sarà che dipendi troppo da lui? Ma guarda, Pansy si è innamorata del capo delle serpi, che carini, ricordati di invitarmi alle nozze:”.

   Pansy Parkinson rimase di ghiaccio, con quella smorfia di strafottenza fra le labbra carnose, la schiena dritta, ed ora, la rabbia che riaffiorava da tutti i pori della sua delicata pelle da bambola.

   Mezza classa, soprattutto i Grifondoro Harry Potter e Ronald Weasley, se la risero di gusto. I Corvonero ritirarono su le teste con  sorrisi di puro divertimento e orgoglio.

   “:No:” intervenne Areal, con un ghignò verso Pansy “:Il punto è che la sua mammina le ha insegnato solo a fare la ruffiana…:”.

   Le risatine da parte della classe aumentarono, i Serpeverde ammutolirono, ed Areal si fissava ancora con Pansy, solo che questa volta quella con il sorriso vittorioso era la Corvonero.

   Prima che uno dei Serpeverde facesse fuori qualcuno che rideva troppo, arrivò il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, che richiamò la classe all’ordine.

   Ma quando tutti avevano ripreso una posizione più rispettosa sulle loro sedie, Areal sentì la discussione bisbigliata che stava avendo luogo fra i Serpeverde.

   “:Ei, Draco!:” chiamò piano una voce infantile. Pansy Parkinson.

   “:Cosa c’è?:” disse fra i denti il biondo interessato.

   “:Domani, nelle due ore libere dopo… aspetta che non ricordo… a si, dopo Erbologia! Comunque in quelle due ore facciamo una piccola festa nella nostra sala comune. Sarai dei nostri vero?:”

   “:Si, ci sarò:” Rispose annoiato Draco.

   Areal rimase con gli occhi fissi sul suo libro, la schiena rigida.

   Draco aveva mandato al diavolo la loro lezione di ripasso per la festa della sua casa. Il che poteva anche definirsi logico.

   Areal non sapeva se Pansy lo avesse fatto apposta o meno, non sapeva se avesse ascoltato la loro discussione precedente o se era soltanto una qualsiasi mossa che secondo la Parkinson avrebbe fatto ingelosire Areal, fatto stava, che la serpe aveva vinto di nuovo.

 

   Quella sera stessa Areal era in bagno, appena uscita dalla doccia, con i capelli umidi a gocciolarle lungo il petto e la schiena. Era molto diversa in quel modo, più femminile, più dolce e accattivante al tempo stesso.

   Per orgoglio femminile malediva il giorno in cui aveva deciso che mettersi in mostra era sbagliato. Ricordava che già da piccola odiava quando sua madre le faceva indossare completini rosa da barbie e le acconciava i capelli in maniera troppo vistosa.

   Per correre in giardino, o andare in giro per la città i capelli davanti al viso erano un impiccio, meglio legarli. Oltretutto una delle poche cose di se stessa che considerava belli erano i suoi occhi, perché non lasciarli in primo piano?

   Tuttavia, il sentirsi offendere davanti a tutta la classe perché non veniva ritenuta bella, le aveva dato molto fastidio. Il suo orgoglio era stato ferito e poi lasciato al suolo in agonia. Iniziò ad ardere per il desiderio che aveva di dimostrare a Pansy e a tutti i Serpeverde come anche una “secchiona” poteva avere altre qualità.

   Ma soprattutto, aveva bisogno di sentirselo dire per dimostrarlo a se stessa.

   Poi, mentre fissava ancora la sua immagine riflessa allo specchio, ricordò Draco. Il Serpeverde aveva ammesso la bellezza della Parkinson. Pansy doveva aver tirato in ballo lui per far dispetto ad Areal, e non c’erano dubbi. Forse aveva scoperto il tempo che Draco passava con la Corvonero, e se ne era ingelosita. Ma quello che Pansy Parkinson non sapeva era che Areal non avrebbe mai voluto che Draco prendesse le sue difese in pubblico. Era lei per prima a desiderare che nessuno sospettasse dell’amicizia ( se così poteva chiamarsi) fra lei e il Serpeverde. Areal si rifiutava sacrosantamente di far sapere in giro che lei e il biondo passavano un certo tempo da soli, infatti non osava immaginare cosa avrebbero pensato gli altri. Si sarebbe infatti impegnata a tenere tutto nascosto pur di non passare per un’ammiratrice di Draco Malfoy che gli scodinzola dietro quanto gli è possibile.

      Se l’indomani si fosse presentata come una ragazza sia bella che furba, allora nessuno le avrebbe mai più fatto una critica, nessuno si sarebbe sentito malamente rappresentato da una come lei ( come era successo ai Corvonero ).

   Quando raggiunse le sue compagne di stanza, queste smisero all’istante di far quel che facevano, e rimasero imbambolati a guardarla.

   “:Se domani esci con i capelli legati giuro che ti uccido!:” minacciò Jude, ancora ad occhi spalancati.

   Canni sembrava che avesse appena visto un fantasma, considerando i suoi occhi quasi fuori dalle orbite e la bocca spalancata. Emma invece le sorrideva annuendo fra se e se.

   “:Qualcosa non va?:” chiese innocentemente Areal, inarcando un sopracciglio.

   “:Io so solo che domani la Parkinson sviene in classe!:” disse Canni, e dopo di che iniziò a ballare sul suo letto, sghignazzando “:Domani quella avrà un’amara delusione, o si!:” e continuava a sgambettare senza senso sul materasso, con la sua gatta Cleopatra che la fissava facendo ondeggiare la coda.

   L’indomani, poco prima che entrassero nell’aula di Difesa Contro la Arti Oscure, Canni afferrò Areal dicendole:

   “:Mia cara, tu sai che oltre al bel faccino ci vuole anche un certo… atteggiamento! Ricorda che dobbiamo farla pagare alla reginetta delle serpi…:”

   “:Smettila di parlare come una scema!:” brontolò Areal.

   “:Dico sul serio!:” rimarcò Canni con uno sguardo che non lasciava spazio ai dubbi.

 

   Draco Malfoy era stancamente seduto al suo banco per Difesa Contro le Arti Oscure, con Tiger accanto e gli altri Serpeverde dietro. Il giorno prima era stato stressante e la festa fra i suoi compagni di casa non era stata un granché. Si era fatto quattro risate fra gente sicuramente come lui, eppure, si era annoiato. Solo e soltanto noia ovunque guardasse. Forse era il senso di colpa per aver saltato l’incontro con Areal Foreberth per quella festa che alla fine non aveva meritato il suo tempo. Per quanto secchiona, antipatica e smorfiosa, quella Foreberth erano l’unica che riuscisse a non annoiarlo, ma al contrario si faceva desiderare. Quando stava in sua compagnia era sempre un divertimento nuovo, come se ci prendesse gusto a farsi sopraffare in ogni cosa da quella Corvonero. Ma loro non erano amici, lo diceva sempre anche lei, anzi era la prima a rimarcarlo. Passavano bene il tempo insieme, andavano d’accordo, e forse potevano definirsi conoscenti. Gli amici erano una cosa molto più intima e fidata, una cosa che Draco non aveva e non voleva avere. Stava con le persone, ne traeva vantaggi quando era possibile, ma senza dare mai nulla in cambio.

   La sua noia venne spezzata quando il clima della classe cambiò. Tutti mormoravano, Pansy dietro di lui sembrava aver inghiottito un rospo con quell’espressione sgomenta che aveva. Tiger rimaneva fermo con gli occhi spalancati, le ragazzine parlottavano e i ragazzi sembravano essere stati investiti da un getto di acqua gelida. Draco pensò che fosse entrato quel fesso di Allock con un nuovo abito stravagante, ma capì che non si trattava di quello, quando uno dei tanti stupidi di Tassorosso fece un fischio ed esultò “:Caspita Foreberth, sei uno schianto oggi!:”.

   Draco pensò che il Tassorosso si fosse bevuto il cervello, ma per puro istinto si voltò verso la porta alle sue spalle, dato che era li che tutti guardavano.

   Erano appena entrate due ragazze, una delle quali era la biondina che seguiva sempre la Foreberth, ma al suo fianco quel pomeriggio c’era una ragazza totalmente nuova.

   Era bella davvero, con il taglio degli occhi evidenziato, lo sguardo di zaffiro che faceva capolino sotto la frangia, ed in fine i bei lineamenti principeschi delineati dalla cascata di seta nera che erano i suoi capelli sciolti. La pelle pallida faceva un bel contrasto con i capelli scuri, lasciandola apparire tremendamente delicata. Le labbra erano inumidite da un lucidalabbra brillantato, e le palpebre disegnate da un filo di matita blu.

   Draco non credeva ai proprio occhi, quella ragazza affascinante era Areal. Lui però, pur ammettendo che era bella, non spalancò la bocca come tutti gli allocchi presenti in quell’aula, e si preoccupò di dare una gomitata a Tiger per imporgli un certo contegno.

   “:Grazie!:” cinguettò Areal in risposta al Tassorosso, con un sorriso a trentadue denti bianchissimi, e subito dopo il sorriso si ravvivò la chioma corvina.

   Draco rimaneva tranquillo, con la sguardo affilato puntato su quell’alterego mal riuscito di Areal, la ragazza sveglia e gentile che lo aveva sorpreso dal primo momento e che fin a pochi minuti prima lui aveva reputato dignitosa del suo rispetto. Ma ora non più. Areal sembrava una sgualdrina qualunque, mentre muoveva il collo sinuoso facendo ondeggiare di continuo i lunghi capelli setosi e rispondendo con sorrisi smaglianti e risatine frivole a tutti quelli che le rivolgevano la parola.

   Mentre Allock faceva il suo ingresso, e assegnava a tutti una relazione da finire entro la fine dell’ora, Draco fissava in cagnesco la schiena di Areal. Lei era come tutte le altre, e lui per primo avrebbe dovuto schiacciarla alla minima occasione, anziché permetterle di prendere campo. Troppo campo con lui.

   Dopo appena mezz’ora Allock iniziò a passare fra i banchi, gettando occhiate alle pergamene dei suoi alunni, fin quando non arrivò al banco di Areal. L’insegnante guardò stupito l’alunna nel suo nuovo look. Areal, dal canto suo, alzò il capo regalando un sorriso incuriosito all’uomo che la stava fissando.

   “:Qualcosa di nuovo Foreberth?:” chiese il professore “:Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e poi si chinò per prendere la pergamena della ragazza, ed iniziò a visionarla annuendo in più punti.

   “:Molto bene signorina Foreberth, non ho mai visto una spiegazione tanto dettagliata dell’incantesimo di pietrificazione. Dieci punti a Corvonero!:” e restituì la pergamena alla ragazza con un sorriso.

   Draco strinse un pugno e lo sdegno verso quella ragazzina in lui cresceva. Adesso anche quello stupido di Allock si ci metteva, ad assegnarle punti solo perché quel pomeriggio era più bella. Quei dieci punti per Draco erano i punti più sporchi in assoluto che la casa dei Corvonero avesse mai potuto ricevere.

 

   Quando finirono tutte le lezioni pomeridiane, Areal si prese di coraggio e fece quello che avrebbe dovuto fare già dall’anno scorso: parlare con Vitious.

   Quando raggiunse la deserta aula di incantesimi, il minuscolo professore era lì che canticchiava riordinando alcuni scaffali.

   “:La disturbo, signore?:” chiese educatamente Areal.

   Quando l’insegnate di Incantesimi la sentì smise di cantare, e nel riconoscerla l’accolse con un sorriso. “:Venga pure signorina Foreberth, venga:” e la raggiunse al centro dell’aula.

   “:Professore, io devo dirle assolutamente una cosa…:” ed Areal sentì la voce affievolirsi, mentre si torturava le mani.

   Vitious, dal basso, la fissava apprensivo. “:non sarà successo qualcosa di brutto, spero:”

   Areal prese fiato “:il fatto è che non credo di meritare il mio posto fra i Corvonero, e posso dirlo solo a lei:”

   Vitious rimase scioccato, e per interminabili secondi si limitò a fissarla con occhi sbarrati dalla stupore, poi scosse il capo sorridente “:Mi cara, sei la migliore allieva del tuo corso in questa materia, hai talento da vendere, e molte volte mi sono riscoperto affascinato dal tuo intelletto. Credimi, ne ho conosciuti di giovani ragazzi, e posso dirti che meriti lo stemma dei Corvonero che hai appeso al mantello quanto lo meritino tutti i tuoi compagni di casa:”

   “:Ma professore:” iniziò Areal esasperata “:in due anni non sono mai stata capace di rispondere ad uno solo degni indovinelli della porta della sala comune! Che razza di Corvonero sono se non riesco ad entrare nella mia stessa sala comune? Che genio potrò mai essere se soccombo ad uno stupido indovinello?:”

   Vitious, che aveva ascoltato in silenzio, restò sorpreso “:Mai a nessuno? Mi vuoi dire che pur avendo provato a rispondere hai sempre dato la risposta sbagliata?:”

   “:Si …:” stava per dire Areal, ma rifletté “:Insomma con me c’erano sempre le mie amiche, e quando il corvo faceva l’indovinello io pensavo alla risposta, e ci pensavo parecchio ma non trovavo mai la risposta. Comunque per me hanno sempre risposto le persone che mi erano accanto.:”

   Vitious scosse ancora il capo sorridente “:Non è la stessa cosa. Adesso voglio che per i prossimi giorni tu ti presenti davanti a quella porta da sola, e che prendendoti tutto il tempo che ti serve, provi a rispondere. Non importa cosa dici, ma convinciti che devi dare una risposta. È il ragionamento quello che conta.:” Areal lo fissava in silenzio “:Se non riesci completamente a risolverlo, vieni a cercarmi a qualsiasi ora, e ti prometto che verrò io con te e risolveremo l’indovinello insieme:”.

   Areal si sentiva gli occhi umidi. “:Grazie:” disse semplicemente.

   Con la sua buona dose di autostima regalatale dalla fiducia incondizionata che le aveva dato il capo della sua casa, Areal si incamminò verso la sua sala comune. Erano le sei del pomeriggio, la maggior parte degli studenti erano raccolti nelle varie sale a studiare o direttamente nelle sale comuni della propria casa. Areal stava passando in quel momento sotto i portici del cortile, quando in mezzo allo spazio di verde, vide una scena poco piacevole.

   Un ragazzino basso a minuto del primo anno, e della casa del Corvonero, era a terra, accerchiato da tre bulletti che giocavano sghignazzando con le sue cose.

   Areal sbuffò e si avvicinò al gruppetto, senza perdere tempo si avvicinò al povero ragazzino a terra e si inginocchiò per aiutarlo a rialzarsi e a recuperare i suoi libri che ora giacevano a terra.

   I tre bulli rimanevano attorno a loro in silenzio.

   “:Tornatene in sala comune:” disse Areal al ragazzetto, che quando capì di essere stato salvato le sorrise tutto intimorito e pieno di riconoscimento, e se ne andò via faticando a toglierle gli occhi di dosso.

   Ovviamente i bulletti non avevano alzato un dito davanti ad una ragazza della loro età per giunta, ma quando Areal si trovò a fissare gli occhi di Malfoy, girò il capo senza considerarlo minimamente, e fece per andarsene, quando…

   “:Ma guardatela, abbiamo la paladina della giustizia… Che con la sua bellezza stende tutti. Avete visto quel povero scemo, se la stava facendo sotto quando ha visto miss bellezza aiutarlo!:” sghignazzò Draco nel modo più odioso, arrogante, irritante e pungente che Areal avesse mai sentito.

   Quando la ragazza si voltò per incenerirlo gli vide stampata in faccia un’espressione di puro disprezzo e arroganza, e con lui i suoi amici corpulenti che gli andavano sempre dietro.

   “:Che problemi hai?:” chiese Areal, avvicinandosi a Malfoy.

   Attorno a loro era sceso il freddo, nessun altro occupava il cortile mentre il cielo del tardo pomeriggio iniziava ad imbrunire.

   “:Niente bellezza, aspetto solo un’altra scrollata dai tuoi capelli per svenire!:” fece Malfoy con mille smorfie, e i suoi amici finsero di svenire facendo versi.

   “:Ti sei bevuto quel poco di cervello che ti rimane?:” soffiò Areal, con i pugni stretti lungo i fianchi.

   “:No:” fece Draco, andandole in contro e iniziando a girarle attorno “:Io non mi permetterei mai di offendere la nostra nuova reginetta di bellezza. Infondo ormai basta un tuo sorrisino per far vincere punti alla tua casa di secchioni. Cos’è la vostra, una nuova arma? Ti senti contenta adesso? Adesso ti senti realizzata? Perché non incanti anche Piton domani, così magari succede il miracolo che ottieni qualcosa di buono anche dove fai schifo!:” e dicendo quelle parole Draco aveva fatto più giri attorno alla sua povera vittima ovvero Areal, che lo aveva sempre seguito con lo sguardo. Quando il biondo le si fermò alle spalle lei si voltò per fronteggiarlo.

   “:Razza di scemo, taci!:” disse cercando di spingerlo via, ma lui rispose dandole una spinta secca alla spalla, che la face barcollare fin quando lo spintone di uno degli amici di Draco la spinse nuovamente al centro. Areal fronteggiava con lo sguardo Draco, ma tutti e tre i Serpeverde si erano fatti più vicini a lei accerchiandola.

   “:Qualcosa di nuovo Foreberth? Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e all’imitazione che Draco aveva fatto del professor Allock i suoi due amici sghignazzarono, e uno riprese a fare versi di vocine stridule, mentre l’altro fingeva di sbavare dietro Areal.

   “:La prossima volta come farai a far guadagnare punti alla tua squadra? Lascerai che il professore sbirci nella tua scollatura?:” Disse arrogante Draco, arrivandole molto vicino al viso.

    Areal sentiva gli occhi umidi. Aveva solo dodici anni, era una bambina che si era sciolta i capelli e si era truccata per la prima volta solamente per vendicarsi di un’altra bambina antipatica. Non poteva immaginare altre conseguenze, non aveva ancora la malizia per farlo. “:Sei uno stupido!:” sibilò “:Uno stupido! UNO STUPIDO STUPIDISSIMO IMBECILLE!:” Strillò contro Draco, che sorpreso di quella reazione così istintiva da parte della ragazza, indietreggiò in silenzio, mentre questa lo superava per iniziare a sgambettare verso la sua sala comune, ma prima che tornasse al chiuso sentì i Serpeverde sghignazzare.

   Mentre saliva le scale verso la torre dei Corvonero sentiva la rabbia iniziare a svanire, ma era certa che qualche minuto dopo, al pensiero di quello che era successo, si sarebbe arrabbiata ancora. Quell’imbecille di una serpe aveva superato il limite.

   Quando arrivò in cima alla torre, davanti alla porta con il battente a forma di corvo, prese un bel respiro e bussò.

   “:Qual è la differenza fra uno specchio ed uno stupido?:” chiese la voce di donna proveniente dal battente.

   Areal corrugò la fronte e ci pensò, uno specchio era un oggetto, e lo stupido una persona. Che razza di altre differenze voleva trovare? Vitious le aveva detto di riflettere, di pensare, ma per quanto sentisse la testa dolere per lo sforzò, non trovò niente.

   Infuriata come poche volte iniziò a camminare a passo spedito giù per le scale superando varie rampe. Si malediva per essere tanto stupida, e avrebbe volentieri sfogato la sua rabbia contro il povero Vitious che le aveva dato fiducia. Non importa quanto tardi fosse, adesso lei avrebbe preso Vitious e si sarebbe fatta aprire la porta, infondo non aveva scelta. Mentre continuava a scendere rivedeva il volto di Draco, la sua arroganza, la sua rabbia e la sua prepotenza. Avrebbe voluto rivedere quello scemo Serpeverde per dirgliene quattro, per dirgli quanto scemo fosse a parlarle solo per dar fiato ai polmoni.

   Tuttavia, scendendo le scale, si ritrovò davanti ad una vetrinetta, e rimase ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio, e non si riconobbe. Ma non solo per il nuovo Look, ma per l’espressione che aveva. Ripensò alla sua giornata, alle parole di Vitious, a quella nullità di Draco, e poi osservò la vetrinetta che si limitava a restituirle l’immagine…

   L’idea la fulminò, la folgorazione era arrivata all’improvviso e la travolse come un uragano in piena, mentre sentiva tutto il suo corpo fremere. Finalmente si era accesa la luce nel buio della sua testa. Salì di corsa tutte quelle rampe di scale stupendosi di essere scesa così tanto, fin quando non si ritrovò davanti alla porta della sua sala comune.

   Per un po’ rimase piegata sulle ginocchia per riprendere fiato, poi avanzò e bussò.

   “:Qual è la differenza fra uno specchio ed uno stupido?:”

   Richiamando la voce e facendosi forza rispose “:Lo specchio riflette senza parlare, lo stupido parla senza riflettere!:”.

   E come se le stelle avessero iniziato a brillare solo in quel momento, la porta, lentamente, si aprì.

   Areal rimase di sasso davanti a quella porta finalmente spalancata davanti a lei, poi, con un impeto di gioia corse dentro la sala comune, e quando trovò le sue amiche sedute sul un divano saltò loro al collo esultante.

   “:C’è l’ho fatta! Ci sono riuscita finalmente!:”

   “:ma a fare cosa?:” chiese Emma, ma Areal era incontrollabile.

   “:Complimenti!:” soffiò una voce soave che sembrava provenire da molto lontano, ma che in realtà apparteneva a Luna Lovegood, una ragazzina bionda e definita da tutti svampita, che sedava al tavolo centrare a fare i compiti.

   Areal la osservò mentre questa continuava a guardarla con quel suo sorriso enigmatico, e probabilmente tutti si sarebbero chiesti perché si era intromessa nei discorsi altrui, ma Areal non la pensò così “:Grazie!:” rispose a Luna, che tornò ai suoi compiti. In fin dei conti quella Luna era una brava persona.

   Areal osservava ancora Luna studiare, mentre le sue amiche si scambiavano sguardi senza capire.

   Areal pensò che quella giornata l’avrebbe ricordata per molto tempo.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Grazie infinite a JuliaSnape per aver recensito, ma anche a chi legge soltanto.

 

   
 
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