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Autore: Danil Di Eneas    12/08/2010    1 recensioni
Il sole scaldava la schiena del dodicenne, che camminava tranquillo per i campi mentre un dolce venticello gli scompigliava i capelli castano chiaro e lisci. Una farfalla bianca gli volava attorno e lui la seguiva con i grandi occhi verdi quando scorse una figura sdraiata su un delle tante balle di fieno che era stata poggiata con la parte piatta sul terreno in modo che non scivolasse. Il ragazzino si avvicinò silenziosamente, senza dire nulla. [...] “Vedi? È l’infinito azzurro, lo descrivono anche così, il cielo…ma non è vero. Ci sono le nuvole, gli uccelli, gli aquiloni…e a volte non è più azzurro, o celeste…può diventare grigio, o anche nero! Mia nonna mi ha detto che lo chiamano infinito azzurro perché è più poetico di dire che è a macchie, me secondo me è più bello un cielo così come è, pieno di nuvole che ispirano sogni, piuttosto che solo di un unico colore mai interrotto. Sarebbe triste, non credi? L’azzurro si sentirebbe solo, senza le nuvole che lo dipingono, credo…”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUANDO GLI UCCELLI CANTANO LA FINE DELL’ESTATE

 

La notte fu tranquilla, e il cielo era divenuto scuro, pieno di stelle, la luna chiara aveva illuminato tutto. Nel campo la balla di fieno continuava a riposare, nel silenzio, fino a che l’alba non giunse, portando il sole. In poco tempo nelle case del borgo poco distante al richiamo del gallo la gente cominciò a svegliarsi. Passò anche la mattina, veloce e indaffarata come sempre, fino a che col mezzodì non venne il momento di una pausa. Infine giunse il pomeriggio, il sole scaldava l’aria come il giorno prima, e sulla balla di fieno stava seduto un ragazzo, che osservava l’orizzonte. Gli uccellini quel giorno cantavano, ma si diceva lo facessero in modo particolare. Cinguettavano, diceva un detto, la fine dell’estate. Li potevi sentire bene, col loro chiaro cantare: “le finì le finì”. Il ragazzo dai capelli scuri sorrise pensando a quel modo di dire, e a quanto sembrasse vero. A fine estate sembrava davvero di sentire un suono diverso da quello di sempre…quel cip cip del solito sembrava mutare in quelle due parole leggere, quando gli alberi si preparavano a far ingiallire le foglie. Anche un altro ragazzo sorrideva dall’altra parte del campo, mentre camminava verso quella stessa balla. “ciao!” disse il primo, entusiasta di poter parlare ancora con quel nuovo amico, il secondo ripeté la stessa parola, ma quasi sussurrandola invece che con voce energica come l’altro. “Li senti gli uccelli?” gli chiese. Amava raccontare a quel bambino tante storie che sembrava non conoscere. Quest’ultimo mosse la testa in senso affermativo. “Lo sai cosa dicono, oggi?” gli chiese di nuovo. Stavolta fu un cenno negativo quello che ricevette. E allora cominciò a raccontare all’altro quella credenza, con trasporto, proprio come aveva fatto con lui la nonna quando era  più piccolo. E l’altro lo ascoltava attento. I due passarono così un altro poco di tempo, mentre uno raccontava e l’altro ascoltava. Poi d’un tratto, dopo un piccolo momento di silenzio, il più grande disse “Lorenzo” sobbalzò, quello a cui era rivolta la parola, un attimo sovrappensiero, e dunque l’altro ripeté, con un gran sorriso “Io sono Lorenzo, ma gli amici mi chiamano Lori” “ah…io…mi chiamo Gabriele, piacere Lorenzo…” rispose infine, farfugliando un po’, presentandosi e tendendo la mano. “perché Lorenzo?per gli amici sono Lori, no?” e fece un gran sorrisone, ancora più grande del precedente, prendendo la mano di Gabriele e ridendo. Gli occhi verdi di quest’ultimo si riempirono di gioia e stupore. Non aveva mai avuto un amico, lui.

Il tempo passò veloce, e presto cominciò ad avvicinarsi l’ora di tornare a casa. “Tu dove vivi?” chiese il più grande, nonostante sospettasse già quale sarebbe stata la risposta: un ragazzino come quello sicuramente non viveva al borgo…e comunque, se fosse stato così, sicuramente lo avrebbe già conosciuto da tempo, non era tanto grande quel piccolo borgo, c’era la chiesa, qualche casa, la macelleria, il droghiere e un negozio che vendeva di tutto, la scuola, ma null’altro di più. E infatti Gabriele indicò verso la parte opposta, una grande e bella casa, non troppo lontana, che dall’alto della collina sovrastava tutto intorno. Quella era la casa dei “signori”, aveva sentito dire: la gente che viveva lì era molto ricca, e non veniva mai in paese. Sapeva che avevano un figlio, ma nessuno lo aveva mai visto, se non di sfuggita. Diceva, la nonna, che quel bambino stava probabilmente tutto il giorno in casa, poverino, perché  non aveva una salute troppo buona, e che solo ogni tanto d’estate, quando il tempo era bello, poteva uscire di tanto in tanto dalla sua villa. Lo zio, che spesso portava durante la brutta stagione il fieno secco ai proprietari della casa per i loro cavalli, invece una volta disse che aveva visto un bambino che osservava fuori dalla finestra. Lorenzo pensava fosse molto triste, che qualcuno guardasse da lontano tutte le cose belle, senza poter uscire fuori e vederle da vicino. Non disse al dodicenne di tutti questi pensieri, si limitò a sorridergli e a dire “io invece  vivo la, vedi?dove c’è il campanile della chiesa…sotto ci sono quelle case?io vivo proprio sotto la chiesa, sulla piazza…c’è una fontana bellissima, al centro, l’acqua è freschissima!”

Poi di nuovo il silenzio, interrotto dal frusciare delle foglie smosse dal vento, un poco più freddo della sera precedente, anche se non di tanto: realmente il canto degli uccelli diceva il giusto, cominciava, piano piano, a giungere l’autunno…Lori guardò di sottecchi Gabriele, che ora sorrideva quando sentiva il cinguettio, facendo tesoro dei racconti. Poi gettò uno sguardo al cielo, su cui il sole era quasi completamente abbassato, cominciando a tramontare. “Dovremmo andare a casa, che dici? O farà buio…” “ah, si…” gli rispose, scendendo dalla balla e poi voltarsi verso di lui “ciao…” disse, prima di alzare la mano e cominciare ad allontanarsi. L’altro alzo la mano anche lui, salutando “Arrivederci!” poi scese anche lui e si passo una mano tra i capelli, dove trovò ancora qualche pezzo di paglia, poi si avviò verso il borgo. Quella sera il cielo non era rosso, anzi all’orizzonte c’era qualche nuvola grigia. Sospirò. L’indomani non avrebbe potuto probabilmente parlare con Gabriele…sperò che le nuvole corressero lontano, perché desiderava poter raccontare presto qualche nuova storia a quel ragazzino verso il quale provava una gran simpatia, e verso il quale sentiva  di doversi comportare come un fratello maggiore, anche se quel giorno era la seconda volta soltanto che lo vedeva e ci parlava…quello stesso ragazzino rientrando nella sua grande villa pensò che gli sarebbe piaciuto che colui che gli aveva dato il permesso di chiamarlo “Lori”, amico, gli avrese raccontato un’altra storia interessante.

Quella notte sui vetri di una ricca e bella villa, che osservava tutto intono dall’alto della collina, picchiettò la stessa pioggia che smuoveva in centri concentrici l’acqua della fontana della piazza del borgo e che bagnava lenta e precisa, per poi diventare più veloce e forte, la balla di fieno, che attendeva sotto il cielo privo di stelle l’autunno di cui si era cantato.

 

***
ed ecco il II° cap!!spero sia almeno un po' carino...
ho aggiornato abbastanza in fretta, non me lo aspettavo da me...sarà dipeso dal fatto che ho il brutto vizio di mettermi a dissegnare e scrivere invece di fare i compiti, e ultimamente avrei tutti quelli delle vacanze da fare -__-'' ancora non gli ho finiti!!ma perchè vanno fatti?!che tragedia è per me!!spero di poter aggiornare presto anche col terzo capitolo, che ho il dubbio sarà forse l'ultimo, dato che la storia procede veloce...o comunque il penultimo, in ogni caso, credo!non so comunque se riuscirò a farlo entro il weekend, perchè essendoci la fiera qua da me, sarò un po' impegnata...vedrò che riuscirò a combinare!!per ora rispondo alla recensione, che mi ha fatto davero tanto piacere ^^
@Haruhi1Miku
ecco qua il II° cap!!spero non abbia abbia distrutto le tue aspettative e che ti sia piciuto...bhe, spero di  aver messo bene anche sta volta la grammatica e i verbi...rileggendo mi sono resa conto che è scritta in un modo, un po'...come dire...diversa dal mio solito...di solito quando butto giù qualcosa così, a casaccio, come è cominciata questa fic, uso un linguaggio molto più colloquiale di questo...bhe, comunque, credo che vada d'accordo con la storia!(e che è, mi faccio i commenti da sola -__-'' ?)oookay...spero che la storia continui a piacerti, in ogni caso...e grazie mille per la recensione!!
ebbene, ora vado...ciaociao ^^ !
eNDy
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