Capitolo 4
Primi mesi del
1267 – Castello di Landshut, Baviera
Konrad era seduto con fierezza sul trono, anche se sapeva
che in molti lo trovavano ridicolo. Non sua madre, che lo guardava con
orgoglio, e gli aveva confidato apertamente che era comunque migliore di
Manfredi. Non suo zio Luigi, i cui occhi brillavano nell’ammirare il nipote
seduto sul torno con la corona di Germania che gli cingeva il capo. Non il suo
fidato Federico, vestito di tutto punto come si doveva al consigliere del re.
Non loro, ma tutte le altre persone che affollavano la sala delle udienze.
Una deputazione di nobili, baroni, conti, marchesi, che a
Konrad sembrava si fossero accorti solo adesso che oltre a Manfredi c’era un
altro erede. Prima, quando suo zio portava la corona, mai una lettera era
giunta a lui, mai nessuno aveva oltrepassato il portone del podere con lo scopo
di incontrarlo.
Adesso come non mai quella corona pesava così tanto sulla
sua testa, con tutti quegli occhi che lo fissavano intensamente, aspettando un
proclama. Ma Konrad non sapeva cosa fare, cosa dire.
Aveva davanti sé
una deputazione di Ghibellini, come
venivano chiamati in Italia i sostenitori dell’imperatori. I suoi, sostenitori. Era un imperatore,
certo, ma si sentiva così piccolo in confronto a quel colosso del Papa, che
anche se doveva essere discendente di Pietro l’Apostolo, con tutti i suoi
intrighi e sotterfugi, sembrava tutt’altro che buono. La sua corporazione,
quella dei Guelfi, aveva sostenitori in ogni regione dell’Impero, e soprattutto
dell’Italia, m ciò che preoccupava di più Konrad erano i Guelfi non dichiarati. I traditori, i voltafaccia,
le spie. Quando aveva insistito così tanto per farsi incoronare da sua madre,
non pensava a tutti i problemi che avrebbe avuto. Ora si trovava a scrutare
attentamente il volto di ogni singolo uomo di fronte a lui, cercando di capire
se fosse suo fedele oppure no.
Ma non ci riusciva, non era in grado di decifrare nessuna
di quelle espressioni.
Il conte Galvano Lancia, per esempio, uno nel mucchio,
con i suoi piccoli e freddi occhi grigi e baffoni dello stesso colore. Lui gli
era fedele? Avrebbe combattuto per lui, oppure alla prima occasione lo avrebbe
allontanato?
E il fratello minore di Galvano, Federico lancia? Con i
suoi stessi occhi grigi e le folte sopracciglia scure, increspate in un
cipiglio pensieroso? Lui che avrebbe fatto?
Oppure gli altri fratelli; Corrado e Marino Capece, loro
erano dalla sua parte? E lo sarebbero stati fino a che glielo avrebbe chiesto?
Konrad non lo sapeva, in quel momento non gli sembrava di
sapere nulla, a malapena il proprio nome, che era diventato Corrado V di
Svevia. Per quei nobili che lo guardavano, lui era semplicemente Corradino, ma
si sentiva comunque che quello non era non era il nome per lui. Né uno, troppo
altezzoso, né l’altro, che lo era troppo poco: preferiva a avrebbe sempre
preferito Konrad, ma solo Federico, Luigi e sua madre ormai lo chiamavano così.
Gli sembrava che loro tre fossero le uniche persona che gli erano rimaste, le
uniche di cui si poteva fidare. Tutti gli altri erano nel dubbio. Come le
persone davanti a lui, nessuno era fedele, oppure lo erano tutti.
Konrad poteva capire cosa li aveva spinti a presentarsi
al suo cospetto, dichiarandosi “esuli siciliani”: coloro che erano fuggiti a
Carlo d’Angiò. Il re sapeva che i veri esuli erano molto pochi, ma non lo aveva
detto, e ascoltava ciò che esponevano con apparente calma calcolatrice, anche
se in realtà era profondamente inquieto.
Dicevano di voler essere liberi, di volere un capo da
seguire per riconquistare la terra dei loro padri all’usurpatore Angioino.
Inoltre, i sudditi italiani erano sottomessi ala tirannia di Carlo, e pregavano
Corradino di andare in loro aiuto.
La mente di Konrad era in continuo movimento, doveva
pensare, decidere, me non riusciva a farlo con tutti quegli occhi puntati su di
lui, che lo squadravano continuamente giudicandolo e studiandolo.
Così, per trovare un po’ di pace, Konrad si alzò si
scatto dal trono, interrompendo a metà il racconto di un esule siciliano, e si
avviò verso una porta secondaria. Sentiva il brusio della folla alle sue
spalle, poteva immaginare l’espressione sconcertata dipinta sul viso di sua
madre. Voltò leggermente il capo e parlò ai suoi sudditi da sopra una spalla:
<< Ho sentito abbastanza, e adesso ho bisogno di riflettere sulla
sciagura che avete riferito si sta profilando all’orizzonte. >> Lo disse
con voce scura, capendo la pesantezza delle proprie parole.
Il conte Galvano e altri si fecero avanti per
raggiungerlo e fermarlo, ma uno sguardo di Luigi bastò a farli desistere.
<< Ma Sire … >> provò a ribattere il conte.
<< L’assemblea si riunirà domani a mezzodì.
>> Decretò Konrad, sentendosi finalmente padrone della situazione.
<< E questo è tutto. >>
La maschera di serietà e fierezza si sciolse non appena
si voltò, e incontrò lo sguardo di Federico di Baden, che aveva ascoltato l’assemblea
in piedi dietro il trono, insieme a Luigi e alla regina.
<< Vieni con me, parliamone. >> sussurrò
Konrad, poi guardò intensamente lo zio e la madre, e Federico capì subito che
doveva farsi seguire anche da loro. Konrad era già uscito, nello sconcerto
generale, così si affrettò ad eseguire i suoi ordini.
***
<< Prima di tutto devo farti i miei complimenti per
come hai gestito quel branco di testoni. >> Esordì Luigi appena si
sedette di fronte al nipote.
<< Veramente un’ottima uscita. >> Costatò
ironico Federico, cercando di sdrammatizzare. Purtroppo non ebbe molto
successo, perché Konrad non si mosse, e continuò a fissarsi le mani come poco
prima.
<< Secondo me dobbiamo rimandarli a casa loro tutti
quanti, e tanti saluti. Queste lamentele sono insulse. >> Sbottò Federico,
osservando la reazione dell’amico. Proprio come temeva, lo vide scuotere la
testa. << No, invece. >> Osservò, a voce bassa. << E’ giusto
che vengano dal loro re ad esprimere le loro inquietudini e le loro speranze.
Vogliono essere salvati dall’Angioino, e l’unico che può farlo sono io.
>>
Luigi sorrise mestamente, e si allungò per poggiargli una
mano sul ginocchio. In questo modo interruppe anche una violenta risposta di Federico.
<< Hai parlato con un vero re. >> Gli disse con voce affettuosa.
Konrad alzò gli occhi e lo guardò intensamente, sentendo che la tensione gli
stava facendo salire le lacrime agli occhi. << Ma non sappiamo se quelli
che abbiamo davanti sono dei veri sudditi o no. >> Lo sguardo di Konrad
si fece interrogativo.
<< Intendo dire. >> Continuò Luigi. <<
Che non sabbiamo se ci possiamo fidare di loro oppure no. >>
<< Ci avevo pensato anche io. I loro sguardi mi perseguitano. >>
Ammise il nipote. << Chi tra loro era fedele a mio padre? >>
Chiese.
Le regina chinò la testa. << Ormai chi era fedele a
Corrado non ha fatto una bella fine. Da tempo … >> Mormorò.
<< Capisco. >> Borbottò Konrad. <<
Quindi gli unici di cui mi posso fidare ciecamente siete voi. >> Fece
scorrere lo sguardo sui tre, che uno dopo l’altro annuirono con sicurezza.
<< Fino alla morte. >> Aggiunse Federico.
Konrad sorrise a quelle parole, poi prese un profondo respiro: << Allora è
giusto che sappiate quello che penso. >>
Federico e luigi pendevano dalle sue labbra, mentre
Elizabeth era profondamente dubbiosa. Poteva immaginare cosa progettava il
figlio, e già sapeva che non avrebbe accettato nessuna obiezione, nemmeno da
lei.
<< Già vi avevo detto che la mia intenzione è
sempre stata quella di riprendere il regno all’usurpatore. >> Spiegò. <<
Voglio che il nostro regno torni allo splendore, come quando lo era con
Federico II. Rivendicherò i diritti della nostra Corona. >> Guardò sua
madre dritta negli occhi, anche se nel profondo sapeva che non l’avrebbe mai
convinta. << Restaurerò l’onore e il prestigio, e immaginate quale eco
avrebbe qui, la nostra vittoria in Italia! >>
<< E la sconfitta, invece? >> Domandò la
regina, ma Konrad continuò con il suo discorso: << Gli uomini che sono
venuti a Landshut non hanno portato solo lamentele e futili speranze, ma sono
l’appoggio pratico di un’intera fazione. Sono tutte le nostre forze. >>
Restò un lungo silenzio a gravare sui quattro, finché
Federico non parlò. << Mi sembra che tu, una scelta, l’hai già fatta.
>> Scosse la testa. << Tu sai cosa vuoi fare, allora perché ci chiedi
consiglio? >>
<< Perché non so se è giusto. >> Rispose Konrad abbassando
la testa.
<< Non lo puoi comunque sapere. >> Costatò
Luigi. << Ma sicuramente in molti ti seguiranno. Vogliono fare fortuna
nel Mezzogiorno. E ciò gli gioverebbe. Lo stesso purtroppo, vale anche in caso
di una tua sconfitta. Morto tu … >> Disse, con un cipiglio tristemente
serio. << Loro si dividerebbero le tue poche, ultime, proprietà.
Vincerebbero lo stesso, capisci? >>
Konrad annuì a capo chino. << Certo che sì.
>> Rispose. << Domani emetterò un proclama. >> Decise infine,
e frenò subito l’impulso di Federico: << Ma non so ancora cosa ci
scriverò sopra. >> Guardò Luigi. << Ora so tutto quello che volevo
sapere. Buonanotte. >> e uscì, visibilmente inquieto.
***
Il giorno seguente, poco dopo il sorgere del sole, una ventina di messi a cavallo partirono al galoppo dal castello di Landshut. Portavano un proclama ad ogni città del regno: vi era scritto che re Corrado V aveva organizzato una campagna militare. Per riconquistare il regno all’usurpatore Angioino.
ciao!!
eccomi tornata! sono così contenta di tutte le vostre recensioni! mi fa sempre tanto, ma che dico: tantissimo, piacere leggerle!!
Hivy: ahah, che bello il collegamento con Amy, dell'altra storia, ma... per quanto riguarda l'epoca, amy vive nel settecento, quindi o Konrad è vissuto fino a 500 anni, oppure non si incontreranno mai! ...e poi non fa swish quando toglie l'elmo, scuote la testa!! e su, non è stupido... è orgoglioso, e se vince vuole farlo davanti a tutti! comunque mi fa piacere che federico ti piaccia... leggi le risposte alle altre recensioni se vuoi saperne di più! in conclusione.. grazie mille dei complimenti!!
Tracywelsh: grazie dei complimenti, e sono molto felice che ti piaccia Federico, è un personaggio che piace molto anche a me, ma anche nella storia "vera" di Konrad ha un ruolo abbastanza privilegiato, perchè anche se non è un nobile molto agiato, è il migliore amico del principe, e sta sempre con lui. alcuni siti riportavano anche di un amore omosessuale tra i due, ma io ho preferito evitare, perchè come ho letto da molte altre parti, ci sono vari leggende sul re, e io ho preferito racconare la storia più "reale" e "affidabile", spero comunque che continui a piacerti.
nemesis 18: per quanto riguarda le descrizioni fisiche... almeno in questa storia mi piace lasciare un po' di libertà al lettore...soprattutto perchè questi non sono personaggi inventati, quindi (anche se morti da tempo) non mi va di reinventarli a modo mio. so soltanto che Konrad era molto bello, alto, biondo e con gli occhi azzurri (fa testo Wikipedia, mi fido!) e invece di Federico ho trovato molto poco, così ho deciso di farveli immaginare come volete, non voglio dare canoni, ma nei prossimi capitoli forse qualche accenno al loro fisico ci sarà.
Farrahlennington: ciao! grazie di avermi consigliato quel sito per vedere la "attuale" principessa Hohenstaufen, ma avevo già letto alcune cose durante le mie "ricerche", che ho fatto su internet e sui libri prima di iniziare a buttare giù questa storia... so che gli Hohenstaufen ci sono ancora oggi, ma ho dato questo titolo alla storia per creare un po' più di pathos... altrimenti che titolo posso dare? e konrad comunque non lascia eredi, infatti credo che i seguenti Hohenstaufen siano parenti... comunque Konrad è un re abbastanza originale perchè è veramente buono, forse un po' troppo ingenuo, effettivamente, ma è per questo che è un personaggio interessante... e la sua parte cattiva comunque ce l'ha anche lui: non accetta di perdere, ed è pieno di sè. io lo considero un grande difetto... comunque spero che continuerai a seguire la storia...
al prossimo capitolo, ciaooo