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Autore: RosySmallCullen    13/08/2010    3 recensioni
Facevo parte di un mondo che avevo conosciuto solo attraverso libri e film.
Mi trovavo in una nuova realtà di cui avrei dovuto far parte comunque.
Vampiri e licantropi esistono veramente.
E io volevo essere una di loro…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dawn Hanging

Ne ero certa.
Non poteva essere tutto cosi perfetto. Lo scambio di bigletti era stato solo un errore, dopo avermi risposto non aveva fatto altro che rendersi conto di quanto io fossi imperfetta per lui.
Era da una settimana che mi evitava.
Solo sguardi furtivi, saluti stentati e nessuna parola.
Dove erano finiti quegli sguardi caldi che mi riservava?
Anche se facevo finta di nulla a casa o con Sonny dentro non faceva altro che morire e quando ero da sola la situazione non faceva altro che peggiorare. Una voragine si apriva nella mia mente e lasciava andare i pensieri più brutti, la scomparsa di Jake e l'abbandono di Edward.
Quella mattina mi ero svegliata decisa a chiarire la situazione. Aveva messo la giacca di Edward nello zaino, non volevo avere nulla che gli appartenesse se qualcosa fosse andato male. Correvo per i corridoi della scuola cercandolo, lo individuai vicino all'entrata dove stava riponendo qualcosa all'interno dell'armadio. A grandi passi mi diressi verso lui e usavo tutta la mia forza di volontà per resistere al suo sguardo ammaliante che mi avrebbe lasciata senza parole. Qualcosa nel suo viso però aveva fermato la mia determinazione, non c'era ombra di felicità ma solo una profonda tristezza. Gli occhi erano cupi e non emanavano nessun calore.
E se fosse successo qualcosa di cui non voleva parlarmi e mi avesse allontanato per quel motivo?
E se invece di attaccarlo, gli fossi stata vicino?
Non sapevo nulla della sua vita passata, sapevo soltanto che viveva con i genitori adottivi e che i suoi genitori erano morti in un incidente stradale. Non pensavo fossero problemi con i suoi fratelli, si vedeva che andavano tutti d'accordo.
"Edward" Il tono della mia voce era insicuro e il suo nome dalle mie labbra era uscito come un sussurro.
"Dobbiamo parlare" Dissi infine incapace di dire qualcos'altro, abbassai lo sguardo fissando le mie scarpe.
"Ross" Avrei voluto che quelle labbra pronunciassero incessantemente il mio nome. Senza mai fermarsi. Il mio nome, pronunciato da quelle labbra, aveva un suono cosi dolce.
"Io, so di essermi comportato da stupido, lo so benissimo. Ma credimi c'è qualcosa di cui non vorrei parlarti, ma devo"
"Ti ascolto"
"Mi odierai per questo" Il suo viso divenne ancora più triste. Mi avvicinai a lui, cercai di prendergli una mano per stringerla, ma l'allontanò. Lo guardai negli occhi e gli circondai il viso con le mie piccole mani. Non volevo che qualcosa ci separasse. Avremmo potuto superare tutto e non lo avrei odiato per nessun motivo al mondo.
"Non potrei mai odiarti. Come posso farlo? Sarebbe impossibile."
"Io..." Corrugò la fronte nervoso. Passai un dito su quella piega cercando di farlo rilassare, ma tutti i miei sforzi erano stati inutili. Il suono della campana ci riportò alla realtà e con agilità Edward si liberò dalla mia presa e si allontanò. L'ultima cosa che vidi furono le sue spalle prima di scomparire dietro l'angolo.

Stare a lezione con lui era una tortura. Prima passavamo l'ora di chimica parlando di tutto ciò che ci passava per la testa, adesso facevamo attenzione a collaborare il minor tempo possibile, in silenzio, cercando di evitare l'uno lo sguardo dell'altro. Era una situazione assurda maledizione.
C'era qualcosa che lo faceva stare male e io non avevo in mente nulla per farlo stare meglio.
Il professore Bennet iniziò ad illustrarci alla lavagna con dei disegni l'esperimento che avremmo dovuto usare. Ci sarebbe servite molte provette ed io iniziai ad uscirne fuor alcune dallo scatolo vicino al banco. Le poggiavo nel tavolo ed Edward, automaticamente, le sistemava in fila vicino le ampolle di vetro.
"State attenti, se ne verserete qualche goccia in più, dovrete iniziare tutto da capo" Diceva il professore.
Io e Edward eravamo tra gli ultimi banchi. Eravamo la coppia migliore, grazie soprattutto alle capacità di Edward che non sbagliava mai un esperimento. Io me la cavavo discretamente ma tutto il lavoro veniva fatto da lui.
"Potete iniziare, buon lavoro ragazzi"
Tutti si mossero a raccogliere le provette dagli scatoloni e il professore iniziò a muoversi tra i banchi. Prima di iniziare guardò il nostro e ci sorrise. Non sarebbe venuto a controllare fino ad esperimento finito. Sarebbe stata un'ottima opportuntà per parlare, ma non trovavo il coraggio di dire una parola.
"Mi passi un'altra provetta Ross?" Quando gli sentii rivolgermi quella domanda mi voltai sorpresa.
Lo guardai per pochi minuti e scossi la testa mettendomi subito al lavoro. Forse averlo fermato quella mattina si era rivelata un'ottima cosa. Presi la provetta e gliela porsi sorridendogli. Iniziò a versare un liquido blu dentro ad uno rosso con molta attenzione e io lo fissavo incantata.
"Me lo tieni, per favore?" Mi chiese porgendomi un'altra provetta di vetro.
Annuii e la presi con molta attenzione tra le mani. Continuò il suo lavoro in silenzio, finchè all'improvviso non iniziò a parlare piano.
"Ross, non ce la faccio più"
"Che succede?" Gli chiesi preoccupata.
Posò ciò che aveva in mano e mi fissò negli occhi. Una nota positiva era che non aveva più lo sguardo vitreo. Lontano dallo sguardo indiscreto dei nostri compagni di classe, del professore occupato ad aiutare qualcuno, mi accarezzò il viso lasciando la mano nella mia guancia. Una sensazione piacevole.
"Forse lo avrai capito, ma non riesci ad ammetterlo a te stessa. Ross, piccolina, io provo qualcosa di più per te che una semplice amicizia. Sentivo il bisogno di dirtelo e mi dispiace averti trascurato in questo modo durante la settimana. Non è stato per niente carino, ma c'è qualcos altro che devo dirti e non sarà altrettanto piacevole e sicuro mi odierai, lo so"
"Edward" Cominciai a mordermi il labbro nervosa cercando di trattenere le lacrime.
"Come puoi pensare che io possa odiarti dopo quello che mi hai detto? E' impossibile"
"Io..Ross, sono un mostro"
"No che non lo sei" Dissi arrabbiata.
"Ross, tu non conosci nulla di me"
"Perchè dici queste cose? Non ti capisco!" Dimenticandomi di avere in mano la provetta, sbattei la mano con forza sul tavolo lasciando frantumare cosi la provetta in mille pezzi. Un dolore atroce si imposessò della mia mano e sentivo alcune scaglie di vetro sulla carne. Il dolore mi faceva venire voglia di urlare, ma rimasi ferma con gli occhi chiusi senza riuscire a muovere la mano.
"Cos'è successo li?" Sentii dire al professore.
"C'è del sangue professore!" Urlò la ragazza vicino al nostro bianco. Sentii alcuni correre verso non so dove, mentre il professore cominciò a correre verso di me. Prima che arrivasse Edward aveva già alzato la mia mano e osservandola con calma cominciò a togliere qualche pezzo di vetro. Aprii gli occhi quel tanto che mi permetteva il dolore, e vidi sul viso di Edward una strana smorfia che non riuscii a riconoscere. Il suo sguardo era strano, non lo aveva mai visto cosi, le pupille si erano dilatate e la presa della sua mano era forte, quasi mi faceva male.
"Portatela in infermeria e chiamate un dottore, avrà bisogno di qualche punto" Sentii dire al professore. Avrei voluto protestare ma la mano mi faceva davvero male.
Edward si avvicinò a me, lo fissai confusa mentre una ragazza mi fasciava la mano con della carta. La ringraziai e quando ebbe finito Edward mi prese in braccio e mi portò in infermeria.
"Edward mettimi giù, non è nulla"
"Ross, sta zitta! Hai un pezzo di vetro nelle vene e se viene toccato può peggiorare la situazione"
"Non è niente!" Ribattei convinta.
"Invece si! Ed è tutto colpa mia"
Scoppiai a piangere, sia per il dolore, sia per la rabbia che mi avevano provocato le parole di Edward. Come poteva anche minimamente pensare che fosse colpa sua? Dopotutto non era stato lui a prendermi la mano e a sbattermela nel tavolo con una provotta di vetro! Ero furiosa ed imbarazzata. Tutte quelle stupide scenate e preoccupazione per una mano!
-Non è successo nulla- Avrei voluto gridare, ma non riuscivo a trovare la voce per dirlo.
Non sentivo nemmeno i passi di Edward, come se non toccasse terra e nemmeno il suo respiro mi sembrava affanato.
"Mi ha appena avvertito il professor Bennet, portala dentro caro sta per arrivare un dottore" Aprii gli occhi, ma li richiusi subito a causa della luce troppo forte. Venni adagiata su un lettino e quella che pressuposi fosse l'infermiera mi passò un panno bagnato sulla fronte. Avrei voluto aprire gli occhi e controllare se Edward fosse ancora li dentro, ma la luce era ancora troppo forte. L'infermiera toccò la mano e feci un gridolino, faceva davvero troppo male. Dopo quegli interminabili minuti di silenzio, qualcuno alla porta, con voce calma e molto professionale ordinò all'infermiera di spegnere alcune luci.
-Grazie al cielo-
Piano aprii le palpebre, nella stanza vicino alla porta, poggiato al muro c'era Edward. I capelli gli coprivano gli occhi e non riuscivo a cogliere l'espressione nel suo viso, teneva le mani a pugno lungo i fianchi. Sembrava quasi che si stesse trattenendo nel fare qualcosa. Il dottore, che mi dava le spalle, poggiò la valigietta nel comodino e cominciò a cercare qualcosa al suo interno. Quando trovò ciò che cercava, chiese all'infermiere di andare ad informare la presidenza dell'accaduto, poi controllò la mia mano.
"Com'è successo?" Chiese gentile.
"E'...è stato un incidente"
Finalmente riuscii a vederlo in viso. Aveva i capelli biondo cenere, gli occhi dorati come quelli di Edward ed era di una bellezza disarmante. Ed era lo stesso uomo che avevo visto a casa di Jake...voleva dire che...
Non riuscivo a crederci.
Era il padre di Edward.
"Adesso toglierò alcuni pezzi di vetro, se ti farò male, dimmi subito. D'accordo?" Annuii e per distrarmi guardai Edward. Suo padre era un dottore e non ne sapevo nulla. Questo dimostrava quanto poco sapessi della sua vita. Volevo far parte della vita di Edward, far parte della sua quotidiniatà, forse erano pensieri un pò strani, ma per Edward provavo qualcosa di davvero troppo grande. Il mio cuore sembrava volesse scoppiare ogni volta che pensavo a lui. La mia mente se ne andava in tilt.
"Edward che ne dici di andare fuori?"
Senza dire una parola, Edward ascoltò il consiglio del padre e con un pò di difficoltà varcò la soglia.
"Mi dispiace" Sentii il rumore inconfondibile di qualcosa che cadeva nell'acqua. "Mio figlio non sopporta molto la vista del sangue, mi sorprende il fatto che sia riuscito a portarti fino a qui"
Mi sentii mortificata. Edward aveva dovuto sopportare anche questo. "Mi dispiace, non lo sapevo"
"Non è un tipo che parla molto.."
"Non so quasi niente di lui" Ammisi.
"Eppure, ogni pomeriggio vi vedete" Alzò lo sguardo e mi sorrise. "Lui ci racconta tutto, ma devi aspettare, è un ragazzo d'oro. E' un pò timido nell'aprirsi con altre persone, ma presto lo farà. Sei davvero importante per lui e non fa altro che parlare di te"
Mi sentii felice e allo stesso tempo imbarazzata. Tutta la sua famiglia sapeva che ci vedevamo.
"Allora aspetterò Signor Cullen"
Tolse un pezzo di vetro molto in profondità e feci una smorfia di dolore. Posò la pinza ed iniziò a fasciare la mano. "Chiamami Carlisle"

"Non capisco perchè non usino le ampolle di plastica"
Sfortunatamente l'unica persona che a scuola erano riusciti a rintracciare era stata mia madre che venne a prendermi e mi portò a casa. Da quando mi ero svegliata non aveva fatto altro che lamentarsi delle ampolle di vetro. La mano non mi faceva affatto male, apparte quando la piegavo, ma era una cosa che potevo facilmente sorvolare. L'unico mio pensiero era quello di vedere Edward e di sapere come stava.
Sgranocchiavo annoiata delle patatine, sdraiata nel divano a vedere uno stupido programma televiso.
Mia madre in cucina faceva troppo rumore, segno che stava per preparare uno dei suoi complicati pasti.
Suonarono alla porta.
"Vado io!" Urlò mamma. Non mi voltai nemmeno per vedere chi fosse. Mamma stava usando un tono civettuolo e stava ringranziando qualcuno, dopo alcuni minuti mi chiamò e mi sporsi dal divano per vedere che volesse.
"Ci sono visite per te Ross" Teneva in mano un grande mazzo di girasoli e felice se ne andò in cucina. Dalla porta del salone vidi Edward entrare con un enorme mazzo di rose rosse e tulipani.
Era raggiante e mi sentii subito meglio nel vederlo cosi.
Chiusi il pacco di patatine che lanciai nel tavolino e spensi la televisione. Mentre si avvicinava a grandi passi, mi sistemai i capelli e quando mi fu davanti gli sorrisi. Posò lo splendido mazzo di fiori sul tavolino e si sedette accanto a me.
"Come va?"
"Bene!" La voce era un pò stridula.
"Intendo la mano"
"Oh" La fissai. "Presto starà meglio, tuo padre è un ottimo dottore"
Si passò una mano tra i capelli e quando posò il suo sguardo su di me smisi per un attimo di respirare.
"Mi dispiace Ross, è tutta colpa mia. Non avrei dovuto farti arrabbiare in quel modo, se io non avessi..." Gli tappai la bocca con la mano.
"Che ne dici di smettere di farti venire sensi di colpa inutili e non voglio sentirti mai più dire che potrei odiarti"
Stava per controbattere anche con la bocca tappata.
"Mai più" Ripetei per fare un pò più enfasi al significato di quella parola. Gli occhi si chiuserò un poco segno che stava ridendo. Tolsi la mano dalla sua bocca ma prima che potessi fare qualsiasi altro movimento la prese tra le sue e la strinse.
"E che dovremmo fare?"
"Forse ricominciare da dove siamo stati interrotti senza discorsi sull'odio. Che dici?"
Scossò la testa sorridendo e gli sentii borbottare qualcosa simile a -Sei impossibile- ma l'importante era che sembrasse divertito.
"Ross, provò qualcosa di più per te di una semplice amicizia. Forse non ricambierai i miei sentimenti, forse ti sembrerà troppo presto, ma io sentivo il bisogno di confessarti ciò che veramente sento dentro di me. E' una sensazione cosi strana e piacevole. Voglio che tu sia la mia ragazza, mia e di nessun altro"
Il cuore partì al galloppo e avrei voluto gettargli le braccia intorno al collo e baciarlo, ma mi sentivo cosi dannatamente impacciata. Dalla cucina sentimmo il rumore di una pentola che cadeva per terra.
"Tutto bene" Urlò mia madre. "Non badate a me"
"Sta ascoltando tutto non è vero?" Gli sussurrai ridendo, lui annuì.
Poi di colpo si fece serio, impaziente ad aspettare una mia risposta. Avrei voluto dire tante cose, ma avevo paura di rovinare quel momento cosi perfetto.
Lui era ciò che volevo, lui era la perfezione che io non ero. Lui riusciva a completarmi.
"Si" Mi sentii dire. Lui sgranò gli occhi e strinse ancora di più la mia mano.
"Si?"
Liberai la mano dalla sua presa, allargai le sue braccia e trovai rifugio in esse. Poggiai il viso contro il suo collo e mi sembrò di sentirlo sospirare.
"Si" Ripetei sussurrando.
Rimanemmo in quella posizione per un pò di tempo, poi mi afferrò il mento e con lo sguardo fisso nel mio si avvicinò per baciarmi.
Desideravo sentire ancora il sapore delle sue labbra.
Desideravo stringerlo a me con tutta la forza che avevo in corpo.
E quando le nostre labbra si toccarono, capii che condividevamo gli stessi desideri.

 

Angolo dell'autrice: Salve a tutti. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!! Ogni qualvolta devo scrivere qualcosa di romantico con Edward trovo molto difficoltà, perchè ci sarebbe tante cose che vorrei scrivere, ma ho paura di cadere nel banale e di essere criticata in maniera negativa. Spero che questo capitolo vi piaccia! ^.^ Un Bacio Rosie.

 

Ringraziamenti:

@MoonLight_95: Grazieeeeee :) Mi fa piacere che questo capitolo ti sia piaciuto! Sono d'accordo con te, un pò di romanticismo ci deve sempre essere perchè è l'unica cosa che a mio parere non guasta mai. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, aspettando l'entrata del lupacchiotto!! Un bacio.

@Fred Cullen: Grazie per i complimentiiiii! Mi fa piacere che ti piaccia Ross, il ritorno di Jake causerà tanti di quei cambiamenti...e metterò lo zampino sul rapporto di Edward e Ross. Ma ci saranno altre persone che intralceranno la loro storia d'amore. Un bacio!

  
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