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Autore: Sonecka    13/08/2010    4 recensioni
Tump Tump … Tump Tump … Tump Tump … Il battito del mio cuore si confondeva con il rumore sordo dei miei passi sulla superficie liscia su cui stavo camminando. Era tutto buio e non riuscivo a vedere niente tranne il mio riflesso messo in evidenza da una luce fioca proveniente chissà da dove. Mi guardavo attorno sperando di riuscire a trovare una via d’uscita da quel posto, ma ben presto il buio divenne sempre più fitto finchè non vidi più nemmeno il mio riflesso.
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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  Capitolo 1^  Vite difficili
Tump Tump … Tump Tump … Tump Tump …
Il battito del mio cuore si confondeva con il rumore sordo dei miei passi sulla superficie liscia su cui stavo camminando.
Tump Tump … Tump Tump … Tump Tump …
Era tutto buio e non riuscivo a vedere niente tranne  il  mio riflesso messo in evidenza,  su quella superficie piatta e scura, da una luce fioca proveniente chissà da dove.
Mi fermai di colpo e guardai i lineamenti del mio viso: la bocca piccola, la pelle diafana,  gli occhi così chiari da sembrare  perle sovrastati da lunghe e folte ciglia nere  e la fronte alta e liscia, il tutto circondato da una folta cascata di capelli corvini lunghissimi.
Avevo un’ espressione corrucciata e non riuscivo a capire dove mi trovavo, mi guardavo attorno  sperando di riuscire a trovare una via d’uscita da quel posto,  ma ben presto il buio divenne sempre più fitto finchè non vidi più nemmeno  il mio riflesso, cominciai ad ansimare, il buio mi soffocava. Chiusi gli occhi e sentii un vento freddo scompigliarmi i capelli, gli riaprii e vidi con grande sollievo che quel luogo completamente buio aveva lasciato posto a un sentiero in mezzo a una foresta.
 L’ odore di muschio e di resina dei pini mi riempiva le narici. Ero intenta a scrutare il sentiero quando fui attratta da una figura che guizzò a grande velocità sopra di me, un falco dal piumaggio d’ argento  e dagli occhi nerissimi faceva piroette e capriole nell’ aria e ogni tanto mi guardava e mi lanciava un piccolo grido; improvvisamente smise di piroettare e si lanciò velocissimo lungo il sentiero, subito sentii il bisogno di inseguirlo e mi misi a correre sul sentiero pieno di buche e di sassi che mi facevano inciampare e sbattere contro qualche ramo qua e là. Inseguivo il falco ormai da un tempo che mi sembrava interminabile e cominciavo ad avere il fiatone quando all’ improvviso l’ uccello sì fermò e scomparve, al suo posto in fondo al sentiero apparve  una figura scura di spalle che se ne stava in piedi davanti a qualcosa che non riuscivo a vedere. Incerta e timorosa feci un passo verso quello stano essere e …
Mi svegliai di soprassalto, ero seduta su una scomoda panchina di pietra nella galleria d’arte di villa Hyuga, a quanto pareva mi ero addormentata proprio mentre stavo osservando un dipinto di inizio ‘800.
L’ inverno che sembrava non finire mai aveva lasciato posto a una torrida estate e l’unico modo per ripararsi dal caldo soffocante era nascondersi in un posto ventilato e immenso pieno di opere d’ arte come la galleria di casa mia, o almeno io la pensavo così.
Mi raddrizzai sulla schiena massaggiandomi il collo dolorante
* Che vergogna! Addormentarsi così mentre si guarda un dipinto!*
Sospirai e mi alzai, in quel momento sentii dei passi dirigersi verso di me, l’ andatura era regolare il che mi fece subito pensare ad Arnold il maggiordomo.
“ Signorina Hinata, finalmente vi ho trovata! Ma dove eravate finita?”
“Uh? B- beh st-stavo  solo ammirando un quadro della galleria, per-perché? E’ successo qualcosa?”
“Vostro padre vi sta cercando da almeno un’ ora: vi deve parlare con urgenza.”
“Oh lo raggiungo s-subito dove si trova?”
“Nel suo studio. Vi accompagno.”
Arnold si voltò e cominciò a camminare a un passo così spedito e veloce che per stargli dietro dovevo tenere un’ andatura goffa che assomigliava quasi al trotto, attraversammo le stanze imponenti della villa accedendo a lunghi corridoi, anticamere e scale. Quando finalmente arrivammo davanti alla porta dello studio ero sfinita! Arnold bussò lievemente e subito la voce gelida di mio padre rispose un “avanti” irritato, il maggiordomo aprì la porta e si fece da parte per farmi passare, chiusi gli occhi e deglutii, il cuore mi batteva a mille dalla paura e cercai lo sguardo di Arnold in cerca di sostegno per affrontare quell’ incontro decisamente terrorizzante. L’ uomo mi guardò con pietà sapendo probabilmente che cosa mi aspettava e mi fece un sorriso d’ incoraggiamento. Tirai un lungo respiro ed entrai nella stanza. La porta si chiuse piano dietro di me facendomi sentire in trappola. Hiashi Hyuga era seduto alla sua scrivania in legno massiccio con le mani congiunte davanti la bocca, stava guardando un foglio appoggiato davanti a lui con espressione assorta e la fronte aggrottata. Non appena mi fermai davanti alla scrivania distolse gli occhi dal foglio e mi fulminò con lo sguardo.
“M-mi hai fatto chi-chiamare papà? M-mi volevi di-dire qualcosa?” dissi incerta distogliendo gli occhi da quello sguardo penetrante per fissarli subito a terra.
“Sì ti volevo parlare di una cosa molto importante che riguarda sia te che l’ intera famiglia.” disse freddo come al solito appoggiando le mani sui braccioli della poltrona e voltandosi verso la grande finestra che dava sul boschetto “Ormai hai diciannove anni e come sai fra pochi mesi dovrai sostenere l’ esame di ammissione per l’ università. Ho deciso che frequenterai la facoltà di legge come vuole la tradizione di famiglia e voglio che ti impegni, mi hai capito?” Scandì per bene le ultime tre parole e ancora una volta mi fulminò con lo sguardo. Quanto avrei voluto dirgli che non volevo frequentare Legge e che non me ne importava un fico secco di quello che era la tradizione di famiglia e che non intendevo dargliela vinta e rimanere sottomessa alle sue decisioni, ma le uniche parole che mi uscirono dalla bocca furono “Sì h-ho capito … fa-farò come vuoi, m-mi impegnerò”
“Bene allora è deciso tra pochi giorni arriveranno i moduli per l’iscrizione a una delle più prestigiose Università della capitale”
Feci un piccolo inchino e mi voltai per uscire da quello studio che non sopportavo e che mi intimoriva.
“Ah, aspetta un attimo Hinata, c’è anche un’ altra cosa su cui discutere … vedi,  vorrei che dopo che ti sarai laureata  sposassi  un uomo capace che possa mandare avanti insieme a te l’azienda … e per questo voglio che domani sera tu partecipi a un ricevimento organizzato dal signor Sai, un magnate che possiede un’ alta posizione in politica nonostante abbia appena ventidue anni. Vedi  mi farebbe piacere che l’ uomo che porterà ancora più prestigio alla nostra famiglia sia proprio Sai.”
Rimasi senza parole. Non ero solo costretta a fare uno studio che non mi piaceva affatto, no dovevo pure sposare un uomo che non avevo mai visto, solo per uno stupido capriccio di colui che chiamavo “papà”.
Era decisamente troppo, ma ancora una volta le parole che dissi non erano quelle che avrei voluto.
“V-va bene … “
“Dunque” Hiashi si alzò dalla poltrona con uno scatto chiaramente felice di essere riuscito ancora una volta a farsi rispondere da me quello che voleva “Questo è  l’ invito, con te verremo anche io e tua madre” Mi porse  l’ invito e io lo presi tra le mani tremanti con un groppo in gola che mi soffocava “Puoi andare ora”
Si voltò e si diresse di fianco alla finestra dove si trovava un tavolino con una bottiglia di un qualche liquore, io mi voltai di scatto e corsi fuori dalla stanza. Appena uscita da quella prigione trattenni le lacrime fino in camera mia e solo allora diedi sfogo alla mia tristezza gettandomi sul letto sperando di non incontrare più nessuno della mia orrenda famiglia.

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Tump … Tump … Tump …
Il rumore dei miei passi era sordo sulla superficie piatta e bianca.
Tump … Tump … Tump …
Non si vedeva niente a parte il mio riflesso che percorreva con me la superficie e il bianco accecante di quella strana dimensione che sembrava non avere mai fine. Non capivo dove potessi essere, mi guardavo attorno in cerca di un qualche segno per uscire da lì ma non vedevo nulla.  Presto però mi accorsi che non potevo più muovermi, ero bloccato da qualcosa che non riuscivo a vedere. Chiusi gli occhi nello sforzo di proseguire e subito una brezza mi accarezzò il volto. Riaprii gli occhi e vidi che l’ ambiente in cui mi trovavo era cambiato, ero in una radura dall’erba alta circondata da pini e querce.
Era sera, il cielo era pieno di stelle e la luna sovrastava la radura illuminandola di una luce argentata che mi permetteva di vedere tutto, come se fosse pieno giorno. Mi stavo guardando attorno quando improvvisamente una piccola figura mi passò di fianco e si fermò davanti a me a pochi metri di distanza; si trattava di un gatto completamente nero e dagli occhi chiarissimi che continuava a girare attorno a me con scatti velocissimi miagolando ogni tanto. Stavo per fare un passo verso l’animale per guardarlo meglio ma subito scappò via verso l’estremità opposta della radura, stranamente e senza accorgermene cominciai  ad inseguirlo senza sapere bene il perché.
Quando fummo quasi infondo alla radura il gatto scomparve e al suo posto prese forma la sagoma di una ragazza che se ne stava in piedi di spalle davanti a qualcosa che non potevo vedere. Sempre più perplesso mi fermai a guardare la ragazza di cui non riuscivo a vedere il volto, volli avvicinarmi di più per  guardarla meglio e una volta che fui abbastanza vicino …
“Signore!”
Aprii gli occhi.
“Signore! Si svegli siamo arrivati!”
Mi strofinai gli occhi per mettere bene a fuoco il posto in cui ero e non appena mi guardai attorno capii che mi ero addormentato sul taxi che mi stava portando a casa. L’ autista mi guardava speranzoso che gli dessi un segno di vita o di intelligenza.
“S-sì grazie per avermi svegliato … quanto le devo?”
“ Ventimila yen”
“Ecco.” Porsi all’autista una banconota (l’ultima che avevo), salutai e scesi dall’ auto trascinando con me il mio borsone.
Ed eccomi davanti al condominio lussuoso che un tempo avevo chiamato casa, l’edificio era alto e grigio, con grandi finestre decorate in stile rinascimentale. Tutto l’insieme mi dava il voltastomaco, quel lusso e quella raffinatezza non erano affatto accoglienti e come se non bastasse a peggiorare le cose si ci metteva pure la pioggia.
Ai lati del portone stavano due guardie in divisa che guardavano con aria sospettosa chiunque si avvicinasse troppo all’ edificio, il che era comprensibile: il condominio ospitava alcune delle famiglie più importanti che detenevano il potere sul Giappone del Nord; non ci si poteva permettere che un qualche terrorista del Sud attentasse alla vita di un pezzo grosso.
Proprio così, in quegli anni il Giappone era diviso in due da una guerra che stava devastando tutto il paese.                                           La divisione era stata causata dalle diverse idee tra quelli del Nord e del Sud.
 Quelli del Nord volevano mantenere le tradizioni antiche per detenere il potere assoluto sul paese escludendo qualsiasi  altra forma di governo che non permettesse solo a poche famiglie di esercitare il proprio potere sugli altri, quelli del Sud invece  volevano liberarsi dalle vecchie tradizioni, che servivano soltanto a sottomettere i più deboli,  per aprirsi a nuove culture e forme di governo che dessero la possibilità anche alle persone normali di avere una parola in politica. Così era iniziata una lunga guerra di divisione tra le due fazioni, divisione tuttavia indesiderata dal Giappone del nord.

Mi diressi verso il portone a passo lento e trasandato attirando così l’attenzione delle guardie su di me che subito si pararono davanti ai battenti per impedirmi di entrare.
“Gira alla larga soldato questo non è posto per te!”
Guardai con compassione quelle povere guardie che mi avevano scambiato per  un  poco di buono solo perché indossavo la divisa militare “Vorrei potermene andare da questo posto schifoso ma si da il caso che sia ancora casa mia purtroppo e che quindi debba entrarvi per forza.”
“A chi vuoi darla a bere?! Ora vattene immediatamente se non vuoi finire male!”
Sospirai  rumorosamente facendo infastidire ancora di più la guardia, ma appena prima che potesse rispondere qualcosa l’uomo fu fermato dalla voce calma di qualcuno che scendeva le scale dell’ atrio.
“Lasciatelo pure passare signori … è mio fratello.” Itachi apparve alle spalle delle  guardie che sobbalzarono  per lo spavento, una di loro si scostò in modo che lo potessi guardare in faccia.
“Signore! Ci scusi” Disse l’ uomo rivolto prima a mio fratello e poi a me.
“Non vi preoccupate. Comunque lasciate che vi presenti  mio fratello minore, Sasuke Uchiha”
Le guardie si voltarono verso di me e mi fecero un piccolo inchino dopodiché tornarono ai loro punti di osservazione. Entrai nell’ atrio immenso di malavoglia.
“Ben tornato fratellino! Come va il lavoro?”
“Bene non ti devi preoccupare, non ho fatto alcuna missione davvero pericolosa”
“Oh bene sono più tranquillo!” Disse sfoderando un largo sorriso “ Vieni! Ti accompagno in casa” Mi prese dalla mano il borsone con mio disappunto e cominciò a salire le scale.
Ben presto arrivammo davanti alla porta di casa lasciata socchiusa da Itachi ed entrammo nell’ appartamento super lussuoso, fin troppo lussuoso per le condizioni in cui ormai era la mia famiglia. Appena entrato mi guardai attorno per vedere se c’era stato qualche cambiamento durante la mia assenza,  ma a quanto pare tutto era rimasto come prima, come per esempio mio padre seduto sul divano già ubriaco nonostante  l’ ora. Quella visione patetica di Fugaku mi fece infuriare: era semi sdraiato sul divano con una bottiglia di Scotch quasi del tutto vuota  appoggiata al mento sporco di alcol e di sudore come del resto lo erano i suoi vestiti.
“Ehilà! Figliolo! Da quanto tempo perché non ti siedi qui a bere qualcosa col tuo vecchio?”
“Ne faccio volentieri a meno!”
Ma come faceva Itachi a sopportare la presenza di quell’ uomo? E come faceva a non dirgli niente e a non cacciarlo fuori? Preso dalla rabbia mi voltai con uno scatto e feci per uscire ma venni  fermato per la spalla da Itachi. Lo guardai e vidi che aveva un espressione di scusa per il comportamento di Fugaku, la sua espressione mi fece infuriare ancora di più.
“Lasciami!”
“Aspetta Sasuke! Non te ne andare!”
“Sta tranquillo poi torno! Tanto non ho nessun’altro posto dove andare perché non ho un soldo in tasca!” Dissi amareggiato per quella frustante verità.
“ Ok ma prima di andartene ti devo chiedere una cosa.”
“Di che si tratta?” Chiesi irritato dovendomi fermare ancora di più in quella casa dove Fugaku aveva cominciato a cantare con la voce inclinata a causa dell’ alcol
“Stasera c’è un piccolo ricevimento nella villa di Sai … Ti ricordi di Sai no? Eravate amici da piccoli” Mi disse incerto ma senza lasciarlo a vedere “ Beh mi ha invitato dicendomi che naturalmente, se fossi tornato in tempo, lo saresti stato anche tu … che ne dici? Vieni?”
Quel vieni, che sarebbe potuto sembrare a qualcun’altro una semplice domanda, in realtà era un vero e proprio ordine e lo si capiva anche dallo sguardo di mio fratello che ora era freddo e impassibile.
“Te lo puoi scordare! Non mi va di vedere gente snob come al solito!” Esclamai in un impeto di ribellione ma subito venni paralizzato dallo sguardo inquietante di Itachi.
“Forse non mi sono spiegato bene, tu devi venire.”
Mi scrollai di dosso la mano di mio fratello e lo guardai dritto negli occhi, era inutile discutere con lui quindi tanto valeva andare a quel ricevimento,  sopportare gli sguardi di tutti e farla finita.
“E va bene vengo basta che ora mi lasci andare!”E  cominciai a correre giù per le scale.
“Bravo fratellino!” Disse Itachi esibendo ancora il suo sorriso largo. Avrei voluto tirargli un pugno dritto sul naso per quella sua espressione che ogni volta mi infastidiva così tanto, ma ormai ero già arrivato davanti al portone.
Non appena uscii dall’edificio la pioggia delicata cominciò a bagnarmi il volto. Così sotto alla pioggia che poco a poco lavava via la mia rabbia mi diressi al parco, l’unico posto in cui potevo calmarmi lontano dalla canzone stonata di Fugaku.


Spazio autrice:
Salve a tutti!!! Questa è la mia prima fan-fic  e spero che  vi sia piaciuto l’inizio!
Questo era soltanto il capitolo introduttivo per spiegare la situazione familiare e un po’ anche il carattere della mia coppia preferita Hinata/Sasuke!!! ^.^ Un particolare ringraziamento alla mia super amica Ila per avermi aiutato a costruire la trama della storia e per avere commentato per prima lo stile! un Bacione!!!!
Per favore recensite a volontà e soprattutto commentate il più duramente possibile così che io possa capire i miei eventuali errori e prendere spunto per nuove idee ^.^
Grazie a tutti e al prossimo capitolo! XD
   
 
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