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Autore: Sonecka    16/08/2010    3 recensioni
Tump Tump … Tump Tump … Tump Tump … Il battito del mio cuore si confondeva con il rumore sordo dei miei passi sulla superficie liscia su cui stavo camminando. Era tutto buio e non riuscivo a vedere niente tranne il mio riflesso messo in evidenza da una luce fioca proveniente chissà da dove. Mi guardavo attorno sperando di riuscire a trovare una via d’uscita da quel posto, ma ben presto il buio divenne sempre più fitto finchè non vidi più nemmeno il mio riflesso.
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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   Capitolo 2^  E così ebbe inizio

 Quel giorno piovoso aveva riservato per tutti una piccola pausa dal gran caldo estivo , ma alla fine era tornato a splendere il sole e con lui era tornata anche l’afa.
Avevo passato tutto il giorno a pensare alle parole di mio padre, così fredde e impassibili da farmi venire il magone  ogni volta che le ricordavo e le lacrime cominciavano a scendere senza che io potessi impedirlo. Mi odiavo per le parole di assenso che avevo pronunciato invece di dire realmente quello che pensavo, inoltre odiavo il mio balbettio. Ogni volta che mi trovavo davanti a mio padre o a mia madre oppure davanti ad uno sconosciuto le parole che mi venivano fuori di bocca erano balbettate e indefinite e la mia voce da una tonalità normale scendeva di almeno un’ottava. Ero molto timida e la freddezza e forse  il disprezzo, che i miei genitori a volte provavano verso di me, mi rendevano molto insicura. Solo con le persone in cui avevo piena fiducia, come Arnold o Hanabi, ero veramente me stessa, una ragazza espansiva che adorava ridere, anche se rimanevo sempre timida e circospetta.
Erano le cinque del pomeriggio quando qualcuno bussò alla porta della mia stanza, ero sdraiata a pancia in giù sul letto, il viso affondato nel cuscino che ormai aveva l’odore amaro delle lacrime versate per gran parte della giornata.
Non dissi nemmeno avanti che entrò Hanabi  felice e vivace come al solito.
“Sorellonaaa!!  Guarda che sono già le cinque! Dovresti incominciare a prepararti lo sai che a papà non piace essere in ritardo e …” Fermò improvvisamente la sua parlantina veloce e gioiosa per fissarmi stupita “Ma Hinata hai gli occhi tutti rossi! Cos’ è successo? Hai pianto per caso? Perché?”
Mi asciugai rapidamente le ultime lacrime con la manica della maglia e mi raddrizzai sul letto
“No no Hanabi … è soltanto un po’ di allergia alla polvere …  chiederò ad Arnold di dire a una delle domestiche di pulire la stanza”  Dissi con voce roca cercando di farmi passare il groppo che avevo in gola, sorridendole dolcemente.
“Ah strano però, di solito qui puliscono ogni giorno ... sanno che hai l’allergia alla polvere!”
“B-beh ecco oggi non ho fatto entrare nessuno … sai ero intenta a studiare per l’esame di ammissione all’ università ”
“Ah davvero? Che cosa hai scelto di fare? A te piace Letteratura vero? Hai scelto quella?”
“B-beh ecco … no, non ho scelto Letteratura, penso che sia meglio per me studiare Legge … sai per mandare avanti l’azienda.”  Evidentemente la mia sorellina non conosceva ancora a fondo nostro padre.
“Ah , peccato, ti piaceva così tanto leggere le opere di Shake … coso.”  Disse Hanabi incapace di pronunciare il nome del poeta correttamente.
“ Comunque ti conviene prepararti!  Il tempo passa veloce e mamma e papà vogliono che tu sia la più bella per far colpo su Sai!” Esclamò la bambina piena di gioia e ammirazione per me.
“Sì mi preparo subito sta' tranquilla.” Dissi sfoderando il  sorriso più convincente  che potessi avere in quel momento e mi diressi verso il mio bagno privato. Sentii Hanabi dire qualcosa fra se di quanto fossi fortunata a poter andare a una festa così bella e poi udii lo sbattere della porta, segno che Hanabi era uscita dalla mia stanza con la solita delicatezza di un elefante dei suoi otto anni.
* No … non sono affatto fortunata a partecipare a quella festa sorellina. *
Tirai un lungo sospiro e cominciai a prepararmi per andare incontro al mio triste destino.

***

“Ma dov’ è finita?”  Hiashi Hyuga stava percorrendo l’ingresso della grande villa avanti e indietro, irrequieto  dando ogni tanto un’ occhiata torva al suo orologio da polso e guardando intensamente le lancette nella speranza che il tempo si fermasse.
“Non ti preoccupare tesoro vedrai che fra poco scenderà …” Disse la signora Hyuga nel tentativo di rassicurare il marito, ma fu interrotta da un lieve “e-eccomi”. Al suono di quella voce timida e bassa i coniugi guardarono  in direzione della rampa di scale che si snodava lungo l'alta parete piena di antichi dipinti occidentali.  Mi presentai sul pianerottolo cercando di non farmi vedere troppo.
Mi ero avvolta in un vestito lilla lungo fino ai piedi, l’abito aveva un ampia scollatura sulla schiena ed era decorato con ricami delicati. Avevo poi raccolto i miei lunghi capelli corvini in un voluminoso chignon dal quale sfuggivano ciocche di capelli, cui avevo appuntato  un fiore bianco, raccolto pochi minuti prima  di nascosto dalla serra di mia madre, che completava il tutto dandomi un tocco di eleganza e di grazia in più.
Scesi lentamente le scale per evitare di inciampare sulle scarpe vertiginose e andai incontro ai miei genitori che mi guardavano stupiti e affascinati allo stesso tempo dalla mia bellezza. Tenevo la testa bassa e gli occhi fissi a terra per evitare di arrossire sotto i loro sguardi.  Mi fermai davanti a mia madre che mi rivolse uno dei suoi rari sorrisi dolci per incoraggiarmi a farmi vedere meglio, ma io stetti ferma e immobile rigida come un palo, anche se facevo parte di una famiglia ricca e sapevo a memoria le regole dell’etichetta, non ero abituata a vestirmi così elegante.  
* Forse ho esagerato col vestito * Pensai.
Mio padre mi guardò impassibile come al solito, esaminandomi dalla testa ai piedi per accertarsi che potessi essere abbastanza bella da conquistare subito Sai. Mi sentii come passata ai raggi x sotto i suoi occhi gelidi che non lasciavano tradire nessuna emozione, nessun complimento …
“Bene ora che sei arrivata, Hinata, possiamo anche andare, la macchina ci aspetta!”
“S-sì …”
Mi diede ancora una veloce occhiata, prese a braccetto mia madre e, con lei al suo fianco, uscì in giardino andando verso la macchina. Io li seguii lenta e desiderosa di piantarli lì per  scappare via in un luogo sconosciuto e irraggiungibile così da  potere vivere e stare in pace per sempre, senza alcuna costrizione della società e sopratutto di mio padre.  Ma come al solito salii sulla macchina lussuosa di famiglia, rassegnata  ad affrontare la serata che avrebbe cambiato   la mia vita per sempre.

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Il cielo era colorato di tutte le tonalità del rosso lasciando intravedere sul  fondo  una sfumatura azzurra. Il cemento bagnato dalla pioggia funzionava da specchio e rifletteva perfettamente ogni piccolo particolare di quel cielo meraviglioso, quando uscii dal portone di casa per raggiungere Itachi sul taxi, mi sembrò quasi di camminare sospeso nell’aria tra le nuvole screziate di rosso. Salii sul taxi sedendomi di fianco a mio fratello, sbattei la portiera violentemente e ,dopo aver dato al taxista le indicazioni, partimmo lasciandoci alle spalle il condominio  e Fugaku che ci stava osservando dalla finestra del salotto.
“Allora non sei contento di rivedere Sai dopo tanto tempo fratellino?” Disse Itachi sfoderando ancora una volta quel suo sorriso che mi faceva infuriare tanto.
Sospirai e guardai fuori dal finestrino “Perché hai insistito tanto che venissi? Sai bene che odio starmene in mezzo ai ricconi!” Non riuscivo a capire il secondo fine di Itachi. Ogni volta che insisteva tanto perché io facessi una cosa aveva sempre, e dico sempre, un secondo fine, sia per scopi personali che per cose che riguardavano me. Come al solito venivo manipolato a piacere da mio fratello come un burattino inerme.
“Per questa volta dovrai fare un’eccezione, ti dovrà piacere startene lì che tu lo voglia o no.”
Il suo sguardo e il suo tono non ammettevano repliche ma io non volevo sottomettermi
“Parliamoci chiaro, Itachi, quali sono i tuoi scopi?”
“I miei scopi? Non so di che parli”
“Non fare il finto tonto con me! Parla!”
“Va bene va bene, mi hai scoperto! Beh vorrei solo che ti riammettessero in società e …”
“Scordatelo! Non appartengo più a quel mondo!”
Mi voltai prima che potesse continuare il discorso  e osservai il susseguirsi dei palazzi che poco a poco lasciavano posto alla periferia. Entrammo nel quartiere residenziale più esclusivo della città.
Era un continuo ripetersi di ville enormi tutte uguali: porticato, veranda, giardino con piscina. porticato, veranda, giardino con piscina. Cominciai a provare la solita sensazione di disgusto che sentivo quando mi trovavo davanti a un posto lussuoso con gente snob, così per evitare di lanciarmi fuori dall’auto per corrermene via a gambe levate fissai lo sguardo sui miei piedi, pensando che in massimo tre giorni sarei tornato alla caserma militare.
Fin troppo presto la macchina si fermò davanti alla villa del mio amico d’infanzia e fui costretto ad aprire la portiera e a scendere dal taxi.
La casa era in stile Vittoriano, con torrette e tetti spioventi, grandi finestre oscurate da pesanti tendoni e vetrate colorate. Il  vialetto del giardino era sommerso da una lunghissima fila di uomini d’affari con le proprie mogli in attesa di potere entrare; qua e là gironzolavano guardie che controllavano ogni minimo comportamento degli invitati e che esaminavano con un metal detector chiunque dovesse entrare nella villa.  Fui spinto avanti da Itachi saltando tutta la fila. Ma perché ogni volta che c’era da partecipare a qualche evento si  prendeva queste libertà mettendomi a disagio?  Con tutta probabilità credeva che noi fossimo una famiglia ancora ricca e importante, ma per caso aveva dormito senza accorgersi di nulla per gli ultimi cinque anni?
Arrivai quasi di corsa davanti all' ingresso imponente, spinto con poca delicatezza da Itachi. Subito una guardia, alta almeno due metri, ne sono sicuro, mi fermò colpendomi al petto con una mano. Il cerimoniere si congedò da una coppia chiedendo scusa e si affiancò alla guardia con espressione altezzosa, teneva in mano un taccuino di pelle su cui, man mano che la gente entrava, faceva un segno con la matita di fianco ai vari nomi scritti in bella grafia.
“Posso esservi utile signori?” Disse guardandoci con occhietti piccoli che guizzavano da un particolare all’ altro del nostro abbigliamento, soffermandosi  in particolare sul Distintivo di sergente dell'Aeronautica appuntato alle spalline della mia giacca nera.
“Sì noi siamo degli invitati speciali, vede mio fratello e il signor Sai sono amici di vecchia data.”
L’uomo ci guardò ancora leggermente sospettoso e frugò nella lunga lista di invitati.
“Sì … e voi sareste i signori …?”
“Sasuke e Itachi Uchiha.” Risposi rapidamente io.
“Oh sì, eccovi qui …” Spuntò dalla lista i nostri nomi “Voi avete il permesso speciale di entrare subito.”
Si fece da parte spingendo anche la guardia di lato e ci fece passare con un profondo inchino, senza farci esaminare col metal detector. Sospirai ancora una volta e, spinto da mio fratello, mi avventurai nella giungla di ricconi. La grande sala a cui accedemmo era piena di invitati, tavolini e sedie erano disposti un po’ ovunque, i camerieri portavano vassoi con bicchieri dal collo alto pieni di champagne.
* Proprio un ricevimento coi fiocchi *  Pensai.
Itachi si allontanò andando verso un tavolo dove era seduta una ragazza dai capelli lunghi e biondi. Mi stavo guardando attorno alla ricerca di un angolino per sedermi e restarmene nascosto per il resto della serata, quando sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla e una voce famigliare dal tono delicato ma squillante allo stesso tempo.
“Sasuke! Che piacere rivederti! Come vanno gli affari?”
Mi voltai per vedere meglio il mio interlocutore, Sai, il mio “amico di vecchia data” come aveva detto Itachi, mi guardava con il suo sorriso svampito. Era diventato alto in tutti quegli anni, ma non aveva cambiato minimante i lineamenti del volto, che erano rimasti infantili nonostante il mento accennasse a un po’ di barba.
“Ciao, Sai.” Dissi impassibile. Il ragazzo dal volto infantile teneva per i fianchi due ragazze alte dal fisico perfetto, che stringevano al loro petto il suo braccio; a quanto pare era diventato un vero e proprio playboy! Non mi stupii però più di tanto, infondo  aveva una barca di soldi, era comprensibile.
“Allora, che cosa mi dici Sas’ke? Fai ancora il soldato oppure …”
Sai fu interrotto dall’ arrivo di un signore dagli occhi chiarissimi al cui seguito stava una ragazza vestita in modo elegante.
“Signore, mi dispiace interrompere la conversazione, ma, come le avevo promesso, volevo farle conoscere mia figlia.” L’uomo si scostò facendo vedere la ragazza che teneva la testa bassa, rossa in volto.
Approfittai della distrazione di Sai per squagliarmela. Corsi verso una delle tante porte finestra aperte sul giardino ed uscii da quella prigione sottoforma di ricevimento.
Appena uscito inspirai profondamente, assaporando l’aria della sera che ormai avanzava, le luci dei piccoli lampioni da giardino si accesero e io non potei fare a meno di ammirare il gioco di luci che creavano sull’ erba bagnata. Cominciai a passeggiare lentamente tra gli alberi e i cespugli pieni di fiori, mi fermai davanti a una panchina, mi riaffiorarono alla mente i ricordi della mia infanzia: le giornate passate a giocare in quel giardino, mia madre che chiacchierava con quella di Sai …
Qualcosa scivolò via veloce di fianco a me. In un primo momento mi spaventai,  ma subito mi accorsi che era soltanto un gatto. Un gatto che assomigliava terribilmente a quello che avevo sognato sul taxi quella mattina. Il  gatto si strusciò contro le mie gambe miagolando e reclamando coccole, ogni tanto mi fissava  con i suoi occhi chiarissimi e allora sentivo un piccolo brivido attraversarmi la schiena.
“Ma guarda un po’ chi si vede! Adesso compari anche nella realtà?” Esclamai, sentendomi davvero stupido a parlare con un gatto che non avrebbe mai potuto  rispondermi.  All’improvviso l’animale abbassò le orecchie e, guardandomi per un secondo, corse via.
“Aspetta!”  Cominciai a corrergli dietro, senza sapere il perché,  come nel mio sogno, anche se non mi trovavo in una radura circondata dagli alberi.
“Potresti almeno fermarti non credi?!”
Il gatto si dirigeva verso i muri della villa, arrivò di fronte  a una delle porte finestra e deviò appena in tempo, evitando lo scontro con i vetri anche a me. La curva mi permise di affiancarlo nella corsa, ma quasi subito l’animale, che, da quanto andava veloce, sembrava avere dei razzi al posto delle zampe, si fermò bruscamente e cambiò direzione. Ormai sfinito dalla corsa cercai di rallentare guardando indietro, in direzione del gatto, per darmi un tono di contegno, rinunciai all’inseguimento, ma qualcosa, o qualcuno mi venne addosso. Riuscii a restare in piedi nonostante la forte spinta, che mi costrinse a fare qualche passo indietro, ma non fu così per la ragazza con cui mi ero scontrato.

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“Signore, mi dispiace interrompere la conversazione, ma, come le avevo promesso, volevo farle conoscere mia figlia.” Mio padre appena entrato nella grande sala si era subito diretto verso un ragazzo di spalle, che teneva per i fianchi due ragazze dal fisico decisamente migliore del mio.
Hiashi si scostò per farmi vedere meglio dal ragazzo, ero rossa in viso e per cercare di nasconderlo tenevo la testa china, sperando che tutto potesse finire il più presto possibile.
“Oh non si preoccupi!” Disse Sai rivolgendo a mio padre un sorriso rassicurante “Scusami Sas’ke ma dovremo rimandare la  nostra conversazione a un altro momento.” Si voltò ma vide che il ragazzo con cui stava parlando poco prima era scomparso. “Ma dov’è …? Oh beh pazienza! Ragazze adesso dovrei parlare con questo signore e sua figlia, vogliate scusarmi.” Si staccò dalla presa ferrea delle loro braccia e si avvicinò di più a me, sentii dire dalle due donne qualcosa come “fa presto però! Non sopportiamo la tua lontananza!”.
“Piacere di conoscerti Hinata!” Mi disse porgendomi la mano.
“P-piacere mio …” Gli strinsi timidamente la mano.
“Ma lo sai che sei davvero bellissima? Direi proprio la più bella di tutte!”
“Gr-grazie …”  
Mio padre sorrise compiaciuto da quella affermazione, a quanto pare avevo soddisfatto il suo desiderio di fare colpo sul magnate più ricco del momento.
“Vieni Hinata! Parlami un po’ di te!”
“M-ma … ve-veramente …”
Sai circondò il mio fianco impunemente col suo braccio, mi sentii arrossire violentemente a quel contatto indesiderato, mio padre si mise dietro di noi seguendo ogni nostro passo. Il magnate mi portò verso il centro della sala facendomi dei complimenti per quanto fossi bella ed aggraziata, ma proprio quando stavo per ringraziarlo per i vari complimenti, sentii la sua mano scendere ancora di più lungo il mio fianco dandomi un brivido e rendendomi rigida come un tronco, finchè non sentii che mi stava toccando il fondo schiena …  Con un gemito di disgusto mi staccai bruscamente dalla sua presa e guardai allarmata mio padre, che fingeva di non avere fatto caso a quel gesto sfrontato.
“Hinata! Ma che ti prende?” Disse mio padre indignato e arrabbiato con me allo stesso tempo.
E io avrei dovuto dargli spiegazioni?! Era questo l’uomo che chiamavo padre? In quel momento avrei voluto urlargli contro, schiaffeggiarlo per non avere detto niente a Sai e per non avermi difeso da un uomo così impudente e … Ma ancora una volta con mio grande disgusto mi ritrovai a balbettare delle scuse per giustificare il mio comportamento. Come se avessi fatto qualcosa di assolutamente sbagliato.
“Scu-scusatemi,  ma … m-ma non po-posso  accettare i vo-vostri complimenti …” Dissi facendo un profondo inchino di scuse.
“Dunque mi rifiutate …?” Disse sconcertato Sai
“E-ecco … s-sì” Dissi facendo un profondo inchino di scuse. Sai sbuffò stupito e dopo aver detto qualcosa che non riuscii a sentire a mio padre, si allontanò tornando dalle due ragazze di prima.
Hiashi digrignò i denti e mi guardò furente. Il suo sguardo mi fece paura e cercai di nasconde il mio viso dietro i miei capelli, che però erano raccolti.
“HINATA!” urlò attirando l’attenzione di tutti su di sé. “Mi hai ancora deluso molto! Considerati pure rinchiusa in casa finchè non andrai all’università!”
Le lacrime cominciarono a salirmi agli occhi ma le ricacciai giù. L’uomo che chiamavo padre girò i tacchi e tornò da mia madre, che mi guardava delusa.
Con tutti gli occhi puntati su di me, mi sedetti ad un tavolo vicino a una finestra. Strinsi a pugno le mani concentrandomi per non piangere davanti a tutti, ancora una volta avevo deluso i miei genitori e mi ero guadagnata il loro disprezzo.
“Se continui così diventerai una fallita!” “Ci hai deluso molto Hinata, ricordatelo.”
Mi assalirono i ricordi di tutte le volte che non avevo fatto come volevano e allora una lacrima mi attraversò il viso, guardai il cielo rosso fuori dalla finestra e mi asciugai la guancia con un dito.                                         
In quel momento un falco argentato lo attraversò facendo delle piroette. Sussultati per lo stupore di trovarmi davanti lo stesso falco del mio sogno, mi alzai di scatto e seguii il volo dell’uccello.
Attraversai la sala correndo. Sentii una voce chiamarmi per nome, ma non ci feci caso e prosegui nella mia corsa finchè non arrivai a una porta finestra aperta, uscii nel giardino, ma persi di vista il falco.
Stavo guardando il cielo in cerca del rapace, mentre camminavo a passo veloce però mi scontrai con qualcosa. Finii rovinosamente a terra, prendendo una dolorosa storta alla caviglia destra.
“Ahi!” Gemetti massaggiandomi prima la schiena e poi la caviglia con un occhio strizzato per il dolore.
Guardai contro chi ero finita e vidi che era un ragazzo alto e moro. Il ragazzo mi guardava con la bocca socchiusa e quando i miei occhi incontrarono i sui, che sembravano delle gemme nere, ebbi un tuffo al cuore e sentii avvamparmi il viso.
“Scusami, ti sono venuto addosso senza ritegno … ti sei fatta male?”
“N-no … fi-figurati sono io che ti sono ve-venuta addosso …” la mia voce si ridusse a un sussurro per l’ imbarazzo. Cercai di rialzarmi, lui mi prese la mano senza che io gliela porgessi e mi aiutò a rimettermi in piedi, ma non appena mi misi in posizione eretta, la mia caviglia mi diede una fitta allucinante facendomi gemere ancora una volta.
“Ti sei fatta male a una gamba? Aspetta ti aiuto.”
Mi prese per la vita alzandomi da terra di almeno due dita con la sola forza di un braccio … era finita. Il cuore cominciò a battermi a mille per l’ emozione e le mani si velarono di sudore e per un attimo temetti di svenirgli lì davanti.
Ma mentre cercavo di controllare il battito del mio cuore e di calmarmi una voce mi chiamò per nome.
“Hinata! Hinata ma dove …”
“S-sakura?! Anche tu qui?” Esclamai stupita di vedere la mia migliore amica che mi veniva incontro.
“Sì ma … Hinata! Non mi avevi detto di avere il ragazzo! Adesso capisco perché hai rifiutato Sai!” Disse lei guardando prima me e poi il mio soccorritore con sguardo indagatore e quasi offeso per avere saputo del mio possibile ragazzo solo ora.
“Co-come? Oh n-no lui non è il m-mio ra-ragazzo” Balbettai super imbarazzata, sentendo che il braccio di lui si era fatto rigido.
“Allora perché ti tiene così?”Chiese con un’ espressione a-chi-vuoi-darla-a-bere?
“Stavo correndo e non vedendola le sono venuto addosso, è caduta e si è fatta male a una gamba.”Disse prontamente lui.
“Ah ecco perché! Venite, andiamo nel salottino qua di fianco dove non c’ è gente, ti do un’occhiata.”
Il ragazzo senza alcuno sforzo seguì Sakura attraverso il gran salone sotto gli sguardi di tutti, la sua andatura era veloce, ma allo stesso tempo delicata nel portarmi praticamente in braccio, arrossii ancora di più.
Sakura aprì una porta in legno massiccio, che faceva accedere a un salottino il cui unico arredamento erano un divano e un tavolino. Indicò al ragazzo di farmi sedere, lui con estrema delicatezza mi posò sul divano morbidissimo e si mise di fianco a me in piedi.
“Bene, vediamo un po’ … dove ti fa male?” Chiese Sakura sedendosi sul tavolino davanti al divano.
“La caviglia destra.”
La ragazza prese delicatamente tra le mani in mio piede togliendomi la scarpa e con dita fredde mi massaggiò dolcemente la caviglia tastandola ed esaminandola. Dopo pochi minuti mi sorrise “Non sembra rotta e nemmeno slogata, è solo una distorsione, dovrai restare ferma per qualche giorno Hinata.”
Annuii e diedi una veloce occhiata al mio soccorritore, con mia gioia improvvisa e per me inspiegabile, sembrava sollevato.
“Vado a chiedere a una domestica del ghiaccio da metterci su, torno subito!” Disse Sakura alzandosi dal tavolino e correndo nella sala attigua.
Rimasi sola col ragazzo al mio fianco. Non sapevo che cosa dirgli se non ringraziarlo per avermi accompagnata nella stanza, e così feci.
“Gra-grazie per avermi so-soccorsa pri-prima … ti sono davvero grata.” Dissi con un filo di voce.
“Di nulla! L’ho fatto volentieri”  
Cademmo in un lungo e imbarazzante silenzio, non sapevo più che cosa dire. Tossicchiai tanto per rompere il silenzio, ma no seppi fare nient’altro. Continuavo a fissarlo con la coda dell’ occhio con il cuore che batteva forte. Si schiarì la voce.
“Ti chiami Hinata giusto?” Chiese
Feci segno di sì con la testa.
“Non mi sono ancora presentato, piacere, mi chiamo Sasuke Uchiha.” Disse e mi porse la mano, io la strinsi con un sorriso ebete e risposi “P-piacere di conoscerti … Hinata Hyuga!”
In quel momento tornò Sakura con la borsa del ghiaccio. Si inginocchiò di fianco a me e mi mise il sacchetto gelato sulla caviglia.


Spazio autrice:
Salve!! Rieccomi con il secondo capitolo della mia fanfic!! Ringrazio ancora Ila per avermi dato l’ispirazione per questo capitolo e Patty per avermelo letto e corretto dove ce n’era bisogno, ragazze vi adoro !*.*
evechan: grazie per i complimenti sulla ff!! L’ho scritta proprio perché ho visto che ci sono poche ff su questa coppia che io adoro!!! E comunque hai ragione il papà di Hinata è un gran rompi palle!!XD
ecila94hina: Ciao ^.^ E sì la situazione politica è davvero preoccupante! Per quanto riguarda la situazione della famiglia di Sas’ke verrà tutto spiegato nei prossimi capitoli!  
Aching4perfection: Grazie per la segnalazione alla punteggiatura ^.^ in questo capitolo ho cercato di fare più attenzione alle virgole … spero di esserci riuscita :P
foreverme96: Grazie per i complimenti, ti sono davvero grata!!:D


Un grandissimo ringraziamento anche a tutti quelli che seguono la storia e che l’hanno letta!!!
   
 
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