Erano
ormai tre giorni che stavo a casa di Luke. Tre lunghissimi giorni.
La prima
giornata la passammo chiacchierando. Ma le altre due le trascorremmo
come due
perfetti sconosciuti, due coinquilini che condividono l'appartamento
perché da
soli non riuscirebbero a pagarlo.
Trascorrevamo
il tempo senza parlare, a volte neanche ci salutavamo. Lui non usciva
quasi mai
di casa, ma per me era come se non fosse presente.
Ogni
tanto osavo voltarmi a guardarlo, più che altro ad
ammirarlo, nella speranza di
incrociare il suo sguardo o, magari, di attirare la sua attenzione. Ma
non
riuscivo mai ad ottenere nulla.
Così ci
rinunciavo e iniziavo ad osservare l'appartamento, molto elegante,
probabilmente
parecchio costoso, assorta nei miei inutili ragionamenti.
La
situazione andava avanti così da quando chiesi a Luke di
parlarmi di lui. Forse
avevo toccato un tasto dolente; ma io che potevo saperne?
- Scusa -
mi disse lui interrompendo bruscamente i miei pensieri.
- Di che?
- Di
tutto. Insomma, prima mi sono reso ospitale e gentile e tutto ad un
tratto non
ti rivolgo neanche più la parola. Non è giusto
nei tuoi confronti. Ma il punto
è che…
- Non c'è
problema. - lo interruppi io - Se per te sono un peso posso anche
andarmene,
non preoccuparti.
- Ma io
non voglio che tu te ne vada.
- Se il
problema è la domanda che ti ho fatto due giorni fa,
d'accordo. Non ti chiederò
più nulla. Se non vuoi raccontarmi la tua storia, ti
capisco. E' normale. C'è
gente che è un po' più riservata, e io
rispetterò la tua privacy; se la tua
intenzione è quella di farmi rimanere, sappi che io non ti
farò più domande e
non mi impiccerò, e…
- No. E'
giusto che tu sappia. - ora era stato lui a interrompere me. Aveva
utilizzato
un tono strano, misterioso, ma diverso dal solito.
- E'
giusto che io sappia cosa?
- Un
attimo. Ci vorrà un po' per spiegare tutto. Devo…
Devo usare le parole giuste
per… Per dirti… Che…
- Dirmi
cosa?! - domandai io in tono un po' aggressivo. Tutta quella suspense
stava
cominciando a darmi sui nervi.
- Scusa.
Hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con me. Insomma,
io ti ho
evitata, ti ho allontanata da me, ma solo per la tua
incolumità.
- Cosa
vorresti dire con questo? - continuavo ad usare quel tono sgarbato che
solitamente avevo nelle discussioni con mia madre. Con lei le liti e le
discussioni erano più che frequenti, erano all'ordine del
giorno. Non che volessi
trattarla male, ma io ero orgogliosa per natura, e quando volevo avere
ragione
e far passare il mio avversario dalla parte del torto, assumevo
quell'aria
prepotente, che probabilmente avevo adottato anche con Luke.
Volevo
sembrare arrogante ai suoi occhi, volevo farmi valere.
Perché di fronte ad una
creatura così bella e perfetta, se fossi stata me stessa, se
mi fossi lasciata
andare anche minimamente, sarei parsa debole. Invece io volevo essere
come lui,
volevo mantenere quel tono controllato e pacato, magari un po'
aggressivo, per
essere alla pari di quel ragazzo che sembrava un angelo.
- Io non
sono una compagnia sicura. - riprese Luke.
- E per
quale motivo, perché sei molto più grande di me?
- domandai io, che però questa
volta avevo un velo di paura nella voce. La paura di perderlo.
- Non è
questa la ragione. Io… - iniziava a balbettare.
- Io, sin
dalla prima volta che ti ho vista, ho capito che tu sei una ragazza
speciale,
che non sei come tutte le altre. Certo, le circostanze in cui ci siamo
conosciuti
non erano delle migliori, ma per me tu sei speciale. -
Di fronte
a quelle parole, sentii una lacrima cadere dal mio occhio sinistro e
rigarmi il
volto asciutto.
- E' vero
che io e te ci conosciamo solamente da tre giorni - riprese Luke - ma a
me non
importa. Ormai ci sono dentro. Mi sono legato troppo a te. E' una cosa
inspiegabile; non c'è una ragione logica. Dal primo istante
che ti ho vista mi
sono come sentito aggrappato a te, e adesso sei parte di me. Ed
è per questo
che tu devi sapere la verità. -
Stavo
ancora piangendo per le sue parole. Le lacrime scendevano lungo il mio
viso
veloci, una dopo l'altra.
Perché
nessuno aveva mai parlato di me in quel modo. Nessuno.
- Quale
verità? - domandai tra i singhiozzi.
-
Kristie… Io… E' difficile da credere, e
probabilmente mi prenderai per matto,
ma…
- Dimmi
pure.
Ci fu un
attimo, un istante di silenzio. Poi si decise a parlare.
- Sono un vampiro. - mi disse, lasciandomi senza parole.
Scusate se ho ritardato nuovamente con l'aggiornamento della mia storia, ma ho avuto dei problemi in famiglia e quindi non ho avuto il tempo di postare precedentemente.
Come al solito, ringrazio la mia BEST Alice90cullen, per aver sempre seguito con interesse il mio racconto e per aver recensito ogni capitolo della mia ff.
Inoltre, come sempre, chiedo cortesemente di recensire la mia storia. Vorrei sapere cosa ne pensate e sarebbe gratificante per me sapere che c'è gente che s'impegna a criticare il mio racconto.
Grazie.
MartyCullen