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Autore: PattyOnTheRollercoaster    15/08/2010    4 recensioni
“Lei non lo sa” disse Edward con voce tremante. “Non si ricorda di nulla. E’ ferma a quando mi ha incontrato per la prima volta, a scuola, quasi due anni fa”.
Alice si irrigidì. “Quindi non sa che cosa è successo? Non sa della … trasformazione? Non sa di noi?”.
“Renesmee” sussurrò Edward.
L’unica cosa, davvero stupida, che mi venne da chiedere in quel momento fu: “Ce l’avete una tachipirina? Mi brucia la gola in modo pazzesco”.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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2.I vani tentativi di Edward

Mi trovavo nel parcheggio della scuola superiore di Forks, che stando ai miei ricordi avevo visto solo il giorno prima. Non c’erano più macchine, era vuoto perché era domenica mattina. Mi avevano detto che mi ero diplomata con voti molto dignitosi, e dovevo ammettere di esserne soddifatta. Avere una dignitosa carriera scolastica senza ricordarsi dei terribili momenti umilianti che, di sicuro, avevo passato, mi mandava terribilmente su di giri.
Per qualche strano motivo Edward mi aveva comprato un pick-up, che non era lo stesso che mi aveva regalato Charlie. Era ingiusto! Non avevo nemmeno il ricordo di averla guidata e già mi veniva requisita l’unica auto che avevo avuto in vita mia! Il pick-up nuovo era bello, sì, ma non era vecchio come l’altro, che era molto migliore anche se un po’ più accidentato. Aveva fascino…
Mi fermai al parcheggio come mi era stato ordinato e scesi dal pick-up. A diversi metri di distanza vidi Edward che mi guardava incerto. Ad un tratto vidi una jeep nera arrivare a tutta velocità contro di me. Più che vederla, prima la sentii, poi mi voltai e la vidi. Con la coda dell’occhio vidi Edward precipitarsi verso di me ma, quando ormai la macchina stava per toccarmi, mi scostai più velocemente di quello che credevo fosse possibile.
La jeep andò a schiantarsi con un rumore sordo contro il mio nuovo pick-up. E il secondo è andato, pensai sconsolata. Andai subito verso la jeep e staccai ciò che restava della portiera. Era incredibile la forza che mi ritrovavo improvvisamente nella braccia, e nelle gambe e in tutto il corpo. Staccare la portiera di un jeep non era stato più complicato di spezzare un grissino. Seduta al posto del guidatore, nella macchina ormai distrutta, come se niente fosse c’era Rosalie.
“Ma che cosa fai?” le chiesi esaperata. “Il mio pick-up! Nuovo!”.
“Non ti piacerà quella roba? E comunque, perché diavolo ti sei spostata?”. Sembrava arrabbiata. Aveva cercato di investirmi, distrutto il mio pick-up e si arrabbiava pure con me. In momenti come quello credevo che non mi sarei mai abituata alla mia nuova condizione.
“Ah scusa se non mi sono fatta schiacciare!”.
“Doveva salvarti Edward! Com’è successo l’anno scorso!” disse lei esasperata.
“Edward mi ha salvato? Dov’è andato?” chiesi poi guardandomi attorno. Avevo notato solo in quel momento che era sparito.
Un rumore metallico ci fece voltare verso il pick-up. Una mano bianca come la neve schicciò il metallo del mio ormai martoriato veicolo, e dal groviglio delle due auto spuntò Edward, con in viso l’espressione più arrabbiata e sconvolta che gli avevo mai visto.
“Ma che fai, m’investi?” chiese spazientito a Rosalie.
Rosalie si portò una mano alla bocca, dispiaciuta. “Scusami” disse con aria contrita. “Scusa, veramente puntavo a Bella”.
“Ah grazie tante” dissi io.
“Tanto non ti sarebbe successo nulla” disse lei muovendo la mano con gesto impaziente, come a scacciare una mosca.

Mi avevano mandata a cercare un negozio di ferramenta, così mi ero avventurata fra le vie di Port Angeles. Le vie più strette e infime. Edward mi aveva dato le indicazioni, ma pensai che fossero sbagliate, così continuavo a girare per quelle viette deserte senza trovare nulla, tentando di affidarmi al sesto senso. Non conoscevo Port Angeles, ma quella volta potevo sentire gli odori in una maniera del tutto nuova. E’ incredibile quel che mi perdevo prima, non avevando un olfatto tanto sviluppato. Ogni cosa inviava un odore particolare, era mondo nuovo e totalmente inesplorato.
Ad un tratto, sbuffando, mi fermai. Mi ero persa. Edward non era nemmeno capace di dare le indicazioni? Non so se è mai successo nella storia del mondo, ma avrei chiesto il divorzio non appena fossi tornata a casa. Il matrimonio più lungo del secolo: quattro mesi ed era già finito! Ma sicuramente il giudice me l’avrebbe data vinta, già mi vedevo la scena: Signor giudice mio marito mi ha messo incita, mi ha ucciso con il veleno e non sa dare le indicazioni stradali. E il giudice, indignato: Ma questo è inaudito!
Ad un tratto vidi due uomini con il cappuccio calato venire verso di me, le mani in tasca e il passo veloce. Mi voltai dall’altra parte della via, così cercai di andarmene, ma vidi un terzo uomo.
Oddio, e adesso? Non preoccuparti Bella, adesso sei forte, no? Puoi sbarazzarti facilmente di questi qua. Non era davvero mia intenzione battermi, lo avrei fatto solo se ce ne fosse stato bisogno.
I due uomini mi raggiunsero, affiancati subito dal terzo. Li guardavo boccheggiando, senza dire una parola, e intanto arretravo verso il muro. Quando sentii le mattonelle ruvide dell’edificio dovetti fermarmi, ma loro continuavano ad avanzare. Va bene, mi dissi, a mali estremi, estremi rimedi.
Uno degli uomini mi prese per un braccio e lo strinse forte, non potevo vederli in viso, si nascondevano. Cercai di liberami, ma un altro mi trattenne per l’altro braccio. Mi dimenai forte, cercai di togliere le loro mani dalle mie braccia, ma non vi fu verso. Non capivo come mai, dovevo essere forte almeno cento volte loro! Mi agitai, e cominciai ad entrare nel panico. Con uno strattone riuscii a liberarmi dalla presa di uno di loro e gli diedi un forte schiaffo. Quello si allontanò, toccandosi una guancia. Se il mio cuore avesse potuto battere lo avrebbe fatto fortissimo. Intervenne il terzo uomo, ma prima che potessi fare qualcosa uno di loro mia tenne ferme le braccia dietro la schiena. Al colmo della disperazione inizai ad urlare e scalciare, tanto che quando uno degli uomini mi fu di fronte gli tirai un calcio in faccia. Nel frattempo il ragazzo dello schiaffo si era ripreso ed era venuto a tenermi ferme le gambe, ma io glielo impedii e diedi un calcio anche a lui nello stomaco. Mi liberai da quello che mi teneva ferma e lo spinsi via, fortissimo, lui andò a colpire forte la parete alle sue spalle e vi lasciò un’ammaccatura considerevole. Se vi avessi fatto caso avrei capito che c’era qualcosa che non andava, ma pensai solo a correre via.
Ad un tratto, dal fondo della via, due fari mi illuminarono il viso. Una volvo argentata correva verso di me, potei distinguere Edward al volante. Quando si fermò scese dall’auto e guardò disperato a terra i tre uomini.
“Edward!” esclamai io, “Non sai quanto sia felice di vederti!” gli dissi correndo verso di lui.
“Ma che …?!” Non mi guardò nemmeno, invece andò verso i tre aggressori. Uno di loro, quello che avevo colpito al viso con un calcio, si alzò da terra e si scoprì il volto.
“Carlisle?” esclamai sconvolta. “Ma che significa?”
“Che un altro tentativo è fallito” disse lui con una punta di rassegnazione nella voce. Si alzò e si massaggiò la mascella con espressione dolorante.
Gli altri due ci raggiunsero e potei scoprire che erano Emmett e Jasper. “Mai più!” disse quest’ultimo arrabbiato puntando addosso ad Edward l’indice minacciosamente. “Ho già ricevuto un calcio da tua moglie in un punto molto delicato, e adesso uno anche nello stomaco!”
“Scusate” disse Edward mortificato. “Però anche voi, vabbè che è una neonata, ma siete pur sempre in tre”.
Tutti quanti sbuffarono e salirono in macchina. Salii anche io sul sedile davanti e, voltandomi a guardare i tre malmenati dietro chiesi: “Qualcuno mi vuole spiegare che cosa è successo?”.
“Un’altra stupida idea di Edward!” esclamò Emmett guardandolo in cagnesco. “Credeva che facendoti rivivere l’aggressione ti saresti ricordata”.
“Io sono stata aggredita?” domandai, basita.
“Si, l’anno scorso. E io ti ho salvata” disse Edward guidando, mentre un piccolo sorrisino compiaciuto gli spuntava in volto. “Ma evidentemente non hai più bisogno di aiuto” mormorò fra sé e sé, e il sorrisino si sciolse. “Vediamo … ah! Ho trovato!” esclamò.
“Per favore niente che implichi una lotta” disse Jasper.
“Non non ti preoccupare. Questa volta saremmo solo io e Bella. Ma dobbiamo andare nel bosco dietro casa tua” mi disse apprensivo.
“Posso vedere Charlie?” chiesi speranzosa.
“No meglio di no, sei ancora troppo giovane” disse lui con un sorriso sghembo così antipatico. Sbuffando, incrociai le braccia e guardai dritta di fronte a me.

Edward mi teneva per mano, e mi trascinava lungo il bosco che stava proprio dietro casa mia. Potevo sentire l’odore del sangue di diverse persone attorno a me, ma non mi faceva grandissimo effetto perché io e Rosalie eravamo andate a caccia poche ore prima. Con grande stupore di tutti non ero troppo sensibile all’odore del sangue. Non capivo perché si disperassero tanto, avrebbero dovuto limitarsi ad accettare la cosa ed esserne sollevati.
Quando eravamo ancora sul sentiero Edward si fermò. Una leggera sensazione di dejavù mi invase. Poi mi resi conto che era logico, e che probabilmente ero davvero stata lì con Edward, chissà quando. Nonostante questo ancora non mi abituavo a lui, al suo modo di fare, anche se era sempre gentile e sorridente, ed estremamente bello.
Mi guardò con espressione addolorata. “Bella, ce ne stiamo andando” disse con voce roca.
Scossi la testa. “Come? Dove?”. Non capivo. Non potevano andarsene. Io ancora non ricordavo nulla di quello che era successo, la mia vita aveva un buco di due anni che dovevo assolutamente colmare, e che non avrei mai potuto ricordare senza di loro. Era da egoisti e da immaturi andarsene così. Perché dei vampiri centenari erano tanto sciocchi?, mi domandavo. Avrebbero dovuto essere dei saggi in corpi di adoni.
“Non possiamo più restare a Forks. Carlisle non dimostra nemmeno trent’anni e già deve dichiararne trentetré, la gente si renderà presto conto di noi”.
“Quindi, stiamo partendo?” chiesi.
“No. Io e la mia famiglia stiamo partendo” disse lui seccamente.
“Ma… e Renesmee? E’ mia figlia!” gli dissi arrabbiata indicandomi con l’indice. Reenesme era forse l’unco essere con il quale mi relazionavo in quella casa, a parte Alice ed Emmett.
“Renesemee verrà con noi. Sarà come se non fossi mai esistito” disse, la voce tremante. Poi si voltò e sparì.
Non può pensare di scappare così dopo quello che ha detto! E gli corsi dietro. Lo potevo vedere scattare fra gli alberi, lo scorsi girarsi verso di me e imprecare. Non lo avevo mai sentito imprecare, anche se certo, il suo linguaggio non fu molto volgare.
“Acciderbolina!”.
Scossi la testa, stranita, e aumentai l’andatura. Con un piccolo sforzo raggiunsi Edward, che era molto veloce, e lo bloccai, buttandolo a terra e sedendomi sulla sua schiena. “Ma si può sapere che cosa stai dicendo? Te ne vai così?” lo rimproverai.
“No, aspetta, dicevo per finta!” disse lui girando la testa verso di me quel tanto che poteva.
“Cosa?”.
“Si, sono le stesse parole che ho detto quando ti ho lasciata… momentaneamente” disse.
“Ah già, mi hai pure la lasciata, me lo ricordo”.
“Te lo ricordi?” chiese lui speranzoso.
“No, mi ricordo che me lo avete detto” dissi spazientita. “Sei stato davvero uno stronzo!” aggiunsi.
“Eri in pericolo” protestò lui.
“Ma alla fine mi avete trasformata lo stesso, no? Sei un incapace!” esclamai alzandomi con gesto di stizza.
“Bella!” esclamò lui alzandosi a sua volta. Poi, fulmineo, non so bene come, mi prese il viso fra le mani e mi baciò. Non risposi al bacio, non volevo che mi baciasse. Mi ritrassi e lo guardai male. “Tu mi amavi” mi disse con voce triste.
“Mi dispiace” fu l’unica cosa che dissi.

Il luogo dove entrammo era buio, umido e tiepido, anche se certo la mia percezione del caldo e del freddo era cambiata di parecchio da quando mi ero trasformata. Entrammo in una sala dal soffitto alto, molto elegante, decorata con la pacchinità che solo gli uomini del barocco sapevano usare. Preferivo di gran lunga il rinascimento.
“Edward Cullen” esclamò un uomo venendoci incontro. La sua pelle era talmente bianca da essere quasi trasparente, i suoi occhi rossi, come ricoperti di una strana patina che offuscava le sue iridi. “E c’è anche la signora Cullen, lieto di rivederla” mi disse prendendomi una mano e depositandovi un leggero bacio. Lo vidi esitare un secondo e osservarmi coon curiosità.
“E’ proprio per lei che siamo qui” disse Edward. L’uomo lo guardò interrogativo. “Dopo essersi trasformata non ricorda più nulla. E’ ferma fino a qualche anno fa, quando era ancora umana e mi ha incontrato per la prima volta. Comunque non devi preoccuparti, non sarà un pericolo per la segretezza della nostra specie. Le abbiamo raccontato tutto e ha accettato la cosa di buon grado. Vorremmo solo che ricordasse”.
L’uomo si voltò a guardarmi. “In questo caso credo di dovermi presentare di nuovo” disse sorridendo. “Io sono Aro, capo dei Volturi. Loro sono Caius” e così dicendo mi indicò un uomo dall’espressione annoiata, “e Marcus” disse indicando un altro uomo.
“E’ un grande piacere incontrarvi” dissi gentile.
“Che cosa possiamo fare quindi per voi?” chiese gentilmente Aro rivolgendosi ad Edward.
“B’è speravamo solo che Bella, vedendo voi e magari questo posto, ricordasse qualcosa”.
“Chiamerò anche Jane. Lei era presente quando Bella è stata qui” disse Aro voltandosi verso una guardia vestita di grigio scuro e facendogli un cenno. Pochi secondi dopo la guardia tornò assieme ad un ragazza minuta, biondissima, che mi osservava con occhi cattivi.
“Jane” la salutò Edward. Lei fece un saluto e mi guardò intensamente.
“Che vuoi, nana?” le chiesi.
Lei mi osservò stupita, poi sbuffò. “Ancora non funziona”, sibilò.
“Che cosa non funziona?”, domandai.
“Vedi”, cominciò Aro, “la nostra Jane non sopporta di non poter esercitare il suo potere su di te”.
Sorrisi comipiaciuta e la osservai. Lei andò su tutte le furie e sono sicura che se avesse potuto sarebbe arrossita di rabbia. “Che peccato” mormorai. Mi stava antipatica a pelle. I suoi capelli, la sua espressione arrogante, e nonn poteva avere più di quindici anni.
“Oh non importa” disse Marcus. “In fondo non riusciva nemmeno quando eri umana, doveva aspettarselo di non riuscire nemmeno adesso”.
Con la coda dell’occhio vidi che Jane si era messa con discrezione al mio fianco, le mani strette dietro la schiena, come in un atteggiamento ponderatore. Poi, con gesto fulmineo, aveva allungato una gamba e mi aveva fatto lo sgambetto, facendomi cadere a terra. Alzai la testa ringhiando.
“Jane!” esclamò Caius rabbioso. Lei non lo guardò e prese a fischiettare sommessamente.
Edward mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi, ma io lo rassicurai: “Non ti preoccupare, ce la faccio da sola”. E così dicendomi mi alzai. Quando fui in piedi la mia mano andò, del tutto casualmente, ovvio, a picchiare contro la nuca di Jane, con un sonoro sciaff!
Lei si voltò a guardarmi stupita, un basso ringhio che le nasceva in gola. “Sei morta!” esclamò. Ebbi solo il tempo di notare i volti stupiti dei Voluti, ed Edward che si passava una mano sul viso con gesto sconsolato.
Il resto, fu solo battaglia.


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Ciao a tutte! ^^
Wow, quanti preferiti e seguite! Non me lo aspettavo proprio :)
Allora, questo capitolo è stato complicato da scrivere, mi venivano in mente molti momenti che Edward e Bella avevano passato assieme, ma renderli così comici (almeno... spero che siano comici XD) è stato complicato. Questa Bella vampira a mio paprere è molto divertente, anche se il suo carattere non è proprio uguale, ma è perchè ha la mente un po' sconvolta. Povero Edward, le prova tutte! XD
Vi avviso subito che questa fic non è molto lunga, sono solo cinque capitoli.
Comunque, passo alle recensioni ^^

Capitain_Icelberry: ciao, grazie mille per la recensione! ^^ Sono contenta che la trama ti sembri interessente, anche perchè volevo fare qualcosa che non somigliasse a molte delle fic che vengono scritte su Twilight. Come vedi da questo capitolo Edward è davvero disperato, ma determinato a farcela! XD Ci hai visto proprio giusto, dal prossimo capitolo Edward comincierà a pensare di rinconquistare Bella. Spero che continuerai a leggere, ciao! :)

giuly97: grazie mille per i complimenti, sono contenta che ti piaccia la storia. Bella qui è davvero diversa, ma secondo me è divertente! La battuta del Volpino è una delle mie preferite! XD Spero di farti ridere ancora, al prossimo capitolo :)

Un grazie infinito alle persone che hanno letto, a coloro che hanno messo la storia fra i Preferiti e le Storie seguite. Spero che a qualcuno di voi scappi qualche piccola recensione :)
Al prossimo capitolo,
Patrizia
   
 
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