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Autore: Alaire94    15/08/2010    5 recensioni
Questa non è la solita storia di eroi buoni e gentili. Rhon è ben diverso, fa parte di una razza oscura e malvagia, per la quale il denaro è l'unica cosa importante... "Vedevo il tesoro, dietro a un muro di fiamme e non c’era peggiore tortura: sarei morto lì, con l’oro a pochi metri, senza poterlo prendere. "
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11. La sala della mappa

 

Mi scrollai l’acqua di dosso, cercando di asciugarmi come potevo e mi strizzai i lunghi capelli bianchi. Restai qualche secondo fermo per recuperare un po’ di forze e affrontare la prossima insidia. Dentro di me imprecai e maledissi quelle acque profonde per avermi sottratto il pugnale che mi aveva donato tempo addietro un nano che mi aveva ospitato nella sua dimora. Era un’arma molto preziosa che, nonostante le sue piccole dimensioni, era molto utile nei momenti di bisogno.

Avrei dovuto comprarne un altro nella prima città che avrei trovato sul mio cammino, ma non sarebbe stato sicuramente un pugnale migliore di quello che avevo appena perso.

A quei pensieri una cieca rabbia si impossessò di me. Avrei voluto ritornare in quegli abissi soltanto per estirpare alle radici quelle alghe magiche e riprendere il pugnale, ma purtroppo sapevo bene che compiendo un’azione del genere avrei giaciuto anche io nel fondo della vasca insieme alla mia amata arma.

Decisi di non riflettere oltre, per evitare di fare qualcosa di avrei potuto pentirmi e invece, sempre circospetto, mi avviai verso la porta. Girai la maniglia, ma proprio come immaginavo, era chiusa. Ora cosa diavolo faccio? Mi chiesi, guardandomi in giro e cercando qualcosa che potesse aiutarmi.

Certamente quella porta non aveva una serratura qualsiasi, doveva essere magica come la maggior parte di tutto ciò che si trovava in quel luogo. Magari si apriva con una chiave, ma dove poteva trovarsi?

Imprecai ancora, maledicendo questa volta quella porta e quella dannata stanza di morte, prima di mettermi a tastare il muro e il pavimento in cerca di una fessura o di una pietra nella quale si potesse trovare una chiave. Cercai per più di un’ora senza risultati. D’altronde era come cercare un ago in un pagliaio: ci si poteva mettere anni. Eppure, se avevo cara la mia pelle, dovevo continuare. Toccai quel muro ruvido, misi le dita in tutti gli spazi fra una pietra e l’altra, ma non trovai nulla di nulla per un’altra ora. I dodici maghi erano stati maledettamente astuti nel creare quelle trappole.

Ora, dopo tutte quelle ore di ricerca, ero in preda alla rabbia e alla frustrazione.

- Maledetti maghi! Idioti! Stupidi e bastardi!- sbottai all’improvviso, perdendo anche l’ultima briciola di pazienza che mi era rimasta. Volevo uscire al più presto da quel luogo con la mappa nella tasca del mantello, invece mi trovavo a lottare contro una stupida porta. Tirai un sospiro e ricominciai cercando di mantenere la calma, ma subito la persi trovandomi di fronte la parete vuota.

- Vai all’inferno!- imprecai. – E voi, maghi! Se mi sentite, vi troverò e vi sterminerò fino all’ultimo! Brucerete nelle fiamme, fottutissimi bastardi, figli di putrescenti e puzzolenti troll! – gridai, calciando con forza il muro mentre sentivo andarsene la rabbia, lasciando spazio al sollievo dello sfogo. Quanto avrei voluto avere fra le mie mani il collo di chi aveva inventato tutto ciò, per sentirlo esalare l’ultimo respiro.

Proprio in quel momento diedi un ultimo calcio al muro e, con mia immensa sorpresa, dopo qualche rumore meccanico, una piastrella uscì dal muro, lasciando un piccolo buco nero.

Con attenzione mi avvicinai e, sperando non succedesse nulla, infilai la mano nella fessura. C’era qualcosa lì dentro, un oggetto freddo e metallico. Lo estrassi: era la chiave che cercavo, un piccolo arnese lungo una spanna, di metallo, segnato dalla ruggine e con qualche pietra di poco valore incastonata.

Subito la infilai nella serratura della porta che, con un impercettibile scatto, si aprì. Nel frattempo fremevo di attesa e aspettativa: cosa mai poteva esserci questa volta dietro la porta?

Non la spalancai, ma appena la serratura scattò, aprii una piccola fessura e sbirciai.

Vi era una stanza circolare, dalle pareti affrescate con immagini di guerra: un esercito di cavalieri con le loro armature che, con le lance nelle mani, affrontavano uno schieramento di troll. Sul soffitto invece, vi erano rappresentati gli dei buoni della religione umana e sul pavimento un mosaico degli dei degli inferi. Un lampadario enorme di cristallo le cui candele erano accese magicamente, illuminava di una luce soffusa una colonna di pietra scura, proprio sotto di esso, a cui era attorcigliato un serpente d’oro con gli occhi di rubino.

Sulla colonna, alta a misura d’uomo, vi era una teca vuota.

Per un attimo mi stupii nel capire che in quella teca avrebbe dovuto trovarsi la mappa, poi notai una figura snella che cercava di aprire una porta posizionata sul fondo della stanza.

Non sapevo chi fosse, eppure, quei capelli lunghi color cenere, accuratamente legati in una coda avevano qualcosa di familiare.

Mi ritirai nuovamente nella stanza delle alghe senza chiudere la porta. Avevo bisogno di qualche secondo per riflettere. Come poteva aver fatto un semplice umano ad arrivare fino a lì?

Da quando avevo intravisto le impronte nel labirinto ero certo che qualcun altro fosse sulle tracce del tesoro, ma mai avrei pensato che potesse essere uno stupido umano. E ora? Cosa potevo fare?

Pensai di irrompere silenziosamente nella sala, mozzargli la testa con un solo colpo della mia ascia e prendere la mappa, poi però cambiai idea, non perché fosse un gesto ignobile, bensì perché in fondo poteva essermi utile avere un complice.

Aprii lentamente la porta e con passo felpato mi diressi verso l’uomo che era ancora intento a scassinare la serratura della porta con un piccolo fil di ferro. Che illuso se pensava di riuscire ad aprire una porta magica in quel modo!

Ad ogni modo, nonostante il mio aspetto spaventasse, dovevo cercare di sembrare il più affidabile possibile se volevo ingannarlo.

Gli misi una mano sulla spalla. L’intruso sobbalzò e si voltò di scatto verso di me …

 

Angolo autrice:

come avrete capito, in questo capitolo è successo qualcosa di piuttosto importante … spero che vi sia piaciuto ..

ad ogni modo, mi scuso per il ritardo, ma avevo altre mille cose da fare … e ora passiamo alle risposte dei miei lettori fidati:

 

Dreaming _Archer: spero che anche questo capitolo ti abbia incuriosita J e che continuerai a leggere … comunque per quanto riguarda le parole che uso, cerco sempre di trovare un equilibrio, in modo da non essere né troppo scarna né troppo pesante e minuziosa nelle descrizioni: preferisco dare spazio all’immaginazione del lettore.

 

Ely79: grazie per i complimenti, per quanto riguarda la critica invece, rileggendolo me ne sono accorta anche io … il problema è che quando lo rileggo prima di pubblicarlo, questi errori non li noto … cerco di correggere il più possibile, ma purtroppo qualcuno sfugge sempre …

 

Raukath: beh, sono contenta che il dungeon che ho architettato ti sia piaciuto … ora la storia avrà una svolta, spero che ti piacerà …

Ho notato anche io che piano piano sto migliorando e devo dire che il fatto di spezzettare la storia in capitoli che vengono esaminati uno ad uno, è un ottimo esercizio per migliorare … spinge ad essere sempre più precisi …

 

Warlock: beh, direi che i poteri magici dell’ascia sono l’asso nella manica di Rhon XD comunque sono contenta che ti sia piaciuto molto questo capitolo così denso d’azione … ti ringrazio anche per le recensioni alle altre storie!!

 

Detto ciò, al prossimo capitolo!

   
 
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