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Autore: Expelliarmus    16/08/2010    5 recensioni
Hermione ha il compito di seguire Draco Malfoy per scoprire se nasconde qualcosa di malvagio. Ha tempo sette giorni per pedinarlo, origliare i suoi discorsi e riferire ogni suo movimento sospetto ad Harry. Ma in quei sette giorni Hermione scoprirà che Draco Malfoy non è il ragazzo che tutti credono essere. Niente è come sembra...
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II – Sectumsempra

 

<< Non riuscirò mai a terminare quell’infinità di compiti che ci hanno assegnato! >>, si lamentò preoccupata Hermione.

<< Hermione, ma se ti lamenti tu, io ed Harry cosa dovremmo fare? >>,  ribattè Ron scuotendo la testa, seguito dall’amico. Hermione, imperterrita, continuò senza dar loro retta.

 << Pozioni, divinazione e trasfigurazione! >>, contò sulle dita, sbarrando gli occhi.

 << Senza contare le tre pergamene di incantesimi e storia della magia! >>.

<< Hermione, avrai tutto il tempo di terminare i compiti dopo, ma ora andiamo a pranzo, sto morendo di fame >>, la supplicò Ron.

<< Assolutamente no! Devo iniziare immediatamente >>, continuò Hermione, portandosi le mani davanti come a voler respingere ogni tentativo di persuaderla.

 Li salutò con un cenno della mano e si diresse verso l’amata biblioteca, con i pensanti libri che non era riuscita a far stare nella tracolla, sotto mano.

La biblioteca, a quell’ora, era deserta ed Hermione prese il solito posto ad un tavolo sotto una luminosa finestra tra la sezione di Incantesimi e quella di Antiche Rune.

Stese un lungo foglio di pergamena e iniziò a scrivere tutto ciò che sapeva sull’incantesimo di disillusione. “L’incantesimo di disillusione induce l’obiettivo a cambiare la propria fisionomia per nascondersi”. Prese un respiro profondo e poggiò la testa sul braccio, bagnando la penna d’oca nell’inchiostro e continuò. “La disillusione è una tecnica molto simile alla mimetizzazione”.

<< Ciao Hermione! >>, la salutò un ragazzo snello con un casco di capelli castano chiaro.

<< Neville! >>, ricambiò la ragazza con un caldo sorriso.

 << Anche tu da queste parti? >>, chiese poggiando la penna nella boccetta dell’inchiostro per evitare che gocciolasse e lasciasse grosse macchie sulla pergamena nuova.

<< La professoressa Sprite mi ha chiesto di fare una ricerca sull’Orclumpo >>, spiegò, ricambiando il sorriso. Hermione annuì in tutta risposta.

Neville si sporse sulla pergamena di Hermione, riducendo gli occhi a due fessure, incuriosito.

<< Incantesimi… >>, spiegò Hermione, leggermente scocciata. Di quel passo non sarebbe riuscita a finire i compiti per l’ora di cena.

Neville guardò l’orologio appeso alla parete dietro alle spalle di Hermione e senza proferir parola iniziò a leggere i titoli dei libri che gli passavano sotto gli occhi. Sparì per un po’ dalla vista diHermione per poi tornare con un grosso libro tra le mani. La copertina marrone e smunta lasciava intravedere una scritta nera, sbiadita ai bordi. “La grande enciclopedia delle erbe magiche”.

Hermione finì di scrivere le tre pergamene di incantesimi e un tema sulla vita delle streghe nel Medioevo che era già pomeriggio inoltrato. In quella parte della giornata la biblioteca, come sempre, tendeva a popolarsi di ragazzi che prendevano in prestito libri, scribacchiavano frasi su pergamene stropicciate e si lamentavano continuamente per l’enorme quantità di compiti che gli insegnanti di Hogwarts assegnavano.

Hermione stiracchiò le braccia dietro la schiena prima di passare a pozioni. “La Felix Felicis è una pozione che rende l’utilizzatore incredibilmente fortunato”, lesse muovendo le labbra senza però produrre alcun suono. “E’ molto complessa da preparare; richiede almeno sei mesi di preparazione e particolare attenzione. Il colore ricorda quello dell’oro fuso”.

Hermione si premette le tempie con le dita. “E’ molto complessa da preparare; richiede almeno sei mesi di preparazione e particolare attenzione. Il colore ricorda quello dell’oro fuso”, rilesse.

<< Non ci siamo, non ci siamo per niente >>, sbuffò, lanciando occhiatacce al gruppo di ragazzini del terzo anno che chiacchieravano animatamente dietro di lei, distraendola dai suoi studi. Spostò poi lo sguardo su Neville, ancora immerso nel’enorme libro di erbologia, per niente infastidito dal vociare dei tavoli intorno. Hermione raccolse i libri e si alzò facendo raschiare la sedia per terra e attirando l’attenzione del ragazzo.

<< Vai già via? >>, chiese sinceramente dispiaciuto. Hermione gli sorrise flebilmente, facendosi scorrere la tracolla intorno alle spalle.

<< C’è un po’ troppo chiasso qui. Credo terminerò i compiti nella Sala Comune >>.

Neville annuì e la salutò con un gesto della mano.

<< A questa sera, allora! >>, disse prima di immergersi nuovamente nel suo libro.

Hermione annuì sorridendo ed uscì dalla biblioteca. Appena chiuse la porta dietro di se, il vociare si spense e lei si ritrovò in un corridoio deserto. Prese un respiro profondo e proseguì fino al corridoio che portava alla sala comune dei Corvonero, poi scese due scalinate e ne risalì altre tre.

<< Draco, tu sai come devi agire! Sai cosa devi fare. Fallo! >>.

Hermione si pietrificò a quella voce fredda e tagliente. Istintivamente si nascose dietro ad un pilastro di pietra e il respiro le si fece affannoso.

<< Ho paura, padre >>

<< Schiocchezze! I Malfoy non conosco la paura! >>.

Hermione cercò di sporgersi per vedere oltre il pilastro. Si appoggiò al corrimano di marmo e piegò la testa di lato.

Draco era seduto a terra, la testa fra le gambe. Nel corridoio non c’era nessun altro, eppure Hermione era sicura di aver sentito una seconda voce. Un singhiozzò sommesso fece trattenere per svariati secondi il respiro ad HermioneDraco stava piangendo. Rimasero entrambi in quella posizione per un paio di minuti, poi Draco si alzò a si asciugò il volto inumidito e appiccicoso per le lacrime con il bordo della manica. Anche da quella distanza Hermione poteva scorgere l’evidente gonfiore dei suoi occhi. Draco si appoggiò al muro, lo sguardo perso nel vuoto. Hermione fece scorrere lo sguardo dall’inizio alla fine del corridoio più volte, ma del secondo uomo, nessuna traccia.

Riportò lo sguardo su Draco, che era rimasto nella stessa identica posizione di poco prima.

<< Signorina Granger, eccola. L’ho cercata per tutto il giorno >>.

Hermione si voltò di scatto e si ritrovò di fronte alla professoressa McGranitt.

<< Profesoressa! >>, esclamò spaventata.

<< Sono riuscita a trovare tra le mie vecchie cartacce il saggio di cui ho parlato a lezione e al quale mi è sembrato lei fosse particolarmente interessata >>, disse scrutandola da dietro ad un consumato paio di occhiali.

<< Oh, grazie >>, riuscì solamente a pronunciare Hermione, afferrando i fogli di pergamena che la professoressa le stava porgendo.

<< Bene, allora >>.

La McGranitt la osservò ancora un po’, prima di annuire e voltarle le spalle. Subito Hermione si voltò e si sporse nuovamente oltre il pilastro, trovandosi però davanti un corridoio vuoto. DracoMalfoy se n’era andato.

Si lasciò crollare a terra, riprendendo fiato. Aveva sentito Draco. L’aveva sentito parlare con qualcuno e quel qualcuno era quasi sicuramente suo padre. E l’aveva visto piangere. Non sapeva quale delle due cose la scioccasse di più, se l’aver scoperto che il signor Malfoy era entrato ad Hogwarts senza un permesso valido o l’aver visto Draco Malfoy versare lacrime.

 

Hermione lo rivide soltanto la mattina seguente nella Sala Grande durante la colazione. Spinse la pesante porta insieme a Ron ed Harry; un profumo di pancetta e uova fritte unito a quello dolce del succo di zucca, inebriava la stanza. I tre presero posto intorno alla lunga tavolata dei Grifondoro riempiendo i propri piatti di tutte le prelibatezze che con un colpo di bacchetta qualcuno aveva fatto comparire in larghi vassoi, ovali o rettangolari, d’argento.

Quando a metà colazione dalla porta d’ingresso entrò Draco Malfoy, lo sguardo di Hermione, seguito da quelli di Ron ed Harry, si posarono sulla sua figura, in particolare sulle profonde occhiaie che solcavano il suo viso. Lo seguirono finché non si lasciò cadere inerte accanto a Blaise Zabini e iniziò a riempirsi il calice di succo di zucca.

<< Brutta c’era il nostro Malfoy, oggi >>, osservò Harry, riducendo gli occhi a fessura per dargli un’ultima occhiata esaminatrice.

<< Cosa avrà combinato questa volta? >>, si intromise Ron dando un morso ad un toast.

Hermione istintivamente alzò le spalle e rimase zitta nel frattempo che i suoi due amici studiavano la sua espressione, quasi per capire se stesse mentendo. Quando distolsero lo sguardo e si lanciarono affamati sui propri piatti, Hermione venne sorpresa da uno strano senso di colpa e infedeltà verso i suoi due migliori amici e abbassò lo sguardo.

<< In verità qualcosa so >>, sussurrò così piano che dovette ripetere una seconda volta prima che Harry e Ron sbarrassero gli occhi e quasi la costrinsero a raccontare.

<< Nel tardo pomeriggio, ieri, mi stavo dirigendo nella Sala Comune quando…. >>, iniziò incerta.

<< Quando?! >>, la incitò Harry.

<< Quando ho sentito delle voci >>, tirò fuori d’un fiato Hermione.

<< Delle voci? >>

<< Si, delle voci, Ron. E non voci qualunque. Erano le voci di Draco Malfoy e di suo padre, Lucius >>

<< Lucius Malfoy era ad Hogwarts? >>

<< Shh, Ron! Vuoi farti sentire? >>, lo ammonì controllando che nessuno fosse in ascolto.

<< Stavano di parlando di qualcosa che avrebbe dovuto fare Draco, ma che si rifiutava per paura >>, continuò rigirandosi le mani sul grembo.

<< E che cosa avrebbe dovuto fare? >>

<< Non lo so, ma quando mi sono sporta per guardare, Draco era da solo e stava… piangendo >>

<< Draco Malfoy stava piangendo? >>, sussurrò con tono sorpreso Harry.

Hermione annuì e abbassò nuovamente lo sguardo. Finirono la colazione discutendo in sussurri su quale sarebbe potuto essere il compito assegnato a Draco, ma ogni ipotesi era più improbabile dell’altra.

Draco intanto, alzatosi dal tavolo, con passo barcollante si stava dirigendo verso i bagni del terzo piano. Sul suo volto si poteva leggere frustrazione, rabbia e stanchezza, e sotto gli occhi erano evidenti due macchie scure e profonde. Le braccia ondeggiavano accanto al corpo e il capo era leggermente abbassato; gli occhi gonfi bruciavano di rabbia e lo sguardo vagava nel nulla.

Si fermò solo quando si ritrovò davanti ad una porta di un grigio scuro, che si intonava perfettamente con l’arcata in pietra che la circondava. Diede una spinta violenta e ne diede un’altra per chiudere la porta dietro di se e, quando si fu accertato di essere solo, urlò per sfogare tutta la rabbia che aveva in corpo.

Mosse qualche passo, inciampando in uno dei lacci delle sue scarpe e dovette usare uno dei lavandini in ceramica come appiglio per non cadere. Emise un singhiozzo e le lacrime iniziarono a scivolargli sulle guance, fino a scomparire nel coletto della maglia. Non aveva mai provato una tale sensazione di codardia e debolezza. Si sentiva imponente e, anche se faticava ad ammetterlo, si sentiva solo. Più volte, come in quella circostanza, si era ritrovato a pesare che avrebbe voluto avere vicina una persona che sapesse comprenderlo, che stesse dalla sua parte. Scrollò la testa per scacciare quei pensieri che suo padre avrebbe considerato inadatti per un tipo come lui.  E quello era ciò che più lo faceva andare su tutte le furie: aveva la continua sensazione che tutti avessero la presunzione di conoscerlo, mentre lui stesso, per quanto ci provasse, non riusciva a capire chi fosse in realtà.

Alzò la testa per specchiarsi nello specchio appeso sopra il lavandino, circondato da una cornice in oro. Storse il viso in una smorfia d’orrore verso se stesso, prima di sfregarsi gli occhi con il mantello. Quando riaprì gli occhi e si guardò nuovamente nello specchio, si accorse di una seconda figura riflessa, ferma immobile dietro di lui. I capelli corvini e spettinati lasciavano intravedere sulla fronte una curiosa cicatrice a forma di saetta.

<< Sempre a ficcare il naso negli affari altrui, vero Potter? >>, ghignò Draco, voltandosi di scatto e sfilando la propria bacchetta magica dal mantello con un veloce gesto della mano.

 Harry alzò le spalle.

<< Ho diritto di stare qui quanto te, Malfoy >>

<< Dove sono i tuoi amichetti, Potter? Ti hanno lasciato solo? >>, sputò maligno.

Harry allungò una mano cercando di arrivare alla bachetta.

<< Non ti muovere! >>, ordinò Malfoy, stringendo la bacchetta fino a farmi male; il corpo teso e il cuore scalpitante.

Harry si fermò con il palmo della mano semi aperto.

<< In verità, Malfoy, pare sia tu quello che è stato lasciato solo o forse ti senti talmente superiore da pensare che non ci sia nessuno, in questa scuola, che possa solo avvicinarsi al grado della tua arroganza e superbia? >>

Draco strinse la bacchetta ancora più forte, sentendo le nocche bruciare per lo sforzo. Una profonda fiamma d’odio si accese dentro il suo corpo e, incapace di controllarsi, disegnò una spirale per aria e pronunciò l’incantesimo: << Stupeficium! >>

Harry scansò l’incantesimo andando a sbattere contro il muro e nella confusione riuscì ad estrarre la bacchetta e lanciare una controfattura, la prima che gli venisse in mente in quel momento.

<< Sectumsempra! >>, urlò di rimando.

Una forte luce colpì Draco in pieno petto, scaraventandolo al suolo e rompendo parecchie tubature che allagarono la stanza in pochi secondi. Harry respirava faticosamente e incerto si avvicinò al corpo esanime. Il fiato gli si mozzò e in gola si formò un grosso nodo. Si sentì sbiancare.

Il corpo di Draco era ricoperto di sangue e la divisa strappata in parecchi punti lasciava intravedere lacerazioni e tagli di media profondità. Respirava a fatica e balbettava frasi incomprensibili, mentre il volto si bagnava di lacrime salate.

Harry sentì il suo corpo rammollirsi e la bacchetta gli cadde di mano, producendo un rumore che in quel momento gli parve assordante.

Un tremolio alle mani lo colse di sorpresa, mentre sentiva avvicinarsi dei passi. Li sentiva sempre più vicini, nel corridoio, alle sue spalle e poi questi lo superarono. Un ampio mantello gli diede presto di spalle e un paio di scuri occhi gli lanciarono un’occhiata mista tra orrore e puro disprezzo. Harry non se la sentì di ricambiare e abbassò gli occhi. In verità, non aveva il coraggio di affrontare il professor Piton, non se gli avesse chiesto il perché e il come. Non lo sapeva neanche lui. Si abbassò per recuperare la sua bacchetta e, ancora tremante, scappò via. L’immagine del corpo esanime di Draco Malfoy ancora impresso nella sua testa.

E mentre Harry fuggiva via, Piton fece scorrere la sua bacchetta magica sul corpo di Draco, pronunciando incantesimi e contromaledizioni in lingua latina.

Intanto Harry arrivò davanti all’aula di trasfigurazione e vi entrò senza fermarsi a riprendere fiato. La professoressa McGranitt lo trafisse con lo sguardo, pronta a rimproverarlo per il ritardo, ma quando si accorse della sua espressione terrorizzata e del suo viso pallido, corrucciò la fronte perplessa e preoccupata.

<< Tutto bene, signor Potter? >>, chiese titubante.

Harry annuì mentre prendeva posto accanto ad Hermione e Ron e proprio mentre guardò questi negli occhi, decise che non avrebbe riferito loro parola dell’accaduto. Sarebbe stata una cosa tra lui, Draco Malfoy e il professor Piton soltanto, o almeno così sperava.

 

 

Note dell’autrice:

Eccoci di nuovo dopo aver terminato il secondo capitolo. Allora? Impressioni, pareri? Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Ringrazio ancora una volta per le bellissime recensioni e un grazie anche a coloro che hanno inserito il racconto tra le storie preferite, ricordate e/o seguite. Ho seguito anche  vostri consigli, cercando di andare maggiormente a capo per i discorsi, seguendo anche un po’ lo schema della Rowling stessa.  Mi piacerebbe vedere crescere il numero delle recensioni con la crescita del racconto, perché mi danno seriamente una strana voglia di mettermi a scrivere. Al prossimo capitolo! Ylenia.

 

  
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