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Autore: LeiLaDa    16/08/2010    5 recensioni
Credi di conoscere una storia, ma sai solamente come termina. Per poter giudicare davvero, devi tornare alle origini...
Scoprirai la vita, i segreti, gli intrighi e tanto altro sulla Famiglia Black, nel periodo in cui le tre Sorelle sono delle giovani donne. La storia di questa famiglia si fonderà con quella di altri importanti Casati, i Lestrange e i Malfoy, per rivivere quello che accadde in quegli anni.
Il tutto, raccontato tempo dopo, da chi sapeva come veramente erano andati i fatti...
«Raccontamela ancora»
«Cosa, Scorpius?»
«Quella storia, che solo tu conosci»
«Tua madre non vuole»
Silenzio.
«Sussurramela, allora»
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange, Sorelle Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VII
Letters for us



Andromeda,
so che forse non dovrei scriverti, ma non posso andare avanti così, senza nemmeno una spiegazione. Ci sono stati due incontri fra noi, durante la quale, non te lo nascondo, ho provato una piacevole sensazione, ma… tu poi sei fuggita, di colpo, senza dire nulla.
Mi scuso se ho detto qualcosa di male, ma l’unica cosa che vorrei è poter passare qualche minuto insieme. Poterti incontrare mi renderebbe felice.
Spero di avere presto una tua risposta

Ted Tonks




Andromeda buttò indietro la testa, appoggiandola allo schienale del divano su cui sedeva, e sospirò. Quella storia la stava esasperando, ma più che altro la faceva sentire spiazzata come poche volte era stata nella sua vita. In verità, trovava la lettera di Tonks anche alquanto ridicola: egli chiedeva spiegazioni, come può fare un padre, un fratello, un amico, ma loro due non erano nulla di tutto ciò. E poi, davvero Ted non capiva il motivo per cui Andromeda aveva troncato i loro incontri? Per quanto riguardava la ragazza, la cosa era davvero elementare! Lui era un Nato Babbano, lei una Black; era già stato pericoloso incontrarsi, e sarebbe stato un guaio per Dromeda se qualcuno li avesse scoperti; per non parlare poi di quella lettera!, inviata direttamente al Maniero, sotto gli occhi di tutta la famiglia Black. Come poteva Tonks essere così idiota?
Andromeda era fortemente combattuta. Certo, come aveva spiegato a suo cugino Sirius, c’era la questione della diversità di rango e famiglia, che era di sicuro un grande ostacolo, ma poi – e questo era quello che veramente preoccupava la Black – c’era anche il fatto che forse lei proprio male non era stata, durante gli incontri con Tonks.
“Dannazione!” pensò Andromeda, adirata nei confronti di quel sentimento che aveva provato “Dannazione!” continuò a ripetersi, stringendo forte i pugni fino a farsi diventare le nocche di un colore biancastro.
Un altro sospiro, e si decise a chiamare l’elfa domestica.
«Portami una piuma, dell’inchiostro e una pergamena» ordinò immediatamente all’elfa Winkle che, appena udite le parole della sua padrona, sparì dal salone in cui erano, alla ricerca del necessario. Quando l’elfa tornò, pochi minuti dopo, le venne ordinato di appoggiare il tutto sul tavolino dinnanzi ad Andromeda e di andare via.
La ragazza si mise a sedere composta sul divano, intinse la piuma nell’inchiostro ed iniziò a rispondere alla lettera di Tonks. Gli diceva di non poter credere a quanto lui aveva scritto sul fatto di non sapere il perché lei era fuggita, durante i loro incontri; gli intimava inoltre di non scriverle più e nemmeno di tentare di incontrarla, in quanto sarebbe stato pericoloso e lei non lo avrebbe gradito.
Non era proprio tutta la verità quella che Andromeda stava scrivendo, ma era quanto andava fatto. La Black richiamò poi Winkle e le porse la lettera, firmata e piegata.
«Dalla al mio gufo, la consegnerà a Ted Tonks» le ordinò sottovoce. L’elfa si inchinò e fece per voltarsi, quando Andromeda la chiamò nuovamente.
«Mi raccomando… Con la discrezione dell’altra sera» disse la Black, alludendo a quando lei era uscita per incontrare Tonks e aveva ordinato a Winkle di non dire nulla a nessuno.
Andromeda tornò poi a sedersi comodamente sul divano, sprofondando leggermente tra i cuscini morbidissimi, con ancora in testa quanto aveva scritto.



Anche Narcissa, proprio come sua sorella Andromeda, non aveva di certo la mente sgombra di pensieri. Aveva appena ricevuto un’altra lettera da parte di Isaac Yaxley, che le domandava perché lei non lo volesse più vedere. Cissy, dopo essere stata fortemente tentata di non rispondergli, gli aveva scritto una lettera più chiara ed esplicita di quella che precedentemente gli aveva inviato: sempre mantenendo un tono cordiale, gli spiegava semplicemente di non essere interessata a lui... no di certo! A lei piacevano gli uomini – ma questo non lo scrisse nella lettera, in quanto sarebbe stato scortese – sicuri di sé, che sapevano come trattare una donna, come parlarle; e, perché no, anche più belli di Yaxley!
Dopo essersi assicurata che la lettera sarebbe stata inviata, Narcissa scese al piano inferiore e, passando davanti ad uno degli svariati salottini del Maniero, scorse sua sorella Andromeda, accomodata sul divano.
«Ciao, Dro» la salutò, avvicinandosi a lei e vedendola riaprire di occhi e alzare lievemente la testa dai cuscini «Stanca?»
«Cissy... No, in verità stavo solo pensando»
«E’ qualcosa che può interessare anche me?» domandò Narcissa, sedendosi su un altro divanetto vicino a quello della sorella. Infine accavallò le gambe e si scostò una ciocca di quei capelli biondissimi da davanti agli occhi.
«In realtà, si tratta solo del matrimonio di Bella» mentì Andromeda con disinvoltura; dopo tutti quegli anni in una famiglia come la sua, aveva imparato bene.
«Cielo, hai visto com’era irritata stamane?» le andò dietro Cissy «Probabilmente a causa di nostra madre: le parla sempre dei preparativi del matrimonio, benché Bella non lo sopporti»
«Sì, hai ragione» convenne Andromeda, ma poi si bloccò per ascoltare dei rumori che provenivano, probabilmente, dall’ingresso del Maniero.
«Signorina Black, bentornata. Le sue sorelle sono del Salottino Est» si udì un elfo domestico. Poi, solo un rumore di tacchi a spillo sul pavimento nero, sempre più vicino, finché non comparve la figura di Bellatrix sulla soglia del salotto, visibilmente esasperata.
«Dove sei stata? Devo andarci anch’io, perché hai una cera fantastica!» ironizzò Andromeda, rivolta alla mora, che intanto si stava abbandonando sul divano.
«Sì, te lo consiglio assolutamente! Due ore e mezza con nostra madre, a discutere se le tovaglie per il ricevimento dovessero essere blu cobalto o blu di Prussia… e sapessi che espressione ha fatto la commessa quando le ho detto le francamente non vedevo né la differenza tra i due colori, né cosa potesse comportare sceglierne uno o l’altro!» si lamentò Bellatrix, portandosi una mano sulla fronte.
«Il genere di cose che piacciono a me» ridacchiò Narcissa.
«Molto bene, allora la prossima volta accompagnerai tu nostra madre, dal momento che le ho detto che non mi sarei occupata un momento di più dei preparativi del matrimonio. Non è una punizione sufficiente per me, il dovermi sposare?» continuò Bellatrix.
Quando un elfo domestico entrò nel salotto con un vassoio di the e lo poggiò sul tavolino, inchinandosi prima di andarsene, Andromeda si rivolse automaticamente alla sorella, già immaginando chi avesse impartito quell’ordine: «Oh, Cissy, tu e la tua mania di bere the…»
«Non puoi immaginare quanto sia utile, invece. Aiuta a rilassarsi, e voi due ne avete un estremo bisogno, questo pomeriggio» replicò risoluta la bionda, mentre riempiva le tre tazzine di quel liquido caldo e profumato.
«E tu, invece, come mai sei così calma?» domandò Bellatrix a Narcissa, guardandola.
«In realtà, non saprei. Forse perché ho appena scaricato – nuovamente e, spero, per l’ultima volta – Yaxley»
«Ha avuto l’ardire di insistere ancora?» chiese di nuovo la mora, mentre Cissy annuiva e le porgeva una tazzina.
«Secondo me, invece, hai proprio sbagliato. Quel ragazzo ti venera, e ti ha scritto una lettera davvero galante… Come d’altronde hanno fatto tantissimi altri» disse Dromeda, bevendo un sorso.
«Ma era completamente senza acume né fascino! Durante il nostro incontro balbettava, non è riuscito a dire una sola cosa che potesse cogliere il mio interesse… E per quanto riguarda gli “altri”, non è colpa mia! Oh, dove sono i veri uomini?» replicò Narcissa sospirando, con una nota di rammarico nella voce.
«Non esistono veri uomini. Alla fine, si dimostrano tutti deludenti, sotto più di un aspetto» commentò Bellatrix, facendo oscillare leggermente il the all’interno della propria tazza.
«Cos’è, una ferita aperta, Bella?» domandò Dromeda fissandola.
«No, affatto. Solo esperienza.»
Il silenziò calò per qualche secondo nella stanza. Non era di sicuro una giornata lieta per nessuna delle sorelle Black; ognuna di loro aveva i propri pensieri, i propri problemi. Nulla era più come qualche anno prima; perché la vita, alla fine, semina un po’ di preoccupazione, grattacapi e amarezza sul cammino di chiunque.
Ad interrompere quel momento, fu un elfo domestico, lo stesso che poco prima aveva servito il the alle ragazze. Questi entrò, fece un profondo inchino, e si rivolse a Bellatrix.
«Signorina Black, suo padre desidera incontrarla in privato nel suo studio, al piano superiore.»
Narcissa e Andromeda si guardarono, sorprese. Poche volte nella vita delle tre sorelle Black loro padre aveva convocato una di loro per un incontro privato; prima di tutto, perché Cygnus era un uomo estremamente impegnato con il suo lavoro, e poi perché raramente egli aveva qualcosa di così importante da comunicare che dovesse essere detto in un incontro privato. L’altra cosa strana, era che quell’incontro dovesse avvenire proprio nello studio del Signor Black. L’uomo, infatti, era estremamente geloso di quel luogo; era una stanza completamente sua, in cui stava a spesso ore a pensare, e nella quale persino sua moglie Druella era entrata poche volte.
Mentre Bellatrix si alzava, accingendosi a lasciare il salotto per dirigersi al luogo dell’incontro, ricordò un episodio della sua infanzia: lei aveva sette anni, giocava con delle Gobbiglie stregate, che erano accidentalmente finite nello studio di suo padre; per recuperarle, lei era entrata in quella stanza che mai aveva visto prima. Quando suo padre l’aveva trovata lì, Bellatrix era stata allontanata con la solita compostezza da parte dell’uomo, e poi sgridata da sua madre. Dopo quel giorno, poche altre volte la mora era entrata nello studio, per il semplice fatto che suo padre, uomo riservato, voleva una stanza che fosse interamente sua.
Bellatrix impiegò qualche minuto per raggiungere lo studio, dato che esso si trovava esattamente nell’ala del Maniero opposta a quella in cui era prima la ragazza. Quando fu davanti alla porta di duro mogano, allungò una mano e bussò due volte.
«Avanti» fece la voce profonda di Cygnus Black dopo pochi secondi. Bellatrix si scostò un ricciolo dal viso ed entrò.
La stanza era alquanto buia, con solo la luce del fuoco che ardeva nel camino e poco altro ad alluminarla; si capiva abbastanza bene che quello non era un luogo in cui Druella andava spesso, in quanto non era fittamente e costosamente arredato. Attorno al camino, v’erano due poltrone, una opposta all’altra, e un divano che separava le due. E Cygnus era lì, in piedi.
«Bellatrix» esordì l’uomo, guardando sua figlia, ancora vicina all’ingresso.
«Mi ha fatta chiamare, padre?» domandò lei, anche se ovviamente era una domanda di cui lei già conosceva la risposta. Tutte e tre le sorelle Black erano solite dare del lei a loro padre, probabilmente perché, fin da quando erano piccole, era stato insegnato loro a fare ciò con tutte le persone che non conoscevano bene e che rispettavano, e il loro rapporto con loro padre era tutto sommato così.
«Siediti» ordinò solennemente il Signor Black, sempre rimanendo in piedi mentre sua figlia si accomodava su una delle poltrone. Bellatrix mantenne la sua compostezza, dote che suo padre le ammirava, sebbene fosse molto curiosa di sapere cosa lui avesse da dirle.
«Sei qui perché ho intenzione di parlarti del tuo matrimonio con Lestrange» iniziò – diretto come sempre – Cygnus, guardando la figlia, la quale aggrottò lievemente la fronte e domandò: «C’è dell’altro da dire?»
«Essendo tu una ragazza sveglia, mia cara, comprenderai certamente che un matrimonio cambia molte cose, sia all’interno dei Casati che si uniscono, sia riguardo la condizione dei due sposi»
«Sì… lo comprendo» disse Bellatrix, con voce leggermente esitante, dato che credeva di iniziare a capire ciò che suo padre volesse dirle.
«Ebbene, ora sei alquanto libera dalle responsabilità, eccetto quella di mantenere alto l’onore del tuo Casato; ma quando sarai sposata, saranno svariate cose che dovrai fare» continuava Cygnus, imperterrito «Prima fra tutte, quella di essere una moglie disponibile e accondiscendente nei confronti di tuo marito»
Sì, Bellatrix aveva visto giusto anche in quell’occasione; ciò di cui suo padre voleva parlarle era in un certo senso affine al discorso che aveva provato ad iniziare sua madre, durante la prova dell’abito. E quello era un argomento che la Black conosceva bene, dato che aveva visto molti matrimoni tra due famiglie Purosangue e sapeva come andavano le cose.
«Padre, non è il caso che –»
«Non amo essere interrotto» scandì bene immediatamente Cygnus, con il tono di voce più alto ma sempre composto, poi continuò: «Non c’è bisogno che ti dica cosa ci si aspetta dal tuo matrimonio, nevvero, Bellatrix?»
«No, padre» replicò secca la ragazza, sempre con il mento alto.
«Un erede sarà di fondamentale importanza sia per la nostra famiglia che per i Lestrange, ed è per questo che, oltre ad essere, come ho detto prima, obbediente e gentile verso tuo marito, non esiterai nella consumazione del matrimonio»
Fu una delle prime volte in tutta la sua vita, in cui Bellatrix non riuscì a guardare negli occhi qualcuno; le parole di Cygnus Black erano state una pugnalata nello stomaco per chi, come la mora, ancora agognava la libertà. Da quel momento, Bellatrix capì che quella volta non avrebbe potuto fare come voleva lei, limitando allo stretto necessario i contatti con il suo futuro marito e cercando di vivere la sua solita vita: suo padre le sarebbe stato con il fiato sul collo, sempre. La Black continuava a fissare il fuoco ardere, scoppiettare nel camino. Lei, che era sempre stata fedele al suo Casato e al suo Sangue, trovava in quell’occasione quasi impossibile compiere il suo dovere.
«C’è qualcosa che vuoi chiedermi, Bellatrix?» domandò infine Cygnus, fissandola attentamente. La ragazza riuscì finalmente ad alzare lo sguardo.
«Nulla, padre»
«Allora puoi andare» sentenziò l’uomo, dando le spalle alla figlia per dirigersi verso la finestra. Fuori, diluviava.
Bellatrix si alzò lentamente e, senza aggiungere altro, uscì da quello studio che aveva potuto finalmente rivedere, ma in cui, in quel momento, avrebbe voluto non esserci mai stata. Appena si fu richiusa la porta alle spalle ed ebbe fatto qualche passo, si trovò di fronte un elfo domestico.
«Cosa vuoi?» domandò gelida all’essere.
«Una lettera per lei, Signorina Black» recitò l’elfo, allungando verso la ragazza un vassoio di argento su cui era riposta una pergamena piegata e sigillata con la cera. Bellatrix aprì rapidamente la lettera e ne lesse il breve contenuto.


Amica mia,
ho un’importante faccenda di cui parlarti.
Per favore, raggiungimi al mio Maniero venerdì pomeriggio alle ore 17.
Sperando che tu stia bene, ti saluto e ti aspetto

Alecto Carrow







Note dell'autrice:

Buon pomeriggio, lettori. Eccovi un nuovo capitolo, assieme alla mia speranza che vi piaccia come quelli precedenti - se non di più! (: - e con la mia solita richiesta, estesa proprio a tutti - sìsì, anche a te! - di farmi sapere cosa ne pensate. Sapete che per me è importante.
Ed ecco le risposte ai miei buonissimi recensori dello scorso capitolo:

Misty_92: Ciao ciao a te (: Innanzitutto, grazie mille per aver recensito e sopratutto per i complimenti che mi hai fatto. In realtà, non deliri affatto! Lo sai che anche io ho sempre pensato alla famiglia Black al tempo delle tre sorelle(e a quelle che la "circondano", come dico io, ovvero Malfoy e Lestrange) come vissute nell'Ottocento? Infatti, in un altra mia fan fic ho fatto utilizzare loro il voi (LO ADOOORO <3); però in questa fan fic ho voluto fare una cosa più reale, e visto che siamo nel negli anni '70, il voi non sarebbe stato appropriato. Devo dire che mi è mancato un bel po' scrivendo il colloquio tra Bellatrix e Cygnus, ma spero di essere riuscita a conferire a Cygnus un'aria autorevole ugualmente (lui lo vedo esattamente come un uomo dell'Ottocento). Ok, stavolta sono io che la chiudo qui xD. Grazie ancora e spero davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che continuerai a recensire, ciao!
lolly puwerpuff girl: Hola! ihih, è bello leggere le tue recensioni xD. Potrei commentare frase per frase, ma non voglio anticipare nulla della trama. Ti è piaciuto questo capitolo? Grazie per aver letto e recensito, ti abbraccio ^^
NarcissaM: Ciao, cara! Bhe, grazie come sempre per la recensione... Trovo bello il nostro "Io-recensisco-te/Tu-recensisci-me" ^^. Sìsì, anche io immagino un forte legame tra Sirius/Andromeda e Narcissa/Regulus (anche se più tra i primi, devo ammetterlo, forse perché Regh è più giovane). Posso anticiparti che Narcissa sarà quella che più tardi di tutte raggiungerà un "qualcosa" (non farmi dire altro!) e che, in generale, la sua storia tarderà a sbocciare; ad ogni modo, questa ff cerca di trattare la vita di tutte e tre le Black, quindi anche lei avrà la sua parte, sebbene ora non sia eccessivamente presente. Fammi sapere ancora cosa ne pensi, se ti va, sono proprio curiosa. A presto, un bacio!
tracywelsh: Ciao, ciao! Devo ammettere che è confortante sapere che recensisci sempre e, soprattutto, che riesco a farti piacere ogni capitolo. Cosa ne pensi di quest'ultimo? Ti abbraccio (:
blackitten88: Ciaoo! Ti ringrazio molto per aver recensito; spero davvero che questa ff continuerà a piacere anche a te e che continuerai a recensirmi, magari facendomi sapere un po' più approfonditamente cosa ne pensi. Ti saluto! ^^


Ciao a tutti, al prossimo capitolo (:
  
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